No-TAV
I mega-bacini
Il 25 marzo 2023 c’era anche una piccola delegazione No-TAV, a Sainte Soline (comune francese di 379 abitanti situato nel dipartimento delle Deux-Sèvres nella regione della Nuova Aquitania), insieme ai 30.000 che hanno partecipato a un grande corteo contro i mega-bacini sostenuta da Les soulèvements de la Terre. I mega-bacini sono infrastrutture di accumulo idrico che servono a stoccare in superficie acqua pompata dalle falde durante l’inverno al fine di renderla disponibile in estate a pochi grandi agricoltori impegnati a mantenere colture intensive e idrovore. In Italia come in Francia, mentre il cambiamento climatico avanza, invece di smetterla col consumo di suolo e adattarsi, una piccola minoranza di aziende agricole pensa di poter continuare con modelli agricoli ormai condannati grazie a questi escamotage. Grandi come 7 campi di calcio, impermeabilizzate con materiale plastico, i mega-bacini sono, nei fatti, un ennesimo strumento per privatizzare una risorsa comune come l’acqua a profitto di pochi, con effetti devastanti su fauna e flora nonché sulla maggior parte dei contadini.
In tutta Europa si sta aprendo una battaglia per l’acqua di cui fa parte anche il progetto Torino-Lione. Per il solo tunnel esplorativo della Maddalena, sono state registrate 245 “venute d’acqua”, con un flusso complessivo di 102,6 litri al secondo, l’equivalente di 3,2 milioni di metri cubi l’anno. Secondo quanto è stato già denunciato un anno fa dal Comitato acqua pubblica Torino, i dati forniti dalla stessa azienda promotrice TELT suggeriscono che lo scavo del tunnel di base del TAV provocherebbe ogni anno la fuoriuscita dalle falde dell’equivalente del consumo idrico di 600.000 persone.
Fare fronte comune contro queste politiche infrastrutturali folli, che invece di aiutare le comunità locali ad aprirsi e innovare in armonia con la natura s’intestardiscono con modelli di sviluppo fuori dal tempo, è la grande sfida che abbiamo davanti a noi nei prossimi anni.
Sabato 17 giugno 2023
Sostenuta dall’Unione Europea, la nuova linea collegherà Lione e Torino, con il 70% dei binari in Francia e il 30% in Italia e un tunnel di 57,5 chilometri che attraverserà le Alpi tra Saint-Jean-de-Maurienne e Susa.
In progettazione da circa trenta anni, in Francia la linea è tornata a essere al centro dei riflettori dopo le dichiarazioni del ministro francese dei trasporti Clément Beaune, che ha ribadito la centralità del progetto per il governo transalpino. Parigi si è dichiarata pronta a finanziare con 3 miliardi di euro la costruzione delle vie d’accesso al tunnel principale che si sta scavando sotto le Alpi.
Appoggiata da alcuni deputati ambientalisti e dallo stesso sindaco ambientalista di Grenoble, Éric Piolle, sabato 17 giugno 2023 una manifestazione ha registrato le prime tensioni nel comune di Saint Rémy-de-Maurienne con il lancio di pietre da parte degli attivisti e l’utilizzo di gas lacrimogeni da parte della polizia francese.
In totale la prefettura ha schierato duemila agenti per evitare che riaccadessero i gravi incidenti visti a marzo durante la manifestazione contro il progetto del bacino idrico di Sainte-Soline, in cui un ragazzo era stato ferito finendo in coma.
Oltre 5.000 persone si erano radunate per manifestare contro l’alta velocità e i 260 km di tunnel Lione-Torino, nonostante i divieti ingiustificati della prefettura a monte, i controlli della polizia e la valanga di repressione che ha travolto i compagni italiani alla frontiera: gli autobus che trasportavano 300 persone della Val di Susa sono stati fermati al tunnel del Fréjus. In confronto, i “pro Lione-Torino”, che si sono riuniti in presidio giovedì 15 giugno 2023, erano solo 150 a manifestare il loro sostegno al progetto.
La manifestazione era stata vietata dalla Prefettura della Savoia e nonostante l’impugnazione del provvedimento da parte delle organizzazioni coinvolte, il divieto era stato confermato la sera del 16 giugno 2023 dal tribunale amministrativo di Grenoble.
Il corteo intergenerazionale era partito verso mezzogiorno, guidato da un’otarda gigante. In tempi brevissimi i manifestanti sono stati bloccati all’altezza di un ponte sul fiume Arc in una zona senza divieti, non rispettando quindi le ordinanze depositate dalla stessa prefettura. La quale ha rifiutato tutte le alternative proposte durante le molteplici trattative che si sono tenute prima e durante la manifestazione, sottolineando il suo disprezzo per il dialogo attraverso l’utilizzo di gas lacrimogeni e granate lanciate contro i manifestanti. Nello scontro con i circa 2.000 gendarmi il bilancio ha contato una cinquantina di feriti gravi, 6 ricoveri di cui 2 con prognosi funzionale minacciata.
Ancora una volta è da denunciare la folle risposta del governo a una gioiosa e determinata giornata di protesta, che si inserisce nei 30 anni di lotta contro un progetto costoso e distruttivo.
La volontà della Prefettura e del Ministero dell’Interno di impedire questa mobilitazione, organizzata all’unisono da molte organizzazioni, conferma l’impatto politico e mediatico di questa giornata. Ancora una volta lo Stato si è messo al servizio di un pugno di padroni e di eletti che, di fronte al potere popolare di una protesta gioiosa e determinata, non hanno altro che armi e paura per adempiere al saccheggio di TELT, promotore del progetto.
L’obiettivo di questa giornata era quello di esprimere la contrarietà alla nuova linea del TAV Lione Torino. Di fronte alla totale ostruzione della valle da parte delle forze dell’ordine, il corteo ha raddoppiato la sua creatività: un monumentale STOP TELT è stato disegnato da centinaia di manifestanti sulla RD1006, e diverse persone, pericolosamente gasate dalla gendarmeria, sono riuscite ad attraversare il fiume per bloccare temporaneamente l’autostrada in una rinfrescante euforia collettiva – e quindi chiedere la riabilitazione della linea merci esistente.
Contemporaneamente, e dopo essere stati bloccati per 5 ore alla frontiera, i manifestanti italiani del movimento No Tav hanno improvvisato una manifestazione presso il cantiere di San Didero (piattaforma logistica per il cantiere della nuova linea del TAV Torino-Lione) per sostenere dal lato italiano la mobilitazione nella valle della Maurienne.
La polizia ha reagito con idranti (il prosciugamento delle falde acquifere legate ai cantieri ovviamente non li riguarda!) e lacrimogeni.
Oltre i confini, la lotta contro TELT e il suo mondo si sta reinventando di fronte alla repressione e cresce ogni giorno. Oggi, da una valle all’altra, gli abitanti hanno rafforzato i loro legami di solidarietà e la loro determinazione per difendere insieme le montagne. Quest’estate sono tanti gli appuntamenti da segnare sul calendario dal movimento NoTav in Valsusa, in particolare il Festival Alta Felicita che si è tenuto dal 29 al 31 luglio 2023.
Il 21 giugno 2023 il Consiglio dei Ministri francese emanava un decreto di scioglimento del collettivo ambientalista Les Soulèvements de la Terre (SLT), responsabile di aver portato avanti numerose azioni di contestazione – anche violente – in Francia contro progetti infrastrutturali che hanno un impatto sull’ambiente. In seguito questo provvedimento è stato annullato nel settembre 2023 dal Conseil d’Etat, ma il tentativo di scioglimento unitamente alla militarizzazione della Maurienne e della Valle di Susa, dimostra che i due stati cercano in ogni modo di impedire i moti popolari. Ma, presso gli attivisti, regna ottimismo, perché “non si dissolve ciò che ricresce ovunque”.
Per parte italiana
L’iniziativa, cui per parte italiana hanno partecipato circa 300 persone, è sfociata anche in una breve occupazione dell’autostrada A43 che porta a Lione prima che i manifestanti si ritirassero negli accampamenti. Il ministro francese degli Affari interni Gérald Darmanin ha fatto sapere su Twitter che “96 cittadini stranieri noti alle autorità sono stati respinti al confine” e che più di 400 oggetti pericolosi (tra cui coltelli e due batterie di fuochi d’artificio) sono stati sequestrati durante i controlli alla frontiera. Sono 12 i poliziotti feriti secondo Darmanin.
Ai circa trecento attivisti provenienti dalla Val di Susa è stato impedito di raggiungere il raduno di Saint-Rémy-de-Maurienne, tenuto segreto fino all’ultimo. Sono rimasti bloccati per sei ore al valico del Frejus, e a una cinquantina di loro la gendarmeria transalpina ha fatto notificare dei divieti d’ingresso nel territorio francese con una durata variabile da uno a cinque giorni.
Costi e impatto ambientale
Il costo stimato per l’intera opera era di oltre 26 miliardi di euro, secondo quanto valutato dalla Corte dei Conti italiana nel 2012. Ma il 22 giugno 2023 un gruppo di esperti italo-francesi ha rivalutato per intero i costi del progetto alla luce dell’inflazione.
I sostenitori del progetto sottolineano la necessità di ridurre il flusso sempre crescente del trasporto su gomma per limitare le emissioni di gas serra, sottolineando il valore aggiunto in termini di sviluppo economico che apporterà una linea ferroviaria più veloce.
Chi si oppone chiede il potenziamento della linea già esistente e fa notare il calo nel trasporto ferroviario di merci. Ma il centro delle critiche riguarda l’impatto ambientale del progetto, che prevede la costruzione di 260 km di gallerie, e il prosciugamento di diverse sorgenti e bacini idrici della valle causato dai lavori di perforazione.
Perché questo progetto non deve essere realizzato
a cura della Redazione di rivoluzioneanarchica.it
(pubblicato su rivoluzioneanarchica.it l’8 maggio 2023)
Da più di 30 anni questo gigantesco progetto di cantiere ferroviario, costituito da più di 260 chilometri di scavi attraverso le Alpi, anima la megalomania e la dismisura del consorzio TELT (Tunnel Euralpin Lyon Turin), alleato di influenti politici “visionari” e di gruppi come Vinci, Bouygues o Eiffage.
Sebbene il trasporto merci stagni dal 1994 e la linea ferroviaria esistente sia utilizzata soltanto al 20% della sua capacità, TELT prevede di scavare 11 gallerie tra le quali la più grande d’Europa, il tunnel di base di ben 57 km.
Tutto ciò farebbe guadagnare soltanto un’ora e 25 minuti di viaggio tra Parigi e Milano. Il loro è un modo semplice per assicurarsi decenni di cantieri fruttuosi, foraggiati da più di 30 miliardi di denaro pubblico.
Un programma di distruzione totale delle Alpi
Gli scavi, che per ora sono soltanto in fase iniziale sia in Francia che in Italia, sono destinati a toccare diverse catene montuose tra Lione e Torino: Chartreuse, Belledonne e la Vanoise. I lavori di preparazione del tunnel di base sono iniziati in Maurienne (Francia) e in Val di Susa (Italia). Il sistema idrogeologico complesso e fragile di queste zone è già stato messo a repentaglio: le trivellazioni hanno bucato numerose falde acquifere e prosciugato o diminuito la portata di decine di sorgenti. È il principio di una distruzione programmata di decine di ettari di zone umide e di foreste, l’inizio dell’artificializzazione di 1500 ettari di terre agricole; tutto ciò per realizzare cantieri, per depositare milioni di metri cubi di materiale di scavo strappato alla montagna, per costruire centrali di produzione di calcestruzzo, per creare nuove cave necessarie all’estrazione delle materie prime.
Le estati canicolari si moltiplicano, i mesi di siccità si susseguono, l’acqua manca.
La realizzazione di grandi infrastrutture capitaliste di trasporto merci ferroviario non sarà mai una risposta ecologica e sociale. Questo progetto non farà altro che aumentare l’artificializzazione dei suoli, il furto dell’acqua da parte dell’industria del cemento, la distruzione delle risorse comuni, tutto allo scopo di alimentare i loro piani di crescita infinita… ecco come radere al suolo le montagne per far guadagnare qualche minuto al trasporto merci.
Contro TELT, una mobilitazione Franco-Italiana!
Da una decina di anni, in Francia, diversi collettivi e associazioni si mobilitano per dimostrare l’assurdità di questo progetto. Ma questa lotta oltrepassa i confini! In Italia, il movimento No-TAV si batte da più di 30 anni per salvare la propria Valle, nell’intento di preservare le montagne e la loro biodiversità. Malgrado una violenta repressione e una militarizzazione drastica del territorio, si organizzano mobilitazioni che raggiungono le 70.000 persone, cantieri bloccati, creazione di luoghi di vita comune nelle vicinanze delle zone di cantiere; il movimento No-TAV è riuscito a rallentare la corsa sfrenata di questo progetto inutile e basato su un’idea arcaica di sviluppo!
Blocchiamo questo progetto prima che l’inizio degli scavi del tunnel di base e i danni conseguenti diventino irreparabili!
Oliare le procedure richiama l’inchiapettamento.
Che ci sia un’attinenza freudiana?!
Ostia, Capo 100, questi taglia e cuci alla Fradiavolo sono divertenti. Anche da leggere.
Nonostante siano un po’ esagerati.
Hai detto bene Crovella “oliare le procedure”. Chi ha orecchie per intendere, intenda…
Matteo, successe anni fa, ai tempi delle nostre prime “scaramucce”.
Vedi, sono sempre stato convinto che, se ci si parlasse di piú, soprattutto usando un linguaggio diretto e chiaro, tante discordie si appianerebbero, perché ci si renderebbe conto che si trattava solo di incomprensioni.
Credo pure che, se il popolo italiano e in generale gli esseri umani si confrontassero sui temi specifici e concreti, senza farsi accecare dalle bandiere e dalle ideologie di partito o di religione, spesso concorderebbero sulle soluzioni. Spesso, ma non sempre.
Purtroppo, come disse quel tale: “Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità dell’uomo. E della prima non sono sicuro”. Siamo fatti cosí.
Scusa Enri al 96, hai dato un’occhiata non dico a tutti ma almeno a qualcuno dei 150 motivi per cui la TAV non va fatta? Sei in grado di trovare argomenti per smontarle?
Beh Fabio, leggo solo ora, che dire.
Fascistello non me lo ricordo proprio e a dire il vero non mi ricordo nemmeno di “parole troppo pungenti”.
Il primo lo rigetto proprio (e immagino l’avrò fatto anche allora), il secondo posso anche essere d’accordo, qualche volta.
Però altre volte le mie parole sono volutamente pungenti e, di solito, mai offensive (almeno in prima battuta)…
Ops. Capito. Era stato tagliato anche Crovella, non me n’ero accorto.
Grazie (anche per la lezione di sintesi, tutto sommato ci sta!)