L’uomo come padre
di Enrico Galoppini
(pubblicato su ildiscrimine.com il 28 novembre 2018)
Spessore 3, Impegno 1, Disimpegno 2
In
queste “reti sociali”, almeno tra i miei contatti me compreso, è tutto un
parlare di questioni religiose, politiche, culturali, economiche e sociali. Mai
una volta che qualcuno accennasse a se stesso in quanto genitore. Al massimo lo
si fa indirettamente, in occasione dei compleanni o dei successi scolastici o
sportivi dei figli (io no perché mi guardo bene dal pubblicare le foto dei miei
figli qui).
Invece bisognerebbe parlare eccome dell’esser genitori, perché la nostra vita
vera non è la “crisi in Medioriente” o l’ultima uscita di Saviano… Quelli (e
sono in quantità indefinita) sono problemi che certo possono avere dei
riverberi, anche importanti, sulle nostre vite, ma non sono la nostra vita.
Cioè, non sono il banco di prova sul quale, fondamentalmente, si misurerà se
abbiamo fallito o meno la nostra missione (se abbiamo messo al mondo dei figli,
beninteso).
Padri e madri lo siamo sempre, e ciò ci mette alle prova dalla mattina alla sera, e pure la notte, quando si hanno dei bimbi piccoli che non dormono. Per le madri, almeno loro, il discorso è un attimo diverso, in quanto loro dell’esser madri e della fatica e della responsabilità (e della gioia e delle soddisfazioni, intendiamoci) che ciò comporta parlano e scrivono quando s’incontrano e quando scrivono su Facebook eccetera. Ma per i padri è come se la questione non li sfiorasse. No, loro sono lì che discutono e discutono, fino allo sfinimento di tutto e di più, anche dell’estinzione dell’ultimo esemplare di orango tango o della guerra fra Tutsi e Hutu, ma mai un problema sollevato al riguardo dell’esser padri. Che c’è? Vi vergognate? Non ve ne frega nulla? V’illudete che la questione non vi tange perché tanto non c’è da dire nulla?
Scrivo questo perché sono fermamente convinto che se esistono delle sciagurate come quella che dà a tutti gli uomini del “pezzo di merda” o quell’altra che vaneggia fuori tempo massimo di “patriarcato” è perché gli uomini in quanto padri sono come evaporati dalla scena pubblica. Un po’ per quieto vivere, un po’ per un malinteso senso di discrezione, e forse anche perché hanno la tendenza a mostrarsi per quello che non sono.
Ecco,
a me piacerebbe invece che se ne parlasse più spesso, ma per andare un po’ in
profondità nella faccenda, altrimenti è veramente inutile lamentarsi di tutto
quel che non funziona e, comprensibilmente, ci va storto e ci dà sui nervi.
Fate mente locale a quanto disordine vi è nel mondo moderno e chiedetevi se
questo avviene anche perché la figura del padre (che non è un concetto astratto
ma siamo noi, esseri in carne ed ossa) è stata silurata e, per pigrizia e per
comodità, ha deciso di colare a picco con la famiglia, blandita e vezzeggiata
dai lestofanti delle campagne elettorali che ovviamente si sperticano sempre in
promesse da marinaio d’aiuto e sostegno.
I padri in quanto tali
hanno un’enorme responsabilità in quanto tali, in tutti quei campi che citavo
all’inizio e che occupano ore ed ore di messaggi su questi “social”. Alla
politica, ai religiosi di professione, agli addetti alla cultura che cosa può
importare dell’uomo come padre? L’importante è che lavori, consumi e crepi
senza rompere le palle, perché tanto ai figli ci pensa la scuola e tutto il
resto ad impostarli secondo le regole assurde e perverse di questa società
degli spettri.
È tutto un piagnucolare sulla Finis Italiae, ma se non la pensiamo per prima
cosa come Terra dei Padri, degli Avi, quale idea d’Italia abbiamo in mente per
risollevarne le sorti? Allora, cari papà e babbi, fatevi sentire almeno qualche
volta!
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Sì,
la società liquida che ha affogato le cuspidi dei valori;
la vaporizzazione della comunicazione;
lo spettacolarizzazione della vita;
il diritto al piacere;
l’io come come superiore al tu e al noi;
la responsabilità delegabile e derogabile;
il fast life;
il take away;
i figli che non vedono il lavoro dei padri;
i genitori che non preparano il cibo;
il cibo, i regali, le vacanze, l’abbondanza come diritto;
hanno sciolto la figura del padre.