Morire in vita
di Marcello Veneziani
(pubblicato in Rassegna di Arianna del 24 gennaio 2023)
Avete presente il sogno antico di un mondo nuovo, di un mondo migliore? Una nuova terra da scoprire, una nuova società da fondare, un nuovo pianeta da conquistare, una nuova umanità da generare, tramite navigazioni, esplorazioni, rivoluzioni, ricerche. Beh, tutta questa attesa di un nuovo mondo, il paradiso in terra, ha assunto oggi le vesti del mondo virtuale, evoluzione di internet e si riassume in una parola magica anzi in una bacchetta magica: metaverso (1). La parola ha più di trent’anni ma il suo lancio dalla piattaforma del futuro è assai più recente, dopo la pandemia. A voler essere riduttivi Metaverso è l’erede di Facebook, anche se si è allargato ad altri vettori social e ai colossi della tecnologia e del web. È l’evoluzione di Internet e del mondo digitale, ma è soprattutto la spinta verso un mondo virtuale che prende il posto del mondo reale; l’identità si volatilizza, l’avatar sostituisce la persona reale, si entra in un mondo parallelo, senza ricorrere alla fantasy letteraria o all’uso di stupefacenti.
Oltre la curiosità per la novità e l’apertura verso le nuove conquiste dello sviluppo tecnologico, vogliamo interrogarci sul suo significato, sulla sua essenza e sugli effetti che produce sull’umanità? Non pendete dalle labbra del signor Zuckerberg, degli apostoli ed agenti entusiasti del nuovo mondo. Provate invece a sollevarvi di un piano per cogliere la portata complessiva di questa annunciata rivoluzione, che si è fatta anche spot pubblicitario, euforico ed escatologico, come le vecchie utopie del mondo nuovo, del mondo migliore. Proviamo a pensare il metaverso. Numerosi sono i testi che ne spiegano le meraviglie e gli universi che schiude, ne fanno la storia e quasi l’agiografia dei suoi pionieri e infondono quel crisma di ineluttabilità: questo è il futuro verso cui stiamo andando, e se non ci vai con le tue gambe, sarai trascinato, o travolto. Il fatalismo hi-tech. Invece vorrei partire da un piccolo testo di un filosofo che prende apertamente posizione Contro Metaverso come dice già il titolo di un libretto di Eugenio Mazzarella, edito da Mimesis. Mazzarella insegnava filosofia teoretica a Napoli, e a qualcuno questo potrebbe bastare per non leggere il libretto: filosofia teoretica, quanto di più distante dal mondo reale. Ma il testo è una difesa della realtà, della presenza, del mondo di sempre dall’assalto di chi vorrebbe oltrepassarli e vanificarli. E smaschera l’uso distorto di alcune parole chiave: comunità, intelligenza artificiale, onlife, ossia la vita trasferita online.
Per cominciare l’espressione comunità globale è un ossimoro. Ogni comunità e un noi distinto dal resto, nasce da una delimitazione, un confine, da una prossimità elettiva e affettiva, non è globale. Ma poi, altro che di comunità si tratta, semmai di solitudine globale, di massa. E non ha come protagonista quel “noi” che è solo utente, cavia e consumatore. Insomma, qual è il pericolo di Metaverso? La sostituzione. Il mondo reale, le identità, la vita e la natura, vengono sostituiti da questa Grande Bolla, bugia o illusione, in cui sparisce la realtà, e tutto ciò che la costituisce: la storia, il pensiero, la vita, la presenza, il corpo, per entrare in questo universo virtuale. Un “semplice” social network si trasforma in un universo parallelo in cui immergersi e abitare. La metanoia, ovvero la trasmutazione, l’accesso al cambiamento è permesso a chi si spoglia di sé e assume le vesti di un avatar, e va a vivere in questo altro mondo, ma restando comodamente sul sofà di casa. Finto viaggiare, finta socialità, vera solitudine domestica. Poi per edulcorare la pillola con le solite rassicurazioni buoniste e umanitarie, ti dicono che il teletrasporto restando a casa avvantaggia le persone svantaggiate, i disabili. Ma il problema è che rende disabili coloro che non lo sono, e disabilita al mondo reale per spostarsi nel mondo irreale. L’alibi dei disabili è un po’ come gli scafisti e le ong che per sbarcare clandestini si fanno scudo dei bambini. In Metaverso scompare anche la differenza tra vivi e morti, si può vivere in video oltre la morte; ma vale anche l’inverso, morire in vita, perdere se stessi e traslocare in questo altrove virtuale.
Dietro tutto questo, ha ragione Mazzarella, si cela una pulsione neo-gnostica che disprezza il corpo, ha in odio la carne, detesta la realtà, la natura e i loro limiti. Sono evidenti i rischi di alienazione, dipendenza e perfino di schiavizzazione, abitando in questa materia senza materia, a suon di chip e di byte. Si perde la distinzione tra reale e virtuale, tra umano, macchina e natura. A tale proposito, fa bene il filosofo a smascherare l’abuso di termini chiave nell’infosfera come intelligenza artificiale: non c’entra nulla l’intelligenza che è intuizione, sensibilità, umanità, capacità di leggere dentro (intus legere) con la computazione automatizzata e artificiale. È un nome improprio per falsificare la realtà. L’intelligenza non è sostituibile. Nel mondo della tecnica vige però la legge di Gabor: ciò che si può fare, si deve fare, e comunque si farà. E potremmo aggiungere un corollario: se non lo fai tu, prima o poi lo faranno altri, in altri paesi, e si prenderanno loro i vantaggi. Dunque è vano opporsi? La questione non è arrestare o frenare questi processi ma saperli bilanciare: a chi sostituisce il mondo reale coi mondi virtuali, si può opporre la riscoperta del mondo reale, tra storia e natura, tradizione e civiltà. Altri mondi abita già l’uomo in natura e in cultura, con il corpo, la mente e l’anima. Non lasciamoli atrofizzare.
Nota
(1) da wikipedia:
Nella fantascienza, il metaverso è un’ipotetica interazione di Internet come unico mondo virtuale universale e immersivo, facilitato dall’uso di cuffie per la realtà virtuale (VR) e la realtà aumentata (AR). Nell’uso colloquiale, un metaverso è una rete di mondi virtuali 3D incentrati sulla connessione sociale.
Il termine “metaverso” è nato nel romanzo di fantascienza di Neal Stephenson Snow Crash del 1992 come combinazione dei termini “meta” – il termine “meta” prende il suo significato attuale dalla “Metafisica” di Aristotele, che trattava, circa 2.500 anni fa, di ciò che viene dopo e oltre la fisica. Il termine fu poi adottato per designare scienze o considerazioni teoriche riguardanti zone analoghe a quelle oggetto della scienza al cui nome meta– è premesso, ma giacenti comunque al di là dei loro confini (v. metalinguaggio, metamatematica, metapsichica, metastoria, ecc. Treccani) – 2) e “universo“. Lo sviluppo del metaverso è spesso legato all’avanzamento della tecnologia della realtà virtuale, a causa della crescente necessità di immersione. Il recente interesse per lo sviluppo del metaverso è influenzato dal Web3, un concetto di iterazione decentralizzata di Internet. Web3 e Metaverse sono stati usati come slogan per esagerare i progressi nello sviluppo di varie tecnologie e progetti correlati a fini di pubblicità. La privacy delle informazioni, la dipendenza e la sicurezza degli utenti sono preoccupazioni all’interno del metaverso, derivanti dalle sfide che devono affrontare le industrie dei social media e dei videogiochi nel loro complesso.
5
No gli spit, no.
Toglili.
Giorgio, mi perdonerai se insisto, ma il metaverso ha a che fare con internet.
Io non pongo un accento negativo su internet, né credo d’essere superiore se preferisco l’aria aperta a una scatoletta, visto che ritengo che tutti abbiamo compiti precisi in questa vita e tutti abbiamo pari diritti di esprimerci.
È innegabile, tuttavia, che passare molto tempo su internet alieni da tutto ciò che si può fare nella vita pratica con conseguenze notevoli sulla capacità visiva e motoria, la manualità, la creatività, l’interazione con gli altri esseri viventi e tanto altro.
A ognuno di noi la scelta.
Grazia, Alberto, vangare l’orto, muoversi (godendone “sanamente”) nel mondo fisico, sull’Etna o sulle Apuane, o realizzare vie alpinistiche (soprattutto se inventate ex-novo), sono tutti metaversi dell’essere umano. Le “intelligenze artificiali”, termine che mi far sbellicare dal ridere (“lavorandoci”), e che suggerisco chiamare semplicemente “macchine”, sono pur sempre una realizzazione umana di metaversi. Così come la scienza tutta e l’arte tutta. Sono tutti mondi “inventati” dagli esseri umani (viventi)!
E’ disdicevole stabilire una gerarchia di sentimenti e preferenze tra tutti questi mondi. Siamo qui forse d’accordo a dire che il metaverso secondo Meta (Facebook) è una furbizia capitalista, buuu cattivoni, ladri d’identità e alienatori di noi poveri consumatori zombie, e chi più ne ha più ne metta.
Sono con voi!
La mia critica (minore) è da un lato l’atteggiamento reazionario, che sta proprio nel pensarsi estranei e superiori perché si preferisce il “globo terracqueo” di una nostra presunta vita nella natura “vera”. Perché noi siamo coscienti della vera bellezza, del vero mondo, che è quello degli orsi, delle zanzare, e degli spit. La mia accusa a Veneziani è invece nell’aver ribaltato la concezione di “metanoia” che forse involontariamente lui ha tirato in ballo per farsi “alto”, ma ribaltando completamente il concetto considerandolo un “abbassarsi”, mentre per me metanoia è “alzarsi” pazzescamente, assurdamente, sopra la terra, sopra se stessi materia mentale. E’ il passaggio al mondo metafisico… Il suo fraintendimento non è un ribaltamento da poco; è aver confuso le stelle con le stalle!Tutto il resto è noia (senza meta- )Ho chiarito il mio punto?
Buonasera Giorgio, purtroppo anch’io come Alberto non ho letto chiarezza nel suo lungo commento. Ritengo non sia male banale esprimersi su quanto sta accadendo e leggere che qualcuno si sente a disagio ed esprime sentimenti e opinioni al riguardo è una rarità, quindi diviene prezioso.
E, come Alberto, non penso minimamente che ciò che si vive stando all’aria aperta sia paragonabile a ciò che si può sperimentare con un telefonino o un pc.
oggi nella pausa pranzo, in televisione parlavano di intelligenza artificiale.
Hanno fatto vedere che in Kuwait, al posto di un giornalista vero, a leggere le notizie c’è una intelligenza artificiale con le sembianze di una bella giornalista.
Poi hanno intervistato un italiano che a New York, con l’intelligenza artificiale, sta facendo cose “incredibili” hanno sostituito il direttore finanziario umano con una intelligenza artificiale.
Poi hanno fatto vedere un bel gruppo di lavoratori italiani di AMAZON , mi sembra in Sardegna, che stanno perdendo il posto di lavoro, perchè AMAZON li vuole licenziare perchè …del resto deve ottimizzare i costi.
Le macchine hanno da sempre agevolato l’uomo nel lavoro manuale, soprattutto quello pesante.
Qui però si sta andando oltre. Si sostituisce l’uomo anche nel lavoro intellettuale.
Sarà in grado l’intelligenza umana di reggere la concorrenza di quella artificiale?
Anche se i mammut li abbiamo estinti, con il metaverso gli studenti potranno studiarli.
I pompieri spegneranno il fuoco nel metaverso.
I chirurghi opereranno con metaverso.
….esattamente ciò che ha bisogno il pianeta per continuare ad ospitarci
Giorgio, non sono un simpatizzante di Veneziani, sicuramente la sua analisi ha una componente reazinaria. Del resto si sa come la pensa. Non so te, ma io non mi sento un metaverso e non mi ci vedo nemmeno rinchiuso a casa sulla poltrona a vivere una realtà separata. Preferisco stare nell’ orto a vangare e seminare patate e cavoli.
La mia attività in montagna, le vie che ho salito, ripetute e/o aperte, sono vere e ricche di umanità, nel bene e nel male.
Metaverso e intelligenza artificiale, li mando affanculo perchè li sento lontani anni luce dalla mia/nostra umanità, li vedo una negazione della nostra umanità, li sento un modo per isolarci, li percepisco come un pericolo. La macchina deve rimanere uno strumento nelle mani dell’uomo. Non il contrario.
Alberto, il succo è piuttosto semplice:
le macchine sono uno dei tanti modi che l’essere umano ha per creare mondi in cui specchiarsi, compiacersi e “giocare”. In particolare l’intelligenza “artificiale” è un esempio di creazione di un metaverso che consiste nella presunzione e desiderio umano di creare specchi del suo pensiero.
Ma per altri versi, totalmente diversi e più antichi, la visione, la creazione di vie alpinistiche è un altro tipo di metaverso. In fondo la stessa cosa. Le creazioni dell’arte, stessa cosa. Le realizzazioni civili e sociali, stessa cosa.
Quindi l’analisi di Veneziani è sorprendentemente banale, povera, inconsapevole, semplicemente reazionaria. Ridicola infine. Mi spiace che lo sia anche la tua, visto che la risolvi mandando a fanculo. P.S. Tu come me e tutti siamo in un metaverso già, qui ed ora.
Peraltro anch’io qui sopra sto dicendo banalità; tabù e fraintendimento sono invece la realizzazione di “metanoie” e ti ho portato un esempio nel metaverso alpinistico. Più chiaro di così.. si muore.
Visto che lo scritto di Veneziani è BANALE, ce lo spieghi Lei cosa è questo Metaverso. Perchè Lei, a differenza di Veneziani, non sarà stato banale, ma di certo chiaro NO!
Comunque AFFANCULO metaverso e intelligenza artificiale.
Per l’appunto ieri leggo sul “Corriere della sera” un’intervista al noto psichiatra Vittorino Andreoli: “Il mondo è in mano a imbecilli da diagnosi psichiatrica… uno che vuole portarci nello spazio o ibridarci col robot è un pazzo totale e incapace di affettività… e un altro, quello che crea mondi alternativi è un oligofrenico: significa che ha poco cervello”. Infatti è così: alla diffusione della violenza e della stupidità provocata dal mondo virtuale non c’è altro rimedio se non il rafforzamento dei rapporti affettivi nel mondo reale.
E’ da tanti anni che non scrivevo più qui, caro Alessandro,
ma l’articolo banalotto di Marcello Veneziani mi ha fatto venire voglia di essere leone da tastiera del nostro metaverso. Succede che googlando sulle fake news di google sul telefonino (il nostro attuale metaverso, no?), il diabolico google mi propone proprio questo articoletto (non mi ha quasi mai consigliato il gognablog), quindi leggo e mi domando subito: ma sto qua che ci vuol dire con sto conservatorismo da farsa che mischia sacro e profano, ong e bambini, metaversi ed AI? Che il metaverso è brutto e cattivo e bisogna tornare alla vita bucolica della natura uscendo dall’alienazione digitale?Avrei tralasciato di scrivere le mie deliranti parole qui, se non fosse per la citazione della parola “metanoia” e la sua “traduzione” in “trasmutazione” spiegata come (cito alla lettera): “l’accesso al cambiamento è permesso a chi si spoglia di sé e assume le vesti di un avatar”. Quindi la metanoia come la scorciatoia di questo squallido uomo moderno (che poi siamo noi) che usa l’intelligenza artificiale, il web ed i mondi virtuali per sdoppiare lo squallido corpo.No, questo mi ha fatto un filino incazzare, perchè l’associazione mentale che faccio con la parola “metanoia” è la via omonima di Jeff Lowe. Sì, quella sull’Eiger che l’alpinista americano tentò, senza terminarla. Trasmutazione non riuscita. Sorry. Per la cronaca la via è stata poi ripetuta nel 2017.Allora cosa ho capito intendesse Jeff per metanoia? Il passaggio spirituale dell’essere umano! O…, in altre parole, il passaggio metafisico. Questo non so le lui lo abbia mai detto esplicitamente (forse sì lo accenna nel film del 2014 ormai disponibile gratuitamente sul tubo: https://www.youtube.com/watch?v=JMvt0bpWj2U ). No, lo dico perché lui mi scrisse questo commentando la mia musica che gli avevo proposto per quel film proprio (che stupoido vanitoso ero):”There is no question that there is a parallel or resonance between your sounds and some of the ideas/experiences I want to convey in the film.[…Metanoia] I want you to know that I felt personally very connected to the pieces I listened to. It seems clear to me that you and I see this world, (and the other world) in much the same light, All the very best to you!” -JeffJeff Lowe, mythical climber http://www.jeffloweclimber.com USA, 24 June 2011Quindi la metanoia io la intendo come l’assurdo tentativo dell’uomo di accedere al mondo metafisico, diventandone parte… Di questo Alessandro ce ne hai parlato e te ne ho chiesto nella nostra intervista “La pervicace ricerca del destino” ( https://gognablog.sherpa-gate.com/la-pervicace-ricerca-del-destino-parte-2/).Allora, il concetto di Veneziani di metanoia è invece proprio “tutto l’opposto” della metanoia di Jeff Lowe (e quella di Gian Piero Miotti e molti conquistatori dell’impossibile su cui gognablog si è incistato per anni). La sua metanoia è il rifugio vigliacco dell’uomo “semplice”. E’ il rovesciamento dell'”eroismo”. Siamo all’assurdo, anche se c’è qualche verità. Ma su cosa sia l’intelligenza artificiale, il metaverso e tutte le macchine di merda che l’uomo ha sempre inventato, il discorso sarebbe un po’ più complesso di come lo banalizza Veneziani. In un certo senso tutti i mondi creati dall’uomo, la “tecnologia”, l’AI, sono un livello meta che crea l’uomo per scimmiottare gli dei. Eddai, ho provato a dire qualcosa che forse è tabù (sicuramente per Veneziani). Buona metanoia a tutti!giorgio
Per le generazioni prossime venture il metaverso sarà l’unica realtà possibile in un mondo sempre più popolato, sempre più inquinato, sempre più sicurizzato e non sapranno nemmeno far massa critica e sovvertire la classe che avrà in mano i nostri dati. Questo scenario lo può cambiare chi ha vent’anni oggi, con un nuovo sessantotto….ma dubito, abbiamo dato troppo ai nostri figli.
Desidererei avere notizie di Lorenzo (Merlo). Almeno sapere se sta bene.
Grazie.
Molte persone vivono già in una grande bugia. Mi sembra la maggior parte. Quindi per loro ben venga un’istitualizzazione della menzogna. Per gli altri direi di no.
Penso anch’io non sia utile opporsi, ma con tutte le nostre forze alimentare la presenza, il fare, la creazione, la manualità, le visite, i viaggi, la vita all’aria aperta, i talenti.