Pubblichiamo tre articoli scelti in rete sul tema MES. Al lettore l’ardua sentenza per costruirsi o rafforzarsi una propria opinione.
Il primo di questi è stato scritto da Roberto Perotti. Questi parte dalla constatazione che la politica ha strumentalizzato la discussione sul Fondo salva-stati e che uno degli argomenti contro la riforma è che servirà a salvare le banche tedesche. È così? Qualche calcolo su quanto l’Italia ha contribuito agli aiuti finiti alle banche francesi e tedesche durante il salvataggio della Grecia.
I veri numeri del MES (MES 1-3)
di Roberto Perotti
(pubblicato su lavoce.info il 6 dicembre 2019)
Forse il principale argomento contro il Fondo salva-stati (MES) è che esso sarebbe stato in passato, e sarà in futuro, uno strumento che usa i soldi del contribuente italiano per finanziare le banche francesi e tedesche. Sabato 30 novembre 2019 Matteo Salvini ha parlato di “95 per cento dei fondi per la Grecia finiti alle banche tedesche e francesi”; per l’onorevole Claudio Borghi della Lega, in un intervento alla Camera del luglio 2019, il MES è stato creato per “trasferire sessanta miliardi dall’Italia alle banche francesi e tedesche”.
Questo articolo ricostruisce quanto effettivamente abbia contribuito lo stato italiano agli aiuti finiti alle banche francesi e tedesche durante il salvataggio della Grecia [1]. Secondo le mie stime, l’aiuto netto che il governo italiano ha fatto alle banche francesi e tedesche, attraverso il MES, è di meno di 3 miliardi. Prima di entrare nei dettagli, alcune premesse:
1. È importante comprendere cosa si intende con il termine “aiuto”. Il MES presta soldi (in questo caso alla Grecia) a sua volta prendendo a prestito sul mercato. Il governo greco ha usato questi prestiti del MES per varie finalità, tra cui comprare debito greco dalle banche o pagare gli interessi sul debito greco che esse detenevano. Quando si parla di “aiuti” del MES alle banche si sta in realtà parlando di prestiti al governo greco, utilizzati per le finalità di cui sopra. Finora lo stato italiano ha “sborsato” solo la sua quota di capitale versato del MES, il 18 per cento di 80 miliardi, circa 14 miliardi.
2. Il fatto che l’aiuto alle banche sia molto più piccolo di quanto sostengono Salvini o Borghi non significa che il salvataggio della Grecia sia stato condotto nel modo migliore possibile. Personalmente sono d’accordo che, nel primo bailout (intervento effettuato da istituzioni bancarie o pubbliche per salvare dal fallimento un’azienda privata tramite prestiti agevolati, esenzione fiscale o aiuti finanziari, NdR), le banche siano state trattate molto generosamente. In questo articolo mi limito però a ricostruire i numeri.
3. Con il termine generico di “banche” intendo creditori finanziari privati: il termine include quindi compagnie di assicurazione, banche di investimento, e potenzialmente fondi pensione, hedge funds, ecc.
4. In questo articolo mi limito a stimare gli aiuti diretti alle banche francesi e tedesche. Queste possono aver beneficiato indirettamente anche degli aiuti per ricapitalizzare le banche greche, o degli aiuti finiti direttamente allo stato greco.
5. La stima di 3 miliardi è quasi certamente una sovrastima dell’aiuto netto, per i motivi che illustro nell’articolo.
Il salvataggio della Grecia consistette in tre interventi tra il 2010 e il 2018. Nel primo e secondo intervento il MES e i suoi predecessori (“MES” per semplicità) hanno prestato in totale 206 miliardi [2], di cui 37 miliardi per ricapitalizzazione delle banche greche; 87 miliardi per acquistare debito greco dai creditori; 52 miliardi per pagare gli interessi sul debito greco detenuto dai creditori; 30 miliardi come “dolcificante” per convincere i creditori ad accettare la ristrutturazione del 2012 (righe da 1 a 4 della Tabella) [3].
Sappiamo che per acquistare debito greco da creditori pubblici il MES prestò 25 miliardi (riga 5). Per calcolare quanto il MES prestò per pagare gli interessi ai creditori pubblici, applichiamo il rapporto tra debito comprato da creditori pubblici e debito comprato totale (riga 6) ai prestiti per interessi (riga 3) ottenendo 15 miliardi (riga 7). Il totale dei prestiti finiti a creditori pubblici è dunque di 40 miliardi (riga 8, pari a riga 5 + riga 7).
Ora calcoliamo la spesa a favore dei creditori privati stranieri (non greci). Sappiamo che la quota di debito greco in mani a creditori stranieri era il 70 percento all’inizio della crisi (riga 9). I prestiti per l’acquisto di debito greco e per pagamento di interessi sul debito greco a favore di creditori stranieri sono dunque questa percentuale applicata al totale dei prestiti per l’acquisto di debito greco e per interessi sul debito greco, cioè 97 miliardi (riga 10). I prestiti per l’acquisto di debito greco e per il pagamento di interessi su debito greco detenuto da creditori privati stranieri è quindi di 97 miliardi meno i 40 miliardi calcolati in precedenza finiti ai creditori pubblici, cioè 57 miliardi (riga 11). Gli aiuti totali ai creditori privati stranieri sono questi 57 miliardi più i 30 miliardi del “dolcificante”, cioè 87 miliardi (riga 12). Questo calcolo assume che tutto il dolcificante sia stato pagato a creditori privati stranieri, che è sicuramente un’altra sovrastima perché alcune banche greche ne beneficiarono.
Ora calcoliamo gli aiuti totali a creditori privati dell’Eurozona. Per questo prima calcolo la quota di debito greco detenuta da creditori privati dell’Eurozona sul totale del debito greco detenuto da creditori privati stranieri. Colasanti p. 36 fornisce due stime, del 58 e 70 percento; la riga 13 assume una media del 64 percento. Applicando questa percentuale a 87 miliardi, si ottiene 56 miliardi (riga 14).
Ora calcoliamo la percentuale dei creditori privati francesi e tedeschi nell’esposizione al debito greco dell’Eurozona: due fonti diverse concordano che era di circa il 65 percento (riga 15). Applicando questa percentuale a 56 miliardi, si ottiene 36 miliardi (riga 16), la stima degli aiuti totali del MES ai creditori privati francesi e tedeschi. Questa cifra rappresenta il 17 percento degli aiuti totali, non il 95 percento.
La quota di contribuzione dell’Italia al capitale del MES è il 18 percento (riga 17). Questa è la percentuale massima degli aiuti alle banche francesi e tedesche che l’Italia potrebbe essere chiamata a pagare, nel caso estremo che nessun prestito venga mai ripagato. Applicando questa percentuale a 36 miliardi, si ottiene l’aiuto massimo possibile dell’Italia alle banche francesi e tedesche: 6.4 miliardi (riga 18).
Tuttavia, anche le banche italiane hanno ricevuto aiuti dal MES: le righe 19 e 20 li calcolano in 7.8 miliardi. La quota di contribuzione combinata di Francia e Germania al MES è il 48 percento (riga 21). Applicando questa percentuale a 7.8 miliardi, l’aiuto massimo possibile di Francia e Germania alle banche italiane è di 3.7 miliardi (riga 22).
L’aiuto netto dell’Italia alle banche francesi e tedesche è dunque di 6.4 – 3.7 miliardi, cioè 2.7 miliardi (riga 23). Come abbiamo visto, questa è quasi certamente una sovrastima.
Mld di euro | Fonte | ||
1 | Ricapitalizzazione banche greche | 37 | Rocholl-Stamher p. 12 |
2 | Acquisto debito greco da creditori | 87 | |
3 | Interessi pagati sul debito greco detenuto da creditori | 52 | |
4 | “Dolcificante” pagato a creditori per ristrutturare il debito greco | 30 | |
5 | Acquisto debito greco da creditori pubblici stranieri | 25 | Colasanti pp. 78,79, 83 |
6 | Percentuale di acquisto debito greco da creditori pubblici stranieri su totale acquisto titoli debito greco da creditori stranieri = riga 5 / riga 2 | 0.29 | |
7 | Prestiti MES per pagare interessi su debito greco a favore di creditori pubblici stranieri: riga 6 x riga 3 | 15 | |
8 | Prestiti MES per acquisto di debito greco e per pagamento interessi su debito greco detenuto da creditori stranieri pubblici: righe 5 + 7. | 40 | |
9 | Quota debito greco in mano a creditori stranieri | 0.70 | Colasanti p. 35 |
10 | Prestiti MES per l’acquisto di debito greco e per pagamento di interessi su debito greco detenuto da creditori stranieri = riga 9 x (righe 2+3) | 97 | |
11 | Prestiti MES per l’acquisto di debito greco e per pagamento di interessi su debito greco detenuto da creditori privati stranieri = riga 10 – riga 8 | 57 | |
12 | Prestiti MES totali a favore di creditori privati stranieri = riga 11 + riga 4 | 87 | |
13 | Quota di debito greco detenuta da creditori privati non greci dell’Eurozona sul totale del debito greco detenuto da creditori privati stranieri | 0.64 | Colasanti p. 36 |
14 | Aiuti MES a creditori privati non greci dell’Eurozona: riga 12 x riga 13 | 56 | |
15 | Percentuale di esposizione di creditori privati tedeschi e francesi su esposizione creditori privati dell’Eurozona | 0.65 | Merler p. 5, Zettelmeyer, Trebesch e Gulati Table 9-1 |
16 | Aiuti MES a creditori privati tedeschi e francesi: riga 14 x riga 13 | 36 | |
17 | Quota italiana aiuti MES | 0.18 | ESM |
18 | Aiuti MES a creditori privati tedeschi e francesi in capo a Italia: riga 16 x riga 17 | 6.5 | |
19 | Percentuale di esposizione di creditori privati italiani su esposizione creditori privati non greci dell’Eurozona | 0.14 | Zettelmeyer, Trebesch e Gulati Table 9-1 |
20 | Aiuti MES a creditori privati italiani: riga 19 x riga 14 | 7.8 | |
21 | Quota tedesca e francese aiuti MES | 0.47 | ESM |
22 | Aiuti MES a creditori privati italiani in capo a Germania e Francia: riga 20 x riga 21 | 3.7 | |
23 | Aiuto netto Italia a creditori privati tedeschi e francesi via MES: riga 20-riga 22 | 2.9 | |
Fonti
“Colasanti”: F. Colasanti: Financial assistance to Greece: three programs, European Policy Center Discussion paper, February 2016
“Rocholl-Stahmer”: J. Rocholl e A. Stahmer, Where did the Greek bailout money go?, ESMT White Paper No. WP–16–02, 2016
“Zettelmeyer, Trebesch e Gulati”: J. Zettelmeyer, C. Trebesh, and M. Gulati, The Greek Debt Restructuring: An Autopsy, Economic Policy No. 28, 2013, pp. 513-563
“Merler”: S. Merler: Who is (still) exposed to Greece, Bruegel Blog Post, February 3 2015
Note
[1] Nel 2015 lavoce.info ospitò un dibattito tra Nicola Borri e Pietro Reichlin da una parte e Luigi Zingales dall’altra sugli aiuti alle banche europee durante i due primi bailout della Grecia. Basandosi su dati diversi da quelli a consuntivo che uso in questo articolo, Borri e Reichlin forniscono alcuni dati sugli aiuti di cui avrebbero beneficiato le banche francesi e tedesche. Le loro stime si fermano al giugno 2012, ma sono molto simili a quelle che ottengo io, pur con procedimenti molto diversi. Inoltre Borri e Reichlin non stimano la “quota” dell’Italia in questi aiuti alle banche francesi e tedesche.
[2] Il terzo programma di intervento, dal 2015, ha riguardato in minima parte le banche.
[3] La somma di queste componenti è superiore ai prestiti europei perché il Fmi contribuì per circa 20 miliardi netti (di cui 10 miliardi ripagati dal MES); ma poiché non è chiaro a cosa siano stati destinati i fondi del FMI, assumerò per prudenza che tutti i fondi per le banche siano venuti dal MES. Questo porterà a una stima per eccesso dell’aiuto dell’Italia alle banche francesi e tedesche.
Roberto Perotti
Laureato all’Università Bocconi, ha conseguito il PhD in Economics al MIT di Cambridge, Massachusetts nel 1991. Dopo 10 anni di insegnamento alla Columbia University di New York (dove ha conseguito la cattedra a vita) e due anni all’European University Institute di Firenze, nel 2005 diventa professore ordinario all’Università Bocconi, dove è anche membro del centro di ricerche IGIER, di cui è stato direttore dal 2006 al 2008. I suoi interessi scientifici sono prevalentemente in macroeconomia, e in particolare nello studio degli effetti delle politiche di bilancio. È Research Fellow presso il Center for Economic Policy Research (CEPR) di Londra e Research Associate presso il National Bureau of Economic Research (NBER), Usa. È stato consulente del Fondo Monetario Internazionale della Banca Mondiale, della Inter-American Development Bank, della Banca Centrale Europea, e della Banca d’Italia, e Academic Consultant del Federal Reserve Board di Washington. È stato co-direttore del Journal of the European Economic Association. È stato consigliere economico del Presidente del Consiglio dal settembre 2014 al dicembre 2015. È editorialista del quotidiano Repubblica e membro del consiglio di Amministrazione di Assicurazioni Generali. Ha pubblicato Meno Pensioni, Più Welfare (Il Mulino, 2002, con Tito Boeri), L’Università Truccata (Feltrinelli, 2008), Status quo (Feltrinelli, 2016) e Falso! (Feltrinelli, 2018).