Montagne e guide alpine dopo l’emergenza CoViD19

L’attuale crisi legata al COVID-19 sta cambiando il mondo. Cambierà anche il nostro approccio all’outdoor e alla montagna.

Come? Per discuterne, Grivel ha organizzato in data 7 aprile 2020 una “tavola rotonda virtuale” con cinque guide alpine da tutto il mondo, per avere le loro opinioni su questo scenario in evoluzione. Eccole:
Anna Torretta, Courmayeur – Italia, 49 anni, guida alpina dal 2000, prima e unica donna della Società delle Guide Alpine di Courmayeur;
Damien Tomasi, Chamonix – Francia, 33 anni, guida alpina dal 2011, membro della Società delle Guide di Chamonix e professore all’ENSA (École Nationale Ski et Alpinisme);
François Cazzanelli, Cervinia – Italia, 30 anni, guida alpina dal 2012, membro della Società delle Guide del Cervino;
Hans Zlöbl, Lienz – Austria, 54 anni, guida alpina dal 1991 pilota di elicotteri;
Tomás Roy Aguiló, El Chalten – Argentina, 36 anni, guida alpina dal 2007.

Montagne e guide alpine dopo l’emergenza CoViD19
Tavola rotonda virtuale a cura di Oliviero Gobbi, AD Grivel, 7 Aprile 2020.
Foto: Lorenzo Belfrond per Grivel 

Anna Torretta, Damien Tomasi, François Cazzanelli, Hans Zlöbl e Tomás Roy Aguiló.

1 – Pensi che cambierà l’approccio dei clienti all’outdoor e alla montagna? Come?

Damien
Ci sono molti e diversi praticanti di sport outdoor e di montagna.

L’unica cosa di cui posso essere certo è che dopo questa epidemia e il conseguente periodo di confinamento, alpinisti, scalatori, escursionisti, sciatori, avranno un solo desiderio: tornare sulle montagne!

Ma tra questi praticanti, dobbiamo differenziare due categorie: i dilettanti e quelli che si arrampicano con le guide.

Per le guide e la loro clientela, le cose impiegheranno sicuramente più tempo a riprendersi… E non necessariamente come prima! A Chamonix, ma come ovunque nelle Alpi, abbiamo una clientela da tutto il mondo: francese, ovviamente, ma anche inglese, americano, nordico, cinese… Il loro ritorno non avverrà dall’oggi al domani e sicuramente non nelle stesse condizioni rispetto a prima.

Tutto dipenderà dall’entità della diffusione del virus nei loro paesi, da come i loro stati hanno affrontato l’attuale crisi sanitaria e la crisi economica che seguirà. Alcuni stati (in particolare in Europa) hanno scelto di sostenere le loro economie ricorrendo alla cassa integrazione in modo che l’economia ricominci “più velocemente”, il livello di copertura sociale non è lo stesso ovunque…

Infine, la questione della riapertura delle frontiere è fondamentale anche per le guide, che hanno sempre esercitato la propria professione senza preoccuparsi troppo dei limiti geografici dei paesi.

Chiaramente, anche se le persone avessero sete di avventura, spazio e natura, la professione di guida non rientrerà immediatamente in un mondo globalizzato com’era fino a febbraio…

Hans
Sì, perché i nostri clienti non sono solo consumatori di montagna, ma molti più partner in un viaggio. I nostri clienti adorano le montagne tanto quanto noi e sono sensibilizzati ai recenti cambiamenti ambientali. Questa crisi COVID -19 avrà un impatto ancora maggiore su coloro che evidentemente vedono i cambiamenti negativi nella nostra natura e nelle montagne giorno dopo giorno. Il virus pericoloso per la vita e il mondo chiuso, è l’occasione per pensare e cambiare in molti aspetti della nostra vita. Presto un vaccino proteggerà dal virus, ma la cognizione fondamentale che dobbiamo cambiare rimarrà.

Il vincitore della crisi COVID-19 è l’ambiente. Il nostro cliente potrebbe chiedere in futuro di guidare con il minor impatto ambientale possibile. Può essere facilmente una montagna nel tuo cortile, non dall’altra parte del globo.

François
Sicuramente quando riapriranno le porte delle montagne ci sarà molta voglia di uscire stare all’aria aperta soprattutto in luoghi isolati e selvaggi.

Credo che però nell’immediato non tutti potranno permettersi il lusso di ingaggiare una guida alpina e questo sarà un problema soprattutto in vista dell’estate.

Anche rifugi e funivie sono un bel punto di domanda. Temo che ci saranno delle restrizioni e magari alcune nuove norme da seguire.

In conclusione credo che nell’immediato si farà fatica ma dal momento che la situazione economica si assesterà nuovamente ci sarà un incremento importante delle richieste soprattutto per salite e montagne più isolate e meno di grido.

Tomás
Penso che a breve termine, parlando di quest’anno 2020, sì ci sarà un cambiamento.

Prima di tutto, nessuno sa quando le situazioni si “normalizzeranno” in tutto il mondo. Voglio dire che ci saranno restrizioni con i voli internazionali, a seconda delle misure adottate da ciascun paese, dal momento che non tutte le nazioni stanno attraversando lo stesso stadio del virus.

Come guide avremo sicuramente meno lavoro.

Spero che non tutto ritorni “normale”. Salvo però molte cose positive da questa pandemia:
1- Momento di introspezione, di autocritica, pensando che possiamo cambiare e migliorare per contribuire con il nostro granello di sabbia nella società.
2- Momento familiare, perché la routine di questo mondo capitalista ci ha in qualche modo distanziato dai nostri cari. Passare più tempo con i nostri figli ed essere in grado di educarli da soli, non ha prezzo!
3- Il riposo che stiamo dando al Pianeta Terra! La bassa emissione di CO2 e molti altri modi per inquinare, che si sono attenuati in queste “quarantene”.

Questa pandemia, oltre a darci un grande apprendimento in molti modi, ha anche seminato molta paura, e il motivo è a causa della tecnologia e dei social network che ci portano immediatamente informazioni dal mondo.

La necessità di uscire in montagna, respirare aria fresca, arrampicarsi, sciare, non viene rimossa da nessun virus … né per noi come guide e alpinisti, né per i nostri clienti …

Anna
Siamo sicuri che si tratti di “emergenza”? Forse varrebbe la pena di analizzare il significato di questa parola e vedere dove l’emergenza c’è veramente, negli ospedali, nelle terapie intensive… Il resto lo possiamo chiamare “stress collettivo ad alta intensità” a cui non eravamo minimamente abituati… La parola emergenza mi fa pensare ad una catastrofe, al ponte Morandi, alla diga del Vajont, al terremoto dell’Aquila. Più che un’emergenza è un cambiamento globale iper-rapido che ha causato delle emergenze. Credo che come durante e dopo qualsiasi cambiamento, nel futuro che ci aspetta, sarà la prudenza che ci farà compagnia. Credo che tutto il mondo, non solo quello dell’outdoor e della montagna, sarà più attento. Per qualsiasi cosa ci saranno delle precauzioni in più.

Ci sarà un ritorno entusiasta, come se si scappasse di prigione, all’outdoor, alla vita all’aria aperta, ne sono sicura. Ma ci saranno delle limitazioni, e il ritorno sarà lento, perché non sarà permesso di farlo subito, tutti insieme, almeno in Italia. Perché obbiettivamente in altri paesi, in questo momento, lo sport è consentito con la distanza di sicurezza. 

Credo che le montagne cominceranno a ripopolarsi di gente che scappa dalla città. Ci sarà più gente che vive in montagna e ne prende la residenza, lavora telematicamente da casa, ci saranno tante piccole Chamonix, con manager che proveranno a vivere in pianta stabile, in piccole località dislocate e con meeting di lavoro sempre più virtuali. Di conseguenza la gente avrà voglia di uscire di casa, godere della natura e affrontare la montagna in sicurezza. 

E quindi vedo un completo cambio di tendenza nell’outdoor condizionato dalle nuove prese di coscienza urbane globali, con una rinascita dei valori della comunità.

Anche la montagna sarà controllata e soggetta a limitazioni, perché i rifugi non potranno avere più di un certo numero di persone tutte insieme, le camerate non potranno essere sovraffollate, le sale da pranzo neanche, ci saranno dei numeri massimi di ingresso, le salite saranno programmate per tempo, indipendentemente dal meteo, come in parte già avviene.

Sarà il boom dei piccoli centri in montagna, un bene per le valli secondarie, e per la nostra regione. E per tanti posti, molto belli ma meno conosciuti, da riqualificare perché la parte del leone l’ha presa qualcun’altro. Ci vorrà il coraggio di autorità e sponsor per costruire un nuovo tessuto, un nuovo network e un nuovo contesto outdoor. 

2 – Pensi che il tuo approccio al lavoro di guida dovrà cambiare? Come?

Hans
No, sono cambiato da solo già qualche tempo fa. Con l’età, ora 54, sono diventato un po’ stanco di viaggiare e soprattutto di guidare. Sono diventata una cosiddetta “mucca domestica” moderna. Internet e i social media mi danno informazioni e accesso a tutti i luoghi del mondo, e quello che vedo è turismo eccessivo quasi ovunque. Le agenzie di guide in tutto il mondo stanno inviando le guide, compresi gli ospiti, in ogni luogo di questo pianeta, ma mai nel loro paese d’origine. Ecco perché abbiamo caos ovunque, dal Monte Bianco al Cervino, al Großglockner e in Himalaya. Rimango nel mio paese di origine per esercitare la professione e solo in occasioni molto speciali utilizzo il diritto degli ospiti di guidare all’estero secondo UIAGM/EPC.

François
Sicuramente, se torneranno di moda salite più selvagge, bisognerà calcolare avvicinamenti più lunghi e le singole gite richiederanno più tempo.

Quindi credo che il numero delle giornate potrebbe diminuire, però ne potrebbe guadagnarne molto la qualità del nostro lavoro.

Tomás
Cerco sempre di minimizzare non solo i rischi oggettivi, ma anche l’impatto che le mie azioni hanno sull’ambiente. Penso che noi, come guide alpine, siamo importanti riferimenti della vita e dovremmo essere esempi. Lavarsi le mani, coprirsi la bocca quando si tossisce, sono questioni di rispetto e igiene che dovremmo sempre fare: ciò che è molto difficile in Argentina è non condividere il Mate!

Anna
Tanto, probabilmente tutto sarà visto con un’ottica diversa, più attenta. Le attrezzature alpinistiche e il loro corretto utilizzo avranno un ruolo importantissimo, così come le certificazioni e la loro trasparenza. Penso che la gente rivaluterà l’importanza materiale corretto e del suo uso, più di quanto faceva prima. E l’alpinismo visto da tanti come principalmente un’attività individuale, potrebbe tornare ad avere caratteristiche di equipe. Quindi si formeranno delle community di arrampicatori, più strette di quelle di prima. Ma tenute insieme da “cordate virtuali” più ampie.

Noi guide alpine possiamo inserirci come formatori della nuova sicurezza in montagna.

Damien
Dati i vincoli che stiamo vivendo e che continueremo sicuramente a sperimentare per un po’, la professione di guida diventerà più locale per un periodo.

Con i clienti francesi e forse europei ed in particolare sulle montagne francesi e poi europee in un secondo tempo.

Ovviamente, lavoriamo nel settore turistico, vale a dire in un settore “non essenziale”. Le persone devono prima trovare alloggio e cibo prima di pensare di andare in vacanza…

Anche se sono convinto che il nostro lavoro aiuti le persone a prosperare, realizzare i propri sogni e vivere avventure che li alimentano per vivere meglio ogni giorno!

Ma ciò che mi preoccupa di più, a breve e medio termine, è la chiusura parziale o totale dei confini. Viaggiare non sarà facile come prima e aumenteranno i vincoli.

3 – Cosa sarà richiesto alle guide di diverso da prima?

François
Più apertura mentale, più adattamento e più fantasia.

Sicuramente dovremo trovare dei compromessi vedo difficile immaginare le code agli impianti o nei rifugi quindi bisognerà ampliare ne nostre vedute. Sfruttare quelle zone più selvagge che prima per pigrizia e perché avevamo alternative più “comode” snobbavamo.

Tomás
Non penso che lavorare come guida alpina in particolare avrà un cambiamento significativo. Lavoriamo precisamente in montagna, cercando di “alienare” le persone dalle aree urbane, dal resto della gente, che sarebbe proprio il “distanziamento sociale” raccomandato per prevenire le infezioni, non solo da COVID-19.

Forse nelle Alpi ci sarà un cambiamento, che le Guide inizieranno a uscire dalla zona di comfort (rifugi e funivie), alla ricerca di alternative che consentano loro di sviluppare la loro professione.

Qui in Patagonia, poiché non disponiamo di tale infrastruttura, non dovremo cercare quelle alternative, ma credo che quest’anno sentiremo la “crisi”.

Non ci sono ancora studi accurati su COVID-19, sulle sue azioni e conseguenze.

Storicamente, ai clienti è stato chiesto di firmare più documenti prima di ogni attività, come “assunzione di rischio” e “cartella clinica”.

Né possiamo discriminare una persona, perché ha avuto COVID-19, HIV, ecc.

Anna
Noi Guide dovremo accompagnare i nostri clienti a scoprire gli angoli più remoti del nostro territorio, a prescindere dalla facilità di accesso, facendo capire il valore della vita, con la formazione e la cultura, su percorsi che prima non avremo mai intrapreso. 

Come formatore professionista, la guida alpina, è il primo che deve fare passare il messaggio della sicurezza, per noi e per le nostre famiglie, per la montagna, per il bene di tutti. Per trasmettere il piacere della sicurezza. La guida alpina non sarà più solo un compagno di avventure, quello che ti faceva scoprire un mondo diverso, che ti portava a raggiungere dei traguardi che non pensavi, che ti trovava la polvere nella stagione più secca o il ghiaccio in quella più calda, o ti accompagnava a toccare la tua prima roccia, fino alla via dei desideri, ma sarà prima di tutto un ambasciatore della sicurezza. Perché è in questa direzione che si possono vivere delle esperienze correttamente intense.

Damien
Non so se saranno richieste cose specifiche alle Guide Apine.

Quel che è certo è che nei luoghi in cui la promiscuità è importante (rifugi, impianti di risalita, ecc.) saranno necessari gesti di barriera per un periodo.

Hans
Sostenibilità.

4 – Come pensi di organizzare il tuo lavoro e la tua preparazione?

Anna
Sicurezza e responsabilità individuale e collettiva, raggiungimento di obbiettivi individuali e collettivi, saranno le nuove parole chiave del nostro adattamento al nuovo modo di vivere.

Sarà vietata l’attività a “rischio” morte, probabilmente non sarà possibile andare a sciare fuori pista con pericolo 4, come in realtà già avviene nella Società Guide di Courmayeur. Tanti limiti per la nostra attività sono già definiti, come il numero di persone che una guida può accompagnare per ciascuna salita, limitazioni dettate dal buon senso che già ci sono e basterebbe fare rispettare a tutti gli alpinisti.  

Damien
Siamo tutti in una nuova situazione e tutti ci stiamo muovendo verso l’ignoto… E l’ignoto ha qualcosa di eccitante e spaventoso allo stesso tempo. Il mondo cambierà di sicuro… Ma è ancora troppo presto per prevedere come sarà.

A breve termine, non ho idea di fino a che punto saremo in grado di esercitare la nostra professione quest’estate. Quel che è certo è che dovremo adattarci e inventare “dopo COVID-19”.

In questo periodo di confino, trovo complicato allenarsi per due motivi:
– Le uscite sono brevi ed è complicato spingere davvero.
– Senza un obiettivo chiaro, trovo difficile motivarmi.

Ma la cosa più importante è probabilmente cercare di non perdere troppa forma.

Hans
Mantenere la calma è per me ora la preparazione più essenziale.

Come pilota ho seguito e avviato oltre un centinaio di autorotazioni. È una cosa difficile, in aria con un potente aeromobile in rotazione, e improvvisamente “motore FUORI USO”…

Questo è un momento molto silenzioso e spaventoso in elicottero, solo un avvisatore acustico a basso numero di giri nell’auricolare… sembra questo suono simile a qualcosa adesso?

Stai calmo, mantieni il controllo dell’aeromobile, prova a riavviare il motore, atterra in sicurezza.

François
Al momento ho chiesto ai miei clienti di stare in stand by fino a fine aprile poi, in base all’evolversi della situazione, cominceremo a programmare l’estate.

Tomás
Tutte le mie gite e viaggi per quest’anno sono stati cancellati. Non ho nessuna certezza…

5 – Ora esprimi un desiderio per il futuro, dopo l’emergenza. Cosa speri? Cosa ti auguri? Cosa ti piacerebbe?

Tomás
Spero che dopo questa emergenza non torneremo alla normalità!

Spero che a poco a poco ci saranno meno confini… che pensiamo come un pianeta, come una umanità e non come paesi indifferenti a ciò che accade ai nostri vicini.

Spero che dopo questa emergenza impariamo a valorizzare la libertà, ad avere più empatia per gli altri. Che tutte queste voglie per lo sport non scompaiano alla fine della quarantena.

Spero che siamo più consapevoli che un consumo eccessivo alla fine fa male alla natura e al nostro pianeta terra. Siamo più ecologici, usiamo di più la bicicletta, meno macchine. Ricicliamo, separiamo i rifiuti.

Supportiamo le aziende che hanno a cuore l’ambiente e i loro dipendenti.

Spero che i governi siano più presenti e che diano la priorità al benessere di tutti i loro cittadini.

Spero anche che torneremo presto in montagna !!!

Anna
Sono positiva perché la guida sa sempre cavarsela, grazie ai nostri studi e all’esperienza ripetuta, il nostro mestiere è fatto di questo, sapere trovare la via dove non si vede…

Per prima cosa dovremo formare subito i giovani alla sicurezza. E poi facilitati da rapporti di fiducia consolidati, aggiornare i nostri clienti affezionati, che a loro volta diventeranno i nostri alfieri e promotori.

Noi guide alpine possiamo essere il riflesso di tutta una società, noi possiamo essere quello che le persone dovranno essere in futuro in contesti quotidiani, noi possiamo trasmettere le qualità e capacità di cui le persone avranno bisogno nei contesti più disparati, i detentori della chiave della sicurezza. Anche se sappiamo che il rischio zero non esiste, anche dopo la cosiddetta, emergenza COVID19. Il Corona virus o qualsiasi altro virus, si potrebbe ripetere all’infinito e noi dovremo adattarci.

Damien
Trovo che le guide abbiano una posizione ambivalente. La crisi che stiamo vivendo è il risultato della globalizzazione del nostro mondo … Tuttavia noi guide sfruttiamo questa globalizzazione per esercitare la nostra professione in un modo, devo ammetterlo, che è affascinante: i nostri clienti provengono da tutto il mondo, noi viaggiamo per scalare, sciare e scoprire altri paesi e altre montagne.

Ma questa attività “globalizzata” è anche la nostra debolezza perché contribuisce al degrado del nostro strumento di lavoro: la natura.

La globalizzazione sta causando inquinamento e riscaldamento globale e siamo nella posizione migliore per vederne l’impatto sulle montagne, i ghiacciai e tutta questa natura che amiamo e amiamo scoprire.

In poche settimane di confinamento, possiamo vedere che senza la presenza dell’Uomo, la natura rivendica il territorio: gli animali scendono nelle valli, il cielo è limpido senza aerei, l’aria nelle valli alpine è chiara, non c’è più rumore …

La crisi che stiamo vivendo potrebbe segnare una svolta nel nostro modo di vivere, nel nostro modo di consumare e viaggiare…

Forse gli uomini impareranno da questa esperienza… O no!

Hans
Vorrei che tutti uscissero dall’emergenza più forti di prima e vedano il futuro più chiaro che mai.

Spero che comprendiamo le grandi possibilità del pulsante «reset« e vorremmo invitare tutti a fare un primo piccolo passo. Se siamo in tanti, anche il primo passo ha un grande impatto positivo.

Sulla montagna voglio incoraggiare le persone a salutarsi, ad essere amichevoli e rispettose. Rispetta i ruoli e le normative locali, aiuta se qualcuno cade, fai un passo indietro se un gruppo è più veloce e lascia il posto. Guarda come le guide alpine locali gestiscono i loro gruppi e le loro procedure di guida. C’è una ragione di sicurezza, se le guide alpine completamente professionali stanno prendendo solo uno o due clienti sulla corda per il Grossglockner, il Monte Bianco o altre famose montagne. Rispetta i tuoi limiti.

Meno è più!

François
Il mio sogno sarebbe quello di partire per il K2. Ma rimanendo con i piedi per terra la vedo una cosa complicata. Quindi spero di poter ricominciare a fare a maggio un po’ di attività (Corsa e arrampicata in falesia andrebbero benissimo). Poi da giugno tornare in montagna e a luglio tornare alla vita di tutti i giorni.

22
Montagne e guide alpine dopo l’emergenza CoViD19 ultima modifica: 2020-04-30T05:21:00+02:00 da GognaBlog

Scopri di più da GognaBlog

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

24 pensieri su “Montagne e guide alpine dopo l’emergenza CoViD19”

  1. Bonjour,
    abbiamo ricevuto una bozza (preferisco ritenerla tale) di linee guida per ricominciare a lavorare, quando non è dato saperlo, visto che il nuovo decreto non ha portato con sé troppe novità.
    Come la maggior parte dei documenti redatti tra quattro mura, ha la prerogativa di non essere attuabile nella nostra dimensione professionale, così caratterizzata da variabili senza fine in continua evoluzione.
    (Mentre scrivo Madame Etna continua a dar spettacolo.)

  2. Stavo per appellarmi a Lorenzo Merlo ma mi accorgo che neanche lui è più nell’albo… Stefano Michelazzi tu c’eri? Puoi rispondere alle lecite domande di Crovella?

  3. A me stupisce (molto ma non troppo) che in un blog che ha il nome di una Guida Alpina iscritta all’albo regionale lombardo (che si era proposta anche come “comunicatore” dello stesso collegio) e qui presente come moderatore, non intervenga a chiarire cosa stanno facendo le guide, visto che anche lui come tutti ha ricevuto una mail 15 giorni fa che annunciava dell’aggiornamento di stamattina (230 guide su zoom), in cui le Guide hanno discusso della situazione e provato a definire una particolare ed eccezionale modalità di lavoro. Fine del mio contributo. Ciao.

  4. @16: ma se il tema, come dici tu, emerge gia’ dall’articolo, che bisogno c’è di ripeterlo nei commenti? Nei commenti è interessante ampliare il campo delle riflessioni, aggiungrndo nuovi temi, nuove domande, nuove considerazioni… Inoltre, restano delle zone d’ombra: per esempio anche sulle montagne “collaterali”, dove magari non si incontrano altre cordate, resta il quesito di come si svolgerà l’attivita pratica della cordata guida-cliente (o addirittura guida-clienti, se sono due), stante le regole generali attualmente ancora in vigore (distane minime, mascherine, guanti chirurgici ecc). Come si fa a stare in sosta con i clienti se le regole generali saranno inalterate anche per l’estate? Questo vale sia sull’affollatissimo Dente che sulla “dimenticata” traversata della Sengla fra Valpelline e Svizzera. Cominetti ha riportato che il Collegio Nazionale sta lavorando a tal fine e quindi attendiamo cosa delibereranno. Il tema “tariffe” è meno stupido di quanto possa parere a prima vista perché potrebbe corrispondere a una profondissima revisione del modo di svolgere l’attività di guida. Infatti andare “fuori dal conosciuto, lontano dalle vette famose ecc” e una lodevolissima ambizione, ma la domanda è: a che prezzo? E di conseguenza: il mercato vi seguirà? O vi dovrete cmq riconvertire alle vette standardizzate, tipo Cervino o Dente, perché li’ il rapporto fatica/redditività è più elevato? Questo tema è basilare, almeno per quei soggetti per i quali la professione di guida e l’occupazione prevalente nonché la prevalente fonte di reddito.
     
    Sviluppare temi come questi e molto più interessante per il dibattito rispetto a generiche dichiarazioni che in quanto tali sono nobilissime, ma che per ora sono un po’… nebulose all’atto pratico. Buona serata a tutti (non ho ancora imparato bene a inserire le faccine…)

  5. Sinceramente che un’azienda sfrutti (eh sì questo è il termine corretto) dei professionisti per farsi pubblicità beh… ma queste sono le guide? Queste sono 5 guide… ognuna per se qualcuna per la grivel e si vede bene…D’altra parte non è stabilito da nessuna parte che per guadagnarti il pane devi essere integerrimo, no…!?Crovellaaaa…. Crovellino bello… le mie tariffe sono altissime (come quelle di Marcello??? Po’ esse…)per te però farei un’eccezione, un giro ti porto a gratis (non l’Eiger eh… qualche vietta breve e non difficile che scelgo io)… ne spari talmente tante e sei talmente convinto che condividere una giornata con te dev’essere ambivalente: da una parte ti tagli le vene, dall’altra ridi di gusto… mica facile da trovare una condizione di questo tipo…!!! Detto questo le Guide Alpine sono la Guida Alpina… ognuno decide per se cosa e come farlo, occasioni come quella presentata serve all’azienda per fare marketing o non l’avete capito?Cosa faremo? Cosa farò lo so già e lo sapranno anche gli altri a tempo debito, tutto il resto lascia il tempo che trova!

  6. Il tema forse più interessante – per me di sicuro anche appassionante – sarebbe stato quello che emerge dal post delle voci delle guide: la necessità, e quindi anche la possibilità della montagna fase 2, di non concentrarsi più sul famoso, il facile, il predisposto – per questioni di affollamento da evitare – ma invece di ricercare la montagna meno nota, più nascosta, che richiede una maggiore conoscenza dell’ambiente per essere trovata.
    È importante, secondo me, che le guide elaborino questo tema, anche pubblicamente come si è tentato di fare qui, perché non è evidente a tutti.
    La montagna della fase 2 sarà quindi di nuovo, spero, una montagna di ricerca e di scoperta, come avevano tentato di dire le guide qui sopra, prima che nei commenti fosse posta la questione irrilevante, e francamente piatta, dei salari e degli ordinamenti.
    Poi va beh, ci sono consulenti di aziende anche importanti che devono mettere il proprio marchio su qualsiasi cosa. Purtroppo non mi pare che il discorso ne giovi.

  7. Carlo, non ho capito bene: hai subdolamente tentato di chiedere uno sconto alle guide alpine per le prossime salite? Tu? Proprio tu? Il Sabaudo? Nooo! 😡😡😡
     
    È una caduta di stile indegna del blog. Mi meraviglio soprattutto di Gogna – uomo giusto e di costumi morigerati – che avrebbe dovuto censurarti senza pietà e invece non lo ha fatto.
    Se vuole rimediare, è però ancora in tempo: al tuo prossimo commento scorretto – zac! – cartellino giallo/rosso. Alé!

  8. Ognuno ha il suo stile, anche nell’esposizione verbale e scritta. Non si può piacere a tutti, ma si deve lasciare a tutti la libertà di espressione, nei contenuti e nella forma. Se a me piace scrivere in un certo modo, perché non posso farlo? Oltretutto scrivo così dai tempi del liceo (saranno circa 45 anni), mi sarebbe difficile modificarmi. La “motivazione” aggiunta all’opinione? Penso derivi dalla mie esperienza professionale: quando devo dire a un cliente cosa gli suggerisco di fare è inevitabile che gli spieghi perché ritengo utile fare così. Se non gli do una spiegazione di mia iniziativa, è il cliente stesso che me la chiede. Dopo 35 anni di lavoro, credo sia ormai una procedura intassellata nella mia mente. Delle semplici opinioni non se ne fa nulla nessuno: è necessario argomentarle. Di conseguenza ormai mi esprimo sempre così, anche con gli amici e in ambito familiare. Più in generale resta valido il suggerimento, che, qualche giorno fa, ha dato un altro lettore (non ricordo ora il nome), ovvero che chi sa già a priori che i miei interventi (sia articoli che commenti) non li sopporta, può fare che evitare di leggerli. Il saluto finale è una “cortesia” che per abitudine ultradecennale metto sempre in tutte le mie comunicazioni, sia confidenziali che professionali. Sarà che a Torino siamo molto attenti a queste risvolti. Ritengo cmq più signorile ed elegante scrive ciao finale che scrivere cazzo in un commento. Ciao!

    PS: prendo atto con piacere che il Collegio Nazionale si sta muovendosi, non ne ero al corrente e la cosa mi interessa (come semplice curiosità, sia ben chiaro). Si poteva subito dire questo, anzichè interpretare le mie considerazione come “una richiesta di sconti”…

  9. I “protocolli operativi”, tanto cari alla categoria di persone che irregimenta la società creando IL sistema, sono stati sconquassati dall’emergenza che stiamo vivendo, ma chi li riesce a fare (perché ha quella mentalità protocollare lì) mi sembra lo faccia per abitudine a filtrare tutte le cose in quel modo. Perché incapace di improvvisazione quando serve. E adesso mi pare ne serva, visto che è anche il sistema che usa nientemeno che il nostro Governo.
    Come dicevi tu, Crovella, ognuno di noi ha valori, stili di vita e impostazioni diverse.
    Personalmente quando sono in una situazione definita istituzionalmente “sicura” raddrizzo tutte le antenne aspettandomi di dover reagire improvvisamente a un’anomalia imminente.Cazzo, vorrei lasciare quegli spazi alla Merlo ma non so come si fa, vabbè…
    A parte questo, Crovella, non ti contesto perché ce l’ho con te, anzi, spesso condivido molti dei tuoi pensamenti, ma il modo che usi per farceli conoscere è antipatico e noiosissimo. Abbi pazienza ma io sono un rozzo che non vuole raffinarsi pur avendone la possibilità. Mi sono sgrezzato fino a circa 26 anni, poi ho visto che non ne valeva la pena. Le rocce non lo richiedevano, anzi. Nei tuoi sproloqui sul tuo modo di andare in montagna impersonifichi a meraviglia la storia della volpe e l’uva o del corvo e del merlo (l’uccello). Non potresti dire: la mia opinione è questa… senza aggiungere dei perché che non la rafforzano ma semmai la ridicolizzano. Se devo parlare con te di problematiche professionali come quelle dell’articolo, mica devo spiegarti perché faccio un certo grado invece di passeggiare e perché preferisco questo o quello, no? Un elegante stare sul generico a volte rende le proprie argomentazioni più chiare e comprensibili, mi sembra.
    E poi quel saluto alla fine di ogni commento, come se ci avessi fatto il favore di poterlo scrivere per il nostro bene e poi devi correre a fare altro (magari è anche vero), sarebbe argomento da analista freudiano. Ora te l’ho detto. Anche perché 5 minuti dopo sei di nuovo lì a ri-commentare.
    Chiarito ciò, il Collegio Nazionale delle Guide Alpine sta elaborando protocolli fin dall’inizio dell’emergenza e i rapporti con il potere legislativo sono serrati e continui, anche se non senza errori dovuti alla navigazione a vista che la situazione purtroppo impone.Io che sono un anarchico di natura ho però fiducia nei nostri dirigenti e tengo conversazioni frequenti col mio presidente del Collegio Veneto a cui appartengo. L’ho votato e di lui mi fido, so che farà un buon lavoro anche se il risultato non sarà necessariamente quello sperato. Non si può mai accontentare tutti. E qui ci stiamo confrontando con qualcosa di molto più grande di noi tutti, anche se siamo avvezzi a farlo con il nostro ambiente naturale di lavoro, la prestazione richiesta adesso è fuori norma. Vedremo.

  10. Una sola precisazione: io non ho uno stipendio (inteso come “stipendio fisso”) ho un reddito aleatorio perché sono un libero professionista. Per tale motivo mi sto impegnando, ovviamente nel mio settore, in un’opera di ristrutturazione professionale dei miei servizi verso nuove aree di interventi, nuovi possibili interlocutori e nuove strategie commerciali (all’interno delle quali si collocano le politiche di pricing, cioè le tariffe per capirci). Ognuno giustamente può vivere e  lavorare come è più consono al suo carattere e alla sua scala di valori. Tuttavia abbozzo una confronto fra l’articolo di qualche giorno fa (Manavella, rifugio Selleries) e i segnali che finora giungono dal mondo delle guide. Manavella ha dato dimostrazione di un approccio “imprenditoriale”: ha colto da tempo le problematiche, si è posto i problemi spiccioli con molto anticipi, ha riflettuto insieme ai suoi collaboratori e ha elaborato le strategie e i protocolli operativi (rinvio all’articolo per i dettagli). Funzionerà, non funzionerà? Questo lo dirà il prossimo futuro, ma almeno lui ha optato per una strategia attiva. la mia curiosità, più professionale che da appassionati di montagna, sarebbe capire se le guide si stanno già organizzando in una direzione di quel tipo. Ciao!

  11. Una cosa c he i miei colleghi si sono dimenticati è che se scegli di vivere facendo il saltimbanco te ne devi assumete tutte le conseguenze. Io all’intervista non avrei partecipato, se me l’avessero chiesto, perché non avrei avuto nessuna risposta e mi meraviglia che loro invece l’abbiano potuta avere lì pronta. Beati loro che hanno pure il dono della chiaroveggenza. L’unico concreto, perché essendo argentino è ben allenato alla precarietà, è stato Tomàs Aguilò (hola Tomàs, que tal?)…. ma per carità, sono mie opinioni personali da persona tutt’altro che seria.

  12. Le tariffe delle guide alpine sono libere. Ognuno può applicare quella che vuole. Quindi il problema non si pone. 
    Io sono carissimo, ad esempio, e se non lavorerò ci sono sempre i 600€ dell’Inps a cui fin’ora ho dato un botto di soldi e quindi provo una immensa soddisfazione a ricevere questo “stipendio”. C’è una gratificazione che non è monetizzabile… Se i miei figli non potranno andare all’Università non me ne frega niente, faranno dell’altro o magari se la pagheranno lavorando. Quello che riempie la nostra vita non è lo stipendio che magari percepisce il Crovella di turno e quindi si permette di tenere comizi sul come l’umanità dovrebbe vivere. Appena si scioglierà la neve sulle pareti si andrà a scalarle. Se ci faranno la multa non la pagheremo. Scherzo ovviamente ma una rivoluzione sudamericana io la farei. Hasta la victoria siempre amigos!!!

  13. Ritengo che se verrà concessa ai parrucchieri di riprendere la loro attività (non potranno questi certamente rispettare la distanza di un metro durante il lavaggio, taglio dei capelli e riempire la testa di bigodini a meno che non abbiano gli arti superiori alla stregua di Mr Fantastic l’uomo di gomma dei Fantastici 4) anche le Guide Alpine a buon diritto potranno riprendere la loro attività.

  14. Guarda che hai interpretato male. Il mio è un interesse condizionato probabilmente dalla mia deformazione professionale di consulente aziendale. Il mondo produttivo industriale si sta interrogando da diverse settimane (Roberto Pasini può confermare) sulle strategie da attuare prossimamente per fronteggiare la tenaglia che ci stringerà a causa della doppia azione fra regime di movimento e crisi economico-finanziaria. Ogni operatore economico dovrebbe già essersi posto il problema, che sia la grande multinazionale con fatturato da miliardi di dollari o il singolo professionista o l’artigiano con la botteguccia sotto casa. La mia curiosità, prettamente intellettuale e senza alcun tornaconto personale, è del tipo: ma il mondo delle guide si è già posto il problema delle tariffe 2020? e se sì, su quali criteri si sta indirizzando? non mi interessano i numeri espliciti, ma i criteri di decisione imprenditoriale. Questo è un tema molto interessante.
    L’altra mia curiosità riguarda come le guide pensano di “muoversi” in montagna con i clienti nel prossimo futuro. in termini proprio spiccioli. Per esempio: se davvero l’estate 2020 sarà dominata da alcune regole generali (governative) tipo che la distanza minima all’aperto sarà di 2 metri, le guide hanno già elaborato delle strategie per gestire, giusto per citare la prima cosa che mi passa per la testa, la convivenza alle soste di arrampicata con i loro clienti? Certe soste non permettono distanze umane di tal genere: allora che pensate di fare? eviterete le vie con soste non consone alle regole governative generali? Non ho idea, ma se per caso state elaborando dei protocolli di comportamento, questo potrebbe essere un utile suggerimento anche per chi, come me, va in montagna da “gentleman”.
    Spero di aver chiarito la questione e soprattutto di averti dimostrato che avevi interpretato male (però: leggi con maggior attenzione). Buona giornata! Ciao!

  15. Mi scusi, ma più che informarsi mi pare che lei, signora mia signor Crovella, faccia il conto della serva in tasca alle guide, che per sua ammissione lei non utilizza MAI, e mi pare perfino che abbia già intavolato una richiesta di sconti signora mia, ora: se la prestazione della guida non le compete, a che pro inserire la discussione del tariffario, tra tutti i temi proposti dal post?
    Mi auguro che nessuno sviluppi il suo tema, perché m’interessano molto di più i possibili altri. Mi scusi la franchezza.
    Tutto qui

  16. Mi informo su un aspetto (il mondo delle guide) del grande insieme della montagna. Lo faccio per curiosità intellettuale, non vedo cosa ci sia di male. I due temi su cui ho attirato l’attenzione sono i principali all’ordine del giorno per l’estate 2020. Il resto rischia di rivelarsi un insieme di grandi affermazioni di principio che però potrebbero non trovare effettiva concretizzazione nei prossimi mesi, visto il quadro generale che si sta profilando. Ciao!

  17. Palms, hai sbagliato a scrivere! Dieci “cravellate” sul groppone! 😂😂😂

  18. Le guide intervistate hanno dato aria e respiro al tema proposto.
    Hanno provato a fornire una visione del momento difficile. Poi Cravella, come al solito, ha provato a tagliare le ali al dibattito, a soffocarlo sul nascere.
    Parlando di qualcosa che per sua stessa ammissione non conosce: l’esperienza delle guide. Ignoriamo il dettaglio delle tariffe, per favore, qui si prova a parlare d’altro. Dettaglio delle tariffe che non riguarda Cravella, per sua stessa ammissione

  19. L’articolo a me è risultato molto interessante perché mi ha permesso di conoscere direttamente le opinioni, seppur numericamente limitate, del mondo delle guide. Può darsi che questo “spaccato” non sia rappresentativo dell’intero movimento, ma una piccola anticipazione l’articolo la fornisce. Mi vengono due con considerazioni. Premessa: non ho mai assoldato una guida in vita mia, per mentalità e scelta ideologica. Preferisco scalare uno o addirittura due gradi in meno, ma farlo in autonomia (non parliamo poi dello scialpinismo). Le mie valutazioni non sono quindi rappresentative del mondo generale dei clienti, anzi. Ciò premesso, le considerazioni sono le seguenti: 1) Più che il timing del ri-accesso alle montagne, determinante sarà il “come”, ovvero le regole spicciole per far gite (distanze, mascherine, turni ecc). Un professionista non potrà permettersi di violarle: i rischi sia di immagine che a quel punto anche di maggiori responsabilità giuridiche (a mio modesto parere, sconfinabili anche in potenziali risvolti molto pesanti) saranno un vincolo invalicabile . La domanda è: se il “modo” di andare in montagna non sarà (almeno per l’estate 2020) accattivante come prima per i clienti, cosa pensavo di fare le guide? Se un cliente ragiona come la Lavazza (“Il caffè è in piacere, se non è buono che piacere è?”), le guide cosa si “inventeranno”? 2) Mi pare che, al di là di un generico accenno, la grave questione economica generale non sia ancora ben chiara (probabilmente non lo è per quasi nessun cittadino). Che alternative si inventeranno le guide per avere tariffe adeguate a una generale riduzione della capacità di spesa nazionale? saranno disposte a portar gente sul Cervino anche a 50 euro, pur di incassare 50 euro, o modificheranno completamente il loro modo di lavorare?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.