Lorenzo Nadali

Lorenzo Nadali

Così scrive Lorenzo Nadali:

«Tutto inizia attorno all’anno 1983. Sono uno sbarbino, diremmo a Bologna, e per chissà quale ragione con un amico mi iscrivo a un corso di roccia del CAI di Bologna. I nostri istruttori sono persone fuori dagli schemi e in pochi mesi ci trascinano in posti meravigliosi per esplorare nuove pareti.

Il Sud Italia è appena stato scoperto dal punto di vista alpinistico e Gimmi, Mirko e Massimo, i nostri guru, ne approfittano per trovare nuovi terreni di gioco. La prima meta è Maréttimo, qui con Gimmi inizio a capire cosa vuole dire aprire nuove vie. Il gusto è tutto nell’esplorazione di una natura incontaminata e nella condivisione che crea un legame indissolubile con i compagni di cordata.

L’isola è piccola, la roccia di qualità al limite dell’accettabile, così nel 1984 si cambia meta. Alessandro Gogna aveva pubblicato Mezzogiorno di Pietra e il gruppo si trasferisce in Sardegna dove sapevamo che Alessandro, con eccezionali compagni di cordata, aveva già aperto itinerari notevoli per bellezza e difficoltà.

In questa vacanza natalizia cerchiamo di ripetere le vie classiche che troviamo relazionate nel libro, a me tocca lo spigolo nord-ovest di Punta Cusidore.

Lorenzo Nadali e Lucia Ceron in sosta a Monte Oddeu, Dorgali, giugno 1998

Sono ancora un pivello, forse troppo fiero dei miglioramenti che in un anno di arrampicata mi fanno sentire pronto per salire da primo di cordata.

I miei compagni mi fanno partire per la prima lunghezza della via, che forse non era esattamente lì.

Salgo 20 metri, passo oltre un albero e salgo ancora, le difficoltà crescono e ancora non mi sono protetto. Un passaggio già difficile per me richiede di tirare una scaglia enorme incastrata in parete, mentre la afferro la scaglia cede, cado con lei e volo nel vuoto. Sto morendo credo, sono a più di 30 metri da terra e non ho protezioni, la scaglia precipita con me. Impatto nella roccia, la scaglia esplode, mi fermo, non sono morto sono appeso all’albero che avevo superato all’inizio. Un po’ rotto e sanguinante ma intero. Posso scendere a terra e con grande conforto vedere che non si sono fatti nulla neanche i miei compagni di avventura.

La vacanza di arrampicata per me era finita ma qualcosa in me diceva che la roccia e l’esplorazione sarebbero state un qualcosa che mi avrebbe accompagnato per tutta la vita.

È la fine del 1985, con noi anche Alessandro. Io sono cresciuto un po’, alpinisticamente parlando, sono diventato aspirante guida alpina e ho alle spalle già un po’ di esperienza in Dolomiti e Monte Bianco.

La banda è al completo, con Alessandro c’è Giuliana Scaglioni. Con lei, per caso o per affinità, facciamo una cordata fissa dall’inizio della vacanza.

1995, parete nord-ovest del Fitz Roy: Lorenzo Nadali nella prima ascensione di Ensueño, 37 lunghezze, VII- e A1.

Siamo negli ultimi giorni dell’anno e il menù prevede la salita con Alessandro e gli altri di Sinfonia dei mulini a vento all’Aguglia di Goloritzé.

La salita è meravigliosa, con il mare a picco dai colori thailandesi. La compagnia è perfetta, la cima come un ago nel profondo blu.

Scendendo ai piedi della parete vedo il lato opposto dell’Aguglia, ancora una parete meravigliosa, strapiombi colorati e placche grigie che credo di poter salire.

Infatti il 2 gennaio siamo Giuliana e io ai piedi della parete, carichi come ragazzini e forniti di protezioni veloci e qualche chiodo. La parete si fa salire, Eolo non ha sfogato le ire del maestrale su di noi e verso sera ci ritroviamo ancora una volta in cima a goderci il tramonto nel più bel posto del mondo.

Buon anno simpatia, che oggi è nascosta sotto una fitta riga di fix, rimane per me la salita più bella e ricca di emozioni che ho mai fatto in Sardegna.

Dopo questa, tante vie, tanti posti sconosciuti, tanti amici, tanti problemi da risolvere in molti angoli dell’isola, tanti gli stili, dall’artificiale senza compromessi alle vie più sicure e attrezzate con uno spirito più altruista.

Queste le salite più intense: Sale Grosso al Monte Oddeu, 1997; Isolitudine alla Gola di Gorropu, 1998; Margarites al Monte Oddeu, 1998; Festen alla Gola di Gorropu, 1999; KariBiri alla Gola di Gorropeddu, 2000; Notti in bianco al Pilastro Comino, 2000; Abissi alla Scogliera dei Falchi, 2002; Cumba gianca alla Grotta dei Colombi, 2002; Casadinas alla Gola di Badde Pentumas, 2003; Caienna al Monte Uddè, 2003-2004; Calypso a Punta Plummare, 2005 e Zingari felici a Orronnoro, 2009».

1995, parete nord-ovest del Fitz Roy: Mauro Girardi, Lorenzo Nadali e Andrea Sarchi aprono Ensueño, 37 lunghezze, VII- e A1.

Fin qui il racconto di Lorenzo Nadali, che avrebbe potuto continuare per un altro libro. Quando chiesi ad Adriano Trombetta un parere su Nadali, lui rispose: “Lorenzo? Lorenzo è il Supramonte… non c’è nessuno che come lui ha saputo interpretare e conoscere al meglio quella terra”.

Lorenzo Nadali nasce a Bologna il 17 aprile 1961. Senza finire l’università (Agraria) diventa fisioterapista, poi guida alpina nel 1988. Pratica il mestiere per molti anni, fino a diventare Guida Istruttore nel 1990 e dirigere poi i corsi nazionali dal 2002 al 2005, e dal 2006 al 2012 quelli interregionali.

A Natale 2000, assieme a Marcello Cominetti, lascia l’Isola Wellington e affronta l’Oceano Pacifico, a bordo di un’incredibile canoa ‘gonfiabile’, a lavorar di pagaia per Patagonia by water, viaggio attraverso la Patagonia Australe dei ghiacciai, dei fiumi e dei laghi, dall’Oceano Pacifico all’Atlantico.

Vediamo ora a volo d’uccello, e necessariamente tralasciando parecchio, l’incredibile attività di Lorenzo. Tralascio solo gli itinerari che lo coinvolgono a Orronnoru e Punta Plummare, rimandati all’apposito capitolo.

1995, parete nord-ovest del Fitz Roy: Lorenzo Nadali (a sinistra) e Andrea Sarchi in vetta dopo l’apertura di Ensueño. Foto: Mauro Girardi.

Dopo la breve parentesi delle vie dall’alto, i cinque tiri di Spleen a Ginnircu (Regno dei Cieli, 1986-1988), ma anche Itu Damagoni sull’Aguglia di Goloritzé (1986), entrambe con Mauro Zanichelli, Nadali (con Mauro Amadori, 3 gennaio 1988) già con Gymnopedie all’Aguglia cambia registro. Questa via ebbe una sua fortuna: chiodata in seguito a spit, è ora la vera via normale dell’Aguglia.

A Punta Pìgas (Còdula di Luna), parete sud-ovest, il 24 dicembre 1997 apre con Gimmi De Col Astrophytum, 300 m, VII. Due giorni dopo, sulla stessa parete, i due aprono I favoriti della luna.

Lorenzo Nadali, primavera 1987

Sale grosso sul Monte Oddeu: con Andrea Calvo la sale in giornata (3 giugno 1997, fino al 6c), poco chiodata e così bella da piacer molto anche a Manolo. Peccato la parziale sovrapposizione con la via delle Fiamme Gialle. Possibile che nessuno degli 80 chiodi e svariati cunei di legno lasciati da Partel sia stato denunciato da Nadali e compagno, almeno da insospettirli su ciò che stavano realmente facendo? Con le stesse caratteristiche di roccia grigia e stupenda, sulla stessa parete e con lo stesso compagno sale Margarites, 7a, 7-8 giugno 1998.

Lorenzo Nadali e Icaro De Monte rigovernano l’hardware dopo la realizzazione di Isolitudine, estate 1996

Il grande salto di qualità Lorenzo lo compie su Isolitudine alla Gola di Gorropu, una big wall che richiede a lui e ai suoi compagni Corrado Icaro De Monte e Mirko Giorgi (quest’ultimo con il compito di cineoperatore) una settimana di sforzi, dal 27 agosto al 3 settembre 1998. La salita (valutata 6b e A4) è compiuta in stile new age, vale a dire ricorrendo a tutti i trucchi, materiali e astuzie dell’artificiale moderno.

Lorenzo Nadali assicura Gimmi De Col nel Regno dei Cieli, maggio 1988

Riporto qui una breve impressione di Giorgi (ALP n. 168): «(La parete), oltre a regalare una vertigine da vuoto assoluto e tanta solitudine, non sembra poi offrire molto di più che una rassegna di elementi decorativi e altrettanti motivi di irritazione: isole sospese di concrezioni colonnari ed eleganti drappeggi neri che non conducono da nessuna parte; sgorbi di fessure, le poche sopravvissute hanno il fare stizzito delle cose malriuscite, e, per finire, una moderna galleria d’Arte Informale, che espone alcune superfici ondulate, rossastre, tutte grinzose e stropicciate… a farla breve sembrava A4».

Lorenzo Nadali e Icaro De Monte al secondo giorno su Isolitudine, Punta Cuccuttos, Gole del Gorropu, estate 1996

Purtroppo nel marzo 2004 lo spagnolo Alberto Segura apriva in solitaria Silent Partner (7c/AE) senza accorgersi di ricalcare i primi due tiri di Isolitudine! Come dire uno che va al Nose del Capitan e pensa di fare una prima, lo spagnolo spittava le prime due lunghezze della via, gradate originariamente A3 e superate da Nadali senza spit. E nel giugno 2004 Mauro Bubu Bole la ripete fino a farne la prima RP.

Nadali torna all’Oddeu e con Lucia Ceron, dal 24 al 26 maggio 1999 apre Buena Sarda Social Club (fino al 7b) con la consueta parsimonia di spit. Poi con Calvo e la Ceron (l’ultimo giorno si aggiunge il cortinese Ruggero Zardini) apre Festen, in tre giornate di lavoro, l’ultima è il 22 ottobre 1999. La via è ben a sinistra di Hotel Supramonte, e si svolge su muri grigi in arrampicata libera (fino al 7b, obbl. 6c): “pochi spit, chiodata un po’ lunga”.

Gimmi De Col “slega” di brutto sulla prima e unica ripetizione di Buon anno simpatia. A giudizio di Giorgi la linea più pura e dura dell’Aguglia di Goloritzé. Giugno 1987. Foto: Lorenzo Nadali.

Nel 2000, dal 21 al 23 maggio, apre con Calvo e Rocco Ravà Notti in bianco (6c+, 1 passo di A0), una via che sarebbe splendida se non si sovrapponesse nettamente e ripetutamente al purtroppo ora meno glorioso Pilastro Comino di Marco Bernardi. Il 26 maggio, con Calvo apre ChiriBiri (6c, dedicata all’auto anni ’30 e a Raffaele Biri Carlesso): questa via di 200 m è nella Gola di Gorrupeddu, sulla destra idrografica di Còdula di Luna, un luogo mai preso in considerazione fino ad allora. Con Alessandro Currò, in agosto, apre Movrdi a Gorropu (170 m, 6c): è salita dal basso ma con carattere sportivo. In seguito a un incidente al ginocchio, rimane fermo 16 mesi per cinque interventi. Nell’ottobre 2002 continua la sua esplorazione alla Parete dei Falchi, un appicco sul mare nei pressi della Grotta dei Colombi, già teatro delle gesta di Marcello Cominetti. Con Paolo Tassi, i due arrivano in gommone, lo ancorano, vanno a una grotta a nuoto e salgono i sei tiri di Abissi, un pilastro che sembra la Torre Trieste. La via termina su una cengia, ma la parete di 450 m continua. Una volta si sarebbe chiamato tentativo.

Giuliana Scaglioni raggiunge Lorenzo sulla cima dell’Aguglia di Goloritzè. È nata Buon anno simpatia, 1 gennaio 1986. Foto: Lorenzo Nadali.

Dal 2002 al 2003 lavora a una sua creazione veramente particolare, la Cumba Gianca. Si tratta dell’enorme Grotta dei Colombi, a nord di Biddiriscottai, da questa raggiungibile con bassa marea, altrimenti a doppie dalla Falesia di Margheddìe. Sono 6 lunghezze fino all’A4+ in cui gli fa da secondo niente meno che Pietro Dal Pra. La conclusione è il 15 novembre 2003. Sempre nel 2003, in due giorni, 25 aprile e 1 maggio, sale con Filippo Beccari Casadinas, un itinerario di cinque lunghezze (6c+) quasi invisibile, incassato nella Gola di Badde Pentumas (Lanaitto). Enzo Lecis la ripete e si trova a fronteggiare, oltre alla normale distanza “lunga” tra gli spit, anche una piccola frana.

Lorenzo Nadali si gode la sua Shiatzu, Regno dei Cieli, maggio 1988.

A Monte Gutturgios, parete ovest (Lanaitto), con Calvo, apre Brutti, sporchi e cattivi (2004), un capolavoro d’intuito. Di fronte, è la grande parete sud di Monte Uddé.

Qui c’erano la via di Enzo Lecis e Giorgio Soddu, subito a sinistra di Tempo reale, come pure La Sguercia, di Lecis, Simone Sarti e Marco Bussu (1999, 8 lunghezze, obbl. 6b+), destinata a divenire una delle vie più belle della Sardegna, anche se aperta un po’ dal basso e un po’ dall’alto. Nadali esplora a tappeto questa parete incavata. Da secondo di cordata con uno scatenato Pietro Dal Pra che apre La Forza del Colore (2003) e Trogloboard (all’estrema sinistra della parete), entrambe al massimo livello odierno. Ma naturalmente Lorenzo realizza anche progetti suoi. Con Currò apre prima Ischintzidda (25 maggio 2004), subito a sinistra della Lecis-Soddu, poi Cajenna, 8 lunghezze, dal 27 al 29 maggio 2004, tra La forza del Colore (a destra) e la Sguercia (a sinistra). Qui, trovandosi a fronteggiare delle cannelures profonde anche un metro, s’inventa uno strumento fondamentale: la chela è una specie di pinza larga fino a 25 cm che si attanaglia alla canna di roccia sotto il peso del climber. Una specie di friend al contrario, che verrà poi utilissima anche a Orronnoro e a Punta Plummare.

L’ultima via a Monte Uddé la fa con Alessandro Tato Gogna, in più riprese, concludendola l’8 dicembre 2005: Patchanka (tra Ischintzidda e La forza del colore). E quell’anno riesce anche a completare, raggiungendola dal basso, la via Spleen a Ginnircu.

Oggi, con la compagna Simonetta Rizzardi, Lorenzo si dedica all’insegnamento del parapendio a Tenerife (Canarie).

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Lorenzo Nadali ultima modifica: 2022-08-26T05:40:00+02:00 da GognaBlog

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4 pensieri su “Lorenzo Nadali”

  1. Ho avuto il piacere di incontrarlo per la prima volta alla fine degli anni ’80 a Cala Gonone, se non ricordo male proprio in Codula Fuili: bellissima persona, umile, però quel tipo di umiltà che ti fa sospettare di avere davanti una grande persona.

  2. C’è chi l’alpinismo lo pratica nel tempo libero e chi invece, nel tempo libero che l’alpinismo gli lascia, pratica le altre cose della vita. Possibilmente il meno possibile.
    Gli effetti e i risultati si vedono, come in ogni cosa. 
    Penso che Nadali abbia attraversato la sua epoca alpinistica da protagonista involontario. Anche perché il curriculum citato nell’articolo è una minima parte di ciò che ha realizzato. 
    In un’era in cui gli alpinisti famosi sono i meno prestanti (altri articoli qui nel blog lo dimostrano) in montagna ma i più attivi sui vari social, la meteora-Nadali non può che farci levare il cappello per appoggiarlo sul cuore.

  3. Emanciparsi dalla norma, seguire il terreno di se stessi, porta alla bellezza.

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