Messner vs Guinness
(il libro dei Guinness toglie a Reinhold Messner il record: non è stato lui a scalare per primo tutti gli Ottomila)
Secondo il libro dei Guinness, il Re perderebbe la corona che da 37 anni porta con onore: il primo uomo ad aver salito tutti gli Ottomila. Nella prossima edizione verrà registrata questa decisione.
A sollevare il caso è stato il cronista di alpinismo tedesco Eberhard Jurgalski, 70enne scrittore della Bassa Sassonia che si occupa di montagna e di alpinismo da quarant’anni, sostenendo che il 24 aprile 1985 Messner e Hans Kammerlander avrebbero mancato gli 8091 m della vetta dell’Annapurna.
Il giornalista, nello specifico, ha condotto una ricerca stabilendo, attraverso il confronto di alcune fotografie, che Messner e il compagno non avrebbero raggiunto la vetta della montagna, ma che si sarebbero fermati alcuni metri prima di raggiungere la cima estrema.
Jurgalski ammette la buona fede: sarebbe stato un semplice errore di valutazione a “ingannare” gli alpinisti, convinti di aver toccato il punto più alto.
Queste, quindi, le ragioni che avrebbero convinto il libro dei Guinness a rivedere il record, che viene attribuito con parametri molto pignoli.
Tra le linee guida vi si prevede che, per essere certificata come record, la cima di una montagna deve essere raggiunta a piedi e in modo verificabile.
Jurgalski già un anno fa aveva avanzato questa tesi, trovando la risposta piccata di Messner che aveva detto che le vette di montagne di quel tipo sono costituite perlopiù da neve e ghiaccio, e che nel tempo subiscono modifiche.
In particolare a quelle altezze non ci sono croci che segnalano il punto esatto della cima, e pertanto ha poco senso dire che la vetta è a cinque o dieci metri più a lato. Già allora Messner e tutti gli altri alpinisti coinvolti in quella ricerca incassarono la totale solidarietà della comunità alpinistica che riservò allo studio di Jurgalski la più totale indifferenza.
La replica di Messner
Messner, appresa la notizia di questa seconda provocazione, ha subito affermato su Facebook: «Non la vetta ma la strada è la meta. Il mio alpinismo non conosce record», ha scritto l’alpinista, per poi usare toni meno diplomatici con l’Ansa: «Sciocchezze – ha infatti detto il 79enne commentando la perdita del record – In primis non ho mai rivendicato nessun record, perciò non mi possono disconoscere nulla. Inoltre, le montagne cambiano. Sono passati quasi 40 anni, se qualcuno è salito sull’Annapurna di certo siamo stati io e Hans».
«Nessuno che se ne intende di alpinismo metterebbe in dubbio la nostra impresa, Jurgalski infatti non ne capisce nulla – ha aggiunto Messner – La montagna cambia, come ogni cosa in natura. Soprattutto sull’Annapurna basta che crolli la cornice di neve e la vetta si abbassa di cinque metri. La cresta che porta alla vetta è lunga 3 km, Jurgalski ha semplicemente confuso la Cima est con quella principale. Qui evidentemente qualcuno vuole farsi notare senza avere la minima competenza. E’ quasi divertente come ancora una volta venga usata la mia persona e il mio nome per farsi importanti. L’alpinismo è cambiato negli anni. All’inizio girava intorno alla conquista, ovvero le prime scalate delle vette inviolate, poi invece si è iniziato a puntare sulla difficoltà dell’impresa, come abbiamo fatto io e Hans scalando l’Annapurna da una parete interminabile e difficilissima durante una tempesta, che di per sé era già un’impresa». E aggiunge, ancora sui social: “Perché [questi ricercatori] non hanno nulla da raccontare di loro stessi? Hanno raggiunto qualcosa? Non hanno il coraggio di realizzare il loro sogno? Tutta una questione di soldi? Solo riflessioni“.
Il giorno dopo (26 settembre 2023) la polemica infuria. Reinhold Messner è aggredito da una pletora di giornalisti che gli chiedono un’intervista. Per l’Italia sceglie Repubblica, dove ribadisce che lui è ed è sempre stato alpinista, non recordman olimpico, “in quanto questo non è uno sport, ma un modo di vivere, di conoscersi, di esplorarsi all’interno, nel profondo… e siccome l’alpinismo non è uno sport e per questo non esistono né competizioni né vincitori, per questo motivo le gare nelle palestre artificiali di roccia non sono alpinismo».
“Le mie salite sono sempre state percorsi di contatto con la montagna, con la riscoperta di se stessi: alpinismo significa questo, ricerca del limite, si tratta di una avventura che parla di forza, solitudine e senso del limite, perché quando si è sulla montagna, là in alto, non facciamo certamente gara con nessuno, neanche con noi stessi“.
Le esternazioni di Reinhold continuano: “Oggi le persone vanno in montagna con i sandali ai piedi e prima ancora pagano per essere trasportati là, come è avvenuto con gli astronauti di Elon Musk e un po’ come quanto accaduto per quelli che sono andati sul fondo dell’oceano con quel piccolo sottomarino che poi è esploso, perché in fondo oggi certe imprese sono anche in mano a delle persone inette e agli incompetenti, mentre quando facevamo noi certe cose avevamo tutte le responsabilità addosso, e non potevamo certo accampare delle scusanti“.
Il giudizio del compagno sull’Annapurna, Hans Kammerlander
“Così si distrugge l’alpinismo, sono state le sue prime parole parlando con l’ANSA.
“Non mi interessa il numero di Ottomila scalati, ne ho abbastanza, ma tutto il dibattito è ridicolo“, aggiunge l’altoatesino. “”Ovviamente non esiste la certezza assoluta, erano altri tempi, senza gps. A quelle quote basta una tempesta di neve e la luce del sole offuscata. Siamo tuttora convinti di essere stati sulla vetta, ma chi sa se c’erano altri 5-6 metri da salire. Questo non toglierebbe comunque nulla alla nostra impresa”, prosegue il 66enne Hans.
In merito ad altre vette e record contestati da Jurgalski, Kammerlander si dice dispiaciuto per “altri alpinisti di altissimo livello, come Gerlinde Kaltenbrunner, che hanno sempre praticato un alpinismo pulitissimo e ora quasi passano per dei bugiardi. L’umanità davvero sta peggiorando“, conclude rammaricato.
La rinuncia di Ed Viesturs
Dallo scorso 24 settembre 2023 è l’americano Edmund Viesturs che ora viene indicato sul sito Guinness World Records come la prima persona ad aver scalato tutti i 14 ottomila (tra il 1989 e il 2005). Ma il 27 settembre 2023 arriva la rinuncia di Viesturs che, teoricamente nuovo primatista, rifiuta il suo stesso record.
«Sono fermamente convinto che Reinhold Messner sia stato il primo a scalare tutti i 14 Ottomila e che questo debba essere riconosciuto ancora oggi». Il 64enne di Fort Wayne nell’Indiana ha poi aggiunto «continuo a pensare che l’elenco originale degli scalatori dei 14 Ottomila, come l’ho sempre saputo, sia vero e credo che Messner e gli altri abbiano fatto del loro meglio per scalare le vere vette di queste montagne, al meglio delle loro conoscenze e nelle condizioni che hanno trovato».
Chi volesse approfondire la carriera di Edmund Ed Viesturs, può farlo su Wikipedia in italiano, oppure più dettagliatamente su Wikipedia in inglese.
Il parere di Pietro Lacasella
(da ildolomiti.it del 26 settembre 2023)
Sapete cosa vi dico? Sono contento che l’impresa di Reinhold Messner sia uscita dalla lista dei Guinness dei primati. Sono felice che dallo stesso elenco siano stati depennati Jerzy Kukuczka, Krzysztof Wielicki, Erhard Loretan, Sergio Martini e diversi altri. Sarei ancora più entusiasta se dal volume dei Guinness fosse escluso l’intero blocco dell’alpinismo.
Ovviamente scrivo tutto questo col gusto della provocazione e senza puntare il dito contro la logica Guinness che poggia su una solida e coerente struttura. Il record infatti si basa sui numeri, sulla loro formidabile precisione che, in molti ambiti (quello scientifico su tutti), aiuta l’uomo a guardare il mondo con l’occhio dell’oggettività.
Forse per questo motivo è un eccezionale elemento di attrazione sociale: definisce con chiarezza anche dinamiche difficili da contornare. Ma se il record attrae, allo stesso tempo può anche distrarre. Quei numeri, così netti, se non contestualizzati rischiano di ridurre il valore di un’esperienza, di semplificarla in modo eccessivo, privandola di altri formidabili aspetti che possono renderla grande.
Di conseguenza una vetta mancata di pochi metri, ma salita attraverso un percorso estremamente difficile (non solo da un punto di vista tecnico, ma anche etico) rischia di passare in secondo piano rispetto a vette raggiunte attraverso espedienti decisamente discutibili. Ma la logica del record è severa, perché assoggettata ai numeri, alla precisione assoluta. Ed è giusto così.
Forse è per questo che l’alpinismo dovrebbe prenderne le distanze. O meglio, dovrebbe imparare a leggere quei numeri all’interno di un contesto sfumato, plurale, dalle mille facce. Un contesto dove il numero è una componente parziale. Importante, certo, ma parziale.
Il commento della Redazione
E’ passata una decina di giorni dal 24 settembre 2023: è ovvio che la polemica si stia affievolendo. Abbiamo monitorato sui giornali e sui social il suo andamento e possiamo affermare che praticamente nessuno dà ragione a Eberhard Jurgalski, sempre più solo nella sua roccaforte critica. Il punto infatti è che l’alpinismo nulla “ci azzecca” con i primati Guinness, sono due filosofie del tutto diverse che possono coincidere solo in rarissimi casi. Possiamo affermare con soddisfazione che è apparso chiaro, per i più grandi alpinisti come per il più semplice appassionato, come questa diatriba possa essere utile solo a infastidire.
A voler essere pignoli, stando alle disposizioni del Guinness, i primi salitori del Monte Bianco non sono stati certamente Jacques Balmat e Michel Paccard, bensì coloro che per primi si sono scattati una foto in vetta. Se la conquista della cima dev’essere verificabile (e tralasciando tutti i discorsi relativi alle falsificazioni grazie a Photoshop…),, allora Balmat e Paccard sono decisamente squalificati!
In più, come ben sappiamo, Messner non è amato proprio da tutti. Chi si sente di rinfacciargli atteggiamenti, episodi, giudizi, contraddizioni, ma anche semplicemente chi, a pelle, non lo ritiene degno della propria simpatia. Eppure in questi dieci giorni in tanti si sono presi la briga di difendere la non sportività dell’alpinismo e in tanti, nell’esporre questo loro pensiero, hanno iniziato con frasi del tipo “premetto che a me Messner non è mai stato molto simpatico, ma…”.
Infine ci teniamo a sottolineare che, a dispetto di questo genere di conclusioni estreme e provocatorie, il quarantennale e certosino lavoro di ricerca di Jurgalski è comunque grandioso, anche perché ha continuato e sta continuando il prezioso lavoro di Elizabeth Hawley. Non confondiamo il valore dell’enorme massa di dati da lui raccolta a livello mondiale con questa piccola ostinazione personale. Chi è abituato con successo a condurre minuziosamente le proprie indagini nel particolare e nei dettagli, anche con l’aiuto delle più moderne tecniche, corre il rischio di perdere la visione generale delle cose. E questo è davvero un peccato.
La posizione dell’UIAA
(aggiornamento del 7 ottobre 2023)
di Alessandro Filippini
(dal suo profilo fb, 7 ottobre 2023)
Alla faccia dei Guinness Addicted e dei centimetristi, arriva una secca presa di posizione da parte di un organismo ben più prestigioso e credibile di un libro che raccoglie e mischia “imprese” di ogni genere.
Si tratta della UIAA, l’Unione Internazionale delle Associazioni di Alpinismo che ha deciso di reagire alla decisione del Guinness di togliere dalla sua lista di persone che hanno raggiunto i 14 Ottomila Reinhold Messner e, insieme a lui che aveva completato per primo la raccolta, anche molti altri forti alpinisti: Jerzy Kukuczka, Erhard Loretan, Edurne Pasaban, Juanito Oiarzábal, Krzysztof Wielicki, Carlos Carsolio, Sergio Martini, Gerlinde Kaltenbrunner, Edurne Pasaban, Nives Meroi tra gli altri.
Ecco il comunicato ufficiale della UIAA, che respinge con parole chiare questo patetico tentativo di alterare la storia dell’alpinismo:
“Le 14 montagne generalmente accettate come superiori agli 8.000m hanno un iconico valore storico che, in molti modi, trascende il mondo dell’alpinismo, entrando in una cultura universale.
Quando Reinhold Messner ha completato i 14 Ottomila, nel 1986, è stato elogiato per questo fatto, ma forse anche di più per il modo in cui ha completato questa sfida prima ancora che la maggioranza nemmeno pensasse che ciò fosse possibile. Senza ossigeno, spesso da solo e spesso aprendo nuove rotte. Messner è stato premiato per questo in molti modi, tra cui il riconoscimento di Membro Onorario della UIAA.
La sua impresa merita tutti i riconoscimenti ricevuti nonostante i suoi risultati siano stati recentemente eliminati dal Guinness dei primati. Affermare ora che i suoi risultati sono meno lodabili o che non ha completato le 14 ascensioni è ingiusto e irrazionale. Soprattutto considerando che quello che è inteso come il vertice principale di certi montagne di 8.000m potrebbe essere cambiato nei decenni successivi.
Lo stesso Messner ha affermato che non l’ha fatto per cercare un record, ma per il bene dell’alpinismo: “Questa è la mia ultima dichiarazione sui record in alpinismo! Non esistono! Non ci saranno mai nell’alpinismo tradizionale! Apprezzo ogni alpinista che vive le sue esperienze sulle grandi pareti di questo mondo. Ecco di cosa tratta la vita. Sono e continuo a essere il conquistatore dell’inutile, ma ho ottenuto così tanto nella mia vita che oggi posso dire con orgoglio che sono un uomo felice”. La UIAA rifiuta questo tentativo di alterare la storia dell’alpinismo, ed esprime il suo assoluto sostegno a Reinhold Messner e ad altri pionieri dell’alpinismo che hanno visto i loro notevoli risultati messi in discussione”.
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Riprendendo quello che diceva “Matteo 2”, si potrebbe allora vedere in questa vicenda (piuttosto ridicola) quasi un’altra metafora del “cattivo uso della scienza”, di per sé neutra.
È possibile che il gruppo di ricercatori abbia effettuato una valutazione accurata della odierna (!) precisa posizione delle diverse vette. L’uso scorretto sarebbe quello del Guinness, che utilizzando quei dati, annulla determinate prestazioni per una imprecisione di qualche metro (palesemente irrilevante dal punto di vista alpinistico se uno ha superato determinate difficoltà ed è arrivato “in cima”, metro più metro meno).
Non ci si può però aspettare niente di meglio da un libro che fra i record mette i panini più grandi o i peli più lunghi……
Poi un non buon uso della scienza lo può fare lo stesso scienziato, se, nel caso specifico, usa i suoi dati (anche) per sollevare questioni assolutamente risibili.
Ah ah ah🤣🤣🤣🤣 Luciano Regattin,,non posso smettere di ridere,, riguardo al record del rutto e dei decibel raggiunti… Comunque sia è sempre un primato da guinness 😆
Quel bel exemple de mesquinerie ce déclassement !
Honte aux responsables.
Quello dei Guinnes è indubbiamente una raccolta di CAZZATE. Ma quello dei primati è un tarlo che rode gli alpinisti da sempre. Quindi i primati più he essere una cazzata sono l’anima dell’alpinismo. Una
cosidetta “prima” è sempre stata il.sofno di ogni alpinista.
Ugo ha il dono della sintesi ! 🙂
Diciamo anche, che in quegli anni ci sono stati altri due pionieri di nome Gianni Calcagno e Guido Machetto che non sono stati da meno sul Tirich Mir. Ma passarono in secondo piano.
Forse perchè il Tirich era solo un quasi 8000?
https://gognablog.sherpa-gate.com/guido-machetto-sullhimalaya-come-sulle-alpi/
Con riferimento al libro dei guinness andrei oltre il termine usato da Cominetti, si sciocchezze ma più propriamente: CAZZATE
Mai visto il libro dei Guinness, ma davvero c’è il record del rutto più rumoroso??
Se fossi Messner sarei in ogni caso felice di non esserci.
Comunque qui
https://gognablog.sherpa-gate.com/elizabeth-hawley-miss-himalaya/
trovate cosa dice la Hawley su Messner.
D’accordissimo con la redazione.
Comunque, se la precisazione l’avesse fatta Mrs Hawley, chiunque si sarebbe messo sull’attenti e prostrato hai suoi piedi (e soprattutto le avrebbero dato ragione, vero S. martini?). Credo proprio che Messner, talmente pieno di sé avrebbe avuto da ridire. La cosa buffa però è che anchelui ha fatto tanto can can contro le precisazioni di un (mezzo) sconosciuto, ma quando Jochen Hemmleb ha pubblicato “Nanga Parbat 1970” prima ha tentato di non far pubblicare il libro (che si basa in gran parte su scritti interviste e libri di RM e mai ritrattati) poi non ha fatto tanto clamore come stavolta… Fosse stato più umile, avrebbe sorriso e lasciato perdere… Excusatio non petita, accusatio manifesta…
Facciamo il tifo per la Cagnoni, che si riprenda il titolo.
Italians do it better!
Kimberly “Kimycola” Winter, 33enne della Virginia, ha superato se stessa e ha fissato un nuovo Guinness World Record: è lei la donna con il rutto più potente del mondo. Grazie a un rutto di 107,3 decibel ha superato il precedente record di 107 decibel che apparteneva all’italiana Elisa Cagnoni.9 ago 2023.
.
Ecco, lasciamo che nel Guinness vengano censiti questi record che ci possono fare abbozzare un sorriso e evitiamo questa cagnara inutile.
Io sono un alpinista da due soldi.
Per me, vale solo per me, chi è arrivato lassù in quegli anni, metro più, metro meno, è arrivato lassù.
Punto.
Della diatriba me ne infischio. E dovrebbero farlo tutti.
Alessandro, postaci qualche bella avventura da leggere, o da ricordare.
Chiudiamo qui.
A prescindere dalle valutazioni relative a quale ambito riferirsi per parlare di Alpinismo credo che a Miss Hawley una cosa del genere non sarebbe sfuggita! Messner o non Messner.
Che non brilli per la simpatia può darsi, ma non e una ragione per attaccarlo come alpinista. Certo , scegliere Messner ti dà la certezza di andare a ” colpo” sicuro se vuoi farti conoscere.
Ma non scherziamo, il termine giusto e proprio “sciocchezze “!
Gli 8000 sono solo una parentesi dell innovazione alpinistica di Messner, conosciamo tutti le sue imprese precedenti agli 8000,
I suoi scritti che hanno cambiato o evidenziato il limite dell’ alpinismo di quei tempi.
Di quei tempi appunto, 40/50 anni fa, ed oggi si va alla ricerca di una sciocchezza simile con i criteri attuali di valutazione impregnati di banalità ipocrisia e meschinità ( vedasi i vari “record” … il primo amputato il primo col diabete con l infarto senza occhio ….. che pagliacciata!
” l assassino dell’ impossibile” oggi si sta realizzando nell’ uccisione dei miti.
Io son cresciuto leggendo Messner Bonatti Cassin e tanti altri, figure valide ancora oggi!
Grazie Messner per quello che hai fatto e per avermi fatto sognare!
Ok, sono Matteo DUE allora, quello meno storico, a difesa di un ingenuo gruppetto di ricercatori (tra cui Jurgalsky) che voleva solo approfondire la ricerca geografica sulle vette più alte del pianeta (il primo gruppo che in duecento anni è stato insultato così tanto, apparentemente)
No, Fabio. Se cerchi le immagini della vetta, ci sono un sacco di foto proprio sulla cima… Tutte spedizioni commerciali recenti…
Ah, allora esistono un Matteo 1 e un Matteo 2!
Piú o meno come Terminator 1 e Terminator 2. 😂😂😂
P.S. E alla fine ne rimase uno solo? (Highlander) 🤘🤘🤘
Ci tengo a precisare che l’intervento n°9 non è del Matteo storico, ma di qualcun’altro.
Io considero questo tipo di record e tutta ‘sta faccenda una pirlata!
Ma se io prima di andare a fare un 8000 faccio un percorso di avvicinamento, facendo prima dei 4000, poi 5000, e cosi’ via…. Quindi mi alleno e diventa una attività sportiva? 😉
Secondo me no.Diventa sport quanto tu ti alleni per ripetere la stessa performance con tempi migliori. Altrimenti rimane alpinismo, e non sport.
Sciocchezze.
Ma di cosa stiamo parlando?
In quanto alla componente sportiva dell’alpinismo dobbiamo distinguere tra:
1) alpinismo inteso come attività sportiva (oltre che tante altre cose), desiderio di migliorarsi a livello di prestazioni, determinazione a risolvere un problema alpinistico precedendo eventuali concorrenti.
2) alpinismo (oltre che scialpinismo, arrampicate, camminate o corse in montagna) inteso come gara sportiva, con regolamento, giudici, pettorali e classifica finale.
Obiettivamente, la “corsa alle Jorasses” negli anni Trenta fu cosa assai diversa dal Tor des Géants e dal Tour de France.
N.B. Ho detto diversa, non migliore o peggiore. Ciascuno poi preferisca o faccia ciò che vuole, a condizione di non disturbare il prossimo.
Suppongo che questo signor Jurgalsky sia un burocrate in pensione. Come burocrate deve essere stato veramente brillante, ma come alpinista …be’ non dico altro. Non so dire se Messner sia giunto ad un punto di qualche metro inferiore a quello più alto. Non mi interessa neppure sapere di chi sia il record che tanto appassiona il signor Jurgalsky al punto da fare rivelazioni pubbliche. So solo che Messner e Kammerlander hanno scalato l’Annapurna.
Insomma, ragazzi, Reinhold Messner è stato uno dei piú grandi alpinisti di tutti i tempi ed è il primo salitore dei quattordici Ottomila.
È pure una persona egocentrica e autoritaria. Ma queste ultime due caratteristiche non hanno nulla a che fare con l’alpinismo: riguardano i rapporti umani.
L’alpinismo mal si adatta ad un libro dei primati, va bene dire che l’alpinismo non è uno sport ma dire che nell’alpinismo non ci sia una rilevante componente, diciamo, sportiva è dire il falso, almeno in una larga parte degli appassionati. Molti praticano alpinismo anche con una mentalità sportiva, che significa porsi obiettivi, allenarsi, misurare il miglioramento delle proprie prestazioni, stare a dieta, programmare gli sforzi nell’arco dell’anno ecc. ecc..
Cosi come molti praticano l’arrampicata sportiva in modo per nulla sportivo, con lo stesso spirito con cui fanno una passeggiata o una gita di scialpinismo, senza guardare il grado e senza allenarsi in settimana.
Quindi l’alpinismo può essere sportivo, senza tra l’altro che questo lo renda meno nobile di chi lo pratica in modo meno sportivo (altrimenti dovremmo dire che l’alpinismo di Boivin, Escoffier, Profit, Lafaille è stato meno nobile).
Venendo a Messner, effettivamente dire che nel suo alpinismo è assente la componente sportiva mi sembra eccessivo. Si potrebbe dire che la componente sportiva si è per lui concretizzata con la volontà, ad un certo, punto di salire tutti i 14 ottomila, dando quindi priorità al numero che non all’ascensione in se. Intendo dire che forse l’ultimo 8000 da lui salito, il Lhotse, se non erro per la via “normale”, era effettivamente un’impresa al di sotto di moltissime altre fatte da Messner e quindi, se in quel momento non avesse dato priorità all’inseguimento di una forma di record o, per meglio dire, primato (il primo uomo su tutti i 14 ottomila) avrebbe forse scelto un 7000 mai salito o altra meta.
Penso quindi che Messner abbia ragione a rifiutare questa ultima critica che gli è stata mossa, che certamente sia arrivato sull’Annapurna ma dire che l’alpinismo è scevro daa spetti sportivi forse è un eccesso.
Penso che Messner non abbia bisogno di record.E una persona che non ha chiesto niente a nessuno e’ se famoso e’ solo a se stesso e’ alle grandi fatiche che ha compiuto . Per rimane uno dei più grandi scalatori al mondo
Detto da chi ha fatto una gara per essere il primo a fare i 14 ottomila, mi sembra un pò troppo. Via Sig. Messner, un pò di coerenza…
Povero Jurgalski, lo fate passare per un frustrato in cerca di attenzioni. Invece è un grande appassionato di himalaya (non c’è bisogno di fare imprese estreme di alpinismo per esserlo, sappiatelo), sicuramente più di molti ‘alpinisti’ in cerca di record, che per ricerca GEOGRAFICA (una scienza ESATTA! non si parla di alpinismo e sogni qua) lui e il suo team hanno individuato con precisione la vera cima di molte montagne. Solo come conseguenza è venuto fuori che molte ‘cime’ raggiunte come tali non lo erano; questo ha fatto si che, per esempio, nel Manaslu negli ultimi due anni fosse modificata la via parte finale dell’ascesa ecc ecc. Altra conseguenza è che dal lato PURAMENTE statistico pare che la vera cima (geograficamente parlando!) di tutti gli 8000 non fosse stata toccata quasi da nessuno. Questo postulato non era certo l’obiettivo della RICERCA del povero Jurgalski (che è un grande appassionato himalaysta – tra i più saggi conoscitori della storia dell’alpinismo vero) a cui, per questa ricerca, importava solo fare chiarezza sulla geografia delle vette. Nessuno (nemmeno lui) mette in discussione l’onestà alpinistica e il valore delle imprese della storia. Vergognosi i vari commenti (ahimé anche di Messner – che come alpinista invece stimo molto) con parole come ““Perché [questi ricercatori] non hanno nulla da raccontare di loro stessi? Hanno raggiunto qualcosa? Non hanno il coraggio di realizzare il loro sogno?”. Come se tutto si riduca a chi ce l’ha più grosso e realizza scalate più coraggiose. Povero Eberhard, povera scienza. Spero anche io che l’alpinismo venga tolto da questo libro dei record.
Questa è una immagine che ho realizzato io tramite l’intelligenza artificiale e pubblicata su sul mio profilo facebook https://tinyurl.com/yw5wcolt. Immagine di cui il sior Messner si è appropriato impunemente senza chiedere alcunché (facilmente il suo social mònager) e TAGLIANDO VIA il credit col copyright! Nella informazione spazzatura tipica dei nostri tempi poi la “foto” rubata è diventata di pubblico dominio su varie testate per le quali l’autore sarebbe lo stesso Messner stesso che fa ironia su se stesso…
Anche secondo me l’Alpinismo non è uno sport ma sicuramente la competizione in Alpinismo è esistita, esiste e probabilmente esisterà sempre a qualcuno livello(di qui l’andazzo citato da Carlo che penso però ci sia sempre stato); nel caso di Messner credo che il “Record” gli abbia portato anche denaro.
Come se ne esce?
Dice Messner: …“l’alpinismo non è uno sport, ma un modo di vivere, di conoscersi, di esplorarsi all’interno, nel profondo… e siccome l’alpinismo non è uno sport e per questo non esistono né competizioni né vincitori, per questo motivo le gare nelle palestre artificiali di roccia non sono alpinismo»
L’alpinismo NON è uno sport. Se c’è un risvolto positivo di questa querelle gossippara, è l’affermazione esplicita di Messner (affermazione che prescinde dal caso di specie). Nel mio piccolo aggiungo che NON comprendo nel concetto di alpinismo neppure tutte le uscite private vissute con approccio sportivo (del tipo: quanto dislivello ho fatto? in quanto tempo? su che pendenza ho sciato? che difficoltà ho superato in arrampicata? ecc ecc ecc), andazzo che purtroppo sta diventando dominante, anche fra i frequentatori domenicali della montagna, specie da una ventina di anni in qua.
Sante parole
Applicando il demenziale criterio di Jurgalski, anche George Band e Joe Brown non salirono mai la vetta del Kangchenjunga nel 1955: per rispetto degli dei che si credeva vivessero lassú si fermarono cinque metri prima. E cosí probabilmente fecero tutti gli altri.
Chissà, magari la cima della terza montagna della Terra è ancora inviolata…
P.S. Per me non si tratta solo di ostinazione. Si tratta di ottusità, di meschinità, del desiderio sfrenato di farsi notare, e forse c’è pure un pizzico di cattiveria.
Ma vogliamo davvero prendere in considerazione un libro che registra record come i peli delle orecchie più lunghi del mondo (un indiano, 23 cm), il numero di palline di gelato su un cono (un italiano, 155 palline nel 2022) o la consegna di pizza più alta del mondo (per restare in tema alpinismo…una Pizza Hut al salamino piccante sulla cima del Kilimangiaro nel 2016)…
Messner si fermò su una gobba della cresta sommitale che si trova due metri e venti prima della vetta e ventitré centimetri piú in basso, o forse ventiquattro.
Se è vero che Martino per un punto perse la cappa, non meno vero che Reinhold per tre passi ha perso lo scettro: svergognato dal guardalinee Jurgalski e squalificato con ignominia dal Guinness, direttore di gara.
Dura lex sed lex.
Ben gli sta. E poi mi è pure antipatico. 😜😜😜