Re-styling intelligente

Ri-attrezzare rispettosamente le grandi vie del passato si può!

Una delle grandi motivazioni per rivedere lo stato di chiodatura di una vecchia via (e qui non faccio distinzione tra falesia e montagna) è la constatazione dell’abbandono in cui questa versa. Sterpi, appigli mobili, erba, chiodi che ballano, ecc.
Preferisco usare la parola “motivazioni”: altri, più radicali di me, potrebbero dire “pretesti”.
In ogni caso lo scopo è quasi sempre “rendere fruibile” un terreno di arrampicata che altrimenti vivrebbe altri anni di solitudine.
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Heinz Grill

E’ vero: fino all’affermarsi della cultura sportiva, chiunque facesse una via nuova non si preoccupava minimamente di coloro che sarebbero venuti dopo, arrampicava per se stesso, rischiava e nessuno metteva in discussione che chi voleva seguirlo, mesi o anni dopo, avrebbe dovuto rischiare e penare allo stesso modo.

Se si lasciava chiodata una via, non era per scrupolo ecologico o per gentilezza e riguardo verso il ripetitore… era solo perché l’apritore non aveva problemi nel suo personale approvvigionamento di ferraglia.
Se le ripetizioni mancavano, meglio! Si sottolineava il grande impegno necessario per quell’itinerario…

Oggi, con l’avvento dello spit, con le protezioni mobili e con la mutata sensibilità nei confronti del possibile numero di ripetitori, cioè di giudici favorevoli al nostro operato, si tende a un comportamento del tutto diverso.
Questo modo di pensare si riflette anche nel prendere in considerazione vecchi percorsi.

Ma i modi in cui si può affrontare il restyling sono davvero molti e sfumati. Ciò che lo scalatore trad (o similari, questione di definizione) auspica oggi non è che si proceda a una ri-attrezzatura “sportiva” tout-court, bensì che si ri-crei un itinerario senza “essenzialmente” snaturarlo.

Esempi di cosa vado dicendo ce ne sono molti, anche se quelli di una ri-attrezzatura brutalmente sportiva sono assai superiori di numero, direi dieci a uno.
Qualche anno fa le guide lecchesi procedettero in un programma di restyling di alcuni itinerari della Grignetta e della Corna di Medale. Mentre alcune vie furono spittate come itinerari sportivi, su altre si preferì (a volte per espresso desiderio dell’apritore, magari ancora vivente…) sistemare a spit solo le soste e invece, per ciò che riguarda i chiodi di protezione della via, realizzare una chiodatura efficiente, perché fatta appesi alle corde e non procedendo da primi di cordata. Quindi: sostituzione di chiodi con rispetto del numero originale, asportazione di erba, spine, lichene, terra, appigli mobili. Asportazione dei vecchi cunei in fessure oggi proteggibili con nut e friend. In qualche caso anche stabilizzazione artificiale di scaglie. Certo, un compromesso: però intelligente.

Gli esempi più belli di re-styling ci vengono però dalla Valle del Sarca, dove Heinz Grill, il più attivo apritore di nuovi itinerari degli ultimi anni, si sta dando da fare con la sua squadra a ri-valorizzare gli itinerari del passato. Lo affianca  gente come Florian Kluckner o Franz Heiss, per non parlare delle tenaci e graziose “ancelle” Johanna Bluemel, Petra Himmel, Barbara Holzer, Sigrid Koenigseder, Sandra Schieder, Monika Staufer e magari altre.
Vie come il pilastro Cristina e Alba Chiara (entrambe a Monte Casale), come Luce del primo mattino al Piccolo Dain, oppure ancora l’attuale ciclopica lavorazione su Oasi di Pace sulla Cima alle Coste sono lavori che richiedono settimane a più persone! Stiamo parlando infatti di vere e proprie vie di centinaia di metri.

In questi casi dunque, la volontà di ri-proporre un itinerario che trasuda storia anche agli odierni arrampicatori, in modo che questi apprezzino il valore dei primi apritori, supera di molto la semplice volontà di “rendere fruibile”, termine irrispettoso che sa di “consumo” e di “superficialità”.

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Giuliano Stenghel e Heinz Grill. A quando il re-styling di una delle grandi vie di “Sten” Stenghel?

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Re-styling intelligente ultima modifica: 2014-01-23T10:05:42+01:00 da GognaBlog

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43 pensieri su “Re-styling intelligente”

  1. Dino , che ti devo dire… sarà che a me riuscire a mettere un buon chiodo piace. Mi da soddisfazione come avere fatto un buon lavoro. Cosa che invece non provo nel mettere uno spit. E guarda che l’ho fatto diverse volte.

    Ad esempio la tecnica dei chiodi spessorati con le zeppette di legno, oggi ne parla spesso Ivo Rabanser, per me è molto interessante. Qui ci vuole ancora più abilità, ci vuole manico….  Ma sai la sai fare è risolutiva.

  2. Purtroppo non sono ne forte ne bravo ma sulle vie soprattutto  lunghe sarà  capitato anche a te di provare il chiodo col moschettone e non stare li ribatterlo o farlo solo se balla; se poi tutti li martellano viene fuori una marmellata. Il fatto è che su tantissime vie i chiodi e il materiale è già tutto in via; ovvio che poi chiodi e martello vanno portati sempre.

    Per quanto riguarda i resinati hai ragione. Quando faccio i corsi raccomando sempre di provare qualche resinato prima di fidarsi. Avendone piazzati parecchie centinaia, so bene che occorre molta pazienza, cura e metodo (passione) e comunque spesso non vengono collaudati (io lo faccio sempre su tutti). Però se il foro è stato pulito molto bene, se la resina è quella giusta e non scaduta, se vengono rispettate le regole tecniche d’installazione il fit(t)one è davvero solido.

    Mi è capitato di tentare di sostituirne uno che ballava, e dopo leve, martello e mazzetta ho dovuto tagliare con la flex.

    Mi arrabbio sempre molto quando vedo gente, anche forte, che usa materiali vecchi e scassati e non spende nemmeno una lira per cambiare un fisso o un moschettone di calata precario, salvo poi sgrondarsi di birra al bar a 5 euro al colpo.

     

  3. Dino c’è anche la possibilità che tutti i chiodi incontrati siano ottimi. Ma lo saranno? Nessuno da verificare? Da ribattere?

  4. Alberto grazie del tuo commento.

    A mio parere la sosta a spit è superiore, magari non nell’immediato ma sicuramente nel tempo, sia perché le intemperie lavorano sulle fessure sia perché una volta installate, nessuno più le martella.

    Però le considerazioni che fai sulla capacità di chiodare sono vere e concrete.

    Ho però cercato di ricordare da quanto tempo non pianto più un chiodo; ho  concluso che non lo ricordo. E’ vero che negli ultimi anni ho privilegiato le vie a spit, ma ad esempio sulla Gogna, che tu stesso definisci alpinistica, non ho toccato il martello che pur avevo.

    La considerazione che faccio è che sulle vie frequentate tutto il materiale, anche in più è già lì. Quindi tanto vale togliere quello che si può sostituire con protezioni clean, ma rinforzare il resto.

    Dino, il fatto di non usare il martello su un avia. Può avere più ragioni. Una è quella di essere talmente forte e bravo di non verne bisogno. L’altra invece può essere dovuta alla incapacità personale di non saper valutare la bontà di un chiodo esistente e quindi di dare per sicuro un chiodo  che invece non lo è.

    Ho visto gente attaccarsi a soste a fittoni resinati senza valutarne preventivamente la sicurezza. Siccome  sono resinati si da per scontato che sono sicuri. Poi quando gli fai notare: “attenzione forse non hai fatto caso, ma  questi fittoni  si muovono” . Allora vedi facce incredule…ma come…??

     

  5. Alberto grazie del tuo commento.

    A mio parere la sosta a spit è superiore, magari non nell’immediato ma sicuramente nel tempo, sia perché le intemperie lavorano sulle fessure sia perché una volta installate, nessuno più le martella.

    Però le considerazioni che fai sulla capacità di chiodare sono vere e concrete.

    Ho però cercato di ricordare da quanto tempo non pianto più un chiodo; ho  concluso che non lo ricordo. E’ vero che negli ultimi anni ho privilegiato le vie a spit, ma ad esempio sulla Gogna, che tu stesso definisci alpinistica, non ho toccato il martello che pur avevo.

    La considerazione che faccio è che sulle vie frequentate tutto il materiale, anche in più è già lì. Quindi tanto vale togliere quello che si può sostituire con protezioni clean, ma rinforzare il resto.

  6. Si Alberto hai ragione, ma io ho ringraziato Grill in generale. Anche tu sai che dopo una giornata di disgaggio e lavoro  in parete hai le spalle  che ti fanno male dalla fatica.

    Per quelle classiche, quelle che ho fatto, non avevano spit. Devo però dire che il mio concetto di alpinistico è un po’ diverso dal vostro ( ho detto diverso e non migliore o peggiore). Ad esempio considero molto alpinistica la Gogna in Marmolada (non ho trovato spit e gente) e poco alpinistiche altre vie dove si fa la fila e ci sono chiodi in abbondanza. Su queste ultime, non considero (mia opinione) un abominio la sostituzione delle soste tradizionali con spit, anche perché spesso alla stessa sosta ci sono assicurate più cordate.

    Dino il lavoro che hanno fatto Grill e compagni in Valle del Sarca non lo discuto, come non discuto il loro stile di apertura. Ho ripetuto in Sarca tante loro vie e mi sono divertito. Su quello che non condivido mi sembra di essere stato chiaro.

    Gli abomini nella vita sono altri. Vedi ad esempio quello che è accaduto giorni fa a Genova. E’ un abominio perché sono morte assurdamente tante persone e di certo, come in tanti altri casi italiani… non pagherà nessuno. O quanto meno non pagheranno come dovrebbero.

    Il fatto di ritenere in assoluto più sicure le soste a fix rispetto a quelle a chiodi a fessura, ritengo che non sia onesto. Se sei capace di mettere buoni chiodi, questi sono sicuri. Si è vero non sempre si può mettere buoni chiodi , ma se  hai occhio e pratica di sicuro alla fine riesci a fare un buon ancoraggio. Oggi ci sono materiali, attrezzature e tecniche che te lo permettono. Sicuramente le soste a fix invece sono più comode. Su questo non si discute. Perché già belle e pronte. Anche per le ritirate. Però per  me sono anche creatrici di ignoranza tecnica. Perché se non provi ad attrezzare soste , non provi ad usare il martello e mettere un chiodo, non imparerai mai. Saper mettere un buon chiodo non è una cosa in più di cui puoi fare anche  a meno. Bensì fa parte del tuo bagaglio e per me da soddisfazione quanto fare un passaggio di arrampicata con buon stile. Saper ben chiodare è una bella soddisfazione che richiede capacità e buon occhio.

    Altro punto per me negativo  è che  riattrezzare gli itinerari con ancoraggi fissi può essere un’ulteriore invito ad affollare quell’itinerario, oltre ad indurre persone non proprio all’altezza a provarci comunque.

    Altro fatto non secondario è che modificare lo stile di apertura a mio avviso è una mancanza di rispetto della storia, oltre a svilire il valore psicologico di un’itinerario.

    La via Gogna alla Marmolada ripetuta tanti anni fa, la ricordo una bella via. Si la ricordo alpinistica, ma MOLTO PIU’  alpinistiche ! ricordo più vie come la Piotti-Calcagno al Bardaiano o la Biagi-Nerli al Sumbra sulle Alpi Apuane. In Dolomiti mi sono  sembrate più alpinistica una via come il Diedro Livanos alla Su Alto o lo Spigolo Oggioni (Aste) allo Spiz D’Agner Nord.

  7. Si Alberto hai ragione, ma io ho ringraziato Grill in generale. Anche tu sai che dopo una giornata di disgaggio e lavoro  in parete hai le spalle  che ti fanno male dalla fatica.

    Per quelle classiche, quelle che ho fatto, non avevano spit. Devo però dire che il mio concetto di alpinistico è un po’ diverso dal vostro ( ho detto diverso e non migliore o peggiore). Ad esempio considero molto alpinistica la Gogna in Marmolada (non ho trovato spit e gente) e poco alpinistiche altre vie dove si fa la fila e ci sono chiodi in abbondanza. Su queste ultime, non considero (mia opinione) un abominio la sostituzione delle soste tradizionali con spit, anche perché spesso alla stessa sosta ci sono assicurate più cordate.

  8. Dino qui non si discute sulle sue nuove vie. Non confondiamo il problema. Si sta parlando di tasselli a perforazione messi dove prima non c’erano.

  9. Tuttavia io non sono un grande alpinista o arrampicatore e perciò ringrazio Grill per le  belle arrampicate che ho potuto fare anche grazie alla sua opera.

  10. Nel senso che erano linee piene di vegetazione e da disgaggiare. Un lavoro davvero pesante.

  11. “vie rese disponibili”

    Mi spiegate per favore questo concetto alpinistico per me del tutto nuovo?
    Grazie.

  12. Io penso che a Grill vada rivolto un gran GRAZIE.

    Con tutto il lavoro che lui ed i suoi hanno fatto, hanno aperto o reso disponibili decine e decine di vie.

    Quindi un grande grazie.

  13. Alberto, (per inciso: gli ultimi entrati nell’accademico nemmeno hanno scalato roba seria, lui almeno lo ha fatto) magari anche lui ormai è entrato nel sistema politico luccicante della sicurezza a qualsiasi costo…  sistema che sempre più spesso costa a molti anche la propria vita… tanti sono gli esempi degli esperti perfettamente attrezzati che si ammazzano troppo facilmente… ma sono mie tristi opinioni.

  14. Comunque sono pochi gli alpinisti che mantengono per lungo tempo in maniera rigorosa una loro etica… so pochi nomi… e Grill si è “evoluto” nel tempo

    Paolo a me sinceramente andare ad attrezzare soste con tasselli da 10 mm anellati su itinerari di stampo classico dove prima non c’erano e dove con un po’ di fantasia e un minimo impegno si possono attrezzare o rinforzare le soste non sembra “Evoluzione” .

    Mi sembra più una DERIVA verso un alpinismo preconfezionato nello stile che qualcun’ altro ha deciso per te. E questo da parte di un accademico lo trovo sbagliato.

    C’è terreno libero. Vai a farlo li. Ma non cambiare la storia scritta dagli altri. Nel bene o nel male. La storia va conosciuta non cancellata.

  15. Quando si parla di buchi e di spit mi vengono sempre in mente i pasticciacci fatti in Marmolada per la vanità senza accettare i propri limiti e col risultato di impedire la creatività di quelli più bravi del futuro…. ma anche altrove.
    Un riservato e fortissimo alpinista solitario una volta mi ha detto che spesso chi non è luminoso fa di tutto per accendere delle luci che lo illuminino…  usando spit, libri, guide, media… e tante balle. 🙂

  16. Alberto, condivido pienamente quello che dici, per me è perfetto come lo spieghi!
    Spero che molta gente lo capisca, che il concetto entri, senza troppe martellate e buchi a iosa, nei loro cervelli giocherelloni e gaudenti, così rischieranno molto meno di farsi male in montagna.

    Io posso solo provocare e fare l’estremista 🙂
    Ti è piaciuta l’idea dello spit come viagra per i vecchi e sballo per i giovani?
    Comunque sono pochi gli alpinisti che mantengono per lungo tempo in maniera rigorosa una loro etica… so pochi nomi… e Grill si è “evoluto” nel tempo.

  17. Alberto, nemmeno io capisco il tuo pensiero. Per me lui cerca di spiegare alla massa cosa significhi scalare e scende a qualche compromesso, ma sempre molto pochi rispetto ai blasonati bucatori di questi anni.

    Sinceramente Paolo il mio pensiero è molto semplice: vie create senza forare, si lasciano senza forare. Si rispetta lo stile di apertura.

    Più semplice di così!!

    Visto la tua forte presa di posizione quando affermi che lo spit:  “Per me lo spit è la negazione del futuro e della responsabilità individuale ”  . Mi permetterai di non capire quando invece per Grill accetti il “compromesso”  o perchè anche lui: “è umano” .

    Se come affermi te, Grill vuole spiegare alla  massa, che senso ha mettere spit su vie che non ne avevano?

    Cosa gli spieghi  alla massa? A non portarsi il martello per mettere o ribattere un chiodo? A trovare le soste già belle e pronte?

  18. Quando apre vie impegnative e di ampio respiro non spitta mai, vedi Lagunaz, Vallaccia, Moiazza… su roba vecchia, bucata e fattibile dai più, sistema e  “mette in sicurezza”, talvolta anche le soste aggiungendo uno spit.

    Paolo, scusami ma questa tua affermazione non è vera! Su diverse sue vie nuove ci sono spit  e tasselli con anello alle soste. Esempio:

    – Vallaccia via Saturno, via Urano

    – Punta  Emma via Archtettura Gialla

    – Catinaccio via Marte.

    – Pala di Socorda Spigolo diretto

    Paolo, basta leggere le sue relazioni.

    Quindi non dire che: “ NON SPITTA MAI” perchè è un falso. Anche se lo fanno successivamente al suo passaggio in fase di sistemazione della via i suoi amici . Non cambia nulla.

    Che fai giochi a prendermi in giro ?? mica sono un bimbetto che crede ancora alla befana.

    Io non sono contrario se Grill e compagni mettono gli spit sulle loro nuove vie. Mi sta benissimo. Vie belle ed impegnative.  Non è questo il fatto.

    Però non sono d’accordo che li mettano dove prima non c’erano. E sulla via Schubert-Werner allo spigolo sud della Pala di Socorda ( per altro già salito in precedenza da A. Gross e T. Gross il 17/7/1960 con tratti in comune alla Schubert) i pressione alle soste non c’erano.

    Sono andato a rileggermi la relazione della via riportata sulla guida di Antonio  Bernard ” La nuova guida del Catinaccio” e di chiodi a pressione non ne parla. Stessa cosa sulla relazione di Rabanser e Bonaldo su “Vie e Vicende in Dolomiti”. Anche qui non ne parla . Anzi dice: “….. La via è sufficientemente chiodata, seppure alcune soste non sono completamente attrezzate …..” . (questo lo dico anche a proposito dell’intervento di Alessandro : “Non mi risulta però che nei restyling di Grill siano stati mai messi spit dove prima c’erano solo chiodi.” ).

    Però può darsi che noi siamo corti di memoria  e che sia il Bernard che Rabanser e Bonaldo abbiano non riportato la presenza dei pressione.

    Che Grill sia umano non ho dubbi, anche se molto forte e con una grande capacità di lettura della roccia. Come ho detto non sono qui a criticare i sui tasselli anellati sulle sue nuove vie. Quello che mi fa strano è il tuo pensiero intrasigente verso alcuni, mentre è giustificativo verso lui. Evidentemente per lui hai una grande ammirazione. E’ il tuo mito . Ma non eri te quello che non crede ai miti ?

     

  19. Alberto, nemmeno io capisco il tuo pensiero. Per me lui cerca di spiegare alla massa cosa significhi scalare e scende a qualche compromesso, ma sempre molto pochi rispetto ai blasonati bucatori di questi anni.

    Quando apre vie impegnative e di ampio respiro non spitta mai, vedi Lagunaz, Vallaccia, Moiazza… su roba vecchia, bucata e fattibile dai più, sistema e  “mette in sicurezza”, talvolta anche le soste aggiungendo uno spit.

    E poi anche lui è umano 🙂

  20. Premesso che non sono qui a fare processi a Grill, di cui ho ripetuto in Sarca tante vie sulle quali mi sono divertito.

    Dici di essere contro lo spit. Ma poi giustifichi lo spit di Grill perchè non è lui che li mette in apertura ma sono gli altri che ci manda quando risistemano la via per favorirne la ripetizione e renderla più sicura e godibile ai ripetitori.

    Scusa Paolo ma non ti capisco. Sarà che sono semplice nel mio modo di ragionare, mentre te sei complicato e scusami ma qui direi anche contraddittorio.

    Che differenza c’è tra non metterli in apertura ma poi mandarci gli altri a farlo?

    Alla fine il risultato non cambia, se non sei d’accordo non c’è differenza.

    E’ come dire che il mandante e meno colpevole del sicario. Per me direi o alla pari o quasi quasi il contrario. Perchè il sicario potrebbe anche essere inconsapevole di quello che il mandante gli fa fare.

    Ripeto non capisco il tuo ragionamento, il tuo giustificare.

  21. Ho scritto…è espressione condizionante della società per i giovani e rimedio per i vecchi frustrati dalla loro eterna incapacità.

    Molti vecchi usano il Viagra e molti giovani cercano lo “sballo”.
    Per la società facendo così è molto più facile il controllo sulle persone.
    E’ così???

  22. Non so se sia Grill a piantare gli spit sulle vie che decide di far sistemare, penso dia solo direttive, lui di solito usa solo se stesso e poco altro di leggero.

  23. Certo che io sono contro lo spit, non ne possiedo, non li ho mai portati con me e non ne ho mai piantati, ma ho ripetuto anche vie a spit …. pochi anni fa e dopo quasi 40 anni anche la Cassin al Badile che ha spit alle soste, alla svizzera, ma l’ho salita quasi tutta in conserva… c’erano gli spit 🙂
    Per me lo spit è la negazione del futuro e della responsabilità individuale, è solo divertimento: è espressione condizionante della società per i giovani e rimedio per i vecchi frustrati dalla loro eterna incapacità.

    Ma il mio pensiero non vale nulla, la maggioranza pensa diversamente.

    Secondo me Grill cerca solo di far capire la differenza fra spit e non spit, forse senza nemmeno accorgersi di farlo.

  24. ma te PAOLO, se non ho capito male,  non eri quello contro lo spit? che dici di non avere mai bucato?

  25. A me Grill piace, anche se non lo conosco di persona, ma conosco un po’ delle sue vie in vari posti.
    Ha arrampicato dappertutto tantissimo e in tanti modi, spesso da solo e molto tempo prima dei nostri divi, ha aperto innumerevoli vie di varia difficoltà senza mai concentrarsi sulla sportività dello scalare e quindi mai bucando all’impazzata e sopratutto senza mai raccontare frottole o imbrogliando sullo stile delle sue aperture.
    Certo può sembrare un po’ “strano” con le sue fissazioni etico-estetiche e spesso per invidia gli è stato attribuito qualche casino interpersonale, ma lui scala e tanto!

    Il suo cercare di comunicare alla gente semplice che arrampica le sue idee sullo scalare non raggiunge mai la profonda banalità di tanti altri che pensano di aprire roba nuova e fanno di tutto per mostrarla.

    Mie idee.

  26. Ho ripetuto questa via diversi anni fa. Adesso non ricordo l’anno preciso, magari dopo controllo, non ricordo la presenza di chiodi  a pressione o spit. Ho chiesto anche al mio compagno di cordata, più dotato di memoria di me, anche lui non ricorda tale presenza. Magari la vecchiaia ci rincoglionisce.

    Può darsi che successivamente alla nostra salita siano stai messi spit. Che adesso magari sono marciotti. Io questo non lo so. Ma se anche così fosse non mi trovo comunque d’accordo con tale iniziativa di Grill e amici stile valle del Sarca trasportato su terreno Dolomitico.

    Se la mia memoria mi ha tradito, sono pronto a porgere le mie SCUSE. Altrimenti mi dispiace ma non sono d’accordo con queste iniziative. L’altruismo per me, si può esprimere in ben altri modi. Il terreno d’ avventura, sempre più raro dalle nostre parti, deve rimanere tale. Gli stili sono tanti e tanti devono rimanere. L’omologazione, per me è una bruttura.

  27. Si può discutere sull’opportunità o meno di “ripulire” un itinerario pre-esistente, come pure discutere se è il caso di mettere uno spit buono al posto di un pressione marcio. Non mi risulta però che nei restyling di Grill siano stati mai messi spit dove prima c’erano solo chiodi. Con certezza so che Grill e la sua “banda” sono estremamente rispettosi di questo principio.

  28. Aprire una via é comunque un atto di egoismo, secondo me, e personalmente non l’ho mai fatto per i ripetitori ma solo per soddisfare un mio bisogno. I ripetitori eventuali si organizzino o vadano da un’altra parte.

    Principio che condivido pienamente.

    Grill e compagni stanno aprendo vie in Dolomiti. Lo facciano pure secondo la loro concezione, il loro stile.

    Ma non vadano a modificare quello che già c’è. Di parchi giochi ce ne sono già abbastanza.

    Come scrive il Drugo non capisco ma sopratutto non approvo questa vocazione, questo slancio  verso il prossimo della  ditta Grill e compagni. Un conto è sostituire uno spit marcio . Un altro e mettere fix dove prima non c’erano.

    Grill e compagni dovrebbero capire di farsi gli affari propri e non quelli degli altri.

    E’ una fatto di rispetto del pensiero altrui che non può e non deve essere omologato.

  29. Aprire una via é comunque un atto di egoismo, secondo me, e personalmente non l’ho mai fatto per i ripetitori ma solo per soddisfare un mio bisogno. I ripetitori eventuali si organizzino o vadano da un’altra parte. L’area del Sarca é ormai a vocazione commerciale e ben vengano manovre di manutenzione ma lasciamo stare i pochi terreni wild rimasti che, se male e/o poco attrezzati, tali potranno restare. Mi sembra che per i Samaritani stipendiati della roccia, terreno ce ne sia… Teniamoli in quel recinto che a loro tanto piace, li gratifica e protegge assieme ai loro seguaci (vie a spit ne ho aperte e ne ripeto volentieri anch’io), ma delimitiamone i confini.

    Credo che Pit Schubert, e come lui tanti, invecchiando sia entrato in crisi e voglia dare in pasto al restyling le sue vie per ottenere ancora un guizzo di popolarità da lasciare ai posteri. Ognuno ha i suoi gusti.

    Chiedete a Gogna o a Messner se sono d’accordo che qualcuno gli riattrezzi le vie con spit e disgaggi.

  30. Restyling..  Boh.

    Non capirò mai lo spirito quasi messianico di Grill. Probabilmente, tra i tanti, è un mio limite.

    Comunque, unica cosa che vorrei evidenziare, è che un conto sia rimaneggiare vie aperte prima dello spit, altra cosa sostituire gli stessi su vie come Oasi di pace.

    Al giorno d’oggi andare a ripetere vie con spit da 8 forati a mano venti o trent’anni fa, credo sia palesemente più pericoloso che ripetere vie aperte solo con mezzi tradizionali.

    A scanso di equivoci, mi riferisco a vie di Dall’Omo, Dal Pozzo, Michelini, ecc… Notoriamente vie dove lo spit era usato come extrema ratio dove nient’altro può starci.

  31. anni fa ho ripetuto questa via Shubert -Werner  come l’altra Schubert diretta  in centro alla parete della Pala di Socorda.

    Sinceramente non capisco la necessità di attrezzare le soste a fix anellati. La roccia la ricordo fessurata , quindi non così difficile o impossibile  da rinforzare. Certo occorre un pò più di impegno mentale. Ma anche questo fa parte di quel gioco chiamato alpinismo. Non si allena solo il braccino ma anche la mente.

    Questi interventi , svilenti sotto il profilo alpinistico ed umano, mi sembrano fatti solo all’insegna della propaganda turistica. Eppure in quel di  Gardeccia non mi sembra che i turisti scarseggino.

    So già che risponderanno che le motivazioni stanno nel togliere dal dimenticatoio certi itinerari. Quindi nobili motivazioni. Altri diranno che se vuoi  li puoi anche non usare.

    Meno male che questa via lo salita prima.

  32. Tutto inversamente proporzionale alle capacità, all’impegno e alla bravura.
    Tutto focalizzato sugli aspetti negativi dell’alpinismo.
    Peccato per i giovani che non andranno oltre il divertimento.

  33. Anche se Grill e amici hanno avuto da parte dell’apritore della via Pit Schubert, l’autorizzazione a mettere fix alle soste, sinceramente da parte dell’accademico Grill , non mi sembra, da un punto di vista alpinistico un giusto modo di agire. Visto che la via era in un certo stile e non presentava chiodi a perforazione, credo che questo stile andava mantenuto.

  34. il  “restauro intelligente” (BHOOO??) della premiata ditta Grill e amici,   sta andando avanti anche fuori dalla valle del Sarca. Ho da poco letto sul sito Arrampicata Arco che lo spigolo Schubert-Werner alla Pala di Socorda, a luglio 2018  è stato attrezzato alle soste con fix ad anello. Oltre a disgaggi vari.

    E’ specificato che tutto è stato fatto sotto il “consiglio dell’amico Pit Schubert” quindi di uno degli apritori. Ma guarda un pò…

    OK… prendiamo atto che il turismo dolomitico  è incentivato.

     

    A quando anche la Diretta Schubert in centro alla parete?

     

     

  35. Caso mai sostituire quello che oramai è usurato dagli anni. Ma aggiungere no! Lo stile di apertura deve essere rispetatto.
    Il restauro di un’opera si fa nel rispetto dell’opera originale, dell’autore.

  36. Ho salito con il mio amico Paride la via Oasi di Pace. Gli spit originali hanno 20 anni. Rinforzare le soste e aggiungere qualche chiodo trovo sia un’attenzione al prossimo, alla sua vita e alla possibilità di fargli provare una bellissima avventura.

  37. Come ha scritto Jacopo M. “l’Arrampicata è socialmente inutile, dannatamente pericolosa ed è per questo che è così attraente”, sono d’accordo con lui e ne farei un “manifesto” dell’arrampicata.
    A me sembra che in molti casi dietro al voler mettere in sicurezza le vie in montagna, qualcuno ci veda un bel business soprattutto in luoghi come il Sarca dove oramai la pietra è mercificata. La sicurezza un arrampicatore la deve trovare dentro di sé… Deve essere tutto in sicurezza in questa società, lasciateci qualche piccolo spazio dove essere finalmente liberi e cerchiamo di rispettare chi ci ha preceduto e chi verrà dopo di noi. Questo non vuol dire essere un integralista in alcuni casi particolari si può anche risistemare un itinerario ma poi chi decide quale e perché? Finirebbe come già succede, che gente non preparata tecnicamente ma soprattutto culturalmente va a mettere spit a casaccio su vie di cui non conosce la Storia. Altro discorso è la Falesia…. Ciao e grazie al Capo.

  38. sono completamente d’accordo con Jacopo e Luca Visentini.
    Non c’è bisogno di nessuno restauro. Le montagne e le vie devono rimanere il più selvagge possibili. Le minestre preconfezionate sono robe da supermercato.

  39. Mi è piaciuto l’alto intervento di Michele Guerrini; in termini più pratici posso portare l’esempio della Val di Mello.
    La nostra prima esigenza, è stata di conservazione.
    Di fronte ad un raro e bellissimo paesaggio monumentale, ci è sembrato ovvio garantire la sua integrità, anche e soprattutto dal punto divista di ambiente selvaggio (argomento che prende maggior forza trattandosi di una piccolissima area nel cuore di un’Europa ultra-antropizzata, a pochi passi da Milano)
    Questa posizione di conservatorismo spinto, andava però a cozzare contro uno dei più sacri principi dell’arrampicata: nella dimensione verticale vige la libertà di fare quel che si vuole! Come far convivere questi due sani principi?
    Il compromesso che abbiamo trovato, è prospettare la libertà mentre si arrampica ma col dovere di lasciare la roccia e la parete intonsa, nelle stesse condizioni di “selvaticità” originaria.
    Tengo a precisare che questa posizione non nasce per motivi naturalistici, etici ed estetici … ma semplicemente per garantire alle prossime generazioni o più semplicemente a quelli che verranno di confrontarsi con un ambiente naturale e non con il “nostro” alpinismo, del “nostro” tempo.

    Un’altra considerazione, forse la più pericolosa è che basterà una manciata di denaro pubblico perché si formi subito di nutrita legione di chiodatori professionisti (alcuni istruttori delle guide alpine, hanno già istituito i corsi con tanto di diploma).
    Tutti pronti a depennare l’incognita, l’incerto, il selvaggio… per il trionfo “dell’arrampicata socialmente utile” e “totalmente sicura”.
    Ma contro il denaro c’è ben poco da fare; io porto nel cuore un semplice slogan: l’arrampicata è socialmente inutile e dannatamente pericolosa ed è per questo che è così attraente.

  40. Mi pare che il nocciolo della questione venga dalla parola “rendere fruibile”, che per quanto traduco dalla mia esperienza significa “commercializzare”. Siamo sommersi, annientati, appiattiti dai centri commerciali, dalle vie commerciali. Quanto più “personale, intimo, è entrare in un piccolo negozio magari a conduzione familiare, respirando quell’aria che si tramanda da generazioni? Ma questi luoghi non sono ovunque; anzi, i nuovi centri li hanno fatti chiudere!! Le nuove vie superspittate hanno fatto “chiudere” le vecchie, storiche vie che per pochezza di mezzi dei tempi erano state aperte con sicurezza precaria peraltro standard del tempo… Ora, questo non vuole essere un inno alla scarsa sicurezza, sia chiaro, ma ri-petere alle volte, è un pò come ri-aprire, facendo vivere ai protagonisti sensazioni simili a quelle dei primi salitori. Ovvio che ci vorrà tempo, testa e pelo. La chiave di lettura a questo punto è nella ri-apertura, mi stupisco alle volte nel vedere persone votate all’altruismo spudorato e un pò commerciale, quando invece l’alpinismo e l’arrampicata sono vissuti molto anarchici e personali pur essendo condivisione (fortunatamente) con i compagni di cordata. Capisco la volontà di ri-petere un itinerario perchè ci sta a cuore in quanto magari conosciamo i primi salitori o perchè è sempre stata la linea sognata, o per altri mille motivi ma tutti personali e quindi mi sfugge il restyling per dimostrare o far fruire agli altri il nostro lavoro… Se poi la mia ri-petizione è piaciuta a qualcuno che ha gli stessi “sentimenti” nei confronti di quella via, allora siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Ma quante vie storiche, che ci portano a ri-metterci in gioco, esistono sulle pareti? Personalmente credo molte, ma la maggior parte proprio per il fatto che sono ancora come le hanno aperte!! In sintesi, quello che cambia è l’approccio mentale e solo successivamente contano tutti quegli aspetti tecnici di cui si parla tanto.

  41. Una via di Giuliano Stenghel che meriterebbe di sicuro un re-styling è la “Big-Bang” al Pian de la Paia anche perchè i chiodi a pressione utilizzati in apertura sono saltati quasi tutti e i cunei di legno sono inaffidabili(non è possibile riuscire a piantare dal basso un cuneo di legno come quello che si trova all’uscita dal terzo tetto).
    Gli interventi effettuati sulla Via Cristina e su Alba Chiara sono stati alquanto rispettosi e li ho particolarmente apprezzati.

  42. …dove tutto è regolamentato, standardizzato, predisposto ad una fruizione di massa e al business…
    non c’è nulla più prezioso e necessario di un luogo selvaggio, naturale e anche disumano:
    Un Re-styling intelligente delle rocce del passato?
    Cancelliamo ogni segno passaggio, rimettiamo la roccia al suo stato naturale.
    Le nuove generazioni non hanno bisogno di nuovi o vecchi alpinismi ma di luoghi intonsi dove immaginare la propria personalissima avventura

  43. A me però tutta questa buona volontà non convince. Vedo troppo zelo. Vedo interventi ovunque, quasi una colonizzazione. Le montagne dovrebbero restare un po’ misteriose anche per il piacere di chi, pur impossibilitato a salirle, magari su una sedia a rotelle, dal fondovalle, le rimirasse.

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