Proposte per gestire il disastro delle Dolomiti

Lettura: spessore-weight(2), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(2)

Commissariamento boschi pubblici e privati
di Luigi Casanova
(pubblicato su www.mountainwilderness.it il 3 novembre 2018)

Quanto accaduto in questi giorni nelle foreste delle Dolomiti dovrebbe portare i decisori politici a riflettere. I cambiamenti climatici si abbatteranno sempre più spesso sui nostri territori costringendoci a emergenze costose, in termini di vite umane, in termini di denaro, in termini di paure diffuse. Abbiamo visto i torrenti erodere ciclabili, mettere a rischio stabili anche recenti costruiti lungo i corsi d’acqua. Abbiamo visto stalle, baite costruite in zone a rischio geologico e valanghivo minacciate, anche travolte dagli eventi. Si sono avute poche vittime (sempre troppe) solo perché la furia del vento si è scatenata di notte. Da subito si deve invertire la rotta dello sviluppo. Basta strade, cementi in quota, potenziamento delle aree sciistiche. Le emergenze nelle Dolomiti dovranno riguardare solo la messa in sicurezza e la gestione dell’esistente. Così facendo si organizzerà uno sviluppo veramente sostenibile, basato sulla sobrietà che non significa impoverimento, si investirà in un nuovo modo di lavorare più stabile e si offrirà risposta alle emergenze che il clima ci sta imponendo. Riflettano i nuovi e vecchi amministratori, sostenitori ancora oggi della cementificazione e del consumo di suoli.

Detto questo, avanzo una proposta per affrontare l’emergenza dei nostri boschi, gettati a terra su superfici incredibili. Sono due milioni di metri cubi gli schianti solo in Trentino, oltre un milione nel bellunese e poi ancora in Alto Adige. Come fare ad affrontare un’emergenza simile ed evitare di sperperare la ricchezza insita nel legname da recuperare? Come agire con urgenza? Propongo agli amministratori regionali e provinciali, uscenti e nuovi, di commissariare per il periodo necessario tutta la gestione della filiera del legno. Questa massa di legname va recuperata in tempi più brevi possibile, al legname recuperato va offerto un mercato che penalizzi al minimo il valore dell’intero patrimonio. Una volta raccolta la massa legnosa (tre-cinque anni?), si dovranno rimboschire centinaia di migliaia di ettari di superficie a bosco. Serviranno milioni di abeti, larici, aceri, faggi, servirà manodopera stagionale oltremodo potenziata, gestita dal servizio pubblico. Ci sono scelte politiche che andranno da subito invertite, vero Luca Zaia, Maurizio Fugatti, Arno Kompatscher?

Non è possibile scaricare sui sindaci la responsabilità della gestione di una simile mole di lavoro. Il commissario e i suoi collaboratori andrebbero ricercati fra i tanti forestali, anche esperti di mercato, dei quali le Dolomiti abbondano. Questa figura apicale, che gestirebbe l’emergenza, avrebbe il compito di definire, nella condivisione territoriale, le priorità degli interventi nel recupero del legname, nel coordinare le squadre boschive che saranno impegnate per lungo tempo, nell’indirizzare le vendite anche grazie ad accordi preventivi con le grandi segherie dei paesi con noi confinanti, Austria, Germania. Avrebbe poi il compito di valutare quanto e quando recuperare per indirizzare alla cippatura, o negli impianti di teleriscaldamento, le enormi quantità di massa legnosa che incontreranno un veloce deperimento qualitativo. E poi passare al rimboschimento, alla riqualificazione e alla stabilizzazione delle superfici che sono state devastate dal cataclisma. Un simile lavoro centralizzato, gestito con procedure burocratiche molto semplificate (sono necessarie decisioni immediate, dettate da un’urgenza che forse a troppi sfugge), permetterebbe anche ai comuni, a altri enti proprietari, di non dover agire in proprio e di mettersi in concorrenza fra loro. E permetterebbe, certamente, di subire minori deprezzamenti nella vendita del prodotto legname. Abbiamo bisogno di decisioni rapide, di coordinamento, di investimenti nelle infrastrutture boschive. Abbiamo bisogno di recuperare, da subito, una cultura e un lavoro diffuso del territorio che troppe semplificazioni economiche di un turismo aggressivo ci hanno fatto perdere. Dobbiamo ritornare a investire nel valore del lavoro del boscaiolo e nella cura delle nostre foreste, giorno per giorno. Una forestazione che probabilmente andrà reinventata in funzione dei cambiamenti climatici in atto: meno economia e più conservazione, più biodiversità e minori semplificazioni arboree.

Comprendo vi siano perplessità nell’affrontare un simile percorso. Ma forse, ancora a troppi sfugge l’ordine reale di grandezza dell’evento che si è abbattuto in tutte le Dolomiti. Al mondo politico ora l’onere della scelta su come procedere. Si abbia presente che nei ricordi della nostra gente, negli scritti del passato, mai le foreste dolomitiche hanno subito un danno tanto diffuso e quindi mai siamo stati portati ad affrontare una simile emergenza.

Per la fauna: chiudere la caccia su tutte le Dolomiti, venete, friulane, trentine e bolzanine
di Luigi Casanova

La frustata di vento subita da tutte le aree boscate delle Dolomiti è stata impressionante. Una prima valutazione porta a una schiantata diffusa che si aggira sui 5 milioni di metri cubi di legname. Sono state abbattute foreste mature ma anche boschi giovani, ancora perticaie. Migliaia di ettari di superfici impervie sono devastate. Si impiegheranno decenni per recuperare queste enormi aree, per vederle ancora coperte di vegetazione varia. Decenni di impegno dei servizi forestali, dei proprietari pubblici e privati dei boschi sono stati cancellati in poche ore.

Una foresta distrutta non significa solo piante. La foresta è come una città, è un insieme di vite e significati che l’uomo ancora non è riuscito a comprendere nella sua complessità. In queste enormi distese sono rimasti uccisi decine di migliaia di animali selvatici, non solo i grandi ungulati (cervi, caprioli, daini), ma anche altra pregiata fauna selvatica.

Mountain Wilderness Italia lancia un appello alle amministrazioni regionali delle Dolomiti, a quelle delle province autonome, perché venga chiusa da subito la stagione venatoria. E’ inconcepibile in una situazione naturalistica tanto devastata permettere lo svolgimento della caccia. Quanto è sopravvissuto della fauna selvatica, probabilmente pochi esemplari di animali per area, va lasciato recuperare, tutto il mondo animale deve prepararsi ad affrontare un duro inverno, dovrà riadattarsi a un territorio sconvolto e irriconoscibile, anche impercorribile.

Il prossimo anno andranno ripresi i censimenti, seri, attuati certo dai volontari, ma anche con l’apporto diffuso delle autorità preposte alla vigilanza: carabinieri-forestali, agenti venatori, polizia locale di vigilanza boschiva. Solo sulla base di censimenti gestiti e controllati dall’ente pubblico si potrà poi valutare se vi saranno o meno le condizioni per riaprire l’attività venatoria a qualche specie faunistica.

Al momento un minimo di rispetto deve portare tutte le sensibilità culturali e politiche dei territori delle Dolomiti a sostenere l’immediata e definitiva chiusura della caccia per la stagione 2018.

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Proposte per gestire il disastro delle Dolomiti ultima modifica: 2018-11-05T05:33:33+01:00 da GognaBlog

32 pensieri su “Proposte per gestire il disastro delle Dolomiti”

  1. 32
    Alberto Benassi says:

    , qualche esame di coscienza su modi ed efficacia di certe prese di posizione forse sarebbe utile o no…?!

    e quali prese di posizione?

  2. 31
    sergio says:

    premetto che una volta tanto sono molto d’accordo con Marcello Cominetti…

    qui dentro scrivono parecchi “maestri di pensiero” (professori universitari, giornalisti, presidenti di movimenti ambientalisti, di movimenti…) ma visto dove siamo andati a parare (in trentino stanno nominando assessore al turismo un albergatore leghista di campiglio…perfettamente legittimato da una valanga di voti ma con idee di sviluppo che la translagorai al confronto è un modello di equilibrio…che poi, in effetti…)

    una parvenza di “coscienza ambientalista” degli anni passati è stata distrutta invece che sviluppata…allora, forse, magari, qualche esame di coscienza su modi ed efficacia di certe prese di posizione forse sarebbe utile o no…?!

     

  3. 30
    Alberto Benassi says:

    Per dire che un posto è bello ne serve per forza uno brutto?

     

    Direi di no.

    Però in Italia è da un pò di tempo , che facciamo spesso di tutto per rendere brutto  un posto bello .

    Soprattutto quando si vuole VALORIZZARE che spesso e volentieri si può tradurre in SPECULARE.

  4. 29
    Riva Guido says:

    Per poter dire che uno è basso o alto di statura ne serve uno che è alto o basso di statura. Senza bassi e alti saremmo tutti uguali. Per dire che un posto è bello ne serve per forza uno brutto?

  5. 28
    Alberto Benassi says:

    Si è vero bisogna distinguere .

    Ma è altrettanto vero che molti montanari sono i primi responsabili degli scempi fatti nei loro territori.

    Basta vedere quello che avviene in Apuane.

  6. 27

    Nicola, detto così sembrerebbe che i montanari siano soltanto quelli che rovinano le montagne e quindi sarebbero degli stupidi che distruggono la loro casa.

    In alcuni casi può anche essere ma nella maggior parte di essi non è di certo così. Nessuno è perfetto.
    Pensa che quando ho visto i Serrai di Sottoguda invasi dalla furia dell’acqua, oltre a essermi dispiaciuto istintivamente, mi sono anche detto che la natura si era ripresa quello che l’uomo le aveva un po’ rubato. E non mi riferisco alla costruzione della strada, che fino a non molti anni fa era l’unico sistema per raggiungere Malga Ciapela, ma perché da quando l’ingresso ai Serrai era stato messo a pagamento qualcosa di stonato quel posto ce l’aveva.
    Non me ne vogliano i miei vicini di valle ma secondo me la Natura a pagamento non è una bella cosa. Fai pagare il parcheggio, ma non l’ingresso a una gola che l’acqua ha scavato nei millenni, perché quella è giusto che resti di tutti.

    Nella Bibbia (io NON sono credente, ma trovo le sacre scritture pregne di buonsenso) si racconta di piaghe e diluvi come di azioni divine che ripristinano gli errori umani in una sorta di violento reset generale. Anche se in questi casi ci rimettono ingiustamente un sacco di innocenti, credo che quando si esagera e/o si sbaglia, ci sia davvero una giustizia divina o assoluta che da uno scrollone per ricordarci che la nostra presenza scientifica sul pianeta è comunque alquanto precaria.
    In questo io credo.

     

  7. 26
    Alberro Benassi says:

    è sempre colpa degli ambientalisti.

    poi una casa che doveva essere demolita perchè abusiva e costruita in zona a grosso rischio idraulico ha il contatore per l’erogazione della  corrente ….?

    Ma come ha fatto ad averlo se era abusiva? misteri italiani oppure sempre colpa degli ambientalisti…da salotto  e da tastiera?

  8. 25
    Nicola Pech says:

    Io non se e di quali nuove strade forestali ci sarà bisogno ma so che “la buona volontà dei locali” è stata spesso il motore per oscene speculazioni, tra cui strade forestali inutili e dannose. E di certo dividere il mondo in montanari buoni e ambientalisti da salotto non sarà di aiuto a nessuno.

  9. 24
    giorgiolx says:

    marco garimberti …io non ho mai parlato di fascismo sovranismo razzismo.. solo che il ministro degli interni dell’Italia, commentando la morte di  12 persone investite da una piena  in una casa abbusiva  ha dato la colpa agli ambientalisti da salotto…

  10. 23
    paolo says:

    Lo stupido che comanda si circonda di persone più stupide di lui per poter mantenere il comando. E dato che l’80% delle persone è stupido (Cipolla dixit) e siamo in democrazia maggioritaria… direi che non c’è nessuna soluzione, chi sa rimboccarsi le maniche si salva, gli altri sperano e aspettano, o fanno i furbi.

    A me sembra che la storia fra Friuli, Sicilia, Marche, Liguria confermi questo mio triste pensiero.

  11. 22
    Carlo Crovella says:

    Mario Tozzi, noto geologo “televisivo”, ha detto che l’intensità inusuale di questo fenomeni dipende dalla combinazione fra le conseguenze del clonate chance e la nostra scarsa attenzi9ne (per usare un eufemismo). Non c’è soluzione perché a livello globale non si “vuole” arhinare le emissioni che causano il cambiamento climatico e a livello nazionale non c’è volonta’ di cambiare il nostro modo di ragionare e di agire. Secondo Tozzi non si può far altro che avere un atteggiamento che lui ha definito “resiliente”. Cioè occorre stare molto all’erta, monitorare le previsioni meteo e, quando minacciano brutto, scappare rapidamente dai li9ghi pericolosi. Questo però lo può fare il turista che frequenta le Dolomiti o la costa ligure nel tempo libero. Ma chi abita strutturalmente li’? Non è dato sapere…

  12. 21
    marco garimberti says:

    giorgiolx, si scusa mi sono dimenticato berlusconi nella macedonia che hai fatto; intanto che ci sono ci metto un po’ di fazzismo, un pizzico di sovranizmo, e una manciata di rassismo. nulla contro i condoni, visto che non si possono abbattere milioni di strutture. la ghigliottina a chi ha lasciato fare e a chi le ha lasciate in piedi, malgrado la loro dislocazione in posti da mentecatti (i giudici, che hanno accettato i ricorsi?)… quindi via la testa a berlusconi e, intanto che ci siamo, le tette alle olgettine.

  13. 20

    Basta che poi nessuno se la prenda contro chi costruirà le strade forestali per movimentare i tronchi caduti. Ci sono anche le teleferiche portatili, lo so, ma vista la massa enorme di legname occorreranno delle strade e metto le mani avanti perché a qualcuno non piaceranno neppure quelle.

  14. 19

    So che Casanova è un forestale di Moena, ma ugualmente sostengo (sarà una mia idea sicuramente non assoluta e perfettibile) quello che ho scritto e quindi che certe sue affermazioni sembrano non tenere in conto il volere dei montanari.

    Al di là di ogni opinione sono certo che la buona volontà dei locali saprà essere la migliore medicina al risanamento territoriale e alle politiche rapaci.

  15. 18
    giorgiolx says:

    marco garimberti, semplicemente leggendo fra i commenti ho trovato questa frase:

    “Però stamani ho sentito al telegiornale che la casa in Sicilia dove sono morte annegate tutte quelle persone è abusiva e costruita in zona  a rischio idraulico.E’ una bufala ambientalista?”

    e ovviamente mi e’ venuta in mente la frase del ministro salvini:
    “troppi anni di incuria e mal inteso ambientalismo da salotto per cui non si tocca l’alberello e non si draga il torrentello e poi l’alberello e il torrentello ti presentano il conto”

    il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli ha addirittura rilanciato…

    “Chi ha governato il nostro Paese negli ultimi 30 anni, ad essere buoni, non ha fatto abbastanza per la tutela del territorio e per la lotta al dissesto idrogeologico. Così hanno finito per scassare la Penisola” (forse dimenticando che la lega di quei 30 anni ne ha sul groppone circa meta’ ????)

    e  mi sono ricordato dei vari condoni edilizi di berlusconi…

    tutto qua…cioe’ i condoni sanano gli abusi edilizi…ma la colpa e’ degli ambientalisti da salotto (non da tastiera scusa)…
    ok va beh, torno sul forum di pm alle nostre discussioni da idioti e mi scuso se sono stupido e lascio questa discussione alle persone intelligenti come te…
    poi avendo sposato una coreana alla cipolla cinese preferisco l’aglio nero coreano

  16. 17
    paolo panzeri says:

    Comunque ci vorrà tanto tempo, forse molto più di quanto si possa immaginare.
    Oggi alla radio il proprietario della casa dei morti nel palermitano ha detto più o meno: non sapevo ci volessero i permessi per costruire, nessuno mi aveva informato.

    p.  (o altro come tanti preferiscono)

  17. 16
    Nicola Pech says:

    Per Marcello Cominetti: non faccio l’avvocato di nessuno ma Luigi Casanova fa il Forestale a Moena. Non è quindi un cittadino e non vuole imporre nulla dalla città. Non fa da padrone a casa di nessuno ed è abituato a sporcarsi le mani, avendo fatto pure il boscaiolo.

  18. 15
    giorgiolx says:

    comunque per buttare benzina sul fuoco se guardo la montagna alle spalle del paese dei miei genitori…20 anni fa avrei visto una conca di prati…adesso vedo (mi sa che devo dire, avrei visto)  una conca di bosco…

     

  19. 14
    marco garimberti says:

    giorgiolx, il tuo commento mancava molto… come puoi esserti dimenticati i selfi e la isoardi?!!! il reddito di cittadinanza, le pensioni d’oro, i salumi tipici e le importazioni di cipolla dalla cina?

  20. 13
    giorgiolx says:

    a strage della villetta abusiva in sicilia e’ colpa degli ambientalisti da tastiera…non di chi ha sempre voluto, firmato, vuole e firmera’ i condoni edilizi…
    un po come…
    la colpa dell’invasione degli immigrati e’ dei sinistrosi  che hanno aperto le frontiere a tutti e non della legge BOSSI-fini che da 16 anni regola l’immigrazione

    si chiama bipensiero

  21. 12
    Alberto Benassi says:

    Mario tutto vero.Allora non abbiamo imparato nulla!

     

    Non dico che possiamo prevenire tutto ed ivitare al 10% che certi fenomeni naturali possano accadere.

    Però stamani ho sentito al telegiornale che la casa in Sicilia dove sono morte annegate tutte quelle persone è abusiva e costruita in zona  a rischio idraulico.

    E’ una bufala ambientalista?

  22. 11
    Mario says:

    Gli ultimi millecinquecento anni di disastri ambientali, in epoca preindustriale

     

    https://it.m.wikipedia.org/wiki/Lista_di_alluvioni_e_inondazioni_in_Italia

  23. 10
    Mario says:

    Mi domando come si faccia a strumentalizzare un evento naturale per le solite cause ambientaliste.

    La previsione del futuro intanto lasciamola ai metereologi, che già hanno grosse difficoltà dopo le 72 ore, figurarsi i climatologi da qui a 10 20 oppure 30 anni (tra l’altro quelle finora predette mai avveratesi, vedi innalzamento livello dei mari, desertificazione, assenza precipitazioni nevose)

    Il rispetto di Madre Natura inizia dalla serena accettazione che eventi alluvionali siano del tutto naturali, possibili, frequenti e da quando esiste la penna sono anche ampiamente documentati

    Ma avete dimenticato le alluvioni ed inondazioni del ’66? Ci furono ben 87 morti nel solo Triveneto, 130 in tutta l’Italia il tutto 52 anni fa, quando non andava ancora di moda parlare di cambiamenti climatici per attività antropica

    Dunque se il vento sradica alberi a Roma o a Terracina la colpa è dell’incuria dell’uomo nelle potature, se ciò accade del bosco dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo

    Diciamo piuttosto che in passato il legname era una risorsa preziosa per le costruzioni ed il riscaldamento, raramente le piante riuscivano a crescere così tanto e così in alto come avviene ora nei parchi

    Ma l’arroganza umana si misura anche nella pretesa di dover intervenire laddove è sempre stato compito della Natura, introducendo varietà arboricole alloctone, tutelando le specie considerate in estinzione (e il 90% delle forme di vita si è estinto sul pianeta per motivi naturali)

    Inquinamento ed alterazione del clima sono due cose ben distinte, il primo si è di causa antropica ma sul secondo nutro forti dubbi

     

    http://polaris.irpi.cnr.it/novembre-1966/

     

     

  24. 9
    Alberto Benassi says:

    P… come Paolo Panzeri

     

    SAPROFITI  lo usa solo lui.

     

    comunque ha ragione!

     

    altra gente alla greppia…e intanto si muore alluvionati.

  25. 8

    Dimenticavo: P ha ragione. Ciao

  26. 7

    Per me un caffè. Lungo, grazie.

  27. 6
    p. says:

    Si propongono sempre commissari e strutture con “responsabili” e garanti vari.
    Per me il problema della poca efficienza italiana è dovuto “solo” alle strutture e sovrastrutture spesso multiple e sovrapposte.
    Secondo me l’unica maniera per far funzionare bene l’Italia, son convinto che potrebbe essere con al nostra creatività un bellissimo stato, è esattamente il contrario, bisognerebbe almeno dimezzare la struttura politica e quindi la delega rappresentativa: stato, regioni, provincie, comuni, comunità, quartieri, gruppi di comuni, gruppi di regioni, comunità montane, enti parchi, enti laghi, enti fiumi…
    E poi sopra le strutture operative più o meno sovrapposte come la protezione civile, il soccorso alpino (proprio non lo capisco con base volontaria e referenti dorati), i vigili del fuoco, i carabinieri, la polizia, ora è stato creato, oltre i vari commissari con loro strutture, il coordinamento del coordinamento, l’areu…
    E poi le strutture ben finanziate che amano chiamarsi No Profit….
    Sono tutte strutture ridondanti, come minimo opportuniste, spesso parassite o saprofite, ma sono proprio necessarie per uno stato a democrazia rappresentativa maggioritaria?
    Io proprio queste necessità inderogabili non le capisco, non capisco quali problemi possano risolvere se non quelli di spartizione politica del denaro pubblico.

  28. 5
    marco garimberti says:

    Michele, il clima non lo fa la pianura padana, anche se è uno dei luoghi più inquinati della terra. il clima lo fa lo sviluppo globale… pensa che deve ancora svilupparsi l’africa, la quale pare tenda a svilupparsi secondo modelli di sviluppo cinese – occidentale. purtroppo le aree dove risiede la vera civiltà oltre che la bellezza, pare non avranno scampo. quindi preparatevi a resistere. ritenetevi fortunati di averne goduto e comunque evitatre la cementificazione delle valli e delle alture, come ho già scritto al pres. della prov. autonoma di Bolzano.

  29. 4
    Michele H says:

    I disastri a cui abbiamo assistito nelle zone montane , arrivano dalla pianura. Dall’inquinamento industriale, dal trasporto su gomma, dalle fonti di riscaldamento ecc ecc. La Pianura Padana è il luogo più inquinato d’Europa e da qui bisogna partire per limitare i disastri.
    E se proprio vogliamo andare nei dettagli allora incominciamo a sviluppare un progetto che preveda che i cavi elettrici vengano posati sotto il manto stradale, riducendo il numero di tralicci e le possibilità che questi provochino incendi disastrosi (Agordino 2018)

  30. 3

    Personalmente sono quasi sempre d’accordo con il pensiero di MW, ma noto che spesso prende posizioni rigide e cieche (per questo non ne sono più socio) e fa da padrona in casa altrui senza un minimo di diplomazia. I montanari non sono persone molto malleabili ma non sono degli sprovveduti quando si parla dei loro territori. Avranno tutti i difetti di chi non è plasmato da una vita comoda e a stretto contatto col prossimo, OK, ma non vanno trattati da sottosviluppati pretendendo di imporgli manovre socio-economiche mentre sono con le mani nel fango.

    Il fango, il vento, le valanghe e le piogge non aspettano di cadere quando la situazione politica è di un certo tipo. Cadono e soffiano quando decidono loro e basta. E il montanaro è abituato a farvi fronte all’istante. Non voglio parlare di “ambientalismo da salotto”, ma neppure di utopie da baita con la polenta.

  31. 2

    Certo che l’eliminazione recente del Corpo Forestale dello Stato non poteva arrivare in momento peggiore.

    A dispetto di quanto scritto dal Casanova, credo che i Comuni, supportati economicamente dai fondi europei-statali, siano l’ente più adatto alla gestione di una simile emergenza.

    Nel mio Comune, che nel bellunese è purtroppo uno dei più colpiti, è incredibile come la situazione sia, ed è, stata gestita rapidamente. Case scoperchiate, strade sommerse da alberi caduti e attraversate da frane, in meno di 48 ore sono state ripristinate provvisoriamente per permettere alla gente di continuare a vivere il più normalmente possibile. Vigili del fuoco volontari, Soccorso Alpino e artigiani vari stanno lavorando 24 ore al giorno e da ieri sono coadiuvati dalla Protezione Civile di Belluno. Grazie, grazie, grazie a tutti loro! L’Enel ha piazzato generatori a gasolio in tutte le frazioni a tempo record lavorando anche di notte senza sosta e da ieri funzionano anche i telefoni!

    Non posso immaginare un modello migliore di efficienza e sono certo che sarà lo stesso per la gestione del legname a terra. Livinallongo è una valle di boscaioli. Chi meglio di loro…

  32. 1

    d’accordo ma che la ricostruzione, il rinascimento sia gestito dalle regioni Trentino Alto Adige – Veneto – Friuli. Lasciare Roma dov’è. la filiera dell’analisi e dei rimedi operativi sia imbastita in loco. i soldi siano richiesti alla popolazione italiana e confluiscano in un unico conto, il cui movimento sarà poi più semplice rendicontare. l’inverno che verrà, fin tanto che non c’è neve sui monti, veda partire la ricostruzione. le tre regioni si devono parlare da stamattina, lasciando fuori la minkia di politica.

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