Record di interventi nel 2020: più di 10mila missioni di soccorso. Nonostante i lunghi mesi di lockdown “assalto” alle montagne italiane. E l’estate 2021 si annuncia “calda”.
Per il Soccorso Alpino (CNSAS) il 2020 è stato record d’interventi
di Walter Milan (Responsabile Nazionale Comunicazione – Head of Communication
Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Spleologico)
Comunicato stampa del CNSAS, 20 aprile 2021
Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico diffonde i dati dell’attività 2020, che sanciscono un “record” difficile da pronosticare. Nell’anno passato infatti, pesantemente condizionato da lunghi mesi di lockdown, si è registrato il più alto numero di interventi di soccorso nella storia del Corpo. In totale sono state compiute 10.279 missioni, di cui 7.658 in terreno impervio, con l’impiego di 43.247 soccorritori, pari a 29.459 giornate, sfiorando le 200.000 ore totali di impiego. Oltre 450, purtroppo, le vittime in montagna. Il 2020 ha superato seppur di poco – per chiamate di soccorso – il 2019, che a sua volta si era chiuso con un significativo balzo in avanti dell’attività di soccorso rispetto al 2018, passando da 9.554 a 10.234 interventi (+7,1%).
I dati principali
Nell’analisi delle attività che hanno generato le chiamate di soccorso alpino durante il 2020, il primo posto è saldamente occupato dall’escursionismo, con 4.579 casi (46,6%), che distanzia di parecchio lo sci alpino, la mountain bike (7,0%), l’alpinismo, che registra 494 infortunati (5%), seguito da altre voci numericamente meno importanti.
Simile contesto lo si riscontra anche nelle cause, dove cadute e/o scivolate, su tutti i terreni, occupano la testa della classifica con 4604 casi (46,9%), seguite dalla voce “incapacità” (28,4%), che comprende fra l’altro situazioni quali: perdita di orientamento, sfinimento, ritardo. Al terzo posto troviamo i malori, con 1158 infortunati e 356 chiamate di soccorso invece (3,6%) dovute alle pessime condizioni meteo.
Le persone soccorse sono state 9.824 di cui 3.635 illesi (37 %), 4.093 feriti leggeri (41,7%), 1.313 feriti gravi (13,4%), 228 feriti in imminente pericolo di vita (2,3%), 465 deceduti (4,7%) e 90 dispersi (0,9%).
L’impiego del mezzo aereo è stato ancora una volta fondamentale, effettuato soprattutto con gli elicotteri operanti nelle basi operative del SUEM, protagonisti di 3123 missioni di soccorso alpino; in 1.044 interventi è stato utilizzato l’elicottero della Protezione civile, principalmente per quanto riguarda la regione Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia. Il 2,8% delle operazioni sono stati concluse con l’apporto di mezzi dei Vigili del Fuoco, seguiti poi da altri aeromobili dell’Amministrazione pubblica: Guardia di Finanza, Aeronautica Militare, Polizia di Stato, Esercito e Carabinieri.
Nel 2020 si sono registrati anche quattro incidenti speleologici, che hanno coinvolto quattro appassionati di esplorazione in grotta, fortunatamente senza vittime.
L’analisi
A un veloce confronto dei dati statistici degli interventi di soccorso degli anni precedenti, nel 2020 sembra che la pandemia di CoViD-19 non ci sia stata e che l’impercettibile incremento numerico rispetto all’anno precedente sia stato soltanto una ordinaria evoluzione. Ma è chiaro che a fronte delle chiusure e delle limitazioni alla circolazione fra le Regioni imposte dalla pandemia, interi periodi dell’anno passato hanno visto una forte limitazione dell’utenza turistica nelle montagne. Situazione invece del tutto ribaltata durante il periodo estivo, dove valli e cime sono diventate una delle mete privilegiate per milioni di italiani, molti dei quali per la prima volta hanno scelto di trascorrere le ferie in quota.
Una parte – minoritaria – di quest’utenza ha approcciato la montagna senza la necessaria abitudine ad un contesto ambientale molto diverso dalle zone più antropizzate, a volte anche senza una preparazione di base sulle norme di prudenza e prevenzione degli incidenti. Anche per questo si è registrato nel periodo estivo il balzo degli interventi del Soccorso Alpino e Speleologico ha registrato un +45% su scala nazionale.
Le dichiarazioni del Presidente, Maurizio Dellantonio
“L’attività del Soccorso Alpino e Speleologico è stata particolarmente intensa durante la scorsa estate. Nonostante i lockdown non ci siamo fermati nella preparazione e l’addestramento, sin dalla primavera, consapevoli che saremmo stati chiamati ad un impegno corposo nei mesi successivi” – ha dichiarato Maurizio Dellantonio, presidente nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico – “Ci siamo messi anche a disposizione delle strutture di Protezione Civile, durante l’emergenza, e nel contempo abbiamo studiato nuovi e efficaci protocolli d’intervento in chiave di contenimento del rischio biologico, per garantire la sicurezza delle persone soccorse e limitare i contagi fra i nostri operatori. Posso dire con orgoglio che grazie all’impegno del nostro personale, e grazie alle dotazioni e i DPI acquistati, non abbiamo riscontrato casi di contagio durante le nostre operazioni di soccorso.
Il Soccorso Alpino e Speleologico si farà trovare pronto anche per i mesi a venire: in vista dell’estate che incombe ci aspettiamo una nuova, pacifica, invasione delle montagne italiane, potendo contare forse anche su una parziale ripresa dell’utenza turistica internazionale. Quel che è certo è che tante persone hanno riscoperto il piacere della montagna: un bene per l’economia delle “terre alte” e per l’intero Paese”.
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In breve, solo il CNSAS fa il soccorso alpino? Però si fa imprestare l’elicottero da: Protezione civile, Vigili del Fuoco, Guardia di Finanza, Aeronautica Militare, Polizia di Stato, Esercito e Carabinieri. Per poter lavorare, il CNSAS ha anche un sostanzioso contributo statale. Eppure i soccorritori delle varie armi MILITARI, sono giovani, preparati e si addestrano, perchè fa parte del loro lavoro.
Le varie percentuali sono molto interessanti e andrebbero lette con attenzione da parte di chi sostiene certe tesi del menga in merito agli incidenti in montagna.
Cominetti. Sicuramente. Anche se non è necessario un ufficio per fare 10 slides. Però finora qui non sono intervenuti. Forse non gliene frega niente o hanno pensato che fosse inopportuno? I dati comunque sono lì, a meno che uno pensi siano tutti falsi, visto che ormai la diffidenza e il sospetto sembrano essere molto diffusi.
Il CNSAS (come anche l’ UNESCO) ha un ufficio addetto alla Comunicazione e Marketing. (?!).
Questi numeri possono contribuire, portando concretezza e realismo, ad alcune discussioni che si sono svolte recentemente sul blog: organizzazione del servizio di elisoccorso in montagna (4.460 interventi, di cui il 70% svolti da 118-SUEM); incidenza effettiva, al di là dei sensazionalismi basati su casi singoli, degli incidenti da valanga (21, pari allo 0,2%) e scialpinismo (23o, pari al 2,3 %) e alpinismo (494, pari al 5%), prevenzione degli incidenti escursionistici (il 46% degli interventi). Manca putroppo una disaggregazione delle conseguenze più o meno gravi per attività svolta e un riferimento al numero dei praticanti. Magari qualcuno dei lettori potrebbe cercare di ricavare questi dati accedendo alle fonti. Vanno tuttavia letti “sine ira et studio”, senza forzarli a sostegno delle proprie posizioni, ma come una realtà con la quale, piaccia o non piaccia, deve confrontarsi ogni proposta di linea d’azione che voglia essere realistica.