Miserabile clientelismo
(e oscene norme contro boschi e fauna selvatica)
a cura del Gruppo di Intervento giuridico (GrIG)
(pubblicato su gruppodinterventogiuridico.com il 7 ottobre 2023)
Foto per conto GrIG, S.D., archivio GrIG
Come purtroppo già detto, è un pessimo periodo, grazie a una pessima classe politica, per i boschi e la fauna selvatica del povero Bel Paese.
Si avvicinano le elezioni europee e le cambiali elettorali vanno all’incasso.
Il 4 ottobre 2023 la Camera dei Deputati ha votato la fiducia al Governo (202 voti favorevoli, 128 contrari) sul disegno di legge “Conversione in legge del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici”, su cui lo scorso 28 settembre si era analogamente espressa l’aula del Senato della Repubblica con 94 voti a favore, 49 voti contrari e un astenuto.
Il decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, ora convertito in legge e definitivamente approvato, riguarda norme per la tutela degli utenti dei servizi di trasporto, materie economiche e finanziarie, nonché investimenti in settori strategici.
I boschi e la caccia c’entrano come i cavoli a merenda, ma si avvicinano le elezioni europee e le forze politiche di centro-destra che sostengono il Governo Meloni vogliono ingraziarsi gli imprenditori e progettisti del settore forestale e il mondo venatorio (circa 470 mila cacciatori), tanto per cambiare.
E questo nonostante la stessa Corte costituzionale (sentenza n. 22/2012) abbia affermato che la conversione in legge deve necessariamente considerare il vincolo costituzionale dell’omogeneità delle modifiche apportate dal Parlamento al testo del decreto-legge, pena l’illegittimità dell’intera legge di conversione.
In tema di tutela dei boschi è stato fatto un innegabile passo indietro.
Si deve ricordare che, nell’ordinamento italiano, i boschi sono tutelati con il vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) in via generale, con il vincolo paesaggistico discendente dalla legge (art. 142, comma 1°, lettera g, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), e in via specifica con singoli provvedimenti ministeriali o regionali di individuazione (artt. 136 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).
Finora, per qualsiasi intervento di taglio nei boschi tutelati, anche con vincolo paesaggistico discendente da provvedimento di individuazione, è stato necessario il preventivo rilascio dell’autorizzazione paesaggistica (art. 146 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.). D’ora in avanti saranno gestiti come quelli tutelati con il vincolo paesaggistico discendente dalla legge: in sostanza, per “incentivare e sviluppare le potenzialità della filiera nazionale foresta – legno e … favorire il riposizionamento strategico delle aziende italiane rispetto alla concorrenza dei mercati esteri”, sarebbero esentati dall’obbligo di preventiva autorizzazione paesaggistica tutti gli interventi di “taglio colturale, la forestazione, la riforestazione, le opere di bonifica, antincendio e di conservazione da eseguirsi nei boschi e nelle foreste … , purché previsti ed autorizzati in base alla normativa in materia” (art. 149, comma 1°, lettera c, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).
Certamente i piani di gestione forestale (art. 13 del decreto legislativo n. 34/2018 e s.m.i., Testo unico forestale) vengono approvati dalle competenti strutture regionali in sede di conferenze di servizi, dove vengono espressi anche i necessari pareri in ambito paesaggistico (analogamente a qualsiasi strumento attuativo, art. 16 della legge n. 1150/1942 e s.m.i.), certamente devono ottenere le necessarie autorizzazioni ai fini del vincolo idrogeologico (regio decreto legge n. 3267/1923 e s.m.i.), certamente devono acquisire il necessario parere positivo al termine della procedura di valutazione di incidenza ambientale, qualora ricadano in un’area della Rete Natura 2000 (S.I.C., Z.P.S., Z.S.C.), tuttavia un compiuto esame sotto il profilo paesaggistico non può che garantire meglio i valori ambientali del bosco, soprattutto in caso di tagli boschivi particolarmente impattanti (es. il taglio a raso).
Una semplificazione procedurale per la felicità delle aziende produttrici di energia da biomasse legnose, uno scandaloso passo indietro nella salvaguardia dei boschi in un momento di crisi ambientale determinata dai cambiamenti climatici, proprio quando sono sempre più ridotti nei fatti gli ordinari controlli ambientali e i tagli illeciti sono ampiamente diffusi quanto sanzionati in modo penosamente insufficiente, poche migliaia di euro per danni ambientali spesso non ripristinabili.
A puro titolo di esempio, basti pensare che nel solo periodo gennaio–ottobre 2022 i Carabinieri Forestali di Siena hanno svolto oltre 500 verifiche in materia, irrogando ben 319 sanzioni amministrative per complessivi 353 mila euro ed effettuando 19 comunicazioni di reato relative a 25 soggetti all’Autorità giudiziaria competente: oltre il 63% dei controlli effettuati ha evidenziato situazioni irregolari.
In materia di caccia solo penosi regali al mondo venatorio.
Non bastano gli aumenti dei fondi pubblici elargiti alle associazioni venatorie stabiliti con la legge di stabilità 2023, ora, attraverso alcuni emendamenti, si è, di fatto, depenalizzato l’uso del piombo nei pallini da caccia nelle zone umide, diminuendo anche l’ambito territoriale di applicazione, sono stati annacquati i pareri obbligatori (art. 18 della legge n. 157/1992 e s.m.i.) dell’ISPRA sui calendari venatori annuali, introducendo un parere del Comitato tecnico Faunistico Venatorio nazionale composto in gran parte da esponenti delle associazioni venatorie, è stato consentito alle Regioni e Province autonome di ampliare le specie faunistiche oggetto di caccia e, addirittura, è stata in sostanza inibita al giudice amministrativo la possibilità di emettere provvedimenti cautelari in materia di calendari venatori.
E’ bene che i cittadini italiani conoscano tali squallide iniziative ai danni del patrimonio ambientale e faunistico.
Il Gruppo d’Intervento Giuridico richiama l’opinione pubblica e ogni singolo cittadino alla concreta attenzione e partecipazione con razionalità e buon senso nelle scelte politico-sociali che di volta in volta vengono fatte.
E quel che è peggio, è che non segue una forestazione adeguata, resa ancor più difficile dalla mancanza di piogge e risorse.
Purtroppo è così: la deforestazione procede soprattutto per l’avidità dell’industria del legno, ma è sorprendente la complicità degli enti locali che almeno idealmente dovrebbero proteggere gli interessi collettivi. Succede invece che anche sedicenti comunità montane alla tutela dei boschi preferiscano il taglio degli alberi pur di lucrare e spartire i finanziamenti pubblici. In questo caso il clientelismo pubblico si dimostra peggiore dell’industria privata.