Dieci settimane fa, il 15 luglio 2019, l’esemplare maschio d’orso M49 è fuggito dal recinto del Casteller di Trento. Dopo una quindicina di avvistamenti tra Trentino e Alto Adige, e dopo molti tentativi di intrappolarlo, M49 è ancora in libertà.
M49, l’orso Rambo
di Carlo Crovella (21 settembre 2019)
Lo confesso senza reticenze: faccio il tifo per M49. Mi ricorda Rambo, il “vero” Rambo, quello del primo film. Respinto e rifiutato, poi braccato nei boschi, Rambo può contare solo su se stesso, sul suo ingegno. Non ha mezzi, non ha strumenti, solo la sua intelligenza e sul suo istinto.
“La mente è la miglior arma” mi pare proprio che sia una battuta del film. Così viene descritta l’esistenza di M49. E’ riuscito a scappare da una prigione con cancellate alte diversi metri, strapiombanti ed elettrificate. Vaga indomito evitando trappole e inganni, beffa intere squadre di forestali e cacciatori. Fiuta il pericolo, come ci racconta l’allegato articolo di cronaca.

I motivi che innescano l’inevitabilità della sua cattura sono comprensibili, ma solo in un’ottica “umana” di sicurezza. E’ ovvio che, se capitasse mai un incidente ai danni di un cittadino, scatterebbero catene di responsabilità giuridica tali da stritolare chiunque.
Ma la natura ha altre leggi, non risponde a quelle umane. Il punto è che noi umani, proprio grazie alla nostra intelligenza, non viviamo più nella natura. Non sappiamo più muoverci in un ambiente dove, per esempio, ci possono anche essere dei predatori. Esigiamo che sia tutto “sicuro, pulito, asettico”, come in un video game. Non viviamo più nella realtà oggettiva, ma in una realtà manipolata. Un tassello che fuoriesce dalla realtà che ci piace è un’anomalia e va eliminata, come se fosse un “baco” di un software: l’upgrade lo ripulisce.
Per questo sono smaccatamente dalla parte di M49. Forza, dai!, fagliela vedere all’uomo che ti vorrebbe eliminare. Corri libero fra boschi e alture, sbava per il fiatone, ribellati alla società che ti vuole ingabbiare.
Ma purtroppo sarà lo stesso istinto animalesco di M49 a giocargli brutti scherzi. ”Cherchez la femme”, dicono i francesi. Destino comune a tutte le specie, compresa quella umana.
Per rimanere libero resiste anche alla fame
di Giampaolo Visetti
(pubblicato su la Repubblica del 30 agosto 2019)
Dopo 45 giorni la favolosa fuga di M49 non è finita grazie allo spirito degli orsi (Non è finita neppure oggi, 22 settembre 2019, NdR). Un prodigio, l’altra notte, o una sciagura: dipende se il cuore batte con una impegnativa natura completa, o con un artificiale pianeta occupato solo dall’uomo.

Quota 1923 metri, sull’altopiano che scende da passo Oclini, tra il Corno Nero e il Corno Bianco, lungo il confine che separa l’Alto Adige dal Trentino. Poco prima dell’alba il giovane orso, a cui viene data la caccia dopo la memorabile evasione dal recinto del Casteller, sopra Trento, è ricomparso all’improvviso.
Privo di radio-collare e non più localizzabile, ha aggredito la cavalla del pastore di malga Cugola, sul versante di Redagno. M49 ha inseguito la sua preda per quasi un chilometro, tra le ceppaie degli abeti sradicati dalla tempesta Vaia. Una sequenza da giorno che precede la fine del mondo.
Assieme a lei è rotolato in fondo ad una gola, poco distante dal pascolo di malga Gurndin, dove riposavano pecore e manze. L’agguato è scattato in Alto Adige, l’inseguimento si è consumato in Trentino, l’ultima zampata è calata di nuovo in Sudtirolo.La cavalla è morta dissanguata mezza di qua e mezza di là, sotto rami e tronchi spezzati. Illeso l’orso, che l’ha sbranata.
La scena è impressa nelle immagini delle foto-trappole. Sono state seminate nelle foreste tra Lavazè e Aldino dopo che M49 si era avvicinato alla roulotte di Georg e Mariano, pastori accampati vicino a malga Varena.

Nella forra dell’ultimo banchetto, gli uomini, che braccano l’orso con l’ordine di catturarlo o di ucciderlo, hanno nascosto il tubo-trappola e ogni notte lo aspettano. Come esca, le squadre di forestali, guardiacaccia e veterinari usano la carne marcescente della cavalla. Gli orsi la preferiscono frollata, questione di digeribilità, e nascondono le riserve.
M49 così, per la prima volta da metà luglio, ha sospeso la sua fuga e ora si aggira attorno alla sua dispensa. L’altra notte è perfino rientrato nella trappola in cui era caduto a metà luglio, attirato dal suo odore impregnato nella preda. La lamina d’acciaio stava per scattargli alle spalle.
Mancava solo l’ultima zampa posteriore, indecisa se proseguire o retrocedere. Un centimetro tra la libertà e la condanna a invecchiare in gabbia. È in questo istante che la provvidenza che veglia sugli animali ha scelto di non consegnare, almeno per ora, M49 agli umani.
Se sia meglio, o peggio, è un tema scientificamente aperto e politicamente chiuso: ognuno oggi, in Italia, propone la propria poco convincente verità, a seconda della quota, di paese o città di residenza. Fatto sta che l’orso, annusata l’aria, ha avvertito il pericolo. Forse ha captato la presenza dei suoi cacciatori, che lo guardavano sui video dentro i fuoristrada. Ha rinunciato al suo pasto, ha fatto marcia indietro ed è sparito un’altra volta nel bosco.
La scorsa notte, la replica con un finale diverso. M49 ora annusa i resti della sua cavalla, ma ha imparato la lezione della trappola. «È un esemplare unico — dice Richard Gurndin, 61 anni, gestore di malga Ora — e a soli tre anni già conosce l’intelligenza dell’uomo. Ha compreso che il suo pasto è sul fondo del tubo che l’ha imprigionato in val Rendena ed è capace di sopportare la fame pur di restare libero».

Gurndin è stato il primo a fotografare le orme di M49 in Alto Adige, dopo la sua lunga traversata dal Trentino. L’orso è ricomparso proprio dietro le cataste di tronchi della sua malga. Ha ignorato lama e pecore al pascolo, per occuparsi del bidone pieno di stinchi arrostiti in cucina.
«Non cerca le persone — dice Alex Polesana, proprietario di 250 pecore a passo Oclini – ma non teme di avvicinarsi ai luoghi abitati. Nessuno tra i 60-80 orsi che popolano oggi il Trentino, lo fa».
Il problema è questa sua curiosità: la scelta di una bestia di non sprecare energie per la caccia, propria della specie, se può assicurarsi proteine più comode grazie a umane attività che non sente ostili.
Trentino e Alto Adige, esibita la tolleranza zero, non sanno più cosa fare. Costi e impegno di uomini si fanno insostenibili. «Uccidere M49 — dice Luigi Spagnolli, direttore dell’ufficio caccia e pesca della provincia di Bolzano — per governatori e funzionari significa infilarsi nel tunnel infinito della giustizia. Catturarlo vuol dire riportarlo nel recinto del Casteller, da cui già è fuggito. Stanno adeguando l’area, ma dopo la beffa resta l’imbarazzo. Imporre a M49 di non frequentare più il mondo dell’uomo, purtroppo è però necessario. Significa salvare l’intero progetto europeo che sulle Alpi tutela i grandi carnivori».
In realtà M49 è già prigioniero. Un rapporto riservato documenta le tappe della sua fuga da film, i 42 assalti in quattro mesi dentro case, stalle, caseifici, fienili e apiari: 15 gli animali domestici sbranati.
«La sua confidenza — dice uno dei forestali trentini che lo inseguono — potrebbe essere geneticamente trasmessa, l’esempio seguito dalle femmine che, quando sono sessualmente in estro, lo accompagnano».

Portato via dalle Dolomiti di Brenta, M49 così adesso è isolato. Ritrovare la via di casa, verso ovest, è un rischio: il fiume Adige, l’autostrada del Brennero, aree industriali e città sono ostacoli difficili da superare. Tentare di ricongiungersi con la popolazione animale dei genitori, in Slovenia, è un’impresa da 600 chilometri. In mezzo M49 è solo e a tre anni avverte l’urgenza di stabilire rapporti di forza con altri maschi e di accoppiarsi.
«Anche l’orso — dice Florian Reiner, cacciatore di Aldino — mangia e resiste per riprodursi. Segue solo la vita. Dopo la cattura di luglio, per salvarsi, è stato costretto a fuggire dalla parte sbagliata del mondo. Sarà il suo istinto a indurlo in errore per trovare una femmina: questione di tempo, ma è spacciato».
M49 non ha mai aggredito una persona. Teme ed evita gli umani. Per questa paura è ancora vivo e può continuare a scappare nelle foreste. In Trentino e in Alto Adige ormai sono però centinaia i cacciatori, i pastori, i contadini e i forestali sempre a un passo da lui.
Invisibili, anche questa notte: da un pascolo a un burrone, da un meleto a una malga, seguendo l’esca di un alveare, o di una vacca. La gente, qui, è con loro. Un’altra trappola così è già pronta, ai piedi del Corno Nero.
M49 lo sa e corre, unico custode di se stesso. È uno spettacolo grandioso, istruttivo e triste. Fino a oggi l’uomo, per colpa del cervello, ha imposto la sua legge ed è ancora sicuro di aver vinta.
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M49 come i grandi fuorilegge dell’epopea western.
Spero proprio che si faccia beffa di tutti.
Pur essendo sempre stato critico riguardo al ripopolamento forzato degli orsi in Trentino Alto Adige non posso che fare il tifo per M49.
Speriamo che tenga botta!
Che la confidenza verso l’uomo sia un fattore trasmissibile geneticamente é tutta da dimostrare. Forse a livello epigenetico…
L’articolo dice tutto. Non ci si può fare niente. Istruttivo e triste. Non vedo futuro per questi animali e il cambiamento climatico restituirà aree sfruttabili nei prossimi decenni. L’epilogo per questo orso e i nipoti della sua specie, che lui non avrà, è scontato.