Oltre il limite del ridicolo

Il cancro della ferrata adrenalinica si diffonde e al momento non sembra ci sia alcuna cura o rimedio. Se non fosse che si tratta della montagna che tanto amiamo verrebbe da ridere. Ma qui siamo ben

Oltre il limite del ridicolo

Il consumo di montagna, l’antiestetico riproporsi delle solite frasi fatte, l’immorale vendita di un falso paradiso e l’appartenenza sempre più acritica al gregge dei “fruitori” contraddistinguono questa contagiosa malattia che affligge la nostra società, sempre più affamata di finti superamenti di limite e sempre più ossessionata dalla “piena sicurezza”.

La ferrata del Donnerkogel

Chi scrive è pure nauseato del linguaggio con il quale l’industria turistica e la comunicazione ad essa asservita spaccia questa droga immonda, questa menzogna che ammalia sempre più gente, ormai esposta come ragazzini all’uscita di una scuola.

Abbiamo scelto quest’ultimo orrore, ma potevamo proporvi decine di altri esempi. Ecco alcune frasi con le quali viene promossa questa rozza iniziativa. Sono l’esatta traduzione del non pensiero che vi sta dietro, da memorizzare nella speranza di non essere ulteriormente avvelenati.

«A Gosau, in Austria, la via ferrata dalla vista mozzafiato (1). Una stretta scala di ferro che conduce al paradiso (2)… incredibile esperienza (3)… Quaranta metri di lunghezza, completamente sospesa nel vuoto, a quasi 2000 metri di altezza: è questa la via ferrata che conduce sulla vetta del Donnerkogel… un percorso decisamente adatto solo ai più esperti (4).

Immaginate un’avventura (5) tra le montagne austriache, alla scoperta delle meraviglie naturali di un posto incantato. Una delle mete preferite è senza dubbio il ghiacciaio del Dachstein… intorno al quale è un’infinità di cime innevate altissime, da cui il panorama deve essere davvero mozzafiato (1). Perché non andare a scoprirlo di persona? Da qualche tempo è possibile farlo grazie alla “scala verso il cielo” (2), che conduce direttamente alla vetta del Donnerkogel, con i suoi 2055 metri di altezza.

La via ferrata è spettacolare (6) due funi fissate alla vetta del Donnerkogel, alcuni scalini di ferro e tanto, tanto coraggio (7) per affrontare l’ultimo tratto dell’escursione. Chi riuscirà a portare a termine l’impresa sarà ricompensato da una vista mozzafiato (1) unica al mondo (8).

La ferrata del Donnerkogel

Il percorso è stato tracciato su una via di arrampicata già esistente (9), quella che ha mostrato al mondo le incredibili doti di Paul Preuss, considerato uno dei pionieri dell’arrampicata alpina nonché uno dei migliori scalatori della sua epoca. La via ferrata è stata costruita da Outdoor Leadership, con l’aiuto dello scalatore professionista Heli Putz. È progettata solo per gli spiriti più impavidi (10), dal momento che un passo falso potrebbe essere davvero fatale (11)».

Ovviamente ci sono anche cose da vedere non così impegnative: «Sulle montagne dell’Alta Austria esistono centinaia di percorsi che permettono a chiunque di esplorare il territorio, anche con la guida di personale esperto. E per arrivare al ghiacciaio del Dachstein si può usufruire anche di una comoda funivia (12) è il percorso preferito dagli sciatori, che conservano così le energie per scatenarsi sulle piste più belle di tutti i tempi (13). Nei dintorni, inoltre, ci sono attrazioni mozzafiato (1) come il ponte sospeso (14), dal pavimento di vetro (15) che permette di godere del panorama sottostante, e la sua scala che va verso il nulla (16)…».

Note
(1) “Mozzafiato” è una parola che dovrebbe sparire dal vocabolario del marketing. Se ne è fatto un abuso tale da renderla inadeguata perfino per la vendita di ben mediocri esperienze. Mozzafiato è ciò che “impedisce quasi di respirare, che suscita grande impressione, stupore, ammirazione (Treccani, la più famosa enciclopedia in lingua italiana)”: può una struttura costruita nel pieno rispetto delle regole di sicurezza compiere questo miracolo, a meno di non sconvolgere il significato anche di “impressione”, “stupore” e “ammirazione”? Abbiamo mai riflettuto sul fatto che banalizziamo tante parole quanto depauperiamo la nostra società, ormai privata di qualunque reale significato?

(2) Iperbole non certo nuova per magnificare un inesistente altrove dove non si fa altro che essere beati (ma non beati nel senso religioso del termine, bensì in quello molto laico e godereccio) “fruitori del Paradiso”.

(3) Se è un’esperienza non può essere “incredibile”. Se dobbiamo credere in ciò che vediamo o udiamo, incredibile ci riporta solo alla bugia originaria, a un’esperienza che non c’è.

(4) Non si può parlare di esperti quando si parla di fruitori di itinerari ferrati: si può parlare solo di buoni, mediocri o cattivi esecutori di esercizi più o meno faticosi. Dal latino expertus, participio passato di experiri «esperire», esperto ci riporta sempre alla bugia originaria, l’esperienza che non c’è.

(5) Screditata quanto “mozzafiato” (se non di più), Treccani definisce la parola avventura “impresa rischiosa ma attraente e piena di fascino per ciò che vi è in essa d’ignoto o d’inaspettato”. Anche qui, la fiducia che abbiamo in chi ha costruito la struttura e il doveroso uso delle manovre di sicurezza che l’avventuriero applica con puntiglio, escludono per una via ferrata anche la più lontana possibilità di qualcosa di simile all’avventura, che non deve essere confusa con la possibilità di incidenti. Anche mettersi al volante della propria auto può condurre a qualche disgraziato incidente, ma pagare il ticket dell’autostrada non può essere considerato avventura.

La ferrata del Donnerkogel

(6) “Spettacolare” qui ha una chance di essere usato correttamente, se lo accostiamo infatti a spettacolo, show, quindi “recita”, messa in scena di un’avventura finta; non ha alcuna chance se lo riportiamo al significato originario, cioè che “ha la grandiosità, l’attrattiva, la suggestività di qualcosa di eccezionale (Treccani)”. E’ pur vero che “Nel linguaggio giornalistico è frequente anche l’uso appositivo della parola, per connotare polemicamente realtà o situazioni che si ritiene siano state impropriamente trasformate in spettacolo, solo per attrarre l’attenzione di un vasto pubblico, sottolineandone gli aspetti più superficiali e sensazionali (Treccani)”.

(7) La definizione che Treccani dà della parola “coraggio” esclude che qui possa essere applicata: “Forza d’animo nel sopportare con serenità e rassegnazione dolori fisici o morali, nell’affrontare con decisione un pericolo, nel dire o fare cosa che importi rischio o sacrificio”.

(8) La solita esagerazione marketing, quasi naïf nella sua penosità.

(9) Qui tocchiamo la vetta del disagio che questa ferrata ci provoca. Non solo è espressione della barbarie dei nostri tempi, è anche decisamente invasiva nei confronti del rispetto dovuto a chi, in altri tempi, ha tracciato quell’itinerario, in questo caso addirittura a Paul Preuss. Sembra quasi che il marketing usi apposta questo sfregio, come se la nullificazione di un itinerario storico potesse in qualche modo sostenere la “spettacolarità” di quello attuale. In questa operazione davvero “geniali” sono state le realizzazioni ferrate sulla nostra Paganella. Lì gli itinerari incrociati e privati del loro ambiente naturale sono stati una dozzina!

(10) Qui occorre rifarsi a quanto detto alla Nota (7).

(11) Questa locuzione denota da una parte la completa ignoranza del giornalista, dall’altra la volontà di far assomigliare ciò che è in verità più sicuro di una scala mobile a qualcosa di terribilmente pericoloso, per “coraggiosi”, “esperti” e “impavidi”.

(12) Può una funivia essere “scomoda”?

(13) Altra iperbole provinciale per un pubblico ritenuto (forse a ragione) del tutto cretino.

(14) Non c’è ferrata costruita oggi che non preveda almeno un ponte sospeso. Che fantasia, ragazzi!

(15) Il pavimento di vetro è un altro must che sta prendendo piede, ma già adesso non se ne può più.

(16) L’immagine della scala (la famosa Himmelsleiter) che va verso il cielo vorrebbe essere poetica, rifacendosi nientemeno che alla Bibbia e a Giacobbe. Ma qui non abbiamo bisogno di essere poeti, anche perché non abbiamo più lacrime da piangere.

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Oltre il limite del ridicolo ultima modifica: 2019-10-03T05:28:41+02:00 da GognaBlog

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59 pensieri su “Oltre il limite del ridicolo”

  1. intervento n. 56
    caro Giorgio Madinelli,
    prova a pensare la differenza d’impatto ambientale tra posizionare centinania di metri di cavo di acciaio, scalette e gradini vari, che per altro rimangono lì,  invece il mettere e togliere un frend, un nut.
    Non ci trovi nessuna differenza…??
     
    Sullo spit si potrebbe discutere.

  2. 31 esimi nel medagliere dei campionati mondiali di atletica 2019: una medaglia di bronzo!
    “Abbiamo raggiunto con grande soddisfazione gli obiettivi che ci eravamo prefissati adesso guardiamo avanti !”
    Penso che qualsiasi discorso di impegno, dedizione, disciplina, sofferenza, capacità, competenza non sia adattabile alla maggioranza di noi italiani.

  3. Se non si riesce a capire da sé la differenza che corre tra un friend e un cavo d’acciaio, allora non è possibile neppure iniziare una discussione.

  4. Dalle mie parti si dice che l’asino dà del recion alla lepre.
    Gogna dovrebbe cominciare a guardarsi le sue orecchie prima di pensare a quelle degli altri. Egli è espressione di quell’Alpinismo nato da quelli che, non riuscendo a superare gli ostacoli, lanciavano ancorette legate a un capo della corda per tirarsi su.
    Da allora si è sdoganato l’artificio. 
    Chiedo ad Alessandro ma anche alla 23 enne saputella: quante vie avreste salito senza corde, martello e chiodi?
    Quale differenza passa (non nel senso dell’impatto ambientale) tra un friend di protezione, uno spit e una corda d’acciaio?
    Sono tutte facilitazioni. Espressione di umanità che vuole superare se stessa.
    Voi avete portato avanti, insegnato, mitizzato questa artificializzazione della montagna e ora piangete e vi incazzate se va oltre i limiti?
    Ipocriti!    

  5. Complimenti a Alessandro Gogna. Hai sollevato un problema vero ma vedo che molti non condividono. Io sono un semplice escursionista, le ferrate le facevo 25 anni fa per portare mio figlio quindicenne. Poi ho smesso perché mettermi in coda con gente che non ama la montagna nel caos come essere allo stadio non fa per me. E vado sulle cime umili come la Croda de Cuze o il picco di Roda o Ra Zesta per vedermi il lago del Sorapìss dall’alto e mi trovo bene così. Non sono un alpinista, inutile che faccia finta di esserlo.

  6. No comment!… ma il ministero dei “Beni Ambientali”? Su un palazzo storico non è che puoi mettere una scala esterna senza permesso…  Le Alpi si trasformano in un parco giochi per gli stupidi, è il prezzo della popolarità e del marketing. 

  7. L’anarchia è tanta roba, direi petfetta.
    Ma la vedo dura da applicare perchè presuppone un’estremo rispetto del prossimo e di tutto quello che ci sta intorno.

  8. ma perché parlate di idee sono “improponibili”?
    Ognuno ha le sue idee, mica si deve passare al vaglio di una censura. 
    e perchè vi aspettate che le idee si cambino? Se uno le espone, significa che ci ha pensato su e che ne è convinto, mica deve adeguarsi al comune sentire al primo dissenso, sennò che “convinzione” ha?
    Non sono stupito per i diffusi dissensi, sono stupito dall’acredine di alcuni/molti di voi, come se avessi toccato un vostro tasto sensibile: non è che inconsciamente temete che, alla fin fine, si arriverà a un qualche modello di controllo nell’accesso alle montagne? Temete ciò e non volete che se ne parli.
    invece io penso che sia molto meglio che se ne parli a priori, perché così facendo magari si trovano delle soluzioni di scrematura fisiologica e, forse, eviteremo quello che io metto in conto (in caso di prosecuzione dell’anarchia), ovvero che il modello St. Gervais si estenderà a macchia d’olio.
    A quel punto non ci sarà un Crovella a vietervi l’accesso, ci sarà un gendarme, un carabiniere, un sindaco e non potrete ribellarvi.
     

  9. Sí, Giada, sono certo che l’autore dell’articolo soffra. Soffro pure io.
    E tu soffriresti se nel tuo giardino scaricassero un mucchio di rottami di ferro?

  10. Crovella
    per chiarezza, le tue idee sarebbero vecchie e improponibili anche se avessi venti anni. 
    Ho cercato di interagire in maniera semi faceta a due articoli che se hanno il pregio di toccare un problema generale di sovrafollamento, sono improponibili – a mio avviso – per toni, modi e contenuti, come è improponibile il tuo modo autoreferenziale di ricordare ogni tre righe i tuoi titoli.
    Non ho però mai detto che non puoi esprimerle, dico solo che se uno si espone pubblicamente con una sortita che è oggettivamente provocatoria (e a mio avvio senza senso, come ho cercato di spiegare), non può poi adombrarsi se trova critiche.
    Se poi non perpepisci la differenza sostanziale emotiva e intellettiva che c’è fra avere 58 o 20 anni, beh… che dire. 
    Trovo invece assai singolare che tu possa affermare che non cambierai in ogni caso idea, non certo per dei commenti. Allora si chiamano proclami non articoli su un blog volti a stimolare una discussione.
    E, devo dire, mi ha assai colpito anche il padrone di casa con la sua sortita di reprimenda, che mi induce a scegliere la stessa strada di visentini (che non condivido quasi mai ma  mi è piaciuto nell’ultimo post nell’altro articolo).
    Anche perchè detto seriamente, fuor di patacca e di metafora, se non vi rendete conto che affermare pubblicamente che in montagna c’è troppa gente e si deve trovare il sistema di eliminare chi sta personalmente sulle palle a qualcuno sia una solenne scemenza, davvero è un problema  grave (non di chi legge e commenta…)
    Da quella via, da vegetariano, potrei provare a scovare sistemi che dissuadano i carnivori ad accedere alle macellerie, oppure – se mi stanno sulle palle quelli alti due metri – potrei cominciare a potare bassi gli alberi dei viali cittadini. 
    Ai miei tempi si chiamavano corbellerie, e possono anche avere risvolti poco sensati e pericolosi, ove portate all’estremo.
    Quanto alle montagne di escrementi, vorrei ricordare che le funzioni  le svolgono in egual misura sportivi, cannibali e crovelli. Stabilire che alcune siano elette e altre solo escrementi nocivi mi pare vagamente ridicolo.
    che la frequentazione della montagna debba trovare una soluzione è certo, ma se i metodi sono questi, preferisco l’anarchia.
    State bene…   
     
     

  11. Ah si’si’, hai ragione: io sono uno che non esita a dire quello che pensa, anche se è scomodo, e questo mi rende antipatico ai più (anche al di la’ del mondo alpinistico). Ma la cosa non mi condiziona per nulla, ho una pellaccia da rinoceronte. Non comprendo invece come si possa ipotizzare che si sviluppi un sano dibattito se si vuole solo zittire chi la pensa diversamente. È come pensare a una partita di calcio in cui a una squadra viene vietato di scendere in campo. Che partita e’? Ciao ciao

  12. Carlo Crovella stai andando contro corrente.
    E come tutti quelli che vanno contro corrente stai semplicemente sui coglioni.

  13. Commento 45: concordo e sono contento che il concetto lo abbia descritto un altro commentatore, senza doverlo dire io. Non comprendo invece perché molti altri, fra i quali Massimo Ginesi (se ricordo bene il nome), che si dichiara 55enne, sembrano ritenere legittimo zittirmi proprio perché ho idee da loro considerate vecchissime. Anche se avessi 90 anni (anagrafici o ideologici), non vedo perché non posso esprimere le mie opinioni, nonostante esse siano fastidiose ai più. Non siamo venditori che debbono conquistare il maggior consenso possibile della platea. Io sono un analista-commentatore e faccio della mia indipendenza di giudizio il mio timbro più rappresentativo. Ciao a tutti!

  14. E perché i vecchi e vecchissimi come me non hanno diritto di parola
    Perché dici cose che danno fastidio ai più, non ti uniformi al veloce pensiero edonistico consumistico imperante.
    Tu non sei né vecchio né tantomeno vecchissimo, il tuo grosso difetto è che usi il tuo cervello e comunichi a tutti quello che hai pensato a lungo.
    L’80% della gente di sicuro ti contesta, ma si sa 🙂 

  15. Per evitare continui ping ping e relativi “qui pro quo”, vi segnalo (se per caso vi fosse sfuggito) il recentissimo commento a cura della redazione del Blog, pubblicato in calce alla seconda parte dell’articolo incriminato. Cordiali saluti . Carlo

  16. I vecchi hanno tanti anni sulle spalle, i giovani no.
    Però magari, vale per entrambi, o non riescono a capire e a fare niente e son vecchi da subito, o si confrontano con il mondo cercando sempre di capire e di imparare e son giovani per sempre.

  17. quando una persona è VECCHIA e quando è GIOVANE?
    Chiaramente l’età è chiarificatrice e gli acciacchi pure.
    Per me però la sola differenza di età non è così detereminante, unica.
    Si può fare un  paragone come sulle vie :
    CLASSICHE  nel senso di aperte parecchi anni fa;
    MODERNE nel senso di aperte di recenta con attrezzatura attuale (trapano)
    E’  proprio così ? è questa la differenza? tra classiche e moderne – tra vecchi e giovani?
    Io non credo. Una via può anche essere aperta 50 anni fa e anche più, con attrezzatura datata,  ma può essere benissimo ancora attuale quindi MODERNA! perchè attule, perchè sempre rivoluzionaria, perchè lancia un messaggio sempre nuovo.
    Stessa cosa vale per una persona. Si può benissimo essere dei 60enni, avere una certa nostalgia dei 20anni andati (è umano) , ma dentro possedere sempre uno spirito e una voglia di fare giovanile e per questo satre anche con i giovani, confrontarsi con loro, prendere e dare.
     

  18. Caro Crovella
    a 58 si è nella parte discendente della vita, e la visione per quanto aperta e leggera è “vecchia”, quantomeno rispetto a quella di un ventitrenne.
    Senza qui fare distinzioni fra meglio e peggio, perchè ogni età ha i suoi pro e i suoi contro. 
    io ne ho 55 e vado in montagna da mezzo secolo (anche se non mi dico che sono ganzo, esperto e obiettivo) e non posso non accusare, a volte con nostalgia, spesso con il sorriso di chi rivede cose vissute in altri tempi e luoghi,   la distanza che mi separa dall’approccio di chi di anni ne ha quindici  o venti. 
    poi ci sono ventenni vecchi e settantenni giovani, ma sempre generazioni lontano restano. 
    E, se vogliamo essere sinceri, i tuoi due scritti sui cannibali sono vecchissimi… :o)
     

  19. Una rapida puntualizzazione per evitare equivoci: io ho “solo” 58 anni anagrafici (anche se vado in montagna da oltre 50 anni per abitudini famigliari) e sono ancora in attività, seppur con gusti, modalità e ritmi differenti rispetto a quando avevo 20-30 anni. Ma non vivo, o non vivo “solo”, di ricordi. Quando necessario, conduco ricerche storiche sull’alpinismo del passato (più o meno remoto). Quando affronto analisi critiche, lo faccio sul presente, non sulla base di nostalgici “come eravamo”. Ciao!

  20. wow francesca, la tua tiratina di orecchie mi ha allungato il lobo!
    come hai già avuto modo di capire da sola, ai vecchi non rimangono che i ricordi, quindi il loro compito sociale è “ricordare”, il vostro compito invece è quello di vivere. I due mondi, quello dei vecchi e quello dei giovani, sono spesso estranei l’uno all’altro e si incontrano soltanto quando i vecchi hanno qualcosa di interessante da raccontare e i giovani hanno voglia di ascoltare. 
    In questo caso direi che la tua voglia di ascoltare è stata soppressa dalla qualità dei racconti e hai tutte le ragioni secondo me.
    Da vecchio come sono però, mi annoiano quei blog da giovani in cui si parla solo di gradi di scalata e di “livello” (come dite voi).Fai un blog tu con i tuoi soci di scalata dove si parla di avventura e di esperienze, così attiri anche i “matusa” come me.
     

  21. @francescascalabrini splendido intervento, davvero. Che con freschezza energia e potenza mette ben in chiaro cosa significhi essere giovani, avere entusiasmo e insieme il diritto/dovere di rincorrere i propri sogni.
    In poche righe hai indirettamente sottolineato il problema più grande di chi scrive di cannibali e modalità di frequentazione: quello di diventare irrimediabilmente vecchi  e pretendere di dettare regole (vecchie e stantie).
    Io so di essere un vecchio caprone, ho le mie idiosincrasie e le mie (marcate) intolleranze, non amo i luoghi affollati ma li evito io non pretendo di scovare modi perchè altri non ci vadano, ma devo anche dire che  spesso ammiro e sorrido dinanzi ala freschezza e e all’energia di due ventenni in falesia o su per i monti.
    Perchè rivedo me stesso trenta anni fa, la gioia l’energia e l’immediatezza che mi accompagnava in quegli anni e che il tempo e gli avvenimenti plasmano in forme più mediate e meditate, anche se non la eliminano.
    e se qualcuno, allora, mi avesse pontificato su cannibali, sportivi, limiti e sistemi per eliminare alcune categorie dai monti l’avrei semplicemente mandato a quel paese.
    Scala e segui il tuo cuore e la tua energia, prendi il buono dei vecchi e quando iniziano a mugugnare allontanati.
    E a Gogna, che pure io ammiro da decenni (ho amato molti anni fa il suo “la  parete”) dico sorridendo, ma non troppo, più Scalabrini e meno Crovella.
    il problema è salvaguardare il nostro terreno di gioco (e più in generale il pianeta) dagli abusi, dalle iniziative aggressive e sostanzialmente irreversibili, anche confrontandosi criticamente, non stabilire chi deve andare dove…
    buone vie :O)
     
     
     

  22. A me sembra che Francesca abbia espresso molto bene le sensazioni dei giovani.
    Le dico: Brava!
    E la invito a non seguire quello che dicono i “vecchi”perché è vecchio, ma valutare sempre bene di tutti solo quello che fanno o han fatto in montagna, tenendo conto delle epoche.
    E poi come diceva Auer: con il tuo cuore segui chi brilla di luce propria, non chi viene illuminato, o cerca in tutti i modi di farsi illuminare.
    Ricorda che da noi, di solito e in tutto, si esaltano i mediocri e non si parla mai di quelli veramente bravi, così ci si sente e si appare bravi.

  23. Cara Francesca Scalabrini, grazie del tuo messaggio, quasi uno sfogo. Francamente l’impianto di quasi tutti i post pubblicati su GognaBlog sostiene la convinzione profonda che occorre difendere e sostenere quelle “persone che vanno in montagna in modo rispettoso, che amano gli spazi di avventura e di ricerca, e sono tante, davvero tantissime che forse andrebbero conosciute e frequentate“.

    Perciò non capisco bene cosa vuoi dire. Fa però attenzione a non confondere quanto pubblicato nei post (vagliato, soppesato, con vigile attenzione a quello che in buona fede credo sia la verità) con quelli che sono i commenti. Come sempre, tra questi, registriamo quelli di buona volontà, che cercano di approfondire (magari nel dissenso) e quelli invece che cercano la polemica. Se c’è una cosa che mi dà fastidio è proprio la polemica, ma è anche vero che debbo lasciare spazio a tutte le idee, almeno fino a che non trascendano negli insulti. Qui le porte sono davvero aperte e lo resteranno: se ti andrà di collaborare con dei contenuti che rispecchino la tua esperienza, ne sarò felice. Ciò che scriverai sarà certamente interessante e nuovo: e se qualcuno ti darà dell’ingenua dovrai accettarlo esattamente come accetterai i complimenti. A me succede tutti i giorni…

  24. Per Francy: per pura casualità sto leggendo il blog e i relativi commenti d sono incappato nel tuo “sfogo”. Non voglio togliere spazio a Gogna (che sa elaborare le sue argomentazioni meglio di me), ma guarda che tutta questa battaglia “politica”, in difesa di una montagna migliore, è attuata proprio per difendere chi va in montagna in modo pulito e genuino come te. Se tu conoscessi meglio il vissuto di Alessandro sapresti che si “impegna” a titolo personale da molti e molti anni. A presto, ciao

  25. Commento 9: evidentemente, come peraltro avevo anticipato, ci sono dei cannibali (come lui definisco io) anche da le Guide e gli altri operatori economici. Quando io auspico di affidare alle Guide il compito di educare i frequentatori e preservare il territorio, faccio riferimento alla figura tradizionale della gioda  spesso valligiano e affezionato alle sue terre.
    Invece chi si lancia in iniziative come questa è proprio un “cannibale”, sempre secondo la mia personale definizione  del tutto soggettiva. Si tratta di abbagli sportivo emozionali che rispondono a esigenze commerciali e consumistiche. Cannibali chi costruisce queste cose e cannibalu quelli che aderisco, felici di una fiammata adrenalinica che non ha niente a che fare con l’amore per le montagne

  26. Volontariamente non entro nel merito di questo articolo. 
     
    Seguo questo blog da molto tempo e Gogna mi piaceva e dai suoi blog imparavo molto. 
     
    Purtroppo ho perso molta della stima che avevo nei suoi confronti. C’è un modo forzato e quasi maniacale nella polemica a tutti i costi, sempre e comunque, che mi ha stancato e non mi aiuta a vedere le cose modo critico e cristallino. 
     
    Ho 23 anni e ho iniziato a scalare da circa 3 anni e mi sono davvero tolta molte soddisfazioni fin’ora, sia sulle Alpi che altrove. Ho la fortuna di avere molto tempo per scalare e, giusto per la cronaca, ripeto solo vie da attrezzare e non amo gli spit…ma poco importa.
     
    La montagna soffre, come soffre ogni cosa di questo mondo, persone comprese. Ciò nonostante è così bella ed emozionante che davvero resta una realtà lontana dal modo di vedere “alla gogna”. Ci sono persone che vanno in montagna in modo rispettoso, che amano gli spazi di avventura e di ricerca, e sono tante, davvero tantissime che forse andrebbero conosciute e frequentate  per capire che non vale la pena perdersi in queste polemiche su internet. Mi dispiace perché Gogna per me era un pilastro culturale. Potrebbe frequentare di più questi gruppi di persone ATTIVE, ed arrivarsi anche lui per cambiare le cose senza tutta questa passività, negatività, pesantezza rinchiusa in un blog.
     
    Forse per voi sono solo una povera ingenua, una ragazzina che del mondo non ha capito nulla, (anche se un po’ il mondo scalando lo sto girando) ma penso davvero che ci sia un modo diverso di vedere e vivere la montagna cercando di darle il giusto valore. Avete scritto libri, guide, aperto vie e forse avete più cultura di altri, ma ignorate tante cose belle che vi circondano che stanno accadendo, come tutto quel movimento di giovani alpinisti che scalano su gradi livelli in modo pulito senza usare spit e artificiale…é un esempio di cui sento di far parte. Sono un ingenua e una ragazzina forse, ma tutto questo che scrivete in continuazione é così lontano da noi giovani che non riusciamo a coglierne il senso, anche perché sono esempi negativi, sempre e solo negativi. Attivarsi, lottare sul campo, fare con senso critico, questo per me é più utile di mille articoli lamentosi.
    Scusate se mi sono permessa, buona fortuna.
    Con rispetto
     
    francy

  27. Per Paolo C: rinvio ai due articoli dei giorni scorsi e relativi commenti, in particolare sulla necessità di scremare l’accesso antropico alla montagna e circa le proposte operative da perseguire. Ciao!

  28. Carlo Crovella says:3 Ottobre 2019 alle 17:56“Più montagna per pochi” e ho detto tutto in una frase
    E chi dice che dovresti far parte di quei pochi?
    Io potrei dire “Più atletica,basket o calcio per pochi” perchè costruire campi, palazzetti dello sport o piste di atletica per tutti, permettiamo solo ai professionisti di usarli così risparmiamo soldi e inquiniamo meno oppure potremmo dire “più sanità per pochi”, perchè il sistema sanitario nazionale dovrebbe occuparsi anche di anziani, malati cronici, terminali o invalidi.

  29. Devo ammettere che da sempre uso le ferrate per scendere dopo una via e anche i vari ponti, però solo per mia comodità, ma potrei anche rinunciare dato che mi fanno molta paura essendo fatte da uomini dei quali non conosco le capacità.
    È la seconda volta che mi capita di dire oggi questo: nella nostra costituzione si parla di tante belle cose, ma non di intelligenza.
    Penso che uno stato democratico non possa basarsi sull’intelligenza del suo popolo.

  30. Generalmente ho un atteggiamento abbastanza laico nei confronti delle ferrate pur non avendole mai frequentate…. ma questa è in effetti un bel pugno in un occhio. Mi stranisce perchè l’Austria generalmente ha una particolare attenzione nei confronti dell’ambiente.
    Non conosco assolutamente la zona, è di particolare pregio ambientale o paesaggistico? Qualcuno conosce bene  la zona e vuole dare un parere in merito?
    Grazie in anticipo.

  31. Un bel uno-due-tre, gli ultimi post!
    La cosa che fa impressione è che cmq ci sia sempre qualcuno che in qualche maniera pare “difendere”  l’indifendibile.
    Non capisco se è frutto della sindrome da smania di differenziarsi ad ogni costo o si tratta di semplice stupidità.
    E intanto un altro pezzo di mondo è perso, consegnato ai cannibali (Nota: forse adesso è un po’ più chiaro il significato)

  32. Carlo Crovella says:
    3 Ottobre 2019 alle 17:56
    “Più montagna per pochi” e ho detto tutto in una frase
    Non sono d’accordo.
    Chiunque può andare in montagna a patto che lo faccio con il rispetto dell’ambiente e degli altri frequentatori

  33. Com’è giusto che ci siano vie di scalata con dell’artificiale, è altrettanto cosa buona e giusta che ci siano anche vie ferrate con dell’artificiale.

  34. @Fabio Bertoncelli Pure Hitler ha fatto quello che ha fatto pensando di essere nel giusto e di farlo solo per il bene della sua terra e della sua gente, proprio come ognuno di noi è convinto che la sua opinione sia l’unica giusta e la migliore per la sua terra e la sua gente.
    @Luciano RegattinArt 9. “Soprattutto, per quanto concerne il paesaggio, è stato sostenuto che la tutela consiste nella regolazione cosciente degli interventi, nella direzione della costruzione del paesaggio, nella scelta fra i diversi interessi e le diverse possibilità di uso e di destinazione. ” chi stabilisce che una scala di metallo non sia un intervento cosciente? Per me NON lo è ma torniamo al discorso che ho fatto prima e se lo fosse per tutti gli altri?
    @Alberto BenassiAlle Tre Cime ci sono stato una volta sola e nonostante abbia apprezzato moltissimo il paesaggio, non ho apprezzato per nulla l’affollamento, ma non per questo mi verrebbe da pensare che si debba demolire il rifugio Auronzo, il parcheggio o la strada che ci arriva
    Il messaggio che volevo far passare era  che nonostante io sia un amante della montagna NON antropizzata, capisco anche che alcune situazioni non possono essere giudicate così alla leggera con un semplice rifiuto,cerchiamo sempre di guardare il quadro generale, se sempre più persone vorranno avvicinarsi alla montagna non possiamo pensare di rifiutarle e basta perchè sono troppe o perchè io sono arrivato prima e sono più bravo, credo che sia importante gestire il fenomeno creando compromessi sostenibili ed educando tutti al corretto comportamento da tenere, sia nei confronti delle persone che nei confronti dell’ambiente che ci circonda.

  35. Questa ennesima porcata, che peraltro avevo già visto, testimonia ulteriormente che si continua a procedere in senso inverso rispetto a quanto auspicato, cioè con aumento di strutture, manufatti, servizi, ecc..
    Per chi vuole andare in montagna al fine di assecondare le sue tendenze contemplative e spirituali, senza essere particolarmente dotato e senza avere ambizioni di fare quella o quell’altra via, gli consiglio o i posti più isolati delle Alpi oppure l’Appenino, dove il ritorno del lupo e l’elevato numero di cinghiali la dicono lunga sul livello di antropizzazione.

  36. .Perché non possiamo accettare che ci siano persone che amano solo questo genere di attività in montagna? non sono degni di venire in montagna ? e chi l’ha deciso che noi ne siamo più degni?

    evviva la montagna democratica.
    Alle Tre Cime giù c’è l’Auronzo che come supermercato di carne umana  è all’avanguardia.
    Adesso un bel supermercato incastonato nella forcella tra la Cima Ovest e la Grande sarebbe solo un miglioramento, come si suole dire…? A si: VALORIZZAZIONE.
    Poi per gli arrampicatori sarebbe comodo passano di li, comprano le merendine confezionate o al reparto gastronomia si fanno fare un bel panino e vanno comodamente a scalare sulle nord magari con tanto di ascensore per arrivare agli attacchi.
     

  37. Michele, ho risposto ad una precisa domanda di Paolo, credo in modo pertinente, le altre sue domande possono solo portare a discussioni inutili e che non apporterebbero alcun contributo costruttivo all’argomento.
     

  38. E invece citare la costituzione senza rendersi conto della complessità della sua attuazione pratica non sono chiacchiere da bar

  39. @Paolo C.  
    Perché è previsto per Costituzione, art. 9 e successiva modifica del titolo V art. 117 comma s.
    Il resto che hai scritto sono chiacchiere da bar.

  40. Caro Paolo C, pure Hitler godeva del favore della maggioranza della popolazione.
    I lager furono un orrore contro gli esseri umani. Un supermercato alle Tre Cime di Lavaredo, benché ovviamente molto meno grave per l’umanità, sarebbe un orrore ambientale.

  41. Premetto che io amo arrampicare in posti isolati, odio la ressa e i posti in cui puoi trovare una densità di popolazione superiore a 10 abitanti per km quadrato.Detto ciò voglio far riflettere sul fatto che, nonostante io non ami il sovraffolamento e il turismo di massa, non posso autoeleggermi a difensore di tutte le montagne e imporre il mio modo di vedere le cose criticando qualunque opera possa portare turisti vicino a casa mia.Siamo in 7 milairdi sulla terra e la mia opinione vale quanto quella dei restanti abitanti, se un domani volessero costruire un’esselunga incastonata nelle tre cime di lavaredo e questo fosse il volere della maggioranza della popolazione, per quale motivo la mia opinione dovrebbe valere di più delle altre?E poi nel passato le nostre montagne sono state oggetto di scempi oggi inimmaginabili, basta pensare alla geniale idea di scavare tunnel da riempire con esplosivi per poi far esplodere intere montagne con sopra qualche austriaco.Perché non possiamo accettare che ci siano persone che amano solo questo genere di attività in montagna? non sono degni di venire in montagna ? e chi l’ha deciso che noi ne siamo più degni?

  42. Io sono un amante della montagne, e non disdegno anche le ferrate.. Infatti sono stato uno dei pochi a esprimere un parere positivo, nel precedente post riguardante le ferrate. Possono avvicinare molte persone che hanno poco tempo e pochi mezzi ad un modo di frequentare la montagna che va al di là del sentiero.
    Ma questo anche per me è troppo

  43. lasciando un attimo la ferrata in pace a me non piace questo articolo… un giornalista professionista dovrebbe essere obiettivo sulla presentazione dei fatti, preciso e privo di opinioni che il posto giusto per quelli ce sotto, nei commenti… che scopo avrebbe screditare questo sentiero ? che venga sradicato? che la gente deve pensare ed amare la montagna come mi dice Lei ?

  44. Concordo con Luca Visentini, di certo a costruire ferrate etc non sono “i cannibali” .

  45. Se a qualcuno venisse in testa di replicare qualcosa di simile sulle Carniche o Giulie, la notte successiva all’inaugurazione verrebbe smantellata, non si può subire all’infinito, c’è da dare un segnale forte.

  46. Sì, ma chi le realizza materialmente queste cose, chi fa il lavoro sporco? Nei due post su “più montagna per pochi” si vorrebbe addirittura affidare a questi scalatori professionisti (e spesso anche rifugisti, e albergatori, eccetera), evidentemente privi di obiezione di coscienza, la tutela dell’ambiente alpino!

  47. mi faccio una domanda: 
    ma chi costruisce queste assurde e brutte strutture?
    Chi sono i tecnici che le installano?

  48. questa ennesima  banalizzazione sempre più spettacolare della montagna ci fa sentire sempre più dei ganzi.

  49. Osservando che salgono col casco, e pensando a cosa servirebbe da una scala così, mi torna alla mente un dialogo tra due mitici alpinisti del CAI Milano anni 50-70, “il Castelli” e “il Pinetto”: all’inizio di una arrampicata , il Pinetto insisteva: “Mett su el gipunin!”. E il Castelli: ” ma non ho freddo”; e “il Pinetto: ” inscì , se te bòrlett giò, te rèstet insèma!” (traduz: Mettiti la giacca ( a vento)” …” Così, se cadi, rimani tutto “insieme!” Anche se, tutti forati come sono i caschi moderni, penso che non “terrebbero insieme” neanche i capelli
     

  50. Caro Agh, hai ragione, le scale nelle vie ferrate non sono certo una novità. Lasciami però dire che quelle che tu citi (Ferrata dell’Amicizia alla Cima SAT, Riva del Garda) sono ben appoggiate alla roccia.

    Ciò che infastidisce di questa scala del Donnerkogel non è tanto la sua lunghezza, quanto ciò che esprime: la proposta del vuoto ad ogni costo, la volontà di creare adrenalina a buon mercato, l’assurdità estetica, la voglia di essere primi in qualche cosa oltre che il calcio nei denti al paesaggio naturale. Che io sappia, di simile (anche se un po’ meno smaccata) c’è solo la via delle Aquile alla Paganella…

  51. Nulla di nuovo in realtà. La via ferrata dell’Amicizia, per esempio, sopra Riva del Garda, ha due scale in ferro: una da 40 metri e l’altra da 70 (!). Fu inaugurata nel 1972.

  52. Le mode conducono il gregge dove si vuole, in tutti i campi della società. Quando spunterà la moda di “giocare” alla roulette russa, si risolverà un problema che affligge la Terra e l’umanità: la sovrappopolazione.
    Sarà una strage di imbecilli.

  53.  “Scala verso il cielo” … mi vengono in mente la Biancograt e la canzone “stairway to heaven” dei Led Zeppelin. Inutile aggiungere altri commenti.

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