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ecco la lettera aperta di un gruppo di abitanti della Val di Fiemme: ritengono che l’intervento edilizio-turistico previsto per Malga Lagorai sia ambientalmente dannoso ed economicamente non sostenibile e deplorano che sia assente un dibattito sul modello di sviluppo che la comunità si vuole dare.
Lettura: spessore-weight(2), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(2)
Perché fare un ristorante-bar al posto della Malga Lagorai?
(lettera aperta ai Vicini della Magnifica Comunità di Fiemme, ai Soci delle Sezioni SAT di Cavalese, Tesero, Predazzo e agli Amministratori fiemmesi e provinciali)
Cavalese, 30 maggio 2019
Cari Vicini e Soci SAT, egregi Amministratori, vi siete chiesti perché, in una valle antica finora risparmiata dal turismo di massa, la Val Lagorai, sulle rive del più bello e grande lago in quota che abbiamo, si voglia realizzare un ristorante-bar-rifugio al posto della malga? Il grande alpinista Franco Perlotto, scrittore e ora gestore del rifugio Gabriele Boccalatte (Grandes Jorasses), ha commentato pochi giorni fa: “Antiche malghe deformate in ristoranti. L’esempio più lampante di questa politica è il nuovo progetto della TransLagorai che, con il palese intento di aumentare il giro d’affari su quelle montagne, andrà a devastare di fatto una delle pochissime aree di vera wilderness rimasta in Trentino.” Il gruppo del Lagorai è la zona montuosa più vasta e meglio preservata del Trentino, vi si trova una naturalità che altrove non c’è ormai più. Perché deteriorare questa ricchezza, invece di considerarla una risorsa sempre più rara, da consegnare ai posteri? Banalizzare il territorio è ormai una strategia perdente, anche a livello turistico. Il territorio del Lagorai è integro in vaste zone. Tra esse, con il maggiore lago della catena, la Val Lagorai, la prossima “vittima”.
La trasformazione della malga in ristorante-bar-rifugio è stata decisa dalla Provincia. Spesa prevista 750mila euro pubblici. Scopo dichiarato è che serve come punto d’appoggio per la traversata TransLagorai: ovviamente un pretesto, perché è troppo lontana dal sentiero in quota. La delibera n.1487 del 10/08/2018 dice testualmente che l’anno prossimo nella casèra verrà realizzata un’attività di ristorazione con sala da pranzo da 40 posti, un alloggio per il gestore, una stanza dormitorio, servizi igienici, con una terrazza esterna per il servizio bar e ristorazione; nella stalla vi saranno 20 posti letto e servizi igienici, un locale magazzino, l’alloggio per il pastore; infine impianti idrici e di produzione elettrica. Molto chiaro: il malgaro nella stalla e il gestore nella ex-casèra.
Pertanto non convincono le parole dei sostenitori, che minimizzano: un ex-assessore (solo “un’integrazione del reddito dei malgari”) e un consigliere della Provincia (“mi vergogno di essere trentino” per la fatiscenza della malga), un amministratore della magnifica Comunità (“polemiche inutili”, “non ci sarà alcuno stravolgimento”). Se fosse vero saremmo tutti d’accordo: una ristrutturazione è necessaria, ma deve essere sobria e rispettosa dell’uso tradizionale, come proposto dall’Assemblea dei Soci della SAT di Cavalese.
Va benissimo permettere ai malgari di vendere i loro prodotti ai passanti, cibi, bevande e/o il pernottamento nel bivacco. Però un ristorante-bar gestito è cosa completamente diversa. Gli interventi e i costi previsti sono in stridente contraddizione con le dichiarazioni minimizzatrici. Noi siamo convinti che la delibera citata provocherà un danno irreversibile alla natura dei luoghi e uno spreco di denaro, che vanno assolutamente evitati.
Dicono che non verrà resa transitabile la strada (da “le Mandre”) e che non verrà modificata l’accessibilità dal Cermìs. Così stando le cose, è evidente che il ristorante-bar non avrebbe alcun senso economico, non potrebbe mai avere sufficiente clientela. Basti pensare alle malghe-ristorante di Valmaggiore e Val di Sadole: a malapena si reggono economicamente, pur con la strada carrozzabile fin sulla porta e la manutenzione fatta con soldi della Comunità; ha chiuso perfino l’agritur a Malga Cadinello, sulla strada del Manghen. Figurarsi Malga Lagorai, da raggiungere in un’ora e mezza a piedi! Ma chi è quel gestore che andrà a vivere a Malga Lagorai per due mesi di scarso lavoro? Si sono posti queste domande gli amministratori e politici? Bertoldo direbbe che se in questo progetto non si vede logica è perché di esso viene nascosta la seconda metà. Questa: il ristorante-bar con terrazza sul lago di Lagorai languirà, allora si dirà che per salvare l’investimento di 750mila euro “bisogna pur fare qualcosa”. Per esempio, realizzare un sentiero ciclabile dal Cermìs alla Val Lagorai, o chissà cos’altro. Ciò aumenterebbe la fruizione delle funivie del Cermìs, gli operatori non chiederebbero di meglio, ché in tempi di cambiamento climatico è strategico puntare a nuove clientele, come il cicloturismo e l’e-bike. Infatti, girano per Fiemme delle dicerie sul Cermìs: che siano già studiati un “ponte tibetano” verso Bombasèl e un percorso ciclabile fino al Lago Lagorai; chiacchiere plausibili, visto il precedente della via ferrata sul Castèl de Bombasèl realizzata in sordina nel 2017. Se questo è il disegno preordinato (quale sennò?) allora esso va dichiarato esplicitamente. Altrimenti queste voci vanno solennemente smentite.
Queste sono le domande che finora sono state eluse:
(1) Qual è il piano che giustifica la sostenibilità economica della spesa di 750 mila euro nel ristorante Malga Lagorai? Quanti clienti avrà, da dove verranno, quanto guadagnerà, in quanti anni si ammorterà l’investimento?
(2) Viene promesso che la Val Lagorai verrà tutelata, che non verranno eseguiti interventi che modifichino la percorribilità delle strade e dei sentieri attuali. Vi è un impegno formale, scritto, in tal senso?
(3) Farsi concedere una malga per farne un ristorante sarebbe difficile, mentre per la Magnifica Comunità, proprietaria, è fattibile. Se il ristorante fosse funzionale a una società privata, sarebbe lecito realizzarlo con denaro pubblico?
Riteniamo che i Vicini e i Soci SAT, normali cittadini e contribuenti, abbiano diritto di avere delle risposte chiare da parte degli amministratori della Provincia, della Magnifica Comunità e dei Comuni valligiani.
Chi concordasse con quanto esposto può aderire scrivendo a malga.lagorai@virgilio.it
Un gruppo di Vicini e Soci SAT Daniele Bazzanella, SAT Cavalese Luigi Girardi, SAT Cavalese Ruggero Vaia, SAT Cavalese Diego Vanzo, SAT Cavalese Ezio Varesco, SAT Cavalese Giovanna Agostino, Varena Tommaso Artoni, SAT Cavalese Roberto Barbolini, SAT Tesero Paolo Brigadoi, Predazzo Dario Caccamisi, SAT Cavalese Carla Ceol, SAT Cavalese Federico Corradini, Cavalese Elisabetta Dellantonio, Predazzo Carmen Delugan, SAT Cavalese Giuseppe Gilmozzi, Tesero Manuela Goss, Castello di Fiemme Roberto Grandi, SAT Cavalese Florian Häusl, SAT Cavalese Alberto Lanzavecchia, SAT Cavalese Flavio Marchesoni, SAT Cavalese Massimo Mariani, Ziano di Fiemme Giulio Peruzzi, SAT Cavalese Melania Rebonato, SAT Cavalese Valerio Trotter, SAT Predazzo Andrea Vaia, Carano Luciano Vanzo, Cavalese/Trento Giuseppina Varesco, SAT Cavalese Mario Varesco, Cavalese
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meno male che qualcun’altro lo dice!
Classico specchio per le allodole.
E i citrulli abboccano e avallano.
Questa che sicuramente chiamano “Valorizzazione” è evidentemente una sorta di cavallo di Troia. Una volta fatta, bisognerà far fruttare l’investimento, quindi si dirà che non è possibile evitare una più facile accessibilità, eccetera. Prima si allarga la strada, poi dopo qualche incidente la si dovrà asfaltare, eccetera. Storia già vista mille volte in mille posti.
Allora come fare? Chiediamoci perché mai una malga deve per forza o diventare un triste rudere o trasformarsi in bar ristorante, e non può restare “malga”? Presidio e cura del territorio a molti livelli (che un ristorante non fa di certo…), presidio culturale, sito di educazione ambientale, mantenimento di razze bovine/ovine di nicchia, quindi produzioni di eccellenza a potenziale alto valore aggiunto… (la fortuna di SlowFood e simili insegna che per certe cose un mercato c’è, e funziona, non è solo idealismo eroico). L’alternativa secca che ci vogliono far ingoiare (tra rudere e “valorizzazione” bar-ristorante) è grossolana e ingannevole; certo è la più comoda e facile, non richiede nessunissima intelligenza, capacità né lungimiranza, basta firmare una licenza. Ma porta al degrado e alla morte della montagna.
Chiedo venia per il mio post non corretto. Ti ringrazio per la tua informazione AGH. Ottimisticamente ho pensato che, meno male, IL CAI/SAT si era espresso a sfavore di questo accanimento. INVECE? Come prima peggio di prima.
Peccato, spesso si prendono le Dolomiti come buon esempio e invece… Ma dov’è la Fondazione Unesco?? Dov’è Messner?
Alla malga Lagorai ricordo ancora i pastori. All’epoca c’erano anche i preti che organizzavano le gite dell’oratorio fino al lago, con partenza beninteso dal centro di Tesero. All’epoca c’erano appena tre ore di cammino per raggiungere il paradiso, impresa che oggi non fa più nessuno tantomeno gli indigeni. Il problema infatti sta negli accessi più che nelle strutture. Per impedire la devastazione della montagna bisogna ostacolare ogni forma di trasporto che non siano i piedi.
Luciano Pellegrini scusami ma non sei informato bene: gli iscritti SAT di Cavalese avevano votato tempo fa a maggioranza una mozione CONTRO Malga Lagorai trasformata in ristorante, presentata da Ruggero Vaia. Ma incredibilmente il direttivo, successivamente, ribaltando l’esito della mozione, si è invece espresso A FAVORE del progetto Translagorai, tantoché un’altra mozione simile presentata al Consiglio direttivo di SAT Centrale è stata bocciata col voto contrario della dirigenza Sat Cavalese. C’è peraltro da rilevare che il vicepresidente di sezione, cioè colui che si espone sempre pubblicamente, è in clamoroso conflitto di interesse essendo dipendente della Magnifica Comunità di Fiemme, favorevolissima al progetto (ovviamente) di cui è beneficiaria per un finanziamento pubblico di 750.000 euro. Ormai è un anno che facciamo domande a tutti i promotori del progetto, specie Provincia-SAT, senza ottenere risposte serie.
Meno male che i Soci della SAT di Cavalese, (Società degli Alpinisti Tridentini), l’associazione più grande del Trentino e inoltre la sezione più grande del C.A.I. si è dichiarata sfavorevole.
fa piacere vedere che ci sono persone che vedono oltre e che non hanno problemi a chiedere ragione di certe schifezze a coloro che non dovrebbero (sottolineo dovrebbero) di certo permetterle.
Sono contento: mi sembra di osservare e quindi di poter dire che da qualche tempo certi “inciuci” vengano discussi pubblicamente e anche perseguiti dalla magistratura molto più di frequente e non più zittiti politicamente con regolarità.
Comunque posso solo sperare che non realizzino schifezze di bassa intelligenza come sembra propongano a grandi linee.