Reel Rock, la rassegna cinematografica che porta in Italia alcuni tra i migliori film dedicati all’arrampicata e all’avventura, dopo il successo di pubblico dello scorso anno torna nel 2019 con un nuovo tour di 14 date in 14 città.
Dopo le prime contemporanee a Milano e Roma di ieri sera 25 novembre 2019, il tour prevede un calendario di altre 12 date in 12 città, con termine il 5 dicembre 2019. Ogni serata vede la proiezione di tutti i tre film in programma e il programma sarà identico per tutte le serate. I film sono in lingua originale sottotitolati in italiano. Diversi saranno gli ospiti in sala nel corso del tour: tra gli ambassador La Sportiva, i top climber Federica Mingolla a Milano, Marcello Bombardi a Cuneo, la guida alpina Anna Torretta a Torino e Silvio Reffo a Verona. Tra gli altri ospiti, il regista Achille Mauri a Milano, lo scrittore Christian Roccati e l’ideatore della manifestazione Finale for Nepal a Genova, i climber Marzio Nardi e Matteo De Zaiacomo rispettivamente a Torino e Lecco. Ma sono i big dell’arrampicata a livello mondiale i veri protagonisti dei film proposti da Reel Rock (quattordicesima edizione).
I film in programmazione
The High Road, 20 minuti
Mentre i migliori boulderisti del mondo cercano di spostare l’asticella senza alzarsi troppo da terra, Nina Williams punta letteralmente più in alto. È infatti l’unica donna che arrampica su problemi di massima difficoltà, ad altezze di 9, 12 o 15 metri, senza alcuna protezione. In questo ritratto di una fuoriclasse emergente, Nina Williams mostra i muscoli e mette a dura prova i suoi nervi in situazioni che non ammettono cadute ed errori.

The Nose Speed Record, 55 minuti
Per decenni, un ristretto gruppo di climber si è dato sfida per l’ambitissimo record di velocità sui 1000 m di parete del Nose, su El Capitan (Yosemite, California), rischiando pericolose cadute pur di strappare qualche secondo ai detentori del tempo di salita più veloce. Quando il record nelle mani di una superstar come Alex Honnold viene battuto dai meno noti Brad Gobright e Jim Reynolds, Honnold si lega in cordata con l’amico e leggenda dell’arrampicata Tommy Caldwell per mettere di nuovo la sua firma, in modo da resistere alla prova del tempo. Honnold punta alla perfezione mentre Caldwell, padre di famiglia, fa i conti con il rischio per via di una serie di incidenti in parete che mettono a nudo le conseguenze di ogni errore.

United States of Joe’s, 20 minuti
In una delle regioni rurali dello Utah (Stati Uniti), una valle di fantastici boulder si nasconde nel cuore di una comunità di mormoni, cowboy e minatori, noti per le loro tradizioni conservatrici. Quando un manipolo di climber dallo spirito punk-rock irrompe sulla scena, le due culture entrano inevitabilmente in conflitto. Dopo anni di antagonismo, un gruppo di climber riesce finalmente a lavorare con i locali per costruire un futuro più armonioso. Ma è davvero possibile in questo tempo fatto di divisioni?

Le serate in programma
25/11/19 Milano, The Space Cinema Odeon – Sala 2
25/11/19 Roma, The Space Cinema Moderno – Sala 3
26/11/19 Genova, The Space Cinema Porto Antico – Sala 7
26/11/19 Firenze, Cinema La Compagnia
27/11/19 Cuneo, Cinema Don Bosco
27/11/19 Bologna, Cinema Teatro Antoniano
02/12/19 Torino, Cinema Massimo – Sala 1
02/12/19 Padova, Multisala Pio X – Sala Petrarca
03/12/19 Lecco, Cinema Palladium
03/12/19 Vicenza, Cinema Patronato Leone XIII
04/12/19 Bergamo, Cinema Conca Verde – Sala 1
04/12/19 Verona, Cinema Teatro Aurora
05/12/19 Cernusco S/N, Cinema Agorà
05/12/19 Brescia, Cinema Nuovo Eden

Info pratiche
I biglietti sono acquistabili online sul sito ufficiale di Reel Rock Italia http://bit.ly/2019_REELROCK_TICKETS e presso i punti vendita del circuito Vivaticket. Il costo del biglietto in vendita online e tramite il circuito Vivaticket è di 14 euro + diritti di prevendita; il prezzo la sera stessa sarà di 16 euro al botteghino, che aprirà alle ore 19.
Gli spettacoli iniziano alle ore 20. Le sale aprono al pubblico alle ore 19.30. Nella realizzazione dell’edizione 2019, Reel Rock Italia è affiancato dagli sponsor La Sportiva e Climbing Technology, dai media partner Radio Deejay, Planetmountain, Spit–Il Giornale dell’arrampicata, The Pill Magazine e i Brocchi sui Blocchi nonché dai partner tecnici Artech Digital e Vivaticket. La FASI (Federazione Italiana Arrampicata Sportiva) ha ancora una volta concesso il suo Patrocinio. Per scaricare la cartella stampa con il trailer e le immagini dei film: http://bit.ly/2019_RR_presskit
Reel Rock Tour
Reel Rock è una rassegna cinematografica dedicata all’arrampicata che comprende una serie di corto e medio metraggi realizzati da due case di produzione americane tra le più importanti del settore outdoor, Sender Films e Big Up Productions. Fondato nel 2006 dai registi Josh Lowell e Peter Mortimer a Boulder in Colorado (Stati Uniti), Reel Rock ha firmato produzioni di grande successo come Valley Uprising, Honnold 3.0, Alone on the Wall e The Dawn Wall, con protagonisti alcuni tra i più grandi climber oggi sulla scena: da Alex Honnold a Tommy Caldwell, da Chris Sharma a Cedar Wright.

ITACA srl, The Outdoor Community
Itaca srl è una società specializzata nell’ideazione, organizzazione e promozione di eventi e rassegne cinematografiche e nella ideazione e realizzazione di servizi editoriali ed espositivi con particolare riferimento al mondo della Montagna e Outdoor. Costituita nel 2013 per presentare anche in Italia i migliori corto e medio metraggi finalisti al prestigioso Banff Centre Mountain Film Festival (Banff, Canada), Itaca ha in seguito ampliato la sua attività al mondo del mare, con l’Ocean Film Festival, e dell’arrampicata, con il Reel Rock Tour. Nel 2019, Itaca ha distribuito in esclusiva il film Free solo, vincitore dell’Oscar 2019 come Miglior Documentario, con oltre 300 spettacoli in circa 100 città d’Italia.
Informazioni e Ufficio stampa
Alessandra Raggio Mobile:+39 3472685010
Email: alessandra.raggio@banff.it
Per me, fra tutti gli atleti che praticano discipline di atletica leggera, l’atleta più più più di tutti gli altri è il decatleta, ce ne sono pochi e sono poco pubblicizzati.
Come chi pratica ad altissimo livello tutte le discipline della montagna.
Amarcord…..Quasi come i pantaloni da scialpinismo al ginocchio di Gino Trabaldo, Biella, in puro spigato siberiano. Non ho saputo resistere alla forza dei ricordi, durante una pausa di una corsetta tapascionica in mezzo alla neve ai confini della Val Grande ossolana con pantalone invernale da trailrunning superaderente Dynafit. Mamma mia! Se mi becca Crovella mi abbatte!
Miiiiii, ma quanto pungeva la camicia del l’alpinista Carlo Mauri (Mc Kees)! Che ricordi.
mica ho detto il contrario, o fatto delle classifiche.
volevo solo evidenziare che ci sono dei veri fuoriclasse pur non essendo mediatizzati.
Poi che ci siano personaggi che fanno della loro passione un lavoro e ci devono vivere vendendo la propria immagine, è altrettanto vero. La vita, le bollette costano.
Quello che a me da un pò fastidio è questa fortissima mediatizzazione che brucia sul tempo la prestazione. Ma è tutto figlio del nostro tempo.
Il marketing russo è meno sviluppato. Questi appartengono ad un’altra “categoria” (category management dicono i markettari col loro gergo). Gli americani parlano di “mountaineering” (loro non hanno le Alpi e non usano alpinismo). È una categoria diversa dal “climbing” su cui si focalizza l’evento di cui parliamo. Ha meno seguaci e meno potenziale di mercato per i produttori e quindi è meno promossa. Questo non significa nulla rispetto al valore della prestazione: eccezionale in entrambi questi due campi degli sport montani. La spinta a risultati sempre più elevati spinge alla specializzazione, come avviene per altre attività, anche se alcuni atleti, come Honnold, riescono ad essere performanti a livelli elevati in diversi campi. Qui parliamo di sport e non di attività ricreative, perché abbiamo a che fare con professionisti, che seguono programmi, piani di allenamento e si confrontano le loro prestazioni in un virtuale campionato mondiale, che per alcune specializzazioni non sarà più solo virtuale. È chiaro che per gli sponsor i risultati sportivi fanno da volano per le lucrose attività ricreative. Niente di nuovo. Era così anche ai tempi della camicia a schacchi Carlo Mauri, anche se in modo molto più semplice, modesto e artigianale.
Benassi, si può essere fuoriclasse sia salendo un boulder di 3 metri che una parete Himalayana in 18 giorni. E nessuna delle due prestazione può dirsi superiore all’altra, se non all’apparenza. Il percorso interiore è lo stesso, come i sacrifici richiesti in termini di duro allenamento, costanza, rinunce, anche sconfitte, per poter essere al top. Se cominciamo a fare l’elenco di tutte le salite “importanti” per confrontare discipline diversissime tra loro non la finiamo più.
Sono dei fenomeni non mediatizzati. E anche Terray non era da meno, ma anche lui faceva la guida alpina e in qualche modo aveva bisogno di raccontarsi per trovare clienti. Anche se sei una guida eccezionale, alla fine del mese, se non ti sbatti, nessuno ti paga lo stipendio.
Molti alpinisti d’eccezione si guadagnano da vivere con lavori “normali” e quindi non hanno bisogno di riscontri mediatici proprio perché vivono d’altro. Senza arrivare a certi fenomeni da baraccone tutto fumo e niente arrosto favoriti dal web di oggi, basta pensare a Bonatti prima e a Messner e Gogna subito dopo, tanto per restare in casa nostra. Loro avevano deciso di vivere d’alpinismo e facendolo si sono auto-promossi pubblicando articoli, libri e foto…
se questi sono: “i veri fuoriclasse del nuovo millennio? ”
questi altri chi sono?
A metà marzo Dmitry Golovchenko e Sergey Nilov hanno aperto una grande nuova via sulla parete est dello Jannu in Nepal con un’impresa che sarà ricordata a lungo. Dopo il forfait del terzo compagno di cordata, il fortissimo polacco Marcin Tomaszewski, i due alpinisti russi hanno salito la parete in puro stile alpino, impiegando 18 giorni in totale per superare in brutte condizioni la est e scendere sulla sud, un versante a loro sconosciuto, lungo la via originale aperta nel 1962 da una spedizione francese guidata da Lionel Terray.
Si esprima chi ha visto i film. Io ci andrò settimana prossima. Da quello che ho visto e letto (promo, cartella stampa, calendario, testimonial) si capisce che è un evento di marketing importante, organizzato con criteri professionali e con un investimento importante. Tutta l’organizzazione è molto curata, con diverse società specializzate coinvolte. Risponde a tre requisiti di successo di un evento di marketing spiegati in qualunque manuale: originalità, emozionalita’, focalizzazione sul target (chiaramente abbastanza giovane) Anche il mix dei filmati rivela la mano del professionista: una donna, due testimonial eccezionali trainati da due film precedenti di assoluto successo, una storia a sfondo sociale. Dico questo non per sminuire, ma anzi per apprezzare la qualità dell’evento e il suo impatto su un pubblico abbastanza vasto. Mi pare anche di capire che sia parte di un programma realizzato anche in altri paesi. Sul significato dei contenuti vediamo cosa dice chi li ha già visti.
L’articolo era anche un possibile remind di serate e date. Stiamo al punto: sono serate in cui vengono divulgati sani valori di alpinismo o soltanto mode sportive indotte dal business. Io quando vedo una donna ( fosse anche un uomo) scalare un boulder di 20 mt non posso far altro che apprezzare. Honnold e Caldwell poi… figuriamoci. Allora: questi sono sportivi, climber, topi di box umidi e bui pieni di pesi, prese magnesite, o anche i veri fuoriclasse del nuovo millennio?
E invece una bella visita dal più bravo?
Che sollievo. Sai non si mai. La comunicazione in rete produce strani effetti. Anche pochi “scherzucci di dozzina” possono far emergere quello che gli psicologi chiamano oggetto fobico: persona o cosa che suscita rifiuto e aggressività E che gli dei ce la mandino buona. 🤪( attenzione! Faccina che ride. Si segnala innocua battutina senza cattive intenzioni) forse bisognerebbe introdurre spesso questo “disclaimer” come di dice oggi.
Sí, Roberto, sto scherzando! Lo dicono pure le faccine che sghignazzano.
Però tu non ti sei difeso dalla mia accusa: tradimento o non tradimento? 😉😉😉
Spero tu stia scherzando Fabio. Take it easy. Che la pioggia ti sia lieve amico mio.
Tra di noi c’è qualcuno che sostiene che nelle giornate di pioggia, non avendo nulla di meglio da fare, ci si rivolge al GognaBlog. Questo è un insulto, un tradimento.
Non è vero, Roberto? 😂😂😂
Perfetto Marcello. Siamo fatti di sogni e bi-sogni e questo vale anche per le cose della montagna. È la ragione per la quale è giusto mantenere un po’ di ironia rispetto a certi “miti dell’estate”, ma senza severità moralistica e bacchettona ben sapendo che anche di questi si vive. Il bello di Honnold, ragazzo di oggi, figlio di un’epoca postmoderna, è il suo minimalismo quando parla di se’ e di quello che fa. Sono gli altri che pompano. La pioggia valorizza il gognablog.
Credo che se hai qualcosa da raccontare e hai voglia di farlo, non ci sia nulla da condannare. Faccio molte serate in cui mostro immagini molto modeste dal punto di vista della spettacolarità e della spettacolarizzazione che non amo affatto, ma noto che il pubblico apprezza la storia che ci sta dietro. Se ce n’è una. D’altronde vivo di alpinismo e del mestiere di guida e in qualche modo devo promuovermi presso i possibili interessati. Non sono su nessun social (gognablog è per me l’unica trasgressione) e il mio sito ha una visibilità praticamente nulla. Alla fine del mese ho anch’io le bollette da pagare, ogni giorno faccio la spesa e tutte queste cose qui… Se voglio camparci preferisco metterci la faccia semplicemente perché è più facile che non farlo, e funziona. Non mi vergogno di dovere monetizzare la montagna perché nel mio profondo so chiaramente cosa rappresenta per me.
Ieri sera a Genova c’è stata la proiezione di Reel Rock e ci volevo andare, ma avevo scalato tutto il giorno a Finale e alle 8 e mezza mi sono addormentato mentre leggevo la vita di Knez su questo blog. Oggi diluvia: una giornata per spellarsi le dita sulla chitarra.
La resilienza bisogna averla per godere dei momenti che ciascuno può avere in dono dal caso che si è organizzato.
Il primo libro sulla Val di Mello si intitolava “Il gioco arrampicata in Val di Mello”. Grande Ivan Guerini. L’arrampicata è anche gioco, a volte pericoloso, a cui si dedicano adulti, prevalentemente maschi. La maggior parte delle donne , che la vita la producono e la proteggono, ci pensano bene prima di metterla in gioco. Poi c’è chi ci mette sopra un mare di significati, ma questo è una caratteristica degli umani e a volte un indotto del mercato. Gli stambecchi che leccano il sale sulla famosa diga non hanno questo bisogno.
La pubblicità spettacolare e ora urlata è l’anima del commercio.
Tutte le aziende ne fanno uso in quantità.
le calate dal campanile di Seravezza l’abbiamo fatte anche noi.
Unico fastidio la merda di piccione.
Senza contare le traversate allo sfinimento sul muro di cinta dei Salesiani a Pietrasanta.
@Enri, ma sei matto a scrivere certe verità? Se ti legge Crovella, reprime prima te e poi Honnold!
Nessuno si scandalizza, già visto. Era solo per conoscenza. Negli anni 70 non c’erano le palestre e a Milano si andava ad arrampicare free solo, ad un livello molto più modesto ovviamente, sulle roccette decorative primi del ‘900 dei Giardini di Porta Venezia. Passavano le mamme coi bimbi e i bimbi gridavano “Guarda mamma! Ci sono le scimmie che arrampicano”. L’errore fu di non chiedere un contributo chiamando Angelo Lombardi, l’amico degli animali della TV dei bambini, a fare uno special. In realtà la leggenda metropolitana narra che alcuni golden boy dell’epoca, mostrando l’eburneo pettorale e promettendo nuovi meravigliosi mattini, un contributo dalle mamme riuscirono ad ottenerlo🙀😇
Questa cordata ha (pure) fatto la traversata del Massiccio del Fitz Roy… Si tratta di fenomeni e Honnold al momento è ineguagliabile. Pero questo da fastidio a qualcuno perché quel ragazzo vive facendo quello che più gli piace. E lo fa pure bene. Non più di due anni fa ho cercato di organizzare un paio di serate a Tommy Caldwell in Italia e mi sono rivolto a un paio di sezioni del Cai scoprendo con stupore che nessuno lo conosceva e non se ne fece nulla.
Scalare i grattacieli? Ricordo la salita di una Torre di Porta Soprana di Berhault a Genova negli anni ’80, di Antonella Strano sulla Torre del Mangia, stessa epoca, delle calate dal campanile di Cortina degli Scoiattoli, eppure nessuno si scandalizzava.
Honnold è anche uno scalatore di grattacieli arabi (gli forniranno in cambio la benzina per il camper ?): a Dubai nel 2012 ha scalato in free solo per uno special TV il mitico Burj Khalifa che l’anno prima era stato salito, ma assicurato , da Alain Robert. Ha provato una seconda volta cercando di arrivare più in alto e ha definito il Burj “ the El Cap of buildings” Poi nel 2014 voleva scalare a Taiwan il Taipei 101, ma ha desistito. Ricavo queste notizie dall’ultimo numero di Rock & Ice: la bibbia dei climber USA. Nulla ci sarà risparmiato.
Oggi le comiche.
Alla luce di varie discussioni emerse negli ultimi tempi, vorremmo dire che anche Honnold e Caldwell sono da annoverare fra coloro che corrono sulle pareti, si fanno guidare dal cronometro (mai come nel caso della Salathe in velocità è vero), non si guardano intorno e contribuiscono alla diffusione dell’alpinismo solo o perlomeno più come sport che non come “lotta con l’alpe”?
saluti a tutti