Ottobre 1938: cosa si nasconde dietro una storia di copertine
di Angelo Recalcati
(pubblicato su itineraalpina.it il 10 gennaio 2017)
Tra le guide più stimate e ricercate dai collezionisti c’è senza dubbio quella di Antonio Berti Le Dolomiti Orientali, pubblicata da Fratelli Treves Editori a Milano nel 1928. Definita “guida turistico-alpinistica”, fu edita sotto gli auspici della Sede Centrale del CAI e per cura della Sezione di Venezia, come guida appartenente alla prima serie della collana Guida dei Monti d’Italia. Una edizione accuratissima, Berti vi convogliò tutto il suo sapere, la sua esperienza e la sua capacità di relazione col mondo alpinistico del suo tempo, aperto alla collaborazione anche di alpinisti non in linea con le sue concezioni, come Domenico Rudatis, per la parte riguardante il gruppo del Civetta. Di Rudatis vi sono numerosi i suoi inconfondibili schizzi, ma l’autore della maggior parte di questi è Annibale Caffi al quale Berti nella sua prefazione, attribuisce il merito di aver “data la vita a queste pagine rudi”. Nonostante le oltre novecento pagine la guida è maneggevole e compatta grazie all’impiego della “carta bibbia” e a un apposito segnalibro facendola perciò simile ad un breviario che tutti noi maneggiamo con religiosa cura. La solida legatura in tela verde coi titoli impressi in oro al dorso e al piatto anteriore era protetta da una sovraccoperta (assai difficile da ritrovare), sulla quale scopriamo sulla copertina posteriore il prezzo: 50 lire. All’epoca era in voga la canzone “mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar…”. il prezzo della guida era perciò considerevole. Tenuto conto che di lì a poco sarebbe esplosa la più grave delle crisi economiche, si può comprendere come mai dieci anni dopo l’editore Treves ne avesse ancora parecchie in magazzino. Ma che successe dieci anni dopo?…
Mi sembrò strano trovarne una copia con una modesta legatura in cartoncino con la superficie marmorizzata assai fragile. Pensai che forse per il continuo uso la legatura originale si fosse talmente sciupata da costringere il proprietario a fare la sostituzione. Ipotesi rivelatasi infondata nel momento in cui ne trovai numerose altre con la medesima cartonatura marmorizzata e poi anche con una tela rosso scuro. Osservando quest’ultima iniziai a risolvere l’enigma. Sul dorso era comparso il marchio della casa editrice Aldo Garzanti e talvolta in altre si poteva trovare il resto della targhetta del prezzo con la scritta A. G. Quindi a tutte le copie rimaste in magazzino ad un certo momento fu strappata la copertina originale e sostituita con una più modesta con diversa indicazione della casa editrice.
Quando e perché…
Successe tra ottobre e novembre del 1938, giusto ottant’anni fa. Tristi giorni in cui il nostro paese allineandosi alla infame politica razziale tedesca emanò le leggi razziali. Così i Fratelli Treves, ebrei, furono costretti a vendere la loro attività editrice, una delle più lungimiranti e attive dalla seconda metà dell’800. Tale trattamento non lo subì solo la guida Berti, ma l’intero magazzino. Ho avuto anche una copia ricopertinata del bel libro di Ugo de Amicis Piccoli Uomini grandi montagne dove l’elegante e originale legatura in tela con immagine applicata in copertina venne sostituita con un fragile cartoncino bianco con stampati i titoli. Si badi che i frontespizi all’interno rimanevano quelli originali! Il tutto perciò sembrava come l’ipocrita apposizione della foglia di fico per nascondere però un fatto ben più vergognoso.
Un’altra testimonianza l’ho conservata nella mia collezione. Si tratta di una copia della prima edizione del primo romanzo di Dino Buzzati: Bàrnabo delle montagne. Pubblicato nel 1933 da Treves, cinque anni dopo erano ancora disponibili copie del “secondo migliaio” (non era stato un grande successo di vendite per Buzzati!). Furono perciò anche in questo caso ricopertinate le rimanenze in magazzino. All’occhietto un bella dedica di Buzzati impreziosisce la pur violata copia. Il destinatario è Fulvio Campiotti, che diverrà un noto giornalista di cose di montagna. La data e il luogo sono significativi. Napoli: entrambi erano imbarcati su navi da guerra Buzzati come giornalista e Campiotti come marinaio, già reduce da un naufragio. La data il 24 luglio 1943, la vigilia del crollo di quel regime responsabile delle infami leggi razziali.
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“Sopravvissuto ad Auschwitz, Primo Levi non tronca i suoi rapporti con i tedeschi. Nell’ultimo dopoguerra, il confronto con quel popolo sarà una storia di incontri, letture, scambi epistolari, tentativi editoriali, elaborazioni letterarie e, soprattutto, di domande che attendono una risposta. Che i tedeschi abbiano rappresentato un rovello per Primo Levi (uomo, scrittore, testimone, perfino chimico) è un dato di fatto. Come questa relazione difficile, ondivaga, a tratti entusiasta, a tratti frustrante, si sia modificata nel tempo, dentro e fuori la sua scrittura, è quanto occorre ricostruire. ”
Ha continuato a non capire, anche se veniva a sapere sempre piu’.
«Noi viviamo di sensazioni, intese nel senso più nobile della parola – sosteneva l’atleta triestino – Ognuno ha le proprie, altrimenti la vita sarebbe inutile e vuota. Ma per vivere compiutamente bisogna pure arrischiare qualcosa. Il Duce ha insegnato così».
Nel periodo in cui esercito’la carica di Commissario prefettizio in Alto Adige-Selva di Valgardena, concomitante a leggi razziali e “Opzioni “, si sara’reso conto, avra’ firmato in ufficio qualche provvedimento o solo ordinaria amministrazione di piccolo cabotaggio? quel che avremmo fatto potuto fare non lo possiamo sapere oggi.Potremmo anche dire qualcosa di gradito …per essere simpatici …ma sarebbero solo parole ..sappiamo i dubbi ed i tormenti dei nostri genitori
https://www.libriantichionline.com/divagazioni/eugenio_montale_non_chiederci_la_parola
Poi c’e’sempre di Meneghello “I piccoli maestri”che spiega che neppure allora molti sapevano bene come e perche’ ,a fronte degli indottrinati.
Primo Levi raccontò che nel lager di Monowitz (Auschwitz III) un suo compagno cosí disse, riferendosi a lui: – Er will nix verstayen. – Non vuole capire.
Per non indulgere nei Se e nel “tu cosa avresti fatto”, la storia si serve anche di documenti. Come Podesta’-Commissario prefettizio di Selva di Valgardena, avra’ letto direttive, apposto firme a qualche documento e provvedimento? di che genere? Esistono in archivio tali documenti? Che sia stato eccelso alpinista non c’entra…come per tanti altri suoi contemporanei, allora c’era molto di piu’ grave nell’aria.Poi..https://www.anpi.it/storia/230/lamnistia-del-1946
https://www.mountcity.it/2018/07/23776/eiger-e-jorasses-1938-conquiste-in-camicia-nera/
Poi alcuni cambiarono indirizzo, non e’ obbligatorio essere coerenti.
https://www.caitorino.it/montievalli/2020/04/25/25-aprile-riccardo-cassin-e-ettore-castiglioni-alpinisti-e-partigiani/
Con la dissoluzione della federazione Jugoslava, vecchi compagni di cordata ed imprese si trovarono a mitragliarsi contro. Rispetto ai fatti storici e alle scelte di campo, le abilita’ arrampicatorie passano in secondo piano.
“è stata migliore, uguale, peggiore?”.. rspetto a quali parametri? impossibile saperlo..per ogni vicenda personale inserita in un contesto storico..ognuno avra’ valutato in base alla propria coscienza ,in base alla visione consentita dal grado di liberta’ di stampa ed informazione ed allo status di vita ( comodo o stentato) derivante dalle scelte.
Albert, non si tratta affatto di quiz.
Il senso della mia domanda è il seguente: per giudicare una persona, bisogna considerare il contesto, storico e sociale. E domandarsi: questa persona, rispetto alla media di quel mondo (nel caso in questione l’Italia fascista degli anni Trenta), è stata migliore, uguale, peggiore?
È troppo facile contestare a Emilio Comici la carica di commissario prefettizio (non podestà!). Ma dobbiamo domandarci: Comici, nel mondo in cui si trovò a vivere, fu al di sopra della media oppure no? E noi, che giudichiamo comodamente seduti sulla poltrona nell’anno di grazia 2021, saremmo stati capaci di fare meglio di lui, beninteso come essere umani (qui non interessa il lato alpinistico, seppure di enorme rilevanza)?
Come vedi, non si tratta di un quiz alla Mike Bongiorno. Si tratta di riflettere sulla natura umana nel suo contesto, evitando di infangare la memoria di uomini giusti che si trovarono a vivere sotto una dittatura e, ovviamente, ne subirono l’influsso.
Emilio Comici e’deceduto per incidente nel 1940.Inutile chiedersi se e cosa avrebbe fatto POI. Oggi ci sono gli sponsor, allora e sotto ogni regime l’alpinismo ed ogni altro sport erano cooptati dal sistema .Pure oggi sotto altre forme ( ricevimenti, medaglie , onoreficenze, e talk show)).
ed Vivalda:Scarpone e moschetto di Roberto e Matteo Serafin
https://www.sherpa-gate.com/grandi-storie/alpinismo-e-cccp-2/
La faccenda e’ molto piu’ complessa delle domandine quiz.
Durante il Fascismo a Modena viveva un editore ebreo, Angelo Fortunato Formíggini, che nel 1910 pubblicò la prima guida escursionistica dell’Appennino Modenese.
In base alle leggi razziali si prospettava l’espropriazione del lavoro della sua intera vita. Per protesta e disperazione, si lanciò nel vuoto dalla Ghirlandina, accanto al duomo. Si schiantò dopo un volo di decine di metri. Era il 29 novembre 1938. Il suicidio fece enorme scalpore in città, benché il regime avesse obbligato la stampa al silenzio.
Il Fascismo e le leggi razziali sono stati anche questo.
Grazie al Recalcati per questa preziosa, e vergognosa, informazione. Il “regime di cartapesta” era qui esposto e visibile nel senso letterale dell’espressione!
Dimmi, Albert, se tu fossi vissuto sotto il Fascismo, saresti stato saggio? saresti stato giusto? buono?
Saresti stato un uomo migliore di Emilio Comici?
Piccoli dettagli, grandi tragedie ma il razzismo di regime inizio’ molti anni prima a permeare la mentalita’ , nei confronti dei “colonizzati”delle campagne “coloniali”,da civilizzare con le buone o le cattive o degli slavi e sudtirolesi annessi coi trattati di pace di Parigi. .Vedi i testi delle “canzonette”, leggi “Italiano brava gente??” di del Boca.
D’altra parte ..parecchi ( esclusi molti altri)alpinisti erano osannati, nominati podesta’ , fotografati in parete con camicia nera e ricevuti da M , salutanti a braccio teso.Poi a onor del vero molti si resero conto, specie dopo la campagna di Russia ( a civilizzare altri ritenuti inferiori)
I libri citati erano in buona compagnia con i testi scolastici banditi :auhttps://it.pearson.com/content/dam/region-core/italy/pearson-italy/pdf/storia/ITALY%20-%20DOCENTI%20-%20STORIALIVE%202018%20-%20Cultura%20storica%20-%20PDF%20-%20Nizza%20Leggi%20razziali.pdf
Caro GognaBlog, è cosí che ti voglio!
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Lunga vita ad Angelo Recalcati, dal quale mia moglie comperò come regalo di Natale una copia del Berti 1928, che ora conservo come una reliquia.