Quanto tempo ancora per “Terra incognita”?
(11 ottobre 1995 – 11 ottobre 2020: nessuna completa ripetizione in libera in 25 anni)
È passato un quarto di secolo da quando Prem Darshano (al secolo Luggi Rieser) e Ingo Knapp hanno realizzato il loro capolavoro personale: la via sulla parete sud della Marmolada, battezzata con il doppio nome Terra incognita-Senkrecht ins Tao (X-), che riuscì loro (in parte con l’amico Jesus Schrattenthaler) nel miglior stile possibile: salita in libera dal basso, senza spit, senza usare cliff, senza precedente esplorazione dall’alto e senza pre-protezione tecnica. L’11 ottobre 1995, entrambi riuscirono nella rotpunkt della prima salita alpina al mondo nell’ordine del X grado di difficoltà senza spit.
Anche se famosi alpinisti di alto livello hanno provato a raggiungere quel traguardo, fino ad oggi non si conosce alcuna ripetizione completa. Lo specialista in questo genere di salite Much Mayr e il suo compagno di cordata Kurt Astner c’erano quasi riusciti nel 2001, ma l’oscurità incombente li aveva costretti a fare a meno degli ultimi tre tiri. Peccato, in fin dei conti Much aveva superato entrambe le lunghezze chiave (quelle nell’ordine del X grado). La stessa cosa è successa nel 2007 all’alpinista di punta Hansjörg Auer, che lì vi ebbe pure un incidente, insieme con Thomas Scheiber, e nel 2010 all’alpinista italiano di punta Roberto Benvenuti e compagni. Tutti loro convennero sulla possibilità che questa via di calcare offre (con tali difficoltà e senza spit), confermando peraltro il decimo grado di difficoltà. Ora, nell’ottobre 2020, sono passati 25 anni. A quando la prima ripetizione?
Per la seconda grande impresa di Prem Darshano, l’ormai leggendaria parete est del Lärmstangen nelle Alpi di Tux, la via Irrfahrt der Jugend (Strano viaggio della giovinezza), anch’essa senza spit, VIII-, 1982, con il fortissimo Paul Koller, ci sono voluti 29 anni! A fare la seconda salita di questa famigerata via ci sono riusciti nel 2011 il vincitore assoluto della Coppa del Mondo del 2008, Jorg Verhoven, assieme all’austriaco campionissimo Marc Amann.
E per il terzo “monumento alpino” di Darshano (come lo chiamava l’autore della guida del Rofan Alpinkletterführer Rofan, Hannes Salvenmoser), ovvero la via Gold Rush sulla parete nord del Rosskopf, con il leggendario run out di VIII grado, sono dovuti passare 30 anni prima della ripetizione. Darshano con Hannes Eder e il genio dell’arrampicata Wolfgang Müller ci erano riusciti nel 1982: e solo nel 2012 la cordata di Hansjörg Auer ed Elias Holzknecht è riuscita a ripetere Gold Rush integralmente dall’inizio alla fine in un sol colpo e per di più aprendo una variante di uscita di IX grado, anch’essa senza spit.
Dovranno trascorrere 30 anni anche per Terra incognita in Marmolada prima che si sia finalmente ripetuto questo tris che ha caratterizzato il primo decennio senza spit?
Note divertenti
1) Le prime tre foto mostrano chiaramente quali dinosauri di scarpette di arrampicata gli scalatori usassero a quel tempo (se qualcuno oggi si trovasse sui punti chiave di Terra incognita dovrebbe rifletterci almeno un poco…!).
2) Terra incognita-Senkrecht ins Tao corre tra due linee aperte con uso di spit: è un grado più difficile, eppure ne fa a meno. Conclusione: “Ma allora va bene così…”
O, come direbbe Lynn Hill: “la va, ragazzi!”
Un capolavoro di arditezza alpinistica per Rieser e Knapp. Qualche curiosità sulle ripetizioni rotpunkt, almeno quelle note. Le ultime due erano visibili sulle rispettive pagine Facebook dei ripetitori e dell’ultima avevo apprezzato anche un paio di video. In ogni caso, pur nella sobrietà e nella quasi mancanza di riflettori, tutte e tre le ripetizioni erano note sul web, sebbene solo da un paio di mesi. Nei primi giorni di novembre di quest’anno la rivista online kletterblock.de aveva infatti pubblicato la ripetizione di Omar Genuin e Sara Avoscan, segnalando anche le precedenti salite in libera. Molto belle le parole di Sara Avoscan, pubblicate prima sulla sua pagina facebook e poi nel recente articolo su kletterblock.de:
“It is one of the route we are happiest with, an example of patience and ethics.
Rieser and Knapp started this route in 1983 and arrived at the top only in 1995, but after all these years they did not feel it ended: they returned in the autumn of the same year to climb it rotpunkt.
We believe that Rieser and Knapp gave a clear signal 25 years ago how mountaineering was evolving, leaving us a legacy of how to respect the rock, but also how a climb should end, giving the right value to the rotpunk and to the sporting side of mountaineering.
In 2019 we often do not remember these values, but we consider them important and in the repetitions we hear them, we commit ourselves to respecting them, believing that routes are only ascended when we do the rotpunkt.”
Ultime curiosità. Della ripetizione di Alessandro Rudatis del 2010 non vi è traccia alcuna su internet, a parte questa pagina e quella di kletterblock.de. Manuel Bontempelli, in merito alla sua ripetizione del 2016, l’ha descritta nella sua pagina FB con 8 parole. Spero che la discrezione usata da tutti questi grandi alpinisti possa essere un esempio per le future generazioni.
Giordani la definisce “un monumento mistico di etica, di rinuncia e pazienza”. Leggere i nomi dei ripetitori non stupisce, visto il livello delle persone in questione. Di Sara ricordo di avere assistito ad una impeccabile salita on sight dell'”Ami Caouette” a Ceuse, ancora nel 2007, una via tutt’altro che intuitiva.
Semmai e’ insolito che gli apritori non ne sapessero nulla. Ma e’ una riprova di grande discrezione e disinteresse per i riflettori. Sarebbe di grande interesse leggere i resoconti delle ripetizioni.
Le domande che rimangono, forse piu’ attuali di quella proposta dall’articolo, sono: quanto tempo per un’altra apertura di questo livello in questo stile? Il livello sale, indubbiamente; ma c’e’ ancora gente pronta a prendersi i rischi che in apertura devono essere decisamente piu’ alti? Ha ancora davvero attrattiva tale etica tra i giovani?
Grazie anche a te Manuel.
Il mio pensiero sulla montagna e sull’arrampicata è esattamente il tuo: farsi gli affari propri.
La storia dell’alpinismo, delle prime, delle seconde, delle prime invernali, del GPS nello zaino, dei video di vetta, tutte stupidate. E’ solo una forzatura di coloro a cui piace mettere in sequenza degli avvenimenti per convenienza loro, per il piacere di apparire.
Meno male esistono ancora *uomini liberi* (grazie anche a Nicola Tondini per questa bellissima via sul Presina) che scalano per se, e non per altri né per la storia. Alla fine ciascuno è giudice di se stesso e delle proprie capacità.
Ciao e ancora bravo.
complimenti!! tanto di cappello.
Dear Darshano, after receiving this report of yours, we published two days ago:
https://gognablog.sherpa-gate.com/quanto-tempo-ancora-per-terra-incognita/
As you can see reading the comments, it seems that at least three pairs of climbers made a free ascent of Senkrecht ins Tao:
1) Alessandro Rudatis e compagno (2010), rotpunkt
2) Manuel Bontempelli e compagno (2017), rotpunkt
3) Oscar Genuin e Sara Avoscan (2018) with alternate leading as you first ascensionists did.
What have you to say about?
Yours sincerely, Alessandro Gogna
Sicuramente una via simbolo… sono contento che abbia scritto Omar. Sapevo che lui e Sara l’avevano ripetuta e anche Alessandro Rudatis. In quanto conosco entrambi e me ne avevano parlato, incrociandoli al Falier.
Le ripetizioni da parte di chi si fa gli affari propri non contano 🤘by Manuel Bontempelli
Ciao Omar.
Si, io sapevo della ripetizione del 2010 e della tua del 2018, ma non conoscendoti di persona, né conoscendo di persona Rudatis, ed essendo io un senza nome, non ho detto nulla. Mi fa molto piacere, cosa che ho sperato, che uno di voi 2 dicesse qualcosa.
Grazie. E complimenti per tutte le tue salite con la tua compagna, ed anche per lo stile generale, piuttosto defilato, in un tempo in cui tutti urlano per qualsiasi cosa.
Ma scusate un attimo… La via è stata salita Rotpunkt da Alessandro Rudatis nel 2010, da Manuel Bontempelli nel 2017 stesso stile, salita Rotpunkt da me e Sara Avoscan nel 2018 a tiri alterni come i primi salitori… Queste ripetizioni Rotpunkt non vengono considerate?
A me era bastata una delle prime ripetizioni di Mephisto al Sas dla Crusc nei primi anni ’80 con Ornella Calza. Credo che, oltre a indubbie capacità, testa e allenamento, conti quanto il fare certe cose rivesta o meno una priorità nella propria vita. A quei tempi, non esagero, Mephisto mi era sembrata un sentiero, ma oggi non andrei per nessuna ragione al mondo a ripeterla. Ogni tempo ha i suoi ideali e le sue motivazioni per ognuno di noi. Guai a non evolvere e/o mutare tali aspetti col passare degli anni, perché in un’attività cosi totalizzante come lo è l’alpinismo di un certo livello, non resta altro tempo da dedicare a cose che inevitabilmente riempiono la vita. Pii, ognuno ha i suoi gusti.
Grazie Umberto del tuo commento.
Personalmente ritengo tale stile, ideologicamente molto interessante, ma sostanzialmente inapplicabile poichè troppo pericoloso, vedi l’incidente capitato a Knapp e a Mittersteiner e sicuramente ad altri.
Mi è capitato di tentare di ripetere una via, peraltro non estrema, di Luggi Rieser, e sono tornato indietro poichè nessuna via valeva il rischio di passare il resto della vita in carrozzella…
Al di là della grandezza dell’impresa, la via in questione non si chiama Steps across border – Senkrecht ins Tao?
Forse sbaglio, ma mi pare che “Terra incognita” appaia solo su una guida italiana, e tale nome sia ritenuto *erroneo* dal suo stesso apritore.
A tal proposito vedasi:
https://darshano.com/routen/steps-across-border-senkrecht-ins-tao/
dove, nell’idioma tedesco si dice:
“fälschlicherweise als Terra ingognita bezeichnet”
Ma magari la redazione di Gognablog è informata a riguardo.
Inoltre, se posso, l’articolo dal quale attinge buona parte di ciò che è stato pubblicato su Gognablog è qui:
https://www.lacrux.com/klettern/steps-across-the-border-schwierigste-bohrhakenfreie-mehrseillaengenroute-der-welt/
apparso il 16 ottobre di questo anno su http://www.lacrux.com, editoriale, e successivamente su climbing.de.
Se posso, è interessante leggere la relazione della via, presente sempre sul sito di Darshano, qui:
https://darshano.com/routen/steps-across-border-senkrecht-ins-tao/
per avere una idea di cosa sia una via così.
Sono sicuro che in tal consenso di alpinisti egoici e non, la simbologia riportata è chiara. L’apertura della via è iniziata nel 1983 e terminata nel 1995, quindi più che *single push*, si tratta di un *multiyear push*; nell’anno in cui è stata salita, ai piedi c’erano le Mythos, scarpette con cui Huber ha scalato un 9a, Ohm, nel 1992.
Qui:
https://darshano.com/senkrecht-ins-tao-begehungsstory/
un po’ di storia più dettagliata a riguardo della salita. Interessante notare che, nonostante il fluire della pietra nel sangue degli artisti, Knapp si ruppe un piede durante uno dei numerosissimi tentativi di apertura della via. Destino simile capitato altrove a Mittersteiner, anch’egli minimalista dell’attrezzatura delle vie ed apritore di assoluti capolavori sulle Meisules in stile, se possibile, ancora più severo e che, se non sbaglio, ora ha una gamba più corta dell’altra, e non poco. Ma magari mi confondo.
Forse, la creatività ascientista non basta. Ci vuole anche fortuna, tanta.
oltre alle scarpette vecchio stile avrai notato anche i calzini.
Invece del casco la solita tuba, qui però manca il frac giallo. Evidentemente Luggi a pensato di vestire più informale.
Relativamente alle modalità di apertura di questa straordinaria via, dando per scontato che sia stata aperta a più riprese, nello stile di Mariacher & company, quindi non avendo fatto un “single push” come invece era stato fatto per il Pesce, sarebbe interessante sapere se Luggi e Ingo avessero spit nello zaino (ammesso che avessero uno zaino!).
Io conoscendo questi personaggi per le loro straordinarie aperture di vie… direi proprio di no.
Oltre alle scarpette vecchio stile ho anche notato l’assenza di casco: si tratta degli ultimi cavalieri dalla testa dura???
ciao a tutti
Io non ho parole ma gli occhi per ammirare , quelli sì.
Artisti.
queste creazioni sono la dimostrazione di quanto si può essere capaci di entrare in totale sintonia con un elemento fino ad esserne parte di esso. La roccia, la parete non gli sono estranee. Talento, determinazione, visione, unite alla simbiosi con la parete, porta alla creazione di questi capolavori in anticipo sul tempo.
Se le vie di Manoni sono opere d’arte, questa via cos’è? Manoni sopravvalutato? Punteruolatori e trapanatori fermatevi, per il piacere e il diritto di quelli che verranno.
Quoto in pieno
Ma anche per andare oltre al nostro ordinario caldo e certo è necessario liberarsi da noi stessi.
Anche nell’atto di coraggio si assiste ad una cosa del genere.
L’attenzione non è su noi, diversamente non lo compiremmo.
Per andare centinaia di metri sott’acqua un apnea è necessario essere acqua.
Verissimo. E’ la vera forza dei campioni
Diversamente da quanto abbiamo culturalmente appreso, muoversi attraverso il sentire, permette l’attuazione di potenzialità altrimenti castrate dai saperi e dalla superstizione razionalista.
Essere ciò che si fa scioglie i confini dell’ego, permette una relazione intima e conoscitiva in tutte le relazioni, siano una parete, un autistico, un problema personale.
Sebbene formulato in altro modo, lo si riscontra in tutta la letteratura alpinistica e non solo.
La mifgliore sicurezza la si realizza stando in creativa relazione con sé e l’ambiente.
Per andare centinaia di metri sott’acqua un apnea è necessario essere acqua. In tutte le attività umane si trovano campioni le cui prestazioni sono incomprensibili da chi si muove attraverso il pensiero e l’affermazione e la presunta conoscenza del sapere cognitivo.
Negli uni è presente la condizione creativa, ovvero la totale assenza di intenzione razionale.
Negli altri, all’opposto, la condizione creativa è castrata dalla volontà egoica, da saperi ed esperienze pregresse incluse.
Le due categorie sono mescolate. Tutti noi le abbiamo vissute. Non tutti le abbiamo riconosciute e valorizzate. Meno ancora hanno riconosciuto in esse la pochezza culturale di ciò che ordinariamente crediamo di noi stessi e degli uomini.
Che fenomeni gente…