No all’eli-montagna: una sfida nella sfida

Proponiamo ai nostri lettori questo editoriale del presidente generale del CAI perché riteniamo sia un parlare davvero chiaro, dettato dalla forza della ragione e sostenuto dall’energia che dà quella visione delle cose che non si limita ai casi ma vede tutti i forti segnali di quello che sarà il nostro futuro prossimo. Nella speranza e nell’augurio che questa diventi l’idea condivisa di TUTTI i soci del Club Alpino Italiano.

No all’eli-montagna: una sfida nella sfida
di Vincenzo Torti (presidente generale del Club Alpino Italiano)
(pubblicato su Montagne360, febbraio 2022)

Da due anni, ormai, ci confrontiamo con le criticità connesse alla pandemia che ha così profondamente inciso sulle nostre vite, anche se ora, grazie ai vaccini e all’adozione di comportamenti prudenziali costanti, abbiamo visto recuperata e confermata la possibilità di frequentazione delle montagne.
Mentre scrivo, sia pure limitatamente a quanti dispongono di green pass, gli impianti di sci sono stati mantenuti accessibili e questo significa non poco per un settore che ha conosciuto uno stallo totale nell’inverno precedente.
In tutti gli àmbiti vi è una forte volontà di ripresa e i dati che riguardano il nostro Paese sono certamente positivi, nel contesto di quell’immenso volano economico che dovrebbe essere rappresentato dal Piano di Ripresa, appunto, e Resilienza che, accanto a meri ristori per le penalizzazioni pregresse, offre ingenti risorse per rivitalizzare economia, produzione e consumi.

Il tutto dovrebbe essere improntato dalla “Transizione ecologica“, cioè in vista di una rilettura totale di scelte e comportamenti in chiave di rispetto per l’ambiente e, quindi, delle persone, con una visione radicalmente mutata per cui ogni ipotesi di investimento od iniziativa dovrebbe essere connotata non dalla mera apparenza “green“, con cui troppo spesso la pubblicità riveste quel che di “verde” ha poco o nulla (il cosiddetto greenwashing), bensì, e quanto meno, da una effettiva sostenibilità ecologica oltre che da una intelligenza e utilità di fondo.

E se c’è un momento storico, una vera sfida nella sfida, in cui massima deve essere la nostra attenzione a tutela della montagna, e non solo, è proprio questo, per l’evidente pericolo che, con la scusa di investire e creare lavoro, poco importa come, si commettano gravi errori nelle progettualità e nelle strategie.

La fretta, lo sappiamo bene, può essere non meno dannosa della più bieca burocrazia paralizzante, se sottrae il tempo necessario per valutare seriamente l’effettiva valenza nel tempo di quanto si intende realizzare, da un lato, e per comprenderne e far comprendere appieno l’impatto ambientale, dall’altro.

Un primo spunto di riflessione, ma che vuole essere ad un tempo una denuncia, viene dalle segnalazioni delle socie Agnes Dijaux di Bardonecchia e Gabriella Crivellaro, di Settimo Torinese, in tema di eliski.

L’occasione è data dall’approvazione della R.L. n. 32 del 15 dicembre 2021 da parte della Regione Piemonte, con cui si sono apportate modifiche alla normativa precedente, autorizzando l’eliski in ogni giorno dell’anno, domeniche e festivi compresi, eliminando il divieto di praticarlo nelle aree naturali protette, nei parchi regionali e nei siti Natura 2000 e, non ultimo, avallandone l’utilizzo quale mezzo di trasporto per raggiungere i rifugi in quota, il cosiddetto elitaxi.

Gli effetti di una siffatta nuova normativa non si sono fatti attendere: a Sestrière il Comune ha patrocinato un “Babbo Natale in elicottero“, con un sorvolo al Colle per alunni e docenti delle elementari e delle medie, quegli stessi ragazzi che – sono parole del Sindaco riportate dalla stampa – “tra qualche anno prenderanno in mano le redini della nostra stazione turistica“.

Il futuro che si prospetta è indubitabilmente da “Luna park”, col silenzio rigorosamente bandito, con estati caratterizzate da impavidi fruitori di elibike – così da risparmiare la fatica della salita e poter scendere a rotta di collo – e con escursionisti che, dopo essere stati accompagnati, lungo il sentiero, dall’assordante frastuono dell’andirivieni degli elicotteri che portano turisti in rifugio, lo troveranno occupato con difficoltà anche nel solo accedere per bere una bevanda calda. Con buona pace del rifugio-presidio culturale, di cui così bene ha scritto, nel tempo, Annibale Salsa.

E se questo scenario non fosse sufficiente a rendere l’idea di quale transizione ecologica si profili così all’orizzonte, si aggiunga che proprio in questi giorni, a Cortina, in assenza di neve e nella contestuale impossibilità di produrne di artificiale, si è attivato un servizio di elisnow, cioè di trasporto di neve con elicottero da un luogo all’altro: se si fosse in campo sanitario si parlerebbe di accanimento terapeutico!
C’è solo da sperare che posizioni come quelle adottate dal CAI in tema di “Cambiamenti climatici, neve, industria dello sci“, con un fermo “no” alla realizzazione di nuovi impianti e all’ampliamento di quelli esistenti, proprio per la piena consapevolezza della situazione in atto destinata a protrarsi sine die, possano illuminare chi sarà chiamato a fare scelte in proposito, evitando di aggiungere opere inutili alle molte già abbandonate su tutto il territorio nazionale.

E dire che sta crescendo in Italia il numero dei Villaggi degli alpinisti, in quei Comuni che hanno fatto scelte identitarie e sostenibili, in linea con il rispetto dei luoghi, degli abitanti e dei frequentatori, oltre che delle tradizioni, bandendo l’utilizzo dei mezzi a motore per fini turistici.

Desidero ricordare che sono: Longiarù, Mazia, Balme, Triora, Val di Zoldo (Forno, Cibiana di Cadore e Zoppè di Cadore), cui si aggiungerà a breve Paularo, in Friuli-Venezia Giulia.

Il nostro no all’eli-montagna deve, allora, diventare una sorta di mantra in ogni occasione e in tutte le sedi, perché la società non cresce accondiscendendo a mode che, proprio perché tali, durano il tempo di un minuto, quanto piuttosto raccogliendo il monito poetico e incisivo di Wislawa Szymborska: “Tutto/una parola sfrontata e gonfia di boria. /Andrebbe scritta fra virgolette. /Finge di non tralasciare nulla,/ di concentrare, includere, contenere e avere. E invece è soltanto/ un brandello di bufera“.

La copertina di Montagne360, febbraio 2022, in cui è stato pubblicato l’editoriale di Vincenzo Torti.

Non è consentendo “tutto” che si danno corrette risposte al turismo e allo sviluppo della montagna; anzi, è il modo sicuro per ritrovarsi con “un brandello di bufera“.

Libertà, ce lo ripetiamo spesso, è sapersi porre dei limiti e una vera transizione ecologica richiede rispetto e armonia, così come la montagna richiede essenzialità e “sovrumani silenzi“, quegli stessi resi immortali da Giacomo Leopardi ne L’infinito, come gli “interminati spazi” oltre la siepe.

Questi doverosi limiti consistono nell’utilizzo dell’elicottero in montagna esclusivamente come mezzo di soccorso e di appoggio per interventi lavorativi in quota e null’altro, confortati in questo dalle scelte perentorie di Paesi come Francia e Germania in cui l’eliski è vietato.

Ma non sono solo le pale degli elicotteri ad attentare alle montagne, sol che si considerino i progetti di parchi eolici che, sotto le celate spoglie della produzione di energia pulita, prospettano la distruzione di crinali montani, da aggredire, dapprima, con gli enormi sbancamenti necessari a contenere le migliaia di tonnellate di cemento dei basamenti per i pali di oltre novanta metri di altezza e, poi, con una processione di chilometri di mostri destinati a sostituire gli attuali orizzonti naturali, con uno scempio estetico visibile anche a grandi distanze.

Per andare al concreto, sto parlando in particolare del progetto di regione Toscana al Monte Giogo di Villore, nei comuni di Vicchio e di Dicomano, che prevede interventi su circa sei chilometri di crinale, con costi di investimento di cui non sono neppure immaginabili i tempi di ammortamento, né se ve ne sarà mai di effettivo.

Il tutto con certezza di più che manifesti danni territoriali e ambientali che imporranno, a carico della Società che ne potrebbe essere realizzatrice e gerente, l’obbligo di farsi carico di misure compensative che, però, non potranno essere meramente patrimoniali od economiche.

In altri termini: si vorrebbe realizzare un impianto dai costi elevatissimi, in gran parte sopperiti da agevolazioni pubbliche, con vulnera al territorio e all’ambiente di grande portata e talmente sicuri che dovranno essere preventivamente individuate le misure compensative, che sono ben altro, per difetto, rispetto a quelle risarcitorie, già sapendo che quelle di natura “ambientale e territoriale” non saranno sufficienti e richiederanno integrazioni di natura economica, senza mai raggiungere un punto di riequilibrio rispetto al danno prodotto.

Sarebbe, di contro, doveroso chiedersi se la produzione di limitatissime quantità di energia, vento consentendo, possa giustificare un così grave danno all’ambiente e al paesaggio, atteso che, ragionando per assurdo, rapportando il fabbisogno energetico alle scarse potenzialità produttive di analoghi impianti, dovremmo ipotizzare un parco eolico che percorra tutto l’arco alpino e la dorsale appenninica, già sapendo che non sarebbe comunque sufficiente.

Di cosa stiamo parlando, quindi?

La conclusione è che, anche a questo riguardo, andranno sostenute a fianco dei nostri rappresentanti sul territorio, tutte le iniziative e impugnazioni che risulteranno opportune avverso progettualità che sottendano la perpetrazione di gravi danni all’ambiente montano e alla corretta modalità della sua fruizione. Il tutto a favore di un ben diverso e definitivo approccio a forme di turismo montano capaci di assicurare una sostenibilità effettiva, quella stessa che ci vede convintamente attivi in ASviS 2030 e, con essa, il rispetto dei luoghi, delle popolazioni e dei frequentatori.

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No all’eli-montagna: una sfida nella sfida ultima modifica: 2022-03-18T05:12:00+01:00 da GognaBlog

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12 pensieri su “No all’eli-montagna: una sfida nella sfida”

  1. Forse si fosse meno litigiosi si conterebbe più del  tre di picche con la briscola a fiori.

  2. “Eliciasp “alternativa.La sostanza non cambierebbe..Prima  ho pensato di escogitar ironicamente  fantasticamente l’eliciasp..ma poi ho trovato  sul web che altri avevano avuto lo stesso”pensiero stupendo”e pure realizzato.

  3. Klaus ed “elisnowshoe”: l’apoteosi dell’imbecillità. 
     
    L’idiozia devasterà il mondo. Siamo spacciati.

  4.  3)Anche le ciaspole sono una moda, da esibire appese allo zaino o calzate dove basterebberio gli scarponi.Il colmo e’ la gara podistica con ciaspole(gli atleti  ne usano di ridottissime tanto per stare dentro il regolamento)ed il super colmo dei colmi e’ la gara su percorso bianchiccio innevato artificialmente attorniato da prati secchi con erba bruciata dal gelo. Chi vuole differenziarsi pratica nordic walking con bastoncini e  ciaspole speciali  differenti dalle altre.Pensavo non ci fosse arrivati, invece esiste pure l’eli-snowshoe https://www.camminatefotografiche.com/album/wild-winter-weekend-elicottero-ciaspole-sul-monte-emilius/

  5. @luciano pellegriniNome d’arte Klaus, è un deejay con quasi un milione di follower, uno che quando va a tagliarsi i capelli e posta la foto dal parrucchiere ottiene 70.000 like, se prende un elicottero a Livigno per sciare ne becca 25.000 (“una delle esperienze più belle”). Probabilmente Torti è fiducioso che qualche sua foto/post di rifugi, fiorellini, torrentelli possa almeno arrivare a 10.000 like. O magari si potrà fare meglio con un pezzo techno dedicato al CAI e suonato a 3000 metri, così arrivano i giovani! 🙂

  6. https://mountcity.it/2021/12/43510/arriva-linfluencer-e-il-cai-si-sente-giovane/
    Un articolo, non una critica, ma un dato di fatto.  Ho commentato l’articolo su MOUNTCITY … SEMPRE PEGGIO. POVERO CAI! Dopo 40anni di appartenenza a questo club, HO DECISO DI ANDARE VIA. NON MI APPARTIENE PIU’, NON MI CI RICONOSCO. Ho scritto più volte a TORTI, IL PRESIDENTE GENERALE. Questa ennesima e Sconsiderata iniziativa, rafforza la mia scelta.
    C’è la risposta al mio commento di Claudio, che si stupisce dell’articolo di ROBERTO SERAFIN, senza una adeguata verifica: in un mondo dove tutti possono dire tutto (…a proposito, non vedo nemmeno il nome dell’autore…) bastava una telefonata al CAI per inquadrare il progetto. Avevo il nome dell’influencer, che ho visto su FB, purtroppo non lo ricordo. IL CAI, PER ME, PREDICA BENE MA RAZZOLA MALE! Evito di far conoscere quante volte mi sono lamentato dell’ELISKY – ELIBIKE – ELIRIFUGIO – ELITAXI… ECC. Come mai nessun presidente di sezione e di regione dove c’è questa moda, non abbiano MAI preso posizione. Per non parlare del BLA BLA E LA “posizione” del CAI su temi ambientali. Ciao

  7. D’accordo, belle parole ma nemmeno una sul fatto che in Francia è anche proibito fare pubblicità all’eliski. 

  8. Belle parole, ma faccio notare che la foto della copertina di Montagne 360 ritrae un ciaspolatore che cammina su una traccia chiaramente battuta da un mezzo meccanico. Nesso e coerenza sfuggono spesso di mano.

  9. http://www.cascinamacondo.com/index.php?option=com_content&view=article&catid=107%3Aarmadio-degli-articoli&id=1588%3Anotte-dinverno-a-filadelfia-di-dino-buzzati&Itemid=90
    Bisognerebbe che a livello diffuso,chi ha faticato ed incontra i facilitati  volanti ben paganti, escogiti qualche forma per stigmatizzare (volgarmente  coglionare)
    Uno   Stinger vero  costa e pesa  troppo….uno sberleffo non offensivo (secondo sentenze corte cassazione)e’ gratis..se poi si indossa la maschetina  ffP2..il  labiale è non leggibile.Se poi accade qualcosa di simile descritto  nel racconto di Buzzati in ambito eliski ..no tears … no  cry

  10. L’aumento del prezzo carburanti…sembra dare una calmata , non definitiva, agli ansiosi di”avventure no limits”, scrisse Orazio.” caelum, non animum mutant qui trans mare currunt (“Mutano non il loro animo, ma il cielo coloro che vanno per mare”) è una celebre frase tratta dalle Epistole di Quinto Orazio Flacco (Epistulae, I, 11, v.27), con cui il poeta saggiamente ricorda, in verso esametro, come nessuno possa sfuggire a sé stesso, e come la felicità e la serenità dell’animo siano un tesoro interiore, e non un privilegio acquisibile grazie soltanto a un viaggio oltremare.(VARIANTE :SOPRAMONTI)
    Questo aforismo fu riproposto in termini simili (Animum debes mutare, non caelum) da Seneca, nelle Epistole a Lucilio.

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