No a bugie e disinformazione
(sì alla conoscenza e all’aria pulita)
Corona-Virus 27 del 1° agosto 2020
di Geri Steve
Cari amici, con il caldo ho rallentato tante cose, probabilmente anche voi e forse non vi sarà spiaciuto non avere avuto da leggere tanti miei messaggi.
E’ un mese che non vi scrivo. Con tutto il rispetto per i tanti morti e ammalati si può scrivere che non ci sono state grandi novità sconvolgenti ma tanti fatti, documenti ed eventi che confermano un quadro piuttosto scoraggiante, però con alcune novità confortanti sul piano terapeutico. A richiamarli, ordinarli, analizzarli, spiegarli e criticarli tutti dovrei scrivervi un libro. Non c’è la temperatura giusta, e neanche per leggerlo. Procediamo quindi toccando soltanto qualche argomento: saltiamo il contenuto del libro perché troppo impegnativo, evitiamo l’indice perché senza il contenuto è troppo arido e arriviamo subito alle conclusioni: in Italia manca una preparazione adeguata ad affrontare questa pandemia e nel resto del mondo non stanno granché meglio.
Non è che tutti siano scemi, ci sono milioni, probabilmente miliardi, di persone intelligenti, ma in mancanza di informazioni adeguate non possono capire la realtà e i problemi. La classe dirigente italiana è profondamente e cronicamente incapace di comprendere le questioni scientifiche e quindi si chiedono lumi a scienziati che contano, perché loro sono ai vertici delle organizzazioni. Disgraziatamente a quei vertici ci stanno persone selezionate dal potere, sia politico che amministrativo, economico o mediatico, quindi è quasi come se chiedessero lumi a se stessi invece che alla comunità scientifica.

Fuori d’Italia le situazioni appaiono molto diversificate ma, guardando bene, purtroppo quel modello italiano lo si ritrova quasi dappertutto, a cominciare dall’inadeguata OMS, l’Organizzazione mondiale della sanità (o WHO: World Health Organization), e dal suo inadeguatissimo direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus. Non è totalmente inadeguato scientificamente, ma è lì per le sue aderenze massoniche, politiche ed economiche. Per info vedi ad es.:
Se Ghebreyesus fa gli interessi della Cina, non è chiaro di chi faccia gli interessi il prestigioso sito statistico worldometers della Johns Hopkins University (che tutti noi consultiamo per aggiornarci) che ha lanciato la grande mistificazione di chiamare “Numero di casi nei diversi stati” quelli che invece sono i numeri ufficiali di alcuni tamponi risultati positivi al coronavirus Sars-cov-2. Significa che nelle loro vie aere è presente il coronavirus, ma questo non significa che siano davvero malati di CoViD-19 e tanto meno che il numero di quei tamponi positivi abbia a che vedere davvero con il numero totale di quelli che, se tamponati risulterebbero positivi e neanche con il numero totale dei malati.
A questa mistificazione la J.H. University ne aggiunge poi un’altra: suddivide quelli che lei falsamente chiama “casi” (cioè malati) in guariti e morti, lasciando intendere che quelle persone siano guarite o uccise dalla CoViD-19, mentre potrebbero non essere mai state malate e/o essere morte per altre cause. Affermazioni del tutto infondate di cui è colpevole la sola J.H.U. e non gli stati che pubblicano i dati che lei “elabora”, o meglio: che lei mistifica così profondamente.
“Il covid imperversa in tutto il mondo!” Sentito anche oggi da un giornale radio RAI. “Sono sbarcati dei migranti e n di loro hanno il covid”, oppure: “sono positivi al covid”. Ascoltato e letto più volte in entrambe le versioni.
Non manca neanche: “sono positivi al CoViD-19.”
Questa è la più colossale e spudorata bugia che purtroppo domina l’informazione. E’ una bugia apparentemente rozza, perché basata su un linguaggio rozzo, ma è invece una bugia raffinata, degna della più raffinata disinformazione, anche se i giornalisti e gli speakers che la rimbalzano continuamente di raffinato non hanno proprio niente.
La bugia non proviene da un autore bugiardo, non è neanche esplicitamente affermata: la si fa dedurre all’ascoltatore (lettore, televisionaro, internet-nauta….) che quindi la sente come una sua corretta deduzione e non come la bugia di un altro.
La bugia, pur inespressa, è chiarissima: il virus (Sars-cov- 2) e la malattia (CoViD-19) sono la stessa cosa, perché vengono chiamati tutti e due con lo stesso nome: IL COVID.
Dalla bugia derivano diverse conseguenze logiche, del tipo:
– se uno ha il virus allora ha la malattia
– se uno ha il virus e muore allora è morto della malattia CoViD-19
– se uno non ha la malattia allora non può trasmettere né virus né malattia
– se uno ha avuto la malattia e non ha più il virus allora è guarito.
Queste quattro, come le tante altre affermazioni analogamente conseguenti, sono però del tutto false.
Come detto, la prima e la seconda falsità purtroppo le divulga ampiamente l’autorevole J.H.U.; la falsità della terza è stata ben documentata dall’indagine di Crisanti a Vo’ euganeo (vedi Nature 30.06.20); per la quarta basta ricordarsi il caso di Giorello, morto di CoViD-19 poco dopo dimesso dall’ospedale perché non più positivo al tampone (Coronavirus 25, 16 giugno 2020).
Come può la gente che subisce una tale disinformazione capire qualcosa di questa pandemia?
“Tizio sostiene che il vaccino è pronto e sarà disponibile entro quest’anno. Caio invece sostiene che per il vaccino dovremo aspettare l’inverno prossimo”.
Lo schema di quest’altra disinformazione è sempre lo stesso: chi riceve e ci ragiona su ne conclude: presto o tardi ci sarà un vaccino che risolverà il problema.
Una conclusione purtroppo del tutto infondata, mentre invece la tesi opposta: “nessun vaccino risolverà mai”, è finora supportata da tutte le nuove epidemie retrovirali, a partire dall’AIDS, nota e stra-studiata ormai da quarant’anni, per la quale non è stato trovato alcun vaccino contro il suo retrovirus HIV.
Di fatto, pur in assenza di vaccino, oggi l’AIDS è molto meno terribile di una volta perché si sono fatti grossi progressi nelle terapie: non si può dire che ci siano cure che lo guariscano, ma che lo fermano e che consentono una vita accettabile.
Analogamente, già oggi per la CoViD-19 abbiamo diverse buone notizie sul fronte terapeutico.
Innanzitutto non si dovrebbero più danneggiare i malati con terapie sbagliate. Ricordiamoci che a molti malati sono stati bruciati i polmoni ventilandoci dentro ossigeno puro “per farli respirare”, mentre invece l’ossigeno non riusciva a circolare nelle loro arteriole intasate dai trombi (cioè dalla DIC: Coagulazione Intravascolare Disseminata), causati dalla reazione immunitaria del malato. Ne abbiamo detto in Corona-Virus 18, 19 (per entrambi vedi commenti di https://gognablog.sherpa-gate.com/notizie-buone-cattive-mancanti-oscure-e-chiare/) e 21.
A taluni pazienti la CoViD-19 ha lasciato danni neurologici, ma nelle autopsie nel sistema nervoso non si è trovato il virus, per cui si ritiene che anch’essi siano causati non dal virus ma dall’eccessiva reazione del sistema immunitario, che si potrebbe inibire.
Ricordate le cure con trasfusione di plasma superimmune? Il 22 luglio 2020 Nature ha pubblicato una ricerca della Columbia University in cui si annuncia di aver individuato nel plasma dei guariti 9 anticorpi più potenti (più immunizzanti) di quelli già noti. Lo sviluppo e la produzione del nuovo farmaco (dopo superati i test sull’uomo) avverrà in collaborazione con l’azienda farmaceutica italiana Kedrion Biopharma.
Già prima il Mad (Monoclonal antibody discovery) Lab di Fondazione Toscana Life Sciences ha selezionato tre anticorpi monoclonali umani, presenti nel sangue di malati di CoViD-19 ricoverati allo Spallanzani di Roma. Questi anticorpi sono riproducibili in vitro e il gruppo Menarini di Pomezia è pronto per la produzione industriale, sempre dopo e se superati i test sull’uomo.
Quindi abbiamo almeno due linee molto promettenti di sviluppo di farmaci efficaci.
Ma si potrebbero fare grossi progressi terapeutici anche senza scoprire nuovi farmaci, comprendendo meglio come agisce il virus sars-cov-2, come reagisce (e soprattutto come non reagisce) l’ospite con il suo sistema immunitario e quindi come si sviluppa la CoViD-19.
Ne abbiamo trattato diverse volte, l’ultima in Corona Virus 24 (4 giugno 2020): La sfida scientifica di capire le anomalie della Covid-19.
Richiamando ciò che un anno fa il virologo Guido Silvestri scriveva sull’AIDS, vi scrivevo che la sfida principale sulla CoViD-19 è quella di capire perché alcuni uomini e virus combattono un duello mortale in cui o muore il virus o muore l’ospite (e conseguentemente poi il virus cessa di riprodursi), mentre invece altri uomini non combattono, non producono antigeni, il virus si riproduce, infetta altri uomini ma non nuoce a quel suo “ospite pacifico”.
Il 3 luglio 2020 la rivista Nature se ne esce con un articolo in cui indica i cinque grossi problemi di ricerca da risolvere per capire meglio la pandemia CoViD-19. Vedi:
https://www.nature.com/articles/d41586-020-01989-z
www.lescienze.it › news › 2020/07/07 › news › sei_mesi_…
Secondo Nature, il primo, centrale, problema è proprio quello di capire perché la gente reagisce in modo così diverso al virus: da chi non si ammala per niente di CoViD-19 a chi si ammala e guarisce e a chi si ammala e ci muore.
Silvestri ipotizzava una specie di “trattativa” fra l’ospite e il virus: l’ospite inibisce l’aggressione del suo sistema immunitario e in cambio il virus inibisce la sua controreazione di moltiplicarsi il più possibile per non soccombere. Quella tesi appare supportata dal fatto che i “portatori sani” invece di produrre tanti anticorpi ne sarebbero sprovvisti.
Gli autori di Nature invece puntano di più su ricerche (prevalentemente islandesi) sulle differenze genetiche fra le persone ospiti del virus.
Non possiamo prevedere la soluzione vincente, ma certo quando la conosceremo cambierà tutto.
Gli altri quattro problemi su cui, secondo l’articolo, deve rivolgersi la ricerca riguardano:
– l’immunità, sua natura e sua durata. Il nostro sistema immunitario può combattere in tanti diversi modi un’infezione, non tutti sono noti e non tutti sono duraturi.
– le linee di mutazioni del virus, al fine di individuare precocemente le mutazioni pericolose.
– i vaccini: sono almeno 200 quelli in preparazione, ma ci sono problemi ancora irrisolti nel valutare la loro efficacia, sia in vitro che sulle persone infettate.
– l’origine del virus: l’ipotesi di un doppio salto di specie, prima dal pipistrello ferro di cavallo al pangolino e poi all’uomo è ancora l’ipotesi più plausibile, ma non è confermata. Inoltre sono in atto altri salti di specie con animali domestici: cani, gatti e visoni, e noi non sappiamo se ce ne sono stati anche prima di arrivare all’uomo.
Evviva Nature! Ma il compito di coordinare ed indirizzare la ricerca su questa pandemia non lo dovrebbe svolgere innanzitutto l’OMS? Non solo inadeguata, ma del tutto assente. Fatti i dovuti complimenti a Nature, mi sembra che abbia però trascurato argomenti di ricerca e di valutazione importanti. Non ci provo a indicarli tutti e a misurarne la rilevanza, ma ne sfioro qualcuno.

I vaccini. Le industrie farmaceutiche e i loro prestanome (tipo fondazioni filantropiche alla Bill Gates) stanno investendoci capitali ingenti e quindi faranno di tutto per ricavarne profitti, cioè per vendere i vaccini da loro prodotti. L’immunità e l’efficacia dei vaccini si valutano in delicati campi di ricerca e quindi saranno fortissime le pressioni sul sistema ricerca e sui sistemi sanitari per “omologare” i propri vaccini, anche se inefficaci. Si potrebbe forse dire: soprattutto se inefficaci, così poi se ne possono vendere ancora altri, aumentando i profitti. Chi vigilerà? La screditatissima OMS?
I vaccini poi oltre che inefficaci possono essere dannosi. Per chiarire faccio qui l’esempio di come un vaccino potrebbe essere efficace ma anche dannoso.
Supponiamo che sia valida l’ipotesi “trattativa” (tutta da dimostrare) di Silvestri fra l’ospite e il virus. La base della trattativa sarebbe che l’ospite non scateni il suo sistema immunitario contro il virus e che in cambio il virus non sia aggressivo contro l’ospite. Ma un ospite vaccinato è stato predisposto a produrre certi anticorpi non appena compare il virus, quindi niente più trattativa.
Il risultato è che sparirebbero i “portatori sani” del virus: tutti i vaccinati se infettati dal virus si ammalerebbero di CoViD-19; poi, se il vaccino è davvero efficace, reagirebbero alla CoViD-19 meglio che se non fossero stati vaccinati.
Si avrebbe quindi un costo e un beneficio: il costo è che si ammalerebbero tutti e il beneficio è che reagirebbero meglio.
E chi valuterebbe se il beneficio vale il costo? Ci sarebbe qui un grazioso problemino di interesse delle case farmaceutiche.
Il contagio e la morbosità. Sono argomenti fondamentali su cui però permangono molti dubbi. Ne abbiamo trattato la volta scorsa, il 3 luglio 2020 dicendo che certamente il caldo secco riduce molto il contagio (si seccano gli agglomerati di cellule infette presenti nell’aria) ma che influiscono anche altri fattori in maniera ignota. Attualmente in Italia il virus circola ma fortunatamente qui sono fortemente calati sia i malati che i morti e non è chiaro il perché. C’è chi sostiene che i contagi avvengano ma portando una minor carica virale, cioè che il contagiato riceva pochi virus, e che questo lo facilita. Probabile che sia vero, ma probabile che anche qui giochino altri fattori che noi non sappiamo.
Progressi della ricerca in questi campi darebbero risultati notevoli per la prevenzione.
Prevenzione. Cosa si può e si deve fare in attesa di quei progressi della ricerca?
La volta scorsa vi ho scritto: “slogan come “Io sto a casa” vanno ripensati: stanze e aule affollate e poco ventilate sono i luoghi più malsani.
Se nei treni, nelle metro, sugli autobus non è possibile distanziarsi non basterà usare mascherine, bisognerà areare anche se fa freddo.”
Le statistiche di mortalità hanno dimostrato che l’inquinamento atmosferico è un forte aggravante e l’inquinamento si può ridurre.
Non so chi aveva consigliato alla ministra Azzolina di separare i banchi degli alunni con pannelli di plexiglass, ma dovrebbe essere finalmente chiaro che si deve fare esattamente il contrario: areare.
Non ha senso neanche acquistare un numero spropositato di banchi monoposto: quelli vecchi vanno benissimo per distanziare gli alunni se li usa un solo alunno. Se però non c’è spazio sufficiente non serve assolutamente a nulla stipare le aule di tanti banchi monoposto, con o senza ruote.
Per chi deve studiare o lavorare in locali chiusi la prevenzione è quella di areare bene, con aria pulita, calda e asciutta. I luoghi più pericolosi sono quelli chiusi, affollati, umidi e freddi.
Le lezioni all’aperto e lo smartworking da un giardino o una terrazza, quando possibili, sono perfetti. Criminalizzare le passeggiate all’aperto è stato un altro grave errore.
Il governo italiano ha ottenuto dall’Unione Europea ingenti fondi. Oltre che per risanare il sistema sanitario e l’economia, per assistere gli impoveriti, è urgente e importante investirli nella prevenzione.
Un investimento urgente è quello di ristrutturare e potenziare tutti i sistemi di riscaldamento e di areazione. Che si aspiri aria pulita dall’esterno, che ci sia filtraggio e che non ci sia alcun riciclo; con scambiatori di calore il caldo dell’aria viziata in uscita può riscaldare l’aria fredda in entrata; che però si espella l’aria viziata ben lontano dalle aspirazioni. Evitare i grandi impianti difficili da controllare e comunque investire molto nei controlli: il proprietario di un supermercato o di un luogo di lavoro può risparmiare molto se non cambia l’aria ma invece ricicla quella viziata: chi lo controlla?
Nel 1948 l’assemblea delle Nazioni Unite ha approvato una stupenda Dichiarazione dei Diritti umani, molto attenta ai diritti individuali politici e sociali. A un settantennio di distanza sarebbe il caso di aggiornarla affermando anche altri diritti, fra cui quello di respirare aria pulita e non infetta.
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Ciarlatani alla riscossa: https://luogocomune.net/21-medicina-salute/5623-loretta-bolgan-dobbiamo-vaccinarci-contro-l-influenza
Bel lavoro Gere, come al solito.
Riassumendo, in estrema sintesi:
1 – non si ha la più pallida idea di quanti siano venuti in contatto con il virus né di quanti abbiano contratto la malattia e c’è da dubitare che si possa mai sapere, perché non conosciamo abbastanza né il virus né la risposta umana
2 – ci sono stati un certo numero di morti correlati al virus, praticamente quasi solo persone anziane e con patologie gravi pregresse
3 – parecchie di queste morti sono state causate da errori nel trattamento della malattia e/o da azioni di una stupidità criminale (case di riposo)
4 – l’attuale trattamento della malattia è efficace, poco costoso e poco invasivo: infatti non muore praticamente nessuno
Ma in definitiva, di cosa stiamo parlando allora?
E perché invece di parlare di vaccini non parliamo delle responsabilità della gestione medica e politica?
Bell’articolo.
Si evidenzia sempre più spesso la relazione tra vaccini antinfluenzali e decessi, per esempio.
Perché, al contrario, si continua a cercare una soluzione per difendersi da questo fantomatico virus, se la maggior parte della popolazione sta bene?
Perché si vuole ostinatamente ignorare che le aree di concentrazione del “virus” sono precise e non estese?
Perché si vuole dimenticare che gran parte dei decessi sono avvenuti nelle case di riposo – e non solo in Italia?
Perché, sé questa malattia è così grave, la si va cercando, quando capita, con il lanternino tra i sani, utilizzando un mezzo non attendibile quale il tampone?
Perché si scrive “tamponato”, usando il termine in un’eccezione coniata in tempi recenti e che non esiste sul dizionario, così come si parla di sanificate invece che pulire, di fake invece che di notizia falsa, di lavoro agile invece che di lavoro da casa?
Rimaniamo vigili e con i piedi ben piantati a terra, nonostante tutto, please?