Il Nuovo Bidecalogo del CAI, approvato a Torino il 26 maggio 2013, dedica il Punto 16 all’escursionismo e al ciclo-escursionismo. Potete consultare il documento finale e la presentazione del past-president Annibale Salsa, i due documenti sui quali ho lavorato per esprimere un mio parere sul Punto 16.
Punto 16 (escursionismo e ciclo-escursionismo)
Nelle considerazioni generali il Punto 16 correttamente constata il grande incremento numerico degli escursionisti in montagna rispetto a decadi fa. Ciò significa in qualche caso l’iperfrequentazione di un rifugio ma anche la trasformazione continua dei sentieri a causa della creazione selvaggia di scorciatoie. La responsabilità non è ovviamente generale bensì solo di coloro che non comprendono la delicatezza dell’ambiente in cui si trovano. Come se non bastasse si sta diffondendo sempre più l’uso della bicicletta da montagna per percorrere sentieri una volta dedicati ai soli montanari ed escursionisti. D’altra parte occorre riconoscere al mezzo bicicletta la valenza di strumento ecologico di spostamento. Il Bidecalogo pertanto distingue giustamente le attività ciclo-turistiche da quelle del cosiddetto downhill, cioè la discesa spericolata e adrenalinica di ripidi pendii montani con finalità prettamente sportive che nulla hanno a che vedere con l’esperienza dell’ambiente.
Nell’esporre il proprio impegno, il CAI si appella a quell’auto-disciplina cui già ha fatto riferimento per le attività invernali. In particolare chiedendo attenzione ad un rispettoso silenzio e all’impegno di non percorrenza di scorciatoie su terreno non roccioso. Giustamente richiama all’osservanza del regolamento dei rifugi, all’impegno di non abbandono dei rifiuti, magari alla rimozione dei rifiuti altrui, nel limite del possibile. Conclude con il richiamo all’uso del mezzo pubblico per gli spostamenti.
Un po’ generico è l’accenno con il quale “ai ciclo escursionisti, sia nella pratica individuale sia nelle attività sociali, si chiede il rispetto delle norme e comportamenti inerenti alla tutela dell’ambiente naturale“. Mentre nelle considerazioni generali il downhill viene condannato direi con fermezza, nell’impegno non se ne fa più cenno. Ciò è strano, si sarebbe dovuto ribadire la contrarietà del CAI alle discese per boschi e prati con mezzi decisamente invasivi, vista la rudezza e la velocità con cui queste vengono affrontate.
Annibale Salsa è assai preoccupato per il downhill: “Vedo con grande preoccupazione molte stazioni turistiche di montagna pubblicizzare tali attività per far crescere il loro declinante appeal commerciale. Evitiamo, per favore, di scimmiottare mode che arrivano da Paesi che propongono la montagna alla stregua di una “dysneyland”. Se qualche escursionista o turista viene travolto durante una camminata su sentiero non è la stessa cosa, sul piano etico, di un incidente alpinistico. Sul downhill, pertanto, non vi può essere distrazione, oltre che per ragioni di sicurezza, anche per i danni provocati al terreno dalle piste ad esso dedicate. Poniamo un freno alla cultura dell’eccesso poiché, come diceva già Quintino Sella, abbiamo una responsabilità morale verso i giovani che vanno educati, formati all’etica della rinuncia“.
Salsa ha ragione, anche se il richiamo a Quintino Sella e all’etica della rinuncia suonano un po’ antiquati. Se c’è un individuo al mondo al quale non si può predicare l’etica della rinuncia questo è il giovane! Specie quando questi ha davanti la realtà che ben conosciamo, con l’elenco degli eccessi di cui abbiamo dato prova noi meno giovani.
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Per rispondere a Vittorio e agli altri: tralasciando l’innegabile impatto negativo sul territorio inteso come ambiente ed ecosistema, nonchè sulla sentieristica faticosamente spesso mantenuta in essere da volontari, purtroppo il Downill non è praticato solo su percorsi orgnaizzati dove sono evitati i contatti con gli escursionisti, ma sta prendendo sempre più piede nei sentieri (ma anche all’interno di boschi fuori sentiero!!!) abitualmente frequentati da escursionisti. Esperienza personale sopratutto nella mia zona (prealpi Lecchesi): sono frequenti gli incontri con questi spericolati, e mi stupisco che al momento non si è verificato nessun grave incidente. Poi la scusante di trovare un’alternativa per i giovani mi sembra un ragionamento assurdo che non dovrebbe esistere dove la proposta si riduce ad attività deleterie per l’ambiente e pericolose per gli altri avventori, quindi per cortesia tralasciamo di pontificare su cosa dovrebbero fare in alternativa i cosidetti giovani (peccato che i downhiller incontrati da me tanto giovani non sono…). Purtroppo il richiamo all’etica del bidecalogo come dice Salsa non basta più, occorre far sentire decisamente la nostra voce per richiamare l’attenzione su situazioni che, nel nome di una dubbia valorizzazione delle attività economico-turistiche montane (e qui mi richiamo ad altre probnlematiche ben più gravi, come l’eliski, il mmotocross, il trial, il quad…), recano solo danno al territorio montano.
Io credo che non si possa fermare il desiderio di provare nuove emozioni in qualsiasi campo…..Ci sono due ragazzi bellunesi che hanno fatto in mtb l’ Alta Via nr.1, commentando che con qualche leggera modifica si potrebbe percorrerla tutta in sella…..Non solo, ero presente ad Auronzo a fine agosto al primo Dolomiti Lab Fest organizzato dall’ Unesco… Nel corso della serata è stato proiettato un filmato realizzato dal Dolomiti Super Summer (la versione estiva del Dolomiti Superski) e che potete trovare sul loro sito pur in formato più corto,dove con l’intento di incrementare i passaggi sulle seggiovie,si da ampio risalto alle mtb, e nel filmato si vedono nettamente derapate su terreni erbosi, con il messagio “puoi andare dove vuoi”…..Non credo che queste persone quando troveranno un sentiero Cai si porranno la domanda….”e se trovo un escursionista”…..finchè non ci scapperà il morto….. Emilio Da Deppo – Cai Veneto
Capisco le preoccupazioni del presidente del CAI ma non vedo proposte da parte del club alpino italiano allettanti per le masse dei giovani italiani.Credo dovrebbero essere educati per un futuro ecosostenibile dalle falesie del fondo valle alle piste da FREE ride con la bici che con una segnaletica migliore non danneggiano le passeggiate .La base è l’educazione e formazione ecosostenibile , invece di imporsi lavorare assieme.
Il DH è una disciplina che fa sopravvivere gli impianti, che generalmente I estate sarebbero chiusi, i quali danno lavoro a un bel po’ di gente. perché non vengono fatte delle campagne per sensibilizzare chi usa gli impianti estate ed inverno di non lanciare schifezze dalla seggiovia o cabinovia con multe salate? perché ci si lamenta e non si fa nulla ?
Avete mai visto quanti rifiuti sepolti ci sono nei paraggi dei rifugi in montagna abbandonati dagli anni 70 ? non possiamo lamentarci di chi si pulisce il sedere con le salviette di plastica umidificate quando non sono stati educati.
Avete mai pensato ad un entusiasmante fumetto anzi videogioco marcato CAI dove oltre alle adrenaliniche discese in corda doppia e salite sulla punta delle dita o discese entusiasmanti con gli sci , si educano i giovani? oltre a mega feste organizzate da club alpino e guide dove si possa far vivere un emozione a tutti ragazzi facendo assaporare l’avventura? ed insegnando la natura
saluti
MAX faletti
Scusate la scrittura zoppicante scrivo da smartphone, lunga vita a carta e penna.
Il downhill è di per sé praticato nelle stazioni di risalita meccanizzata su sentieri privati e dedicati alla disciplina, senza rischi di incontri con escursionisti e altri turisti a piedi. Di per se il problema non ci sarebbe. Altra pratica che forse, nella completa disinformazione cui viene mostrata, è all mountain, o trail mountain, dove biciclette mtb di qualsiasi tipo si guadagnano con la fatica le cime come qualsiasi turista a piedi e poi si ridiscende i sentieri peraltro sempre più impraticabili delle montagne italiane, dove di per se la mountain bike nell’80% e si deve procedere a passo d’uomo, almeno nella mia zona (alpi lepontine). Di per se è d’obbligo come in Francia e Svizzera (o comunque buon costume) lasciare sempre il passo a escursionisti a piedi nel senso inverso, e gli stessi avere sempre le orecchie e i sensi sempre belli vispi cosa che in molti casi porta il biker anche fermo ad essere visto all’ultimo (ripeto fermo che aspetta la precedenza) genarando comunque un bel spavento, (capita molto spesso fidatevi).
La mia era solo un opinione personale, mtb e downhill ripeto è come paragonare la pratica del turismo in auto con i rally. Chi vuole sfogarsi poi ben vengano le stazioni attrezzate.
Cordiali saluti
Condivido la riflessione e soprattutto la frase conclusiva nella sua ineluttabilità: con i giovani (ma anche con parecchi meno giovani) il richiamo all’etica della rinuncia non serve a nulla dal momento che si può constatare che molto spesso a nulla servono nemmeno i divieti espliciti. Non solo sono andati perduti i valori, ma pure il senso di responsabilità verso qualcosa e spesso anche verso qualcuno.