Manolo, ieri e oggi
di Carlo Crovella
Nello stesso numero della rivista Cinque Sport dove si trovava un articolo su Simone Moro giovanissimo (se n’è parlato qualche tempo fa sul GognaBlog), era presente anche un pezzo su un giovane (seppur non giovanissimo) Manolo.
Ricordo che la rivista in questione (la cui descrizione è compresa nell’articolo su Moro) è datata ottobre 1990.
Poiché Manolo ha rilasciato una intervista sul finire del 2022, stuzzica l’idea di elaborare, anche per lui, il confronto fra due scritti distanti poco più di 30 anni.
E’ ovvio che ciascun essere umano registri delle variazioni in 30 anni di vita: esperienze vissute, errori commessi, persone incontrate, scelte azzeccate o meno incidono sull’evoluzione personale, a volte accentuando le caratteristiche originarie dell’individuo, altre volte modificandole fino ad invertirle.
Lo scopo del gioco non è, quindi, correre dietro ad eventuali contraddizioni che questo o quel personaggio può aver concretizzato fra il tempo “uno” e il tempo “due” (dove fra i due tempi intercorrono tre decenni!).
L’interesse è verificare come gli eventuali cambiamenti individuali si inseriscano nelle variazioni complessive della società e, per noi, del modo di concepire e vivere la montagna. C’è chi ha “surfato” sui trend tecnico-sociali e chi invece si è messo a remare contro, magari oggi con maggior cocciutaggine di quando era più giovane.
Nella realtà generale, raramente c’è una scelta oggettivamente “corretta” e un’altra indiscutibilmente “sbagliata”. Il tutto va contestualizzato nella vita dell’individuo e, in più, inserito nello specifico ambiente in cui tale specifico individuo agisce e “pensa”.
Altrettanto interessante, per chi ama analizzare i trend, è il linguaggio e i concetti presenti nell’articolo del 1990: sembra ieri, ma sono appunto trascorsi trent’anni e di acqua sotto i ponti n’è passata a vagonate!
Lo scopo di tutto ciò è offrire qui uno spaccato, sia individuale che collettivo, a trenta anni di distanza: ciascuno potrà trarre le proprie considerazioni. Ammesso che lo desideri.
Manolo
Testo e foto di Paolo Codeluppi
(pubblicato su Cinque Sport n. 22, ottobre 1990)
Durante il viaggio che ci porta a Fiera di Primiero, graziosa località turistica ai piedi delle Pale di S. Martino, riscontriamo ancora una volta i capricci di una stagione impazzita: i prati, pochi giorni prima fioriti, si sono nuovamente trasformati in pista da fondo.
Il clima è veramente invernale nonostante sia già primavera inoltrata. Arriviamo dopo qualche ora e Manolo ci aspetta avvolto in un grembiule casalingo: oggi è di corvée.
La cucina-soggiorno di casa sua è immersa nel calore tipico delle abitazioni montane. Un quadro di Geronimo rapisce la mia attenzione; per la verità non c’è solo Geronimo appeso al muro ma spesso il nostro sguardo cade su piccoli particolari dai quali cerchiamo di carpire chissà quale segreto sulla personalità del padrone di casa. Un murales a tempera che ritrae un climber in un colorato contesto futurista mi riconduce alla “normalità”.
Accanto ad un libro di Messner scorgo Il mio nome è Tex: sicuramente due grandi personaggi, anche se il secondo preferiva lo Yosemite. Pubblicazioni di cultura orientale, libri di scienza dell’alimentazione e testi scientifici rivelano una sensibilità e un’apertura mentale molto particolari. La musica classica di sottofondo si mescola al profumo di caffè d’orzo.
Manolo, si sa, è ormai un mito. Il suo carattere, che svela una latente timidezza, può apparire schivo e spigoloso, tradendo tuttavia una mitezza ed un rispetto per la persona altrui veramente esemplare.
Fino a diciassette anni Manolo sarebbe potuto diventare qualsiasi cosa, avvocato, dentista, astronauta o salumiere ma un giorno, marinando la scuola, scoprì, invece del classico caffè con biliardo, una palestrina di roccia.
Sarà stato amore a prima vista, magnetismo planetario, fecondazione astrale… nel giro di un paio d’anni Manolo sale e scende un gran numero di pareti dolomitiche.
La sua è una passione particolarissima, uno speciale rapporto con natura e rischio: con l’avventura insomma.
La maturazione alpinistica di Manolo avviene in un periodo molto delicato: è infatti il momento delle direttissime ad ogni costo, con ogni mezzo al punto che, molte volte, sono più i metri percorsi in artificiale che in libera. Un periodo di grandi imprese dove l’alpinista è un eroe, non un atleta.
Tutto ciò viene vissuto da Manolo con forte contrapposizione idealistica, nell’impossibilità quindi di concepire l’arrampicata come una sfida ai ferri (veri e propri) corti con la montagna.
Il rapporto con la montagna è, per lui, tanto più intenso quanto più l’uomo è “nudo di fronte ad essa”.
In virtù di questa ideologia puristica, Manolo inizia a ripetere in libera tutte le più importanti vie dolomitiche, facendosi precursore involontario di una nuova “filosofia verticale” che andava nascendo parallelamente negli Stati Uniti: il free climbing.
A così tanto anticonformismo il mondo alpinistico non può rimanere insensibile anche perchè, quando l’essere contro corrente ti porta a performance di così alto alto livello può anche essere il caso di rivedere quale sia il reale verso della corrente.
E’ difficile capire completamente il movente spirituale di un personaggio del genere; possiamo solo sforzarci di accettare il suo desiderio di arrampicare slegato su pareti di mille metri, e il suo anti-protagonismo innato che lo porta decisamente ad uscire dagli schemi attuali.
Si assiste quotidianamente ad atleti impegnati in performance teleguidate, comprate, costruite ad ogni costo senza tenere in minima considerazione il movente “primigenio” della performance stessa.
Atleti per gli altri, non per se stessi insomma. Manolo questo protagonismo non lo ha mai cercato; è successo proprio il contrario. Ma questo non ha minimamente intaccato i principi di quel ragazzino bizzarro che arrampicava con i libri di storia nello zaino.
I maligni dicono di lui che l’anti-protagonismo in cui si rifugia sia un’abile mossa strategica per guadagnare ulteriore popolarità. La risposta più logica a tale assurda obiezione è che, possedendo tutte le carte in regola per ottenere il successo, sarebbe quanto mai singolare cercare vie diverse per ottenerlo.
In una disciplina dove al di là della prestazione tecnica esistono valori più limpidi, non è infrequente trovare, da parte di alcuni, questo rifiuto alla commercializzazione totale di se stessi.
Certo, anche Manolo è sponsorizzato ma dovreste vedere i salti mortali cui costringe gli sponsor per “stargli dietro”. Manolo nella vita di tutti i giorni è padre di famiglia, guida alpina e coordinatore della “Extemporary climbing school Montrekking” di Rovereto per la quale riveste carattere di consulente tecnico per la costruzione di muri artificiali per arrampicata “Plastic Rock” (rock Master Arco, Madonna di Campiglio, per citarne qualcuno).
Al di là del contributo tecnico di valore che egli offre agli allievi, esiste una sorta di messaggio interiore che cerca di comunicare: la consapevolezza della potenzialità della mente in una disciplina dove il fattore psicologico gioca un ruolo fondamentale a prescindere dalle caratteristiche fisiche dell’atleta, unico limite veramente oggettivo.
Questo principio è il riflesso della cultura esistenziale di Manolo, una cultura dove l’apertura mentale dell’uomo viene vista come perno di un sistema e non come conseguenza logica di un atteggiamento puramente materialistico.
La profonda convinzione in queste filosofie, non certo di matrice occidentale, unite ad innate doti naturali, hanno permesso a Manolo di compiere imprese di grandissimo valore.
Rapidità di sintesi e intelligenza motoria sono i fattori fondamentali su cui si gioca l’arrampicata estrema e l’allenamento mentale ne può estendere le potenzialità.
L’arrampicata in falesia viene vista in questo contesto come il campo ideale per forzare i propri limiti, finalizzando al gesto, inteso come espressione visiva di un particolare modo di essere, il compimento di una vita.
Ecco come per Manolo arrampicare sia il miglior modo per esprimere se stesso; appare ancor più logico quindi il suo rifiuto per tutto ciò che può inquinare questa convinzione.
Non esiste nessuna forma di egoismo in questo comportamento, ma solamente la vera consapevolezza dell’esistenza di una macchina chiamata commercio, la cui linfa vitale troppo spesso annega i più nobili principi che portano l’uomo a ritrovarsi in fondo al mare o ad ottomila metri di altezza.
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Manolo: «La montagna è una maestra di vita, ma per me non è tutto»
di Fabrizio Torchio
(pubblicato su ladige.it il 4 dicembre 2022)
Nel gennaio 1924, quando un giornalista chiese all’inglese George Mallory perché avesse voluto scalare l’Everest (dopo i tentativi del 1921 e del ’22, l’8 giugno 1924 sarebbe scomparso nelle nubi insieme ad Irvine), l’insegnante – alpinista rispose: «Because it’s there»: perché c’è. O, letteralmente, «perché è là».
La frase di Mallory è divenuta celebre e probabilmente vi allude il titolo di una tavola rotonda dedicata ai significati odierni che la montagna ha per noi, svoltasi ieri, nell’aula grande della Fbk Kessler in via Santa Croce a Trento, organizzata da Trento Filmfestival con Fbk e Piccola Libreria.
Per cogliere il senso dell’incontro, “Perché è là. La montagna come rompicapo esistenziale”, è utile affiancargli il titolo dell’intera carrellata di appuntamenti, “Il senso impervio: vette e abissi dell’interpretazione estrema”, itinerario di risposte e di possibili perché. A parlarne, moderati dal filosofo Paolo Costa, saranno un musicista, Sebastiano Beozzo, uno scrittore, Antonio G. Bortoluzzi, e Maurizio Zanolla “Manolo”, classe 1958, icona dell’arrampicata ai massimi livelli, con il quale cerchiamo di toccare aspetti della vita che accompagnano la storia dell’uomo sui monti e sui quali in tanti hanno ragionato.
Può aiutarci qualche citazione, per focalizzare ciò di cui si parla: John Ruskin, intellettuale vittoriano conquistato dalle Alpi, analizzò l’influenza delle montagne sull’uomo: sul temperamento religioso, sul potere artistico, su quello letterario: «Il loro terrore porta a slanci devoti di pensiero; la loro bellezza e natura selvaggia stimolano al tempo stesso l’invenzione…».
All’inizio del XX secolo, uno scalatore paladino della purezza come Paul Preuss considerò le vette come il metro con cui misurare le forze e il goriziano Julius Kugy esortò a pensare le relazioni fra la montagna e l’uomo come alla fonte di elementi per riflessioni ben più ampie della vita alpina.
A Manolo abbiamo chiesto della montagna anche come terreno di esplorazione interiore, delle sensazioni dell’ascesa e della vetta, del benessere psico-fisico del confronto con una natura ingigantita, delle paure del mondo verticale che ci sovrasta. Ma siamo partiti dalla sua vita di tutti i giorni, dal maso in vista della valle di Primiero.
Anzitutto, come scorre la vita quotidiana di Manolo?
Tranquilla, ho fatto le scorte di legna e ordine attorno ai prati. Penso anche a proteggermi dal freddo. Non faccio niente di particolare in questo periodo, è passata la stagione estiva ed è bello attendere la neve. È un po’ che non scalo, uso una certa routine quotidiana per mantenermi dignitosamente in forma. Ho un’età per cui non ho più tante ambizioni.
E l’arrampicata non le manca?
No, è come lo sci. Ho scalato così tanto che ora sono più distaccato; ma se ho voglia mi impegno. Per una stagione intera non ho sciato, anche con un metro di polvere, e la neve non mi è mancata. Leggo un libro, faccio una passeggiata. L’importante è avere la possibilità di poter decidere. Non sono dipendente dall’arrampicata.
Però è la dimostrazione vivente che a 64 anni, arrampicare ai massimi livelli è possibile, quasi uscisse da un romanzo di Oscar Wilde. Qualche pozione magica?
È possibile farlo anche a un’età più avanzata, un atleta può arrivarci. Io ho cominciato ad arrampicare un po’ tardi, dovevo lavorare, nel pieno delle forze psico-fisiche ho costruito una casa mettendo in piedi una teleferica e lavorando per un anno. Mi ritengo fortunatissimo, ma poi ti ritrovi con un fisico che ha subito queste cose. Mi rendo conto che quando ero più giovane pensavo a chi faceva il militare come a una persona vecchia, poi a 40 anni dici: provo ad andare avanti, a 54 anni ho fatto ancora cose difficilissime, a 60 anni altre. Non è che diventi saggio, ma cominci a guardare le cose in modo diverso. Se hai una mentalità sufficientemente aperta, ti prendi cura del fisico e dell’aspetto spirituale e puoi fare cose difficili anche a questa età. Quest’anno sono riuscito ad aprire qualche via nuova. Ma l’arrampicata ha avuto un’evoluzione straordinaria. E io sono più distaccato dall’ambiente.
La montagna quindi non è tutto.
Per me non è mai stato tutto, ho sempre cercato un equilibrio nella vita. La montagna è stata un modo di evadere, di crescere. E poi, quale montagna? Ne esistono tante: quella sulla quale cresci, ad esempio, se ci vivi, ci lavori e magari hai degli animali, sei lì tutta la vita. Se vivi in montagna in quel modo non è facile. Dipende quindi da come vogliamo vedere la montagna: quella turistica, quella performante degli alpinisti…
E qual è la sua montagna oggi?
Non più quella profondamente alpinistica. Le montagne le vedo sempre più alte, faticose. Sono lontane, non mi cadono sulla testa. Ma mi piace essere contornato da questo ambiente, non credo di avere nostalgia. È un ambiente che mi dà un’energia diversa.
Nel 1990 con O ce l’hai… o ne hai bisogno la fermò una placca completamente liscia e verticale alla falesia del Baule sulle Vette Feltrine. Nel 2009, a 51 anni, è tornato liberando Eternit con difficoltà di 9a. C’è un segreto nel migliorare con l’età?
Le cose vanno così anche nello sport, non c’è un cronometro per cui a vent’anni corri cento metri in tot secondi. Quando ho iniziato non c’era l’arrampicata sportiva, ho contribuito alla sua crescita. E sono cresciuto, gli appigli che prima non tenevi cominci a tenerli, e quando fai questo è perché hai raggiunto un livello più alto, riesci a vedere cose che prima non vedevi. Oggi siamo arrivati al 12° grado, nemmeno io l’avrei immaginato. Come succede? Qualcuno ha aperto un piccolo pertugio, poi uno ci riesce, arrivano altro cento atleti, poi centomila… Il margine sarà più stretto ma ci sarà sempre qualcuno che va oltre.
Qual è la sua montagna, oggi?
Credo che questo aspetto cambi con l’età: io non vedo la stessa montagna che vedevo a sedici anni o a trenta, e poi cambiano anche le montagne: crollano, si modificano. Alcune vie che ho aperto sono poi franate. Non ho più la bramosia di essere un giorno in Marmolada e un altro sul Monte Bianco. Non mi manca un Ottomila e non è importante non aver potuto scalare certe cime. Le scelte le ho fatte, le ho vissute come mi piacevano.
Per lei la montagna è stata un luogo di esplorazione interiore?
Sì, ed è stato un modo che forse avrei potuto provare anche sul mare: magari l’avrei fatto. Le montagne sono state una straordinaria esperienza che mi ha permesso di esplorare gli abissi che avevo attorno a me e anche dentro di me: è stata anche un’esperienza dolorosa. Ho perso amici, ho fatto esperienze che arricchiscono e che tolgono, un viaggio che devi avere la fortuna di poter raccontare. Parlo di una sfera molto intima, delicata, se la vivi in quegli ambienti è molto forte. Anche perché ho fatto una scelta personale, scalavo in un modo un po’ lontano dal consueto. Un arrampicatore che mi accompagnava e aveva più di trent’anni mi disse: “senti, lo metti qualche chiodo? Perché se cadi poi ti ricordano per quello”. Ho dato una risposta arrogante, volevo fare questa conoscenza, provare a viverla fino in fondo.
Come nel titolo del suo libro, eravate immortali?
Pensavamo di essere immortali: abbiamo vissuto profondamente e per una dose di fortuna esagerata lo siamo anche stati.
Come è stato accolto il suo libro?
Ho avuto buone reazioni, molto calore, mi hanno scritto in tantissimi. Ho voluto scriverlo senza aiuti, e racconto anche di uno spaccato dell’Italia che non c’è più, senza nostalgia, di momenti fagocitati da un progresso esagerato e che fatico a comprendere. È un’Italia cambiata a livello ambientale, alcuni luoghi sono irriconoscibili. Nel bene e nel male, senza ergermi a giudice.
Tornando all’arrampicata interiore, la vetta, la cima, cos’è?
Intanto ad un certo punto mi sono chiesto se valesse la pena arrivare in cima a tutti i costi o piuttosto con una qualità diversa: avevo occhi che non vedevano le falesie, ci camminavo sopra senza vederle. Improvvisamente mi sono accorto che erano dappertutto, ma erano ancora molto lontane. Avevo una visione più alpinistica a quel tempo. E non potrò mai essere così arrogante dal dire: sono tornato a casa perché sono bravo.
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Mi ero ripromesso di non scrivere più nulla su questa triste vicenda, ma sento, visto che sono stato menzionato più volte sia in positivo che in negativo, di fare un ultimo intervento. In tanto ringrazio Umberto Pellegrini e anche altri che hanno colto il punto e scritto in modo intelligente su questo Blog. Mentre i saccenti son già passati a sentenziare altri argomenti. Che eternit sia stata modificata dopo la prima salita ormai lo sanno anche sordi! Da chi? Forse dal presunto arrampicatore, scalpellatore ignoto?! No, non credo! E la risposta la diede già in passato Jolly, quando andò a provare la famosa eternit! Quel giorno salì con lo stesso Zanolla, il mago calandosi dall’alto gli attrezzó la via e gli spazzoló gli appigli e appena toccato terra gli disse:la via è a posto! Tutto ok! Allora!? Uno che ha provato per 3 lunghi anni il tiro della vita, credete non si sarebbe accorto anche se fosse mancato un solo millimetro di quella crepa solidossima?! Beh io di certo me ne sarei accorto! Anche altre vie son cambiate nel tempo, vie che ho fatto sia prima che dopo le modifiche e ce ne sono un bel po’ e tutte sue! E non lo dico solo io, ma lo possono testimoniare anche altri arrampicatori. Allora, chi secondo voi avrebbe interesse a fare tutto questo? No di certo chi le vie le sta provando! E qui mi fermo. Un’ultima cosa per il tuttologo e scrittore di libri Fabio Palma, a parte che sei molto ripetitivo e noioso, nonché quello che cambia continuamente versione e porta testimonianze di fortissimi arrampicatori che purtroppo non ci sono più 😔(ho conosciuto Le Blond e a me non l ha raccontata come l ha raccontata a te!) Se fossi in te ci andrei cauto con quel che scrivi, diffamare le persone inventando addirittura malattie certificate.. si potrebbe cadere anche nel penale, (attento agli sms che mandi in giro, qualcuno potrebbe anche averli!) ti racconto un aneddoto, quando io e Mario Prinoth e anche bubu Bole provavano Solo x vecchi guerrieri.. Lo Zanolla veniva costantemente a spiarci col binocolo e questa cosa è successa anche su altre sue vie che provano con altri compagni di scalata, anche con A. ZENI tutti quanti in vita. Quindi con i malati certificati ci andrè davvero molto piano. Poi se vuoi possiamo parlare d’altro, tipo la strepitosa on sight che Zanolla fece a Kalimnos, ma anche del Verdon, Cornalba e tanti altri aneddoti, ma qui mi fermo perché sinceramente mi piace troppo scalare.
PS: Alessandro Zeni è una persona bellissima oltre che un fortissimo Climber con un etica e un onestà Cristallina, ma certe cose le ha viste e vissute anche lui in prima persona e non le accetta. Ancora un ‘ultima cosa palma, hai anche parlato di interessi economici🤣🤣Io lavoro da quando ho 16 anni e un’ altr’anno me ne andrò in pensione, soldi in arrampicata ne visti davvero pochi, qualche migliaia di euri quando vincevo le competizioni! Forse i sordi gli ha fatti qualcun altro.. Non io di certo 🤣E come puoi notare io non mando avanti gli altri se mi devo difendere da certe accuse! Tanti saluti a tutti e buone scalate! 💪💪💪🌀
Concordo certamente, caro Umberto Pelllegrini (non voglio tediare il blog, chiedo venia, rispondo a domanda diretta per educazione verso chi l’ha posta), e credo anzi di aver già detto che la via è modificata rispetto alla salita originaria.
Quel che non credo è che Manolo l’abbia modificata per renderla più difficile ai ripetitori (v. mio intervento n. 59), che è conclusione opposta e speculare alla tua, anche – e soprattutto – nella considerazione dei protagonisti.
Insomma, torniamo al tifo, e quindi mi sembra che la chiosa di Enri (“a questo punto mi sembra ci sia poco altro da dire”) sia la più sensata.
Buona serata a tutti
P.S. non ho compreso invece, Umberto, il riferimento finale al “portavoce” di Zanolla che nell’intervista ha parlato in modo diretto, salvo che, visto che in questa discussione ci sono stati un’ottantina di interventi distribuiti fra le due fazioni, non intendessi per portavoce tutti coloro che si sono espressi a favore dell’uno o dell’altro.
Mah, io l’intervista l’ho letta ma una presa di posizione chiara non l’ho trovata, magari sono io che sono poco perspicace. D’altra non mi sembra nemmeno che gli sia stata posta una domanda cosi diretta.
A questo punto mi sembra ci sia poco altro da dire.
Credo si possa escludere il fato, vista la presenza di abbondante cemento sulla via. Concordi Leonardo Castagnoli? Artefatti umani. A tal proposito leggere l’unica dichiarazione di Zanolla nel merito, da te citata, Leonardo (quindi, Enri, leggila, se ti vuoi fare una idea, magari leggendo anche le interviste a Scarian e Lamberti a riguardo) è molto interessante. Specie la chiosa relativa all’arrampicatore ignoto impegnato a provare la sua via.
Ma per evitare tifo inutile, ritengo condivisibile la conclusione di Massimo (ma la mia personale idea finale è opposta alla sua; mi fido molto di Scarian, che ritengo una bella persona, non mi fido di Zanolla, né tantomeno del suo portavoce).Ciao.
@FabioPalma
Non riesco a capire:
Manolo si congratula con il ragazzaccio che ha ripetuto Eternit https://www.up-climbing.com/falesia/inside-manolo/
e tu invece continui a denigrarlo…
O l’una o l’altra…
Forse è più credibile la prima visto che qualche tiro lo hanno fatto insieme…
nessuno è in grado di saperlo, sicchè le opinioni di chi attribuisce la colpa a Manolo (Scarian e quelli che la pensano come lui) e quelle di chi la pensa in modo diametralmente opposto (io sono fra questi) sono e restano opinioni, ciascuna derivante da legittime deduzioni, ma unicamente opinioni.
Certo che la prova non ci sarà mai. Ma colpisce la sfortuna del Manolo, visto il numero di vie di altissimo livello che han subito modifiche.
Per Enri (74 :“non so se Manolo abbia mai preso una posizione”), ecco, uno dei punti critici di questa discussione risiede proprio nel fatto che non ci si chiede cosa abbia detto (se ha detto) l’interessato.
Suggerisco, al riguardo, la lettura di questa recente intervista dove Manolo parla anche di Eternit (tra l’atro aprendo l’argomento con i complimenti a Zeni) e di come, nel tempo, la via sia cambiata: https://www.up-climbing.com/falesia/inside-manolo/ .
La via è senz’altro cambiata rispetto alla prima salita, e questo è un fatto, ma se è cambiata solo per cause accidentali (rottura di un appiglio durante qualche tentativo) o per maligna volontà di qualcuno, nessuno è in grado di saperlo, sicchè le opinioni di chi attribuisce la colpa a Manolo (Scarian e quelli che la pensano come lui) e quelle di chi la pensa in modo diametralmente opposto (io sono fra questi) sono e restano opinioni, ciascuna derivante da legittime deduzioni, ma unicamente opinioni.
Ed è anche giusto (e bello) che si confrontino apertamente anche in modo vivace, sempre che vi sia rispetto dell’altrui punto di vista (ti tirerei un pugno per quello che dici, ma ti offrirei una birra per averlo detto)
Infatti, il resto è simpatica conversazione, il punto a mio avviso rimane.
Io non ho mai conosciuto Manolo, ho solo letto quello che ha fatto, certamente un bravissimo scalatore e mi sono riletto ciò che ha scritto Daneri. In alcuni commenti qui riportati leggo che la grandezza di Manolo rimane a prescindere dal fatto che abbia o meno modificato le prese di alcune sue vie.
Siamo sicuri? Spersonalizzando un attimo la vicenda, siamo certi che un bravissimo scalatore (che sia Manolo o un altro) che ha “indirizzato” una generazione con il suo modo di scalare, che ha vissuto di scalata anche in termini economici e che, in estrema sintesi, ha presentato la scalata in qualche modo come percorso di miglioramento fisico e mentale, nel caso faccia un gesto di questo tipo – chiaramente finalizzato a colpire scorrettamente altri climber potenzialmente più bravi – rimanga a prescindere uno scalatore mitico come se ne è sempre parlato? Non ne faccio ora una questione sul caso specifico, ma in generale. Io non sono d’accordo con coloro che sostengono questo. Se avessi saputo che Edlinger bricolava le vie per non farle fare ad altri, per dirne una, non credo ne avrei avuto la stessa opinione, di certo non avrei letto i suoi libri. Come non avrei letto mai più nulla di Robert se avessi saputo che su Pol Pot prima di farla in free solo si è allargato qualche presa, o ne ha tappata qualcuna dopo per dimostrare ai posteri quanto sia stato (ancor più) bravo.
Per mia ignoranza, sul caso specifico, non so se Manolo abbia mai preso una posizione a fronte di queste critiche che gli sono state mosse.
Gentile Palma
nessuno ha mai detto/scritto che Manolo non sia stato quel grandissimo arrampicatore che sappiamo.
Tutti riconoscono quello che ha fatto, lui e altri.
Negli ultimi anni ha o no modificato alcune vie dopo averle salite?
Potrebbe averlo fatto o non averlo fatto indipendentemente da quanto è stato (ed è ) bravo sulla roccia.
Il resto è simpatica conversazione.
Ciao Enri,
perbacco, certo che non dimentico Moffat, il buon Jerry è stato un vero e proprio rivoluzionario, ho dedicato moltissime ore, mesi, a rintracciare testi e testimonianze, in tutta Europa e non solo, spesi una fortuna per documentarmi, anche in viaggi, e Moffat fa parte, con Albert, Barber, Manolo, Dawes,,Arnold, della mia rosa di nomi visionari, ovvero, che fecero qualcosa mai visto prima. Barber aprì gli occhi a Berhault ed Edlinger, Albert a Gullich, Moffat era deriso perchè si mise a fare boulder sui muri, Manolo andava in libera e non si sapeva cosa fosse (o meglio, era andata via la memoria di Gervasutti o Wiessner “non ho mai fatto un passo di artificiale in vita mia, non lo ritenevo giusto” Fritz Wiessner, il più grande teologo del free climbing di sempre), Dawes che correva e saltava come i giapponesi oggi ma senza materassi sotto.
Quando ho scritto di quel cialtrone del 2005 è perchè comunque cialtroni ce ne sono ovunque, peraltro spesso cadendo loro stessi in trappole mediatiche. Quando dovetti intervistare Manolo per U&P, siccome Svab aveva già intervistato Gallo che aveva ribadito i suoi dubbi, e c’era una rivista che gli andava contro ogni due numeri citando un sacco di cose, io mi feci dare il telefono di Manolo (non facile, allora) , lo chiamai, gli dissi del libro e papale papale dissi, Senta, ci sono questi dubbi qui. Lui mi disse, guarda, chi mi teneva la corda è ancora vivo. Mi diede un bel pò di nuneri di telefono, fra cui Gogna. Intanto incontrai Edlinger, che mi disse senza se e senza ma che Manolo era stato avanti a tutti. Lo stesso mi disse Berhault. Mi dissero del Verdon, di tutti i tiri a vista tranne uno solo, in pratica aveva salito a vista i più duri tiri francesi e gli amici di Edlinger lo avevano visto, e siccome erano 7b e 7c anche di Edlinger, lui aveva preso la cosa con classe. Fu Hans Peter Eisendle però che mi scosse. Io Eisendle lo vidi a vista passeggiare su 7c di placca al Remenno dove ho visto cadere garisti di CdM, è un tipo che non la manda a dire. “chi è quel fesso che mette in dubbio Manolo?” Voce molto dura, accento tedesco, diciamo uno che ti incute timore anche per telefono…eh…”un giornalista (feci nome e cognome”. “un giornalista? Di che cosa? Televisione e parrucchieri?” “no, di arrampicata..”. “beh, e un giornalista di arrampicata invece di fare una monografia su Manolo scrive cazzate?” Mi enunciò una serie di salite sconosciute, fra cui due 8a austriaci, fra i primi 8a europei, che Manolo salì a vista. I primi 8a a vista mai saliti al mondo, ma non se ne sapeva nulla, anche perchè i gradi erano UIAA, per cui divennero 8a anni dopo…Mi raccontò della salita al Nose in giornata tutta a vista tranne ovviamente il tetto e il changing corners, che Mnaolo proò a vista ma cadde sul bagnato, e l’ultimo tiro dove c’erano due inglesi che distrutti non riuscivano a uscire “ho la foto di noi due con dietro il tramonto, se ci sono giornalisti che sanno riconoscere il tramonto a Yosemite, mi viene da dire (questa me la ricordo testuale)”, mi disse che lui era stato il secondo di Manolo perchè Manolo era un’altra cosa rispetto a lui, e tante altre cose. aveva una memoria della Madonna e un sacco di foto. Potrebbe scrivere un libro su Manolo, molto preciso. Poi Eisendle mi fece la prefazione per Kukuzka.
Poi come si sa Gallo vide Manolo su Eternit nel 2012 e non solo cambiò idea ma, parole sue “non ci dormii due notti, dopo aver visto come scalava”. Andrea Gallo è un altro alla Eisendle, non la manda a dire ed è molto intelligente.
Ora, come ho scritto, basta ragionare su alcune evidenti contraddizioni per capire tutto, e scalatori veri di ogni grado lo hanno fatto. Io poi appunto ci ho scalato insieme, magari sgradando anche di due gradi alcune cose di altri già apparse come notizie è stato poco diplomatico e la bile in certi soggetti tracima…poi per avere sponsors e seguito ( compratori di rivista ieri, followers oggi) certa gente di ogni età è veramente disposta a tutto. Anche a pubblicare post e poi cancellarli quando li hanno visti a migliaia…sarebbe anche piuttosto triste se onestamente non ci fossero misfatti ben peggiori. Io ora sono completamente assorbito dal sogno olimpico di tre giovani che alleno, Manolo è freddamente un esempio tecnico (come un ultracinquantenne può scalare 8b/c dove gente dieci volte più forte di lui fa resting per anni) da cui ho estrapolato un paio di protocolli (per caviglie e anche) ed esercizi insegnati da una mia consulente per la parte mobilità. Più un esercizio che, pensa un pò, faceva fare Edlinger nel suo manuale. Sono insomma diventato un pò freddo analizzatore, oggi nelle gare fare la mono su 2cm è standard, per vincere devi studiare tutte le qualità anche perchè non pochi hanno i punti di forza di Manolo, di Moon, di Dawes, di Gullich…Insomma, Manolo mi serve come Edberg servì a Federer. Pace e bene e occhio ai cialtroni, ai furbi e a chi ha seri problemi, che non si sa mai
Ciao Giacomo.
Hai ragione sulle fazioni, lo scrissi qualche mese fa relativamente ad un altro articolo su Zanolla, e per questo avevo deciso di non scrivere più nulla a riguardo. Ma a Pasini ho voluto rispondere, poichè con Pasini si riesce ad interloquire (come con te e pochi altri), e risposte che fanno riflettere arrivano sempre.
Il capitolo del libro di Lamberti a memoria non lo ricordo, ma ricordo una frase che recita più o meno così “avrei voluto dirglielo in faccia, ma non ho avuto il coraggio”; le foto e tutto il resto sono coreografia, necessaria nel mondo in cui sarebbe finito il libro. Ma la sostanza è che Lamberti si è trovato di fronte al suo mito di sempre, a confronto con l’opera d’arte assoluta del suo mito di sempre, e credo si sia accorto non solo che l’opera d’arte era brutta, ma che il suo mito non era quello che si aspettava (direi la replica di “una pura formalità “di Tornatore). Non ho parlato di “vittima” o “danneggiamento”; dico solo che non so quanto leggero possa essere un libro per chi lo scrive, e forse nessun autore vorrebbe vedersi stralciato alcun capitolo del proprio libro. Credo.
Ad ogni modo la lista delle vie curiose la trovi su Pareti, cercare Pareti eternit. Forse Gennari Daneri può risultare antipatico, ma l’elenco che ne fa è sufficiente (e ti dirò: se hai capito quel che voglio dire, a me un elenco non serve: tradire una volta e tradire 100 volte sottende lo stesso impianto logico, non credi?)
Zeni è un bravissimo giovane a cui immagino siano girate le palle dal momento che le prese cambiavano posto durante i suoi tentativi nel tempo: gli vogliamo dare torto?
Le storie sulle vie alterate che conosco anni80 sono storie conclamate; ma sono d’accordo con te: l’ambiente non ha mai brillato per onestà, battuto solo dall’ambiente alpinistico. Questo episodio tuttavia differisce da tutti gli altri che conosco: non si è impedita la ripetizione se non nel modo voluto dall’apritore, o impedita la ripetizione per desiderio di essere il primo a farla, in questo caso è stata dichiarata una difficoltà (che a questo punto nessuno sa quale è), e si è modificata completamente la via rispetto all’originale. E se quella via ha permesso di entrare nella storia (per quanto si possa parlare di storia, sia nell’arrampicata che nell’alpinismo), allora questo è un caso un poco complesso.
La tua domanda finale è lecita ed assai interessante: io sono convinto che molto di quel che vediamo ora in arrampicata (ed alpinismo) arriva da ciò che ci hanno lasciato coloro che hanno iniziato; in tale prospettiva non vedo assolutamente nessun tipo di miglioramento possibile, anzi. Ma qualcosa, per caso, è cambiato: sull’impianto “arrampicata” si è inserito quello dell’arrampicata “finta” (come piace dire agli arrampicatori liberi, freeclimbers o quanto altro), su plastica; ed è proprio da questo nuovo nucleo che vedo grandi possibilità di cambiamento. Gli atleti attualmente sono ancora in una fase molto “comunitaria”: prevale certamente l’onestà tra tutti e molte sono le cose per cui si sentono partecipi assieme l’un l’altro. Gli ultimi enormi sforzi di alta difficoltà all’aperto, fatti praticamente da soli atleti di coppa del mondo (ad eccezione di Seb Bouin) lasciano intuire che questo sarà il futuro per l’arrampicata “fuori” e, nota mia positiva, almeno dal punto di vista che citavi, sono positivo e vedo molta possibilità di miglioramento. Ciao (e grazie).
Umberto (68). E’ un ambito in cui, pur essendoci dei fatti oggettivi ( prese cambiate per rottura, abrasione, riempitura ), il pubblico si divide per fazioni, e molti favorevoli a Manolo tendono a considerare la storia come un “futile” (appunto) litigio tra locals. In parte si potrebbe leggere effettivamente cosi’, ma resta il dato di fatto che molte vie firmate Manolo non sono attualmente ripetibili nello stato in cui e’ stata fatta la prima libera. Sarebbe interessante (e utile) averne un elenco dettagliato da fonti affidabili. Io concordo che tutto cio’ getta un ombra sul personaggio, e ne danneggia considerabilmente l’immagine. Capisco abbastanza che Scarian possa avere il dente avvelenato, proprio per il suo intenso passato trascorso al fianco di Manolo. Mi riesce piu’ difficile capire quanto questo sia davvero rilevante per un giovane come Zeni, fortissimo e con una brillante carriera ancora in ascesa. Uno cosi’ ha il mondo a sua disposizione, perche’ incaponirsi con vie dove le regole del gioco sono palesemente truccate o dubbie.
Dove invece non ti seguo e’ su Jolly, che fatico a vedere come una vittima o anche solo un “danneggiato”. Ho la copia con il capitolo in questione – libro godibile, direi nella sua leggerezza; per me pero’ il capitolo su Eternit, con le sue foto/scoop delle prese si incastra (appunto) a martellate con il resto… Strano poi avesse riposto cosi’ tante speranze su una singola via, tramontata la quale null’altro ci e’ pervenuto. Ma ognuno ovviamente ha il proprio modo di vedere le cose.
Ad ogni modo e’ dagli anni 80 ( cioe’ dall’inizio dell’arrampicata sportiva ) che girano storie di vie alterate. In Trentino io conosco meglio la Val San Nicolo’ e pure li’ i personaggi non hanno brillato per lealta’ nella competizione… Altrove, tra i “big” mi vengono in mente pure i dispetti tra Edlinger e Tribout, concorrenti su le Specialist… Mi pare che la situazione sia migliorata, per lo meno ad alto livello. Sara’ davvero estendibile, in generale, all’intera comunità’?
Pellegrini. Il mio era solo un richiamo al senso delle proporzioni e della misura. Come sempre. Tutte le passioni hanno una loro ragione, pensa al calcio. Questa discussione mi è sembrata in certi passaggi come certe discussioni sui giocatori che fanno in tono serissimo e con grande coinvolgimento emotivo molti miei amici. Io mi annoio da morire e se qualche volta faccio qualche battutaccia rischio la pelle. Non ho capito il riferimento all’anoressia. Forse esistono davvero delle connessioni misteriose. Hai citato una cosa per me dolorosissima. La persona con la quale ho vissuto la prima parte della mia vita le curava o almeno ci provava. Si dice che un professionista non porta a casa il lavoro ma non è così. Forse perché eravamo giovani e non ancora corazzati il dramma di alcune pazienti che si lasciarono morire nonostante ogni sforzo segnò anche alcune delle nostre serate familiari. So di dire una cosa scontata, ma bisogna viverle certe situazioni. Quella è una cosa tosta, ben oltre una presa cementata all’interno di un “gioco”, pure bellissimo e meraviglioso come ogni impresa umana anche “inutile”. Ciao
Non sono daccordo Pasini.
L’onore, la gloria, e l’eccetera secondo me stanno dove esiste qualsiasi tipo di impegno mentale, spirituale e fisico, dalle partite a scacchi sino al lancio del giavellotto, passando per le salite in montagna, oltre che ovunque in qualsiasi meandro della vita. Sono bolle di passione in cui il definire cosa sia sacro e cosa profano o futile io non mi azzardo neppure. Seguendo questo percorso logico si potrebbe definire “futile” l’anoressia giovanile: in fondo, basta mangiare un panino di più, che diamine signora mia, c’è ben altro a cui pensare.
Questa “leggerezza” da “comari di paese” è costata, in questo caso, lo stralcio in fase di ristampa di un intero capitolo del bel libro di Lamberti, “run out”, capitolo fondamentale al libro stesso, in quanto proprio in questo capitolo Lamberti descriveva la parte più fragile e complessa di se stesso. La seconda guerra mondiale è stata peggio, di certo. Ma.
Per me invece in questa vicenda si dovrebbe parlare di mistificazione. Che poi si mistifichi sulle figurine Panini, piuttosto che sul teorema di Godel, il percorso logico anche in questo caso è lo stesso. E una vicenda del genere potrebbe almeno far riflettere sul senso che hanno attività come l’arrampicata fuori, o l’alpinismo, ed quali gli evidenti, tanto evidenti, limiti contestuali di merito.
Stupisce che vengano messe in dubbio le parola di Scarian, che con Zanolla ha arrampicato tanto, e le parole di Zeni che i tiri “leggenda” li ha ripetuti tutti. Forse perchè Scarian e Zeni non sono alpinisti con la tutina bianca, forse perchè non provengono da quel brodo culturale da cui son saltati fuori i miti ancora viventi di oggi, quel brodo in cui capita di vedere i frequentatori di questo blog crogiuolarsi con piacere. O forse perchè ciascuno di noi pensa che la propria passione sia l’unica degna di nota, ed il resto roba minore. Tant’è.
Ciao.
Sí, Roberto. Stavo scherzando, come al solito.
So che tu sei ben distante dai furori di Lammer, come lo ero pure io anche quando scalavo a venticinque anni, con gli occhi che scintillavano di gioia.
Il mio motto era: “Arrivare anche nudi alla meta, ma arrivare”, dove la meta era il fondovalle (la cima era solo a metà strada).
Panta rei.
No, No Fabio. Ben lontano da Lammer. È piuttosto che partimmo rivoluzionari e ci scoprimmo conservatori (almeno in montagna) o forse non è neppure questo ma solo che ho cercato di conservare il senso delle proporzioni e della leggerezza dell’essere e quando me ne sono scordato, perdendomi un po’ nelle strade secondarie, ci ha pensato la Vita a ricordarmi dove stanno le grandi vie dove passa il nostro percorso. E poi mi hanno educato a non sprecare energia e a non accendere fari e faretti quando non è necessario e basta una lampadina a basso consumo. Tutto qui : risparmio energetico. Ciao
“L’onore, la gloria, la sofferenza, la caduta e il riscatto…..stanno altrove, dove non si spande nell’aria, impalpabile e volatile, la magnesite.”
Noto nelle parole del Pasini un vago tenore lammeriano…
P.S. Vi ricordo che Lammer, a dispetto del suo furore alpinistico, morí nel proprio letto. Forse – tutto sommato – non fu abbastanza furioso: fu abbastanza prudente (o fortunato?).
Quando una discussione assume i toni di una contesa tra comari di paese non resta agli spettatori, un po’ perplessi e frastornati dai dettagli, che fare come le tricoteuse che mentre la ghigliottina faceva il suo crudele lavoro sferruzzavano raccontandosi storie. Data la sostanziale futilità dei temi in discussione (“fu vera presa?) , con tutto il dovuto rispetto per la sacralita’ della prestazione arrampicatoria, non possono però essere storie tragiche ma solo storie leggere. L’onore, la gloria, la sofferenza, la caduta e il riscatto…..stanno altrove, dove non si spande nell’aria, impalpabile e volatile, la magnesite.
Bona la trippa. Anche il lampredotto
Direi che c’e ampio materiale per una serie televisiva tipo “Alla ricerca dell’appiglio nascosto” con il glaucopide e fascinoso Kim Rossi Stuart nel ruolo di Zanolla e la partecipazione straordinaria del torvo Klaus Kinski nel ruolo del “cattivo” che cerca di distruggerne la fama. Ovviamente, in linea con le tendenze moderne, le distinzioni tra il buono e il cattivo andranno sfumate lasciando un margine di incertezza nell’ultima puntata, che consenta una seconda stagione. Manca il personaggio femminile, ma gli sceneggiatori sapranno sicuramente trovare un ruolo magari un po’ defilato ma importante sullo sfondo della virile tenzone. Una storia di genio, ambizione, attrazioni e delusioni, corpi muscolosi e armonici tesi nello sforzo, valori traditi, pentimenti…di sicuro successo ben oltre il piccolo mondo dei climber, destinata a surclassare il film sulle Otto Montagne di Cognetti, in cui manca il ruolo fondamentale del cattivo ed è troppo elementare nelle psicologie dei personaggi. Qui c’è molta più trippa per gatti. Oppure ci vedo materiale per un libro di Camanni, notevole e inteigante narratore di psicologie complesse, di cui sto leggendo con grande piacere il libro su Hemming.
@Leonardo Castiglioni
Su una cosa concordo….Manolo ( e altri) hanno dato il via ad un nuovo modo di concepire la scalata.
Per quanto concerne Eternit, la via è la, al Baule.
È stata modificata dopo la prima libera?Si. È innegabile.
Chi è stato? Non importa. Ormai è un fatto.
Si può ripetere?Si. Anche 2 volte nello stesso giorno (ma potrà essere ripetuta anche 3 o 4 volte )
Dai video il Baule sembra un posto magnifico e con vie di diversa difficoltà.
Largo ai volenterosi amanti della placca.
Leonardo Castagnoli, Tu si che hai capito tutto! Complimenti! Tutta la storia è molto diversa da come l hai descritta tu, ma ovviamente ognuno interpreta a suo modo!
Proprio perché non ne aveva bisogno (58) non è credibile che Manolo, dopo aver realizzato eternit che, per la risonanza che ha avuto, sapeva che sarebbe stata presa d’assalto dagli aspiranti ripetitori in cerca di gloria riflessa, non è credibile – dicevo- che l’abbia modificata sapendo perfettamente che chi fosse andato per provarla se ne sarebbe accorto e avrebbe strombazzo ai quattro venti il crimine nefando.
Cosa che è puntualmente accaduta, con l’astuto direttore di Pareti che, come ha detto qualcuno, della distruzione della figura di Manolo ha fatto una crociata per vendere qualche copia in più sfruttando la buona fede di chi si presta all’operazione.
Ma ha detto bene Giovannino Massari (36), lui e Bernardi sono e resteranno “leggende” per il ruolo che hanno avuto nella capacità di immaginare e dimostrare che quello che sembrava impossibile è diventato realtà grazie al cambio di mentalità che ha segnato la nascita dell’arrampicata come la conosciamo adesso.
Chi è venuto dopo è e resterà un atleta, bravo, bravissimo ma che, come dimostra questa discussione, svilirà sè stesso se, anziché trovare una strada autonoma, continuerà a voler inseguire un mito che mai potrà raggiungere, indipendentemente dalle polemiche su una manciata di vie.
Anche se non ne aveva di certo bosogno!
Gli oscurano? Beh da come vedo io l arrampicata o alpinismo o montagna! Beh sinceramente dico: Si!
Va che a me cjava un razzo di manolo . Non sono io che lo incenso. Ho solo scritto che lo accusate di aver bricolato alcune delle sue vie , ma pare si possa solo pensare ma non scrivere nero su bianco.
Io ho posto una domanda… ma i bricolamenti degli ultimi anni oscurano quanto fatto nei primi 30 anni di carriera?
Giotex sei proprio duro di comprendonio! È stato detto tutto e ritutto! Fatevelo santo subito! e finitela di scrivere stronzate e favole favolose con facilità disarmamte! Ne abbiamo tutti i c……. i stracolmi! Saluti 💪👏
Si pero chissa perche i post nei quali si parla di manolo ci sono sempre decine di commenti…
“mah … comunque ha già detto tutto il jolly in quelle pagine meravigliose di run out”, ho letto altrove tempo addietro. Sono d’accordo. Il diretto interessato non le ha mai commentate, magari nemmeno si è reso conto con quale affetto vero il jolly le abbia scritte quelle pagine meravigliose, commosse e commoventi aggiungo io. Anche basta ora con questa storia infelice, amara.
perdonami!!! Comunque se conosci Zeni per favore digli che sul web le persone stanno travisando i suoi interventi. Avevamo tutti capito che lui pensava che manolo fosse lo smartellatore seriale!!!per fortuna avevamo capito male…vedi, a volte basta parlarsi per capirsi. allora chissa’ perche’ parla di etica, sportivita’ e onesta’ , forse una sera manolo e’ andato via dal bar lasciandogli un paio di metri di birre da pagare dicendo…scusa, puoi fare te? ho dimenticato il portafoglio a casa!!!
Zeni e scarian da qualche anno accusano apertamente manolo….Dimmi dove hai letto un post di Zeni che accusa manolo che vado a rileggerlo
Sorry ho sbagliato collocazione del post. Andava messo in essere marstri di sci.
Fabio. Quelli furono anni di piobo che speriamo non tornino. Che poi le persone giovani o adulte svessero momenti di gioia è sempre così. Lo diceva anche mio padre degli anni di guerra. E anch’io che ero già adulto e appena sposato mi divertivo un sacco ad andare per monti. Questo non toglie che complessivamente fossero anni di merda e sangue ed è fortunato chi non li ha vissuti.
Mi sono andato a leggere l’articolo di Gennari Daneri. Ho respirato aria di Pareti, Punto Rosso. Chiunque abbia variato la morfologia di alcune prese di quelle vie e’ un fallito. Oggi Megos and company salgono ben di peggio. Chiunque abbia variato quelle prese e’ anni luce indietro rispetto alle nuove e future generazioni. Anni luce indietro non nel fisico, quello è’ scontato ma nella vita testa. Forse mi sbaglierò ma le nuovissime generazioni nascono libere da queste meschinità’. Almeno così sembra…
Quasi più avvincente del divorzio Illary – Totti con gli schieramenti opposti dei fans. Beh non esageriamo, non proprio, quasi, la storia dei Rolex spariti è sicuramente intrigante più dellle prese sparite e i “valori” in ballo non confrontabili 😀
dai cacchio…La rivista in questione e’ pareti , diretta da andrea gennari denariIn giro da tempo si dice che ci siano delle ombre sugli ultimi anni in cui manolo era ancora al top. Se non erro , le prime accuse vennero fatte da jolly lamberti; anche i fratelli pou, quando ripeterono “solo per vecchi guerrieri” alzarono qualche sopracciglio. Poi Andrea Gennari Denari ne ha fatto lo scopo della vita, una vera e propria crociata, quello di attaccare manolo. Zeni e scarian da qualche anno accusano apertamente manolo. Le accuse sono quelle di aver bricolato pesantemente alcune sue vie, probabilmente per alzarne la difficolta’. Sicuro si sa che su alcune vie delle prese sono scomparse o buchi tappati. Su chi lo abbia fatto nessuno ha delle vere prove materiali ma dagli indizi “pare”, “PARE”, si stato proprio LUI (o forse qualcuno che lo odia profondamente).Sicuramente la storia e’ triste; l’acredine di zeni e scarian con cui girano sul web per commentare ogni articolo riguardante manolo lascia a desiderare (nonostante scarian continui a scrivere che lui ha altro a cui pensare) tanto quanto modificare le vie ne 2023. C’e’ da dire che manolo ha fatto cosi tanto che resta da capire se eternit, pinne gialle,cani morti( citata da scarian ) possano cancellare quello che ha fatto prima.
Be’, Massimo, il criptico in questo caso sei tu.
Non ti firmi per esteso e non citi il nome della rivista cartacea.
E’ proprio un vizio da climbers pettegoli. (La maggior parte)
Insomma, chi è ‘sto Manolo? E perché si parla tanto di lui?
Ma perché non ve ne andate tutti quanti a vagabondare sui monti, in solitudine e in pace col mondo? 😊😊😊 😉😉😉
Criptici?
Sul tema l’ultima rivista cartacea che parla di roccia è uscita con un’inchiesta con articoli e foto, giusto un annetto fa.
Mi sembra tutto esposto alla luce del sole.
O c’è dell’altro?
Molti di questi commenti sono troppo criptici. Se ha qualcuno ha voglia e sa come andarono le cose le scriva, con versione e contro versione. Se no rimane tutto un’allusione . Personalmente ho sempre diffidato di queste leggende metropolitane di prese rotte scavate tappate. Quando c’è’ in gioco il prestigio e l’interesse economico siamo distanti anni luce dalla sfida personale che è’ ( anche) l’arrampicata sportiva. Sono di estrazione Finalese, di buchi tappati, prese rotte e prese scavate ve ne sono state non poche. Come dicevo prima, il divertimento era fare le vie lo stesso…
Per Fabio
Ho detto che sei “enciclopedico” perché lo sei sempre stato anche quando circa 25 anni fa scrivevi su ciò’ che oggi potrebbe essere definito l’antesignano di un blog di montagna. Io non oso dare valutazioni di bravura sui tanti nomi che hai nominato, non li ho conosciuti tutti, ovviamente non avrei avuto alcun motivo per dire che uno è’ più’ bravo di un altro. Ognuno è’ stato eccezionale a suo modo. Ti sei dimenticato comunque Moffat….un po’ grave!
Poi i miti sono miti, sarà’ perché’ mi ha firmato una sua foto a Genova 40 anni fa ma le Blond rimane insuperato. Non perché’ abbia fatto sempre le vie più difficili degli altri ma perché’ con le sue foto ed i suoi film ha fatto sognare una ( forse più’) generazione di ragazzetti che con una sbarra ed un trave in legno hanno provato ad imitarlo.
In questo concordo con Giovanni Massari, ci sono atleti, ci sono visionari.
Ciao Enri
In realtà scrivo un sacco, mi era sfuggito questo blog, su FB pensa che sono stato bloccato come tantissimi perché ero scomodo…Questa crociata mossa da interessi personali anche economici (evidenti) mi ricorda il 2005 quando fui inondato da insulti e ironia per aver scritto ciò che avevo visto su Portami Via e Matteo Della Bordella. Ricordo un tizio che si faceva chiamare cialtrone a capofila di una 50ina di haters… Poi 40 gg dopo Ueli Steck la ripeté in 2gg, commentò e sparirono.
Io con Manolo ci ho scalato solo 5 volte, una delle quali fu anche parecchio in difficoltà sul suo 6a+, bagnato, di Lucertola schizofrenica. Volo vietato… Insomma, l’ho visto alieno, su Malvasjia, in Codula Fuili e nella sua Totoga, e umano. Molto più di me contano i pareri di Edlinger e tanti altri per gli anni ’80 e Ondra e Gallo questo millennio. Io poi ora alleno e vengo dalla ricerca in fisica, quindi ho il tarlo della domanda. Come mai per Megos Action Directe è stata una scala (e probabilmente massimo 8c….) e per altri Campioni di pan gullich niente da fare? Come è possibile che Manolo a quasi 60 anni stupisca Ondra? Che su Pinne Gialle, che vista di profilo é davvero difficilissima, sempre a quasi 60 anni scali così?? Perché la Hayes su 9a+ famosi che hanno respinto fortissimi è andata in fretta? Allenando con grandi responsabilità dei giovanissimi che dipendono da me, studio. Una mia ex atleta, Iris, è arrivata all’8a+ a vista senza 5 trazioni su 2cm… Un 8a+ dove gente da 9a si è appesa. Sui 7c/8a di dita non sbaglia un colpo e anche a forza relativa è davvero debole. Quindi non è questione di peso… Iris ha le stesse doti di Manolo che vidi su Malvasjia e in Sardegna e Totoga, e che Edlinger descrisse nel suo Manuale con tanto di esercizio test… Lascio a chi ha grandi evidenti problemi comportamentali il bruciore di stomaco, per me Manolo é stato prima uno spettacolo come lo è stato Caldwell e da un paio d’anni una vera e propria risorsa (per questo gli ho chiesto di venire a vedere una gara). Quando hai 1RM di 100kg su 1,5mm scarsi del Beast 2000 e cadi dove uno o una passano facile, bisogna farsi delle domande. Va da sé che basta poi leggere e confrontare per vedere surreali contraddizioni, ma anche qui è questione di ragionamento, o ce l’hai o ne hai bisogno, appunto
Pace e bene, se vuoi sul mio sito o su Instagram o su FB scrivo, mentre spero tu abbia reperito il libro sulla Libera sulle grandi pareti a firma mia e di Giorda nella collana storia del l’alpinismo. Niente di speciale in stile e narrativa, ma dal nuovo mattino a oggi passando in mezzo a nomi come Manolo, Kammerlander, Huber, Auer, Lama… C’è da sognare
Io non ho certo problemi a parlare di Manolo il quale peraltro è stimato e ammirato da tanti di quei fuoriclasse di ieri e di oggi, garisti e non, che non ha certo bisogno di me. Voglio dire, le parole di Ondra, Edlinger, Gallo, Berhault, Eisendle, fratelli Pou, Vwn Moon, e presto ne sentirete di Campioni del mondo garisti italiani, sono state chiare e limpide,
Inoltre lq legge di Bloch è mio postulato poi se qualcuno ha dei Seri problemi personali di salute é giusto non infierire, comprendere invece arrivisti o falliti mi è più difficile ma anche lì a dirla tutta si capisce pure quello, magari non si è stati in grado di passare su traversi di 7a di Manolo e l’amor proprio fa brutti scherzi.
Poi io ci sono abituato, me ne dicevano di tutti i colori quando raccontavo di Matteo Della Bordella, che avevo raccontato palle, esagerato, ecc ecc. Dicevo semplicemente quello che vedevo. Non credevano che io avessi potuto aprire dei 7b Trad molto pericolosi e e dei 7c obbligati ma é successo. I rosiconi sfigati ci sono sempre e se sono nei media inventano a piacere. Ma basta ragionare per capire tutto. Basta appunto mettere a confronto le parole di Ondra con quelle di uno normale. Tutto qui.
Manolo è stato avanti di molti, molti anni (personale opinione: il più avanti di tutti è stato Dawes, ovviamente anche lui subì le stesse cose di Manolo), e a 50 anni era più performante di climber normalmente forti. Per chi come me vede live ora Megos o Narasaky o Ogata la differenza fra Olimpo e normalità è chiarissima
“si tratta di qualcuno che ha modificato eternit e altre vie”
Eternit non so, ma da quel che ho capito io circa Pinne Gialle, si tratta di qualcun altro che ha affermato che “probabilmente si sono rotte delle prese”, perché non era riuscito a passare.
Quindi il qualcuno iniziale è tornato e l’ha ripetuta senza usare gli spit (che poi ha tolto, secondo me sbagliando).
Anche se alcune protezioni sono state messe calandosi e i primi rinvii passati prima di partire, dal basso della mia incapacità arrampicatoria a me pare che il qualcun altro di cui sopra sia stato semplicemente sverniciato e non riesca a farsene una ragione.
Prese rotte o mica prese rotte, Eternit o mica Eternit.
Per parte mia sono veramente soddisfatto e grato di arrampicare come una foca con i pattini a rotelle e non ho niente da dimostrare a me o agli altri…però continuo a divertirmi come quarant’anni fa.
36@ Massari.
Mi associo e ti faccio i complimenti. In poche righe hai saputo centrare il punto. Comunque anche tu, della generazione successiva, secondo me sei stato un punto di riferimento per molti.
Evviva l’Italia! ✌️🙌👏
Manolo ad Est e Marco Bernardi ad Ovest sono stati i “Maestri” che hanno ispirato la rivoluzione che ha traghettato la nascente arrampicata sportiva che ora sembra una realtà scontata ma non lo era per nulla alla fine dei ‘70 inizio ‘80.
Loro sono e resteranno “Leggende” mentre a chi è venuto dopo resta il ruolo di “Atleta”;atleti che sicuramente resteranno per nell’immaginario per lungo tempo per la loro forza e i loro record.
Le “Leggende” però resteranno immortali non tanto per quella manciata di vie di cui si discute ma soprattutto per la capacità di immaginare e dimostrare che quello che sembrava impossibile e’ diventato in realtà possibile attraverso il loro cambio di mentalità e costruendo di fatto una strada percorribile a tanti altri dopo di loro.
Grande Rispetto per sempre alle “Leggende”
Grande Onore ad ogni nuova performance agli “Atleti”
Il nostro Alberto si sta rivelando uomo saggio del GognaBlog (ma io l’avevo già scoperto da molto tempo).
Sarà effetto dell’età? 😉😉😉
Se proprio devo fare il tifo, lo faccio per la ROCCIA. Ognuno di noi la usa e ne fa quello che vuole, per soddisfare il proprio giochino ed egoismi vari.
Scarian, il grande fratello guardalo te.
Nessuna giustificazione della manomissione della roccia e delle vie. Massima condanna per questi atti e, se l’ha fatto Manolo, mi dispiace assai per lui. Non ne aveva bisogno. Ma non siamo tifosi. Quindi dico ribadisco che non mi è piaciuto il tuo lanciare dubbi come ad esempio:
O si parla chiaro o si sta zitti.
E siccome non c’è tifo ma solo dispiacere, tutta questa storia è veramente brutta, triste, pietosa.
Che sia già accaduta in passato non è una giustificazione, caso mai solo un aggravante.
Carissimi amanti della montagna, filosofi, nostalgici, tuttologhi, adoranti, hippies, blogger, fancazzisti, palme e gente che non gliene frega una beata… (infatti dovrebbe guardarsi il grande fratello!) e chi più ne ha più ne metta?! Forse vi è sfuggito il punto di tutto ciò! Allora una volta per tutte! Qui non si tratta d’invidia e rancore, ma si tratta di qualcuno che ha modificato eternit e altre vie! Le sue di vie! Rendendole più difficili! Il perché è molto semplice! Per far trovar lungo a chi voleva ripeterle e così sperando di garantirsi un posto nell’olimpo degli dei! Inalzando in modo esponenziale il proprio EGO! Ma non funziona così, ci dovrebbe essere onestà e lealtà nei confronti degli altri, cosa che non c’è stata e non mi riferisco solo a questo caso, in arrampicata e alpinismo soprattutto, ce ne sono molti di casi analoghi . Quindi per concludere chi vuol capire capisce e per il resto va bene così. Una cosa posso dirvi che ne io ne Alessandro Zeni siamo invidiosi di questa triste realtà! Abbiamo ben altro a cui pensare e abbiamo già fatto molto di più anche se non viene riconosciuto, probabilmente uno che dice la verità è sempre una persona scomoda, ma va bene così. Tante buone scalate a tutti e un abbraccio a Fabio Pama, rilassati,
«Per me l’arrampicata non è uno sport, tanto meno l’alpinismo.»
La vecchia guardia muore, ma non si arrende all’andazzo.
Benassi. Infatti non mi rivolgevo a te ma alle tifoserie. Poi per carità la Chiesa è andata avanti per quasi 200 anni a discutere sulla vera natura del Cristo. Si aguzza la dialettica e l’arte dell’argomentazione, però è roba per appassionati. Gli altri guardano perplessi e dopo un po’ quando i dettagli diventano troppi uno perde motivazione. In ogni caso, senza riferimento alcuno a Manolo, che miseria e nobiltà spesso convivano avendo lavorato tutta la vita sui temi della gestione delle persone me ne sono fatto presto una ragione. Non ci sono mai garanzie che il “mestiere” o l’ambiente in cui si opera proteggano. Siamo uomini imperfetti, piccoli, grandi e medi.
Il ? Non c’e
Pasini. Roberto? Per me l’arrampicata non è uno sport, tanto meno l’alpinismo. Eh…lo so visione retrogada.
E NON sono un tifoso, questo è bene chiarirlo. Sono intervenuto, non per schierarmi, come ho scritto, me ne pò frega una beata …. di certa roba pietosa. Ma i sassi per aria non si buttano. I cani saranno anche morti…
Noi no!
La parola chiave l’hanno usata i diversi contendenti: Sport. È lì l’origine di tutto: il lato solare e il lato oscuro, purtroppo, vanità compresa, il peccato preferito dal Diavolo e altri peccatucci vari, come la tifoseria. Per chi vive la montagna e l’arrampicata in altro modo tutta questa contesa cristologica (visto che siamo a Pasqua) sulla natura divina o meno di Manolete è di una noia terribile e fa anche un po’ di dispiacere e amarezza. Attenzione non ho detto che si tratta di un punto di vista più elevato o migliore, ci macherebbe, sto solo dicendo che l’approccio sportivo non è caratteristico di tutti i montagnardi, magari competitivo, ma è un’altra cosa dallo “sport”, e allora si entra in un’altra “visione” come direbbe Gogna. Auguri a tutti.
Però, almeno per me che son marittimo, non dico chi ma perché abbia cementato non mi è, ancora, chiaro. Per renderla più difficile? Questo renderebbe onore a manolo….se la avesse fatta dopo le manomissioni. Onore che quindi spetta al Sign. Zeni. Se fosse stato manolo dopo averla fatta che ne ricavarebbe se non disprezzo? Mi ci sto perdendo wuindi chiedo solo: esistono altri esempi di manomissioni manifeste con buchi tappati e prede tagliate??
mi permetto di consigliarti/vi solamente di tenere l’odio e il rancore lontano dalla scalata la tua/vostra passione. Si può discutere di tutto senza essere offensivi.
Va che la figura di quelli che quelli rancorosi e offensivi fa state facendo proprio voi due
Mi hanno avvisato di questo nuovo e divertente dibattito in corso. Quindi mi permetto di intervenire per un’ULTIMA volta (e spero davvero che questo sia chiarificatore, chi non lo vuole capire poi non lo capirà mai e me ne farò una ragione).Rispondo quindi a Fabio Palma perché una cosa vorrei capire.. Ma quando parli di invidia.. A cosa ti riferisci di preciso? Perché mi sa che a questo punto mi sfugge qualcosa nel tuo modo di pensare. Parli di tante cose che si mescolano e diventano piuttosto confusionarie e spesso scorrette e contraddittorie. Però una cosa ti ricordo che Eternit, nonostante le innegabili modifiche, la ho salita due volte, di seguito, lo stesso giorno (non proprio al limite). Questo ovviamente, da parte mia, è un fatto testimoniato anche con due video senza tagli presenti su you tube. Quindi faccio davvero fatica a capire come tu possa pensare che ci possa essere qualche sorta di invidia dietro.
E’ come se un saltatore in alto del giorno d’oggi si mettesse in competizione con uno di 30 anni fa e saltasse il doppio e sia invidioso di quest’ultimo. Non lo trovi assurdo?Ovviamente non ci sarebbe nemmeno competizione (nuova generazione nuovi record) e se fosse tutto regolare ci sarebbe solo tanto sano rispetto e ammirazione per quel saltatore che 30 anni prima aveva portato avanti quello sport con lealtà e rispetto.Però se quel risultato è falsato è dovere di ogni sportivo renderlo presente. Non mi interessa chi è perché lo abbia fatto, ma innegabile che sia avvenuto e per questo andava detto (per me bastava dirlo una sola volta ma a quanto pare al giorno d’oggi non funziona così e alcuni ancora non lo hanno capito, te in particolare). Quindi:
L’Eternit che ho salito io non è la stessa che avevo provato nel 2010 subito dopo la salita di Manolo e su questo ci sono anche foto che lo testimoniano (molte prese in meno e tanto cemento a tappare i buchi in più) questo penso tu lo possa vedere tu stesso e difficilmente negare (in ogni caso la via è lì e basta andare a vederla di persona se ancora ci fossero dubbi). Nessuna polemica semplicemente un dato di fatto, la via è stata manomessa ed è diventata più difficile in particolare (per qualche strano caso) nei suoi passaggi chiave e non sulle parti più facili (rimaste uguali). E questo lo posso dire con certezza (tralasciando le foto) anche perché la provai nella versione originale dove effettivamente la prima parte “o ce l’hai o ne hai bisogno” trovai corretto, al tempo, la difficoltà data da Maurizio Zanolla 8b+ (infatti Sky la salí negli anni ‘90 in una manciata di tentativi) e per me, allora ancora giovane, era sicuramente un bel obiettivo ma che sentivo, già allora, alla mia portata. Ora è totalmente diversa, sia nella parte sotto che in quella sopra diventando decisamente più molto più difficile di allora sui passaggi chiave.
Per me Eternit non è stata nemmeno la via più difficile che ho salito nella mia, ancora giovane, carriera. Quindi tutta questa faccenda mi interessa fino a un certo punto, sto già pensando ad obbiettivi nuovi e sempre più difficili, questo fanno gli atleti.
Sono semplicemente stato sincero perché un domani, quando qualcun altro andrà a provare la via sia consapevole di ciò che sta provando, perché l’onestà nello sport è tutto.Per me puoi proseguire ora, è divertente leggerti e vederti così preso per questa cosa, immagino che molti giovani come me si divertano almeno quanto mi diverto io e questo tutto sommato è positivo.
Purtroppo i fatti sono questi per quanto fatichi ad accettarli ma proprio come in matematica, invertendo la posizione degli addendi il risultato non cambia.
E non cambieranno nemmeno se la ripetesse un’altro giovane (cosa di cui personalmente non potrei che esserne felice) dopo di me e facesse così una vera prima ripetizione dopo la mia di questa nuova versione della via.
Buon proseguimento,
Sei un bravo tifoso ma mi permetto di consigliarti/vi solamente di tenere l’odio e il rancore lontano dalla scalata la tua/vostra passione. Si può discutere di tutto senza essere offensivi. Ne guadagnerai/te in serenità e possibilità di scalare alla luce del sole indipendentemente da chi quel giorno ci sia o meno in falesia. Buona aderenza a tutti!
Passo e chiudo (per davvero sta volta, quindi scusate se non tornerò a leggere e rispondere a queste bellissime ed entusiasmanti discussioni che parlano di me) =)
AZ
Carlo says:
5 Aprile 2023 alle 13:52
Con toni pacati ed educazione penso si possa trattare qualsiasi argomento e/o polemica alpinistica. E dove se non in un blog di montagna??
@benassi “Delle vostre diatribe me ne frega una beata …. , non mi cambia nulla, se non stendere un velo di tristezza.”
come non quotarti. anche a me questa “discussione” ha mosso davvero solo una gran tristezza.
Alberto Benassi, stammi bene! 💪👌😂
Allora te lo rimetto in’altra volta.
Non ci sono diatribe! Solo fatti che parlano da soli! Poi se uno ha la mortadella sugli occhi e non vuol vedere! Beh libero di farlo! Tutte le fiabe sono state documentate ampiamente con i fatti. Non so xk sono ancora qui a scrivere… Buone scalate a tutti 💪💪💪🌀🌀🌀state bene!
Riccardo Scarian, magari credessi ancora alle fiabe.
Delle vostre diatribe me ne frega una beata …. , non mi cambia nulla, se non stendere un velo di tristezza.
L’hai scritto te.
Alberto Benassi, di accuse velate e velenose lasciate lì a galleggiare non ce ne sono proprio! Ci sono fatti che parlano da soli! Poi se uno non li vede!? behh! Continuiamo con le fiabe…
Renzo non mi riferivo a te.
Ma a tutta una serie di, più o meno velate comunque velenose accuse, lanciate per aria e lasciate li galleggiare.
O si parla con chiarezza o si sta zitti. Io la vedo così.
Alberto,
Da te mi sarei aspettato una richiesta di chiarimenti, non un’accusa di “sassaiolo””
Ma se lo desideri, posso elencarti tutti i “lapsus” che ho riscontrato ne libro.
Che mondo…
Guido,
1 su gogna blog viene richiesto solo il nome e l’indirizzo e-mail
2 perché io non scrivo la storia dell’alpinismo, ma se storia credibile è, non dovrebbe avere omissis.
3 a loro scusante, gli autori del libro,non possono neppure giustificarsi adducendo che è stato un lapsus (più e più volte)…sul web si trova tutto.
Si lanciano tante sassate ma poi si nasconde la mano.
Che mondo…
@ Renzo all’11. Visto che anche tu non ti firmi per esteso, perché chi scrive dovrebbe raccontarla tutta?
Ultimamente ho letto (ma solo in parte) “Dal nuovo mattino alle scalate libere-La storia dell’alpinismo”. Nella parte di narrazione che conosco, che è legata alla vita alpinistica di Manolo, ho trovato molte omissioni. Probabilmente per gli autori non sono così rilevanti ma lo sono sicuramente per la storia dell’alpinismo. Per questo motivo non ho proseguito la lettura. Mi sono chiesto: ma se ci sono queste omissioni, come può essere credibile nella parte che non conosco?
Molto belli, gli articoli. Ho amato in particolare il primo.
Palma! Non se ne può proprio più di tutte le cazzate che scrivi! Davvero fatico ormai a leggerti! Sei logorroico e quasi patetico! Vorrei risponderti e raccontarti un bel po’ di fatti! Credo di essere forse quello che ha scalato con Zanolla più di tutti! Aprendo anche cani morti, dove ci sarebbe da parlare! 😂Ma veramente non ne ho proprio più voglia, forse un giorno ti leggerai un bel libro, ma non credo che mai lo scriverò! Nella vita ci sono cose molto più importanti e soddisfacenti da fare! Tipo viaggiare, conoscere e condividere momenti della vita con belle persone, scaldarci assieme e vivere bene questa vità! Dormi pure sonni tranquilli, se pensi che io abbia invidia del tuo DIO ! Beh stai tranquillo, mi tengo solo un bel ricordo di quel che abbiamo condiviso e vissuto assieme nella scalata e nella vita., per il resto tranquillo non vorrei neanche lontanamente essere quel DIO!
Falla finita che ora grandaaa!
Ciao fenomeno!
PS:la tua coerenza è pari a zero, ti rocordo qualche tuo scritto o intervista fatta a me da te! Rivediti e tanti auguri!
Un abbraccio a te e DIO😍
Fabio, da un po’ non ti leggevo, sei sempre “enciclopedico”. Per restare su questa digressione post sportiva e sul valore della gestualità’ nel l’arrampicata, di cui Manolo fu uno dei più’ grandi interpreti, vorrei ricordare che la gestualità’ ed il cosiddetto stile nella scalata sono sempre al servizio del risultato. Come disse Edlinger proprio in una tua intervista di una decina di anni fa, egli non cercava lo stile ma l’efficacia. Spesso si è’ confusa la ricerca ossessiva dello stile con ciò’ che significa scalare una via in modo perfetto. Si scala in bello stile da vedere perché si scala esattamente come la roccia richiede. Il bello stile non può’ mai essere fine a se stesso. E due individui che ai tempi fecero dell’efficacia la loro ossessione furono Moffat e Moon…
Quanto alle prese rotte, tappate, nascoste…. Beh, la scalata anni 80 e 90 e’ piena dì aneddoti. Nei territori liguri che ho frequentato, non basterebbero una decina dì articoli del blog per ricordarli tutti. La cosa bella è’ che la verità’ non si è’ mai saputa e che qualcuno ha poi salito quelle vie anche con i buchi tappati o senza usare le “nuove” prese scavate, il che’ mi sembra la conseguenza migliore e più divertente.
Scusate i refusi, maledetto editor
L’ho visto dopo parecchio tempo alla gara di Coppa Italia Boulder di Bressanone, avevo due atleti in semifinale, Beatrice Colli e Davide Colombo, che poi sono andati nela finale ab6 ma nin hanno fatto podio per errori di lettura. É venuto ovviamente come spettatore normale e in tantissimi top di adesso hanno voluto fare una foto insieme. Era super curioso, non vedeva una gara live da molti anni, una volta mi telefonò agitato e mi disse ho visto il futuro. Era Gabriele Moroni, probabilmente almeno 15 anni fa. Mi telefonò tutto entusiasta quando ando scalo’ insieme a Ondra ancora bambino, e si spertico’ di elogi per Brenna e Calibani. Lui ama l’arrampicata solo appena meno del… Tennis. E vederlo su Malvasjia é stato come vedete Caldwell su Portami Via e Ondra su Bimbobello… Un alieno. Un altro pianeta. Ho scalato con tanti da 8c/9a ma ci sono scalatori forti scalatori fortissimi e GENI, come lui, Lama, Ondra, Edlinger e aggiungo, visto che ormai sono nele gare, Narasaky e Garnbret. So tantissime cose di lui perché ci ho scalato insieme ma anche perché per Uomini&Pareti chiamai Eisendle, Corona, altri suoi soci. Eisendle mi raccontò per filo e per segno del Nose, assurdo. Forse la sua più grande impresa, dal mio punto di vista. Glielo dissi e mi rispose, ma no, non l’ho mica salita a vista… Incredibile. Certo ora fanno cose che lui, Edlinger, Gullich neppure immaginavamo. Megos nel giorno di scarico di 10gg di allenamento fallisce di poco a vista la terza via più dira del mondo di 30 anni fa. Megos al secondo giro su Action Directe, Kruder al secondo giro sull’Arco di Maiorca di Scharma, la Garnbret a vista su 2 8c dopo 3 anni che non toccava roccia … I migliori garisti degli ultimi 5-8 anni sono alieni rispetto a quelli di 15 anni fa. Manolo è ovviamente il passato, anche se a quasi 60 anni ha lasciato a bocca aperta Ondra sul suo terreno, quello di Eternit, di Pinne Gialle. Su Malvasjia, per niente placca, passò sul chiave dove si pensava si fossero rotte prese come niente “forse é 8b”, disse. É una persona fantastica patrimonio dell’arrampicata come tanti altri che sono comunque pochissimi. Come ci siamo appena detti con uno dei più grandi garisti degli ultimi 20 anni, campione del mondo ” ci sono molti scalatori da 8c/9a, ma pochissimi sono come Federer o Djokovic o Mc Enroe nel tennis, immortali come Manolo.” Invidio ad Alessandro Gogna di non essere stato lui nel gtan diedro della Tognazza, deve essere stato come al primo allenamento di Maradona a Napoli. E mi do dell’idiota per averlo bidonato due volte per Silbergeier, ero impegnato sulla mia Infinite Jest. Che scemo. Il suo tentativo a vista sarebbe stato leggenda. Avrei fatto il saccone, al massimo il secondo scalando con resting, ma mi sono perso tanto. D’altronde, non ho visto neppure Lama. Gallo mi disse che non dormi due notti dopo averlo visto su Eternit nel 2012. Lui che andava a Erto, Cornalba, ovunque, era il fortissimo italiano anni ’80, feroce agonista che saliva ovunque, ha visto alla fine dal vivo come scala Manolo. E si può reagire in due modi: o crepare d’ invidia o sentirsi fortunato
Au
Detto da classico quartogradista decenni fa, quando uno non si propone e non propone il se stesso del passato come modello e ammette “una dose di fortuna esagerata”, vuol dire avere, a mio giudizio, uno “spessore” notevole. Capace di analizzarsi con sincerità, valutare con disincanto quel che è stato, vedere senza “fette di salame” quello che è oggi, non è da tutti e nemmeno da tutti i big dell’alpinismo.
Beh, che buon amico che ha in lei!
Grazie
Manolo è stato forte, il primo, il più conosciuto. Ha molti amici e tanti detrattori. Facile parlare ora di scavi, di etica. Manolo modestamente ha rappresentato il free-climbing quando ancora era uno sport per pochi e puri. Ha alzato l’asticella delle difficoltà negli anni 80/90. Ha avuto uno sponsor – Sector- che gli ha dato un poco di soldi per arrampicare. Ma, si sa, anche ora l’arrampicata e’ uno sport povero. Hannold viveva fino alla nascita del figlio in un furgone, ed anche Insta non gira con la Porche. Che aggiungere? Ha impersonato il mito dell’uomo che combatte con le difficoltà, come fu Preuss e altri dopo.
Ora a 65 anni lavora, disgaggia cerca di scalare ed invecchiare bene.
Chi lo invidia, chi lo venera. Io sono suo amico e percepisco la sua luce e le sue ombre. E vi garantisco che c’è molta più luce in lui (vecchietto di 65 anni) che in molti giovani, forti, arroganti climber. Ha avuto la fortuna di essere lì al momento giusto ed impersonare il Mito, come Edlinger o Berhault. La sua colpa? Piccola. Considerarsi immortale, in passato. Ed ora? Lasciatelo raccogliere legna e fieno e raccontare vecchie storie che fanno bene al cuore.
Con toni pacati ed educazione penso si possa trattare qualsiasi argomento e/o polemica alpinistica. E dove se non in un blog di montagna??
Non conviene commentare da parte mia reputo più forte il camos