ReArm Europe
di Giovanni Widmann
La voce affaticata del papa è la cifra emblematica della sordità di questo tempo che silenzia la ragione e che non sa proferire la parola dialogo. In questi anni il monito di papa Francesco si è alzato solitario a denunciare l’insensatezza della guerra, impotente e inascoltato l’appello a indicare le ragioni della speranza; la sua è stata una voce profetica, voce nel deserto. Ora che in Europa sta montando un’onda bellicista appaiono deboli gli argomenti di coloro che tentano di contrastare questa pericolosa china, mentre prevale la logica delle armi.
Mai come in questi giorni si misura la totale inadeguatezza delle classi dirigenti europee, pervicacemente e ostinatamente ossessionate da una sola parola d’ordine: riarmo, dopo il disimpegno degli Stati Uniti a fornire sostegno militare all’Ucraina e di fronte alle presunte mire espansionistiche della Confederazione russa.
Così la presidente della commissione europea, peraltro senza nemmeno passare attraverso la discussione parlamentare, ha previsto un investimento di 800 miliardi di euro – per l’Italia un incremento stimato tra i 30 e i 40 mld – che gli stati membri potranno spendere per incrementare le spese per la difesa in deroga al patto di stabilità, risorse che inevitabilmente dovranno essere stornate da altre voci di spesa e che comunque faranno aumentare il debito pubblico, già stratosferico nel caso italiano.
Questo significa che nei prossimi anni saranno ulteriormente potenziate le politiche di austerità e varati programmi di riduzione delle stato sociale e delle tutele dei cittadini, il che significa meno risorse per la sanità e l’assistenza, per la scuola, l’università e la ricerca, al fine di adempiere alle richieste degli Stati Uniti e della Nato, che sollecitano un incremento fino al 5% delle spese militari. Sul tavolo è perfino l’opzione di destinare al riarmo le risorse del fondo di coesione, destinato a contrastare le disuguaglianze sociali.
Indigna sentire il segretario della Nato, un tempo rappresentante degli “stati frugali” del nord Europa e ostile a qualsiasi ipotesi di sforamento del deficit di bilancio del 3% quando si trattava di finanziare politiche di sviluppo e di coesione sociale, affermare senza mezzi termini la necessità di un incremento fino al 5% del PIL per la difesa militare nei prossimi anni (l’Italia attualmente spende meno del 2%).
Come è sempre accaduto nella storia quando si tratta di preparare il terreno a politiche aggressive e belliciste, si è individuato il Nemico e intanto è già iniziata la strategia della disinformazione per blandire e convincere le opinioni pubbliche europee. Così si sostiene che il programma di riarmo è necessario e urgente in ragione della minaccia militare russa, quando un recente rapporto redatto dall’economista Cottarelli ha stimato che nel 2024 la spesa militare complessiva degli stati appartenenti all’unione europea è superiore del 56% rispetto a quella russa. Stiamo parlando di armi convenzionali, perché la Russia è una potenza atomica dotata di circa 5000 testate nucleari. Infatti Francia e Gran Bretagna, le uniche nazioni europee dotate di arsenali atomici, stanno parlando di estendere “l’ombrello atomico” anche alle altre nazioni europee, ma insieme hanno un numero nettamente inferiore alle 1000 testate.
Siamo ormai entrati pienamente nella perversa spirale dell’equilibrio del terrore che contraddistingueva la Guerra fredda e che dopo la caduta del muro di Berlino credevamo definitivamente superato. Di più: è stato ormai infranto il tabù nucleare, per cui non appare più tanto remoto un uso di armi nucleari “tattiche”. Folle! Nel mentre è archiviato il piano di riconversione ecologica, che sarebbe la vera emergenza, adesso la parola d’ordine è: riarmo.
L’unico programma sensato di difesa sarebbe quello di razionalizzare la spesa militare ed integrare gli assetti e gli stati maggiori dei vari stati membri pensando a un progetto di difesa comune europea invece di finanziare il riarmo dei singoli stati nazionali, peraltro destinando ingenti risorse ai già floridi bilanci delle industrie delle armi, soprattutto statunitensi. Ma prima di una difesa comune si dovrebbe avere un governo unico europeo, una politica estera comune, con una cessione di sovranità da parte dei singoli stati, ben lungi dall’essere attuata.
Altra mistificazione propalata per generare consenso intorno ad una politica bellicista di riarmo è sostenere che tale investimento massiccio è destinato alla ricerca e innovazione del settore degli armamenti, con opportunità di riconvertire perfino settori in crisi dell’industria metalmeccanica. In simili ragionamenti prevale una logica biecamente economicistica abituata a pensare in termini esclusivamente di investimenti e di profitti. Ma qui stiamo parlando di tecnologie militari, ovvero di strumenti di morte.
Certamente il potenziamento degli arsenali avrebbe uno scopo di deterrenza, come è accaduto durante la Guerra fredda con gli arsenali nucleari di USA e URSS, ma allora significa voler rinunciare alle risorse della diplomazia, del diritto internazionale e degli organismi sovranazionali, decretando peraltro la definitiva irrilevanza dell’ONU nel dirimere le controversie tra gli stati e le crisi regionali.
I governanti sanno molto bene che parlare di riarmo in un’epoca di crisi economica è molto impopolare, per questo ipocritamente si è criticato l’uso della parola riarmo, ritendo opportuno parlare piuttosto di “protezione”, termine più neutro e asettico, ma la sostanza non cambia.
Inascoltata, Cassandra ha parlato profetizzando futura sventura. Non serve essere dei raffinati analisti politici per comprendere come questo sciagurato progetto di riarmo dell’Europa genererà un’ulteriore disintegrazione del tessuto sociale delle nazioni europee, senso di frustrazione ed esasperazione che produrranno un ulteriore incremento dei consensi verso i partiti sovranisti e antieuropei della destra radicale e reazionaria, che di fronte alle inevitabili politiche di tagli allo stato sociale cavalcheranno il malcontento degli strati popolari e della classe media.
Ecco allora che prima di scendere in piazza per l’Europa sabato prossimo bisognerebbe chiedersi per quale Europa: quella dei guerrafondai lontani dai popoli o quella dei popoli? Quella che esclude il dibattitto o quella che è per la partecipazione democratica? Gli uni parlano di pace armata trattando i cittadini come pedine per i loro giochi di potere. Gli altri sanno da tempi immemorabili che le élite fanno scoppiare le guerre – anche economiche, sociali, culturali – che poi patiscono loro, perché le guerre non sono un gioco, come si è visto in questi anni in Ucraina.
«Nessuna società potrebbe esistere senza un pizzico di follia», sosteneva Erasmo, grande cultore dell’integrazione dei popoli e delle culture europee. La follia è quella delle visioni che rovesciano il mondo per osservarlo capovolto e con ciò sanno cogliere un altro senso, più alto. Occorre essere realisti, dicono arcignamente i paladini del riarmo; è finito il tempo delle utopie. Noi, invece, insanabili anarchici del pensiero, rispondiamo che lo spirito sano cerca il possibile, l’insano il reale.
In quelli che anche allora erano anni difficili – siamo nel 1943 – Albert Einstein, riflettendo sul ruolo degli intellettuali, così si esprimeva: «L’intelletto ha una vista acuta quanto ai metodi e agli strumenti, ma è cieco quanto ai fini e ai valori. Così non c’è da meravigliarsi che questa fatale cecità sia passata dai vecchi ai giovani e oggi affligga un’intera generazione». Spento sembra essere il lume della ragione. Mobilitiamoci per contrastare questa fatale cecità. «È la piaga dei tempi quando i pazzi guidano i ciechi (Re Lear)».
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Fantasioso! Anzi no, fantascienza! La Russia che invade l’Italia!!!
La Russia non sa cosa farsene dell’Italia, non la vuole nemmeno in saldo al 50%!
Non gli servono certo 4 barili di petrolio scadente della Basilicata e di Gela, ne ha abbastanza del suo.
Se la Russia invade l’Italia deve continuare a mantenere migliaia di onorevoli, senatori, amministratori regionali, provinciali, comunali e relativi parenti e amici dei parenti e tutto questo gli costerebbe molto di più dei suoi magnamagna sovietici.
Dovrebbe continuare a sovvenzionare Fiat, ANAS; Poste, Ferrovie a altri amici di merende senza cavarne un euro ( rublo) di guadagno.
Quello che gli interessava in Italia l’ha già comprato, tipo la raffineria i Sicilia. Quello che gli serve per l’uso quotidiano, tipo: mozzarella, parmigiano, Pupo e Al Bano, prosecco, qualche Ferrari, vestiti di Valentino, mobili trendy, pacchiani e costosi, li trova comodamente online o da italiani stabiliti in Russia.
Il marmo di Carrara glielo vende Ant……. e importa quello degli Urali, cosi le montagne scompaiono e diventano pavimenti.
I russi già da prima delle sanzioni non vengono nemmeno più al mare in Italia, preferiscono Cipro, la Grecia, l’Egitto, la Spagna.
Forse l’unica cosa che può interessare ai russi in Italia è il commercio della coca(ina), perchè la Cola già ce l’hanno.
Invadere l’Italia è come rubare una Uno Fiat del ’95, parcheggiata da 4 anni sotto un cavalcavia con 4 gomme buche e il parabrezza sfondato. UN AFFARONE!!!
@ 33
Se non l’hai fatto apposta non è un problema.
😉
Cazzo Expo, non so come sia successo il #29 è evidentemente mio, ma ti assicuro che non era proprio mia intenzione e non ho la più pallida idea di come sia potuto succedere…
La mia boomerità viene a galla e mi starò rincoglionendo?
Appunto.
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Per tre anni abbiamo visto all’opera la “Dignità” di Biden e Von Der Leyen , adesso vediamo il tentativo di Trump.
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Resto dell’idea che un deterrente europeo serva , perché quando qualcuno ti vuole invadere e tu gli presenti la tua :”dignità” , quello prima si mette a ridere e poi ti asfalta.
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Quanto ad una guerra, solo un coglione può prenderla sottogamba e giocare per tre anni con i capricci e le richieste di uno vestito da guardiacaccia.
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Ha ragione ma deve venire a patti.
@27 Sei il campione dei rovesciamenti di tavolino. LE pizzillacchere le avete apparecchiate tu e Tiziano. Io ho solo dimostrato che sono ragionamenti dementi.
E non mi fa molto sorridere che ci sia gente che conclude: vabbe’, siccome ho paura della guerra mondiale si prenda pure l’Ucraina. Per fortuna i tanto insultati leader europei hanno un po’ piu; di dignità’ di un Espo’ da forum….
Azzo Matteo quanto sei furbo te ad usare i nick degli altri, per poi strapparti i bottoni quando qualcuno usa il tuo ..
Qualcuno dall’Asilo Mariuccia non è mai uscito…
Beh perché invece Tajani e Meloni sarebbero la garanzia di sentirsi rispondere da Putin “grazie, ma parlo solo col capo”.
Quello che sta facendo, peraltro…
@ Matteo 25..
E’ bene “comprendere” che per “trattare” con la Russia il tema è quello di possedere un deterrente con cui negoziare condizioni..
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In Italia , alla faccia di ogni analfabetismo funzionale , abbiamo tanti poveretti che traducono “Negoziare con la Russia” con il fatto di mandarci Bonelli o Fratojanni con in mano la loro :”Investitura popolare”…..
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Ehm…. mi dispiace ma non è così.
Quindi il parallelo corretto sarebbe, per fare un esempio piu’ di attualità’, se il Canada ( che Trump ha piu’ volte indicato come potenziale 51esimo stato USA), per cautelarsi accettasse di allearsi con la Russia e di ospitarne alcune basi militari, gli Usa avrebbero diritto di invaderlo? Spero che i simpatizzanti di Putin non abbiano dubbi nel rispondere di si..
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Mi fa sorridere che tu non abbia capito che questi argomenti geopolitici , che tu tratti soavemente come pizzillacchere , sono precisamente i maggiori indiziati come casus belli per scatenare la terza guerra mondiale.Potrei sbagliarmi , ma IMHO è meglio un’Ucraina sotto influenza russa che una guerra nucleare globale.Ma se è una questione di principio……
Quanto alla corretta eziologia dei fatti , i primi focolai dello scontro fra Russia ed Ucraina risalgono a prima del 2014 , mentre Svezia e Finlandia sono rimaste tranquillamente fuori dalla Nato fino al 2023.
Vedo un’enorme confusione nelle teste.
Anzitutto, in #23 e #22 state rovesciando i fatti. L’Ucraina, cosi’ come i Baltici, la Finlandia e la Svezia per ultimi, vogliono (hanno voluto) entrare nella Nato proprio per difendersi dalle mire espansioniste russe. Quindi il parallelo corretto sarebbe, per fare un esempio piu’ di attualità’, se il Canada ( che Trump ha piu’ volte indicato come potenziale 51esimo stato USA), per cautelarsi accettasse di allearsi con la Russia e di ospitarne alcune basi militari, gli Usa avrebbero diritto di invaderlo? Spero che i simpatizzanti di Putin non abbiano dubbi nel rispondere di si.
Il punto e’ che, al di la’ delle parole, l’invasione non c’e’ stata, a differenza dell’Ucraina. Questo per dire che se volete assegnare diritti a puntare il dito, almeno fatelo per fatti conclamati e non immaginati.
Ma poi ci vuole così’ tanto a capire che, nell’immaginarsi un futuro con piu’ prosperità’ e benessere, anche i paesi confinanti con la Russia preferiscano puntare ad avvicinarsi all’Europa e agli Stati Uniti piuttosto che al grigio regime post-sovietico? Quindi non bisogna lasciarglielo fare “perche’ se no si provoca la Russia”? Quante cazzate…
I cosiddetti pacifinti sono quelli che dicevano 2 anni fa quello che adesso gli scemi-di- guerra sono costretti ad accettare, cioé che occorre trattare con la Russia.
Avevano ragione.
Adesso gli scemi-di- guerra vogliono a tutti i costi lanciare una corsa agli armamenti che non ha alcun senso logico, perché, come ho già scritto, siamo già molto più armati della Russia e spendiamo già quattro volte tanto e non si vede quale altro terrribbbile nemico incomba all’orizzonte.
Detto questo anche a destra il riarmo senza se e senza ma non gode di unanime consenso: chiedere a Orban, Fico o Salvini…
Sul tema generale “riarmo Si-riarmo NO”, segnalo che ci sono posizioni costrastanti e antagoniste tato a destra che a sinistra (addirittura con spaccatura interna al Pd in sede di votazione al parlamento europeo). per cui i seguaci del NO a tutti i costi, i cosiddetti “pacifinti”, non sono necessariamente dalla parte della ragione solo perché “NO riarmo” è valore positivo nel senso “vogliamoci tutti bene”
@ Tiziano.
.Esatto…Se la Russia corteggiasse il Messico o il Canada , orfani dei dazi trumpiani , con valanghe di soldi ed armi , la cosa verrebbe dipinta dal mainstream come un atto di guerra contro gli Usa , e tutti quelli che finora “non hanno visto” il corteggiamento Nato ad Ucraina , scandinavia e paesi baltici , punterebbero il dito contro Putin.
Se pensate che un ipotetico Messico alleato con la Russia sarebbe lasciato libero di installare testate nucleari o di altro tipo ai confini degli usa, beh allora avreste ragione
@10 un piccolo ripasso :
https://youtu.be/ljrEKyFA-ZU?si=MARH2QXROv6H87Kg
Nel caso eventuale dovessero instaurare un nuovo stato d’emergenza per cause belliche e dovessero mandarci al fronte …beh non contate su di me ….non sono vaccinato
Certo i prussiani che si fanno comandare dai magna lumache. Mi sembra di vederli.
Si Crovella, si, l’Esercito Europeo, certo.
Ma a chi risponderebbe questo esercito?
Eppoi me lo vedo proprio un Capo dello Stato Maggiore Unico francese da ordini a un vice Capo tedesco. O magari un generale romeno che prende ordini da un ungherese.
Però intanto iniziamo a riarmaci che poi lo facciamo l’esercito europeo.
Certo, certo…e siccome lo stato francese non comprerà certo carri tedeschi o cannoni italiani, compriamo tutto dagli USA, che sennò Putin ci invade tutti.
Di sicuro un’idea vincente, di rara intelligenza e sicuro successo.
A posto delle guardie svizzere avremo i cosacchi in piazza San Pietro
Quanto all’espansione della NATO, pensi che detti Paesi siano entrati sotto “minaccia” ?..
Non lo sò , a vedere da qui forse mi sbaglio.Sicuramente la politica di acquisti Usa , la persuasione sotterranea , e la pressione ad entrare nella Nato non hanno aiutato Putin a stare tranquillo nel suo pollaio geopolitico.Secondo me si accontenterebbe di una non proliferazione della Nato ai suoi confini , con scandinavia che rimane neutrale.
Ricapitoliamo: l’autore, che si definisce “insanabile anarchico del pensiero”, comincia l’articolo menzionando le parole del papa, figura politica da sempre in primo piano tra i grandi che decidono delle sorti del popolo e dimostrazione sfacciata di opulenza superflua.
Crede nel debito pubblico, stato creato ad hoc per assoggettare i popoli.
Fa cenno, altresì, alla guerra in Ucraina, come fosse l’unico conflitto armato esistente sul Pianeta (ma va di moda come il cambio climatico).
Ritiene che il termine “protezione” sia neutro e asettico, mentre non vede che viene usato dal governo, fra le altre etichette, come per il “Ministero dell’amore” il 1984 di Orwell, dove l’amore veniva soppresso e punito.
La percezione dell’incombenza di una minaccia è inversamente proporzionale alla distanza che ci separa dal pericolo.
Expo, se tu abitassi in Svezia, in Polonia o in altri Paesi che tu definisci “satelliti del blocco russo” e dove la mentalità dell’oligarchia russa è conosciuta molto bene, forse la penseresti diversamente sulle possibili intenzioni di Putin.
Quanto all’espansione della NATO, pensi che detti Paesi siano entrati sotto “minaccia” ?
Appunto con un esercito unico non ci sono i doppioni nelle cariche che abbiamo oggi con 27 eserciti. Anziché 27 Capi di Stato Maggiore, ce ne sarebbe uno e gli altri 26 stipendi costituirebbero un (piccolo) gruzzoletto già a disposizione per acquistare nuove armi. Allargando il discorso in aggregato, non è che l’esercito unico avrebbe un numero di effettivi pari alla somma degli attuali effettivi dei 27 eserciti: sarebbero infinitamente meno e il “risparmio” sarebbe già ingente e potrebbe finanziare, in parte, l’acquisto di nuovi armamenti. Ergo, passando ad un unico esercito europeo, si smagrirebbero gli organici militarti totali e si avrebbero già die soldi (a parità di spesa militare totale) per nuove armi. Evidentemente questo tesoretto non basterebbe, occorrerebbero cmq altri investimenti, del tutto aggiuntici e nuovi, ma questi non sarebbero di 800 mld, bensì di meno. In realtà la razionalizzazione non è solo alla voce stipendi, ma riguarda tutto l’impianto militare. Inoltre avere un esercito unico significa, a monte, avere un’unica politica estera della UE, politica estera decisa a Bruxelles e non pari alla risultante delle (spesso contraddittorie e discordanti) politiche estere dei singoli paesi. Tutto questo fenomeno di riorganizzazione razionale sarebbe la miglior forma di “riarmo europeo”. Invece stanziare 800 mld di euro, ma con i paesi separati e ciascuno con il suo esercito e la sua politica estera, non servirà granché allo scopo.
Io , che fra l’altro penso che un esercito ed una struttura militare europea ci serva , penso che Putin non voglia invadere nessuno , ma voglia semplicemente riportare indietro le lancette dell’orologio agli anni in cui Ucrania ed altri erano semplicemente paesi satelliti del blocco russo , minacciati negli ultimi 20 anni da un’esplicita campagna acquisti portata avanti dagli Usa e dal Blocco Nato.
Ma certo, se in due anni la Russia non è arrivata a metà strada tra il confine e Kiev, se non ci si riarma pesantemente siamo tutti in pericolo mortale!
A meno di essere comunisti con il cervello all’ammasso che vogliono i cosacchi in piazza S.Pietro, ovviamente…
Se l’ ineffabile portavoce di Putin, quello con gli occhi spirituali che risponde al nome di Dimitri Peskov avesse voluto scrivere un articolo contro il cosiddetto ” riarmo dell’ Europa” avrebbe usato le medesime parole di Widmann, tranne forse il riferimento alla ” voce affaticata del papa”: come si fa a non capire, dopo tre anni di aggressione Russa all’ Ucraina, che se la Nato non potrà più contare sulla deterrenza dei ben più militarmente potenti USA, la Russia putiniana continuerà ad espandersi verso ovest?
Non si tratta di produrre carri armati, ma di dotarsi, sull’ esempio di Israele, di un moderno sistema Iron Dome che permetta di respingere gli attacchi con missili Cruiser, droni suicidi e ICMB.
Quanto all’ affermazione, anche questa molto ” peskoviana”, in cui si ricorda che la Russia avrebbe 5000 bombe termonucleari mentre Francia e Inghilterra ne “hanno insieme un numero nettamente inferiore alle 1000″ è verissimo, ( sono pur sempre più di 500) ma è da anni che si ritiene che l’ esplosione di una cinquantina di bombe termonucleari segnerebbe la fine della civiltà come la conosciamo. E visto che l’ autore contesta come ” mistificazione propalata per generare consenso” il fatto che la ricerca nel settore degli armamenti generi ricadute di progresso ” civile” tocca ricordargli che l’ aviazione civile ha fatto i progressi che vediamo quotidianamente sfruttando quello che si era imparato durante la WWII, che se oggi la nostra auto è in grado di farci andare a colpo sicuro da Roma a Berlino è grazie allo sviluppo del sistema GPS nato per scopi militari e che anche la spesso vituperato Internet ai suoi albori doveva essere una rete di comunicazioni tra basi militari.
Marco Carzaniga:
Ti ricordi una domenica di un paio di mesi fa , Roccaraso invasa da 200 pullman e 10000 persone?
Ma non è che sabato a Roma c’era la stessa gente di Roccaraso comprata con un biglietto da 20 euri?
Roccaraso è stata solo una prova.
“gli stipendi dovrebbero esser la voce residuale e non quella principale…Allora per prima cosa dobbiamo smagrire gli eserciti, e poi comperare altre armi.”
Si vede che avrò letto male io…
Veramente mi sono limitato a dire che andrebbe rovesciato l’attuale rapporto stipendi militari vs spese per armamenti, che è ipotesi ardua da ottenere finché restano 27 eserciti completamente indipendenti fra di loro. Con un esercito unico, molti posti (oggi doppioni) si ridurrebbero in automatico. Già solo questo libererebbe molti soldi per nuove armi (a parità di spesa complessiva). Se poi vogliamo, possiamo anche aggiungerne di più.
La prima cosa da notare è la palese falsità dello slogan Rearm-EU, in quanto c’è poco da riarmare visto l’Unione Europea non è e non può essere armata, non essendo dotata di un organo politico unitario a cui un esercito possa rispondere.
Quindi al massimo si tratta di riarmare i singoli stati che compongono la UE.
Il secondo punto da sottolineare è a cosa può servire un ulteriore riarmo degli stati europei, considerando che i paesi dell’Unione assieme sono già al secondo posto nel rating mondiale di spesa militare, superando la Cina e surclassando la Russia (che pure è in guerra) di più di 3 volte. Non essendoci alle viste nemici plausibili, a meno di voler considerare tali gli USA, ed escludendo guerre tra gli stati della UE (speriamo…) si tratterebbe al massimo di una tassa agli USA, che sarebbe solo puro autolesionismo.
La terza cosa da notare è che la maggioranza della spesa di un esercito è sempre per il personale, almeno fino a quando non scoppia effettivamente una guerra. Notevole infine la torsione logica dell’intervento precedente, che a fronte di una guerricciola in cui si sta dimostrando che i reali limiti sul campo sono rappresentati dalla disponibilità di uomini piuttosto che di armi, invoca una diminuzione della componente umana nell’ipotetico riarmo (smettendo il suo sodale Crosetto, che già ha accennato alla Riserva Nazionale), avvalorando così l’ipotesi che la finalità reale di un riarmo non sia certo quella di fronteggiare un pericolo effettivo.
Ma il pericolo per l’Europa arriverà da Putin? Oppure dal dare il via alla Germania di riarmarsi producendo armi con tutti questi soldi fuori bilancio?
Ma guarda un pò… prima la Germania ha strozzato la Grecia. Adesso vuole i soldi fuori bilancio per produrre armi.
E noi tutti a 90 gradi.
Un momento in cui ho trovato davvero simpatico il Presidente della Turchia Erdogan è quello n cui, anni fa, ha fatto sedere su di uno sgabello del suo studio (negandole una poltrona) la presidente della Commissione Europea, una politicante pericolosa e davvero inadeguata al ruolo che ricopre.
Rimane il fatto che l’unica aggressione in atto è stata compiuta dalla Russia senza alcuna giustificazione razionale e che l’unica pace possibile consiste in una ragionevole spartizione dell’Ucraina.
Da tempo immemore, e il lettori storici del Gogna Blog lo possono testimoniare, sto sottolineando la virata a destra dell’occidente e dell’Europa in particolare. E’ la reazione alla esigenza delle popolazione europea di “maggior sicurezza”, concetto che non si limita alla sola “pulizia” delle vie cittadine, liberandole da potenziali rapinatori. anzi il concetto va anche molto oltre il riarmo militare in termini di capacità di deterrenza contro i nemici dell’occidente, ma arriva anche a risvolti come la sanità, la scuola e il welfare in generale. Certo il riarmo è una delle più immediate forme per rispondere alla richiesta di maggior sicurezza: o cittadini hanno paura di Putin? E noi politici rinforziamo gli eserciti per respingere Putin. Ci è arrivata anche la von der Lyen che, nella sua prima gestione, era una democristiana, ora è diventata una leader di destra.
Ciò è vero, ma il cizio di fondo è che manca un esercito europeo. Il riarmo fatto singolarmente da ogni stato ha molta minor efficacia. inoltre, dai conteggi effettuati dal team del prof. Cottarelli, gran parte delle attuali spese militari degli Stati europei se ne va in stipendi e non in armamenti. in un’era in cui dobbiamo avere droni, missili, razzi ecc di ultima generazione sul piano tecnologico, gli stipendi dovrebbero esser la voce residuale e non quella principale. Cioè le attuali spese militari sono sostanzialmente una forma di welfare occulto. Allora per prima cosa dobbiamo smagrire gli eserciti, e poi comperare altre armi.
In piazza ci sono andati, ma non certo i rappresentanti dei popoli. In quella piazza gli unici operai presenti erano quelli che hanno montato e smontato il palco e quelli che dopo l’hanno ripulita. Il resto era una accozzaglia di radical scik sgusciati dalle loro ztl, nullafacenti impegnati, sindacalfancazzisti, burocrati dell’ inutile Europa e statale assistiti italici, con il solito circo mediatico mediocre di nani e ballerine . Naturalmente con la direzione del gregge da parte dei soliti scemi da guerra. Non ho visto nessuno di loro prendete pugnale e moschetto e partire,dando l’esempio, per il fronte ed immolarsi per i sacri valori della unità europea che ha la sua capitale a Davos.