Marmolada – 1: Cainelli, Draghi, Messner e Valeruz

Parte di ciò che una tragedia ha spinto a dire.

Marmolada – 1: Cainelli, Draghi, Messner e Valeruz

Walter Cainelli, presidente del Soccorso Alpino del Trentino
a cura di Redazione di agi.it
(pubblicato su agi.it del 4 luglio 2022)

Walter Cainelli, presidente del Soccorso Alpino del Trentino, pensava a una valanga come le altre quando è arrivata le telefonata. “Immaginavo  un paio di persone travolte. Quando siamo arrivati però lo scenario aveva ben poco della valanga perché ci siamo trovati di fronte a un fiume di ghiaccio, sassi e rocce. Era evidente lo stacco del ghiacciaio sommitale che rendeva molto rischiose le nostre operazioni di soccorso“.

Siamo andati dentro“, Cainelli utilizza questa espressione a indicare l’immersione dentro quello scenario così brutale, “pensando all’incolumità dei soccorritori e abbiamo portato via feriti e morti che erano in superficie. Le persone sembravano essere uscite da un tritacarne“.

Ben più difficile trovare le persone rimaste schiacciate da quel fiume ghiacciato in profondità. “Abbiamo usato tutti gli strumenti a disposizione, tra cui la cosiddetta ricerca vista – udito, cioè cercare di scorgere i corpi o sentire rumori e richieste di aiuto da potenziali superstiti, le unità cinofile e una specie di ‘campana’ che può ricevere segnali di strumenti elettronici, come per esempio i telefonini“.

Poi, è arrivato il momento di fermarsi. “Messo in campo tutto quello che avevamo e valutato il rischio che c’era a restare ancora sul campo, siamo scesi. Speravamo che la conta dei morti fosse finita lì, invece abbiamo saputo che non rispondevano all’appello altre persone“. Alcuni dei corpi recuperati “erano in cordata, altri non erano legati“.

Walter Cainelli

Sullo stato dei corpi, Cainelli, che fa il punto dopo ore di grande fatica nella piazzuola da dove partono gli elicotteri davanti alla caserma dei vigili del fuoco, ha pudore nel trovare le parole. “Pensate alla pressione con cui scendono dei blocchi ghiacciati e alla loro dimensione. Gli escursionisti sono entrati in un tritacarne. Col mio cane ho trovato resti umani“.

Cainelli chiede di non scrivere le parti del corpo che si è trovato davanti. Quanto alla prevedibilità di “un evento mai visto per la gravità sull’arco alpino“, Cainelli non mostra dubbi: “Non era prevedibile. Ora dopo tutti virologi, sono diventati tutti esperti di ghiacciai ma bisogna essere onesti. Nessuno poteva pensare che si staccasse una parte del ghiacciaio sommitale, posso capire dei seracchi che possono cadere, sono su un pendio, si muovono e poi cadono. Ma qui era inimmaginabile quello che è successo“.  

Il distacco

Mario Draghi
a cura di Tommaso Coluzzi
(pubblicato su fanpage.it il 4 luglio 2022)

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è partito questa mattina per raggiungere la zona della Marmolada. Arrivato a Canazei ha fatto un punto con la Protezione civile, i soccorritori e le autorità locali. Draghi è arrivato in automobile da Verona, dopo che il suo elicottero è dovuto tornare indietro per via del maltempo. “Oggi sono qui a Canazei per rendermi conto di persona di quel che è successo. E vi assicuro è molto importante esser venuti. Abbiamo fatto un punto tecnico operativo con tutti coloro che hanno collaborato alle operazioni, ma sono qui per esprimere la più sincera e affettuosa vicinanza alle famiglie delle vittime, i dispersi, i feriti e alle comunità che sono state colpite da questa tragedia“, ha detto Draghi in conferenza stampa.

Draghi a Canazei

Il presidente del Consiglio ci ha tenuto a ringraziare uno a uno tutti coloro che hanno operato in queste ore per cercare di prestare soccorso alle vittime della tragedia: “Voglio ringraziare tutti coloro che hanno lavorato in questo giorno e mezzo, la Protezione civile, i vigili del fuoco, il soccorso alpino, le autorità sanitarie, i volontari – ha detto Draghi – Ringrazio tutti per la loro professionalità e per il loro coraggio. La situazione è di grande pericolo. Voglio anche ringraziare i presidenti Zaia, Fugatti, con il quale ci siamo sentiti immediatamente ieri, e Kompatscher“.

Poi Draghi ha fatto anche una breve riflessione sulle cause della tragedia della Marmolada, soprattutto dal punto di vista ambientale: “Questo dramma ha certamente dell’imprevedibilità, ma altrettanto certamente dipende dal deterioramento dell’ambiente e dalla situazione climatica – ha sottolineato il presidente del Consiglio – Oggi l’Italia piange queste vittime, ma il governo deve riflettere su quanto accaduto e deve prendere dei provvedimenti perché quanto accaduto abbia una probabilità bassissima di succedere di nuovo e possa essere evitato“.

Reinhold Messner
a cura della Redazione di trekking.it
(pubblicato su trekking.it il 5 luglio 2022)

[…] Sulla tragedia è intervenuto anche Reinhold Messner. L’alpinista altoatesino, che di ghiacciai se ne intende, non ha dubbi: il riscaldamento globale è il principale responsabile della tragedia della Marmolada.

Tuttavia, l’esperienza della montagna avrebbe forse dovuto indurre a comportarsi diversamente.

Reinhold Messner

Non sto dicendo che chi era là è stato imprudente” ha dichiarato lo scalatore a TGcom24 – “salire là, lungo la via normale, è un’abitudine per chi va in montagna da quelle parti. Un alpinista bravo, però, non va sotto un seracco in questo periodo: l’arte dell’alpinismo sta nel non morire in una zona dove questa possibilità esiste e, per riuscirci, bisogna tenere occhi e orecchie bene aperti. Sempre“.

(Nota di GognaBlog: questa dichiarazione è stata resa a caldo, prima che fosse chiaro che non si è trattato di una caduta di seracco).

Al netto dei comportamenti umani, però, anche per il pluriscalatore degli ottomila il cambiamento climatico è il principale motore dello scioglimento dei ghiacciai e delle valanghe e quindi anche di questa tragedia.

Il distacco, più da vicino. Qui si vede molto bene che l’enorme porzione che è crollata non era sospinta dalla pressione del ghiaccio sovrastante. La caduta è avvenuta per frattura (acqua) e successivo scivolamento.

Con il caldo globale i ghiacciai sono sempre più sottili e, quando cadono, vengono giù pezzi come grattacieli. I seracchi cadono da sempre ma negli anni Sessanta il pericolo che accadesse era di gran lunga minore. Purtroppo anche la montagna risente dell’inquinamento delle grandi città“.

Secondo Messner “probabilmente sotto il ghiaccio si è formato uno strato d’acqua che poi ha spinto e portato il ghiacciaio a cedere.  Stiamo distruggendo il pianeta, è incredibile che ci siano 10 gradi in cima alla Marmolada“.

L’alpinista altoatesino non nasconde la tristezza per la tragedia capitata su montagne che conosce bene: “Ci sono salito più volte” – ricorda – “anche se ormai non ci vado da tanti anni. Lì non c’è quasi più ghiaccio, non deve essere molto grande il seracco. Fa troppo caldo, il permafrost se ne va e sotto il ghiaccio si formano veri e propri fiumi d’acqua che portano via tutto. Ormai accade ogni giorno in tutti i ghiacciai e il pericolo sotto i seracchi aumenta”.

“Sono profondamente triste per quanto successo sulla Marmolada – conclude Messner – Molte delle persone che stavano salendo o scendendo al momento della slavina non potevano sapere cosa stava succedendo”.

Toni Valeruz
di Marco Marangoni
(pubblicato su agi.it, 5 luglio 2022)

Dalla sua Alba di Canazei, Toni Valeruz non smette mai di guardare le due ‘sue’ montagne più care: la Marmolada, la ‘Regina delle Dolomiti’ che ha scalato ben 900 volte in qualsiasi condizione meteo, e il Gran Vernel, la vetta che lo ha reso noto in tutto il mondo per le sue quaranta discese mozzafiato (e pericolose) con gli sci ai piedi su neve, ghiaccio e dribblando la roccia.

Toni Valeruz, per tutti Tone, è l”uomo della Marmolada’. Ha concentrato la sua attività tra il 1978 ed il 1985. “La Marmolada mi ha fatto crescere, mi ha forgiato, ricordo ancora quella volta quando all’età di 7 anni, da solo, raggiunsi la vetta e una volta arrivato a valle, chiedermi: ma davvero sono salito fin lassù?“, dice il grande alpinista nel corso di un’intervista esclusiva con l’AGI. “Il Gran Vernel, invece, mi ha fatto capire quali erano i miei limiti percorrendo otto vie diverse“.

Toni Valeruz

Oggi Valeruz è un signore di 71 anni. Da Alba guarda verso i 3343 metri della vetta di Punta Penìa e pensa al suo passato ma soprattutto a quello che è accaduto domenica poco dopo le ore 13.30.

Sulla Marmolada, interdetta a ogni attività escursionistica, i soccorritori stanno recuperando reperti (pezzi) di persone, oggetti, attrezzatura tecnica.

Valeruz, piccato, parla di possibili responsabilità lanciando un pensiero che potrebbe far riflettere. “Questa immensa tragedia poteva essere evitata con un’azione di monitoraggio serio, con persone esperte e professionali in loco dotate di attrezzatura idonea che esiste in Italia e in Val di Fassa“, sostiene, “l’esperto deve giudicare da dentro la montagna e non da fuori. Persone competenti in loco avrebbero captato che quella fenditura piena d’acqua si spostava giorno dopo giorno. Bastava sedersi accanto alla fenditura e non si rischiava nulla“.

Poi Valeruz entra sul tecnico di quello che è accaduto. “È falso parlare di crollo, quello che è accaduto è stato uno slittamento di una porzione di ghiaccio. Quella fenditura era gonfia d’acqua anche perché lo zero termico a mezzanotte da giorni era oltre i 4000 metri e l’acqua continuava a scorrere. Bisognava attivare un’azione di monitoraggio dentro la montagna con personale specializzato“.

Altro particolare del distacco

Poi tiene a precisare: “La Marmolada non è una montagna pericolosa, ora, però, non nascano le crociate contro la montagna. L’alpinista sa che corre dei rischi, l’alpinista sa che è responsabile delle proprie azioni e che potrebbe anche morire“. Raccontando il passato, l’alpinista fassano afferma: “Sono salito in vetta alla Marmolada con tutte le condizioni e in tutte le stagioni, nei decenni scorsi c’era tanta neve e ghiaccio anche in estate e quindi la via normale era molto meno impegnativa rispetto ad adesso“.

La Marmolada oggi è irriconoscibile rispetto a 20 anni fa, ci sono i notevoli cambiamenti climatici, questo è il gioco geologico della terra ed è inutile ad andare a cercare responsabilità anche perché il ragionamento geologico è diverso da quello umano“, sostiene Tone. […].

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Marmolada – 1: Cainelli, Draghi, Messner e Valeruz ultima modifica: 2022-07-08T05:59:00+02:00 da GognaBlog

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18 pensieri su “Marmolada – 1: Cainelli, Draghi, Messner e Valeruz”

  1. “Non era prevedibile. […] Nessuno poteva pensare che si staccasse una parte del ghiacciaio sommitale, posso capire dei seracchi che possono cadere, sono su un pendio, si muovono e poi cadono. Ma qui era inimmaginabile quello che è successo.“
     
    Un crollo analogo era già accaduto sulla parete nord del Monviso il 6 luglio 1989. Alle ore 22.40 il Ghiacciaio Coolidge Superiore, pensile a metà parete, collassò: tutta la sua metà inferiore si staccò, precipitando a valle.
    “Gli unici testimoni diretti dell’evento furono due alpinisti del Principato di Monaco, Marc Albaladejo e Linda Mons, che quella notte si trovavano al Bivacco Villata […]. Il bivacco fu colpito da parecchie pietre e blocchi di ghiaccio, ma miracolosamente resistette.”  Vedi l’articolo “Un americano sul Monviso” di Andrea Parodi, pubblicato sulla rivista Meridiani Montagne n. 81 del luglio 2016. 
     
    Le fotografie, prima e dopo, mostrano una situazione iniziale e un evento simili a quelli della Marmolada: non un seracco che crolla, ma una parte del ghiacciaio che si stacca da quella a monte e scivola sul fondo roccioso. Prima del distacco le due parti erano unite da un pendio uniforme di limitata inclinazione, forse – pare di vedere in una foto – con un sottile crepaccio trasversale. Al termine resta un seracco verticale, alto una trentina di metri. Il tutto proprio come sulla Marmolada.
    L’unica differenza è la seguente: in quei giorni sul Monviso non c’era stato un caldo anomalo e prolungato.

  2. Ieri, giorno 13/07, visto servizio in tg locale : l’argomento era una colletta promossa dai soci del CAI di appartenenza di una  coppia di vittime che lascia  due figli. Iniziativa lodevole.L’iscrizione al Cai comporta una polizza a copertura, esempio :https://www.cai.it/sezione/terni/iscriviti/assicurazione/, come pure per Guide iscritte all’albo o anche  privatamente. I giornalisti nazionali di varie testate si sono ampiamente documentati sui vari risvolti connessi all’incidente. Spero in altrettanta sollecitudine tipica del”giornalismo d’inchiesta”,nel fare sapere se e in che tempi ( non dico l’ammontare),  i familiari delle vittime ed i  feriti sono stati risarciti  secondo clausole assicurative .  Interessa relativamente  dove e come sia defluita l’acqua della pozza  inglobata nel ghiacciaio crollato.

  3. Ultime notizie: la fotografia della pozza d’acqua sulla Marmolada (NON un lago o un laghetto) è del luglio 2009, non del maggio 2022 (fonte: L’Adige).
    Vero è che Hanspeter Eisendle ha dichiarato di aver visto lassú una pozza in maggio, la quale ovviamente non era quella della foto di tredici anni fa.

  4.  Qualcuno può pensare”Non vado in Marmolada, vado alle falesie di Nago, presso il Garda!!!.https://www.ladige.it/video/a-nago-si-continua-a-combattere-con-le-fiamme-i-canadair-in-azione-con-l-acqua-del-garda-1.3260491..e si affumica o si asfissia .https://www.ladige.it/montagna/2022/07/12/l-alpinista-eisendle-in-maggio-a-punta-rocca-c-era-un-laghetto-poi-scomparso-ma-nessuno-avrebbe-potuto-prevedere-cioe-che-e-successo-1.3260947
     anche se iper informati, un cigno nero scappa sempre!
    SUI PERCORSI  NASCOSTI DELL’ACQUA ..OCCORRONO GEOLOGI &SPELEOLOGI…CHE NE VEDONO DI TUTTI I COLORI .
     

  5. Dal quotidiano L’Adige.
     
    Messner scrive: “A causa del caldo straordinario, si è formato in precedenza un lago che in seguito ha spinto in avanti tutte le masse di ghiaccio”.
    Questa teoria viene però nettamente respinta dagli esperti. “Quel laghetto non c’entra nulla con quello che è successo sul versante in cui è partita la frana. In linea è in verticale rispetto alla frana, ma la parte di ghiacciaio, che si è staccata, è circa 70-80 metri più in basso, ma distante lateralmente oltre 150 metri e quindi non c’entra nulla. L’acqua di quel laghetto è andata giù per la parete sud”, apprende l’Ansa da fonte autorevole.

  6. tgr trentino delle 14 di 12/07… qualcuno avev avisto e fotografato un lago  di acqua di fusione dove ora c’e’la conca del crollo. https://www.rainews.it/tgr/trento/video/2022/07/tnt-Marmolada-lago-responsabilita-Messner-Eisendle-7ddc4e44-22c8-44ad-ad41-e4d0dd014106.html.
    la faccenda cambia aspetto.. tale invaso aveva il fondo nel ghiaccio.La parola agli studiosi.Pare evidente il ruolo degli alpinisti nel fornire dritte , anche solo circa un cavo di ferrata tranciato, ad un numero unico

  7. Dedicato al non (ancora)trovato
    La tutta nostra italiana abitudine di mettere faine a guardia dei pollai ci poteva anche stare ma mai immaginato un Draghi ai ghiacciai…hai hai
    Le dita dell esperto guidano in alto i droni e per la cronaca poco cronica divento haimė un reperto…
    Sotto le ultime vesti di neve e croda della Regina lascio i miei umani resti,ma non era il Re a dover essere nudo?
    Si è infranto un sogno …tanti sogni.
    La vita dopo il sudore è andata di schianto,ma quel.pezzo di me che rimane sotto si chiama ancora e per sempre cuore…
    Quando qui camminerai ,lo sguardo verso le creste e il petto  batterà forte sappi che anche io come te ardevo e vivevo per lo stesso tuo amore.
    Chi diceva fatalità qualcun altro errore…malpensanti e benpensanti incrodati assieme. 
     

  8. Bene Tone,bene Franco Prodi fisico dell’atmosfera a riguardo il clima ..leggere e studiare leggere e studiare…leggere e studiare..
     

  9.  
    Ero seduto a mangiare un panino sul Sasdelacrous alle13,30 del 3 Luglio.
    E stato come il preludio di una forte folata di vento, ma il vento non e arrivato.
    Dietro di me una fiumana di persone ( non di alpinisti) saliti in funivia sino a Santacroce e poi lungo il sentiero attrezzato .
    E cosi all Pissadu, al Sassongher, al Sasdeputia, alla Tofana…… OVUNQUE!
    Un numero incredibile di persone, ( non di alpinisti) 
    Richiamati dalle funivie, dalle strade bianche, dai rifugi, dalla pubblicità che ha trasformato la montagna nel terreno di gioco del momento.
    Oserei dire che e quasi impossibile che qualcuno non transiti nei pressi di un qualsiasi pericolo oggettivo , visto il numero dei turisti in gioco.
    Fatalità? Certo! Cos’ altro?!
    La natura e anche questo! Se un occhio profano guardasse oggi a 5 giorni dal crollo difficilmente riuscirebbe ad individuare il punto del disastro.
    Se di responsabilità vogliamo parlare, non cerchiamo tra coloro che dovevano controllare…. (Cosa?).
    Ma nelle scelte fatte in termini di turismo. Parlando della Marmolada, quante persone salirebbero senza la funivia, senza la ferrata o i vari rifugi in quota, persino in vetta?
    Il rischio c era anche prima del riscaldamento globale, i morti pure, ma il n. Dei frequentatori era ben diverso.
    Io per mia scelta, visto le condizioni dei ghiacciai, questo anno ho rinunciato a salirli, e ho convinto a non salirli anche i miei amici, e ben prima del crollo in marmolada. 
    I responsabili principali di queste tragedie…. Siamo noi , non diamo la colpa ad altri , perche nessuno ci obbliga ad andare da nessuna parte.
     

  10. albert, non hai proprio capito. Non è questione di stile di vita: quello che deve cambiare è il sistema, non la qualità della vita dei singoli. Tu dici: la qualità delle nostre vite peggiorerà forzatamente. Ma sembra che la prospettiva non ti dispiaccia. La verità è che un cambiamento di questo tipo colpisce solo i deboli, gli altri continueranno come e meglio di prima.
    Altrove scrive, giustamente, Enrico Camanni: “presto arriveranno anche i morti, cominciando dai più poveri, e non sarà per libera scelta”: l’alpinismo è libera scelta – una libertà che potrebbe venir presto calpestata nel nome dell’emergenza, “le montagne sono diventate troppo pericolose e vanno chiuse” dirà a quel punto il premier di turno, tra gli applausi dei babbei – un giorno qualcuno dirà che l’alpinismo è un lusso che non ci possiamo permettere, nel pieno di un’emergenza (è già successo, del resto, o no?), non ti resterà che andare a lavorare e fare penitenza (l’alpinismo come qualsiasi altra cosa, in pandemia si parlava tanto di aperitivi). Ci saranno i soliti richiami alla responsabilità (gli utili idioti di nuova generazione, la “sinistra di destra”), e intanto gli affari di qualcun altro andranno a gonfie vele.
    La svegliata che invoco io non è quella che invochi tu.

  11. ULTIMA ORA:
    Sembra che il governatore De Luca voglia riaprire il caso di Pompei coperta dal Vesuvio. Vuole i responsabili. Li stanera’ con il lanciafiamme! 

  12. 4) contro voglia nostra la svegliata ce la daranno:inflazione non compensata, crisi idrica e energetica e alimentare. Dovremmo diventare sobri, ma mancano esempi da parte dei concentratori di patrimonio e amanti del lusso, proposto come stile di vita.

  13. bruno telleschi (2):
    Ma come fai a dire che “la causa non è importante”. Certo che lo è – ed è, per l’appunto, l’epocale riscaldamento climatico. E non basterà cambiare stile di vita, come dice il commento che ti precede, per porvi rimedio.
    E sarà vero, come dici, che “gli alpinisti frequentano la montagna per ragioni che non sono scientifiche”, ma non potrebbe poi essere che i “movimenti dei ghiacci” siano monitorati anche per ragioni non scientifiche (per la sicurezza dei frequentatori dei ghiacciai).
    E comunque, in tutto questo bla bla bla, peraltro generato da una fatalità probabilmente imprevedibile, il rilievo più giusto l’ha fatto Lorenzo Merlo in un’altra sezione di questo blog: con metodo già recentemente sperimentato, nell’imminenza di un nuovo stato di emergenza (l’emergenza climatica), il primo ministro si palesa ai piedi della Montagna a sottolineatura della gravità della situazione, apre a una “riflessione del governo” (in stato di emergenza non c’è spazio per la discussione parlamentare) preparando la strada a future restrizioni.
    Polarizzazione delle opinioni (con categorie create ad arte: no-vax vs. pro-vax, pro-NATO vs. filo-Putin, negazionista vs. pro-scienza, ecc.) e memoria corta: primavera 2020, eravate tutti chiusi in casa (io no, io per fortuna all’epoca vivevo all’estero). Forse è tempo di darsi una svegliata.

  14. Anche in questo caso è stato scomodato il riscaldamento globale per trovare un colpevole, ma la causa non è importante. Comunque sia,  con o senza gli interventi dell’uomo, contano gli effetti: i ghiacciai si sciolgono con il caldo, a cominciare dal paleolitico superiore o almeno dalla metà  dell’Ottocento. Forse gli scienziati sono in grado di monitorare i movimenti dei ghiacciai o forse no, ma gli alpinisti frequentano la montagna per ragioni che non sono scientifiche.

  15. “Purtroppo anche la montagna risente dell’inquinamento delle grandi città“. Prodotto anche,IN PARTE  ,da quanti dalle grandi citta’ migrano in massa verso i monti (arriva il ponte  dell’Immacolata, bisogna andare…)e poi si lamentano di: skipass giornalieri aumentati, poca neve solo artificiale, EVENTUALI  STANZE ALBERGHIERE O DI APPARTAMENTI FRESCOLINE (solo 20 gradi), code chilometriche al ritorno e , se la coda rimasta rallentata  in gallerie,semiasfissiati. Il riscaldamento GLOBALE  SON SEMPRE GLI ALTRI A CAUSARLO. Gia’ adesso siamo in paranoia per le scorte di Gas , temiamo di rimanere ibernati in casa o posto di lavoro. Ci marciano i paladini  del cappotto thermoisolante del patrimonio edilizio agevolato(33 miliardi per efficientamento dell 1%, 330 per il 10%, 3300 miliardi  per tutto quanto.)Il maglioncino di lana addosso no, c’e’poco business fianziario.Il cappotto solo esterno ( cataste di plasticona espansa  accumulate in rivendite ), interno come da secoli in montagna …no.

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