Messner Mountain Heritage


Oggi, 17 settembre 2022, compleanno del grande Reinhold Messner, pubblichiamo due articoli che in qualche modo ritraggono il suo vivere di oggi. Il primo informa sugli ambiziosi obiettivi del Messner Mountain Heritage; il secondo, più “leggero”, è un’intervista a Diane e Reinhold.

Messner Mountain Heritage
(Messner difende le montagne dalle vie facili del turismo: «Sostenibilità è anche felicità»)
di Silvia Fabbri
(pubblicato su Corriere del Trentino il 21 settembre 2021)

«Messner Mountain Heritage» è l’ultima startup di Reinhold Messner. Mission: comunicare e trasmettere i valori dell’alpinismo tradizionale, che il Re degli Ottomila ha incarnato per tutta la vita, scalando per primo senza bombole d’ossigeno tutte le 14 cime più alte della Terra. Della propria ennesima idea imprenditoriale Messner ha parlato nel ruolo di keynote speaker alla prima Festa d’Estate organizzata mercoledì 15 settembre 2021 da Assoimprenditori Alto Adige nel suo Messner Mountain Museum di Castel Firmiano, alle porte di Bolzano.

Castel Firmiano

Cosa significhi «sostenibilità» nell’ambito del fare impresa, oltre 250 industriali dell’Alto Adige sono andati ad ascoltarlo proprio da Messner, già rodato a guidare iniziative come il coaching per gruppi di manager o il team building aziendale in ambienti naturali. «Le montagne più alte del mondo oggi sono diventate meta del turismo di massa. Organizzazioni turistiche fondate da sherpa accompagnano a caro prezzo turisti da tutto il mondo fino in vetta all’Everest» spiega Messner.

Questo non è l’alpinismo sostenibile e rispettoso della montagna immaginato dai padri di questa disciplina, sostiene Messner, che insieme alla sua terza moglie Diane Schumacher, con cui si è sposato nella primavera del 2021, ha fondato una società — la «Messner Mountain Heritage Srl» — con sede a Monaco di Baviera in Germania.

L’obiettivo della società è proprio quello di fermare questa deriva e «mettere in discussione il modello della corsa al turismo di massa sulle montagne più alte del mondo, della mercificazione dei paesaggi alpini e della crescente domesticazione degli ambienti naturali ancora wild» spiega Messner. «Prima dell’inizio della stagione estiva gli sherpa salgono in quota e attrezzano il percorso di salita agli Ottomila con corde fisse, scale e passerelle. In questo modo rendono questo ambiente, altrimenti estremo, accessibile anche a coloro che non potrebbero arrivarci grazie alle sole proprie forze o all’abilità tecnica». Una visione decisamente poco in linea con quella del Re degli Ottomila, da sempre abituato «a lavorare nel qui e ora, con le risorse presenti al momento: sempre pronto ad arrivare al proprio limite, ma al contempo capace di rinunciare all’obiettivo se qualcosa minaccia di andare storto».

Un approccio sostenibile, appunto, che fa parte anche del Messner imprenditore di se stesso, in partenza in questi mesi per The Final Expedition, il tour mondiale nel quale comunicherà proprio l’essenza del rispetto per la montagna. L’idea di sostenibilità — in montagna così come nell’impresa — è per Messner anche una ricetta per la felicità. «Nel momento in cui sei concentrato a realizzare qualcosa non hai tempo per chiederti se sei felice. E allo stesso tempo, ogni attimo rubato alla realizzazione del tuo sogno, ogni momento lontano dal “qui e ora” ti allontana dall’obiettivo. Quindi continuare a portare avanti un modello sostenibile per sé, gli altri e l’ambiente, è anche un modo per cercare e trovare la felicità».

Il giardino interno del Messner Mountain Museum di Castel Firmiano. Foto: Manuela Tessaro.

Reinhold Messner e Diane Schumacher
(«i 36 anni di differenza? Lei se la caverà senza di me»)
di Elvira Serra
(pubblicato su corriere.it/cronache/grandi-amori il 20 luglio 2022)

Lui adesso lo chiama «il Diane Bridge». È il ponte che li ha fatti innamorare, davanti al Castello di Brunico, il 18 agosto 2018. Non che fosse tutto chiaro da subito. Ma per certo qualcosa era scattato nella testa (e nel cuore) di Reinhold Messner, il Re degli Ottomila, vedendo camminare quella giovane donna con l’abito color pastello dal tessuto pesante, simile ai capi indossati in Nepal o in Sudamerica. Nel Museo Ripa si stava svolgendo la festa dei popoli della montagna, dedicata quell’anno allo Svaneti, regione storica della Georgia. Al termine della giornata, quando lei stava per andare via, si incontrano di nuovo e fanno una foto insieme. È in quel momento che lui, d’impulso, le chiede il numero di telefono. Lei glielo digita sul telefonino, perché lui non sa farlo (sarà sempre lei, dopo, a insegnargli a mandare i messaggi). Nella rubrica scrive: Diane Schumacher. L’indomani lui la chiama. Meno di tre anni dopo sono marito e moglie. Ricordano insieme quei giorni guardandosi negli occhi. Lei si alza e versa da bere, a lui accarezza la mano. Siamo a Castel Juval, in Val Venosta, sede del Messner Mountain Museum, nella sala con gli elefanti, i tappeti tibetani, un enorme lampadario a gocce, e Flint, il Jack Russell della signora (di cui è gelosissimo).

Vi siete sposati il 28 maggio 2021, con una cerimonia intima. Perché quella data?
Diane: «Io sono nata il 28 febbraio, per me è un numero importante. Ed è significativo anche per Reinhold: facendo ordine nel suo archivio fotografico ho trovato un’immagine di lui bambino in cui indossa una maglietta con il numero 28. Gli ho chiesto io di sposarci quel giorno».

Reinhold, cosa l’ha spinta a chiamare Diane subito?
«Ero rimasto colpito da questa donna bellissima, desideravo conoscerla meglio. Ero un po’ perso. Mia moglie mi aveva lasciato otto mesi prima e non stavo cercando una nuova compagna, sopravvivevo benissimo anche senza saper cucinare: a me bastano un po’ di speck e pane secco, poi spesso mangio al ristorante, quando sono via per la mia attività di conferenziere».
Diane: «In realtà già sul ponte mi stava facendo tante domande, credevo volesse offrirmi un lavoro. Poi quando mi ha chiamata ho capito che aveva un altro interesse…».
Reinhold: «… e tu sei caduta in trappola, perché adesso lavoriamo anche insieme!».

Avete creato The Messner Mountain Heritage, che si occupa della Final Expedition, l’ultimo tour mondiale per raccontare cos’è l’alpinismo tradizionale.
Reinhold: «Diane è la Ceo, segue tutta la parte organizzativa. Era importante per noi costruire qualcosa di nostro».
Diane: «Questo tour finale era cominciato prima del Covid in Australia e in Nuova Zelanda, poi a Mosca e a San Pietroburgo. Ora ripartiamo a settembre in Slovenia».

Il vostro matrimonio, il terzo per Reinhold e il secondo per Diane, non è stato risparmiato da critiche. Anzitutto per la differenza di età: 36 anni (lei è del 1980, lui del 1944).
Diane: «Ripetono i soliti cliché, gli stessi che troviamo nei libri e nei film. Dicono che sono interessata al Castello, ai soldi… Noi non pretendiamo di dire agli altri come devono vivere. Però vorremmo decidere da soli della nostra vita».
Reinhold: «Questa cosa dei soldi è molto ingiusta. Ho quattro figli e le cose sono chiare: Castel Juval è di Anna; la gestione del Messner Mountain Museum è affidata a Madgalena; con Simon abbiamo lavorato alla mia società di produzione dei film, ma ora lui ha due masi in montagna e segue quello; alla primogenita, Leila, ho comprato la casa in Canada, dove vive».

Diane, come è stata accolta dalla famiglia di Reinhold?
«I fratelli e la sorella sono stati tutti molto carini. In particolare ho un rapporto molto dolce con Hubert, che non ci ha mai giudicato, fin dall’inizio è stato dalla nostra parte. Dei figli, Leila l’ho incontrata la prima volta due anni fa, è molto creativa e carina con me. Magdalena le assomiglia, è quella che sento più vicina. Anna ha 20 anni: alla sua età io ero già sposata…».

Con Thomas, da cui ha avuto Reto, oggi 15enne. Che rapporto ha suo figlio con Reinhold?
«All’inizio è stato difficile, mi ha chiesto perché li stavo abbandonando. Ho provato a spiegargli che tra un paio d’anni sarebbe stato lui ad andare via di casa, e non poteva desiderare che io rimanessi accanto a un uomo che non amavo più. Vive con il padre».

Viene a trovarvi ogni tanto?
Diane: «No, non ama la montagna e diciamo che non considera Reinhold un patrigno».

State pensando a un figlio vostro?
Diane: «No, non potrei mai fare questo a Reto. E poi Reinhold ne ha già quattro».

Mi dite un pregio e un difetto l’uno dell’altra?
Diane: «Lui non ha pazienza. Se abbiamo un appuntamento e siamo in orario, scalpita lo stesso. Per contro, se litighiamo non me lo rinfaccia: si dimentica tutto subito».
Reinhold: «Diane è una donna bellissima ed è cento volte più pratica di me, può sistemare qualsiasi cosa. Il difetto: è molto emotiva».
Diane: «Voglio aggiungere che nonostante lui abbia poca pazienza, quando si tratta di accompagnarmi a fare shopping, cosa che odia, non mi mette mai fretta: se devo provare gli abiti, sta lì a guardarmi a ogni cambio».

Pensate mai che non invecchierete insieme?
Reinhold: «La nostra differenza di età non la posso cambiare. E al dopo non possiamo mai essere preparati. Però so che lei sarà capace di sopravvivere anche senza di me».
Diane: «Siamo molto innamorati anche della nostra testa, dei nostri pensieri, dei progetti che abbiamo. Non potrei mai vivere con una persona con la quale i miei pensieri non sono allineati».

Parlate di Günther, il fratello di Reinhold scomparso nel giugno del 1970 durante la discesa dal Nanga Parbat?
Reinhold: «Per me le date non contano, mio fratello è vivo dentro di me. Ed è stato importante tornare con gli altri miei fratelli sul Nanga Parbat, far vedere loro come sono andate realmente le cose. Ogni volta che parlo di Günther è come se fosse al mio fianco».
Diane: «Occupandomi dell’archivio di Reinhold penso di essere la persona più vicina a Günther rispetto al resto della famiglia. Leggo le sue lettere, vedo le foto, è come se lo avessi conosciuto».

Litigate?
Reinhold: «Sì, certo. Magari quando mi fa notare che qualcuno si sta approfittando di me. E poi ha ragione lei».
Diane: «La cosa bella è che il nostro è un rapporto alla pari, sempre sullo stesso piano. Mi dà sempre l’idea che ciò che penso o faccio ha valore».

Qual è la cosa che vi piace fare di più?
Reinhold: «I viaggi per noi sono lavoro, ma il lavoro è la nostra vita. Però quando possiamo stare tranquilli in casa, sul divano a guardare un film poliziesco, quelli sono bei momenti. Ci piace prenderci la responsabilità dello stare insieme».
Diane: «Ieri Reinhold mi ha preparato un minestrone. Stavo male, avevo la febbre, gli ho dato le istruzioni e lo ha fatto da solo. Era buonissimo. Ecco, questa è la nostra felicità».

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Messner Mountain Heritage ultima modifica: 2022-09-17T05:10:00+02:00 da GognaBlog

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2 pensieri su “Messner Mountain Heritage”

  1. Messner per me e’ un mito dell’alpinismo, un grande comunicatore, un valido uomo d’affari. Cio’ non toglie che abbia avuto gravi cadute di stile, come quando, eurodeputato con i Verdi, fu beccato a fare pubblicita’ (in Austria) per fucili da caccia…

  2. Ho 61 anni, libero, no pensione. Cerco ragazza italiana 25 anni, bella presenza,  che voglia condividere la mia vecchiaia.
    Non ho la folta chioma di Reinold, non ho un castello di proprietà (solo una casetta in zona industriale), ho 4 soldi in banca ( per ora!!!), non ho mai salito un 8mila ( manco il Bianco ho fatto!), dinamico ( per ora!).
    Le interessate possono inviare curriculum con foto e misure (seno,vita, fianchi).
    Le prescelte verranno invitate separatamente a un breve stage di 15 giorni a casa mia. La partecipazione allo stage darà diritto alla selezione per la vincitrice.
    Nb.: per la seconda e la terza classificata, ne parlo bene con dei miei amici!!! 

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