Il nostro debito pubblico
di Salvatore Bragantini
Spessore 5, Impegno 4, Disimpegno 2
Ho letto l’articolo di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi, Far di conto, e i numerosissimi commenti che ne sono seguiti. Alcuni li ho postati anche io, ma sento qui il bisogno di una risposta più organica ad un pezzo che contiene alcune informazioni corrette ed altre assai fuorvianti, nonché ai numerosissimi commenti. Mi sono anche assoggettato alla visione dei ben 40 minuti di filmati inseriti dal buon Alberto Benassi.
Mi presento. Sono, oltre che un mediocre arrampicatore, per così dire “un tecnico” dell’economia. Ciò non mi conferisce un’autorità superiore ma forse io ho presente alcune circostanze che ad altri pare sfuggano. Oltre a questo ho un altro difetto: in ogni situazione, anziché cercare di addossare ad altri le colpe, mi domando anzitutto dove ho sbagliato io. Ed è questa la prima cosa che faccio anche, come italiano e orgoglioso di esserlo, davanti alla situazione di cui parliamo qui.
È vero che i conti pubblici dell’Italia sono da molti anni in surplus primario: ciò significa che, se non dovessimo pagare gli interessi sul nostro debito, avremmo da tempo i conti pubblici in attivo, come quasi nessun altro in Europa.
Valle del Sarca, Monte Casale, Via Einstein. Salvatore Bragantini sulla 7a lunghezza
Però il debito c’è, e non l’hanno accumulato i tedeschi, ma noi stessi, eleggendo e confermando una classe politica che elargiva denari a tutti, ma non si premurava di finanziare queste spese con le tasse: preferiva indebitarsi con noi italiani, che eravamo ben lieti di prestare questi soldi, avendone in cambio rotondissimi interessi: come mi disse un tassista romano nostalgico: “A dottò, a me Andreotti me dava er 20%!”. Chi sia abbastanza vecchio ben ricorda le signore che andarono in pensione con 14 anni, sei mesi e un giorno di contributi, riscatto laurea incluso. Una mia amica che l’ha fatto alla davvero verde età di 35 anni veleggia lieta verso gli 85: meno di 15 anni di contributi e 50 di benefici. Allegria! Quindi la colpa non è dei politici, ma è nostra; anche mia, nonostante io mai abbia votato quell’Andreotti che ora mi pare un gigante, al confronto con gli attuali nanetti. Questi oggi, non si sa se ignoranti della Storia o arditissimi, vogliono seguire le stesse orme.
Svegliamoci prima che il pifferaio di Hamelin ci porti dritto verso le rapide del fiume. Per fortuna ora siamo nell’euro, nonostante l’opinione di Becchi e Zibardi. È una moneta il cui governo condividiamo con altri europei, affidata fino al 31 ottobre 2019 ad un grande italiano, Mario Draghi. Il suo compito non è, checché ne pensi Di Maio, di “fare il tifo per l’Italia”, bensì di governare la politica monetaria della zona Euro, nell’interesse di tutti i suoi abitanti. Lo ha fatto egregiamente, riuscendo anche a tenere equilibratamente conto degli interessi italiani, nel quadro europeo. La zona euro riguarda 350 milioni di persone; anche se non ce ne rendiamo conto, è una delle zone più progredite economicamente e civilmente del Pianeta. A proposito, la sapete che il Prodotto nazionale Lordo della potentissima Russia è del 30% inferiore a quello italiano? Forse è il caso per noi di alzare un po’ la testa guardandoci intorno.
Se lo spread è ora così alto, ciò è dovuto in parte al timore sulla solidità del debitore Repubblica Italiana (ricordiamocelo, siamo noi stessi), ma in parte maggiore al timore che il Paese esca dalla moneta unica. Se ciò avvenisse, i creditori della Repubblica Italiana verrebbero ripagati non già nella solida moneta unica, l’Euro, ma nella debolissima nuova lira. Provate a mettervi nei panni di chi presta in una moneta solida e teme di vedersi pagare in una moneta debole; poi mi dite se non pretenderete una remunerazione più alta per compensare il rischio più alto. E non vale dire che il nuovo governo afferma che non vuole uscire. Per troppo tempo Lega e 5 Stelle han detto il contrario; i risparmiatori, fra i quali ci siamo anche quasi tutti noi, per cifre piccole o grandi, hanno cuore di coniglio, zampe di lepre e memoria di elefante.
Il vizio nazionale che ci viene addebitato è di promettere una cosa e farne poi un’altra; ciò non ci aiuta, di qui la sfiducia. Quanti di noi leggono qualche giornale straniero, per capire cosa si pensa di noi fuori d’Italia? Se tutto il mondo ci vede in un certo modo, dobbiamo domandarci se abbiamo torto noi, o il mondo. Se anche avesse torto il mondo, sempre col mondo dovremmo vedercela. Provate a pensare cosa diremmo noi, che ci vantiamo di essere “onesti cittadini lombardi” se ci venissero a chiedere altre massicce dosi di soldi per il Sud, del quale molti pensano che sia solo un inghiottitoio di soldi pubblici. E questo potremmo forse vederlo fra poco, se la discussione sul reddito di cittadinanza dovesse procedere lungo le linee promesse in campagna elettorale.
Esclusa la possibilità di un’uscita dell’euro, che ci ridurrebbe in miseria e aprirebbe la via ad una crisi politica dalle conseguenze imprevedibili, ma sicuramente catastrofiche, restano due possibilità: o il taglio del debito (poi vedremo come), o una politica economica seria, che dica ai cittadini la verità e non li prenda in giro raccontando la favola del lupo.
Il taglio del debito potrebbe avvenire con una procedura internazionale: non mi dilungo ma credetemi, sarebbe catastrofico quasi come lasciare l’euro. O un’imposta patrimoniale; io nel passato la ho sostenuta, (anche se, per mia fortuna, sarei costretto a pagare un bel po’ di soldi), ma nessuno la propone davvero perché:
- a) alle prime elezioni, che scatterebbero immediatamente, sarebbe distrutto dagli elettori;
- b) non troverebbe più niente da tassare.
Per ovviare al punto b) si potrebbe certo imporla sulle giacenze passate, ad una certa data ma, al di là delle difficoltà tecniche pur esistenti, scatterebbe la tagliola sub a).
Gli altri Paesi approfittano della nostra debolezza? Sì, ma siamo stati noi a metterci in condizione di debolezza, non ce l’ha imposto la famigerata Trilateral. Il modo giusto non è chiedere agli altri un regalo, o il permesso di fare politiche economiche che, all’interno di una area monetaria unica sarebbero, oltre che disastrose per noi stessi, pericolose anche per gli altri. È invece di spendere meno soldi pubblici male, in consumi improduttivi, e più soldi pubblici bene, in investimenti a lunga durata. Se non lo fanno i politici che abbiamo eletto la colpa non è degli altri, è nostra.
Sul versante italiano restano da dire tante cose, ne scelgo due. Guido Grossi in uno dei filmati postati da Alberto Benassi, sostiene tesi apparentemente convincenti: dice che l’Italia paga tassi troppo alti perché si rivolge agli INVESTITORI esteri anziché ai RISPARMIATORI italiani.
Premesso che il debito italiano non è gestito da pellegrini, ma da competenti, la cosa è banale. La disponibilità degli italiani cui pensa Grossi è drammaticamente insufficiente. L’ultima offerta dei BTP Italia, disegnati proprio per quel tipo di risparmiatore, è stata un fallimento. A non fidarsi sono per primi i risparmiatori italiani. E comunque la quota del debito pubblico italiano in mano ai residenti è già del 70% circa. Forse sbaglia chi ora rifiuta i BTP Italia, e con loro i tanti esteri che hanno abbandonato gli investimenti in titoli di debito italiano, ma bisogna tener conto della realtà, non dei desideri. Tanti investono ancora in quei titoli, me incluso, ma a quanto pare non basta.
Le magagne del sistema produttivo privato, poi, sono grandi anche esse. Non cresciamo abbastanza perché non investiamo abbastanza, Stato e privati. Se in Italia la percentuale di laureati è fra le più basse d’Europa la colpa è anche delle imprese, che evidentemente non credono di aver bisogno di personale con qualifiche migliori e che non investono abbastanza, specie in Ricerca e Sviluppo. Io li ho conosciuti bene; tanti sono imprenditori eccellenti, uomini e donne di grande valore, ma altrettanti, anzi più, sono di livello basso, a volte infimo e antepongono spesso in modo sfrontato l’interesse della famiglia imprenditoriale a quello dell’impresa. Eppure è questa, spesso creata dai loro antenati, a mantenere il loro alto tenore di vita.
Quanto al chilometrico video di Bersani, dice cose giuste e cose sbagliate. Penso anche io, e lo ho detto per decenni, ben prima di tanti, che la finanza, da ancella dell’economia sia diventata sua padrona, ma anche qui non basta lamentarsi. Se siamo in una scalata davanti ad un passo difficile, possiamo aggirarlo o tentare di forzarlo, ma non possiamo far finta di essere già al rifugio con la birra nel bicchiere. Il mondo oggi è (quasi) come dice lui, e con quello devo fare i conti. Sono cambiamenti che han preso decenni a maturare, solo nell’arco di decenni possiamo sperare che si cambi rotta.
Dico quasi perché Bersani la fa troppo semplice. L’acqua, ad esempio, è un bene pubblico, ma lo è alla fonte. Poi va portata nelle case o dove serve; per questo bisogna fare delle reti di distribuzione, cioè anzitutto costruirle, superando le resistenze locali e la mancanza di fondi, poi soprattutto bisogna mantenerle queste reti, cioè investire per tenerle in esercizio e senza sprechi. E tutto questo qualcuno deve pur pagarlo; metterlo a carico dello Stato, cioè della fiscalità generale, come si dice, sarebbe errato. È giusto che paghi l’acqua chi la usa. Il bene è pubblico, ma il suo uso va pagato. Se l’acqua in Sicilia è in mano alla mafia la colpa non è della finanza internazionale; se l’Acquedotto Pugliese porta in fondo alla rete quantità troppo basse
(localmente si dice che l’Acquedotto Pugliese da più da mangiare che da bere…) , è perché qualcuno la preleva senza pagare, e qualcun altro non fa gli investimenti per mantenerla in esercizio. Qui non c’entrano le forze maligne della reazione in agguato, ma il male che abbiamo dentro di noi.
Bersani poi commette un errore cospicuo. Per lui la povertà nel mondo è aumentata mentre essa è, invece, enormemente diminuita. Centinaia di milioni di persone, si stima anzi più di un miliardo, che nel mondo facevano la fame, oggi ne sono uscite e portano a casa somme che a noi paiono risibili, ma permettono loro di arrivare a sera avendo messo qualcosa nello stomaco e avendo un luogo, magari una catapecchia, dove dormire. È da noi (Europa, Usa, Giappone Corea etc.) che le condizioni di vita delle classi medie stanno peggiorando, è qui che aumenta la distanza fra ricchi e poveri. Il mondo visto dallo Spazio ora è più giusto, anzi meno ingiusto. Ma si vota divisi per Stati, e lo si vede: nel Regno Unito, negli Usa, in Italia e altrove
Oggi nel mondo c’è meno povertà e questo è un bene. La percentuale di quanti vivevano in estrema povertà (oggi meno di 1,90$ di reddito al giorno) è scesa dal 44% del 1981 all’11% del 2013. Certo, possiamo rimpiangere il mondo primitivo che tanto ci commuoveva da turisti; noi poi tornavamo ai nostri comfort, ma loro sono più contenti così.
Ho detto quel che penso, spero che nessuno si senta urtato. Non posso, infine, dimenticare di almeno citare il gigantesco problema ambientale; continuando così rischiamo di accoppare il Pianeta: se tutti volessero arrivare anche ad una frazione dei consumi degli abitanti dei Paesi ricchi, il mondo scoppierebbe presto. Il tema è enorme, ma esula dai miei modesti mezzi di comprensione e da quanto posso qui dire.
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Fa un certo effetto leggere in questo postaccio un articolo scritto da una persona che sa di cosa sta parlando invece del solito pattume raffazzonato di parole in libertà. La bestialità di alcuni commenti, ça va sans dire, rientra nella fattispecie della comicità demenziale… troppo stantia per essere godibile.
Il debito degli Stati ricchi è un sistema di ricatto.
Il finanziamento del debito è un sistema di ricatto.
Ma solo fino ad un certo punto.
Secondo me non deve superare il doppio del pil, però il Giappone dovrebbe essere sopra 2.5 e gli USA mi sembra sopra il 5. E chi lo acquista? Gli altri che ricattano e vengono ricattati. Forse non cè limite.
Merlo, se vuoi ti regalo qualche friends, che non funziona…
Proseguo sull’onda di Dino M.
Accendere discussioni su momenti particolari è anche un diversivo per distrarre dalla base in sgretolazione sulla quale appoggiamo.
Il sistema capitalistico è degenerato (per alcuni evoluto) in quello finanziario.
L’economia virtuale fa a meno del denaro contante, ma non può fare a meno di noi.
La cultura occidentale ha preso coscienza della propria arroganza e certo ne paga in determinazione.
La popolazione mondiale si moltiplica, come il clima sarà problema da acqua alla gola.
Le mafie sono stati e fanno affari, quando non si confondono, con le lobby occulte di governo internazionale.
Le loro guerre sono socialmente e economicamente valutate per vederne l’opportunità.
La Cina è vicina (o ci ha già mangiato?).
Quale riduzione della disoccupazione potrà mai esserci?
Quale riduzione della forbice ricchi/poveri potrà mai avere un decorso sociale svincolato dalle esigenze di quelle lobby?
Quale sanità potrà migliorare in un mondo dove la salute è prioritariamente un bene economico delle case farmaceutiche, il cui scopo di facciata è produrre medicine e quello vero è produrre malati?
Quale istruzione potrà mai essere proposta affinché un giovane non venga formato per servire il sistema?
A quale libertà può ambire Truman Burbank nel suo mondo di affissioni, jingle, banner, spot ovunque si rivolga, con qualunque senso lo faccia?
Quale ricerca personale può avviare chi è preso dall’accelerazione mefistofelica imposta dal web, dalla comunicazione interattica, dalla virtualità del reale?
Quale rifugio può trovare l’individuo nella società liberista e globalista e materialista che ha riepito di ciondoli e benefit tutti i solchi della sua tradizione?
Quale cambio di paradigma resta possibile per evolvere personalmente e socialmente in uno stato meno penoso, più corrispondente alle aspirazioni di ognuno se ci dedichiamo a leccare le briciole cascate dal tavolo di chi ci ha reso ciechi?
Attenzione Matteo, la seconda parte del tuo post è più una speranza che una certezza. Io credo che se ancora non ci sbattono fuori e perché un buon 30% del debito pubblico è (adesso) in carico alla BCE e perché la Germania esporta molto anche grazie ad un euro basso, in gran parte derivante del disordine dei paesi del sud Europa. Appena il conteggio costi/benefici sarà a favore loro, non ci penseranno due volte. In un contesto in cui gran parte delle esportazioni di Francia e Germania è rivolto a USA, Cina e Russia ,il mercato unico europeo perderà di interesse.
Beh Dino, questa “L’Europa di oggi e di ieri è un agglomerato di interessi economici dove ciascuno cerca di trarre il maggior vantaggio possibile” mi sembra semplicemente la definizione di mondo reale!
Mentre questa affermazione “Penso che prima o poi chi governa l’Euro ci sbatterà fuori” mi pare altamente improbabile: considerando che siamo la seconda potenza industriale dell’euro, espellerci significherebbe de facto sancire la fine dell’euro e probabilmente del mercato unico. Il che non risponde certo agli interessi di nessuno, anzi, se non altro perché significherebbe una drastica riduzione d’importanza per esempio di una nazione come la Germania. Senza prendere in considerazione il caos diplomatico e economico che ne conseguirebbe. Potrebbe sussistere, ed è stata ventilata, l’ipotesi di due zone euro, una di serie a e una di serie B (ma personalmente la ritengo improbabile)
La visione dell’autore è certamente rispettabile ma purtroppo è permeata dal medesimo errore di fondo che ha condotto fino a qui.
A noi italiani l’Europa è sempre stata “venduta” come virtù e bene assoluto, vicinanza e solidarietà tra popoli etc etc.
L’Europa di oggi e di ieri è un agglomerato di interessi economici dove ciascuno cerca di trarre il maggior vantaggio possibile. Oggi chi lavora in Italia compete con un fardello (fiscale burocratico e sociale) che rende impossibile o quasi sopravvivere.
La situazione è talmente intrecciata e complicata che è di blocco assoluto; non risolvibile. Puoi conviverci ma non guarire.
Io penso concretamente che non sia realistico che l’Italia decida di uscire dall’euro. Penso che prima o poi chi governa l’Euro ci sbatterà fuori, non prima di aver comprato a poco prezzo ciò che gli serve e conviene (più o meno come stanno facendo in Grecia e come hanno già iniziato a fare in Italia ) lasciandoci poi al nostro destino. Giusto, sbagliato, meglio o peggio ……… chi lo sa!!!!!!! Quindi è meglio prepararsi a livello personale e farcene una ragione.
Credo anch’io che l’Italia non uscirà dall’euro, sopratutto perché sancirebbe la fine dell’EU e dell’euro stesso, cosa che sconvolgerebbe in primis l’economia tedesca. E credo anch’io che sarebbe piuttosto disastroso per l’Italia.
Come detto altrove, la soluzione dovrebbe essere politica e l’Italia dovrebbe e potrebbe essere la capofila e mettere il problema al centro delle discussioni. Per un momento all’inizio della crisi greca è parso che ci si incamminasse su questa strada, ma poi non è accaduto e la Germania (e un po’ la Francia) ha potuto fare quello che le conveniva. Perché nessuno lo dice, ma la colpa non è solo dei poveri greci spendaccioni e cazzari, ma anche di chi li ha invogliati e spinti e cioé il sistema Germania. Ma questo Salva lo sa benissimo e potrà raccontarlo meglio di me.
Vorrei sottolineare, con un esempio storico, che il debito a certi livelli è in buona parte una sorta di “finzione” che attiene più alla politica che alla tecnica finanziaria e che la sua cancellazione o attenuazione non è fantascienza.
Tutti sanno che dopo la prima guerra mondiale la Germania è stata gravata dall’imposizione al pagamento di enormi danni di guerra e che questo ha portato all’inflazione, alla caduta della repubblica di Weimar, ecc.
Pochi sanno (o dicono) che in realtà i danni di guerra effettivamente pagati (cioé quelli che entrano nei conti) dal ’18 al ’31 sono stati pari allo 0.6% annuo del PIL, che l’ipersvalutazione iniziò per le speculazioni internazionali di fine 1921 che confidavano in una pronta ripresa della forte economia tedesca (e che questa speculazione era pari a circa il 465% del PIL) e che il problema vero fu che per uscire dall’iperinflazione di ricorse a un artificio (il Rentenmark) che facesse pagare solo i lavoratori, ma non banche e industrie. Solo poi vennero il putsch di monaco, la grande crisi e il ’33.
Il problema era (ed è oggi) di politica economica, non di conti. E la soluzione storicamente è stata politica…sfortunatamente solo nel ’53, dopo centinaia di milioni di morti e solo politica potrà esserlo oggi.
In altre parole, se anche tutta la colpa fosse degli italiani degli anni ’80 (e non lo credo, come non credo che la colpa sia stata dei greci o dei tedeschi del 1914) non ha alcun senso e nessun futuro incolparne i figli, pretendendone il risarcimento 25 o 30 anni dopo.
In ultimo, prorpio perché è vero che “le reti esistenti fanno letteralmente acqua; le perdite vanno dall’11% dei comuni virtuosi ad oltre il 70% di quelli più malmessi. Si stima che servano 25 miliardi di investimenti” privatizzare sarebbe contro ogni logica: servirebbe solo a tappare i buchi del bilancio oggi, perdendo però il guadagno a favore del privato che sicuramente si guarderà bene dall’investirlo in manutenzione/miglioramento. Questo è un compito che dovrebbe essere tipico della comunità, cioé lo Stato. In altre parole, sarebbe comportarsi ancora come negli anni ’80, scaricando il problema – aggravato – su chi verrà poi.
Leggo solo adesso il post di Salvatore Bragantini perchè mi ero concentrato sul Far di conto e condivido al 100% quello che dice.
Credo altresì di aver detto più o meno le stesse cose con la differenza che lui ha elaborato ed implementato molto meglio i vari concetti.
Salvatore, erano domande su quanto hai scritto, di cui non sapevo e non so le risposte.
Mi scrivi come se io volessi uscire dall’euro o se ci tenessi a fare presente perché è inopportuno.
Chi ne promuove l’uscita ha doti messneriane o che altro visto che non trova così difficile la Magic line?
Lorenzo,
la botta è una tantum, vuol dire che sono aumentati in quel modo di botto, poi le statistiche vanno viste bene, qui non ci posso entrare; ti ricordi quanto costavano i cinema prima dell’euro?
se poi si uscisse dall’euro, cosa ripeto da ritenere quasi impossibile, (oltre che legalmente di difficoltà pari alla salita della Magic Line d’inverno e con le scarpette):
– sarebbe preceduta da una fuga dai depositi e dal crollo delle banche, che a quel punto non sarebbero salvate dalla Banca Centrale Europea (Bce) proprio perché noi saremmo fuori);
– il valore delle case, almeno nelle grandi città come Milano crollerebbe e non solo lì;
. il valore degli investimenti subirebbe forti perdite; quello in titoli del debito pubblico in particolare (noi italiani ne deteniamo il 70% circa, cioè diciamo quasi 1500 miliardi), crollerebbe perché i creditori subirebbero perdite di almeno il 30-40%;
– da quel punto in poi l’Italia pagherebbe tassi di interesse altissimi, o subirebbe un’inflazione devastante.
A questo punto una persona seria non fa i conti sulla carta del pane; se invece vogliamo dare i numeri, si può fare, e qualcuno ci ha provato
Salvatore,
Se non ci sono stime di impoverimento perché citarlo come certo e soprattutto disastroso?
Ma se eravamo nell’euro di che inflazione devo intendere?
Se una spremuta costa da anni dai 2 ai 3 euro – per fare un solo esempio –, ovvero da circa 4 a 5 mila lire, in che senso si sarebbe riassorbita la botta d’inflazione?
@Cosimo
da quello che leggo Salvatore riporta le sue idee, scritte di suo pugno. In piu’ parla per se stesso e non rappresenta nessuno. Tu propagandi le idee politiche di un esponente politico, dovresti capire che le cose non saranno mai sullo stesso piano. Perche’ non ci scrivi esplicitamente quello che pensi tu, quello che non condividi nella ( a parer mio asciutta e neutrale ) analisi di Salvatore? Se poi questo coincide con il pensiero di Bagnai, questo e’ affare tuo.
Matteo,
a) la foto non la ho scelta io e comunque sto piazzando un rinvio; noi anziani non ci vergogniamo di toccare un chiodo o uno spit; poi ci laviamo le mani prima di toccar cibo…
b) le reti esistenti fanno letteralmente acqua; le perdite vanno dall’11% dei comuni virtuosi ad oltre il 70% di quelli più malmessi. Si stima che servano 25 miliardi di investimenti. Il governo poteva investire lì, nelle reti. Ha preferito, anzichè ampliare il Reddito di Inclusione esistente, inventarsi il reddito di cittadinanza. Vedremo come va a finire.
Lorenzo,
all’introduzione dell’euro, il governo Berlusconi 2 non volle alcun serio monitoraggio dei prezzi, con il risultato che tu dici. Questo ha causato una botta di inflazione, poi riassorbita. Qualcosa del genere è successa anche in Germania, ancorché con esiti meno pronunciati.Ciò non fa certo dell’euro una scelta errata.
Di quanto ci impoveriremmo se si uscisse dall’euro non saprei dire. Secondo me non usciremo affatto. Solo che sono stati irresposabili ad agitare il problema e oggi i creditori temono di esser ripagati in nuove lire…
Cosimo,
anche io ho opinioni politiche, certo molto diverse da quelle di Bagnai. Ci ho messo 75 anni a farmele. Ho lavorato nel campo della finanza e ancora in parte ci lavoro; sai, mantenevo una famiglia e lavoravo, càpita. Lascio a chi mi conosce valutare in che misura io sia condizionato dai miei interessi, e in che misura invece cerchi di fare quello che mi pare l’interesse generale (ovviamente posso sbagliarmi nel valutarlo). Un lusso di pochi, che per mia enorme fortuna posso permettermi.
Entro nella discussione solo per sottolineare un particolare, che secondo me è importante:
Nel post precedente Paolo Becchi sostiene che siamo vittime dell’usura, poiché stiamo pagando interessi sugli interessi. E sono questi che ci stanno affossando.
Bene, se questo è vero, penso che sia interesse primario di chi ci governa, trovare il modo di uscire da questa impasse, altrimenti scivoleremo sempre più velocemente verso il default (anche se ci vorranno forse altri 20 anni).
E questo forse vorrà dire, come dice Salvatore, una patrimoniale che ci permetta di pagare i nostri debiti…
O forse invece cambiare le regole rendendo “fuorilegge” pagare interessi composti su errori fatti in 40 anni di gestione malaccorta… Non lo so se è possibile.. ma bisognerebbe almeno provarci
@Giacomo Govi: Il punto di vista è diverso rispetto a quello di Salvatore Bragantini e degli altri utenti che hanno commentato su questa pagina.
Il prof.Bagnai (lo chiamo così perché all’epoca dei contributi che ho linkato non era ancora minimamente collegato al partito Lega-Salvini Premier) esprime una sua opinione basandosi su dei dati.
Così come Salvatore Bragantini esprime una opinione basandosi su dei dati.
Bagnai ora è senatore della Lega, quindi esprime un punto di vista senza dubbio connotato politicamente.
Bragantini è, salvo omonimia, professionalmente legato a diversi gruppi bancari e collabora professionalmente con le istituzioni europee; si trovano inoltre diversi suoi contributi editoriali sul sito web linkiesta.it e sul blog lavoce.info. Nulla di male e tutto più che legittimo ovviamente, tuttavia mi pare ovvio che il dott.Bragantini abbia una precisa visione politica (nel senso migliore e più alto del termine) e dei legittimi interessi professionali.
Sarei molto cauto ad affermare che il primo esprime delle opinioni mentre il secondo riporta “la realtà”. Senza scomodare l’epistemologia mi limito ad osservare che di oggettivo ci sono solo i dati, ma l’interpretazione degli stessi è sempre e comunque soggettiva, parziale e soggetta ad evoluzione.
Penso che solo dal confronto fra diversi punti di vista noi cittadini possiamo effettuare scelte minimamente consapevoli.
Ciao Salvatore e chiunque sappia dire,
come entra – o non entra – nel discorso l’ingresso nell’Euro?
Un bene acquisibile con 1000 lire divenne in brevissimo acquisibile con 1 euro.
Ha comportato circa il 50% di impoverimento?
——
Dici che uscire dall’Euro impoverisce i risparmiatori e l’economia Italia, ma di quale percentuale secondo i sovranisti e secondo gli europeisti?
Merxi
Alberto Bagnai, eroe dei sovranisti, e’ senatore della Lega ed e’ presidente della commissione finanze. Per essere definito “uno che ha un punto di vista diverso” ( rispetto a chi? ) direi che ha ottenuto un ruolo ufficiale abbastanza importante.
Salvatore e’ stato molto piu’ tecnico che politico nelle sue spiegazioni, che riportano la realta’ come indiscutibilmente e’, senza tesi o ricette miracolose. Da Bagnai sentiamo invece la propaganda politica ( ancorche’ personale ) di un esponente della maggioranza al governo.
Per quanti volessero sentire un punto di vista diverso segnalo questa lunga intervista.
https://www.youtube.com/watch?v=gEhZMldT-FE
Ci vuole un po’ di tempo e richiede un po’ di impegno per andare a verificare e studiare le fonti citate, ma ne vale la pena.
Ad Alessandro Gogna segnalo, nel caso li ritenesse degni di pubblicazione sul blog, questi scritti relativamente vecchi ma ancora assolutamente attuali (l’autore è sempre il Prof.Bagnai).
http://goofynomics.blogspot.com/2012/11/il-romanzo-di-centro-e-di-periferia.html
http://goofynomics.blogspot.com/2012/08/le-aporie-del-piu-europa.htmlhttp://goofynomics.blogspot.com/2012/08/le-aporie-del-piu-europa.html
Una “chicca” che ho letto oggi sul Corriere della Sera e metto di qui e di là.
La banca CARIGE, dopo IOR & C e vescovi e cardinali e CL, ha bruciato parecchio e ricapitalizza e ri-ricapitalizza con vari “imprenditori” che si azzuffano.
Ebbene, emette un prestito obbligazionario (rischiosissimo???) di decine di milioni, magari centinaia, riservato agli azionisti e magari a qualcun’altro con un interesse che si aggirerà su 13% ! Devono decidere oggi o giù di qui.
Alla faccia dei BOT, dei BTP e quant’altro e scusatemi, ma fanculo alle leggi sull’usura!!!
Spero di aver letto male o come al solito di non capire niente.
P.S.: Salva, però potevi almeno mettere una foto in cui non stai mungendo 🙂
Giusto un appunto.
“L’acqua, ad esempio, è un bene pubblico, ma lo è alla fonte. Poi va portata nelle case o dove serve; per questo bisogna fare delle reti di distribuzione, cioè anzitutto costruirle, superando le resistenze locali e la mancanza di fondi, poi soprattutto bisogna mantenerle queste reti, cioè investire per tenerle in esercizio e senza sprechi.”
Considerando che:
A – il consumo di acqua in italia è in costante diminuzione almeno a partire dagli anni ’80
B – le reti di captazione e distribuzione le ha già costruite lo stato italiano, perlopiù da prima della guerra, restano al massimo gli impianti di potabilizzazione
C – (last but not least) se c’è una cosa che il titolare di una concessione a termine non farà mai è la manutenzione di un bene non suo. E a riguardo si veda il ponte Morandi
Il solo pensare di privatizzare alcunché mi pare un’astuzia veramente diabolica, degna di quel marito che per far dispiacere alla moglie non si taglia i coglioni (mica è pirla, lui!): se li prende a martellate mattina, pomeriggio e sera.
A meno che si tratti di una posizione ideologica, un atto di fede: il privato è meglio del pubblico.
Ma io non sono un credente e mi pare ormai piuttosto comprovato che in effetti il privato è meglio, per -alcuni- privati, ma molto, molto peggio per il pubblico (io).
Sul debito pubblico mi riservo di rispondere (anche per non annoiare troppo!)
Ciao Alberto,
penso che quell’assunzione di responsabilità – citata e ripresa – non debba essere concepita per guardare al debito, e simili, giusto o sbagliato.
Piuttosto invece da estendere a tutto ciò che osserviamo.
Affinché ogni volta che vediamo il brutto e l’ingiusto, il castrante e il mortificante non si rischi di considerarlo un irremovibile dato di fatto, ma solo il frutto di scelte di persone come noi.
Diversamente saremmo come certi natividigitali o comunque orfani della natura che si domandano come sia l’albero delle uova.
vorrei completare il pensiero di Merlo:
anche gli angeli mangiano fagioli.
viva la batracomiomachia.
c’era una volta il west.
fatti non foste per viver come bruti.
tu quoque brute fili mi?
Lorenzo, ci stai dicendo che siamo PECORE e non ce ne rendiamo conto?
Ma forse si, ce ne rendiamo conto, ma ci sta bene così.
Il sistema è figlio di scelte che comportano conseguenze, tra cui il debito.
Quindi l’abbiamo creato noi.
Chi pensa corrisponda alla sola realtà possibile non fa che alimentarne le ragioni d’essere.
Chi ritiene di operare in altre direzioni – come il criminale, o il grande campione, che neppure considera le regole come ambito del proprio agire – certamente raggiungerà ciò che per la motitudine è solo utopia.
Dedicarsi alla dimensione economica è uno specialismo che impedisce di osservare altro.
L’accredito che diamo agli specialisti, dalla formazione alla consultazione, implica che la verità risieda in loro, anche se sono solo degli addetti a girare un dado del sistema.
Prego, è solo un comico utopista: https://www.youtube.com/watch?v=I37VtQbOa7M
ottimo anche a Ripa di Seravezza.
Paolo quando verrai a scalare in Apuane , poi passaci . La straccitella e quello all’amarena sono superlativi.
questa della FATTURA ELETTRONICA è una vera bestialità. La vendono come una semplificazione invece sarà un’altra delle tante pesantezze, complicazioni e aumento di costi sulle spalle della gente. E non risolverà nulla!!
ma certe LOBBY vanno accontentate…!!
La privatizzazione dell’acqua è un’ingiustizia sociale oltre che una emerita fregatura. Non è vero che l’acque viene gestita meglio. Un vera BALLA !!
Alberto, hanno fottuto più soldi con le privatizzazioni, vendute come la panacea, che quelli di prima… te lo ripeto: quando un popolo, eletti in primis, vanta una prevalenza elevata di “maiali famelici”, puoi correggere tutte le finanziarie, puoi avere tutte le monete, puoi uscire o entrare dove vuoi, ma sei fottuto in nuce. Nazionalizzerei molte cose, ma i maiali famelici esistono ovunque. Condisci col fatto che in sto paese la giustizia è quello che è, il piatto è servito. Poi mettici dentro il fatto che nessuno può cambiare niente, perchè abbiamo creato un sistema fatto a posta per l’immobilismo, dove se uno ha valide e pragmatiche idee, non può metterle in pratica, perchè scattano mille “contrappesi burocratici”. Ne approfitto per bestemmiare sulla fattura elettronica, di cui questo governo non fa la minima parola. FANNO ANDARE VIA LA VOGLIA DI LAVORARE e dicono di essere pro impresa (che in Italia è prevalentemente micro – piccola). La soluzione c’è, ma guarda caso non la attuano. Perchè in sto paese i problemi non devono mai essere risolti, solo resi proficui.
Bragantini non c’è speranza 🙂
Siamo italiani, in passato siamo stati colonizzati da tutti e abbiamo imparato a pensare poco, a non fare mai fatica e venderci per quasi niente, di solito passando da amici o parenti.
Siamo un popolo a cui piace starsene seduto al caldo con un gelato offerto da “altri” e lo consideriamo un diritto: gli altri facciano.
Molti se ne vanno, quasi tutte le eccellenze: vogliono realizzare qualcosa di loro!
Però il caldo e il gelato sono ottimi e robe così si trovano solo in Italia.
Info: in val di Zoldo a Dont il miglior gelato 🙂
Un solo appunto: il fatto che i conti pubblici siano in attivo se non si contano gli interessi e’ puramente virtuale, in quanto nei programmi di spesa si tiene gia’ conto del fatto che ci sara’ una quota enorme da pagare per interessi. Insomma, se cosi’ non fosse, probabilmente avremmo gia’ fatto default…
quanto all’acqua.
Senza acqua non c’è vita, quindi è un bene primario di tutti. Come tale, per me, non è giusto che sia in mano dei privati che non hanno interesse al giusto prezzo per la comunità ma solo per loro stessi.
Si è vero per portarla nelle case bisogna creare infrastrutture e poi manutenerle altrimenti si fanno sprechi e tutto questo costa.
Ma quanto costa??
Ma siamo sicuri che tutti questi costi siano reali, giusti, e non gonfiati da amministrazioni inefficienti e…. corruzioni varie…???
Tutto molto condivisibile, finalmente. Spero apra gli occhi a molti…
Grazie Salvatore.
Complimenti Salvatore, penso tu abbia fatto un’analisi seria, moderata e superpartes.
Concordo molto con te sul fatto che la gran parte delle responsabilità di tutto questo sia nostra. Nostra nel senso di tutti noi: politici, imprenditori, cittadini in genere.
Ognuno di noi con la nostra miopia, menefreghismo, opportunismo, egoismo, ci ha messo del suo. Invece di avere senso dello stato, abbiamo avuto molto, troppo senso e affermazione personale senza pensare alla comunità.
Però secondo me c’è anche da dire che il mondo è cambiato (giustamente). Molti dei paesi a cui un tempo vedevamo robaccia facendogliela pagare come fosse oro. Adesso quella robaccia la vendono loro a noi.
Insomma allo specchietto per le allodole questi paesi non ci credono più. Il nostro mondo occidentale è ancora ricchissimo ma è in una crisi profonda. Non credo si possa crescere all’inifinito. Arrivati in vetta si può solo scendere.
Bisognerebbe fare un profondo esame di coscenza , fare forti rinunce e cambiamenti. Mi sa che non siamo capaci di farlo.
Se adesso a governarci, come dici te, ci sono questi pigmei, forse è anche colpa dei giganti…(lo erano veramente???) che c’erano prima.
E’ vero anche che noi li abbiamo votati, prima i giganti e adesso i pigmei. Insomma questo nostro paese è veramente strano e contraddittorio: genio e sregolatezza allo stesso tempo; grande altruismo quando accade una catastrofe, ma allo stesso tempo intrallazzone con corrotti e corruttori.
Salvatore mi dispiace se ti sei dovuto sorbire e rompere le scatole con quei filmati. Grazie comunque per l’interesse e la disponibilità.
ho letto le prime 10 righe. il problema non è fare debito. il problema è sputtanare i soldi rivenienti dal debito contratto. la provincia di Bolzano e quella di Palermo hanno entrambe contratto debito direttamente o indirettamente, ma l’hanno investito diversamente. il problema non è del debito ma della qualità delle persone, che contraggono debito, eletti in primis. c’è chi vive facendo il furbo alle spalle degli altri e c’è chi tira la caretta e si mantiene in un percorso di etica individuale e sociale e di legalità. dove predominano i primi, il debito è un cancro; dove i secondi, il debito è una leva per il benessere generale. debito per comprare il pesce o debito per comprare la canna da pesca non è lo stesso debito. il problema è l’educazione, la moralità dell’uomo. il debito avrebbe dovuto essere investito nel miglioramento della qualità dell’uomo prima di tutto. perchè un cazzaro ignorante senza dio è chiaro che vive cercando di non impegnarsi e di fottere il prossimo, dato che è ciò che il suo istinto animale gli suggerisce. il problema è l’educazione, la formazione a valori etici individuali e sociali, il problema è avere uomini morali, che facciano le migliori scelte e che non abbiano al primo posto, per esempio, l’interesse di partito. se no, tra l’altro, ciò che altrove costa 1 nel paese dei cazzari arriva a costare 5 e allora… mea culpa, punto! l’europa non c’entra, la germania non c’entra. per fare un passaggio abbiamo consumato 10 volte l’energia, che avremmo consumato, muovendoci bene. adesso siamo a metà via e so’ caxi amari.