Il maltempo ha riportato alla ribalta il rischio idrogeologico. Proviamo a leggere ciò che fu scritto da esperti dopo la disastrosa alluvione del 15 settembre 2022, quando si fece un punto sulle attività di preparazione alle emergenze idrogeologiche messe in atto dal Comune di Senigallia in collaborazione con il dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria territoriale di Ancona e gli altri enti attivi sul territorio. Coordinamento e pianificazione sono riusciti a prevenire le conseguenze peggiori dell’inondazione. Si tratta di attività che rientrano nei LEA, un diritto esigibile dai cittadini.
Maltempo ed emergenze idrogeologiche
(l’importanza di arrivare preparati)
di Daniela Cimini, Daniel Fiacchini, Andrea Gentili, Vania Moroni
(pubblicato su scienzainrete.it il 2 maggio 2023)
Il forte maltempo è legato al rischio idrogeologico, conseguenza di fenomeni meteorologici di carattere intenso e/o prolungato, con tutte le possibili conseguenze delle emergenze idrogeologiche sull’incolumità della popolazione, delle strutture e dei servizi di un territorio. Nella regione Marche, assieme al rischio sismico, quello idrogeologico costituisce uno dei maggiori rischi ambientali, con significativi impatti sulla vita e sulle attività umane.
Il Comune di Senigallia nel mese di settembre 2022 è stato al centro dell’attenzione mediatica nazionale per eventi alluvionali che si sono susseguiti a pochi anni di distanza, colpendo con violenza il territorio delle valli dei fiumi Misa e Nevola. Gli eventi idraulici riguardanti il comune di Senigallia sono strettamente connessi alle piene del fiume Misa e si ripetono periodicamente. Negli ultimi anni pare che i fenomeni alluvionali siano aumentati di frequenza; le ultime due emergenze in ordine cronologico, verificatesi nelle date del 3 maggio 2014 e del 15 settembre 2022, hanno determinato danni ingentissimi e la morte di 16 persone.
Anche grazie all’esperienza legata all’inondazione del maggio 2014, a settembre 2022 una serie di azioni preventive messe in atto dal Comune di Senigallia è riuscita a limitare le conseguenze peggiori della piena. Un sistema organizzativo che ha funzionato, limitando fortemente il numero di vittime nel Comune, e che merita di essere osservato da vicino.
Prima dell’emergenza: coordinamento degli enti coinvolti
Prima dell’ultimo evento il Dipartimento di prevenzione, il Distretto sanitario e il Presidio ospedaliero di Senigallia (Azienda Sanitaria Unica Regionale – ASUR), insieme all’Ente comunale hanno lavorato per migliorare le capacità di preparazione e risposta al rischio idrogeologico.
Il 21 maggio 2022 è stata effettuata una esercitazione organizzata dalla Direzione della Protezione civile della Regione Marche, dall’Area Protezione civile del Comune di Senigallia e dal Comando provinciale di Ancona dei Vigili del fuoco, con la finalità di testare il piano di emergenza per rischio idraulico ed idrogeologico del Comune di Senigallia. Nel percorso di preparazione all’esercitazione una serie di incontri tra referenti delle strutture del Servizio Sanitario Locale hanno consentito di concordare obiettivi, procedure, attività, organizzazione condivisa tra l’allora ASUR (Azienda Sanitaria Unica Regionale, dal 1 gennaio 2023 sostituita da cinque Aziende Sanitarie Territoriali) e il Comune di Senigallia (Centro Operativo Comunale – COC, funzione 2), definendo gli elementi trasversali alla gestione dell’emergenza per rischio idrogeologico.
Per il tramite del responsabile Funzione 2 “Sanità e Veterinaria”, che nel COC di Senigallia è un medico igienista del locale Dipartimento di prevenzione, sono stati organizzati due incontri preparatori e un debriefing, per facilitare il confronto tra le diverse articolazioni del Servizio Sanitario e concordare un cronoprogramma di azioni utili a migliorare la gestione sanitaria dell’emergenza per rischio idrogeologico.
Sono stati concordati e successivamente perseguiti i seguenti obiettivi:
– elaborazione di un piano sanitario con la finalità di definire ruoli e azioni in caso di emergenza di natura idrogeologica in relazione alla Funzione 2 del sistema di protezione civile (Funzione Sanità e Veterinaria), che specificasse attività da svolgere nelle fasi di preparazione in tempi di pace, attivazione del COC, con la definizione degli schemi di identificazione e allertamento dei referenti delle varie strutture sanitarie e le modalità operative da seguire in fase di emergenza;
– definizione di modalità rapide di allertamento di soggetti con problemi di deambulazione residenti al piano terra in edifici situati in zone a rischio, che sono state realizzate attraverso una modifica del software gestionale per le cure domiciliari già utilizzato dalle strutture sanitarie;
– definizione delle procedure per la gestione o lo spostamento dei farmaci e dispositivi sanitari stoccati nei locali della farmacia territoriale (siti in area a rischio idrogeologico);
– definizione delle procedure per l’evacuazione di canili/allevamenti presenti sul territorio;
– valutazione della necessità di revisione del PEIMAF (Piano Emergenza Interna per il Massiccio Afflusso di Feriti) da parte della direzione del Presidio ospedaliero di Senigallia.
Mai attività preparatoria è stata così puntuale e necessaria: a distanza di pochi mesi si sono riversati sul territorio marchigiano oltre 400 mm di pioggia in poche ore, generando lo straripamento del fiume Misa in più punti lungo il suo percorso, con una scia di distruzione e di morte. Le attività pianificate nei mesi estivi dal Dipartimento di prevenzione in collaborazione con il Distretto Sanitario e con l’Ospedale di Senigallia sono state attuate, anche in risposta all’evento del 15 settembre 2022 e nel periodo post alluvionale.
A partire dalle ore 17.00 del 15 settembre 2022 la zona settentrionale marchigiana è stata colpita da diverse perturbazioni. In particolare un intenso sistema temporalesco ha stazionato diverse ore nelle zone interne, provocando forti precipitazioni, con picchi di 90 millimetri, fino a punte eccezionali di oltre 400 mm nella zona del cantianese. Questi eventi hanno scatenato allagamenti e inondazioni di diversi corsi d’acqua, in particolar modo del fiume Misa, che ha provocato la piena più disastrosa: per l’evolversi dei fenomeni idrogeologici l’ondata di piena del Misa ha determinato l’esondazione graduale e progressiva di eccezionali volumi di acqua e fango, colpendo da monte a valle i paesi attraversati dal fiume, prima Arcevia e Serra de Conti, poi Barbara, Ostra Vetere, Ostra e per finire Senigallia. I Comuni colpiti in prima battuta non hanno avuto tempo per un adeguato allertamento e l’esondazione ha causato il più alto numero di perdite in termini di vite umane.
Un’azione tempestiva è fondamentale
Nelle prime ore serali del 15 settembre 2022 il Comune di Senigallia ha stabilito l’apertura del Centro Operativo Comunale (COC), il quale nella fase di pre-allarme ha richiesto al Distretto Sanitario ASUR la lista dei nominativi delle persone a rischio (non deambulanti, domiciliate in aree a rischio, disposte a piano terra). In risposta al crescere dei livelli idrometrici misurati lungo il corso del fiume Misa il COC di Senigallia ha tempestivamente organizzato l’allestimento di centri di accoglienza, l’allertamento della popolazione e la messa in sicurezza delle persone non deambulanti residenti nelle zone a rischio idrogeologico. Tra le vittime dell’alluvione solo una risultava essere residente nel comune di Senigallia, dove non sono stati registrati feriti e decessi tra soggetti fragili e non deambulanti.
L’allertamento tempestivo è stato fondamentale, perché esperienze vissute in caso di precedenti alluvioni hanno insegnato che il momento di maggior rischio è quello in cui i cittadini, vedendo ingrossarsi il fiume, cercano di mettere in sicurezza i propri beni materiali e in primis le proprie automobili, finendo travolti dall’ondata di piena. Nel 2022 l’allertamento tempestivo della cittadinanza attraverso l’impiego integrato di messaggistica istantanea, sito internet del Comune e testate giornalistiche locali (emittenti TV e radiofoniche) e le raccomandazioni di salire ai piani alti, trasmesse con altoparlanti sui mezzi di Polizia Locale e Volontariato di Protezione nei quartieri a maggior rischio di esondazioni, hanno consentito a gran parte dei cittadini di mettere in sicurezza le proprie automobili con anticipo rispetto al passaggio dell’ondata di piena e alla chiusura delle strade al transito. L’ondata di piena ha invaso le strade e inondato i seminterrati di Senigallia senza determinare vittime, contrariamente a quanto avvenuto nei paesi limitrofi nel corso della stessa alluvione.
Risolvere i problemi dopo l’alluvione
Nell’immediato periodo post alluvionale il Dipartimento di Prevenzione ha messo a disposizione dei Comuni colpiti i propri Servizi e un Tecnico della prevenzione esperto, che ha facilitato la risoluzione delle principali problematiche emerse, tra le quali:
– la necessità dello smaltimento di carcasse di animali: molteplici piccoli allevamenti domestici sono stati coinvolti con la morte per annegamento di numerosi capi di bestiame;
– la gestione dei residui in amianto provenienti da numerosi fabbricati costruiti a ridosso delle sponde del fiume;
– i controlli delle acque, necessari per garantire la potabilità delle stesse;
– la gestione degli enormi quantitativi di rifiuti e fanghi che hanno invaso strade e abitazioni;
– il coordinamento delle attività straordinarie di derattizzazione e disinfestazione, anche in relazione all’incredibile volume di acqua e fango esondati dal fiume Misa e alle temperature del periodo, favorevoli alla proliferazione degli insetti vettori.
Tra le disastrose conseguenze dell’alluvione si è registrata la totale distruzione degli ambulatori vaccinali del Dipartimento di prevenzione, unica struttura sanitaria ad aver sofferto danni ingenti, che hanno determinato la decisione di chiudere definitivamente la sede vaccinale. Nei giorni successivi all’alluvione, grazie all’intervento del Comune di Senigallia, che ha permesso l’identificazione immediata di una sede alternativa per gli ambulatori sanitari, le attività vaccinali operate dalla sede senigalliese del Dipartimento di prevenzione sono riprese a pieno regime. Gli accordi successivi tra il Dipartimento di prevenzione e la Sovrintendenza dei Beni Culturali delle Marche ha consentito il recupero degli archivi vaccinali, che si pensava potessero essere stati irrimediabilmente distrutti da acqua e fango.
Considerazioni dopo l’emergenza
L’esperienza vissuta ha permesso di comprendere come il lavoro sinergico di istituzioni, Comune di Senigallia, Protezione Civile con il Distretto Sanitario e con la collaborazione al coordinamento del Dipartimento di prevenzione di Senigallia abbia agevolato e facilitato la gestione dell’emergenza da rischio idrogeologico relativamente alla fascia di popolazione fragile e più esposta. L’emergenza idrogeologica di Senigallia ha dimostrato ancora una volta la centralità delle azioni di preparedness. Con questo temine anglosassone ci si riferisce a tutte le attività volte a minimizzare i rischi per la salute che possono registrarsi durante una emergenza di sanità pubblica ed a mitigare il loro impatto. Durante un’emergenza che pone a rischio la salute di una intera popolazione sono richieste capacità di coordinamento, valutazione, indagine, risposta e comunicazione. Ma prima ancora che un’emergenza si palesi è essenziale che siano attive azioni preparatorie: la pianificazione di azioni di preparazione e risposta alle emergenze di natura infettiva e alle emergenze da fenomeni naturali o provocati (climatici e nucleari, biologici, chimici, radiologici) prevede programmi e attività che rientrano nei LEA della Prevenzione Collettiva e Sanità Pubblica; come tali le Aziende Sanitarie devono sentire la necessità impellente di investire nei Dipartimenti di prevenzione, con risorse, strumentazioni, ma soprattutto personale formato e competente, perché sia garantita una risposta appropriata ad un evento emergenziale che pone a rischio la salute della collettività.
Le attività di preparedness, come quelle messe in campo dal Dipartimento di prevenzione dell’Azienda Sanitaria Territoriale di Ancona in previsione di un evento idrogeologico, sono un diritto esigibile dai cittadini e il Servizio Sanitario Nazionale, con le sue articolazioni operative, deve poter garantire la piena fruizione di questo diritto.
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Sempre Stefano, mi fa piacere aggiungere che trovo paradossale, viste le tue tesi e i tuoi modi (perché offendere se pensi d’essere nel giusto?), che invochi un risveglio altrui!
Fabio al 17, ne discutiamo da tre anni circa (!): tu continui a ripetere gli slogan della propaganda e non ti accorgi che il problema non è il sovrannumero, ma il modo in cui una porzione (piccola) di popolo sta su questa Terra.
Davvero pensi fosse necessario bonificare i Paesi Bassi o colonizzare la Groenlandia o altre aree inospitali?
Dove il fascismo ha voluto gli eucalipti tutt’intorno è desertico oppure continuano ad esserci problemi di inondazione, visto che si è voluto a ogni costo costruire lungo il litorale.
Stefano al #6:
Tu quoque, Stefano, mi tiri in ballo le classi sociali? Non mi starai mica diventando marxista, eh?!?
Scusa, ma proprio tu (che, a quanto dici, sei un insider), dal santo capitalismo (o come vuoi chiamarlo), che certamente ha permesso a molti di avere “a barbecue, pink Mustang, fenders chrome”, cosa ti aspettavi?
Non è negando l’evidenza del surriscaldamento globale che ci salveremo, perché comunque il sistema in cui viviamo ingloba e sfrutta a suo vantaggio qualunque cosa. Qualunque.
PS:
Una sincera curiosità: ripeti sempre che “voi sarete con le pezze al culo” (a latere: è comunque tutto da capire chi sarebbero quei “voi”), e tu invece? Ti salverai?
Non si preoccupi Balsamo delle fallacie altrui. Pensi alla sua che crede di non andare con le pezze al Kul.
Il risveglio sara’ bruttissimo e quando le avra’ citi pure i paper scientifici e mi raccomando li citi con atteggiamento tronfio… tronfio, ma con le pezze al Kul. Perchè Pareto, Michels, Le Bon, etc. sono scienza anche quella e la storia è a insegnata a tutti, ma un conto è insegnare, un conto è CAPIRE..
Se poi per caso o fortuna sara’ uno dei pochi a non andare con le pezze al kul, stia tranquillo che potra’ guardarsi attorno ed è garantito 100% che notera’ quasi tutti con le pezze al kul.
Tanti auguri.
Francamente, Sign Stefano, è Lei che non capisco. Le Sue tirate sulla miseria imminente provocata da qualche sconosciuta lobby che si abbatterà su Noi, perché Lei no, Il Suo negazionismo e il rifiuto di prendere in considerazione il mondo scientifico proprio non lo capisco. Per quale motivo dovrei credere a Lei e non alla scienza? E nel momento in cui credessi a Lei…..non diverrebbe Lei l’esperto da non seguire? E un po’ di cortese educazione quando si rivolge ad un Suo simile no eh?
Carlo sei un fesso, come fesso tutti i grillini di cui apporti la cultura malefica e maleodorante (di sinistra ovviamente).
Sei fesso perchè credi che mettere la gente tutta in citta’ sia per far bene all’ambiente e invece fai solo il bene di chi ti vuole controllare e far fare solo quello che vuole lui.
E’ fisiologico che nella maggior boom della storia si arrivi a deliri di onnipotenza. Chi ha tutto manca avere solo il controllo di tutti. Questo stanno cercando di fare. Se non lo capisci vuol solo dire che non capisci niente della natura umana, della storia…
@8
Stefano, grazie per la risposta, ma ho l’impressione (e certo posso sbagliare), che tu stia proiettando su altri tue fallacie logiche.
L’accusa di “ragionare solo ad esperti” è totalmente infondata, almeno nei miei confronti. Sugli altri componenti del “voi” (ma voi chi ?) non mi posso esprimere.
La posizione del singolo esperto su un argomento di sua competenza può essere interessante a prescindere (e certo lo è più di quella di fragolina99), ma potrebbe anche essere del tutto errata.
In ogni caso essa non contribuisce che per un epsilon a quella (più affidabile) dell’intera comunità scientifica, e in maniera direttamente proporzionale alla qualità dei dati su cui si basa.
Su come queste posizioni vengono presentate dal giornalismo in generale (e su “Imola oggi” e “il Giornale” in particolare, ma non solo), stenderei un pietoso velo.
Se vuoi lavorarci sopra (alle tue fallacie), ti indico una traccia: bias di conferma e principio di autorità.
@9
Dubito che tu abbia davvero compreso il senso del twit, altrimenti non credo che lo avresti segnalato.
Altra piccola traccia: l’argomento è l’effetto sul clima della riduzione di emissioni di SO2 (ovvero l’azione opposta a ciò che propone di fare una di quelle soluzioni presentate all’ONU e che “fanno sognare” Parmeggiani 🙂 ).
SO2, non CO2, e con la conclusione che… è ancora troppo presto per trarre conclusioni 🙂
E poi, sign Bertoncelli, non Le pare di cadere in contraddizione affermando che non si può negare le innovazioni…tranne intelligenza artificiale e carne sintetica? La prima eliminerà l’errore umano, la seconda libererà l’ allevamento degli animali …due bei risultati direi
Davvero crede che l’uomo possa governare la natura??
L’uomo deve capire che ne è parte e che deve conviverci. Applichiamo la tecnologia per evitare che le case cadano per il terremoto, ma evitiamo di costruire in zone alluvionali o a rischio frane. Usiamo la tecnologia per individuarle, abbattiamo il costruito. Argini, bacini e quant’altro dono palliativi che danno lavoro a molti e arricchiscono pochi, di sicuro non fermano i fiumi. Un grande docente di idraulica all’indomani dell’alluvione in polesine disse che la miglior cosa potesse fare l’uomo per proteggersi dalle alluvioni e il NON fare.
Carlo, se esiste una persona contraria sia all’intelligenza artificiale che alla “carne” sintetica quella sono io.
Il nocciolo della questione è il seguente: non si possono rifiutare per motivi ideologici tutte le innovazioni. Io approvo i bacini di espansione, a salvaguardia di chi vive nelle pianure. È cosí difficile capire che i fiumi senza controllo causerebbero immensi danni e innumerevoli vittime?
Vorrei che la popolazione terrestre diminuisse, consapevolmente e con gradualità, grazie al controllo delle nascite. Tu preferisci forse risolvere il problema demografico sfruttando le alluvioni e altri disastri della natura?
Vada anche Lei verso le megalopoli governate da artificiali intelligenze nutrendosi di carne artificiale e verdure idroponiche….sulle spalle di chi non sarà cittadino allineato.
Carlo, ci rinuncio: è tempo sprecato. Torna pure indietro nel Medioevo.
Ma, beninteso, al tempo della Guerra Gotica, perché nel Trecento e Quattrocento già si tentava di mettere a regime i fiumi.
Siamo 8 miliardi perché abbiamo bonificato le pianure per coltivare vegetali che diamo da mangiare alle bestie per poi mangiarle. E lo abbiamo fatto sfruttando popolazioni che abbiamo illuso col benessere consumistico. Nel medioevo si moriva a 50 anni, si viveva lavorando con i muscoli eppure abbiamo fatto magnifici borghi, ancora in piedi e che ora non sappiamo mantenere. Ora tra piazzali e centri commerciali, zone artigianali tombinando e murando le acque ci siamo condannati a pagare oer costruire ” dive era come era” . È un mondo che piace all’ edilizia e…a Lei !Rinuncia, ritorno indietro, con le buone o le cattive
Grazia, se in questo mondo ci fosse soltanto mezzo miliardo di esseri umani vivremmo in un paradiso terrestre (be’, per modo di dire).
Purtroppo siamo otto miliardi.
Se non diminuiremo di numero, molto gradualmente, prima o poi ci sarà l’apocalisse. Questo è il problema; quasi tutti gli altri sono conseguenti.
Ringrazio Fabio per aver commentato l’articolo, ma mi trovo d’accordo con Carlo: vanno bene i piani di studio per far fronte alle emergenze, ma sarebbe ideale evitarle diluendo l’urbanizzione, smettendo di tombare e deviare fiumi e distruggere rilievi e boschi.
E, soprattutto, preparare tutta la popolazione sin dall’asilo, non solo un esiguo gruppo di persone che, per seguire i protocolli, spesso non agiscono in maniera sensata.
Hai ragione, Carlo. Vuoi mettere come si stava bene quando, dopo il crollo dell’Impero Romano, nell’Alto Medioevo, i fiumi della Pianura Padana erano di nuovo liberi di entrare nelle case, devastare paesi e città (tra cui Modena e Reggio Emilia), ripristinare le antiche paludi, provocare lutti e miseria? Ah, quant’era bello!
Ma perché l’umanità non vuole tornare a quei tempi felici, che a te piacciono tanto? Dimmi, Carlo: perché?
Secondo me quando un fiume entra in una casa o in un paese, è il paese o la casa fuori posto. Opere per controllare la natura non faranno altro che aggravare i danni quando la natura farà il suo corso
——— LA DOMANDA ———
Se il presidente della Regione Emilia-Romagna e il vicepresidente (e assessore al Patto per il Clima!) non eseguono i lavori già in progetto contro le alluvioni e addirittura restituiscono allo Stato decine di milioni di euro di finanziamento, perché non finiscono sotto indagine della magistratura emiliana?
——— LA RISPOSTA ———
In Emilia-Romagna si può.
Fino ai primi anni Settanta il fiume Panaro, in provincia di Modena, straripava di frequente in occasione delle piogge autunnali, in media una volta ogni tre o quattro anni, con danni enormi. Poi furono costruiti i bacini di espansione; da allora – mezzo secolo fa – non è piú tracimato, nemmeno una volta.
In Romagna Stefano Bonaccini – presidente della Regione – e Elly Schlein – vicepresidente della Regione, eletta con la lista Emilia-Romagna Coraggiosa Ecologista e Progressista, assessore al Patto per il Clima – si sono “dimenticati” di fare altrettanto.
I lavori erano già in progetto, finanziati dallo Stato. Ne fu eseguita solo la metà e le decine di milioni di euro ottenuti come finanziamento ma non spesi furono restituiti.
Il risultato del Patto per il Clima e dell’Ecologia Coraggiosa e Progressista lo abbiamo visto lo scorso maggio. I romagnoli ringraziano.
Fratello Stefano, rilassati. Dopo le puttanate di Mototaka “MIT”, adesso ti attacchi a studi sulle emissioni di anidride solforosa (da non confondersi con l’anidride carbonica: carbonio >> simbolo “C”; zolfo >> simbolo S). Almeno leggi, prima di linkare.
Non è affatto uno del MIT (mica bau bau micio mica bau-bau), è semplicemente uno dei 12-15000 che ogni anno vengono licenziati dal MIT
Continua a leggere Imolaoggi e Il Giornale, che forse un articolo su tre riesci a capire di cosa parla…
ohhhhhhh…. ci sono dubbi … capito luciani, mattei, umberti…?
https://twitter.com/CopernicusECMWF/status/1686333015432069120
pero’ Amato vi ha detto che occorre da subito ridurre lo stile di vita… (pian piano andiamo verso le pezze al kulo che vi ho sempre detto e nemmeno a piano).
alla domanda 1 Balsamo è ovvio che voi ragionando solo ad esperti mi inducete ad usare gli esperti. Ma voi non siete per la scienza, perchè se lo foste terreste in considerazione sia i vostri scienziati sia quelli che sono in questo momento in minoranza. E invece il vostro è solo un edonismo masturbatorio mentale per dire “ce l’ho piu’ lungo” perchè LUI (l’esperto) è portatore di verita’ (manco fosse Dio).
Per altro tipico di voi esaltati dagli esperti avete subito sminuito uno del MIT (non bau bau micio micio) solo perchè riportato da Imola Oggi, che di certo non è un giornale scientifico ma riporta uno scienziato, un ESPERTO (si quelli a voi cari), si al pari di quelli che scrivono nel Journal vatte alla pesca… perchè è uno TITOLATO (anche questo piace tanto a voi…il TITOLO…).
Fai benissimo a segnartelo… benissimo.
Direi che ho risposto alle tue due domande
Stefano, mi sono segnato in agenda l’appuntamento con le “pezze al culo” fra un decennio (non vorrei dimenticarmelo), ma tu non hai risposto alle mie due domande.
E intanto se n’è aggiunta una terza: che differenza c’è fra “Imola oggi” e “Il Giornale” ?
Finito cari miei di andare in montagna… inquinate troppo… Gli obiettivi sono riduzione del traffico veicolare del 75% entro il 2030…. dopo starete a casa a farvi le s…e davanti allo smart!!.
Fate sacrifici sporchi zozzoni che avete comprato la Panda o i diesel che inquinano dando lauti profitti ai grandi industriali…i medesimi che ora con la carta stampata (La Stampa, Corriere, The Economist) vi dicono che siete peccatori, sporchi inquinatori… (ma le auto che inquinano chi le ha costruite? eh!!)
Ed hanno gia’ la soluzione per VOI stupidi…l’auto elettrica (che inquina un fottio dato anche le batterie da smaltire) ma intanto sono altri profitti per i soliti ricconi… e vi faranno drasticamente ridurre il vostro tenore di vita…ora non vi pesa perchè avete la panza piena poi ne parliamo tra 10 anni…
E non meritate altro perchè siete profondamente ingnoranti e arroganti.
Balsamo, le pezze al culo (anche per te) stanno per arrivare… venghino siori e siori, c’è posto per tutti… (si si intanto sfottete su Imola Oggi, su quello del Mit) ma ficcatevelo bene in testa questo link vuole dire pezze al kulo per tutti (o quasi tutti)
https://www.ilgiornale.it/news/interni/meno-produzioni-agricole-eco-follie-amato-2189904.html
Tra qualche anno capirete, e frignerete per altro (sara’ l’unica cosa di cui potro’ godere, leggere che frignate)
@3
Costui è indubbiamente un esperto, ma hai anche detto che non bisogna mai ascoltare gli esperti.
Quindi perché dovremmo dargli retta ?
Anzi, per quale motivo l’hai segnalato ?
P.S. Il fatto che tu non capisca la differenza fra i contenuti di “Imola oggi” e quelli di “The Journal of climatology” (inteso come qualsiasi scientifica peer-reviewed non predatoria) la dice lunga sul tenore dei tuoi interventi 🙂
Sempre le solite scuse… ma Imola oggi… etc.. ma sto Nakamura è uno del Mit, si o no? se Si che sia Imola oggi o The Journal of climatology 🙂 non fa differenza… il soggetto è titolato
Wow Stefano, tu si che sai come scegliere le fonti…
un articolo di Imolaoggi che è la traduzione (di google translator) di un tweet di Robin Monotti di uno scienziatissimo che in rete è praticamente assente…
Tu si che sei furbo, a te non la si fa mica sotto il naso!
https://www.imolaoggi.it/2023/07/31/nakamura-modelli-climatici-sono-spazzatura/
sara’ tutta colpa dell’azione antropica umana che ha fatto aumentare la co2??? …ah no….(per i luciani, umberti, e mattei vari)…