Pensieri di Geri
di Geri Steve
5 agosto 2020
Sono al mare dove ho sofferto il caldo, fra un po’ dovrei tornare nella mia freschissima Marsia nei Simbruini. Sono luoghi che quando arrampicavo non avrei mai considerato montagne, per carenza di pareti. E’ un vasto altopiano carsico coperto da pascoli e faggete; dicono sia la più grande d’Europa, ma lo dicono anche del Cansiglio. Il fascino deriva dai grandi pascoli bradi, con cavalli e bovini che circolano in totale libertà e dal fatto che non c’è alcun paese: Marsia e Livata sono fortunatamente falliti come centri sciistici. Il mio castello è una roulotte con casetta di legno in un camping pressoché disabitato. Essendo un altopiano carsico non ci sono sorgenti perenni e quindi niente paesi, tranne Camerata, vicina all’unica, debole, sorgente perenne. Era abitata da carbonari e porcari, ma un secolo fa, mentre tutti cuocevano la porchetta da andare a rivendere a Roma qualcuno si è distratto ed è bruciato tutto il paese (ovviamente tutto ligneo). E’ stato ricostruito in pietra e mattoni (Camerata Nuova), ma mille metri più in basso.
Il faggio è estremamente aggressivo contro gli altri alberi: ha una lettiera molto acida che non permette la crescita di niente che non sia faggio. C’è di buono che, non essendoci sottobosco si passa dappertutto, senza seguire sentieri. Ottimo per corsa d’orientamento, e poi c’è di bello che se attraversi un bosco che hai già attraversato altre volte per te è sempre un bosco nuovo, perché fai un percorso diverso. Non ci faccio più lunghissime camminate da un versante ad un altro, ma anche i brevi percorsi vicino al mio castello sono sempre interessanti. I Simbruini sono stati spopolati dai cacciatori, ma adesso qualcosa sta cambiando ed è possibile vedere qualche capriolo, quindi dovrebbero tornare anche lupi e orsi, allevatori consentendo…
Ho problemi con i miei album foto (disastrati da un’incursione della Apple).
Dovrei fare ricerche di vecchie chiavette o trafficare con vecchi backup, ma oggi è giornata di corsa e di tante commissioni. Stasera o domani dovrei essere marsiano e io evito di portarmi appresso quelle vecchie e preziose memorie insieme al computer per evitare disastri totali. Ecco qui comunque un paio di foto dentro la faggeta. Ne ho di molto migliori ma adesso non vi accedo.
Il mio cane Gigio purtroppo non c’è più: andava pazzo per la neve.
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Andavo al campeggio di Marsia d’inverno, negli anni 70, in roulotte, con i miei genitori e mia sorella. Allora funzionavano un paio di impianti e lì ho imparato a sciare. Di notte più di una volta abbiamo sentito ululare i lupi.
Cisono tornato un paio di anni fa, d’estate, per curiosità, e ho trovato una situazione di quasi abbandono, dal punto di vista turistico. Probabilmente la bellezza del posto ne ha guadagnato. Grazie Geri!
Ho incontrato Geri solo 3 volte nella mia vita. Il salto narrativo in questo breve scritto dice molto del carattere che ho intravisto, uomo intelligente e tracotante, padre amato e difficile.
Bello scritto, asciutto, sintetico, esaustivo. Significativo constatare che la wilderness del luogo si “sposi” con il mancato successo dei tentativi di stazioni sciistiche (per collegarmi all’articolo precedente). Interessante il “comportamento” del faggio: non ne ero a conoscenza, almeno come nozione esplicita. Si impara sempre qualcosa sulle montagne. Ciao!