Sale la protesta. I sindaci: «Pronti ai blocchi stradali». Lamon e Sovramonte portano il caso in consiglio comunale. «Né Regione né Consorzio si sono degnati di parlarci».
No alla Diga del Vanoi
di Stefano De Barba
(pubblicato su corrierealpi.gelocal.it il 24 luglio 2023)
Pronti a mandare in tilt la circolazione lungo la strada dello Schener, tra Feltrino e Primiero, con azioni di protesta eclatanti, se Regione e Consorzio di bonifica Brenta non inizieranno a dialogare con le comunità locali sul contestato progetto della diga sul Vanoi.
Il sindaco di Sovramonte, Federico Dalla Torre, va giù duro: se in pianura le amministrazioni locali del Vicentino e del Padovano stanno approvando in serie ordini del giorno a favore del maxi invaso tra Lamon e Canal San Bovo, chi nel territorio ci vive non starà con le mani in mano. E il collega lamonese Loris Maccagnan, il cui territorio è chiamato direttamente in causa, assicura il suo sostegno.
Lamon domani (25 luglio 2023, NdR) alle 20 e Sovramonte lunedì prossimo (31 luglio 2023, NdR) porteranno dunque in consiglio comunale la questione Vanoi.
«Da noi ci sarà il prefetto per parlare di migranti», dice Maccagnan, «e dopo relazionerò sui passi fatti dall’amministrazione sulla questione della diga, senza comunque votare un documento».
A Sovramonte, tra una settimana, Dalla Torre porterà invece in aula un ordine del giorno. Poi, se non ci saranno passi in avanti dalla Regione e dal Consorzio di bonifica Brenta, si scende in strada.
«Nella piena legalità, per carità», dice Dalla Corte, «ma siamo assolutamente pronti a bloccare lo Schener. Non parliamo mica di una dighetta, parliamo di milioni di metri cubi di acqua sulla testa».
Tempo, in ogni caso, ce n’è poco. Il consorzio di bonifica con sede a Cittadella vorrebbe far partire la progettazione esecutiva nel giro di un paio di anni.
E i Comuni della pianura, che vedono nella diga uno strumento strategico per mitigare le piene del Brenta e garantire scorte d’acqua, fanno pressing: ordini del giorno a sostegno sono stati votati in queste settimane nei consigli comunali di Bassano, Rubano, Pozzoleone, Romano d’Ezzelino, Pianezze, solo per citarne alcuni.
Provocando irritazione. In Trentino, dove anche ieri (23 luglio 2023, NdR) il quotidiano Nuovo Trentino ha fatto notare che i Comuni veneti prendono posizione su un progetto in territorio primierotto senza però inoltrare gli atti alla Provincia autonoma. E naturalmente sugli altipiani di Lamon e Sovramonte.
«Ironia della sorte», dice il sindaco Dalla Torre, «Sovramonte e Lamon condividono la segreteria comunale con Pianezze, nel Vicentino, dove è stata portata la delibera a favore della diga, mentre noi ci prepariamo a prendere posizione contro.
Ma è comprensibile la posizione di quei Comuni: il consorzio di bonifica vuole la diga a tutti i costi.
Noi comunque il 31 luglio porteremo in consiglio un ordine del giorno in cui diremo che siamo fermamente contrari alla diga e al lago, per i rischi ambientali e soprattutto per i rischi idrogeologici: non vogliamo un altro Vajont sopra la testa. Invece rilanciamo alla Regione la proposta di svuotare innanzitutto dalla ghiaia i bacini artificiali presenti, poi semmai si può parlare di altri progetti. In un territorio di cento chilometri quadrati tra Lamon e Sovramonte abbiamo ben tre dighe, direi che basta. Da decenni diamo energia per Porto Marghera, adesso è ora che ci sia un ritorno per le comunità».
«La pulizia dei bacini esistenti è un progetto importante per la sicurezza», annuisce anche Maccagnan, «e dovrebbe prenderla in esame tanto più chi pensa ad una nuova diga».
Ragionamenti di buonsenso che i sindaci però non hanno potuto ancora mettere sul tavolo. «Sovramonte non può che essere fermamente contrario a questo tentativo della pianura di forzare la mano», tuona così Dalla Torre, «senza che nessuno si sia ancora degnato di venire da noi a parlarci. Né gli assessori regionali né il Consorzio Brenta».
«Noi siamo pronti al confronto», dice Dalla Torre, «ma devono venire qui, un progetto così impattante non può essere portato avanti senza coinvolgerci. Invece finora non si è visto nessuno né a spiegare né a vedere di persona i luoghi».
Dunque, dice Dalla Torre, intanto Sovramonte andrà in consiglio comunale per approvare un ordine del giorno «che manderemo a tutti, dalla Regione ai ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture, perché poi nessuno non possa dire ‘non sapevamo’. Lasciamo passare agosto, sappiamo che in agosto l’Italia si ferma. Ma se a settembre nessuno ci risponde, passeremo alle maniere più forti».
Quali? Protestare scendendo in strada per mandare in tilt la circolazione lungo lo Schener, ad esempio, circolando a passo di lumaca o attraversando con calma. «Manifestare in maniera legale», rimarca Dalla Torre, «ma decisa. D’altra parte, lo abbiamo visto quella volta in cui è andato in tilt il semaforo a Pontet: è bastato quel guasto per creare code da una parte fino a Fiera di Primiero e dall’altra fino alla Fenadora di Fonzaso».
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@carlo i tuoi ragionamenti vanno bene per topolino, ma nella realtà o fai una dittatura e riporti l’Italia a 20 milioni di abitanti ammazzandone 40 o te ne fai una ragione. Siamo in troppi, e vigliamo troppo, ma le cose non miglioreranno, peggioreranno. L’essere umano (come entità) non è buono e non è altruista. Non lo sarà mai. Vuole la pesca buona, bio (Green Washing) a kmzero ma a un euro al chilo, anche a marzo! È così. Io sono contro la pista da bob, contro le croci e contro i rifugi. Via tutto, per me, e si potrebbe fare. Ma sulla diga non mi esprimo. Perché probabilmente ha una notevole ragion d’essere, anche se non piace il risultato.
È un’opera che va valutata veramente molto bene preventivamente , soprattutto in relazione alla sua reale efficacia per le terre di pianura. Servirebbe una analisi oggettiva e autonoma sul punto, l’ambiente che verrebbe per sempre cancellato lo esige .
Una serie di articoli degli ultimi giorni (No diga, Stadio del fondo, Everest commercializzato, pista da bob olimpica e riusciremo a sopravvivere a 50 gradi) non fanno altro che affrontare le sfaccettature dello stesso grande problema. Finché non saremo tutti irreversibilmente convinti a smontare il modello ancora dominante (virando verso un’umanità meno folta e meno consumista), questi isotopi del problema si riproporranno sistematicamente, ogni volta aggravando sempre di più i vari sintomi.