Questa è un’intervista all’ex vice sindaco ora consigliere del comune di Toscolano Maderno (BS), Davide Boni, allo scopo di rendere pubblico lo sdegno relativo alla vicenda che riguarda il mancato rilascio del Deflusso Minimo Vitale (DMV) dalla Diga di Ponte Cola (conosciuta dai più come diga di Valvestino).
Il mancato rilascio del DMV nel fiume Toscolano, oltre ad avere un impatto dannoso sull’ecosistema a valle, rappresenta un’ingiustizia che non trova giustificazione credibile in alcuna norma.
Lettura: spessore-weight(2), impegno-effort(2), disimpegno-entertainment(2)
Per il deflusso minimo vitale del fiume Toscolano (… e di tutti gli altri !!!)
“Io sono un deputato anche di questi alberi ” urlava “E sono il deputato degli uccelli che fanno il nido su quest’albero (Sirri Süreyya Önder, deputato turco del Partito Bdp, davanti alle ruspe che tentavano di abbattere i primi alberi in Gezi Park ad Istanbul il 28 maggio 2013, citato in Ogni luogo è Taksim. Da Gezi Park al contro golpe di Erdoğan – Rosenberg & Sellier, pag.70)”.
“Vivere come un albero in solitudine e libero, / e come una foresta in fratellanza, / questo è il nostro desiderio (Nazim Hi kmet, poeta turco, Questo nostro paese (tit. orig. Bu memleket bizim)”.
“Il salice è un bell’albero. /Eppure, quando il nostro treno / arriva all’ultima stazione / vorrei piuttosto / essere un fiume / che un salice (Orhan Veli, poeta turco, Viaggio, (tit. orig. Seyahat)”.
Davide Boni, perché hai convocato questa conferenza stampa?
Per esprimere tutto lo sdegno relativo alla vicenda che riguarda il mancato rilascio del Deflusso Minimo Vitale (DMV) dalla Diga di Ponte Cola (conosciuta dai più come diga di Valvestino).
Il mancato rilascio del DMV nel fiume Toscolano, oltre ad avere un impatto dannoso sull’ecosistema a valle, rappresenta un’ingiustizia che non trova giustificazione credibile in alcuna norma.
Volevo dunque anticipare la volontà di realizzare azioni di protesta contro Enel Green Power, Provincia di Brescia, Parco Alto Garda Bresciano, Regione Lombardia e Ministero delle Infrastrutture (ognuno di questi enti ha una responsabilità nel procedimento amministrativo che riguarda il rilascio del DMV) se non otterremo risposte definitive circa le tempistiche certe per ottenere il 100% del DMV cui il fiume Toscolano ha diritto, che ad ora è di 174 l/s.
In caso di precipitazioni favorevoli, a partire dalla metà di ottobre, ricomincia la frega (risalita a fini riproduttivi) delle trote di lago lungo il fiume. Se entro quella data non avremo risposte certe avvieremo una serrata campagna di iniziative di protesta.
La forra di Valle delle Cartiere. Foto: Angelo Bonzanini
Puoi ricapitolare la vicenda?
Il Parco Alto Garda Bresciano abbraccia tutto il territorio del bacino imbrifero del Garda Occidentale, per un totale di 9 comuni (tutti quelli litoranei compresi fra Salò e Limone Sul Garda e ed i due comuni montani di Magasa e Valvestino), per un totale di circa 35 mila residenti.
La diga di Valvestino, assieme alla Strada statale 45 bis – gardesana occidentale, rappresenta la più grande infrastruttura antropica presente in Alto Garda Bresciano ed è entrata in funzione nel 1962, interrompendo il flusso del fiume Toscolano, che è il principale fiume del Parco (lunghezza 23 km/ estensione bacino imbrifero di circa 93 kmq), nonostante sia ormai un fiume OGM (cioè un oggetto geograficamente modificato).
Stante le concezioni ambientali del tempo e le tribolate fasi di messa in opera della muraglia e di attivazione dell’impianto, la diga è stata progettata senza prevedere la possibilità di alcun rilascio di acqua a valle, se non in occasione di manovre gestionali.
Dalla diga si origina un lago artificiale che ha un’estensione di 1,3 kmq e il cui volume potenziale è di 53 milioni di metri cubi. Il lago è nel cuore del territorio del Parco ed attorno al lago sono presente Siti d’Interesse Comunitario e Zone di Protezione Speciale facenti parte della Rete Natura 2000, principale strumento dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità oltre che la prima area Wilderness di Lombardia e la più estesa foresta demaniale di Lombardia.
Qual è dunque il problema?
Il problema è che la normativa prevede l’obbligo a carico dei gestori di impianti idroelettrici a partire dal 1° gennaio 2016 di rilasciare a valle un dato quantitativo di acqua (denominato Deflusso Minimo Vitale), necessario a garantire la continuità ecologica del fiume.
Nonostante la prevista inderogabilità della scadenza sopra indicata, ad oggi il previsto DMV dalla diga di Ponte Cola non viene rilasciato.
Senza entrare troppo nel merito della disciplina, due erano le previsioni non discutibili della disciplina: l’esistenza di un limite temporale assoluto (31/12/2015) e l’esistenza di un quantitativo minimo da rilasciarsi (per il Fiume Toscolano 174 l/s) pari al 10% della portata media storica alla derivazione.
Siccome né gli obblighi relativi alla scadenza temporale (il termine è passato da anni) né quelli riguardanti i quantitativi individuati mi risulta siano oggi stati rispettati, ho deciso di avviare questo movimento di protesta.
Specifico che il presupposto della protesta è il pieno riconoscimento del fatto che Enel Green Power stia agendo nel totale rispetto delle procedure amministrative previste, quindi legittimamente. Ma è proprio questo il punto su cui volevo attirare l’attenzione!
E’ appunto agendo nel pieno rispetto delle procedure che è possibile per enti pubblici poco zelanti e per aziende con spalle particolarmente larghe lasciare che le situazioni semplicemente si trascinino.
Ho ricoperto in passato un incarico amministrativo e se avessi pensato di poter incidere con altri mezzi sulla situazione avrei continuato a fare quello che ho fatto per cinque anni: fissare incontri, reperire dati, produrre osservazioni da sottoporre a conferenze servizi, sollecitare enti.
Non avendo più fiducia nei mezzi ordinari, mi sono alla fine deciso di ricorrere a mezzi “straordinari”.
La diga di Ponte Cola (Valvestino), durante la manovra di rilascio
A chi imputi la responsabilità del mancato rilascio?
Che Enel “tiri acqua al proprio mulino” (anzi centralina!) era prevedibile. Non protesto l’inerzia di Enel, ma per l’inspiegabile inerzia delle istituzioni coinvolte, in primis la Provincia di Brescia e Ufficio del Ministero delle Infrastrutture.
Puoi spiegarti meglio?
Poiché esiste una normativa Regionale che recepisce la normativa europea e che prevede per i gestori l’obbligo di rilascio del DMV, Enel non poteva semplicemente permettersi di disattendere la legge ma doveva guadagnare tempo sulle scadenze che non era in grado di rispettare.
Ha quindi avviato una procedura che sostanzialmente condiziona il rilascio dell’acqua alla costruzione di una nuova centralina idroelettrica a valle della diga esistente, attraverso cui turbinare il DMV.
Nello specifico si tratta di una piccola derivazione che doveva essere autorizzata/diniegata in tempi certi dalla Provincia.
Ma siccome la realizzazione della piccola derivazione implicava la realizzazione di una nuova opera di presa sul muro della diga esistente, la competenza autorizzativa era condivisa fra Provincia di Brescia (rilascio della concessione per il turbinamento) e Ministero delle Infrastrutture (rilascio autorizzazione ad esecuzione dei lavori sul muro della diga).
ll problema è che la Provincia non si è mai espressa perché il Ministero a quanto pare non si è mai espresso. E’ questo scaricabarile tra enti della Repubblica Italiana a legittimare l’adempimento di fatto parziale (… cioè in termini di diritto il mancato adempimento!) di ENEL, nonostante i termini all’espressione del parere da parte della Provincia siano abbondantemente decorsi.
Tanto furbescamente quanto legittimamente Enel ha “calciato la palla in tribuna”, avviando una procedura il cui completamento prevedeva un tale garbuglio di giurisdizioni e valutazioni tecniche da poter rinviare alle calende greche la realizzazione delle opere necessarie a rilasciare in toto il DMV.
Il mio tentativo ora è dunque quello di “ricalciare la palla in campo” così da obbligare i giocatori a riprendere la partita per ottenere ALMENO una dichiarazione di impegno da parte dei soggetti coinvolti circa l’effettiva tempistica entro la quale almeno la componente idrologica del DMV (174 l/s) venga rilasciata.
A cosa imputi questa disattenzione degli enti coinvolti?
Francamente fatico a spiegarmi tale disattenzione, anche perché con gli Uffici di Provincia di Brescia abbiamo sempre collaborato proficuamente, in particolar modo con l’Ufficio Pesca, tanto da aver ottenuto un cospicuo contributo da parte di fondazione CARIPLO per realizzare delle opere per migliorare la connessione ecologica fra lago di Garda ed il Fiume Toscolano a beneficio delle trote.
Forse la riforma Delrio, che ha abolito-senza-abolire le Province, ha contribuito ad affossare ulteriormente il già scarso entusiasmo di chi vi lavorava.
La cosa assurda è che questa dovrebbe essere una fase in cui i temi relativi all’acqua ed alle infrastrutture dovrebbero essere al centro dell’agenda politica. Cito solo alcuni fatti che hanno interessato la Provincia di Brescia:
– la sospensione in piena stagione turistica per circa due settimane dell’erogazione dell’acqua da pubblico acquedotto in un comune gardesano a luglio a causa di una possibile contaminazione;
– l’emergenza Legionella e polmonite che sta interessando i territori della Bassa attorno al Fiume Chiese, epidemia che rappresenta un unicum a livello mondiale e che parrebbe connessa alla scarsità d’acqua presente nel fiume Chiese da cui attingono acqua numerosi impianti industriali;
– gli sversamenti di acque luride nel Sarca poi confluite nel Garda;
– il Referendum Consultivo sulla gestione dell’acqua pubblica previsto per il 18 novembre in Provincia di Brescia;
– l’entrata in vigore della circolare del Ministero dell’Ambiente della fine del 2017 sul deflusso ecologico…
In un epoca in cui le infrastrutture crollano (tragedia del Ponte Morandi) il tema della complessiva compatibilità del patrimonio infrastrutturale con i contesti di riferimento dovrebbe essere al centro del dibattito politico. A maggior ragione per quel che riguarda le dighe che potrebbero avere un ruolo fondamentale nei prossimi decenni quali luoghi di accumulo di acque anche a fini diversi da quello produttivo.
E invece sembra prevalere una forma di disinteresse di stampo “burocraticistico”.
Il promontorio di Toscolano Maderno e l’entroterra con il fiume Toscolano. Foto: Claudio Benedetti.
Quali iniziative avete intenzione di intraprendere?
Non essendo più in Amministrazione non ho facoltà di definire quali saranno le azioni formali che intraprenderà il Comune.
Presumo verrà attivato il tavolo relativo al Contratto di Fiume essendo finalmente terminati i lavori del progetto L.A.Cust.R.E. che è il progetto grazie al quale si è reso più facili per le trote la risalita.
Quello che posso dire a titolo personale è che se non si avranno almeno risposte definitive circa le tempistiche certe entro le quali gli iter relativi al rilascio del DMV verranno conclusi e l’acqua rilasciata, sono disponibile ad avviare uno sciopero della sete per ottenere il completo rilascio dell’acqua cui la nostra comunità (… trote comprese) ha diritto. In fondo parafrasando il parlamentare turco a Gezi Park, io sono consigliere comunale anche delle trote.
PS: nota personale
“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via (Cesare Pavese – La luna ed i falò)”.
Tra gli svantaggi/vantaggi di vivere in paese c’è che qualsiasi cosa diventa oggetto di sberleffo. E’ quindi da due settimane che i compaesani mi perculano dicendomi che non mi vedono particolarmente patito a causa dello sciopero della sete… la domanda sottesa alla perculata è però: “perché ti metti sempre in ‘sti casini?” Fornisco alcuni elementi comprensibili ai soli locals:
# se non io chi? E se non ora, quando?
# per Boschivo;
# per il nonno Piero, le Mignaghe vietate e gli zii Ligasacchi;
# per la Valvestino, i cervi, i bimbi al Fenilèt;
# per le estati e gli inverni (…soprattutto gli inverni), al pattinodromo;
# per la Maya e il Giotto;
# per le ore a giocare nel fiume da bambino, solo o con gli amici;
# per il Pizzoccolo, il Castello e lo Spino, solo o in compagnia;
# per l’energia di Sole;
# per Andrea e Gloria che combatte Babilonia dall’alto;
# per gli amici e i compagni;
# per i pappagalli sugli aranci amari di Genova con Lorenzo;
# chissà per quante altre cose…
Inquadramento geo- sentimentale della situazione del fiume Toscolano
Che sia il Fiume a dare il nome al paese piuttosto che il paese al Fiume ormai poco importa: il fiume Toscolano ha con la storia del paese di Toscolano (Maderno) un rapporto genetico.
Le acque del Fiume Toscolano, scorrendo e rigelando hanno pazientemente strappato alla montagna, briciola dopo briciola, milioni di metri cubi che, in alcuni millenni, hanno “inondato” di terre il Garda facendo sì che desse alla luce,per sommersione, il promontorio su cui oggi sorge il paese.
E’ tale distesa di terre intrise di lago a squadernare l’originaria natura, anfibia e fluviale di Toscolano Maderno. La geologia non mente ma, per capire davvero il rapporto fra le comunità umane e il fiume, serve la storia.
Introduzione storica: (solo per i cultori di storie locali)
“…de voir l’univers avec les yeux d’un autre, de cent autres, de voir les cent univers que chacun d’eux voit, que chacun d’eux est (Marcel Proust, À la recherche du temps perdu)”.
La violenza dell’impeto fluviale ha per secoli costretto a distanza dall’alveo i centri abitati. Non è un caso che le piazze dei due ex paesi (Toscolano + Maderno), dove abbondano i reperti antichi, risultino poste reciprocamente agli antipodi rispetto all’asse fluviale che tagli in maniera simmetrica il promontorio.
Le comunità si erano insediate in luoghi che fossero al contempo il più possibile vicino al lago quanto il più possibile distante dal fiume. La potenza del fiume, capace di incidere una forra di quasi cento metri, faceva paura e quindi dal fiume era meglio tenersi a distanza.
Fra i miracoli attribuiti a Sant’Ercolano (protettore della Riviera del Garda Bresciano) s’annovera l’aver “… fermato il corso del fiume fino a che tutti fossero passati”: che il miracolo fosse consisto non tanto nell’arresto del flusso delle acque,ma più prosaicamente nel fatto che si riuscisse a guadare il fiume “tutti interi”?
La memoria diretta dei contemporanei più anziani e la storia documentale raccontano invece d’una simbiosi compiuta e perfetta fra fiume e paesi che ha il proprio “luogo fondativo” nell’arbitrato fra le Comunità di Toscolano e Maderno del 1381. Tuttavia ciò che oggi viene celebrato come un semplice inizio, stante quanto visto sopra, ha più probabilmente rappresentato il coronamento d’un secolare percorso d’avvicinamento al fiume.
Con tale atto si sanciva il reciproco diritto delle comunità all’uso a fini produttivi delle acque del fiume. Su questo arbitrato poggiano le successive fortune economiche delle comunità che, in seguito all’invenzione della stampa ed al conseguente incremento della domanda di fogli di carta, diverranno nei secoli successivi il principale centro di produzione cartaria per la Serenissima Repubblica di Venezia (il tratto finale della valle del Fiume Toscolano si chiama appunto Valle delle Cartiere).
E’ dunque solo a partire dal XIV secolo che il Fiume viene ammansito, consentendo alle comunità di Toscolano e Maderno di germogliare prima e fiorire poi, grazie alla diffusione d’un “apparato circolatorio” che porta energia grazie a travate, canali, seriole e derivazioni che finiranno per innervarne in tempi diversi le sponde per numerosi kilometri lungo il suo intero sviluppo.
Il Toscolano diventa “Maestro” (“el Maister”, com’è ancora chiamato da alcuni vecchi): tanto generoso quanto esigente, come ci ricordano le numerose alluvioni (celebre quella del 1738) che hanno portato distruzione in Valle delle cartiere.
Gli argini del fiume s’intridono di lavoro, diventando il centro della vita economica dei paesi: fucine,mulini,cartiere,frantoi,concerie,centraline elettriche (1899/1905/1921) colonizzano “il” Toscolano e gli altri rii, per intercettarne prima e piegarne poi la capacità generatrice
La storia moderna del paese è la storia dell’addomesticamento del suo Fiume, che pertanto è un fiume secolarmente antropizzato.
Il Museo della Carta nella Valle delle Cartiere
Questa secolare storia di fatica e ricchezza legata al Fiume s’interrompe nel 1962 quando chiude l’ultima cartiera attiva in Valle (dove oggi sorge il Museo della Carta).
Il flusso dell’energia del Fiume, prima irretito da una trama di kilometri di canali, viene definitivamente castrato dalla costruzione del grande sbarramento di Santa Maria di Ponte Cola, conosciuto anche come Diga di Valvestino (1959-1962) proprio negli anni in cui viene nazionalizzato il settore della produzione dell’energia elettrica (1962).
A nulla varranno quindi le proteste degli imprenditori di Toscolano Maderno, di cui resta traccia in alcune interrogazioni parlamentari dell’epoca, che a valle ancora sfruttavano l’energia dell’acqua a fini produttivi per il tramite delle antiche canalizzazioni.
Le comunità finiranno per “dimenticarsi” di vivere su un fiume che, da motore della vita economica dei paesi, diverrà al più lo sfondo d’innanzi al quale sorgono i numerosi campeggi che oggi costellano il promontorio e che probabilmente devono alla Diga di Ponte Cola la loro stessa possibilità di esistenza, così come la riserva pronto-pesca oggi attiva nella Valle delle Cartiere.
Un inquadramento idrografico (solo per i cultori di idrografia): acque spezzate e ricucite.
“Non si può discendere due volte nello stesso fiume (Eraclito – Dell’origine)”.
Il torrente Toscolano è il principale fiume presente nel Parco Alto Garda Bresciano. Quelli con il “palato più fine” saranno già insospettiti nel veder impiegati i termini fiume e torrente come sinonimi. Se la corretta dicitura burocratica per inquadrare il “nostro” fiume è quella di torrente, per il locals il Toscolano è un fiume. In questa sede non conta la correttezza scientifica quanto piuttosto la battaglia del linguaggio.
Fornire un inquadramento univoco dello scorrere del fiume è impresa tutt’altro che agevole. Esso è infatti un Fiume – O.G.M. in quanto Oggetto Geograficamente Modificato.
La dicitura Toscolano si applica a valle del punto in cui altri tre fiumi (Personcino, Armarolo e Magasino) confluiscono”dando origine al Toscolano”.
Il fiume scorre fino alla diga (di Ponte Cola) che, bloccandone il corso, origina il Lago di Valvestino (1,3 kmq c.a.). Il lago è altresì alimentato da alcuni piccoli affluenti laterali, il più importante dei quali si chiama Droanello.
Siccome l’acqua proveniente da monte non era sufficiente a far funzionare a piena capacità l’impianto di produzione d’energia di Gargnano, in fondo alla valle del fiume Droanello è stato scavato un tunnel di diversi kilometri che va ad intercettare e deviare un altro fiume (Fiume San Michele in comune di Tremosine) che nulla ha a che fare né con il Toscolano né con il suo bacino idrografico.
E’ da notare che in seguito alla realizzazione del tunnel il territorio attraversato è stato completamente prosciugato dalla presenza di fonti di acqua: la cooperativa che gestiva le malghe nel territorio attraversato dal Tunnel, la Latteria Turnaria di Tignale, oggi si occupa di produzione di olio… (tale circostanza apre scenari preoccupanti riguardo i lavori che verranno realizzati per collegare la Valvestino al Trentino)
Le acque del Lago di Valvestino, forzatamente condotte al Garda attraverso un tunnel che sbuca a Gargnano, dal 1962 lasciano quindi del tutto a secco il tratto di Valle immediatamente sottostante la diga.
A valle del muro della diga, per almeno 100 m, non scorre nulla poiché non esiste più alcun alveo: esso è stato interrotto dagli sbancamenti necessari alla costruzione della diga ed è stata creata una spianata.
La possibilità per l’acqua di passare da “sopra” a “sotto” è condizionata a dei bypass artificiali che sono poi gli scarichi della diga che vengono attivati in occasione di manovre di gestione.
A valle degli scarichi inizia un tratto che dal 1962 è sempre in asciutta (salvo in occasione delle manovre di cui sopra). Attualmente avvengono dei rilasci che risultano parziali rispetto a quanto previsto.
Tuttavia stante la natura calcarea dei suoli presumo che anche qualora venisse rilasciati i 174 l/s previsti ad oggi per il DMV (pari al 10% della portata media storica alla derivazione), questo tratto rimarrebbe in asciutta anche se le nuove linee guida del Ministero dell’Ambiente approvate nel dicembre del 2017 legittimano la possibilità di raggiungere addirittura il 20% della portata media storica.
Discendendo ancora l’alveo-senza-fiume ci si accorge che esso inizia a dare segni di vita superficiale man mano che si prosegue in direzione foce, grazie ad apporti laterali garantiti da vallette che, unendosi in fondovalle, originano il fiume. Quando il fiume riesce finalmente a ringalluzzirsi, viene prontamente intercettato e subito ricondotto entro una seriola che alimenta una centralina posta kilometri a valle.
Una volta che la partita del rilascio del DMV da parte di ENEL sarà stata vinta, “a cascata” dovranno adeguarsi agli obblighi di rilascio previsti anche le centraline di valle, cosa di cui son ben coscienti le associazioni di pesca sportiva che gestiscono le due riserve nel tratto terminale del Toscolano.
Con la solita dinamica dei progressivi apporti laterali, il fiume rinasce per la terza volta con ammirevole caparbietà ammirevole. La presenza delle centraline, che manda in sofferenza il tratto centrale del Fiume, non impatta tuttavia sul tratto terminale, laddove si compie il fenomeno ecologicamente più rilevante per il Lago di Garda.
“Non ci si può bagnare(discendere, letterale) due volte nello stesso fiume”.Filosoficamente parlando l’affermazione è valida per tutti i fiumi; tuttavia nel caso del fiume Toscolano essa assume una forza descrittiva tanto efficace quanto sinistra.
Il bacino imbrifero del fiume Toscolano
Un inquadramento ecologico parziale: della risalita delle trote di lago
“Un paese vuol dire non essere soli, sapere che […]nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo... (Cesare Pavese – La luna ed i falò)”.
Addentrarsi nella descrizione di un ecosistema complesso come quello di un torrente prealpino sarebbe del tutto insensato in questa sede. Risparmio quindi al lettore le informazioni sulla presenza nel Fiume Toscolano del Cottus Grobius, del Leuciscus Sofflatus o dell’Astropotamobius Pallipes, limitandomi a fornire riferimenti sul ruolo del fiume nell’ecologia della trota lacustre (Salmo Trutta, morpha lacsurtis). E’ infatti questa la specie che lega indissolubilmente il “nostro” fiume al Lago di Garda.
Lungo il kilometro e mezzo in cui il fiume attraversa il paese avviene un fenomeno meraviglioso: la risalita del fiume da parte delle trote di lago. Pesci di quasi 10 kg sfidano la poca acqua per raggiungere la parte più sabbiosa del fiume e lì deporvi le uova (homing).
Considerate che in media una trota depone 2000 uova per kilo di peso e che negli anni in cui le piogge favoriscono il fenomeno, risalgono lungo il torrente decine e decine di esemplari il cui perso medio si aggira sui 4/5 kg.
Il fenomeno è stato scientificamente studiato grazie ad un contributo della Fondazione CARIPLO che ha altresì consentito di realizzare alcune vasche per agevolare la risalita delle trote che, a causa degli artificiali regimi idrologici del fiume, rimanevano prima bloccate a valle dei siti di deposizione.
Dalle ricerche sono emersi una serie di dati rilevanti non tanto per il singolo “fiumiciattolo” ma per tutto il comprensorio del Garda che, pur essendo dilacerato fra tre regioni, rimane il più grande lago italiano alimentato dal più esteso bacino glaciale italiano (Pian di neve + apporti da Presanella e Caré Alto).
Riepilogando in chiave non troppo scientifica (i risultati più significativi emersi verranno pubblicati entro il 2019):
– l’analisi del periodo di risalita consente di individuare il gruppo di appartenenza genetica delle trote;
– le trote che risalgono sono solo quelle selvatiche e non quelle immesse dagli incubatoi gestiti dalle Province/Regioni che gravitano attorno al Garda;
– la fecondazione delle uova deposte dalle trote di lago avviene solo ad opera di altre trote di lago e non da parte delle trote di fiume grazie a differenti comportamenti dei maschi delle specie;
– singoli esemplari di trota sono stati censiti ritornare nello stesso luogo a depporre le uova a distanza di anni;
– è stato censito un carpione (Salmo Carpio, specie endemica del Garda ed in via d’estinzione) risalire il torrente per deporre le uova quando tutta la letteratura scientifica parla della deposizione delle uova.
Una trota di circa 6 kg depone le uova nel fiume Toscolano. Foto: Paolo Marai.
Considerazioni politiche
“La qualità trascendente assomiglia all’acqua. Senza resistere assume la forma di ogni cosa, prende la posizione più bassa che gli uomini disprezzano (Tao Te Ching, cap. VIII)”.
“Lodato sii mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile e umile, preziosa e pura (San Francesco d’Assisi – Cantico delle creature)”.
L’acqua è preziosa perché utile; ed è utile perché è umile. Preziosa perché si lascia sfruttare. Se ciò era vero per l’Italia Medioevale o la Cina del II secolo a.C., a maggior ragione lo è nelle nostre società dove acqua potabile è utilizzata per annaffiare giardini, lavare automobili, eliminare in fognatura deiezioni.
Se trattiamo così l’acqua potabile, figurarsi quale considerazione attribuiamo all’acqua non potabile…
Nella migliore delle ipotesi essa diventa l’elemento sui cui costruiamo imperi economici legati allo sfruttamento della neve, della linee di costa, della forza dei fiumi… della sete di chi vive a valle.
Grazie alla risalita delle trote lacustri lungo il tratto terminale del fiume, la mia comunità si è accorta dopo decenni di vivere lungo un Fiume.
Le trote lacustri sono delle “sirene mute” che, con la loro commovente danza vitale anziché con il canto, ci hanno consentito di riportare lo sguardo ad un luogo che merita tutto il nostro rispetto e la nostra delicatezza.
Parafrasando le parole del parlamentare turco impegnato nella difesa di Gezi Parc durante le rivolte del 2011 il Sindaco di Toscolano Maderno d’ora in avanti dovrà essere anche il “Sindaco delle trote che con fatica risalgono il fiume”.
La situazione non è certo drammatica come in Turchia: nessuna delle parti coinvolte nega l’obbligo, la necessità e l’opportunità di rilasciare l’acqua a valle, ma è vero che alcuni si sono prodigati per ritardare il più possibile l’entrata in vigore di questi obblighi.
Il fiume Toscolano non è né il “Blue Heart” (per citare il titolo del documentario di Patagonia) né un esempio delle “Radici Liquide” assediate dalla costruzione di nuove centraline (per citare il titolo del libro edito nel 2018 da Nuova Dimensione).
Ma appunto perché anche un fiume secolarmente antropizzato, la scoperta del suo ruolo ecologico assume un significato ancora maggiore.
Sarà forse dai lacerti di ecosistemi sopravvissuti all’antropizzazione perché dimenticati (il c.d. terzo paesaggio) che potrà venire la speranza di una trasformazione?
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Buongiorno a tutti, sono di Toscolano e anche io conosco Davide, una persona affidabile e sensibile.
Credo profondamente nella necessita’ di mantenere vivo l’ecosistema del fiume Toscolano (o ogni altro fiume) e francamente faccio fatica a capire questi ritardi. O meglio, li capisco, Enel non vuole perdere profitto, ma gli altri enti coinvolti dovrebbero darsi una mossa, se in buona fede.
La PRIORITA’ non dovrebbe essere il DMV, cioe’ la vita del fiume??? E solamente DOPO il profitto da parte di Enel.
In altre parole il profitto dovrebbe essere LIMITATO dalle condizioni del fiume e non l’opposto come pare avvenga ora…
Grazie per questa battaglia, ci vuole forza, tenacia e resistenza. Non mi sembra manchino!!
Una protesta di una settimana: condizionatori, forni, luci, televisori, radio, bar, ristoranti, negozi, comuni&c … tutto spento, frigoriferi però no, in tutte le località limitrofe.
La perdita economica per gli elettrici sarebbe molto più alta del rilascio DMV.
Un piccolo sacrificio degli abitanti.
Conosco Davide Boni personalmente. E’ stato e continua ad essere un amministratore pubblico sensibile ed attento a tutte le realtà del suo territorio, che non lascia nulla al caso e che tenta tutte le strade per avere ragione delle ingiustizie operate a livelli superiori. A volte, come scrive, anche solo per cecità o per incomprensibili motivazioni.
Ho avuto modo di accompagnare come Guida Alpina, un gruppo di ricercatori delegati dal CNR lungo un affluente della diga di Valvestino (quella incriminata) alla ricerca di esemplari da studiare e ciò che ne è emerso (presenza di specie antichissime), da a queste acque un’importanza ancora maggiore rispetto alla già grande importanza della sopravvivenza delle specie volgarmente definibili “più comuni”.
Le valle che scende da Tombea e Caplone, monti al confine con il Trentino, raccontano una storia antichissima e ricca di fatti. Tralasciando tutto ciò che è la formazione del Garda e le ere glaciali delle quali si trovano testimonianze innumerevoli, già il periodo romano del quale ancora si studia, lascia testimonianze di quanta vita queste acque hanno visto trascorrere, grazie alla loro favorevole condizione. Fu teatro della discesa di Federico Barbarossa nel 1166 al fine di invadere le terre italiche, episodio che ricordiamo anche per la nascita della Lega Lombarda (non quella politica ma quella storica) e del Giuramento di Pontida. Alcune guide locali accompagnarono l’esercito lungo sentieri nascosti e poco protetti, in quanto non considerati pericolosi e scendendo al Garda spaziarono poi lungo la pianura Padana. Dal 1170 al 1190 su questi monti, gli stessi Bizantini costruirono una muraglia a difesa del territorio a nord nei confronti dei Longobardi che stanziavano a sud (Sirmione fu roccaforte dei Longobardi). Di questa, che secondo il Prof. Brogiolo (illustre archeologo di fama, col quale a volte collaboro per accompagnarlo nelle ricerche sulle parti impervie del territorio), abbracciava praticamente tutto l’arco alpino (alla faccia della muraglia cinese…), rimangono oggi i resti di 12 castelli da Riva del Garda a Brescia. Poi la storia più recente che vide queste cime teatro delle battaglie della prima guerra in quanto sede della linea difensiva prima austro-ungarica poi italiana.
Una storia con episodi e fatti quindi importantissimi che queste acque possono testimoniare ed è inconcepibile come la cecità ed il disinteresse attuale, da parte di chi invece dovrebbe difendere la res publica, portino un amministratore locale a dover minacciare una protesta come lo sciopero della sete per richiedere il rispetto dei diritti del territorio.
Piena solidarietà con Davide e spero che tutta la popolazione e non solo quella locale, faccia sentire la sua voce a difesa di questo spicchio d’Italia che meriterebbe di venir salvaguardato per tutte le ragioni indicate e non certo distrutto.