Nicolò Canclini

Nicolò Canclini
(verso il sogno Olimpico)
di Sara Sottocornola
(pubblicato su Uomini e Sport, n. 38, dicembre 2024)

Nicolò Canclini, nato a Sondalo il 26 gennaio 1997, è uno dei nomi di punta dello scialpinismo italiano, uno dei talenti più brillanti della Nazionale. Nella sua carriera ha conquistato la medaglia d’oro ai Campionati Europei nella specialità sprint, due ori mondiali nella staffetta e una medaglia d’argento nella mixed relay insieme a Giulia Murada ai Mondiali in Spagna. In questa intervista ci racconta come si sta preparando alla nuova stagione agonistica decisiva per le qualificazioni olimpiche. Ma soprattutto come vive questo sport e quali valori gli ha insegnato.

Come ti sei avvicinato allo scialpinismo?
Da bambino praticavo sci alpino, ma verso i 13-14 anni ho provato lo scialpinismo spinto dalla passione per le montagne e affascinato dai successi di Guido Giacomelli, un campione valtellinese. Grazie a lui ho scoperto questa disciplina che, oltre alla competizione, permette di esplorare la montagna in modo unico.

Quali sono gli aspetti dello scialpinismo che ami di più?
Amo praticamente tutto dello scialpinismo, dal contatto con la natura al senso di libertà che si prova in alta quota. La montagna offre un ambiente speciale, che cambia costantemente e regala emozioni diverse a ogni uscita. Amo frequentare la montagna lontano dalla competizione, ma gareggiare è un elemento fondamentale per me: la competizione mi spinge sempre a migliorare e a superare i miei limiti.

Hai una specialità nello scialpinismo?
La mia specialità è la sprint, una gara ad alta intensità che dura circa tre minuti a run. Il format è simile a quello della sprint nello sci di fondo, con batterie e qualifiche, e richiede velocità e concentrazione massima per affrontare il percorso. La sprint è una competizione breve ma estremamente tecnica, dove ogni dettaglio può fare la differenza.

Sei tra gli atleti che mirano alla qualificazione per le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Come ti stai preparando per quest’obiettivo?
Le Olimpiadi rappresentano un’opportunità storica per lo scialpinismo e avere la possibilità di gareggiare a Bormio, vicino a dove sono nato, sarebbe un sogno. Quest’anno la mia preparazione è concentrata quasi esclusivamente sulle discipline olimpiche, quindi la sprint e la staffetta. Nonostante ami tutte le gare, per ora ho deciso di mettere da parte altre specialità per arrivare al massimo della forma a Milano-Cortina. L’obiettivo di tutti noi è che la squadra italiana riesca a conquistare tutti i posti disponibili: due per gli uomini e due per le donne. Essendo una disciplina olimpica nuova, le quote di accesso sono limitate. Poi la selezione degli atleti sarà una decisione tecnica della direzione agonistica. Il mio compito, come atleta, è dare il massimo in ogni competizione e portare risultati costanti.

Quando inizia la stagione agonistica e quali sono le gare più importanti?
Quest’anno la stagione di Coppa del Mondo comincerà a metà dicembre 2024, con una tappa prima di Natale. Poi il calendario prosegue da fine gennaio fino a metà marzo, il periodo più intenso, e infine ad aprile 2025 ci saranno altre due tappe di Coppa del Mondo. Ma il clou della stagione saranno sicuramente i Mondiali di marzo in Svizzera, dove gareggerò sia nella sprint che nella staffetta, le discipline olimpiche in cui sto puntando maggiormente.

C’è una gara che ti mette maggiormente alla prova?
La prima gara della stagione è sempre la più difficile per me, perché bisogna rompere il ghiaccio. Tornare a confrontarsi con altri atleti dopo mesi di preparazione in solitaria è una sfida sia fisica che psicologica. In allenamento, gareggiando da soli, è facile mantenere il ritmo, ma in competizione le cose cambiano. Una volta superato questo ostacolo iniziale, poi gestisci meglio le altre gare.

Ti alleni solo per la competizione o pratichi scialpinismo anche nel tempo libero?
Fortunatamente lo scialpinismo non è solo competizione per me; se lo fosse, rischierei di perdere la passione. In primavera, finita la stagione agonistica, mi piace fare qualche cima con amici e godermi la montagna senza l’ossessione del cronometro. Quando sono fuori dai circuiti competitivi, uso l’attrezzatura da ski-touring, che è più pesante e stabile, ma permette di sciare in modo più rilassato. Questo per me è il vero scialpinismo, lontano dalla pressione delle gare e vicino alla mia passione per la montagna.

C’è uno salita o un percorso che ami particolarmente?
In Valtellina ci sono molte zone che amo, come l’area dei Forni a Santa Caterina, dove si trovano tantissimi percorsi splendidi. Mi piace variare e trovare nuove sfide.

Hai un modello o un mentore nello scialpinismo?
Da ragazzo era sicuramente Guido Giacomelli, un grande dello scialpinismo in Valtellina. Successivamente ho conosciuto Robert Antonioli, un atleta e amico che ha sempre rappresentato un esempio per me. Nonostante i sette anni di differenza, ci siamo allenati spesso insieme e c’è una sana rivalità che ci spinge a dare il massimo. È un grande campione che mi ha insegnato tanto, sia sull’importanza della competizione che sul rispetto per la montagna. E oggi è una soddisfazione riuscire a stargli davanti su alcuni percorsi, ma sicuramente ho ancora molto da imparare da lui.

Che consiglio daresti a chi vuole avvicinarsi allo scialpinismo?
Avvicinarsi allo scialpinismo con passione e divertimento è il consiglio migliore. È uno sport che richiede impegno, ma partecipare a una gara, anche per chi è alle prime armi, può regalare un’esperienza unica.

Quali valori hai imparato dallo sport e che porti anche nella tua vita?
La perseveranza, la passione e il fair play sono fondamentali per me. Lo sport mi ha insegnato ad affrontare sia i successi che le sconfitte, e da ogni insuccesso ho tratto lezioni importanti. È proprio nelle difficoltà che si costruisce la vera crescita e la forza di volontà per migliorarsi.

Per una vittoria cosa conta di più: preparazione mentale, atletica, oppure fattori come attrezzatura, meteo?
Entrambe sono essenziali. La preparazione fisica deve essere massima, ma senza una forte concentrazione e motivazione è difficile ottenere risultati. La preparazione mentale gioca un ruolo enorme e la gestione della pressione è una delle sfide principali. Ovviamente altri fattori influenzano le performance. L’attrezzatura è fondamentale: deve essere sempre al top, perché non ci si può permettere di partire svantaggiati. Il meteo è un altro fattore che può influenzare la gara, ma non puoi far altro che accettarlo.

Pratichi altri sport oltre lo scialpinismo?
In estate vario molto: palestra, mountain bike, ciclismo su strada, corsa e camminate. Mi piace anche giocare a basket e a beach volley. Sono sempre stato appassionato di sport a 360°, questo approccio mi è stato trasmesso dal mio allenatore di sci alpino che mi ha incoraggiato a sviluppare abilità diverse che possono aiutare poi nella preparazione per lo scialpinismo.

Qual è un sogno che hai realizzato e uno ancora da raggiungere?
Ho realizzato tanti sogni: molti podi in Coppa del Mondo, le medaglie agli Europei e ai Mondiali. Ma un sogno ancora da realizzare è sicuramente quello olimpico: vincere una medaglia a Milano-Cortina!

I risultati
2024 – Due podi in coppa del mondo
2023 – Argento ai campionati mondiali staffetta mista
2022/2023 – Campione italiano sprint
2022 – Argento europei sprint e mixed relay
2021 – Oro mondiali staffetta
2019 – Oro Campionati Mondiali staffetta maschile e bronzo sprint under 23
2017/2018 – Oro agli Europei sprint (sia assoluti sia under23)
2015/2016 – Oro nei mondiali sprint e staffetta (giovani)

Nicolò Canclini ultima modifica: 2025-03-26T05:24:00+01:00 da GognaBlog

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24 pensieri su “Nicolò Canclini”

  1. Luca, scusa se non ti risponderò piú. Non ho voglia di perdere tempo per provocazioni infantili, del tutto gratuite. 
    Stammi bene, e attento al mal di fegato. 

  2. In effetti non si capisce perché si chiami scialpinismo uno sport come lo sprint di cui il Canclini è campione. Si tratta indubbiamente di atleti formidabili ma a vederli viene da pensare che non siano molto intelligenti. Cos’avranno in quello zaino?
    Suggerirei di eliminare lo zaino e di vestirsi con una tuta del Gabibbo. Così per creare un po’ di disagio e fare pure un po’ ridere, visto che il pubblico non manca. Sono certo che se il regolamento imponesse la tuta del Gabibbo, gli atleti se la metterebbero muti.
    Non dico che lo scialpinismo sia migliore o peggiore di questo sport ma solo che uno non c’azzecca per nulla con l’altro.
    Infine il povero Canclini, che è pure un bel ragazzo, è ritratto che sembra la bambola assassina di un film horror. Ma forse fa tutto parte dello sprint. Altro sport, altro mondo e altri propositi.
     

  3. Bertoncelli, tu ti scandalizzi per una parolaccia e sei un bacchettone. Smetti di votare il Partito Radicale (e per quanto mi riguarda non l’ho mai votato) perché ha messo in lista Cicciolina e Toni Negri…

  4. Sí, Luca, avevo capito: ti conosco a sufficienza.
    Sei tu, piuttosto, a non aver colto il senso ironico nelle parole che ti ho rivolto prima (Sei sempre gentile“: ma quando mai con me?). 
    In ogni caso, nel commento 14 riconosci un miglioramento nel mio “banale umorismo da parrocchia”. È già qualcosa!
    Oppure ho frainteso anche qui? 😀 😀 😀

  5. 16. Ancora Fabio Bertoncelli. No, non mi sono spiegato. E’ proprio ill soprannome che gli hai dato, quel “Crovellik”, che è illeggibile e di un senso dello humour cazzone. Ops!

  6. Ho preso l’avverbio leggerissimamente dai film di Fantozzi, che lo adoperava in senso ironico. In realtà intendeva il contrario: “enorme”.

    E anche “stravagante”, aggettivo un po’leggero, l’ho usato perché altrimenti Carlo si risente e poi mi bombarda con cento commenti. A quel punto ci rimettete pure voi.
    Carlo, dico bene?

  7. a volte leggerissimamente “stravaganti” –

    Fabio, solo stravaganti!?!?!? E poi anche leggere??

  8. @ 14
    Grazie, Luca. Sei sempre gentile. 
    Cerco di fare del mio meglio, parrocchia o non parrocchia; soprattutto mi sforzo di evitare volgarità e offese. Ci riesco o no? Giudichi chi legge. 
    Ricevere un tuo complimento mi fa piacere.
    N.B. Dite quel che volete, ma senza Crovellik – a prescindere dalle sue idee di montagna e di politica, a volte leggerissimamente “stravaganti” – il forum sarebbe piú noioso.
    Altre volte invece ci azzecca (opinione personale).

  9. 11. Fabio Bertoncelli. Sei stato più spiritoso del solito rispetto al tuo banale umorismo da parrocchia.

  10. Invece lo scialpinismo delle gare in circuiti chiusi è un’altra cosa. Ha tutto il diritto di esistere, ma non è scialpinismo. E’ figlio dello sci di fondo e non dello scialpinismo. Hanno sbagliato, nel corso dei Novanta, a codificare questa attività come gare di scialpinismo, forse perché la parte in salita si compie con le pelli. Per il resto, non è la codificazione agonistica dello scialpinismo in campo aperto, bensì è l’estensione delle gare di sci di fondo a una maggior componente in salita, dove (anziché salire “a braccia” come nei tratti in salita delle gare di sci di fondo) si aggiungono le pelli. Ma per il resto queste gare non hanno nulla a che fare con lo scialpinismo in campo aperto (e viceversa). Ovviamente io, da vecchio scarpùn scialpinista, considero un’attività più raffinata lo scialpinismo in campo aperto, dove concetti come “quanto dislivello ho fatto e in quanto tempo” e “quanto è ripido il pendio su cui sono sceso” dovrebbero essere concetti residuali e collaterali. Certo, ci sono anche gli scialpinisti impallinati di quanto vanno forte in salita, ma non è quella la tematica basilare dell’attività. Nelle gare, essa non solo è la tematica basilare, ma è l’UNICA tematica. Tuttavia le gare costituiscono una attività assolutamente legittima e degna di rispetto. Però da tempo sono definitivamente convinto che, nello stesso interesse di chi è appassionato, si dovrebbe chiamare questa attività con un termine diverso da “scialpinismo”

  11. Per amor di precisione storica ricordo che Giusto Gervasutti partecipò sì al primo Mezzalama, ma successivamente si defilò, silenziosamente senza tante polemiche, e con lui anche gli altri “alpinisti”. La sensazione è che anche allora gli alpinisti “veri” avessero focalizzato che si tratta di due mondi diversi. Infatti ben presto le allora gare di scialpinismo soano diventate appannaggio delle pattuglie alpine, che di fatto si allenavano tutto l’anno per questi importanti appuntamenti (come atleti che preparano un’Olimpiade i un Mondiale). E stiamo parlando dei grandi Trofei come appunto il Mezzalama o il Parravicini che, per questioni oggettive (quote, difficoltà, impegno tecnico, provanti condizioni meteo ecc), hanno (ancora oggi) un collegamento di base con la mentalità da alpinistica. Difatti non solo non prendo le distanze da questi Trofei, ma ne sono un appassionato osservatore, sia delle edizioni storiche che di quelle attuali (il Mezzalama 2025 si correrà il 26 aprile, se non ricordo male) 

  12. “Ma Alessandro non ci proponi più le donne nude?”
     
    Sospetto che abbia ricevuto le seguenti diffide, con raccomandata a.r.:
    1) da “Non una di meno”.
    2) da “Me too”.
    3) dal movimento “Women lives matter”.
    4) da Rosy Bindi, rediviva e imbufalita piú che mai da quando ha imparato la faccenda delle donne nude nel GognaBlog: “Perché a me no?”.
    5) dall’associazione militante di amazzoni “Castrane uno per educarne cento”.
    Dopo aver ricevuto quest’ultima, ha saggiamente deciso di variare la linea editoriale: non si sa mai.
     

  13. Che poi si finisce sempre a parare sul prestativo : ” E chi fa’ più metri l’ora qui  ?”
    .
    “E chi fa il grado più alto qui ?”
    .
    “E chi ce l’ha più lungo qui ?”
    .
    In realtà io allo  non amo le gare di skialp come non amo le gare di pesca : trasformare un’attività bella , impegnativa, e spirituale in una nevrosi non mi sembra vantaggioso.

  14. Ma cosa serve, agli atleti del video, lo zainetto con cui gareggiano?
    Comunque lungi da me difendere l’intervistato: odio lo scialpinismo in tutte le sue forme (un odio viscerale, profondo e assoluto), pur praticandolo abitualmente per uno o due giorni la settimana come attività motoria fine a sé stessa e perché amo la montagna in tutte le sue vesti (prima erano le cascate, poi ahimè per trasferimento e mancanza di soci ho dovuto abbandonarle), ma credo che le competizioni di tale disciplina risalgano agli albori dello sci, quindi niente di nuovo sotto il sole. Che poi si svolgano in terrain d’aventure (ma mai troppo, il rischio deve essere limitato, no? come nel Mezzalama) o in un parcheggio di Ponte di Legno cosa cambia? E non si può negare che Gervasutti, nato come atleta del Mezzalama, fosse un alpinista completo e superbo. Quindi, sinceramente, non capisco le critiche a questa intervista e a questo intervistato. Quelli con le tutine che incontro tutti i giorni sulla neve (skialper DOC) non mi paiono tanto differenti… per me la distanza da costoro, dai partecipanti alle sprint race e dal sig. Canclini è la stessa.

  15. Carlo, se lo skialp è una versione evoluta dello scialpinismo, allora l’alp dovrebbe corrispondere a una versione evoluta dell’alpinismo.
    E l’esc che cosa sarebbe? Escursioni a culo nudo come vedemmo pure nel GognaBlog qualche anno fa?
     
    Però cosí facendo, a causa della naturale evoluzione delle cose umane ogni volta dovremmo inventare un’altra parola. Non mi pare logico.

  16. Ripropongo una mia tesi ormai esposta fino alla noia: lo “skialp race” (così lo chiamano in certi ambienti), cioè le gare di scialpinismo, hanno una loro legittimità, a prescindere dal fatto che a me non piacciano per nulla. Però sono uno sport e non una disciplina come lo scialpinismo tradizionale. Per bisognerebbe inventare una definizione completamente slegata dal termine “scialpinismo” (anche nella sua versione evoluta di “skilap”), perché le gare non hanno niente a che fare con il “vero” scialpinismo che è quello che si pratica in campo aperto. Sono due attività completamente diverse, anche e soprattutto come approccio mentale. Soprattutto il rischio è che chi inizia con le gare e per lungo tempo fa “SOLO” gare e poi arriva a un certo punto in cui la carriera agonistica è terminata possa pensare “ah ma io da decenni faccio gare di scialpinismo, magari anche con risultati molto positivi, figurati se non so fare scialpinismo tradizionale”… e così si avventura in campo aperto e… il problema è che l’oceano è completamente diverso dalla piscina in cui ha fatto gare per decenni.

  17. Partecipare a una gara, anche per chi è alle prime armi, può regalare un’esperienza unica.
    Per me, scialpinista dal ’75, siamo al delirio più totale, da bevuta del cervello. E una cazzata, lo scialpinismo alle Olimpiadi.

  18. Lo sport è ormai un terreno in cui l’umano ha completamente abdicato al tecnologico nella forma dell’allenamento.
    In montagna, luogo fantastico di eroismi romantici, questo provoca ai più una sofferenza che solo un garmin può consolare.

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