“Un ricordo a parte merita il vecchio Renzo Videsott, che si cimentava su vie anche estreme in Dolomiti senza lasciarne la descrizione o “targarle” col proprio nome. Pura gioia dell’arrampicata, libera da ogni personale vanità. Videsott, non è un caso, divenne in seguito il presidente del parco nazionale del Gran Paradiso (Carlo Alberto Pinelli)”.
“Passato il Natale non possiamo dimenticare i troppi che stanno lavorando nel distruggere le montagne. E quindi contrastarli anche con i ricordi di persone care. Vi invio questa riflessione, molto, troppo sintetica forse, del valore di una grande parcheologo italiano: Renzo Videsott. Per di più alpinista sopraffino (Luigi Casanova)”.
Renzo Videsott, visionario concreto dei parchi italiani
di Luigi Casanova
Cinquanta anni fa, il 4 gennaio 1974, moriva a Torino Renzo Videsott. E’ un dovere per chi si occupa di natura e di ambiente ricordarne la sua figura.
Nato a Trento il 10 settembre 1904 è stato un grande alpinista: una breve carriera, ma è fra i pochi, assieme a Attilio Tissi e Domenico Rudatis, ad aver dato la prima impronta e significato del sesto grado all’alpinismo mondiale grazie all’apertura di vie ancora oggi mitiche: sulla torre del Pan di Zucchero e sulla Cima Busazza in Civetta, ad esempio (1929). Senza poter essere smentiti possiamo dire che ha anticipato i valori costituivi di Mountain Wilderness. La vetta non era una conquista, ma un percorso interiore da percorrere. La montagna era un’assunzione di responsabilità diretta del singolo per poi lavorare nel conservarne gli spazi rimasti liberi. Arrampicare significava rinunciare all’artificiosità, si doveva rimanere liberi da attrezzi di progressione: la roccia doveva diventare un tutt’uno con la persona e quindi la salita doveva rimanere più naturale possibile.
Un romantico? Non c’è dubbio alcuno. Ha vissuto una tensione continua nel cercare di vivere la bellezza.
Un visionario? Anche, ma sempre concreto, mai velleitario nelle sue azioni. Comunque radicale nei giudizi. A suo dire l’umanità era divisa in due categorie: i parchigiani e chi già allora ostacolava la nascita delle aree protette.
Renzo è stato ricordato di recente in un convegno a Trento organizzato dal parco Adamello Brenta. A tracciare i valori più significativi della vita di Videsott sono stati chiamati, fra gli altri, Franco Pedrotti, rettore emerito dell’Univesità di Camerino, Luigi Piccioni storico dei parchi nazionali, Serena Arduino presidente di CIPRA International.
Lo ricordiamo con alcune tracce del suo impegno. Attivista di Giustizia e Libertà, è stato presidente della SUSAT (la sezione universitaria del CAI trentino). Da veterinario nel 1946, dopo la caduta del regime fascista, è stato nominato commissario dell’allora fatiscente parco nazionale del Gran Paradiso. Nel 1948 è stato fra i fondatori della prima associazione ambientalista italiana, il Movimento per la Protezione della Natura (oggi Pro Natura). Sempre quell’anno a Fontainebleau è fra i fondatori dell’Unione Internazionale per la protezione della natura, UICN.
Il Parco Nazionale del Gran Paradiso aveva visto la popolazione di stambecchi ridursi a circa 400 esemplari, da tempo era scomparso da tutte le Alpi. Con un lavoro di monitoraggio tutt’oggi valido e con il sostegno della figura dei guardaparco, nonostante i problemi causati dai cambiamenti climatici alla sopravvivenza della specie, nonostante il decadimento genetico (da venti geni dell’inizio del secolo scorso siamo a due), oggi nel parco vivono 2400 esemplari, 50.000 su tutte le Alpi.
Renzo Videsott, accompagnato dal fratello Paolo e da altri parchigiani trentini e nazionali, ha dato il via concreto alla storia del parco nazionale dell’Adamello Brenta. Certo, il parco doveva essere nazionale, doveva comprendere l’areale dello Stelvio e guardare all’Engadina. Oggi, causa scellerate scelte politiche degli anni ‘90, ci dobbiamo accontentare di una parco ristretto, ridotto a cartolina pubblicitaria di un turismo sempre più invasivo, privato dei guardaparco.
La Presidente di CIPRA International Serena Arduino ha arricchito il convegno di notizie ormai perdute. Nell’archivio dell’associazione a Schaan (Lie) ha scovato i verbali delle riunioni che hanno dato vita alla CIPRA e che hanno tracciato le linee di indirizzo della Convenzione delle Alpi. Siamo nel 1950 in Germania, a Rottach – Egern. In quei documenti Renzo Videsott è presentato come il promotore di queste intuizioni, di una visione conservazionista di profilo internazionale, della lettura di un’Europa nuova, ricca della missione conservatrice delle montagne, assieme a un altro trentino, Fausto Stefenelli. CIPRA nasceva l’anno seguente, la Convenzione delle Alpi diventava il primo trattato internazionale di conservazione dell’ambiente nel 1991.
Questo breve intervento è un richiamo a voi tutti. Nel centenario della nascita dei primi parchi italiani, il Parco Nazionale del Gran Paradiso nel 1922 e il Parco Nazionale d’Abruzzo, Molise e Lazio nel 1923, è bene approfondire la conoscenza di personaggi tanto significativi. Come del resto non possiamo permetterci di sottostimare il valore dell’azione di un nostro caro amico, Franco Tassi: lo possiamo dire, il padre della rinascita del parco degli Appennini.
Uno sguardo all’eredità di Videsott sulle Alpi (clicca qui sopra per il file in power point)
di Serena Arduino
Die Gründung der Internationalen Alpenkommission CIPRA 1952 – Rückblick eines Gründungsmitgliedes nach 60 Jahren, von Wolfgang Burhenne.
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” A condurre e rappresentare il paese ci sono sceriffi che vanno alle feste armati.”
Fosse solo che vanno armati…il peggio è che sono anche talmente incapaci e stupidi che si sparano nei piedi (o in quello degli altri)!
Fabio, quando si creano e si esaltano, delle figure che si chiamano influencer che vendono e si arricchiscono sulla fuffa, il livello ti sembra diverso?
Maghi, cartomanti e influencer.
Alberto, avevo preparato una lunga lista dei personaggi piú in vista dei nostri tempi; tra costoro c’era Emanuele Pozzolo, il tizio che va a una festa di Capodanno armato di pistola.
Però poi l’ho cancellata: ciascuno di noi può farsene una personale, pescando non solo tra i politici, ma anche nel mondo dell’imprenditoria, dell’informazione, dello spettacolo, della televisione, della Rete.
E qui mi riferisco non solo alla Ferragnez e al suo degno compare, il FedEx, ma soprattutto a quei ventinove milioni di imbecilli (la maggior parte sono nostri compatrioti) che bevono alla loro fonte. Se il livello di intelligenza è questo, allora siamo spacciati.
RISPOSTA:
perchè oggi, in Italia, questi nomi qui ce li sogniamo. A condurre e rappresentare il paese ci sono sceriffi che vanno alle feste armati.
——— ESAME DI STATO ———
Renzo Videsott, Luigi Einaudi, Alcide De Gasperi, Giorgio La Pira, Adriano Olivetti, ecc. ecc.
Il candidato illustri la differenza tra le personalità in elenco e i personaggi di grido al giorno d’oggi, e spieghi perché l’Italia sta andando a pu**ane.
P.S. Io quasi quasi sto arrivando a rimpiangere Amintore Fanfani. È grave?
N.B. È una battuta!
E’ molto confortante sapere che sia esistito un uomo con le caratteristiche descritte nell’articolo.