Outdoor nel nuovo millennio

Outdoor nel nuovo millennio
(scritto nel 1999)

Lettura: spessore-weight(2), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(2)

Nel nuovo millennio l’umanità si vede confrontata con nuovi problemi, finora sconosciuti, creati da uno sviluppo tecnologico, industriale ed economico senza pari nella storia.

Ecologia, tutela dell’ambiente e della natura. Le parole sono sulla bocca di tutti. Per alcuni «ecologia» è la parola chiave per il prossimo decennio, lo scoglio sul quale si giocherà l’avvenire dell’umanità; per altri è un ostacolo al progresso scientifico ed economico.

Dalla vetta del Pizzo Biela (Wandfluhhorn) verso nord, Canton Ticino

Occorre convincersi che la responsabilità verso l’ambiente sia ormai parte integrante di ciò che è imprenditoriale come da tempo lo sono le responsabilità per i posti di lavoro, per il reddito, per la competitività, per il funzionamento, per la sicurezza dei prodotti.

Ogni giorno la complessità del sistema ecologico Terra si fa più evidente e con essa i rischi di un mondo iperindustrializzato. E così dovrebbe crescere anche il nostro impegno, gioiosi di trovarci qualche volta non al di sotto bensì al di sopra dei limiti prescritti dalla legge.

Tutti dobbiamo cooperare con inventiva, entusiasmo e con mezzi concreti per tutelare l’ambiente, per salvare la natura minacciata, e in fin dei conti per aiutare noi stessi a migliorare la qualità di vita.

Nessuno più di coloro che ogni giorno lavorano nel campo dell’outdoor conosce a fondo l’enorme sviluppo che il settore ha avuto: il turismo di massa, il sovraffollamento di certe regioni, la contaminazione di ecosistemi limitati come laghi, montagne o fiumi. Problemi che minacciano di mettere in pericolo lo sport e l’avventura stessa.

L’avventura e lo sport non sono esenti dal disturbo ambientale, soprattutto se diventano di massa: così anche i costi dell’avventura salgono vertiginosamente e non ci si può più rifiutare di pagare il conto. L’avventura diventa allora anche una sfida economica ed entra così in una nuova dimensione. Costretta ad abbandonare una buona parte di spettacolarità, essa matura nella nostra esperienza e diventa più umana.

Bosco Gurin, Canton Ticino

Perciò bisogna impegnarsi a non incentivare ulteriormente lo sport di massa con occhio che bada solo ai grandi numeri: ma, a parità di sviluppo numerico, impegnarsi per promuovere un nuovo modo di vivere l’avventura, lo sport ed il tempo libero: con più semplicità e naturalezza.

Soprattutto coloro che operano nel campo dell’outdoor, produttori e negozianti, devono porsi questa nuova meta. Si è sempre cercato di offrire al pubblico articoli sportivi di altissima qualità al minor prezzo possibile. Assoluta funzionalità e ottimale relazione prezzo-prestazione erano e restano gli obiettivi primari. A questi si aggiunge ora il rispetto per l’ambiente. Se nel passato il fine del nostro lavoro e delle nostre ricerche era il prodotto migliore al costo più contenuto, domani con le stesse energie inseguiremo il prodotto migliore al costo più contenuto ma con il danno più ridotto possibile.

Quando redattori di riviste turistiche o outdoor baderanno maggiormente alla reale qualità suggerita che non al luccicare del pacchetto tutto compreso?

Quando club alpini, touring club, uffici del turismo realizzeranno che la proposta turistica dovrà prendere le necessarie distanze dal classico «più per meno», che la qualità passerà più attraverso il rispetto della dignità del turista e soprattutto dell’ambiente che attraverso la convenienza economica?

Per molte località montane il turismo invernale costituisce la principale fonte di reddito. Diventa quindi importante un ulteriore sviluppo, o quanto meno un mantenimento, di tale attività. Considerando che alcune stazioni invernali hanno ormai raggiunto una fase di avanzata maturità e di conseguenza un possibile declino, le amministrazioni dovranno pensare nuove strategie. Queste stazioni devono diventare sempre più élitarie. Non sono io che lo dico, sono i fatti a parlare. L’aumento dei prezzi (sostenuto da effettivi miglioramenti della qualità dei servizi e dell’ambiente), oppure l’introduzione del numero chiuso sono entrambe strategie possibili. La strategia dell’allargamento (maggiori impianti, nuovi collegamenti) è ancora purtroppo possibile anche se più difficile per molti motivi (lotte per l’ambiente, vincoli, ecc.).

Il paese di Bignasco in Valle Màggia, Canton Ticino

Sci tradizionale e sci innovativo: le stazioni turistiche fanno grandi sforzi per apparire all’altezza dei tempi, quindi favoriscono tutte le novità.Tenendo conto che l’offerta si sta confrontando con utenti sempre più esigenti e informati, è ancora possibile rendere più attraente la proposta dello sci tradizionale tramite opportune azioni e seguendo certi canali. È possibile migliorando l’offerta, vale a dire non badando più soltanto alla riduzione delle code agli impianti, bensì programmando attentamente tutta la qualità di vita del turista nella stazione invernale. Impedire la costruzione di grandi arterie per raggiungere velocemente le stazioni non deve più essere visto come un possibile ostacolo alla frequentazione, deve al contrario essere visto come una possibilità in più all’industria alberghiera che invece risente assai della frequentazione del fine settimana. Occorre cioè favorire la settimana bianca o le due settimane bianche. Chiudere al traffico i centri è un altro passo verso l’élitarizzazione e scoraggia ulteriormente il turismo da weekend.

Credo che lo sci innovativo segua leggi di diffusione sue proprie. Lo si può monitorare ma non prevedere. Per esempio chi mi spiega perché, in termini semplicemente numerici, snowboard e carving abbiano avuto tanto successo nei confronti del telemark che pure è altrettanto bello se non di più?

Lo sci alpino è il risultato della combinazione tra fattori ambientali (paesaggio, risorse naturali e culturali) e fattori strutturali (alberghi e impianti di risalita). Negli ultimi anni le caratteristiche distintive di una località sciistica sono state rappresentate dal livello di sviluppo tecnologico delle infrastrutture (velocità e portata oraria degli impianti, innevamento artificiale…) e dalla presenza di bellezze ambientali. Tenendo presente che le risorse ambientali sono limitate e che il turismo invernale e lo sci sono indispensabili per la sussistenza delle località montane coinvolte, quindi non è ipotizzabile uno smantellamento delle strutture già esistenti, c’è chi pensa che non sia possibile perseguire lo sviluppo, o quantomeno il mantenimento, delle stazioni sciistiche conciliando queste due esigenze contrastanti. Io invece credo che si possa far molto, senza nulla toccare della capacità degli impianti e della ricettività attuali, per difendere ciò che rimane dell’ambiente e per migliorare la qualità della vacanza. Occorre lavorare seriamente per miglioramenti il cui costo possa essere ammortizzato anche dal turismo estivo, non solo da quello invernale, nella direzione della qualità dell’acqua, dell’aria, del paesaggio, del rumore e della gestione corretta dei rifiuti e dei reflui. Per rivenderla come qualità occorre ritrovare e valorizzare qualunque manifestazione di cultura, arte, ecc. di una località, senza trascurare nessuna malga, maso, baita o altra costruzione in abbandono. Occorre promuovere la località favorendo nuovi libri, nuova comunicazione che vada oltre il semplice elenco prezzi. Sforzandosi di trovare nuovi elementi culturali ed estetici da vendere al consumatore si finirà per difendere veramente l’ambiente e per dare vera qualità all’offerta.

La sfida del decennio è la difesa ecologica. Alle aggressioni all’ambiente occorre rispondere con un aumento dei costi ambientali ma anche con l’impegno di tutti.

Canton Ticino, Cevio

Gli argomenti sui quali occorre riflettere allorché si vogliano rifondare l’avventura e l’outdoor del nuovo millennio sono significativi. Prima di tutto occorre smantellare nelle psicologie comuni che sicurezza e velocità possano convivere senza problemi con l’ambiente e al contrario convincersi che oggi non è più tanto importante il livello qualitativo e sportivo del nostro outdoor quanto invece la performance rispetti determinati criteri ambientali.

Prendiamo ad esempio i negozianti di articoli sportivi. Questi, singolarmente o assieme, possono intraprendere iniziative per dare concretezza alle conclusioni teoriche sopra accennate. Eccone alcune. Contributo ai dipendenti che si recheranno al lavoro con i mezzi pubblici o in bicicletta. Contenimento della temperatura all’interno dei locali. Produzione di sacchetti di cotone con marchio del negozio. La funzione è quella di far fare la spesa con una borsa che elimini i sacchettoni di plastica. Premio annuale a chi si è particolarmente distinto in una battaglia ambientale o in un’impresa dalle evidenti caratteristiche di grande rispetto per l’ambiente: ambito locale o nazionale, a scelta. Recupero delle attrezzature e dei capi da buttare: è da prevedere un incentivo per il cliente. Idee e materiale per l’addobbo vetrine con tema ambientale. Campagna estiva di raccolta rifiuti sui percorsi escursionistici con medaglia-distintivo: da concordare con le aziende turistiche. Iniziativa per i bambini. Segnaletica o cestini rifiuti con norme essenziali di comportamento alla base delle più frequentate palestre di arrampicata sportiva (Arco, Finale, ecc.): occorre prendere accordi con le aziende di soggiorno. Sponsorizzazione di un progetto ambientale di rilevanza nazionale. Fornitura materiale e aiuti a spedizioni extraeuropee «pulite» (senza motori fuoristrada, senza eccessivo dispendio di mezzi e di portatori). Tutte le iniziative devono adeguatamente essere comunicate al pubblico.

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Outdoor nel nuovo millennio ultima modifica: 2019-08-31T05:17:46+02:00 da GognaBlog

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6 pensieri su “Outdoor nel nuovo millennio”

  1. Un tempo  molte scuole  di pianura e di citta’ organizzavano la settimana bianca o la settimana verde  in montagna.Ora se non organizzano la settimana rigorosamente all’estero con trasferimento in jet perdono iscrizioni. Eppure se  conquisti e fidelizzi giovani, poi li hai quasi per sempre.Caso pratico:una scuola di pianura ci chiese di organizzare in val di Fiemme –  Fassa una settimana in bassa stagione e per attivita’ di escursione, natura,  e soprattutto orienteering che gia’praticavano in territorio piatto. C’erano in loco musei vari e pure le cartine specialistiche .Unico problema l’alloggio..ceh nondoveva cosatre troppo..Tra vari albergatori, che spararono prezzo alto, venne scelta una pensione a gestione famigliare.Non solo furono soddisfatti gli allievi, ma i loro genitori che vennero a trovarli, ospiti nella stessa stuttura, divennero clienti fedeli dell’alberghetto che  ormai si tolse dalle agenzie a percentuale procacciatrici di clienti.Forse i figli  fecero da guide a parenti e genitorie ed amicie non e’difficile ipotizzare che ora ci vadano con moglie e figli , tanto piu’che  il territorio offre attivita’ per piu’ di una vita (poi ci sono piscine, palestre, nuove piste ciclabile, maneggio, ogni tanto una nuova iniziativa…e pure musei, cinema, teatri…farmacie …uffici postali, banche , ..depuratore, raccolta differenziata, teleriscaldamento..La puzza di letame (e conseguenti mosche  )e’sparita in quanto ci sono stalle moderne  dotate di  letamai a norma di legge e persino una centrale che raccoglie letame,  ottiene biogas e concime inerte.

  2. Paolo Panzeri. In effetti hai ragione. Altrove si trovano luoghi straordinari e poco frequentati. Zaino in spalla, tendina, sacco e via a scoprire altri angoli.

  3. Gallese, non mi preoccupo più di tanto dato che il livello delle masse e dei regolamentatori è talmente basso che basta poco cervello per fare altro o andare altrove, di sicuro roba più interessante.
    Provo sempre a chiedere perché ci vanno o lo fanno e trovo facilmente altre vie.

  4. Confesso che le parole “numero chiuso” mi inquietano. I parametri oggi sembrano andare solo nella direzione di chi può spendere di più. Ed è un fenomeno da monitorare se si vuole che la montagna resti l’ultimo spazio libero da una società iper sicurtaria. Ragioniamoci.

  5. Concordo in pieno con l’articolo, ma la battaglia ideologica sarà davvero “dura”: la società di massa impigrisce maggiormente gli individui che la compongono e quindi ci sarà sempre meno “voglia” di impegnarsi in iniziative che richiedono “fatica” (menale ancor prima che fisica). Non demordere è la parola l’ordine.

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