Ombre sulla neve

Olimpiadi 2026: Ombre sulla neve, di Luigi Casanova è un libro che non fa sconti a chi – come sempre – sfrutta i “grandi eventi” per i propri affari e interessi, senza curarsi dei bisogni reali del territorio e di chi lo abita. Un invito a informarsi e ribellarsi, nel nome della montagna. Venerdì prossimo 13 gennaio 2023, alle ore 20.30 presso la Sala Regole d’Ampezzo, il libro verrà presentato al pubblico. Organizzazione a cura del Comitato Civico Cortina e del negozio Patagonia. Conduzione della serata di Marina Menardi. La Redazione ritiene che questo incontro sia decisamente imperdibile.

Ombre sulla neve
(Milano-Cortina 2026. Il “libro bianco” delle Olimpiadi invernali, per il rispetto della montagna, contro cemento, speculazione e sprechi)

Ombre sulla neve, di Luigi Casanova (ISBN: 9788865164594, Anno: 2022, Prezzo: 15,00€) è un’inchiesta sui Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026. Perché si può amare lo sport ma raccontare come questo “grande evento” – al pari di altri in passato – abbia un impatto devastante sul territorio alpino e i suoi abitanti.Questo libro, infatti, con la forza dei fatti e dei numeri, smentisce la favola dell’Olimpiade “a costo zero e sostenibile” e denuncia l’assenza di una valutazione ambientale complessiva a livello nazionale e di un confronto aperto con cittadini e associazioni ambientaliste.

E inoltre l’invadenza di infrastrutture insostenibili come le opere stradali inquinanti, i palazzetti-cattedrali nel deserto e gli ampliamenti dei domini sciistici che coinvolgono tre Regioni, Trentino-Alto Adige, Veneto e Lombardia, oltre alla città di Milano.

L’alternativa? Un’etica che dia una nuova dignità alla montagna e combatta davvero lo spopolamento, con piccole opere che hanno una ricaduta sociale positiva sul territorio, rispettando i valori identitari delle alte quote – come la sobrietà – e i reali bisogni: servizi, sanità, lavoro, un turismo diverso.

Ecco cosa ne scrive l’autore, Luigi Casanova:
E’ un libro che è stato realizzato grazie alla intensa collaborazione con i territori interessate all’evento olimpico 2026. Senza gli apporti dei comitati locali non sarebbe stata possibile tanta completezza. Cadore, Milano, Valtellina, Trentino, Alto Adige.
E’ un libro che brevemente parte dalle olimpiadi di Pechino, analizza la contrarietà storica delle associazioni ambientaliste delle Alpi contro i grandi eventi sportivi nelle Alpi. Passa poi ad analizzare il percorso della candidatura, la nascita della Fondazione Milano Cortina 2026 e Infrastrutture Milano Cortina 2026 Spa e le diverse funzioni.
Si entra nel merito del fallimento dei tre obiettivi previsti dal CIO e dal dossier di candidatura:
Olimpiadi a costo zero: abbiamo oltrepassato i 4 miliardi di euro pubblici, proprio con l’ultima finanziaria il governo ha stanziato ulteriori 400 milioni di auro;
Olimpiadi sostenibili: è stata evitata la VAS (Valutazione ambientale strategica) obbligatoria per legge e le VIA regionali. Le 48 pagine del dossier che indicavano il percorso della sostenibilità sono state evitate;
Olimpiadi condivise: già la presenza di attivissimi comitati in tutti i territori dimostra come siano un evento conflittuale. Il commissariamento imposto a tutte le opere di fatto impedisce a cittadini e associazioni le valutazioni sui progetti, quasi tutti secretati.
Seguono le analisi per ogni ambito regionale – provinciale interessato, compresa la città di Milano. Evidenziando in modo provocatorio per ogni realtà quali sono i reali bisogni di quel territorio. Una proposta: la compensazione venga costruita sulla istituzione di tre grandi aree protette: il parco del Centro Cadore, il parco del Lagorai, il parco PEACE dello Stelvio divenendo parco Europeo.
Al termine di questo lungo percorso le conclusioni. Si facciano le Olimpiadi, anche sulle Alpi. Si tengano fissi i 15 giorni di gare da disputarsi solo laddove gli impianti siano già realizzati e gestibili anche economicamente: quindi olimpiadi diffuse sui territori, ad ampio raggio ragionale (Api – nord Europa – Nord America) e solo laddove i diritti umani sono rispettati
“.

Luigi Casanova (1955), bellunese, già Custode forestale nelle Valli di Fiemme e Fassa e ora in pensione, è una voce storica dell’ambientalismo. Il suo impegno sociale è nato nell’antimilitarismo e nel Movimento Nonviolento. È stato presidente di Mountain Wilderness Italia e oggi ne è presidente onorario. Per quasi due decenni, fino a maggio 2020, è stato vicepresidente di Cipra (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi), ancora oggi è membro del Consiglio direttivo di Italia Nostra del Trentino e rappresenta le associazioni ambientaliste nella Cabina di regia delle aree protette e dei ghiacciai del Trentino. Scrive per il mensile Questo Trentino. Ha scritto “Avere cura della montagna” (Altreconomia, 2020) e “Ombre sulla neve” (Altreconomia 2022).

INDICE
Prefazione
Le Olimpiadi invernali, di Vanda Bonardo, pag. 7
Premessa
Storia delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, a cura di Altreconomia, pag. 13
ll riassunto
I XXV Giochi olimpici invernali, Discipline e gare, Le sedi, Sigle e abbreviazioni presenti nel libro, pag. 23
1. Le Olimpiadi nelle Alpi, pag. 27
2. Le Olimpiadi invernali di Pechino 2022, pag. 32
3. La candidatura Milano-Cortina per Olimpiadi e Paralimpiadi invernali 2026, pag. 37
4. Una grande assente: la Valutazione ambientale strategica nazionale, pag. 50
5. La Fondazione Milano Cortina 2026, pag. 68
6. La figura di Giovanni Malagò, pag. 77
7. Milano e le Olimpiadi 2026, pag. 82
8. Il futuro della Valtellina e Livigno: traffico e turismo dello sci, pag. 96
9. Cortina d’Ampezzo. Una perla da tempo opaca, pag. 111
10. I caroselli sciistici delle Dolomiti, pag. 134
11. La mobilità nelle vallate del Cadore, pag. 149
12. In Trentino 34 gare: il turismo sposa lo sport, pag. 160
13. In Südtirol-Alto Adige. Un’occasione storica per finire la superstrada della Pusteria, pag. 180
L’iniziativa ambientalista della Piattaforma Pro Pusteria, di Christine Baumgartner, pag. 186
14. Le Olimpiadi del cemento e del consumo di suolo, di Giovanna Ceiner, pag. 191
15. Conclusioni,il futuro delle Olimpiadi invernali, pag. 196
Ringraziamenti, pag. 207

Con contributi di:
Duccio Facchini, direttore di Altreconomia;
Christine Baumgartner, Portavoce della Piattaforma Pro Pusteria;
Giovanna Ceiner, Italia Nostra Belluno.

Nota dell’autore e dei collaboratori
Questo libro è stato scritto tra gennaio e ottobre 2022. Siamo consapevoli che molte cose possono cambiare e cambieranno. Alcune speriamo vivamente che cambino. È un lavoro in transizione, che continueremo ad aggiornare.
I costi complessivi cambieranno ancora, verosimilmente aumenteranno.
Ma è un libro importante per comprendere l’impianto generale dei Giochi e soprattutto per denunciare la leggerezza con cui si rischia in molti casi di devastare il territorio e di adottare quella prospettiva e quel concetto distorto di “metromontagna”, che propone la monocultura dello sci. Un libro in divenire ma che mette dei punti fermi.
Buona lettura.

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Qui di seguito la stimolante prefazione di Vanda Bonardo, naturalista, insegnante, attivista in Legambiente dal 1987, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e membro del Consiglio Direttivo Cipra Italia.

Le Olimpiadi invernali
(un evento insostenibile per tutta la catena alpina)
di Vanda Bonardo
“Sometimes, less is more (William Shakespeare)”

Il Comitato di presidenza di Cipra (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi) ha discusso a più riprese a cavallo tra 2021 e 2022 – a proposito del significato attuale delle Olimpiadi invernali nelle Alpi: un tema non nuovo, tornato in auge con la candidatura Milano-Cortina 2026. Già nel 1998 Cipra con la pubblicazione dell’opuscolo Grandi manifestazioni sportive invernali nelle Alpi ne osservava con preoccupazione i grandi cambiamenti, in relazione alle sempre maggiori dimensioni e ai crescenti interessi della politica e del mondo economico. Un gigantismo che contrasta con la fragilità degli ecosistemi montani in un’era dove i cambiamenti climatici – anche attraverso eventi drammatici quali il crollo della Marmolada – ci impongono strategie di adattamento di tutt’altra natura. Le esperienze degli ultimi decenni ci portano quindi a concludere che le Alpi non sono adatte a ospitare grandi eventi come i Giochi olimpici, così come sono intesi attualmente.

Un riscontro palpabile di queste criticità si avverte anche nella sempre più forte contrarietà ai Giochi che serpeggia tra le comunità alpine. I referendum nei Cantoni svizzeri del Vallese e dei Grigioni, nel Tirolo austriaco, a Salisburgo e Monaco di Baviera, hanno dimostrato come gran parte della popolazione alpina non sia più disposta a subire le conseguenze negative delle Olimpiadi invernali.

La Cipra condivide queste istanze e per darne voce in una lettera aperta datata gennaio 2022 (1) ha chiesto al Comitato Olimpico Internazionale di riconsiderare i piani per i Giochi invernali, compresi quelli di Milano- Cortina 2026. Noi riteniamo che la regione alpina non dovrebbe essere utilizzata come sede di tali eventi, almeno finché non si affermerà un chiaro ripensamento sull’uso delle risorse nella preparazione e nello svolgimento dei Giochi.

Per essere realmente sostenibili le Olimpiadi invernali dovrebbero – a nostro modo di vedere – comprendere meno discipline e prevedere l’affluenza di un numero di persone di gran lunga inferiore; dovrebbero inoltre essere ospitate esclusivamente in aree climaticamente idonee e prevedere l’utilizzo di strutture esistenti. In altre parole si chiede di commisurare l’impatto alla possibilità di sopportazione degli ecosistemi montani al fine di non alterare la capacità funzionale degli ecosistemi stessi, evitando di pregiudicarne irreversibilmente gli equilibri. La Vas ovvero “La valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente naturale” introdotta nella Comunità europea dalla Direttiva 2001/42/CE avrebbe dovuto costituire un presupposto indispensabile per valutare l’impatto complessivo dei Giochi Milano-Cortina 2026, e mai ci saremmo immaginati che venisse bypassata con tanta leggerezza, come è avvenuto. La mancanza di una risposta alla richiesta di chiarimenti sull’assenza di una Vas nazionale da parte delle maggiori associazioni ambientaliste italiane ha creato non poco sconcerto. Ma ancor più incomprensibile, per non dire disarmante, è stato l’atto di commissariamento del Governo che, dopo appena otto giorni da una breve interlocuzione con le associazioni sul tema delle Vas attraverso l’allora viceministro Alessandro Morelli, senza alcuna remora il 23 febbraio 2022 ha nominato un Commissario straordinario per ben otto importanti interventi riguardanti i Giochi, Luigi Valerio Sant’Andrea (2).

Il commissariamento straordinario degli interventi per recuperare l’evidente ritardo sulla tabella di marcia dei lavori non è una buona soluzione per un territorio di grande valore naturalistico, per di più tutelato dalla Convenzione delle Alpi. Si pone chiaramente in direzione contraria ai principi di sostenibilità richiesti dall’Europa. Dell’intero percorso di valutazione è rimasta solo una Vas nazionale limitata all’organizzazione degli eventi sportivi. Ben poca cosa rispetto a una valutazione complessiva dell’impatto dei Giochi sull’intero territorio.

Nel libro si racconta bene di come i presupposti di sostenibilità fossero chiaramente enunciati nel dossier di candidatura (3) per poi essere plateal9 mente accantonati e far posto a un pesante carico infrastrutturale voluto da Regioni e Comuni. Dell’iniziale, sana ambizione alla sostenibilità rimarranno alcune buone pratiche e almeno queste si spera costituiscano una legacy utile per i territori. Mi riferisco ad alcuni servizi di mobilità sostenibile, reti energetiche e compensazioni di CO2, E-Label per strutture ricettive e ciclo rifiuti. Ma tutto ciò è sufficiente per definire sostenibile il progetto olimpico? Assolutamente no, la dettagliata descrizione delle situazioni territoriali che ritroviamo nel libro ci aiuta a conoscere il massiccio e molteplice impatto sul territorio. Fatti salvi alcuni passaggi che nello stile non mi appartengono – mi si perdoni la franchezza – e l’analisi della situazione milanese che mi sembra severa, ritengo che il libro svolga un servizio estremamente utile con la sua grande mole di dati e ci restituisca una mappa dettagliata e articolata dell’enorme quantità di opere olimpiche, connesse e di contesto che incombono nell’area montana e non solo. Si tratta di opere non sempre necessarie e in molti casi tornate a galla solo grazie alla candidatura olimpica e alla conseguente disponibilità di denaro pubblico. Della pista per il bob di Cortina – per fare un esempio che il libro tratta in modo esaustivo – già si è detto molto. Questo ennesimo errore di valutazione nel riproporre un altro impianto a Cortina fa ancora più soffrire chi come me ha già vissuto la vicenda delle Olimpiadi Torino 2006 e assistito alla morte annunciata – ancor prima che nascessero – di strutture come il bob di Cesana e il salto di Pragelato. Troppo pesante anche l’ampliamento della pista Stelvio a Bormio per la quale è previsto anche il rifacimento del nuovo Ski Stadium. Ma quel che spaventa di più è l’idea di ampliamento dell’intero dominio sciistico, mai così ostentata se non fosse che per abbrivio della candidatura olimpica. Questo di Bormio, insieme ai progetti di ampliamento del Tonale e all’assurdo carosello sciistico Cortina-Civetta-Alta Badia, coinvolgono territori montani unici in quanto a bellezza. Inoltre essi insistono o sono prossimi a siti delle Rete Natura 2000. Le conseguenze attese per tali progetti, come per gli altri censiti dal dossier Nevediversa 2022 di Legambiente (4) (in tutto più di 150) rappresentano un ulteriore degrado dei Siti Natura 2000 in Italia, degrado che vorremmo fosse noto alla Commissione europea.

Altro elemento di preoccupazione che il libro ben evidenzia è quello delle infrastrutture viarie, a ricordarci quanto si sia lontani da quel modello di mobilità sostenibile per il quale le Olimpiadi potevano rappresentare un’importante occasione per lasciare sul territorio un’eredità utile ad abitanti e turisti, soprattutto con la promozione del passaggio dalla gomma al ferro e dal privato al pubblico.

Nell’insieme si va delineando una riproposizione della città in montagna. Molto distante dal modello di sviluppo locale sul quale stanno lavorando tante associazioni insieme a imprese e municipalità virtuose e che, se sostenuto, può favorire un solido e sobrio sviluppo locale con una crescita di posti di lavoro non solo stagionali. Una visione che si oppone a quell’idea della montagna giardino o peggio luna park delle metropoli. Quasi che questo fosse l’unico destino possibile per superare la povertà di secoli. Come se per il bene delle comunità montane bastassero enormi quantità di turisti, dimenticando che per essere forti e stabili, al pari del resto del Paese, hanno anch’esse bisogno di servizi fatti di cultura, di sanità, di cura, di trasporti e anche banalmente di reti fognarie funzionanti.

L’impressione è che le Olimpiadi continuino a costituire un driver del modello di sviluppo novecentesco, del tutto estranee a quel percorso di transizione ecologica che si fa carico dei pesanti effetti dei cambiamenti climatici, per i quali sono richiesti cambiamenti di rotta non di poco conto. Stiamo andando verso un mondo dove ci sarà sempre meno neve ma anche dove un bel pezzo di popolazione sta cambiando abitudini. Due buoni motivi, più che sufficienti per trovare il coraggio di immaginare un mondo nuovo.

Il turismo sempre più esprime voglia di naturalità e benessere, bisogni ai quali occorre che la montagna alpina sappia rispondere attrezzandosi in modo nuovo e differente rispetto a quanto proposto dall’industria dello sci. Si dimentica l’unicità delle nostre catene montuose ma soprattutto non si comprende che le nostre montagne saranno vincenti solo se sapranno valorizzare il capitale naturale unico di cui dispongono. Mortificarlo oggi per un po’ di visibilità in più significherebbe precluderne il futuro, rischiando in poco tempo di essere messi da parte in questa assurda competizione globale al più grande, al più eccessivo, al più artificializzato e infrastrutturato. Ci sarà sempre un posto nel mondo, in Cina, in Russia o anche in America del Nord dove si sarà superati e resi eterni secondi.

Note
1. “Olimpiadi invernali 2026: non c’è traccia di sostenibilità”, a cura di mountcity.it

2. Sono nove gli interventi strutturali per i quali Luigi Valerio Sant’Andrea è stato nominato commissario straordinario della società Infrastrutture Milano-Cortina 2026 Spa:

• SS 36 Messa in sicurezza tratta Giussano Civate
• SS 36 Completamento percorso ciclabile Abbadia Lariana
• Tangenziale Sud di Sondrio
• SS 42 “del Tonale e della Mendola” nei Comuni di Trescore Balneario ed Entratico Lotto 1 Comune di Trescore Balneario e Lotto 2 Comune di Entratico
• SS 639 Variante di Vercurago
• SS 51 Variante di Cortina
• SS 51 Variante Longarone
• Interventi di soppressione passaggi a livello su SS 38 linea Milano-Lecco-Tirano
• Stadio di pattinaggio di velocità di Baselga di Piné

3. 2026-milano-cortina-ita_dossier-candidatura.pdf

4. https://www.legambiente.it/campagna/

Vanda Bonardo è laureata in Scienze naturali. Ha coniugato l’impegno nelle politiche ambientali con le attività di insegnamento e formazione.

Tra gli incarichi assunti: consigliere Cnpi (Consiglio nazionale pubblica istruzione) presso il ministero dell’Istruzione, membro della presidenza del Comitato scientifico nazionale di Legambiente, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta; membro in carica dell’Alpin Biodiversity Board del Segretariato permanente della Convenzione delle Alpi. Attualmente è responsabile nazionale Alpi per Legambiente (che ogni anno presenta il report Carovana delle Alpi, www.legambiente.it/campagna/carovana-delle-alpi) e presidente Cipra Italia. Ha pubblicato testi e articoli di carattere ambientale e dossier su temi come la montagna, le risorse idriche e i ghiacciai, i trasporti, la difesa del suolo, il turismo montano, lo sviluppo locale in montagna e l’educazione ambientale.

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Ombre sulla neve ultima modifica: 2023-01-12T05:58:00+01:00 da GognaBlog

5 pensieri su “Ombre sulla neve”

  1. 5
    Fabio says:

    Buonasera, non sara visibile in streaming?

  2. 4
    bruno telleschi says:

    Suppongo che il modello novecentesco dello sviluppo alluda al neocapitalismo sebbene l’analisi possa diventare generica o ambigua. Anche la Legambiente per esempio immagina un futuro alternativo senza campi di sci forse, ma devastato almeno in parte dai campi eolici o solari. Difficile dire cosa sia peggio!

  3. 3
    Carlo says:

    Vero, ha dimenticati di dire : ci vincono le elezioni!

  4. 2
    Carlo Crovella says:

    #piùolimpiadiperpochi, ovvero meno olimpiadi in assoluto: sbancano, spaccano, distruggono, sprecano ingente denaro pubblico e lasciano cadaveri di cemento (vedi pista da bob di Cesana del 2006).

  5. 1
    lorenzo merlo says:

    Non ho letto il libro. Da questo articolo, le seguenti note.
    Un’invettiva documenta quanto vuoi ma tutta entro l’accettazione della matrice capitalista.
    Un’invettiva che critica l’assalto alla montagna, accennando ad alternative ma sempre entro la concezione della montagna oggetto del nostro piacere.
    Un’invettiva che fa presente al commissariamento che delibera otto azioni al fine di recuperare il tempo perduto, senza fare cenno al sistema detto democratico che non si fa problemi ad impiegare il suo potere antidemocratico. Sempre e quando gli pare.
    Un’invettiva che si appella alla “sostenibilità richiesta dall’Europa”, è un’invettiva educata ma gravemente bacata. L’Europa quanto ancora deve dimostrare che non ha nulla a che fare con le nazioni che tiene al guinzaglio?
    Un’invettiva che richiama la “sana ambizione alla sostenibilità”, senza ricordare che ormai la parola è su tutte le etichette, che è vuota di significato, che è solo strumentalmente impiegata. Come i suoi fratelli energia circolare e impatto zero.
    Un’invettiva che con “degrado che vorremmo fosse noto alla Commissione europea” fa appello alla massima istituzione demolitrice delle nazioni, in mano ad interessi estranei alla cultura che l’invettiva vorrebbe evocare.
    Un’invettiva che si accontenta di criticare i fatti di oggi con “modello di sviluppo novecentesco” è vuota di spessore temporale. Se il sistema non cambia il modello novecentesco sarà solo imbellettato affinché le prossime invettive si concentrino ancora solo sulla parte emersa dell’esiziale iceberg del profitto.
    Esempio: “Ma è un libro importante per comprendere l’impianto generale dei Giochi e soprattutto per denunciare la leggerezza con cui si rischia in molti casi di devastare il territorio e di adottare quella prospettiva e quel concetto distorto di “metromontagna”, che propone la monocultura dello sci”.
     

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