Pompieri contro soccorso alpino

Pompieri contro soccorso alpino

Anche i pompieri sono cambiati… Qualcuno si ricorda del film di Mario Mattòli, I pompieri di Viggiù e della simpatica canzoncina che in tanti abbiamo canticchiato (c’era anche Totò)? Era il 1949 e a Viggiù, cittadina del Varesotto, un simpatico gruppo privato di vigili del fuoco riteneva la canzonetta I pompieri di Viggiù offensiva per il loro glorioso corpo (viva i pompieri di Viggiù che quando passano i cuori infiammano…).

E ci credo che s’arrabbiassero! Passavano per grandissimi imbranati…

Ai giorni nostri è ancora il Varesotto a dirci quanto i tempi sono cambiati: martedì 11 aprile 2017 a Maccagno è scoppiata una sorta di guerra per il salvataggio di una coppia di anziani tedeschi che si erano persi nei boschi.

I fatti
Lunedì 10 aprile 2017 nei boschi sopra Luino è accaduto che due anziani (85 e 82 anni) si perdessero nei boschi tra lago e montagna. Si tratta di marito e moglie residenti a Milano ma in villeggiatura nel comune rivierasco di Maccagno (il nome del comune è “Maccagno con Pino e Veddasca”). Amanti dei boschi e della natura, i due coniugi (di origine tedesca) erano nel tardo pomeriggio nei pressi del supermercato di Maccagno per fare spesa, assieme alla figlia e al genero. La coppia decide di intraprendere la salita verso casa percorrendo un sentiero.

La voglia di fare quattro passi si è trasformata in una notte all’addiaccio, anche per colpa di un breve ma intenso temporale che a fine serata si è abbattuto sulla zona.

Non vedendoli più, i parenti hanno dato l’allarme e una prima ricerca è stata attivata ancora in serata facendo scattare il protocollo e coinvolgendo tutte le unità disponibili.
I primi a intervenire sono Vigili del fuoco in collaborazione con i Carabinieri. Nella zona di Campagnano il mattino dopo arrivano anche il Soccorso Alpino del CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico) e i Volontari della Protezione Civile, con elicottero, squadre di terra e cani molecolari. L’Unita di Crisi Locale è stata posizionata presso il campo sportivo del paese dove il personale T.A.S. (Tipografia Applicata al Soccorso) coordinava le ricerche.
Anche l’Unità Soccorso Tecnico Ricerca e Soccorso Persone (UST Varese) era presente nelle ricerche con una squadra di Tecnici di Ricerca.

L’uomo sarà ritrovato nel primo pomeriggio dell’11 aprile, mentre la donna solo a fine giornata. Entrambi provati ma in buone condizioni.

Protagonismo eccessivo
Ma non tutto è bene quel che finisce bene. Perché subito dopo approda al tavolo del prefetto di Varese, ma anche tra le carte del procuratore capo, lo scontro tra operatori del soccorso nel più perfetto copione di ciò che è ormai noto come «la corsa ad accaparrarsi il ferito». Le attività di soccorso dovrebbero ogni volta essere operazioni interforze, in cui tanti soggetti collaborano sotto una regia unica. Ma, a dispetto delle dichiarazioni d’intenti e complimenti reciproci, spesso sul campo, a quanto pare, le cose stanno diversamente.

Per certi versi in quest’occasione c’è stato davvero il caos e la denuncia arriva puntuale con una lettera dei Vigili del fuoco di Varese, un comunicato stampa ma anche esposto al Prefetto e alla Procura della Repubblica di Varese. Nel mirino, sono le scelte di azione del CNSAS.  

La lettera (che qui si può leggere integralmente) inizia con un riepilogo di quanto accaduto nella giornata dell’11 aprile, quando una squadra dei Vigili del fuoco ha individuato intorno a mezzogiorno l’ottantacinquenne «in leggero stato confusionale, ma in condizioni generali soddisfacenti», informato la sala operativa mobile del ritrovamento e richiesto l’intervento del supporto sanitario. Dal comunicato si legge che in quel momento sono giunti sul posto i volontari del Soccorso Alpino che «tra grida e premura (ingiustificate) non hanno fatto avvicinare il personale sanitario al malcapitato, volendo essi stessi effettuare autonomamente il recupero».

Quando alcune ore dopo c’è stato il ritrovamento anche della donna, sul posto è stato inviato il personale Speleo Alpino Fluviale e l’elicottero dei Vigili del fuoco. Dalla lettera si legge che «anche in questo caso il personale di Soccorso Alpino, di propria iniziativa, partiva a tutta velocità dal campo base per tentare di “accaparrarsi” il recupero della persona dispersa». La questione si sposta quindi sull’utilizzo dei mezzi aerei per il recupero della donna: i Vigili del fuoco «avevano informato che un mezzo aereo era già pronto al recupero e che lo stesso sarebbe stato effettuato di lì a pochi minuti», mentre i volontari del CNSAS «richiedevano l’intervento dell’eliambulanza». Da quanto si legge, i volontari del Soccorso Alpino avrebbero deciso di «spostare la persona in una zona più agevole poiché la zona del recupero non era idonea». A giudizio dei sindacati dei Vigili del fuoco, quest’azione era «motivata esclusivamente del voler diluire le tempistiche di intervento, al fine di permettere l’arrivo dell’elicottero da Milano, ritardando il recupero della donna di un’ora e mezza».

Dunque un attacco durissimo nel quale, al di là dei singoli episodi, al CNSAS è contestato il fatto di non «rispettare i ruoli». Il giudizio dell’opinione pubblica è che il caos regnava sovrano tra volontari CNSAS, Vigili del fuoco, Croce rossa, Carabinieri, polizia locale di Maccagno, con la tensione che saliva alle stelle.

La risposta del CNSAS, firmata da Gianni Beltrami, delegato della CNSAS lombardo XIX lariana, non si è fatta attendere ed è lapidaria: “Prendiamo atto del comunicato stampa diffuso dalle rappresentanze sindacali dei Vigili del fuoco relativo all’intervento di ieri a Maccagno (VA). Ferma restando la massima stima nei confronti del Corpo Nazionale Vigili del fuoco, il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico – Servizio Regionale Lombardo si riserva di intraprendere opportune azioni a tutela della propria immagine”.

La situazione appare a dir poco incredibile, anche la Croce Rossa di Luino conferma che qualcosa non sta funzionando in queste operazioni. Il presidente del comitato locale Pierfrancesco Buchi fa un appello, “Comunichiamo il nostro lavoro in maniera più discreta” e denuncia i selfie di alcuni volontari durante le operazioni di soccorso: «Non spetta a noi stabilire se qualcuno quel giorno abbia ritardato i soccorsi — afferma Buchi — ma quello che ho visto sui social network mi ha molto allarmato. Ho notato fotografie con persone in barella durante un soccorso e alcune immagini erano relative al soccorso di Maccagno. Abbiamo l’impressione che a volte qualcuno voglia passare come super soccorritore magari pensando di più a calcare la scena piuttosto che a coordinarsi con tutte le realtà sul posto».

Considerazioni
A noi è apparso assai di buon senso l’intervento di Pierfrancesco Buchi. E’ proprio vero che nei contesti dove si soccorrono persone infortunate, in montagna come sulle strade, ferite o peggio magari in fin di vita, è da condannare qualunque reportage fotografico della propria azione, perché c’è sempre il rischio di compromettere il soccorso stesso o di urtare le sensibilità delle persone coinvolte.

Anche questa è una vicenda molto italiana, dove per una semplice operazione in mezzo ai boschetti ci si può ritrovare il dispiego di una decina di sigle diverse di corpi dello stato, corpi regionali, enti preposti, forze dell’ordine, volontari regionali, provinciali e comunali, con tutto ciò che ne consegue in termini di gestione, coordinamento, efficienza generale. Al di là del fatto che spesso l’unione fa la forza, se emergono realtà come questa è il segno che già da tempo il malessere covava sotto la cenere. E ora divampa.

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Pompieri contro soccorso alpino ultima modifica: 2017-05-05T05:15:31+02:00 da GognaBlog

11 pensieri su “Pompieri contro soccorso alpino”

  1. Guarda che anche i pompieri sono in Italia e anche in casa loro le cose vanno come dalle altre parti: chi è su sta moooolto bene, e non c’entrano le capacità o i meriti, dipende da come si “vende”, che sta sotto lavora e rischia.
    Da noi l’importante è saper vendere bene se stessi, così ci si impone con l’arroganza dell’ignorante.
    Io la chiamo la cultura “tette e culi” o in certe casi “cultura escrementizia”.

  2. Il governo e la politica ci giocano con questi conflitti di interessi, basterebbe un decreto legge che sancisca una volta per tutte a chi affidare il coordinamento delle operazioni di soccorso, su questo credo non ci siano dubbi, abbiamo la fortuna di avere un corpo nazionale di vigili del fuoco invidiatoci da tutto il mondo che nel silenzio più totale opera anche in condizioni di precarietà con mezzi obsoleti poco personale e stipendi da fame, nonostante tutto danno anima e cuore alla loro professione. W L’Italia.

  3. Polemica assurda, che forse non merita poi così attenzione e non sono neppure d’accordo che i tempi siano cambiati. Soccorso e Pompieri restano tra i migliori corpi di questo stato come sacrificio e preparazione. E non credo che siano vere competizioni, semmai sono dettate dalla voglia di fare (quella che manca a molti purtroppo) e sono anche certo che ciò non potrebbe più di tanto mettere in pericolo una coppia di anziani. Tutti faremo la firma per vedere le persone fare a gara per venirci a salvare. Io non ne farei un eccesso di questioni di coordinamento. Sono eventi sporadici ma credo del tutto estranei alla filosofia che caratterizza un soccorritore.
    Da facebook, 6 maggio 2017, ore 15.05

  4. Ho visto persone nascoste sotto i cespugli, e soccorsi ritardati per ore,in attesa di un elicottero dell’aeronautica militare…
    Questi sono i BUFFONI che operano sul territorio nazionale, volontari che si sovrappongono ad enti statali.
    Non hanno a cuore lo spirito del soccorso,perché schiavi del vile denaro!!

  5. “un bel problema, direi di nominare un garante e tre commissari”

    si come Alitalia….altri soldi mangiati!

  6. Chi li ha certificati?
    Ma i certificatori erano stati certificati da chi?
    I pompieri sono certificati dalle guide?
    E quelli del soccorso da chi?
    La finanza ha controllato?
    E chi certifica gli elicotteri e i materiali?
    ……
    un bel problema, direi di nominare un garante e tre commissari e costituire una commissione paritetica fra le varie forze politiche per decidere i regolamenti e istituire un ente di controllo, il tutto finanziato con un’accisa sulle pensioni minime, per la sede propongo un nuovo grattacielo tipo regione lombardia.
    ……
    ho un amico che potrebbe gestire il tutto, è un pasticcere e fa buonissime torte.

  7. Mi sembra di rivedere gli anni prima della creazione del 118 SUEM qua a Padova, quando le ambulanze CRI e Croce Verde quasi si speronavano per accaparrarsi i soccorsi…

  8. Ho sempre pensato che all’interno del Soccorso Alpino ci sono persone malate di protagonismo, una minoranza certo ma il problema sussiste, quando poi i media si mettono di mezzo definendo i soccorritori Eroi che camminano sulle acque solo per enfatizzare le notizie, ecco che qualcuno perde la tramontana e pensa di essere l’unico il solo in grado di fare soccorso.
    tornare un po’ coi piedi per terra non farebbe che del bene e chi è estraneo ha certi comportamenti non si deve sentire offeso il mio non vuole essere un attacco al Soccorso Alpino.

  9. Ma è incredibile!
    Dov’era la Capitaneria di Porto di Varese? Perché non è intervenuta?
    Cosa ci stanno a fare?

    Spero che qualcuno apra un’inchiesta seria su questa assenza e i colpevoli vengano perseguiti a norma di legge.

  10. Forse non tutti sanno che…

    “Famosa era la canzone IL TAMBURO DELLA BANDA D’AFFORI che fu composta da Panzeri e Restelli e nacque ai giardini pubblici….l’è il tamburo principal de la banda d’affori , che comanda 550 pifferi…e i ochett che fan qua qua….Già i 550 pifferi erano secondo le interpretazioni della gente e della censura i gerarchi fascisti e il tamburo ch’el par o n gall poteva essere Benito Mussolini. Ma il successo arrivò solo dopo la guerra….”

    Tratto da un sito sulla canzonemilanese

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