Per fare figli serve un orizzonte davanti

Chiara Saraceno sulla crisi della natalità: “Adulte sempre più tardi, immerse in una cultura di genere asimmetrica. È complicato per le donne essere madri“.

Per fare figli serve un orizzonte davanti
di Livia Paccarié
(pubblicato su huffingtonpost.it il 17 dicembre 2021

In Italia le cifre di natalità e fecondità da anni segnano il segno meno e sono oggetto di conversazioni apocalittiche. Dall’ultimo report dell’Istat sulla popolazione residente in Italia emerge che nel 2020 i nati sono 15mila in meno  dell’anno precedente e il 2021 non inverte la tendenza, nonostante qualche avventata teoria sull’intimità forzata durante la pandemia avesse ipotizzato il contrario. Secondo i dati provvisori di gennaio-settembre le nascite sono già 12.500 in meno, una perdita quasi raddoppiata nei nove mesi dell’anno precedente.

Chiara Saraceno, writer, sociologa, Milano, 2010. Foto: Leonardo Cendamo/Getty Images.

Il numero medio di figli per donna nel 2020 è sceso a 1,24 dall’1,44 di dieci anni prima.

Questi dati non mi sorprendono”, dice all’HuffPost la sociologa e accademica Chiara Saraceno. “Sono il risultato di una combinazione di circostanze che durano nel tempo e che hanno reso l’Italia un paese in cui l’entrata alla piena vita adulta arriva tardi, perché è difficoltoso l’accesso alle condizioni che la rendono possibile – un’occupazione con un reddito adeguato, un’abitazione che ci si possa permettere, innanzitutto. A ciò si aggiungono le difficoltà specifiche che incontrano le donne che vogliono diventare madri”.

Quando si parla di natalità e fecondità occorre innanzitutto un chiarimento preliminare: “Bisogna distinguere tra le due, perché la natalità è tenuta bassa anche dal fatto che siamo una popolazione vecchia e la quota di chi non può far figli perché ha superato l’età canonica è crescente”. La fecondità riguarda invece il numero di figli che nascono per ogni donna in età feconda, che come restituisce l’Istat, è nel 2020 un numero corrispondente a 1,17 per le donne di cittadinanza italiana, il dato più basso di sempre. ”È qui che si può intervenire ed è da qui che si parte per capire perché in Italia si fanno pochi figli, anche in relazione agli altri paesi”.

Quella combinazione di circostanze inoltre è stata acuita dalle difficoltà che ha generato la pandemia. “I demografi avevano già anticipato che sarebbe stato improbabile che lo star chiusi in casa producesse un aumento delle nascite, perché era una delle conseguenze dell’interruzione e sconvolgimento dei progetti individuali e collettivi prodotti dalla pandemia, parte del clima di grande incertezza da questa provocato, innanzitutto rispetto alla salute, poi rispetto al lavoro e all’economia”.

Le conseguenze economiche della pandemia hanno inciso soprattutto sulla generazione dei giovani adulti, spiega l’esperta. “Sono loro che hanno perso di più il lavoro o che hanno avuto maggiore difficoltà a trovarne uno. La pandemia ha di molto ridotto gli orizzonti temporali, soprattutto per coloro che per la loro età sarebbero più predisposti a fare figli”.

In un paese in cui già prima del Covid per i giovani era difficile progettare. “Sono state scritte biblioteche sul perché in Italia si fanno pochi figli. Per le donne è complicato, non ci sono politiche di conciliazione, c’è ancora una cultura di genere molto asimmetrica, per cui la cura è tutta sulle spalle delle donne”.

Per chi desiderava un figlio in più la pandemia ha implicato rimandare. “Chi progettava di fare un figlio in più si è trovato a porsi domande quali: Manterrò il mio lavoro? Avrò una riduzione di reddito? Andrò in cassa integrazione? L’orizzonte si è accorciato. Ma per fare figli occorre avere un po’ di orizzonte davanti”.

È ragionevole per Saraceno che le persone si comportino così. “Mettere al mondo un figlio, o un figlio in più, in un’epoca di grande incertezza significa esporre sé stessi e i figli a un rischio. Allora per persuadere chi vuole fare un figlio a correre questo rischio non ci si può semplicemente appellare alla generosità d’animo, al fato, a discorsi più o meno moralistici”.

Le persone che vorrebbero fare un figlio, o un altro, devono avere un minimo di garanzie a medio periodo. “Salari decenti, occupazione non precaria. Non basta l’assegno unico. Certo è importante, soprattutto per chi prima non riceveva nulla. Bisogna essere ragionevolmente sicuri di poter mantenere un figlio lungo tutto il periodo della crescita e, se donne, di poter continuare a lavorare anche se si diventa madri. E non dimentichiamo che l’Italia è uno dei paesi dove il tasso di povertà minorile è più alto del tasso di povertà degli adulti, perché la povertà è concentrata nelle famiglie con più figli, specie se mono reddito”.

Inoltre, ricorda l’esperta riprendendo i dati dell’Istat, quest’anno un’altra tendenza risulta chiara. “Anche chi vive in Italia venendo da un altro paese, che in media faceva un po’ più di figli degli italiani, ora non riesce più a tenere su il dato della fecondità in Italia, perché sperimenta le stesse difficoltà degli italiani, e spesso in misura maggiore”.

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Per fare figli serve un orizzonte davanti ultima modifica: 2022-07-21T04:10:00+02:00 da GognaBlog

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6 pensieri su “Per fare figli serve un orizzonte davanti”

  1. Anche io sono favorevole (da molto tempo) ad una politica di progressiva ma decisa riduzione demografica a livello mondiale. Ho già spiegato come poterla ottenere senza spargimento di sangue e non lo ripeto. Tuttavia l’obiettivo prettamente numerico riguarda continenti non occidentalizzati (Africa, Asia, Sud America). L’occidente deve invece ragionare in modo differente, in particolare l’Europa occidentale (gli USA hanno già una situazione un po’ diversa). Per noi europei occidentali non è determinante la riduzione demografica, perché numericamente siamo già in calo e da un po’: ciò che rileva, per noi, è la prospettica e decisa riduzione del consumismo pro capite.
     
    Invece sul piano prettamente demografico dobbiamo riprendere a far un po’ di figli, proprio per contrapporci ai numeri degli altri continenti, altrimenti i popoli giovani saranno sempre giovani e i popoli vecchi saranno sempre più vecchi. Poiché il futuro è dei giovani (sia singoli individui che interi popoli), se noi ci arrocchiamo in una situazione di soli vegliardi, saremo sempre più emarginati a livello mondiale fino ad esser spazzati via dai nuovi popoli. Occorre che noi europei occidentali ristabiliamo un equilibrio numerico, facendo un po’ più figli (non tantissimo di più, solo un po’ di più), al fine da tornare a compensare il numero dei decessi (al momento mi pare che invece la somma algebrica sia negativa).
     
    Però il tutto deve avvenire in un conteso di consumi più “sani” e non sparati  a muzzo. In soldoni: per l’Europa occidentale un po’ più di figli e (molti) meno SUV e cellulari.

  2. Se si  vive di più è ovvio che la natalitá deve diminuire, altrimenti si incrementa sempre di più il formicaio umano. L’età di pensionamento per chi NON fa lavori usuranti deve essere  cambiata, per supplire alla mancanza di giovani. È un prezzo  da pagare per  ritonare a livelli di popolazione sostenibili ovunque, paesi come l’Italia compresi. Se tutto questo come sembra non verrà capito avverrà comunque ma ad un prezzo molto più caro.

  3. In Italia abbiamo il reddito di cittadinanza: un giovane di venti o trent’anni viene pagato per grattarsi la pancia. INPS (luglio 2022): «Piú di un lavoratore su cinque guadagna meno del reddito di cittadinanza».
    In Italia non abbiamo una politica demografica.
     
    Praticamente è il suicidio di un popolo.

  4. Certo che serve un orizzonte davanti. Per questo mi impegno alacremente nel cercare di costruirlo, questo benedetto “orizzonte”, dando il mio mattoncino da sommare a quello degli altri. Mi impegno non tanto per i miei figli, che ormai sono ben impostati, ma per i figli in senso generazionale. Figli, nipoti e pronipoti… Ognuno veda l’orizzonte come meglio si addice alla sua ideologia, ma ragioni e agisca in tal senso. Vivere l’oggi e basta è la causa principe che ha portato la società occidentale all’attuale disgregazione, dal grandi questioni fino agli spiccioli risvolti di becera quotidianità come le beghe parlamentari di questi giorni.

  5. Il femminismo – inseguimento del modello maschile – non viene citato. Grave assai.

  6. Fare figli in un paese come il nostro è una sfida al buonsenso. La sola certezza che abbiamo è l’incertezza e le vicende recenti lo confermano.

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