Ooh oui, Je Suis Charlie Hebdo. Ma…

Le seguenti considerazioni prendono spunto da un articolo pubblicato l’8 gennaio 2015, in occasione dell’attacco alla redazione della rivista satirica francese Charlie Hebdo. È stato brevemente aggiornato per ripubblicarlo oggi, affinché una prospettiva normalmente tralasciata sul problema islamista abbia qui una presenza.

Il tema si sviluppa secondo una linea banale da dire, rivoluzionaria da realizzare. Capirla e condividerla intellettualmente non basta, è necessario ri-crearla. Non è attraverso la difesa della propria posizione, ma attraverso l’assunzione della responsabilità in merito ai fatti che ci coinvolgono, siano questi o altri che possiamo avvinarci alle cose. La modalità dell’assunzione di responsabilità comporta la creazione di buone relazioni, oppure il loro mantenimento o arricchimento. Diversamente, la logica dello scontro, implicita nella sola difesa della propria posizione, ha come conseguenze la frattura, il malessere, il dolore. Entrambi gli atteggiamenti, come sappiamo, tendono a perpetuarsi.

Infine, non secondario, è da tenere presente che la modalità dell’assunzione di responsabilità – che non comporta in alcun modo di rinunciare alle proprie idee – è già da noi impiegata, non è da imparare o copiare. Quando ci rivolgiamo a qualcuno a cui teniamo, tendiamo a riconoscere la sua posizione. Quindi è quando ci rivolgiamo a chi crediamo possa non interessarci che la miccia si accende (LM)

Ooh oui, Je Suis Charlie Hebdo. Ma…
di Lorenzo Merlo
(già pubblicato su www.victoryproject.net/ l’8 gennaio 2015, poi rivisto dall’autore)

Avremmo a che fare con la paura di essere trucidati in qualunque momento da qualche cosiddetto terrorista, grossolanamente rappresentato in qualche vignetta da un mujahiddin tajiko[1], se non avessimo sfruttato le terre dei suoi avi, se non li avessimo resi schiavi, se non avessimo praticato su di loro il diritto di vita e di morte, se non avessimo provato a tenerli a bada con embarghi, signoraggio e interessi bancari, se avessimo rinunciato alla loro condiscendenza soltanto perché avevano ciò che ci serviva, se avessimo avuto coscienza di cosa significhi occupare territori e utilizzarli come fossero nostri, come fece il colonialismo, se riconoscessimo cosa possa aver significato averli invasi con lingua, usi e costumi importati e imposti, se avessimo riconosciuto la portata dell’annichilimento delle tradizioni locali, dello sfruttamento della società, anche schiavistico, per l’arricchimento personale, per l’invadenza di merci e mercati che ne hanno condizionato e controllato l’economia, se avessimo avuto sentore di cosa comporti demolire valori e rituali a noi estranei, se non li avessimo considerati un miscuglio di arretratezza e intolleranza, se avessimo rispettato la loro cultura invece di farla fagocitare dalla comunicazione globale, se non li minacciassimo permanentemente con le armi e altri mezzi, se avessimo le consapevolezze che la nostra biografia non è la sola, vera e unica biografia umana, se avessimo anche quella che è così anche per l’etica, le abitudini, le verità, se cioè fossimo in grado di accettare che altre forme sociali non fondate sui diritti umani possano e debbano poter esistere, se ci fosse chiaro che essere passati dall’illuminismo ci ha portati a dimenticare dimensioni umane che altri non hanno dimenticato, se avessimo preso coscienza che l’esportazione della democrazia (per altro ormai esangue) è vignetta ben più drammatica e provocante di quella con il capello tajiko, se gli avessimo lanciato qualche messaggio di assunzione di responsabilità (papa san Wojtyla a parte) per ciò che abbiamo compiuto nel passato, se su quella imperterrita volontà di dominio e dichiarato senso di superiorità avessimo accennato ad un mea culpa, se invece di considerarli inferiori li considerassimo alla pari, se ci fossimo chiesti che considerare inferiore l’altro comporta la legittimazione di chi a sua volta percorre la stessa sopraffacente traccia, questa volta contro noi?

La famosa frase di Martin Luther King, dedicata alla parità dei diritti del popolo nero, sta bene in bocca ad ogni vittima, soprattutto se considerata inferiore al suo carnefice
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Penso che gli errori vengano da lontano, dall’epoca della colonizzazione. Le memorie algerine e francesi, per esempio, sono ancora piene di ferite, ferite ancora aperte. Ci sono stati troppa violenza, troppo disprezzo e troppa umiliazione[2]”.

Vorrebbero questi signori agire per conquistare il mondo se godessero del nostro rispetto? Compirebbero efferate gesta se avessero gli eserciti e la forza subdola dei servizi segreti, nonché denari per corrompere e tecnologia per controllare e agire, come invece abbiamo avuto ed ampiamente e deliberatamente impiegato noi per dominarlo davvero questo mondo? Per averne il mercato, per allargare la forbice tra miserabili e oligarchie finanziarie? Verrebbero a corromperci il sonno se non ci fossimo atteggiati a magnanimi benefattori, a portatori di pace, purché i vantaggi egemonici e commerciali legati a ogni guerra e a ogni elargizione ci fossero garantiti?

In tutto lo sgomento, legittimo, doveroso, necessario, di tanta intelligencijia convocata a esprimere la propria opinione, sentita in tutte le emittenti dopo i fatti di Parigi[3] (ma non dimentichiamo che con medesima uniformità gran parte dei media d’informazione ha scelto di scrivere anche dopo i fatti di Parigi2[4], di Bruxelles[5], di Nizza[6], di Monaco[7], di Berlino[8] e non solo), non ho sentito alcuna battuta dedicata alle origini della storia. Nessun commento che implicasse la nostra assunzione di responsabilità, cioè l’apertura verso una possibile linea di pacificazione.

A parte lo sgomento umano, per il quale anche io sono Charlie, si è assistito alla ripetizione della ricetta purtroppo solo utile alla frittata finale. Sì. Perché chi ha fede non si cura di sé come è invece tipico del soldato occidentale. Chi ha fede vive oltre la storia, non si cruccia della sofferenza né del progresso. Chi ha fede non subisce il degrado di mette se stesso in cima ai propri interessi. Chi ha fede non subisce il terribile detto di Max Stirner dedicato a farci presente che al cospetto delle opportune circostanze, l’interesse personale è superiore a qualunque ideologia.

“Anche se voi vi credete assolti siete per sempre coinvolti” (Faber). Una risposta al popolo dei pasoliniani benpensanti che davanti all’orrore delle nostre tragedie non è in grado di riconoscere non ci siano differenze con le loro
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Noi, incapaci di vedere ed essere il ciclo della vita, temiamo la morte. Combattiamo strenuamente contro la vecchiaia fino alle mostruosità della chirurgia, della clonazione, dell’ibernazione. È solo alla nostra parte del mondo che interessa identificarsi con il progresso tecnologico, convinto che avere e potere di più sia la via della soddisfazione e della libertà. Questi sono gli argomenti di chi l’ha persa, la fede.

Non c’è paragone tra le forze che le parti possono esprimere. Le nostre sono infondo piccole mareggiate al confronto con la potenza tsunamica implicita nella umma[9] dei fedeli. O li annientiamo o il loro cuore sparpagliato nei corpi musulmani del mondo sarà sempre più forte di qualunque ufficio dal quale controllare droni-bombardieri. Torneranno negli uffici, nelle feste, nelle discoteche, nei viali, uccideranno ancora, avranno il massimo dell’audience mondiale, recluteranno ancora e non solo tra i miserabili, e soprattutto non si fermeranno. Non lo faranno perché non hanno un comandante con il quale noi cercheremmo di scendere a patti, disponibile a laute corruzioni. Hanno una fede e in questa se stessi. Loro non ripetono la parola del profeta per perpetuarla, loro sono la parola del profeta. É una parola è vero, che non dice di uccidere, ma dice una verità che quei corpi cor-aggiosi condividono integralisticamente.

Gli americani non vinceranno mai, dice, perché «loro amano la Pepsi-Cola, mentre noi amiamo la morte»[10]”.

Noi occidentali siamo gli Ultimi Uomini nietzschiani, immersi in stupidi piaceri quotidiani, mentre i musulmani radicali sono disposti a rischiare tutto, sono devoti alla lotta fino all’autodistruzione[11]”.

Proprio quella verità mietuta dai valori occidentali come mondine a settembre, sostituendola con le nostre: l’opulenza, il consumismo, l’individualismo, l’edonismo. Corrompendo e inficiando così la loro umma identitaria. È per loro una questione di sopravvivenza. E come faremmo tutti noi, reagiscono con i mezzi che hanno.

Per qualcuno, la loro terribile reazione, non avviene neppure più per difendere la propria cultura, bensì perché hanno constatato che i nostri valori erano già penetrati, aveva già corrotto l’integrità dell’Islam.

L’odio più accanito degli «occidentalisti» si concentra sul proprio occidente intestino, l’impuro modo di vita che si insinua dentro il loro mondo[12]”.

Così, come la nostra medicina cura gli effetti ma non è capace di riconoscere le cause, così come vede la malattia ma non il malato, anche in faccende di politica internazionale la nostra visione è analitica,  pungente, parcellizzante, apparentemente acuta, sostanzialmente di ottusa arroganza, sostanzialmente lontana dall’angolo circolare dove risiede il Tutto. E via con la bomba atomica… che lanciata da noi, è giusta[13].

L’Inquisizione: Il diritto di superiorità nei confronti del prossimo, tratto caratteriale dell’Occidente, trova la sua origine anche nella storicità della Chiesa Cattolica
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Bibliografia
Amartya, Sen – La democrazia degli altri. Perché la libertà non è un’invenzione dell’Occidente – Mondadori
Barnard, Paolo – Perché ci odiano – Rizzoli
Ben Jelloun, Tahar – L’Islam spiegato ai nostri figli – Bompiani
Ben Jelloun, Tahar – L’Islam che fa paura – Bompiani
Bausani, Alessandro – L’Islam – Garzanti
Bencheikh, Ghaleb – Che cos’è l’islam? Per Favore Rispondete – Mondadori
Buruma, Ian e Avishai Margalit – Occidentalismo – Einaudi
Campanini, Massimo (a cura di) – Dizionario dell’Islam – Rizzoli
Cardini, Franco – Noi e l’Islam. Un incontro è possibile? – Laterza
Chomsky, Noam – America: il nuovo tiranno – Rizzoli
Chomsky, Noam – 11 settembre. Le ragioni di chi? – Tropea
Cooley, John Kent – Una guerra empia. La CIA e l’estremismo islamico – Eleuthera
Elger, Ralf (a cura di) – Piccolo dizionario dell’islam. Storia, cultura, società – Einaudi
Guolo, Renzo – Il fondamentalismo islamico – Laterza
Dottori, Germano e Amorosi, Massimo – La Nato dopo l’11 settembre – Rubbettino
Hamid, Mohsin – Il fondamentalista riluttante – Einaudi
Morin, Edgar – Cultura e barbarie europee – Raffaello Cortina
Mouazin, Mohammad Houssam – L’Io arabo – LuoghInteriori
Nafeez Mosaddeq, Ahmed – Guerra alla verità. Tutte le menzogne delle versioni ufficiali dell’11 settembre – Fazi
Napoleoni, Loretta – Isis. Lo stato del terrore – Feltrinelli
Napoleoni, Loretta – Terrorismo S.p.A. – Il Saggiatore
Seidensticker, Tilman e Kippennberg, Hans Gerhard – Terrore al servizio di Dio, La “Guida spirituale” degli attentatori dell’11 settembre 2001 – Quodilibet
Stirner, Max – L’unico e la sua proprietà – Adelphi
Terziani, Sabrina – L’Islam – La Biblioteca
Ziegler, Jean – L’odio per l’Occidente – Tropea
Zizek, Slavoj – L’islam e la modernità – Ponte alle Grazie
http://www.massimofini.it/articoli/blog
http://www.massimofini.it/articoli/noi-bombardiamo-loro-esportano-guerra
http://www.massimofini.it/articoli/perche-non-avrei-allegato-charlie-hebdo-al-fatto
Limes – (Contro)Rivoluzioni in corso – n. 3/2011 – Gruppo editoriale l’Espresso
Limes – Le maschere di Osama – n. 1/2011 – Gruppo editoriale l’Espresso

Il pakol, il copricapo della vignetta, appartiene all’immaginario del mondo afghano. Nessun afghano – salvo un caso, all’epoca di Charlie Hebdo non ancora accaduto – ha compiuto attacchi terroristici
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Note
[1] Vedi la vignetta di Stephane Charbonnier, direttore del settimanale satirico Charlie Hebdo al momento dei fatti di Parigi del 7 gennaio 2015. Ancora più grossolana e fuorviante la didascalia dove si richiama impropriamente un “talebano armato”. I talebani ormai in grande misura non più afghani ma pakistani, non si identificano con il cappello dell’etnia tajika – la seconda in ordine di percentuale dopo quella pashtun dalla quale provengono la maggioranza dei talebani – e soprattutto non avevano all’epoca dei fatti mai, con una sola eccezione, compiuto azioni terroristiche internazionali.
[2] Ben Jelloun Tahar – L’Islam che fa paura – Bompiani
[3] A Parigi, la mattina del 7 gennaio 2015, tre persone armate irrompono nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo urlando Allahu akbar [Dio è il più grande, nda]. Uccidono 10 tra redattori, vignettisti, direttore e due poliziotti, di cui uno finito da vicino dopo averlo ferito. Cinque i feriti.
[4] 13 novembre 2015, 103 morti. Tre kamikaze allo Stade de France, sala concerti Bataclan, bar, ristoranti.
[5] 22 marzo 2016, 31 morti. Aeroporto Zaventem, stazione metro Maalbeek.
[6] 14 luglio 2016, 80 morti. Camion sulla Promenade del Anglais.
[7] 22 luglio 2016, 9 morti. Sparatoria al centro commerciale Olympia.
[8] 19 dicembre 2016, 12 morti. Camion su mercatino di Natale.
[9] Comunità musulmana.
[10] Ian Buruma, Avishai Margalit – Occidentalismo – Einaudi
[11] Slavoj Zizek – L’Islam e la modernità – Ponte alle Grazie
[12] Ian Buruma, Avishai Margalit – Occidentalismo – Einaudi
[13] Un altro olocausto di Marcella Guidoni

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Ooh oui, Je Suis Charlie Hebdo. Ma… ultima modifica: 2017-02-24T05:52:23+01:00 da Totem&Tabù

19 pensieri su “Ooh oui, Je Suis Charlie Hebdo. Ma…”

  1. 19
    marco vegetti says:

    Piccola postilla.
    Girovagando sul web si scopre che dall’attacco missilistico USA i raid americani sulla Siria sono drasticamente diminuiti… Qualche malalingua prospetta che i missili anti-missili russo/siriani S-300 e S-400 abbiano abbattuto i Cruise mai arrivati a destinazione.
    Al che, gli americani avrebbero abbassato un po’ la testa…
    Ohi ohi…

  2. 18
    lorenzo merlo says:

    Ciao Marco,
    condivido e aggiungo.

    La “realtà di Rubik” è tale anche perché gli anelli stessi della catena di comando-esecuzione-comunicazione, non si esprimono in sinergia reciproca. Come avessero strategie individuali, si esprimono con modalità differenti, fino ad essere contraddittorie.

    Quando presi coscienza di tanta separazioni tra le parti di un corpo che avevo immaginato unico e marzialmente organizzato, ho faticato ad aggiornare le abitudini dei miei pensieri.

  3. 17
    marco vegetti says:

    Caro Lorenzo, questo l’ho sempre pensato. Eppure credo che dietro a ogni scelta militare sul campo (ad esempio in Siria il bombardamento americano sulla base siriana, alla quale tra l’altro non han fatto proprio nulla) ci sia un “bersaglio politico”. Si colpisce in modo plateale (sì, in questo ha ragione Putin: in violazione totale di ogni accordo internazionale) solo per mandare messaggi, esterni ed interni. Esterni, a un possibile “antagonista” (non dico nemico), interni per dimostrare la propria risolutezza tanto sbandierata in Patria. Sono poi convinto che molte delle scelte militari siano prese a casaccio una volta dalle gerarchie militari (e dalle potenti lobby delle armi dietro a loro), una volta dai politici boriosi.
    Tutto tenendo conto della ridicolaggine dei sistemi tecnologici (55 cruise lanciati, 44 sull’obiettivo… e gli altri?) e del poco lavoro sul campo. 44 missili e la pista di volo intatta, e già riutilizzata… Insomma, sono, secondo me, le strategie politiche a fare la guerra oggi, strategie a volte davvero senza senso (militare e persino politico)…

  4. 16
    lorenzo merlo says:

    Una volta ho intervistato il generale Fabio Mini, anche ex comandate Nato dell’Europa del sud. Gli esprimevo le mie perplessità in merito all’interpretazione dei cosiddetti fatti bellici nella fattispecie in Afghanistan.

    Mi sembrava che alla faccia dell’impeccabile forza organizzativa e di intelligence che in molti crediamo esserci dietro ogni singola azione della missione multinazionale Isaf, di fatto, ascoltando le considrazioni dei diplonatici, dei politici, dei militari, la loro interpretazione fosse SEMPRE differente. E non mi riferisco ai loro diversi punti di vista ma al piano che impiegavano nelle loro spiegazioni, alle considerazioni sul significato delle azioni e agli sviluppi prevedibili.

    Quelle voci anche molto discordanti mi fecero pensare che avevo a che fare con una realtà di Rubik.

    Mini disse: “Ma certo, è così.” Ma vivono in un casino. (Ho tolto le virgolette ma il senso era quello)

  5. 15
    marco vegetti says:

    Tornando un attimo alla percezione dell’ “arabo” o musulmano che dir si voglia…
    Abbiamo visto l’eroico medico siriano ad Idlib postare twitter sui poveri bambini colpiti dai gas. Un eroe? Si, come è stato presentato di certo! Ma dopo qualche giorno, ooops, i media più seri scrivono anche questo:
    https://www.thetimes.co.uk/article/kidnap-trial-doctor-treats-gas-victims-5dmnzz5k0

    E’ il londinese Times, non la Pravda.
    Forse, da quest’uomo non compreremmo neppure una bicicletta usata: è ricercato per aver partecipato al rapimento di due giornalisti in Siria (e forse anche complice della loro sparizione), e scappato dal Regno Unito è di nuovo bello in vista…

    Ma un post e il rilancio dei media sono bastati a farne un “eroe”…

    E se fosse così per tutto?

  6. 14
    paolo panzeri says:

    Forse da noi il benessere è troppo alto, per la media mondiale, e ci siamo viziati.
    E loro vengono da noi.
    Penso che le guerre e quant’altro siano, come sono sempre state, sistemi di selezione e di acquisizione forzata.
    Tranne la Cina e l’India che hanno una base culturale molto antica e se volete metto anche gli ebrei, tutti gli altri sono stati da secoli dei colonizzati, e noi europei poi abbiamo sguazzato in tutti i sensi.
    L’unica forza che abbiamo è una certa superiorità tecnologica, per il resto siamo uguali a tutti gli altri esclusi i tre che ho detto.
    Non inseguiamo la cultura e la profondità di pensiero da troppo tempo.
    Ci divertiamo illudendoci spesso con slogan tipo quello della sicurezza, slogan sui quali costruiamo sempre dei castelli di carta che di solito crollano seppellendo gente più o meno attenta.

  7. 13
    marco vegetti says:

    Magari perché a noi non piacciono i loro uomini forti e così armiamo i loro oppositori perché li abbattano scatenando una bella guerra civile dove solo noi (armi, petrolio, zone di influenza etc etc) ci guadagniamo?
    Libia docet. Gheddafi faceva troppi contratti con l’Italia, pronti via, GB e Francia senza dire nulla a nessuno cominciano a bombardare… Cosa c’è in Libia? Petrolio. Ops…
    E magari chiunque fuggirebbe da un paese in guerra,, no?
    E magari pensano che qui sia meglio che da loro, salvo scoprire poi che forse non è proprio così… né per loro né per noi…

  8. 12
    Francesco says:

    100% d’accordo con te…se…
    Perché vengono da noi? Se ne stiano nel loro paese con i loro uomini forti.

  9. 11
    marco vegetti says:

    Caro Francesco,
    capisco benissimo quello che dici. La domanda che mi pongo però è questa (non vuole essere polemica): perché noi occidentali abbiamo la “pretesa” di giudicare tutto con i nostri metri di giudizio?
    Due esempi personali.
    Ho una amica egiziana, laureata, di famiglia benestante, sposata con un ingegnere italiano, grande viaggiatrice, quadri-lingue. Parlando con lei del suo Paese, l’Egitto appunto, mi ha sempre detto che da loro un uomo forte (Al Sisi, Mubarak, Sadat, Nasser) è indispensabile a tenere insieme la nazione. Troppe diversità tra le varie etnie presenti, le diverse religioni, le diverse situazioni: in una “democrazia” non si concluderebbe nulla nell’attesa di soddisfare le varie “esigenze”. Insomma, hanno necessità di qualcuno che decida per tutti.
    Sono stato in Russia, a Kirov, qualche anno fa, per una gara di arrampicata su ghiaccio. Ho avuto l’occasione e il piacere di conoscere sia gli atleti russi (giovani), sia una professoressa di liceo cinquantenne, sia un’anziana membro del Club Alpino russo. Tutti mi hanno detto che Putin sarà quel che sarà ma ai russi ha dato (ri-dato) un senso di “appartenenza” che con la (pseudo) democrazia di Eltsin era stato cancellato.

    A noi, sia Al Sisi in Egitto sia Putin in Russia fanno probabilmente un altro effetto. Ma, mi chiedo, se a quei popoli piacessero davvero chi siamo noi per giudicarli?
    E’ un po’ -perdonami il buffo paragone- come quando gli scienziati dibattono su altre vite nello spazio: siccome a noi seve l’acqua e l’ossigeno, allora alla vita su miliardi di altri pianeti per avere la vita ci devono essere acqua e ossigeno. Ma perché mai? Non potrebbero, semplicemente, essersi sviluppati diversamente?
    Terra-centrici e Ovest-centrici.
    E’ qui, credo, il nostro grande errore…
    Un errore che però stravolge ogni giudizio sugli “altri”.

    PS – Non c’entra ma questo sì che mi imbestialisce. Obama aveva anche promesso di chiudere Guantanamo. Non l’ha fatto.
    E, perdonami e poi la smetto, tutti addosso a Trump per il muro con il Messico che però è stato ostruito (1500 chilometrucci) dal democratico Bill Clinton…

  10. 10
    Francesco says:

    Interessante l’ultimo intervento, vorrei però aggiungere un’ennesima riflessione personale. Non mi si odi troppo, ma su certi argomenti mi scaldo…
    Vivendo da oltre 10 anni ad un’ora dalla frontiera americana ed avendola oltrepassata parecchie volte come turista, credo di conoscere un pochino il paese. La presidenza di Obama non è stata tra le mie preferite (la cosa che più mi ha nauseato è stata accettare il Nobel per la pace quando stava aumentando le truppe in Afghanistan…no comment), ma lui mi è piaciuto molto come persona.
    Comunque, a mio umile e reazionario avviso, credo che la sua frase dovesse essere letta in un altro modo. Che condivido.
    È meglio vivere in un paese da grande fratello alla Donald Trump o in un paese medioevale come quelli governati dai fratelli islamici? Cosa ne pensano gli amici radical chic?
    Gli americani sono imperialisti, capitalisti ed arroganti? Vero, ma voi preferireste vivere con la vostra bella nascosta sotto un velo? Provate a dirlo alle mie amiche canadesi originarie dell’Algeria integralista.
    Loro non sono il miglior paese del mondo, ma sicuramente meglio dei paesi teocratici islamici.
    PS: Secondo voi quale è il paese islamico in cui si vive liberamente, nel quale la donna è VERAMENTE libera, in cui c’è la stessa “pseudo” libertà che abbiamo noi porci capitalisti imperialisti?

  11. 9
    marco vegetti says:

    Non ne faccio una questione “religiosa”. E’ una questione squisitamente politica. Quando Obama nel suo ultimo discorso alla Nazione da Presidente dice che gli USA sono i migliori del mondo e sono nel giusto, che è se non un integralista (diversamente integralista?)? Noi che ci disgustiamo per una minoranza pseudo islamica (sono una minoranza, dall’ISIS ai Sauditi, i musulmani nel mondo sono più di un miliardo), non dovremmo prima essere disgustami dall’esempio che diamo ergendoci a “migliori”, “più democratici”, etc etc? No, non parlo di colonialismo. Parlo di Guantanamo, di Abu Ghraib e delle torture, parlo di droni che ammazzano persino alleati (oltre ai soliti civili “collaterali”, parlo del bordello che abbiamo creato NOI OGGI in Libia, Siria, Iraq ecc. ecc.
    Ecco, cominciamo ad essere un esempio REALE, poi parliamo degli altri.

    PS – La Francia, ormai pressoché unica al mondo – ha ancora delle colonie riconosciute come tali (Territoires d’outre mer). Quando chiedono l’indipendenza mandano i paracadutisti.
    Liberté fraternité egalité.
    Parafrasando Clooney: “What else?”

  12. 8
    Luca Visentini says:

    Grazie Gianni Sartori.

  13. 7
    Francesco says:

    Io ripeto : Ne ho piene le p*** di quella gente. Vivo in un paese (il Canada) che ha come spirito guida il rispetto per la diversità e mi piacerebbe che tale principio fosse tale per tutti.
    Cosa succede? Che i “talebani” ebrei ortodossi, si lamentano perché le finestre trasparenti di un gym fanno vedere le chiappotte delle esibizioniste che fanno pesi. I sikh voglio che la loro tradizione di portare il coltello sacro sia rispettata e vorrebbero portarlo anche a scuola. I musulmani lamentano il maiale nelle mense scolastiche.
    Vieni nel mio paese? Rispetta le mie regole! La religione, sempre quella di mezzo. Si arriva a dire che per rispetto degli altri si vuole togliere il crocifisso. Prego? Io sono un ateo convinto, ma se il crocifisso del parlamento del Québec è nella sala dei deputati da 100 anni, lì deve restare. Non per fede, ma per una tradizione che non fa male a nessuno. Non per niente il motto della mia provincia è “Je me souviens” e così dovrebbe essere, nel bene e nel male.
    Colonialismo? Verissimo. Crociate? Verissimo. Ma è ora di finirla. Oggi quello che manca è il rispetto e la morale.
    Io non avrei nulla contro una donna velata, se così fosse la sua tradizione, non la costrizione dei suoi uomini di famiglia e l’obbligo di rispettare quello che Maometto disse secoli fa (…lasciar scendere una copertura fin sul petto e mostrare i loro ornamenti ad altri che i loro mariti, ai loro padri… Sura XXIV An-Nûr).
    In Italia sono passati barbari, spagnoli, francesi, inglesi, americani, truppe di liberazione. Mio padre fu rastrellato dai tedeschi a 15 anni e si salvò per miracolo, mio zio dietro il filo spinato ci finì veramente. Non per questo odio i tedeschi per la loro storia e tutti gli altri che, sicuramente, distrussero e violentarono nel passato.
    Tolleranza è quella che ci vuole, non critica sterile monocolore, giustificando qualsiasi gesto con un perché di vendetta.

  14. 6
    Gianni Sartori says:

    Azzardo: forse chi ha scritto l’articolo, in ogni caso stimolante, si sentirebbe meno responsabile in quanto partecipe all’indiscutibile orrore sparso nel mondo da colonialismo, imperialismo etc se nel corso della propria esistenza si fosse dedicato anche a qualche pratica militante (in senso ampio: dalla “lotta dura senza paura” al volontariato sociale, dal sindacalismo, possibilmente non burocratizzato, all’ecologismo, possibilmente “radicale”).
    Le occasioni, dal ’68 al ’77(per i più anziani, miei coetanei), da Genova 2001 alla Val di Susa…senza dimenticare che per tutta la seconda metà del secolo scorso Irlanda, Paesi Baschi, Kurdistan…hanno rappresentato, per chi fosse interessato, un esempio di resistenza anticapitalismo e antimperialista.
    Tutti, anche gli integralisti islamici, sono possono avanzare giustificazioni, sociali, personali…per il loro operato. Ma queste non giustificano tutto, tantomeno assolvono. Magari anche qualche nazista era diventato tale per colpa della crisi, delle sanzioni, della disoccupazione etc. ma appunto questo non giustificava un comportamento nazista.
    In ogni caso non dimentichiamo che dietro i macellai islamici (Al Qaeda, Isis o cani sciolti, comunque manipolati, telediretti) ci sono anche precisi interessi. Qatar, Arabia Saudita, in parte Turchia (e, ca va sans dire, non dimentichiamo la longa manus della CIA e forse del Mossad) foraggiano ampiamente queste bande (“sono imbottiti di denaro, oltre che di droga e viagra” mi diceva un amico curdo del Rojava). Ho avuto modo di consultare un bando di arruolamento delle milizie integraliste del Mali, versione in francese, e, per un diseredato africano, rappresentavano sicuramente una buona prospettiva (per es. casa, studi, e un futuro lavoro assicurati ai “figli di tutti i combattenti, vivi o morti” -cito testuale- oltre a un congruo stipendio che corrispondeva a circa 4-5 mila euro). Si parlava di imperialismo (occidentale, USA in primis, ma anche i paesi europei non scherzano); non dimentichiamo però che il pianeta ormai brulica di sub-imperialismi rampanti, vedi appunto Arabia Saudita e Qatar (comunque in batteria con USA e UE). Se l’Isis è notoriamente lo stato islamico “nero”, possiamo definire l’Arabia saudita lo Stato islamico “bianco”. Ci sarebbero alcuni episodi, non adeguatamente considerati all’epoca, a mio avviso indicativi. Per es. quando Al Qaeda attaccò in varie occasioni, nello Yemen, consolato e pullman turistici della Corea del Sud.
    Cui prodest?, veniva da chiedersi.
    Combinazione, era in atto un contenzioso tra Corea del Sud e Arabia Saudita per l’acquisto di vaste estensioni di terreni in Madagascar e in Sudan (neocolonialismo spudorato). Sembra che dopo tali eventi Seul si sia ritirata in buon ordine. E ancora: alcuni pirati somali avevano sequestrato un bastimento saudita e chiedevano, come da prassi, un riscatto. Intervenne minacciosa la solita Al Qaeda (braccio armato di Riad, o di una fazione saudita?) minacciando fuoco e fiamme se la nave non veniva restituita. Risposta, quasi testuale, del capo dei pirati: “Non provateci neanche. Noi vi rispettiamo, ma questo è il nostro lavoro”. E la famigerata Al Qaeda rientrò con la coda tra le gambe nella sua cuccia saudita. Inutile poi dilungarsi sui rapporti dell’Isis con Arabia Saudita, Qatar (che, ricordò, portò le milizie islamiste direttamente in Libia con voli charter) e pare anche Israele (vedi i feriti islamisti curati nel Golam).
    Tornando alla questione: all’oppressione, all’ingiustizia si può reagire in tanti modi. C’è quello dei curdi, sostanzialmente laico, progressista, di sinistra, umanista… che si difendono e contemporaneamente difendono i diritti delle donne (anzi, sono le donne curde a difendersi benissimo da sole), delle altre minoranze (compresi i turcomanni che in passato agivano come ascari della Turchia), dell’ambiente etc. etc. e contemporaneamente c’è quello dell’Isis, oscurantista e criminale. Così come, nella Repubblica di Weimar un disoccupato poteva diventare spartachista o SA; magari la spinta iniziale, in qualche caso, poteva essere analoga (risentimento, disperazione, mancanza di prospettive…) ma le due scelte restano comunque antitetiche.
    Così nelle banlieue francesi: un emarginato, frustrato… può farsi attentatore suicida e colpire indiscriminatamente (passando automaticamente dalla parte del torto) o diventare un rivoluzionario sociale (nell’Esagono non mancano le organizzazioni ancora operative), un ecologista radicale (magari un periodo a Notre Dame des Landes lo aiuterebbe a riconciliarsi con l’umanità e il Pianeta).
    Mi scuso per il pistolotto, scritto in fretta e reduce da un’influenza fulminante che sicuramente non ha contribuito alla chiarezza e alla sintesi.
    Buona giornata
    (è spuntato il sole e vado a controllare se i corvi imperiali hanno trovato una sistemazione adeguata..)
    ciao
    Gianni

  15. 5
    lorenzo merlo says:

    Siamo sospinti in avanti da un miscuglio di complessità che potremmo chiamare biografia.
    Così, l’ultimo gesto o scelta, ad ogni momento la contiene e rappresenta.

    Siamo più facilmente orientati a criticare quelle che non condividiamo e comprendiamo, come più facilmente ci appassionano quelle che si sovrappongono alla nostra.

    Questo articolo era dedicato a riconoscere la biografia di chi compie scelte per noi assurde.

    Senza questo tipo di ricerca, senza ascolto in sostanza, qualunque nostro gesto o scelta, qualunque biografia, anche la nostra, viene schiacciata come la suola fa con lo scarafaggio.

    A quel punto dovremmo tacere o esserne contenti, perché quel giudizio di qualcuno che ha “ucciso” noi, quell’incapacità di vedere cosa spinge all’ultimo gesto, è la stessa che avevamo adottato noi in altre occasioni.

  16. 4
    paolo panzeri says:

    Un bel problema i nostri fratelli mussulmani integralisti, non si direbbe, ma insieme agli ebrei ci siamo tutti formati con Zoroastro e la Bibbia e tutti e tre abbiamo i nostri integralisti fanatici.
    Per non essere uccisi dai mussulmani fanatici, perché loro devono uccidere i non credenti, basta dire convinti:

    la illah ila allah muhammad rasul allah

    è LA professione di fede incontestabile e ingiudicabile
    almeno così ho letto su Paropamiso di Fosco Maraini…. e l’ho imparata!

  17. 3
    Francesco says:

    “sanno che le persone che lo animano combattono aspramente ogni genere di inquinamento”
    Bellissima frase, come disse un mio amico professore: Sono intollerante all’intolleranza

  18. 2
    Alessandro Gogna says:

    Caro Francesco, Alessandro non te ne vuole… Ci vuole davvero altro!
    No comment sulle tue idee sull’islamismo.
    Unica raccomandazione, ti prego di leggere attentamente ciò che ho scritto in testata alla sezione Totem&Tabù (in cui è inserito questo articolo):
    “è una lettura per adulti liberi che:
    – sanno che è priva di contenuti retorici e di luoghi comuni;
    – sanno che contiene prospettive di carattere eretico;
    – sanno che le persone che lo animano combattono aspramente ogni genere di inquinamento”.

  19. 1
    Francesco says:

    Sinceramente non vedo il nesso tra questa dissertazione filo-talebanica-islamica con un blog dedicato alla cultura della montagna.
    Speravo che almeno questo sito sito fosse “islam-free”. Finiamola con questa finta solidarietà verso una cultura anti-democratica.
    Vivo a 10 minuti dal posto in cui meno di un mese fa fu compiuta una strage in una moschea da parte di un povero psicopatico (non terrorista, ma psicopatico invasato!). Oggi tutti a parlare dei poveri bistrattati musulmani. E a farlo sono le stesse persone che fino a ieri li criticavano. Con l’occasione ho ricominciato a rileggere il loro libro sacro. Religione di pace? Ma mi faccia il piacere Fantocci. Come si può giustificare chi professa, nel 2017, che ci non crede a ciò che credi tu deve essere distrutto?
    BASTA!!! Je ne suis pas Charlie, mais je suis tanné de cette marde!
    PS: Dopo questo sfogo posso dire con piacere che il bello di una lettura gratuita è che se non ti piace cambi canale, oups sito. Non me ne voglia Alessandro.

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