Proprio nulla di etico nell’essere vegani?

Notevole ardore polemico ha suscitato il post del 17 novembre 2017, https://gognablog.sherpa-gate.com/eticita-e-veganesimo/. Come il nostro lettore attento sa bene, non è infrequente che questa redazione pubblichi contenuti da lei stessa non condivisi, o almeno non appieno. Ciò si è verificato in quell’occasione e vi anticipiamo che anche in questa “risposta” non ci troviamo a nostro agio. Ma, come sempre, al lettore l’ardua sentenza.

Proprio nulla di etico nell’essere vegani?
(in risposta all’articolo di Matteo Leonardon)
di Carmen Luciano
(pubblicato su carmenluciano.com il 20 settembre 2017)

Lettura: spessore-weight**, impegno-effort*, disimpegno-entertainment***

Per la serie “diamo spazio a chi non merita attenzioni“, oggi vi propongo un post di risposta ad un articolo pubblicato da un sito di cui fino mezz’ora fa nemmeno sapevo l’esistenza: thevision.com. Pubblicato in data 18 settembre 2017, l’articolo circa l’assenza di etica nell’essere vegani ha destato molto interesse fra i non vegani e molto fastidio fra chi è vegano (lo stesso articolo è leggibile su https://gognablog.sherpa-gate.com/eticita-e-veganesimo/, NdR).

Essendomi stato segnalato da molte persone, eccomi qui a scrivere due righe in merito. Perché è giusto mettere in chiaro cose ancora poco chiare, ed è giusto difendere cause nobili se vengono rese banali da chi non sa più a cosa attaccarsi. Che sia per pulirsi la coscienza, o per fare il pieno di condivisioni sul sito.

Dopo aver letto attentamente l’articolo (recupererò in qualche modo 10 minuti andati sprecati della mia vita) la prima cosa che ho intravisto è stata una palese proiezione che emerge tra le righe. Ora più che mai, soprattutto fra gli onnivori, la tendenza a vedere negli altri il marcio che si nasconde dentro di sé is the new black.

Ma senza tanto scomodare la psicologia, passiamo all’articolo.
Nel testo si parla in modo molto ironico, a tratti sarcastico, dell’ipotetica brama vegana di essere “etici” a tutti i costi citando libri di etica & co.
Partendo da Giulia Innocenzi, presa forse come guru della popolazione vegana mondiale (parliamone!), si passa ad esaminare alcuni alimenti vegetali utilizzati nella cucina vegana per svelarne i retroscena poco decorosi: danni ambientali, schiavitù umana e altre realtà deplorevoli che, stando a quanto scritto da Matteo Lenardon, non importerebbero poi così tanto ai vegani che antepongono la tanto ambita etica a tutto il resto.

I quattro alimenti tirati in ballo sono: l’avocado, la quinoa, gli anacardi e le mandorle.

Beh, che dire, alimenti che i vegani come me consumano tutti i giorni.
Ma che dico, tutte le ore. Scherzavo: ogni secondo!
In realtà non lo diciamo,1 ma i più etici di noi hanno direttamente sacche di alimento endovenoso e aghi in vena per non far mancare mai al verdognolo corpo avocado, quinoa, anacardi e mandorle. Un po’ scomoda da trasportare ma la sacca con la V sopra non può mancare!

Ironia a parte, dire che i vegani si alimentano prevalentemente di questi alimenti, è come dire che gli onnivori si alimentano di caviale e foie gras quotidianamente.

Matteo Lenardon, reggiti forte: gli anacardi li compro da commercio equo-solidale e il consumo personale non supera i 100 g al mese, proprio esagerando.
Reggiti ancora più forte: le mandorle le mangio meno adesso di quanto non abbia fatto da onnivora fra confetti e decorazioni delle colombe pasquali.
Non cadere dalla sedia: la quinoa l’ho assaggiata una volta sola e per la difficoltà nel tenerla con la forchetta l’ho tagliata fuori dalla mia alimentazione. Così per discriminazione alimentare.
Non svenire a terra: ti confesso che non ho mai mangiato un avocado in vita mia in 15 anni da veg.

Raccontare i cupi retroscena di alcuni prodotti che oggi spopolano nei supermercati (e che spesso manco vengono considerati!) può essere molto importante ed utile, ma se tali informazioni vengono usate come mere “armi” per colpire chi ha oggettivamente più sensibilità, si sbaglia di grosso.
L’arma diventa un boomerang che torna in faccia a chi lo ha lanciato.

Dov’eri, Matteo Lenardon, quando gli anacardi la gente li mangiava senza nemmeno sapere cosa fossero, ingurgitandone manciate intere durante gli aperitivi salati (insieme alle noccioline) al bar e nei pub? O a casa? Eri impegnato pure tu a fare un aperitivo?

Dov’era la tua attenzione e la tua sensibilità verso le cause ambientali e sociali quando le mandorle generavano un enorme business per i negozi di bomboniere e oggettistica da cerimonia? Vorresti forse dirmi che quelli lanciati addosso a innumerevoli sposi fuori dalle chiese o legati nei sacchetti attaccati alle bomboniere siano tutti provenienti da coltivazioni controllate, dove i diritti dei lavoratori vengono rispettati e dove non esiste alcun tipo di inquinamento?

Lentil Quinoa Meatloaf Burger

Ti sei mai chiesto quali tipologie e quante tipologie di traffico illegale sostieni con la tua alimentazione?
In che modo riesci a non essere un peso per l’ecosistema e per gli altri tuoi simili, alimentandoti?

Spero tu non abbia mai addentato una fettina di carne, perché esiste un vero e proprio sfruttamento dei lavoratori anche nell’industria dello smontaggio animale.
Pensa, nel 2013 si parlò di operai pagati 3 euro l’ora, una paga quasi inferiore a quella percepita dagli operatori dei call center. Con la differenza che nei call center non c’è puzza di budella né ci si sporca di sangue.
Spero tu non abbia mai digerito un chilo di carne, perché in quel momento hai privato i tuoi simili di ben 15 kg di cereali e 15.000 litri di acqua potabile. Sempre riferendomi alla carne, spero non sia fra i tuoi consumi anche per motivi ambientali: secondo la Fao (Food and Agricolture Organization of the United Nation) l’allevamento determina una quantità di emissioni di gas serra (18%) più alta dei trasporti (13%). Altri studi invece stimano che considerando tutto il ciclo dell’allevamento l’impatto possa addirittura superare il 50% del totale.

Mi auguro tu non abbia mai gustato una tartina coi gamberetti: mangiandola avresti sentito il retrogusto di schiavitù minorile, della tratta di umani costretti a lavorare sui barconi o di persone buttate in mare e ammazzate se osano ribellarsi. Gamberetti che finiscono poi dritti nei mangimi impiegati negli allevamenti di animali nei paesi ricchi.
Hai mai mangiato animali allevati che a loro volta hanno mangiato questi mangimi?

Avrai sicuramente evitato come eviteresti un vegano a cena l’acquisto di un qualsiasi tipo di alimento o bene di consumo proveniente da multinazionali che incatenano esseri umani e devastano l’ambiente. Giusto? Oppure no?

Se rifletti bene, tu, ma anche gli altri che come te hanno in qualche modo provato soddisfazione nel credere veritiere le cose che hai scritto, in questa gara a chi è meno etico non hai alcuna vittoria contro quelli che tu definisci “adepti”.

La verità è che è troppo facile vedere gli errori altrui dimenticandosi dei propri.
Fino a poco prima dell’impennata che ha avuto l’alimentazione vegan eravate tutti impegnati a fare altro. Magicamente, adesso che esistono milioni di persone a cui importa seriamente qualcosa, vi sentite minacciati.
Ed essendo molto più semplice criticare quell’ipotetico “poco” che fanno gli altri anziché muoversi e dimostrare di saper fare di meglio, state li a criticare.
Perché agire, anziché parlare, fa fatica.

Essere vegani non è una scelta personale come tante altre, caro mio, è una scelta mirata al benessere della collettività, a quella degli animali e ovviamente al pianeta che ci ospita. E’ più che una scelta personale.
Se smettessimo di far nascere miliardi di animali erbivori a cui siamo costretti a dare cibo per farli ingrassare, per poi macellarli, sul serio quel cibo che adesso va sprecato per una causa ignobile potrebbe liberare il nostro genere dalla fame.
A patto che a te e agli altri clienti delle paninoteche interessi.
Hai mai provato sulla tua pelle cosa vuol dire non avere cibo? Sei mai stato scacciato via con la violenza perché la multinazionale di turno si è appropriata dello spazio che ti serviva per coltivare?

Veganismo non vuol dire abbuffarsi di anacardi, mandorle, quinoa o avocado.
Siamo in tantissimi a riuscire ad esser vegan con ciò che si può tranquillamente trovare in Europa, in Italia, e perché no, nell’orto di casa.
Essere vegani non significa ambire ad essere migliori, più degli altri, ma ad esser migliori rispetto a chi eravamo prima, da non consapevoli. E scusa se è poco.
Esser vegani non significa creare fac-simile di alimenti “onnivori”, significa comprendere che gli animali non sono cibo e che noi, umani, non siamo al vertice di nessuna piramide di importanza.
Esser vegani è un atto di gentilezza nei confronti di qualsiasi cosa che ci circonda. Incluso te.

Ma tu non lo puoi sapere.
L’unica cosa che puoi fare, la prossima volta che ti troverai privo di idee per scrivere un nuovo pezzo, è chiedere aiuto a chi ti sta di fronte a scegliere. Magari è vegano.
Fra un articolo contro i vegani o un articolo contro vegani, l’unica scelta intelligente possibile è non scrivere.

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Proprio nulla di etico nell’essere vegani? ultima modifica: 2017-11-24T04:03:22+01:00 da GognaBlog

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48 pensieri su “Proprio nulla di etico nell’essere vegani?”

  1. @marco lanzavecchia

    Al di la’ delle ideologie, credo che sarebbe utile a tutti se condividessi i tuoi dati sull’argomento o perlomeno la tua opinione, che e’ tutt’altro che evidente.

  2. Spiace vedere affrontato l’argomento sempre e solo in chiave ideologica da persone che non hanno nessuna nozione di produzione vegetale e animale. E’, ad esempio, ignorato il tema della conservazione, che incide sulle disponibilità ben di più che quello della distribuzione, anche se il medesimo è reale. Peccato. Partendo da ideologie non c’è nulla da fare.

  3. Condivido molto di quello che dice Paolo a proposito della produzione alimentare.

    Il problema è la distribuzione. Spesso e volentieri si distruggono i prodotti per mantenerne il prezzo alto….ma solo per qualcuno.

  4. Vedo con malinconia che negli ultimi 40 anni si è imparato poco.

    Sono più di 40 anni, anche se nel frattempo noi umani siamo quasi raddoppiati  come numero, che siamo in sovrapproduzione alimentare e che la fame nel mondo è diventata solo un problema di distribuzione (io dico solo un problema politico)…… ricordo che lo diceva anche Gardini……

    Vedo che si continuano a inseguire “gli specchietti per le allodole” e capisco perché i politici abbiano sempre più vita facile…… nell’ignoranza quasi totale.

    L’intensivo sia come allevamento che come coltivazione è solo “comodo” e “rende”, non serve per sfamare chicchessia.

  5. Oggi su repubblica c’era un articolo – che purtroppo non trovò più, provo a citare a memoria – che ricordava alcune cose risapute, ma sempre utili da ribadire.

    Che per far fronte all’aumentata richiesta di carne, gli allevamenti intensivi stanno diventando sempre più elefantiaci: con peggioramento ulteriore delle condizioni di vita degli animali, aumento dell’impatto ambientale (compreso effetto serra), necessità di uso massiccio di antibiotici (e conseguente sviluppo di antibioticoresistenze, pericolose per la salute pubblica).

    che la quantità di cereali e soia utilizzate per l’alimentazione animale sono impressionanti, così come il fabbisogno di acqua per produrre una bistecca è enormemente superiore a quella di produrre una quantità equivalente di vegetali.

    in conclusione, è evidente che se l’obiettivo è quello di combattere la fame del mondo, non si può certo perseguire estendendo il regime alimentare “carnivoro” degli occidentali – e degli americani in particolare.

    Quindi sono fiducioso che prima o poi l’umanità si renderà conto che la scelta vegetariana è inevitabile, se non per motivazioni etiche, per una semplice questione di sopravvivenza: della nostra specie e del pianeta.

    speriamo solo che non avvenga troppo tardi.

     

  6. Massimo. Che ci sia un calo della denutrizione mi pare tutto da dimostrare (numeri assoluti o percentuali? rispetto a quale anno?)., ma anche ammesso sei sicuro che sia a causa dell’industrializzazione della filiera del cibo?

    Comunque che ci sia un aumento della malnutrizione e delle malattie correlate invece è assolutamente evidente e non solo nel primo mondo

     

     

  7. io quando è un pò che non mangio carne, ne sento il bisogno. Mi manca.

    Non so capire se si tratta di un bisogno fisico, oppure è perchè sono abituato a mangiarla. Quindi una mancanza puramente mentale. BOH..?

    Quello che percepisco quando la mangio è un maggiore senso di sazietà e di forza.

    Sono per altro convinto che la carne lavorata,  i salumi (molto buoni!) facciano in verità  male alla nostra  salute.

  8. Secondo Angelo Brega il nocciolo della questione e’ rinunciare o no ad un piacere di ‘gola’ per evitare gli orrori degli allevanti intensivi. Ci sono 2 forzature: il primo e’ si mangi carne solo per gola – mentre invece la carne e’ parte integrante della dieta naturale dell’uomo – il secondo e’ che solo con gli allevanti intensivi si possa soddisfare la domanda di carne. Ma e’ anche possibile un’etica non vegetariana: perché’ non si stabiliscono per legge degli standard per gli allevamenti? Certo, ci sara’ un prezzo economico… Chi vuole carne la dovra’ pagare. 
     
    Insomma, saranno anni che Angelo discute queste cose con non vegetariani, ma per lui i carnivori onesti sono quelli che ‘ammettono’ di non volere rinunciarvi ( “cercando di non pensarci” ). Perché’ invece, con piu’ umiltà’, non accettare di esercitare un’azione ‘personale’, che quindi non implica il giudizio della diversa posizione altrui? Alla fine, pensare ad una umanità’ totalmente vegetariana non solo e’ irrealistico, ma probabilmente anche impossibile dal punto di vista dell’alimentazione ( qui mi attendo opinioni forti…)

  9. Matteo. Grazie all’industrializzazione dell’agricoltura e dell’allevamento la popolazione mondiale che muore letteralmente di fame  negli ultimi quaranta anni si è ridotta tantissimo. C’è ancora moltissimo da fare ma io scambio volentieri il sapore del pollo di una volta (o della verdura) con il calo della denutrizione.

  10. “Grazie, Alberto, qualcosa ho capito, ma mi sconfortano le tue certezze.”

    paolo forse ti riferisci ad un’altro Alberto. Ma non mi sembra di averne di certezze.

  11. Grazie, Alberto, qualcosa ho capito, ma mi sconfortano le tue certezze.

    Si deve essere vegani per non essere costretti ad uccidere gli animali. E non mi dispiace per gli insetti che vengono sterminati dagli “antiparassitari”.

    Però mi preoccupo che i carnivori abbiano il predominio nella scala animale, anche su di noi umani come agli inizi dl nostro tempo.

    Oggi mi vengono in mente le orche: eccezionale mammifero acquatico sociale e gli gnu e le zebre quando attraversano i fiumi infestati dai coccodrilli (rettile carnivoro dell’epoca dei dinosauri che continua a crescere e sembra non morire per invecchiamento).

    Noi umani forse vogliamo essere solo degli squilibrati, che si credono equilibrati perché seguono i loro vaghi pensieri, senza cercare di conoscere a fondo se stessi?

    Ma le favole ormai devono essere “dolci” e non violente, non devono insegnare più nulla dell’uomo: il lupo vorace, la strega cattiva, il bacio risvegliante, la treccia d’oro, la bambina gioconda, la donna lavoratrice, quella promiscua, l’uomo guerriero… Prima c’erano quelle educative: il lupo e l’agnello, la rana bue, il corvo e l’uva e tante di volpi e uve….. Tutte ora sono storie proibite!

    Ora si crede nella televisione e in quelli che dicono di sapere le verità da decenni. Si lascia ad altri l’uso del proprio cervello, così ci si sente più omologati e sicuri.

    Ma se per caso una di queste persone mi fa sicura mentre arrampico, scalo sul facile! 🙂

  12. “Non riuscite proprio a non considerarvi come gli unici depositari della verità?”

     

    e quale sarebbe la verità? a me sembra che ognuno di noi racconti la propria.

    Non sono vegetariano. Mi piace molto la verdura ma mi piace anche il salame, la salsiccia, lo spezzatino. Insomma mi piace mangiare la carne , magari insaporita dalle verdure e dalle erbe aromatiche. Altrimenti la carne di che sa??

    Ma non posso fare  a meno di pensare che per soddisfare questa mia esigenza debbo ammazzare un essere vivente. Poi se penso a come vengono tenuti gli animali in certi allevamenti , mi viene la voglia di non mangiarne più di carne. Anzi mi piacerebbe prendere certi allevatori e farceli vivere loro in quelle condizioni.

    Di certo, pur essendo figlio di un ex cacciatore,  non condivido la caccia come sport. Come si fa ad ammazzare un essere vivente per divertimento? Divertirsi ammazzando…Non lo capisco e non lo accetto.

     

    Insomma sono combattuto. Tra il rispetto per la vita e un animale HA!! il diritto di essere rispettato. E il mio egoismo di uomo.

  13. Apprezzo l’intervento di Angelo Brega se non altro per la pacatezza. Ho un solo appunto, la scelta non è (e sopratutto non dovrebbe essere) unica tra essere vegani e gli allevamenti intensivi. Così come tra non essere vegetariani e mangiare carne 2 volte al giorno c’è un intero universo.

    Personalmente ritengo lecito allevare animali per nutrirsene o per usarne i prodotti, ma assolutamente sbagliato allevare animali come fossero cose, prodotti industriali. Se non altro perché ciò che ottieni è merda, merda che ti avvelena (antibiotici e anabolizzanti) e merda che ci sommerge (dalle deiezioni, al metano, al land grabbing, alla deforestazione, ecc.).

    Ma sopratutto merda che mangi senza rendertene più nemmeno conto. L’industrializzazione, la creazione di bisogni indotti per espandere il mercato, la massimizzazione del profitto (in una parola lo sfruttamento capitalistico del cibo), portano inevitabilmente al consumo bulimico e alla produzione di vere schifezze.

    Per toccarlo con mano basta pensare a un attrezzo presente in tutte le cucine fino agli anni 80 e ora completamente scomparso per manifesta inutilità: il trinciapollo, senza il quale era impossibile suddividere un pollo arrosto. Le qualità nutrizionali e organolettiche dei polli hanno avuto il medesimo degrado della loro consistenza.

    Attenzione però che sono abbastanza certo che il medesimo degrado coinvolga anche i vegetali prodotti industrialmente ed essere vegetariani non è la soluzione: la medesima differenza tra oggi e 30 o 40 anni fà vale per i polli come per le pesche

  14. Gentile Angelo

    “D’accordo, padronissimi di farlo: l’onestà intellettuale non è mica obbligatoria, e anzi spesso è più comodo ignorarla”

    Non riuscite proprio a non considerarvi come gli unici depositari della verità?

    Non ammettete la possibilità che esistano altri approcci al reale che non siano il vostro?

    Stupisce che se si nota l’approccio ideologico vi inalberate pure.

     

  15. Vabbè ragazzi,

    abbiamo discusso un po’, ognuno ha detto la sua, chi ha dato dei “nazivegani” agli interlocutori in un thread dove la maggior parte degli intervenuti non è manco vegetariano, chi dice che le scelte alimentari non hanno nessuna implicazione etica, chi cita aneddoti di cani vegani…

    Nihil sub sole novi. Saranno più di vent’anni che discuto di questi argomenti con non vegetariani, e ne ho sentite di tutti i colori. Questo è ancora niente, ci siamo abituati. Nel mio piccolo ho cercato di esplicitare quello che secondo me è il nocciolo della questione, ovvero se il piacere di mangiare una bistecca, o una fetta di salame, giustifichi gli orrori dei mattatoi e degli allevamenti intensivi. I carnivori “onesti” (mia moglie per esempio) rispondono nell’unico modo – per me – possibile: lo so che la riposta a questa domanda non può essere che negativa, ma siccome ho voglia di mangiarmi la costata alla fiorentina rimuovo il problema e cerco di non pensarci. Non a caso si dice “se i mattatoi averssero le pareti di vetro ci sarebbero molti più vegetariani”. Poi invece c’è chi preferisce cercare improbabili argomentazioni e arrampicarsi sui vetri accusando i vegani/vegetariani addirittura di “ipocrisia” (!). D’accordo, padronissimi di farlo: l’onestà intellettuale non è mica obbligatoria, e anzi spesso è più comodo ignorarla. Saluti a tutti e buona serata.

  16. Nulla di vero. Uno tsunami culturale al massimo nella capa di quelli a cui piace credere a questi fattoidi. Non a caso un reality show e non un lavoro scientifico.

     

  17. Tornando all’articolo di Carmen Luciano, non mi pare risponda nel merito a Matteo Lenardon.  Fa una difesa di ufficio di se stessa, ma evita di trattare il punto chiave ( secondo me ):
    – C’e’ una intrinseca contraddizione tra MOLTI dei comportamenti diffusi tra i vegani e la loro pretesa di infallibilità’ dal punto di vista etico –

    Prendiamo atto che Carmen non mangia avocado e quinoa, ma che c’entra! Curioso comunque che  mangi gli anacardi, sfido un non-vegano a confessare che rilevanza abbia l’anacardo nella sua alimentazione…

    La verita’ e’ che esiste una ‘cultura vegana’ mainstream ( libri, negozi ) alla quale molti dei convinti fanno riferimento, secondo la quale quegli alimenti hanno un peso importante. Credo che essa abbia una grande influenza, specialmente nelle persone per le quali l’aderire al movimento costituisce un veicolo sociale per dotarsi di una (altrimenti assente) identità’ e per appartenere ad una comunità’

     
    Poi e’ probabile che esistano i ‘puri’ che questi sbagli scemi non li commettono. Mi chiedo di che materiale a basso impatto siano fatte le loro scarpe…

  18. Quanta fuffa in queste discussioni. Non c’è nulla di più etico di mangiare ciò che piace. Un conto è dover adattare un’alimentazione per motivi di salute, un’altra cosa la scelta di cosa mangiare. Se piace tutto è etico. In cina mangio carne di cane e  di serpente, e allora lo servono e lomangio. Mi piace o non mi piace. I PROBLEMI DELLA VITA SONO ALTRI QUESTE SONO MASTURBAZIONI MENTALI E IDEOLOGICHE.

  19. La storiella sulla salute era un pretesto.

    La considerazione è sull’etica.

     

    Più sotto è stato scritto che ci sono nature individuali più o meno disponibili ad abbandonare le proteine animali, ovvero che alcuni di noi è opportuno non lo facciano. Per salute.

    Per etica, potranno dare comunque il meglio di sé nei confronti di qualsiasi progetto.

  20. Mah, ragazzi, questi aneddoti lasciano un po’ il tempo che trovano.

    Stavamo parlando di etica, mi pare, non di salute. Comunque, se vogliamo metterla su questo piano, consiglio di andare a vedere il sito “scienzavegetariana”, che dà informazioni puntuali e documentate. Per curiosità, uno può anche spulciare l’elenco degli atleti vegani, come Carl Lewis e le sorelle Williams: o, restando in ambito alpinistico-arrampicatorio, il nome Steph Davis vi dice qualcosa?

    saluti

  21. Conclusione da guru Paolo. Bello.

    Conosco una persona che per ragioni etiche non ha mangiato proteine animali per oltre un anno.

    Era debole, i capelli le si rompevano, l’energia non le circolava.

    Era dimagrita, visibilmente si era mangiata i suoi stessi muscoli.

    Si ammalava.

    Giocoforza ha ripreso a mangiare proteine animali.

    In poche settimana era cambiata in tutti gli aspetti citati.

    Muoversi per ideologia etica è differente dal muoversi per etica.

    Vegani e onnivori possono essere fondamentalisti o fare del proprio meglio, se stessi incluso.

  22. Angelo ti dico qualcosa anche se vedo (mi sembra) che non “ascolti” niente.

    Ho preso al canile un pastore tedesco di 5 anni allevato da una famiglia vegana….era un cane vegano e ancora adesso mangia con entusiasmo frutta e verdura. Non conosceva le uova, la carne e tanti altri cibi. Era poco sviluppato, il pelo era bruttissimo e zoppicava dopo ogni passeggiata. Ora dopo quasi un anno di dieta onnivora non ha più male alle articolazioni, ha un pelo folto e lucido e non è più triste, gioca con piacere.

    Qui sotto, all’asilo nido, ci sono dei bambini di genitori vegani, mi fanno un po’ pena, sono fragili fisicamente e mentalmente e poco sviluppati rispetto agli altri……. ma magari mi sbaglio.

    Nella vita se non si cerca sempre l’equilibrio si resta sempre squilibrati…… (è l’essenza dell’arrampicata) …… e non sto facendo un discorso faceto, né di certo da fondamentalista ignorante (che ignora).

    Comunque per me ognuno può fare quello che vuole, ma non deve attribuire a me la responsabilità e nemmeno ad altri, deve farsene carico in prima persona.

  23. @Massimo

    Non sono esperto di paleoantropologia, né mi sembra il caso di sostenere qui una disputa sullo sviluppo dell’intelligenza umana (magari una volta potremmo trovarci in qualche rifugio e discutere la questione davanti a una birra e a un piatto vegetariano 😉): soprattutto perché la questione mi pare del tutto irrilevante rispetto al qui ed ora.

    Il nocciolo della discussione – ribadisco, ben poco ideologico – è questo:

    1) rebus sic stantibus, è certamente possibile (e magari anche vantaggioso per la salute, ma questo esula dal ragionamento che voglio fare) sopravvivere con una dieta vegetariana, e anche vegana.

    2) è evidente a tutti che mangiare carne implica l’uccisione e spesso gravi sofferenze per miliardi di animali ogni anno.

    Quindi alla fine sulla bilancia si mettono: da una parte i mattatoi, gli allevamenti intensivi e tutte quelle cose che chiunque può andarsi a leggere nei molti libri sull’argomento (da “se niente importa” di Safran Foer, a “tritacarne” di Giulia Innocenzi eccetera); dall’altra il piacere di mangiare una bistecca, una soppressa o un pollo arrosto.

    La scelta è individuale, ognuno può scegliere consapevolmente. L’importante, IMHO, è non aggrapparsi ad argomentazioni capziose (tipo “ma anche i ravanelli soffrono”, “la quinoa fa male al pianeta” e amenità simili)  e dire le cose come stanno.

     

  24. Gentile Angelo. “La teoria che siamo diventati intelligenti grazie alla dieta carnivora, poi, mi sembra un’ipotesi come un’altra, magari plausibile ma certo non facile da dimostrare.”  In realtà si tratta del risultato di studi paleontologici effettuati sui fossili, con un altissimo grado di verosimiglianza.

    E sta proprio qui l’approccio ideologico. L’ideologia, che in se non è un male, diviene l’unico filtro possibile con il quale interpretare la realtà. Se un fatto contraddice il presupposto ideologico si finisce per distorcere il fatto o negarlo.

  25. “Ho visitato un allevamento di polli: impressionante!

    Perchè quello dei maiali è da meno? e quello delle galline ovaiole?

     

    Per come la vedo io bisognerebbe avere maggiore rispetto e  fare un passo indietro. Un bel passo!

    Ma nessuno è disposto a farlo. Siano essi carnivori, vegetariani, o vegani. Ad ognuno il suo egoismo.

     

     

  26. Ho visitato un allevamento di polli: impressionante!

    Ho visto dei tibetani quasi fermare degli scavi perché avevano trovato dei vermi e dovevano evitare di ucciderli!

    Ho visto disinfestazioni sui campi sempre più massacranti (dei parassiti?)!

    Non ho visto animali, insetti (o piante) comportarsi come noi umani, forse siamo troppi per questo ecosistema, o peggio ci stiamo annientando.

    Vogliamo dominare la vita e finiamo con il dominare la morte?

    Ma la vita è una possibilità, mentre la morte è una certezza.

  27. Considerarsi e credersi “più intelligenti” hanno bisogno di una ricetta semplice, con la quale ci prepariamo il piatto più gustoso.

    Ha un solo ingrediente.

    L’assoluta cecità

    nei confronti della realtà

    che la nostra autoreferenzialità

    permanente ci fornisce

    sul più bel piatto d’argento.

  28. Paolo

    paragonare il mio bellissimo gatto rosso a un cetriolo…

    sarà che per me i gatti sono gli animali per belli di mondo e i centrioli invece fanno schifo…ma la vedo dura.

  29. @Paolo

    e allora perchè i leoni e le tigri non si sono evoluti come noi?

  30. Mi pare che tuo figlio dica cose di buon senso: in effetti, anche a me risulta che fra avere un sistema nervoso, più o meno evoluto, come un mammifero, un uccello o un pesce, e non averlo, come un sedano o una pannocchia, qualche differenza ci sia.

    La teoria che siamo diventati intelligenti grazie alla dieta carnivora, poi, mi sembra un’ipotesi come un’altra, magari plausibile ma certo non facile da dimostrare. E se pure volessimo prenderla per buona, quale sarebbe il corollario? Che continuando ad abbuffarci di hamburger diventeremmo sempre più furbi? Non mi pare molto convincente, ma magari è un limite mio.

  31. Mio figlio dice che c’è una differenza fra esseri senzienti, gli animali, e non senzienti, tutto il resto. Ma non mi ha convinto. A me sembra che gli esseri umani si ritengano superiori agli altri e quindi pensino di poter decidere secondo criteri più o meno di convenienza e di opportunità personali.

    Comunque quando abbiamo cominciato a mangiare la carne, quando siamo scesi dagli alberi, il nostro cervello si è sviluppato e solo allora si è molto evoluto.

    Altrimenti saremmo rimasti come tutti gli altri animali vegetariani?

  32. @Paolo Panzeri

    Perchè ammazzare un vitello (o un maiale o un pollo) è un po’ diverso da raccogliere un pomodoro. Certo, come diceva già Anassimandro, ognuno, per il fatto stesso di sopravvivere, finisce per creare sofferenza ad altri esseri viventi: ma ci sono delle differenze, altrimenti facciamo finta che nella notte  tutti i gatti sono bigi. Che magari è anche una posizione di comodo per autogiustificarci.

  33. L’uomo interviene pesantemente sulla natura per scopi “umani”, allora perché si vuole differenziare l’allevamento dalla coltivazione? Entrambi sono una violenza che viene praticata su esseri viventi. E che dire degli stermini chimici per la “sanità” delle coltivazioni? Chissà chi crediamo di essere noi esseri umani, minoranza fra gli altri esseri viventi. Non è che siamo diventati talmente ipocriti e supponenti che stiamo imbrogliando noi stessi?

  34. @Massimo

    Allora.

    Sta diventando quasi un luogo comune stigmatizzare la “centralità del cibo nella cultura contemporanea”. A me sembra che il cibo, al pari della sessualità (ovvero, sopravvivere e riprodursi), siano sempre stati piuttosto importanti per gli esseri umani, come per tutte le altre specie animali. Oggi semplicemente il tema dell’alimentazione viene declinato in modo diverso, almeno nei paesi ricchi che non hanno più il problema della scarsità.

    Poi, non vedo che cosa ci sia di tanto “ideologico” (poi potremmo discutere a lungo di che cosa intendiamo esattamente con questo aggettivo, ma lasciamo stare) nel prendere atto che l’alimentazione carnea implica l’uccisione e le sofferenze di miliardi di animali in tutto il mondo, e desiderare che questo finisca. Smettendo quindi di mangiare carne e, perché no, auspicando un domani senza più mattatoi e allevamenti intensivi.

     

  35. Premetto che rispetto e posso anche condividere chi mangia vegetariano per i problemi già affrontati sul rispetto degli animali.
    Ma la cultura vegana secondo me è un po’ troppo aberrante: chi è vegano non mangia nemmeno gli alimenti prodotti dagli animali (latte, formaggio, uova, ecc) perchè derivanti dallo sfruttamento animale.

    Quindi chi vive in montagna e vive dello “sfruttamento” di qualche mucca, pecora, o capra, nutrendosi anche del loro latte e dei suoi derivati cosa dovrebbe fare? E’ anche questo sfruttamento degli animali per un vegano?

  36. Spero di non dover piú leggere commenti aberranti come quello qui sotto a proposito dei lager nazisti.

  37. In effetti paragonare gli allevamenti intensivi ai lager è decisamente riduttivo. Inoltre i lager non generavano disastrose conseguenze ambientali

  38. Quando anni fa ero al liceo c’erano quelli convinti della superiorità etica del pensiero leninista da una parte e di quello fascista dall’altra. Ed ambedue le fazioni erano così certe delle loro affermazioni  meramente ideologiche e sconnesse dal reale che pretendevano di convincerti e se non ti convincevi o eri in malafede o eri un idiota. Alcuni di loro talmente certi del loro modello ideologico decisero di provare ad imporlo con la forza a chi non ne voleva sapere. Ecco, il vegano mi ricorda tutto questo. L’atteggiamento di superiorità etica, convinto com’è che solo il suo atteggiamento sia etico, le fazioni violente (ALF, e tutti quelli che invadono allevamenti legali altrui per “liberare” animali come succede periodicamente nel Nord Italia), una discreta ignoranza nell’ambito in cui pontificano, quello della produzione industriale di cibo, l’assoluto dispregio della storia che hanno paragonando gli allevamenti ai lager (letto in diverse occasioni).

    Insomma mi sfugge perché chi assume liberamente un modello ideologico (sulle motivazioni psicologiche della centralità del cibo nella cultura contemporanea ci si potrebbe scrivere a lungo) debba sentirsi non solo superiore, e su questo ci si può anche passare sopra, ma debba pure trattarmi con tanta sufficienza.

  39. Caro Stefano , il cacao cvhe ho comperato doveva essere amaro, inveece eracosì  dolce da essere inutilizzabile. Sinceramente delle paturnie dei nazivegano non me ne frega niente. Io mangio bene, loro mangino anche il mangime, affari loro, basta che non rompano le scatole a me. Io mangio quello che mi pare, per Natale ho appena comperato un “foie gra entier”, una vera delizia.

     

  40. ….qualche maldestra ditata sulla tastiera ha sporcato il mio commento; me ne scuso con Alessandro e con i lettori

  41. Articolo eccessivamente sarcastico. Il livore che trasuda da ogni riga offusca alcuni spunti che meriterebbero una più attenta riflessione.
    Come il problema dello sfruttamento delle risorse agroalimentari (e delle persone che vi lavorano) che coinvolge, da un lato, enormi interessi economici, e dall’altro diritti fondamentali di milioni di persone, ma che qui rischia di essere ridotto ad una gara a chi tira la palla più forte in faccia all’avversario.
    Insomma, l’ansia di Carmen di “dirgliene quattro” prevale sul merito di ciò che  dice.
    Sui vegani, è una scelta che rispetto ma che personalmente non condivido, per la semplice ragione (troppo banale?) che la natura ha inserito la specie umana tra gli onnivori, e non vedo ragione di contrastare milioni di anni di evoluzione della specie (intendo dire milioni di anni durante i quali la struttura del corpo umano ha perfezionato le proprie funzioni sul presupposto che ciò che entra dalla bocca appartiene sia al regno animale che vegetale) per una scelta che vada in senso opposto.
    Altro è il “come” gli animali di cui gli uomini si nutrono vengono allevati e/o cacciati.

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    Ma questo – evidentemente – è un altro discorso che nulla ha a che fare con la scelta vegano /non vegano e che invece è parte del più ampio problema dello sfruttamento delle risorse agroalimentari, nei confronti del quale ciascuno di noi, nel suo piccolo, può dare il proprio contributo attraverso acquisti consapevoli attenti alle filiere produttive, vegano o onnivoro che sia.

  42. A proposito di etico, inquinamento, ozono, CO2 e tumori, ma lo sapete che il ciclo produttivo e del trasporto del Litio per costruire le batterie dei telefonini e compagnia, ma ora anche delle auto, è spaventosamente, mostruosamente, molto più inquinante e pericoloso per la salute…… e nessuno ne parla, anzi tutti propongono roba basata sull’elettricità……..

  43. Alberto, il tuo dire mangio ciò che mi piace, ad altri le masturbazioni mentali mi sembra un po’ superficiale. Un po’ come dire a me piace fare trial o andare coi quad sui sentieri, cavoli vostri se si rovinano o respirate gas, a me piace l’eliski e gli impianti di risalita ovunque, andate voi fenomeni a scammellare a piedi, o i ristoranti 5 stelle in quota, i megarifugi/alberghi con le torri di cemento panoramiche sui picchi…che mi frega dell impatto ambientale? Se è legale lo faccio, a me piace! Però l’impatto ambientale dell alimentazione di miliardi di persone influisce moooolto di più degli impianti di risalita. Il Global warming dipende anche da quello. Per non parlare di sfruttamento del lavoro e di benessere animale. Noi siamo l’unica specie che distrugge l’ambiente in cui vive. Credo che un po’ più di consapevolezza etica riguardo alle conseguenze delle nostre azioni non guasterebbe…

  44. Bravo Alberto, e dopo questa perla di egocentrismo che contributo dai alla discussione?
    Comunque non ti stupire del cacao dolce se lo compri zuccherato, equo-solidale o meno.

  45. Sinceramente di tutto ciò che scrive non me ne frega niente. Nella scelta del cibo mi interessa la qualità e la bontà, come dove etc non mi tiguarda. Se mi piace lo mangio altrimenti no. Ho assaggiato il cacao del commercio equo solidale, dovevo preparare un dolce, che schifo, talmente era dolce, meglio il perugina o altri. L’unica stella polare che mi guida è scegliere ciò che mi piace,, le masturbazioni mentali le lascio tutte a voi. Mi dispiace solo che non saprete mai quanto da soddisfazione mangiare cose buone. A me il foie gras a voi il cereale…..

  46. Secondo alcuni l’alimentazione, lo stato di salute (o il recupero dello stesso) e il gruppo sanguineo delle persone hanno una relazione diretta, nel breve e nel lungo termine.

    Secondo questi, con l’alimentazione possiamo curarci da malesseri e patologie anche degenerative.

    Pare che il gruppo sanguineo 0, negativo o positivo non fa differenza, sia il meno idoneo a migrare verso una dieta vegetariana e/o vegana. Il suo stato di salute nel risentirebbe più degli altri, le sue abitudini, soprattutto se ricche di cereali e zuccheri, agevolerebbero l’insorgenza di vere patologie.

    Pare che combinare zuccheri e cerali sia ulteriormente da evitare.

    Secondo altri, tutti, indistintamente dai gruppi sanguinei, si avviano a malesseri e patologie varie se alimentati da una dieta povera di proteine animali e ricca di cereali e zuccheri.

    Indipendentemente da questi, senza preconcetti né dogmi, senza critiche aprioristiche, non resta che provare su sé.

    Monitorizzando per un breve periodo – anche solo un mese – il proprio stato integrale, fisico e psicologico, in funzione dell’alimentazione assunta chiunque potrà riconoscere nel bene e nel male quanto le proprie abitudini alimentari glia nocive o salutari.

    Ho sentito dire che nei primi mesi del prossimo anno, verrà realizzato un fatto televisivo dalle potenzialità rivoluzionarie e destabilizzanti per l’intero establishment medico-farmaceutico-allopatico.

    Per diversi mesi, diverse persone con patologie varie, assistite h24 da una equipe medica, saranno riprese come in un grande fratello con finalità mediche.

    Le persone adotteranno un regime alimentare privo di cereali e zuccheri – i dettagli non li conosco -. I medici constateranno il regredire o meno della patologie.

    L’idea è quella di dare una dimostrazione quanto siano tossici per la salute certi cereali e certi zuccheri, proprio quelli ordinariamente assunti da tutti noi anche mangiando sano, anche con e soprattutto cona dieta mediterranea.

    Se l’esperimento dovesse avere successo, a parte lo tsunami culturale che colpirebbe la formazione di nutrizionisti e medici e le loro convinzioni, supportate da un intoccabile scientificamente dimostrato, tutti noi dovremmo eleggerci come soli discriminatori tra ciò che ci fa bene e ciò che ci fa male.

    A quel punto la regione etica dovrà essere necessariamente modulata rispetto alla linea meravigliosa ma dogmatica ora in essere.

    Infine, non va dimenticato che oltre all’alimentazione, secondo altri, ciò che ci procura malessere e patologie è l’ambiente più o meno tossico e i sentimenti più o meno di cuore.

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