Perché Natale non sia la tomba dello sci

Perché Natale non sia la tomba dello sci
di Tiziano Pinton

Premessa
Ischgl diventò un focolaio di diffusione del CoViD-19 non perché avesse caratteristiche particolari ma perché gli sciatori che la frequentano spesso arrivano in pullman da territori urbanizzati vicini al Mare del Nord.

Manca poco alla stagione invernale, i contagi CoViD-19 ora sembrano in calo ma essendo l’andamento nel medio-lungo tempo un saliscendi e con le varianti che si attendono, le residenze per anziani, che possono simulare una residenza alberghiera, a volte sono assalite dal virus nonostante la vaccinazione a tappeto. Dopo due anni non possiamo ricadere nella logica della chiusura generalizzata perché bisogna avviarci alla normalità in presenza virus. Bisogna superare la logica che lega le autorità, che a seconda dei numeri aprono e chiudono la possibilità di spostamento.

Scrivo questa riflessione perché non voglio rivivere l’assurda situazione in cui mi sono vietate le attività all’aria aperta, e per quanto argomenterò nello specifico la pratica dello sci.

Io non sono uno scienziato ma mi ritengo un buon osservatore dei fenomeni, quindi non entrando nella peculiarità della conoscenza specifica, devo riflettere su aspetti del contagio che penso non siano stati considerati; in altre parole di fronte al problema dei contagi CoViD-19 (che andrebbero chiamati Sars-2) si è reagito impedendo la frequentazione di luoghi lontani, senza tener conto del tipo di contatto e addirittura considerando le attività all’aperto come potenzialmente pericolose.

Mi è stato riferito da più fonti che lo scorso inverno rispetto all’apertura degli impianti, le aziende e le associazioni delle stesse pur avendo cercato ripetutamente un contatto e confronto con la commissione tecnico-scientifica ed il ministero della salute non siano riuscite ad ottenere alcun confronto, cosa che mi sembra assurda pur non essendo io amico e sodale degli impiantisti.

Mentre scrivo è arrivata la notizia che un accordo tra i gestori di funivie e governo si è trovato usando il greenpass come punto nodale, così pensano di aver eliminato i rischi di contagio con una logica cara al CTS che apre e chiude i rubinetti della mobilità in base alle percentuali del momento, logica che mi sembra assurda perché se vogliamo tener in vita un’attività stagionale devi prevenire e non chiudere la stalla quando i buoi sono scappati.

Dato che esistono grafici e cifre dei contagi bisogna guardare ad essi con disincanto e prendere atto che se ora in Italia i contagi sono bassi, ma scendono lentamente, non è così in tutta Europa. Chi per primo si è vaccinato, cioè Israele ed Inghilterra, ora hanno alti contagi, come la Romania che ha pochi vaccinati, paesi vicini come le repubbliche baltiche hanno una quantità di contagi molto superiori alla Polonia che è la nazione loro più vicina, la Spagna ha tanti contagi quanto l’Italia ma il Portogallo che è la nazione più vaccinata in Europa ne ha circa il doppio pur confinando solo con la Spagna; Svizzera e Austria stanno nella fascia di contagi superiore alla nostra come il Südtirol detto Alto Adige.

Partendo da un passato di quasi due anni e attualizzando le prospettive espongo quelli che per me sono dei capisaldi che chiunque voglia frequentare la montagna invernale deve tener conto:

– Le attività all’aria aperta non costituiscono un rischio malattia, gli impianti tipo skilift e seggiovie senza paravento sono intrinsecamente sicuri, per quelli con cabine più o meno grandi è un problema di giusto ricambio aria, quindi provvedimenti tecnici per evitare contagi.

– L’acquisto dello skipass da anni avviene all’aperto, i venditori sono in una bacheca e l’acquirente all’aperto, spesso lo scambio avviene tramite un piatto rotante, gli uffici di vendita che ancora ammettono gli acquirenti al loro interno hanno volumetrie variabili, a Versciaco (BZ) l’ufficio sta in una costruzione mostruosa, con un volume immenso, ad Alleghe in una casetta in legno, ci si entrerà uno alla volta come in un negozio piccolo.

– Le code agli impianti se sono con gli sci ai piedi sono a distanziamento intrinseco essendo lo sci lungo 1,50 m. Nel caso di accesso alle cabinovie si possono controllare con la gestione dei passaggi al cancello skipass.

– Da quanto esposto il pericolo contagi non risiede nelle attività all’aperto, ma con la nostra vita al chiuso, ed i maggiori rischi di malattia li corre il personale al lavoro che al chiuso passa l’intera giornata per mesi consecutivi; il vero problema sta nella stabilità del sistema, se l’attività di ricezione inizia non può essere interrotta per sopravvenuta emergenza, perché un potenziale guadagno si trasformerebbe in un sicuro ammanco e si ripercuote anche sulle attività che non hanno problemi di contagio.

– Le comunità montane non si dovranno illudere che chiunque possa essere accolto e “l’importante è che paghi”; nessuno potrà garantire a chi è abituato a livelli alti di benessere il mantenimento delle abitudini con tutti i servizi e confort, basti l’esempio delle SPA tanto ricercate ma focolai di rischio e quindi non frequentabili in massa. Oltre lo sci, per passare il tempo ci saranno le passeggiate e non l’assieparsi nei locali di ritrovo o gli aperitivi.

– Bisogna prendere atto che l’obiettivo del “tutto esaurito” non è praticabile anche a costo di mancati guadagni, puntando ad avere appassionati di montagna nei periodi meno frequentati, anche a costo di numero chiuso.

Queste sono considerazioni generiche, ma valevoli per tutte le località sia grandi che piccole, anche se in queste ultime è difficile avere incroci di sovraffollamento che andranno comunque evitati.

Entriamo nello specifico dei problemi tenendo conto che il virus è una particella piccola e come tale deve essere considerata; io ho esperienza delle fibre di amianto, e so che una fibra delle dimensioni di 3 millesimi di millimetro si posa a terra dopo 24 ore se si trova in un ambiente con aria ferma, figuriamoci un virus che è circa 20 volte più piccolo e per fluttuare può sfruttare il pulviscolo anche di origine vegetale, che fortunatamente in inverno alle alte quote è più rado, perché è dimostrato che l’idea che il virus fosse per lo più legato alle goccioline derivanti dalla respirazione è sostanzialmente errata.

Altro dato che sembra consolidato è che se si frequenta un ambiente chiuso per meno di 15 minuti non è possibile ammalarsi, e anche io sarei contento che così fosse, ma vorrei che qualcuno mi spiegasse da dove si estrapola questo dato, poiché in base a ciò non si capirebbe perché non posso entrare in un bar per fare colazione anche senza mascherina.

Più emettitori di virus (cioè portatori sani o persone che tra 48 ore avranno i sintomi) possono transitare in un luogo, e mi sembra strano che non vi sia un effetto sommatorio dei virus in assenza o con scarso ricambio di aria.

A quanto ne so non esiste una norma di frequentazione degli ascensori, eppure è l’ambiente più pericoloso che ci sia, ha un volume piccolo, scarsissimo ricambio dell’aria, può contenere persone che frequentano ambienti e coorti diverse e magari lo devono usare più volte in un breve lasso di tempo.

Per ora non possiamo dire che quello che è un tentativo di vaccinazione abbia un potere risolutivo dei contagi, comunque se andasse a buon fine non lo vedremo entro l’inizio della stagione sciistica alle porte per cui è bene cercare di adottare tutte le precauzioni che possiamo allo scopo di non contagiare il personale che lavora al chiuso, perché lo scopo è mantenere la costanza dell’attività evitando un aggravio dei costi; chiaramente se non si ammala il personale anche il turista sarà contagiato in casi sporadici, evitando di evidenziare un pericolo nella pratica del turismo invernale.

La mancata apertura del 2021 pur in presenza di un possibile monitoraggio di massa rappresentato dai tamponi, rappresenta la paura delle autorità, e se risaliranno i casi di malati lontano dalle montagne che facciamo, nuove chiusure e divieti? Spero che le comunità montane sappiano agire in anticipo perché sperare nei numeri rischia di farci fare la fine dello scorso anno.

All’avvento del CoViD-19 si è reagito con emergenza e blocchi nella prima fase, e nonostante numeri di contagio bassi la sanità impreparata non ha potuto evitare le fasi acute della malattia. Nella seconda fase il rapporto tra efficacia delle cure e malati acuti è stato assai maggiore, però il blocco delle attività turistico ludiche è rimasto, e ad oggi due stagioni alberghiere estive sono trascorse e mi chiedo se il problema soggiorni alberghieri sia stato studiato, perché vi è una branca scientifica che si chiama epidemiologia e mi pare che dall’avvento del CoViD-19 anziché usarla per studiare la diffusione del contagio nelle reali situazioni delle attività umane si preferisca voltare lo sguardo; per quanto ne so non esistono studi sui contagi nei supermercati, nelle piattaforme di logistica e in tutte quelle fabbriche che vedono lavoratori affiancati, nonché scuole e palestre.

Come evitare di contagiarsi
Naturalmente una serie di precauzioni non può essere esaustiva e ben vengano nuovi suggerimenti che non si chiamino mascherine e disinfezione delle mani.

Il nostro primo alleato deve essere la circolazione dell’aria, per evitare che i virus esalati da una persona vengano inalati da un’altra, ed essendo naso e bocca in alto, dobbiamo favorire la circolazione ascensionale dell’aria.

Nel caso di cabinette e cabine pure si può fare, nel caso delle cabinovie sfruttando il senso di marcia con bocchette in pressione sotto e in depressione sopra, per le funivie con ventole sul soffitto.

In alta Pusteria già lo scorso inverno dichiaravano di sanificare le cabinette durante l’inversione di marcia: non ho idea come facciano ed hanno senz’altro fior di consulenti, però teniamo presente che se in una cabina, che vengono costruite sempre più grandi, entrano gruppi promiscui e poi respirano la stessa aria, la sanificazione perde la sua efficacia.

Per i luoghi chiusi come i rifugi in quota, locali quasi indispensabili in caso di maltempo e non potendo certo cacciare avventori in ipotermia, il problema della circolazione d’aria e l’accumulo di virus è senz’altro cruciale; cercando in rete mi è stato presentato il sito di una grande azienda il cui sanificatore di aria elimina oltre il 99% di microorganismi presenti, utilizzando i raggi UV tipo C, mi sembra una buona prospettiva soprattutto se abbinata a correnti ascensionali che possono essere aiutate riscaldando i pavimenti con lampade all’infrarosso.

Certo vi è un costo energetico, comunque inferiore a quello che già oggi ci impone lo sci di discesa, ma ci consente di entrare nei locali con un certo margine di sicurezza.

Parimenti negli alberghi si dovrebbe evitare il più possibile il contatto tra personale e cliente sempre per salvaguardare chi ci lavora, per esempio non mi sembra il caso di rassettare le camere per periodi inferiori ai 4 giorni di permanenza, perché al cambio cliente si può trattare il locale con maggior sicurezza anche perdendo calore nell’ambiente.

Chiediamoci, è possibile monitorare le persone anche nei paesi di montagna dove spesso mancano anche i presidi medici? Io dico di sì anche se penso che i tamponi rapidi debbano fare un salto di qualità; secondo la letteratura scientifica il limite del tampone rapido risiede nella scarsa quantità di materia che viene sottoposta al reagente, per cui la lettura delle piccole infezioni può essere non veritiera.

Con l’aria secca della montagna spesso le narici sono asciutte, per cui passando il tampone asporterò poco materiale: ecco, migliorando questo aspetto, il tampone rappresenta un’arma di prevenzione utile a non cascare nei contagi di massa.

Se si vuole passare un inverno sulla neve sono convinto non ci si possa affidare al caso e alla speranza che dà un certificato.

Un triste esempio lo abbiamo in questi giorni in provincia di Pistoia: un gruppo in gita, il soggiorno in un albergo infetto, e circa 50 persone col virus e tutte vaccinate. Immaginiamo cosa succederebbe in quei paesi dove vi sono più alberghi che residenti.

In alcune località mentre noi comuni mortali eravamo costretti a casa si sono tenute gare di sci di diverso tipo, qualcuno ha verificato se ci sono stati contagi o situazioni critiche? Perché dalle situazioni reali si deve trarre l’insegnamento.

Spero con questa riflessione di suscitare un positivo fermento per evitare che un fenomeno avverso blocchi l’accesso alle montagne, le autorità sanitarie fino ad ora hanno agito con gli impedimenti, invece un sottosegretario al ministero della sanità ha dichiarato ad una radio che si potranno riempire i palazzetti dello sport e con i vaccini il problema CoViD-19 è sotto controllo. Piacerebbe anche a me un inverno senza intoppi, ma la mente mi dice che non sarà così.

Un amico mi ha detto che un albergo nel periodo delle vacanze di Natale ha delle date già esaurite: se la gente arriva in massa il sistema reggerà? 

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Perché Natale non sia la tomba dello sci ultima modifica: 2021-11-04T05:44:00+01:00 da GognaBlog

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41 pensieri su “Perché Natale non sia la tomba dello sci”

  1. “video “a volo di drone” su Sestriere, la notissima località sciistica del Torinese. Il paesaggio è da fiaba, con i boschi e le case coperti di neve a cui fanno da sfondo le cime della Rognosa, della Motta, del Sises e più in là dello Chaberton. Il drone passa anche accanto alla seggiovia del Cit Roc già in funzione: la prova generale per l’apertura della stagione prevista il 4 dicembre, anche se in molti, vista la coltre bianca, stanno già chiedendo di anticipare”
    PERO’ CHE BELLO, SENZA  LA FOLLA, PAESAGGIO NON ANCORA UMANIZZATO, SENZA ROTAIE DI PNEUMATICI, IMPRONTE , SCIE, SERPENTINE..

  2. 15/11  Per il momento il paesaggio innevato che faceva gia’presagire incassi favolosi con stagione  anticipata.. fa vedere nelle live  webcam zone gia’ brulle con neve sciolta.. ed in alto neve acquosa,neppure sparano quella artificiale  per non sprecare soldi.

  3. A Cortina saranno previsti chioschi alla partenza degli impianti dove i non vaccinati potranno farsi il tampone. Gli skipass vanno venduti. 
    Lo skipass si può acquistare normalmente. Sarà il suo utilizzo che dovrà avvenire con il possesso del grinpas. Si prevedono risse nelle cabinovie tra vaccinati e non come già accaduto lo scorso luglio sulla funivia del Lagazuoi. In coda ci sarà chi chiederà agli altri se sono vaccinati o no. Altro materiale per i telegiornali… evvvvaiii.

  4.  Stravedamento a mezzo live webcam:
    https://www.dolomitisuperski.com/it/Scopri/Zone-sciistiche/Alpe-Lusia-San-Pellegrino/Webcam
     nei giorni scorsi   visibili con somma invidia gruppetti di skialper e pure camminatori con bastoncini e cane al seguito..probabilmente valligiani dei dintorni..che hanno trovato alcune ore libere..le stesse che i cittadini lontani impiegano per una corsetta nel traffico inquinato.Per il fine settimana annunciate nuove nevicate.(..energia risparmiata per neve artificiale o si spara ugualmente per avere sferette rotonde e non cristalli esagonali a punte?)

  5. Oggi vento di bora ed aria limpida..dalla pianura Veneta visibili  tutte le cime  dolomitiche imbiancate .. fenomeno raro detto”stravedamento” con foto sul web.Tanto per ricordarsi che la pianura e’tributaria della montagna.Facendo scongiuri..dal 9 novembre a ponte Immacolata manca 1 mese e 2 a Natale..puo’succedere ancora uno squagliamento anche di piste artificiali.

  6.  coraggio..arrivano le pillole blocca covid  in blister , gia’di 2 ditte diverse..poi ci sono gli spray nasali che formano una pellicola barriera.Poi il vaccino a cerotto…presto si trovera’ di tutto e di piu’al supermercato, banco farmacia generica senza ricetta, self.Poi ci saranno sempre i contrari a tutto..se ne annusano le ascelle in piena estate quando alzano il braccio prelevare merci eclusi saponi   Esiste ancora la specie degli scorreggiatori e starnutatori  in cabina di funivia? si sono inventate mascherine antiappannanti per casco sciistico adatte all’isolamento?Le sto cercando dal 2020, magari incollando le bustine di sali scaldamani , o resistenze elettriche a batteriaapplicabili.

  7. Anche io mi sono rotto del dibattito sul vaccino. E’ roba vecchia come Noè, la realtà è già oltre. Dal Fatto Quotidiano di oggi: “L’Austria manda in lockdown i non vaccinati. Dall’8/11 chi non è immunizzato o guarito dal Covid da non più di sei mesi non potrà più accedere a tutti quei luoghi dove, fino a ieri, poteva bastare anche un tampone negativo: hotel, ristoranti, attività sportive, compresi gli impianti di risalita.”

  8. Farina, Feste, Forca. La ricetta di governo dei Borboni. Va bene. Vecchia storia. Lo sappiamo. Scagli la prima pietra chi non ha mai partecipato ad una Festa o non si è fatto una bella magnata conviviale a base di carboidrati che come noto danno un gran senso di felicità e pienezza (temporaneo) anche se fanno schizzare l’indice glicemico.  Però non capisco perché si debba continuare a rompere le palle con snobbismo a quelli che vogliono farsi le Vacanze di Natale sulle piste da sci + polentina sociale. Ci sarà qualche pericolo in epoca Sars Cov 2? Rispettando le regole non sono così elevati. E poi questi pericoli non sono nulla rispetto a quelli che comportano altre attività solitarie o sociali che attirano le personalità orientate a livelli elevati di rischio. Perché mai questi ultimi dovrebbero essere considerati moralmente ed esteticamente superiori ai primi? Sono semplicemente diversi nei loro orientamenti. Così è fatta l’umanità. Esploratori e coloni, moderati ed estremisti. Fine della trasmissione. Facciamocene una ragione e impariamo a convivere, senza essere troppo giudicanti. Chi sono io per giudicare? Disse quel tale che pure ha connessioni molto in alto.

  9. LAVORO CONTRAPPOSTO A  TEMPO LIBERO.NEL TEMPO” LIBERO” LA “SCELTA “E’AMPIA..:STADIO DI CALCIO , discoteca..concertone, cinema , ,teatro., viaggi, crociere…..SCI  industrializzato.Un dubbio: non è che con le attivita’ di tempo libero”suggerite” dai media, si ripigliano parte di quanto elargitoci con la  sudata paga e ci fanno credere che siano libere attivita’, addirittura invocate come diritto costituzionale e ostacolate dai   lockdown,greenpass, mascherine , vaccinazioni ecc?? Si manifesta per la “liberta” in cortei e magari si fa il”loro”gioco, ossia di  farci scegliereed intraprendere le attivita’ create dal sistema per guadagnaci e teneri sfogati e buoni?

  10. Cominetti. Giusto. Non è obbligatorio partecipare. Ci sono un sacco di cose più interessanti da fare. Io ad esempio non partecipo più al Green Pass Game perché mi sono annoiato. Troppo ripetitivo. Non è che Vacanze di Natale sulla neve sia più nuovo ma almeno è una buona preparazione al grande show che si avvicina. Buon biliardo. 

  11. Benassi. Sono d’accordo. Se non ci fosse il prima, con l’adrenalina, il rischio e tutto il resto, la birretta con i compagni di avventura darebbe meno piacere. Attività più prosaiche danno meno soddisfazione quando hai finito. Un gioco d’azzardo, seppure controllato, dove metti in palio la cosa più preziosa che hai è sicuramente avvincente. Ci sono tuttavia molti modi per procurarsi questi colpi di vita e diversi livelli di rischio che le persone sono disposte a correre per procurarsi sensazioni che per loro sono piacevoli. Ovviamente il piacere varia da persona a persona. Il pacchetto sci da discesa e grappino + polenta in epoca Sars Cov 2 presenta un livello di rischio moderato e quindi è appetibile per grandi numeri. Richio medio e media soddisfazione. Popolare dunque.  Una  solitaria invernale o un’orgia metro-sexual con minorenni a base di droghe varie sono attività già più selettive, anche se la botta di vita non è paragonabile. (Così facciamo arrabbiare il pio Bertoncelli). Come dice il poeta: dove più grande il rischio più grande è la speranza di salvezza. Noi parroci in confessionale ne sentiamo di tutti i colori in proposito e spesso da persone insospettabili. Quindi che l’operazione Vacanze di Natale possa cominciare e portare gioia e soddisfazione a clienti e fornitori. In fondo è roba che non fa così male, a parte qualche frattura o distorsione. 

  12. In fondo anch’io ti confesso che ho sempre pensato che la parte migliore dell’alpinismo è quando hai finito, sei vivo e ti fai una bella merenda coi compagni. Qualcuno sostiene che la vera molla del fare attività rischiose è proprio quella di tornare ad apprezzare le triavilita’ della vita quotidiana.

    beh insomma. Vero che quando vivi esperienze particolarmente pericolose sul momento che le vivi di caghi in mano. La soddisfazione è più dopo quando ci ripensi e le rivivi. Ti vanti con te stesso, ti senti ganzo.
    Però è anche vero che si parte per viverle certe esperienze. Se resti sul divano puoi solo fantasticare.
     
    La merenda con biretta con i compagni è la ciliegina sulla torta.

  13. Queste nevicate dei primi di novembre hanno gia’ acceso gli entusiasmi..e’ tutto un fervore . Consiglierei di non dimostrare troppo interesse  , altrimenti per castigo ci arrivera’ una sciroccata che fondera’ tute le nevi cadute. E’possibile..visto accadere persino alla vigilia di lontani Natali, con tutte le piste battute nei giorni precedenti.Le strade erano diventate ruscelletti.

  14. Sorvolo su tutti i commenti..ma l’Idiota non era di Dostogneschj e scrivilo meglio visto che ti ho scomodato Ha!Ha!

  15. Caro Fabio, ogni religione/passione monoteista pensa di essere l’unica vera e ispirata. Da qui nascono le guerre di religione, quelle grandi che hanno fatto e fanno stragi e quelle piccole, tra attività ricreative che fanno solo girare le palle alle varie comunità di praticanti. L’intervento di Alberto conferma la forte componente sociale dello sci da discesa e la parte conviviale post azione ha sempre un ruolo cruciale in tutte le attività umane di socializzazione, in particolare tra maschi. Quindi sci, grappino e polentina e sei in pole position come diceva (in altro modo e comicamente) il grande caratterista milanese da poco scomparso in Vacanze di Natale. In fondo anch’io ti confesso che ho sempre pensato che la parte migliore dell’alpinismo è quando hai finito, sei vivo e ti fai una bella merenda coi compagni. Qualcuno sostiene che la vera molla del fare attività rischiose è proprio quella di tornare ad apprezzare le triavilita’ della vita quotidiana. 

  16. ——— IL GIUSTIZIERE ———
     
    Pasini dixit: «Non succede solo per questo virus. Succede tutti i giorni con il fumo, la moto, il parapendio, la cocaina, l’arrampicata…….così siamo fatti e non sarà certo la paura di un virus che ci cambierà. Poi ovviamente il bilanciamento rischio/beneficio cambia da uomo a uomo e a seconda delle attività. Perché non siamo tutti uguali nelle nostre valutazioni. Ma io penso che l’operazione Natale sulla neve per molti sia un obiettivo per il quale val la pena afferrare l’attimo fuggente, anche se ad altri può sembrare assurdo. Ma a molti pare anche altrettanto assurdo che si rischi la pelle andando in montagna o a 150 km all’ora in moto sull’autostrada o sballandosi per una notte di fuoco con la cocaina et similia (vedi le migliaia di persone ai rave party).»
    … … … 
    1) Giudico un crimine anche solo menzionare – senza stroncarlo – il pensiero di chi – ebete – osa equiparare l’alpinismo alla cocaina o ai 150 km/h in autostrada o ai rave party. 
    2) Condanno Pasini a 30-nerbate-30 sulla nuda schiena.
    3) Mi offro – gratis – come giustiziere.
    Roberto, trema!

  17. Non è che non mi piace lo sci di pista (mi piace eccome!), è che le condizioni climatiche “mangeranno” sempre più le condizioni per i grandi comprensori. E’ solo questione di tempo, ma gli esperti lo stanno dicendo da anni ed anni (i primi fin dal 2000 circa). Gli amministratori “lungimiranti” dovrebbero iniziare a modificare la politica turistica delle valli. Stare fermi sul modello in essere può rischiare di farsi trovare del tutto impreparati quando non sarà più oggettivamente possibile procrastinare detto modello. Tutto ciò è completamente indipendente dal Covid, che al limite è un problema “in più”, ma non “il” problema delle stazioni di sci.

  18. Lo sci in pista per chi lo ama, è bellissimo. Per fortuna sono centinaia diappassionati al contrario dei quattro gatti qui presenti che lo condannano. Adoro il DS ci andrò 9 giorni a S.Ambrogio e una settimana a fine gennaio. Scierò con i miei amici, tutti vaccinati e con GP, mangeremo nei rifugi con le mascherine, prenderemo le solite precauzioni e ci divertiremo. Chi si augura la fine dello sci in pista è un fautore della decrescita infelice. Non gli piace sciare in pista? non ci vada ma si astenga dal criticare chi lo fa. Ognuno è libero,lui di non andare io di andare. Il DS è un posto perfetto poi la neve sparata è bellissima e non manca. Sempre condizioni ideali.

  19. Non è il virus che va in vacanza. Lui persegue i suoi obiettivi come tutti gli esseri viventi, anche se qualcuno mette in discussione la sua natura di forma di vita. Sono gli uomini che decidono di rischiare comunque per cose che evidentemente ritengono importanti per loro, contando sulla probabilità statistica che a loro andra’ bene e semmai capiterà ad altri ( magari più vecchi e malati) e se dovesse capitare ne valeva comunque la pena perché ogni cosa ha il suo prezzo e poi se sei proprio sfigato si potrà eventualmente contare in ultima istanza sull’immagine di Padre Pio sul comodino di fianco al letto della terapia intensiva. Non succede solo per questo virus. Succede tutti i giorni con il fumo, la moto, il parapendio, la cocaina, l’arrampicata…….così siamo fatti e non sarà certo la paura di un virus che ci cambierà. Poi ovviamente il bilanciamento rischio/beneficio cambia da uomo a uomo e a seconda delle attività. Perché non siamo tutti uguali nelle nostre valutazioni. Ma io penso che l’operazione Natale sulla neve per molti sia un obiettivo per il quale val la pena afferrare l’attimo fuggente, anche se ad altri può sembrare assurdo. Ma a molti pare anche altrettanto assurdo che si rischi la pelle andando in montagna o a 150 km all’ora in moto sull’autostrada o sballandosi per una notte di fuoco con la cocaina et similia (vedi le migliaia di persone ai rave party). Siamo uomini o caporali?Disse il filosofo partenopeo. In realtà non sono due alternative secche, ma solo i due poli di una scala lungo la quale ci distribuiamo.

  20. I problemi dello sci di pista prescindono alla situazione Covid. Lo abbiamo scritto milioni di volte, io per primo: sempre meno neve, sempre più ad alte quote, temperature alte con difficoltà a sparare neve dai cannoni ecc ecc ecc. E’ finita la lunga fase dei grandi comprensori sciistici, stile Via Lattea (Sestriere) o quelli delle Dolomiti. Sono morti viventi, non per il Covid ma per il contesto generale e climatico in particolare. L’unica alternativa è costituita da stazioni “piccole”, “leggere” (solo skilift o seggiovia biposto), con piste non spianate (cioè ritorno a piste gobbute e naturali) per evitare violenti interventi con ruspe d’estate e gatti ogni notte d’inverno ecc ecc ecc. Uno sci di pista di nicchia. Poca gente, i veri amanti della discesa in sci, e più niente appassionati di grappetta, grupponi, selfie e compagnia bella. Stazioni di quel tipo sono anche meno esposte ai rischi sanitari proprio perché ci sarebbero meno sciatori in giro. Ma il fenomeno che porterà verso quel tipo di stazioni NON è collegato al Covid, bensì alle condizioni climatiche.
    Nel breve: No vaccino? ahi ahi ahi: No sci!
    Per quanto riguarda la preferenza o meno verso i non vaccinati, ognuno ha la più ampia libertà. A me non piace frequentarli, a prescindere dal fatto che io sono vaccinato, sia in montagna che in città. Non sono le uniche persone che evito. Per esempio detesto i fumatori. Non li voglio redimere, facciano pure, ma io non amo essere appestato dal fumo delle loro sigarette, per cui li evito. In certi contesti (es professionali) a volte non posso farlo nel singolo incontro, ma per quanto riguarda il tempo libero mi considero arci libero di scegliere le mie compagnie come meglio credo. Ognuno dovrebbe fare così e i non vaccinati scivolerebbero ai margini anche della vita ricreativa e alla fine rivedrebbero le loro posizioni. Per carità, chi vuole frequentarli faccia pure, ma io preferisco di no. In ogni caso, nel “giro” di gente che frequento per questioni di tempo libero, in automatico non ci sono dei “non vaccinati”. Sarà che Dio li fa e poi li accoppia, ma nel mio giro di conoscenze per le gite in montagna, nessuno ha una mentalità no vax.

  21. Per me che lo sci da pista si estingua pure!
     
    Escludere e allontanare in No-Green-Pass credo sia esempio perfetto di falso senso di sicurezza dato dal vaccino, che, ben lungi dall’evitare il contagio e la circolazione del virus, serve solo a evitarne le conseguenze peggiori e più gravi.
    Quindi è proprio cosa idiota, perché fondamentalmente inutile e potenzialmente dannosa. Esattamente come obbligare al vaccino chi dal virus non ha nulla da temere (intendo i minori di 49 anni, secondo i dati ISTAT)
     
    Detto in altre parole, se sei vaccinato il rischio di farsi male arrampicando non viene significativamente aggravato dal farlo con un NO-VAX  (figurarsi comprare il pane!)
     
    D’altra parte, abdicare alla ragione per adeguarsi al main stream difficilmente porta a decisioni e comportanti intelligenti.

  22.  gli appuntamenti imposti dal calendario e dalle usanze, comportano sempre picchi, imbottigliamenti ed assembramenti in coda, qualunque sia l ‘attivita’.

  23. Il pacchetto sci da discesa + accessori è ormai da più di trent’anni un rito sociale consolidato che coinvolge milioni di persone. Soprattutto a Natale e nelle “settimane bianche”. Come tutti i rituali sociali segue schemi fissi ed ha una potenza attrattiva fenomenale sulla psicologia delle masse proprio per la sua ripetitività. Neppure durante la guerra o la peste i riti sociali consolidati sono stati abbandonati. Figurarsi durante un evento come l’epidemia Covid 19, che per quanto abbia influenzato la vita di tutti non ha assunto comunque dimensioni apocalittiche. Quindi l’operazione Natale in montagna sulle piste si ripeterà, per moltissime persone, sempre uguale  a se stessa, come il pranzo in famiglia, spesso noiso e scontato, ma inevitabile, salvo situazioni catastrofiche particolari nei prossimi mesi. Diceva un vecchio spot di Pozzetto sul panettone: quando arriva il Natale, arriva. Auguri! 

  24. Nota sentenza di Orazio, cui fa seguito (Satire I, 1, vv. 106-107) sunt certi denique fines, Quos ultra citraque nequit consistere rectum «v’è una misura nelle cose; vi sono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto». È spesso ripetuta per esprimere la necessità di una saggia moderazione e per richiamare al senso della misura.
    Quello che  scoccia e’ la smaccata ed ostentata mancanza di precauzioni elementari, di quanti ti si appiccicano tossicchiando senza maschera , nonsi disinfettano lelmani e nonusanoguanti ma al supermercato palpeggiano tutte le confezioni di merci.
    Il top che da’ piu fastidio e’ la negazione dell’esistenza dei virus, le foto scattate al microscopio elettronico sono considerate allora  tutte falsificazioni,ma allora per questi non dovrebbero esistere neppure le pallottole: se una a velocita’supersonica ti perfora il cranio, nonte ne accorgi ergo non esiste, neppure le radiazioni, neppure  le particelle di amianto..cio’ che non e’ macro non ce’,e’ un’invenzione di scienziati pazzi.
     

  25. In effetti io tendo a evitare anche i vaccinati. Parlo in generale, non solo per lo sci o l’arrampicata. La socialità la gestisco quasi esclusivamente con la tecnologia. Ma anche qui scambio a dir tanto 4 o 5 messaggi al giorno, in certi g nemmeno uno. Evidentemente sono un solitario di natura, ben prima del covid. Se ho piacere di trascorrere due ore scanzonate vado nella palestra citradina che ho ripreso a frequentare da qualche mese. Per entrare nel circolo sportivo è obbligatorio il Green Pass con tanti di vaccino (cioè non bastano i tamponi) senno’ non metti piede dentro. C’è anche un bar dove mangiamo un boccone dopo l’allenamento. Siamo un gruppetto di ex schermitori degli anni 70, ci conosciamo da 40-50 anni. Teoricamente, pur essendo tutti vaccinati, ciascuno di noi potrebbe essere “pericoloso”. Ma con lo stile di vita che teniamo è realisticamente poco probabile. Ci conosciamolI’un l’altro e li sappiamo. In ogni caso sono “vietate” manifestazioni tipo baci e abbracci, che cmq non appartengono alle ns abitudini. È vero li al circolo, dove vado due o tre volte a settinana,  vivo un clima scanzonato. Perché racconto tutto questo? Per dimostrare che non è necessario andare in montagna (con o senza sci) pur di vivere momenti socializzanti. Infatti sono almeno 20 anni, cioè ben prima del Covid, che se mi viene voglia di fare una gita in sci o a piedi,  prendo e parto, spesso da solo, al massimo con moglie e/o figli. Quando ho avuto necessità di un compagno di cordata, per ex per fare una via, sono sempre stato molto selettivo, a prescindere dal Covid. Selettivo non in termini di capacita tecnica, ma di stile di vita e di modo di comportarsi. Per sciare in pista (che è il tema cardine dell’articolo) non vedo proprio che necessità ci sia di avere amici al seguito, a prescindere dal Covid.

  26. Il virus ama la socialità, la prossimità, il contatto. Impossibile per tante situazioni evitare il contagio, nonostante scudi fisici e chimici introdotti dalla scienza. Ne passerà di acqua sotto i ponti prima di vederlo fare il virus endemico. Speriamo il più presto possibile. Intanto, code all’impianto, cabinovie e rifugi non sono certamente il top della sicurezza, come la ressa sui mezzi di trasporto e nei luoghi cittadini di alta frequentazione. Cerchiamo quanto possibile e sostenibile alternative al trasporto e al negozio fisico come agli impianti ed ai rifugi: gli operatori ahimè, che pace da questa situazione non avranno, diverranno accaniti negazionisti per necessità acuendo conflitti sociali con chi opera invece in settori a cui la situazione ha al contrario quasi giovato.
    Amen
     

  27. , li ho silenziosamente eliminati dalla mia esistenza.

    Attenzione signori NON vaccinati, sareti eliminati.
    ULTIMO AVVERTIMENTO

  28. Crovella dice: “Evitare i No Pass (peggio ancora i No Vax)”
    Perchè i vaccinati non vanno evitati? Possono infettare come i No Pass e No vax.
    Per essere sicuri va evitato ogni ominide!

  29. Chi è vaccinato scia, chi non lo è sta a casa. Fine della discussione.

    No non è così.
    Chi ha il green pass scia.

  30. BASTA SEGGIOVIE E PISTE BATTUTE! RIMODELLIAMO IL TURISMO DI SCIATORI VACANZIERI IN QUALCOSA DI PIÙ SOSTENIBILE SIA PER L’AMBIENTE CHE LA MENTE!

  31. Il socio del mio conoscente è proprio un NO VAX. Ora preciso che costui è un negazionista: non crede al Covid, è convinto che sia tutto un complotto per controllarci, ecc ecc. Non fa nè vaccino nè tamponi. Quindi tecnicamente parlando è pericolosissimo. Io comprendo il mio caro amico che si è discostato da lui. Altro che idiota, io farei lo stesso. Anzi, in silenzio, ho già operato da tgempo  in questa direzione: mi sono informato da mesi fra i miei abituali  interlocutori (professionali, amicali, sportivi, vicini di casa, ecc ecc) e i NO green pass, a maggior ragione NO vax, li ho silenziosamente eliminati dalla mia esistenza. Non li vedo, che si tratti di compagni di gita o titolari della panetteria dove da decenni comperavo il pane (ho cambiato fornitore). Senza tante scenate. A maggior ragione comprendo che un padre di famiglia (come il mio amico) di circa 60 anni, con figli adolescenti e/o infanti, genitori e suoceri anziani ecc ecc ecc (nonché, essendo un libero professionista, con lo spettro di stare fermo professionalmente per giorni e giorni causa covid, per non parlare del rischio di finire in ospedale a titolo personale o peggio) preferisca non arrampicare più con il suo ( a questo punto “ex”) socio, inn quanto costui è un NO  vax. Può darsi che l’amicizia non fosse così profonda, come puoi dirlo tu che manco sai di chi si sta parlando? Di fatti io NON ho usato il termine “amico”, ma “socio”. Magari la loro era solo una simbiosi per reciproca utilità arrampicatoria, nulla di più. come puoi saperlo tu? Magari no. Finiscono i matrimoni, finiscono gli amori, può anche finire un’amicizia, no? Cosa c’entra essere più o meno idioti. Magari l’amicizia sarebbe finita in ogni caso, la situazione covid è solo stato il casus belli. Ma il punto non è questo, perché stamattina sono rimasto volutamente molto superficiale sulle informazioni che ho fornito circa i personaggi: mi interessava solo segnalare che ci si può tutelare dal rischio covid anche semplicemente facendo scelte oculate in termini di persone da frequentare durante le gite (o le sciate, considerato l’articolo del giorno). Il punto è che, prima di sbilanciarsi a spada tratta a dare dell’idiota (a maggior ragione a persone che manco si conoscono nel dettaglio), occorrerebbe una certa prudenza. Altrimenti, come spesso capita, la figura del “poco lucido” (diciamo così…) la fa chi si sbilancia sena riguardo.

  32. Vedi Crovella, la pandemia ha fatto selezione spietata tra persone intelligenti e idioti. Decidere se fare una gita (in pochi, sono d’accordo) tra vaccinati con green pass escludendo chi non si è vaccinato ma magari fa due tamponi alla settimana e quindi è sicuro di non essere ammalato e non contagioso, è una scelta idiota. Se la cordata dei tuoi conoscenti si è “rotta” dopo decenni a causa di questo è perché non c’era amicizia. Vado in montagna con chiunque ma osservando le semplici regole del buon senso.
    Una passione non sottostà a codici ma a sentimenti, e ti assicuro che il tutto è altamente compatibile con la situazione attuale che richiede comportamenti particolari per non fare diffondere il virus. 
    Dobbiamo sempre farci riconoscere…

  33. Credo anch’io che i problemi sorgeranno di nuovo non a causa dell’attività sportiva in sè stessa, ma per il perverso rito di trasformare le località alpine in succursali della grande città, con bar, ristoranti ed hotel inballati di gente, per non parlare del perverso rito del after ski con musica sparata a tutto volume alla base degli impianti e gente già ubriaca a metà pomeriggio che balla… Se le premesse saranno quelle, non ci sarà GP sufficiente a bloccare nuovi contagi e relative chiusure.

  34. Alternativa spicciola per l’inverno: gite con le pelli o ciaspolate, possibilmente da soli o in piccolissimi gruppetti di amici “selezionati”. Evitare i No Pass (peggio ancora i No Vax). Un mio conoscente, l’estate scorsa, ha “rotto” una cordata più che decennale, perché il socio è un No Vax. L’ha fatto che era estate, figuriamoci d’inverno. Meglio soli che la accompagnati. Se davvero siamo animati dalla “passione” per la montagna, nel caso dell’articolo per lo sci nello specifico, la passione in sé domina sulle altre esigenze collaterali (socialità, grappetta, polenta ecc). Se invece non riusciamo a concepire una giornata in sci senza gli elementi “collaterali”, allora non siamo animati da una vera passione per l’attività in quanto tale. In tal caso, evitare di frignare e rompere i cosiddetti.  Marcia cat fa bin, si dice in piemontese.

  35.  Le code agli impianti se sono con gli sci ai piedi sono a distanziamento intrinseco essendo lo sci lungo 1,50 m.
    Ma questo, in coda ad un impianto, c’è mai stato? Secondo lui la gente si mette in fila come in posta?

  36. Mi è sembrato di leggere un disperato tentativo mal riuscito di convincere non si sa chi sull’apertura degli impianti sciistici senza fare la considerazione più importante. Ovvero che il problema risiede dell’idiozia della maggioranza degli sciatori che pratica lo sci anche per farsi la grappetta, l’abbuffata a pranzo e l’aperitivo. Il freddo fa si che ci si ritrovi tutti al chiuso e così il danno è assicurato. 
    Se dobbiamo convivere con il virus dobbiamo accordarci la vita che facevamo prima. Poi vaccini e green pass infondono in un troppo alto numero di persone la finta sicurezza di essere protetti dal virus. Saranno questi, se gli impianti apriranno, che faranno scoppiare i casini più grossi. Basta guardare cosa sta succedendo adesso nelle nostre città o come si credeva che in Agosto anche il virus fosse andato in ferie perché è tradizione farlo.
    Mi sembra che se qualcuno vorrà farsi qualche curva con gli sci ci dovrà attaccare le pelli sotto prima, e poi staccarle. Nel mezzo ci sta la fatica di salire: la migliore garanzia di ritrovarsi in pochi e all’aperto. 

  37. Per ogni controllato occorrerebbe un controllore. Quindi si andra’ a campione ( elasticita’ nella scelta del medesimo)A casa evito l’ascensore e ogni tanto lo disinfetto, dato che gli altri utenti se ne fregano…  inquilini persino ci fumano e tossiscono.. e pure loro ospiti sconosciuti .Una novita’( riciclata dai tempi andati in salsa tecnologica) e’che certe localita’ emettono skippass a consumo (a punteggio a scalare dopo ogni passaggio, punti diversificati in base all tipo di pista) così forse si evita l’ansia di sfruttare al massimo uno skipass valido per un periodo, slegato dal numero di corse ,che  poi si tenta di sfruttare fino  allo stremo delle forze.Per piste sci fondo e libere escursioni ..la vedo meno problematica..tranne appunto alla partenza dove c’e’assembramento e nei locali ristoro, sciolinatura, noleggio, cambio abiti inzuppati.Ho visto che esistono cabine applicabili al portellone posteriore di auto, usabili come spogliatoio e alla bisogna  come****toio. Beati i camperisti o furgonati.
    UN pretesto del primo lockdown antiskialp , era che eventuali incidenti su piste o avrebbedistolto personale di soccorso dalle attivita’sanitarie urgenti.Unici  praticanti furono  i controllori muniti di divisa e blocchetto di verbali…decine  dipattuglie che beccarono qualche isolato non mimetizzato.

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