Ringiovanimento

Ringiovanimento
(una corroborante tripletta di vie nuove nel gruppo indiano del Bhāgīrathī)
di Marko Prezelj
(pubblicato su The American Alpine Journal, 2010)

Dopo la mia spedizione al Makalu nell’autunno del 2008, un grande progetto che ha richiesto molto tempo ed energia e che alla fine è stato frustrato dalle cattive condizioni, ho sentito il bisogno di ricaricare la mia motivazione. Quell’inverno sono andato alle Isole Lofoten in Norvegia, dove abbiamo scalato molti interessanti itinerari in buona compagnia. In tarda primavera sono andato in Alaska, dove ho incontrato molti arrampicatori motivati. In estate ho fatto la guida in Europa e ho iniziato a costruire una nuova casa per la mia famiglia. La mia vita era intensa da molti punti di vista e ho iniziato a provare un nuovo entusiasmo per la scalata.

Rok Blagus e Luka Lindic verso la cima orientale del Bhāgīrathī III 6454 m, la seconda delle tre montagne scalate dalla spedizione slovena del 2009. Sullo sfondo sono il Satopanth 7075 m (a sinistra) e il Bhāgīrathī I 6856 m. Foto: Marko Prezelj.
Luka Lindic in arrivo al luogo del secondo bivacco sul Bhāgīrathī II 6512 m. Sullo sfondo è il Bhāgīrathī III 6454 m. Foto: Marko Prezelj.
Il campo base e lo Shivling al chiaro di luna. Appena presa quest’immagine si mise a piovere e nevicare per una settimana. La tenda mensa qui ben visibile collassò sotto il peso della neve bagnata proprio quella notte. Ne facemmo un ricovero di emergenza, ma dopo altre due notti divenne inservibile. Foto: Marko Prezelj.

Nell’autunno ho unito le forze con Rok Blagus e Luka Lindic, che appartengono alla giovane generazione di alpinisti sloveni, la generazione che sta aggiornando l’alpinismo “vecchia scuola” con un approccio sportivo. Luka ha solo 22 anni, è uno studente, e Rok ne ha 28, e sta finendo un dottorato in statistica. Avevo 44 anni e lo scorso autunno sono rimasto sorpreso (di nuovo) dal fatto che potevo ancora superare i miei limiti. Ancora una volta ho scoperto che l’alpinismo ha il potere di fermare il tempo e rinfrescare la prospettiva.

Luka guarda attraverso la nuova “finestra” della tenda mensa. Foto: Marko Prezelj.
Con quelle pareti ora davvero inaccessibili a causa della neve caduta, decidemmo di tentare la più facile e la più bassa delle tre cime, il Bhāgīrathī IV (al centro). Foto: Marko Prezelj.
Luka capocordata su una lunghezza di ghiaccio nel terzo superiore del Bhāgīrathī IV. La nostra via segue la via più logica del versante occidentale della montagna. La settimana di nevicate aveva del tutto ricoperto il ghiaccio e i detriti. Il ghiaccio fresco copriva le zone dove normalmente poteva scorrere acqua. Con temperature più alte questa via può essere pericolosa soprattutto per la caduta sassi. Vicino alla cima dovemmo aprirci pista nella neve profonda, facendoci impiegare molto tempo sulla cresta tra la sella e la vetta. Fummo fortunati con il tempo: al mattino era sereno, a mezza giornata cominciò a nevicare (giusto per impedire che i sassi potessero cadere) e la sera schiarì ancora mentre stavamo scendendo. Insomma, perfetto! Foto: Marko Prezelj.
Sulla parete sud-ovest del Bhāgīrathī III, Luka scelse una decisiva striscia di neve e ghiaccio, solo però per realizzare presto che non era per nulla sicura. Dopo essersi fatto calare, ricominciò per questa variante più a destra. Dietro, sono i Bhāgīrathī III e IV. Foto: Marko Prezelj.

Il nostro obiettivo originale per la spedizione autunnale era il Rimo III, che confina con l’area di Siachen nel Karakoram orientale. Tuttavia, all’ultimo minuto, un mese prima della nostra partenza, l’esercito indiano ha rifiutato di darci il permesso di salire lì, dopo che avevamo preso tutte le disposizioni logistiche e acquistato i biglietti aerei. Abbiamo spostato rapidamente i piani per visitare il gruppo del Bhāgīrathī. Sapevamo solo un po’ dei Bhāgīrathī e di quali percorsi erano stati già fatti. Con questo “viaggio a vista” non avevamo aspettative specifiche oltre a divertirci a scalare grandi montagne. I semi della spontaneità sono stati gettati.

Marko Prezelj capocordata sulla seconda lunghezza dellaparte rocciosa della parete. Dopo un altro tiro al buio, trovammo una cengia corta e sottile per passare la notte. La roccia al di sopra era molto ghiacciata, così al mattino decidemmo di fare una doppia in diagonale per raggiungere un’altra cengia, dalla quale poter continuare. Foto: Rok Blagus.
Non sapevamo bene quale delle cime del Bhāgīrathī III fosse la più alta, così le salimmo entrambe. Ora possiamo supporre che quella occidentale sia leggermente più alta. Qui Rok e Luka cominciano a scendere. La gioia di avercela fatta era piena di ansia. Dopo cinque lunghe doppie riuscimmo a trovare un posto decente per bivaccare. Poi il giorno dopo continuammo a scendere per la cresta sud-est e per la parete nord-est. Foto: Marko Prezelj.
Luka batte pista in neve crostosa verso l’asciutta Vasuki Valley, lungo la quale potemmo marciare di ritorno al campo base. Ci trovammo a usare un po’ della stessa traccia circa una settimana dopo scendendo dal Bhāgīrathī II: quella volta riuscimmo a scendere dalla cima al campo base in sole tre ore e mezza. Foto: Marko Prezelj.

Quando siamo usciti di casa la nostra idea era di tentare di salire in libera la via catalana sul pilastro ovest del Bhāgīrathī III. Ma dopo aver allestito il campo base ha nevicato e piovuto per una settimana. Sapevamo che avremmo dovuto essere molto pazienti e fortunati per fare qualsiasi arrampicata su roccia. Di conseguenza, abbiamo cercato linee meno tecniche e utili per l’acclimatamento; per questo motivo, e non per avide ambizioni di una vetta inviolata, abbiamo scelto la via sul Bhāgīrathī IV. Durante l’avvicinamento a quella salita, abbiamo individuato una linea logica sul Bhāgīrathī II, ma sapevamo che avremmo avuto bisogno di un ottimo acclimatamento per quella via seria. Quindi, per la nostra seconda scalata, abbiamo scelto il Bhāgīrathī III, che speravamo fosse scalabile anche se la roccia era ancora innevata; all’inizio abbiamo seguito un terreno misto e abbiamo cercato l’allineamento più logico sulle rocce bagnate che lo interrompevano. In generale abbiamo solo seguito la nostra intuizione: “Guarda, quella è una linea logica e interessante. Proviamo a farla in libera”.

Luka sul passo chiave della seconda lunghezza della parete sud-sud-ovest del Bhāgīrathī II. Miravamo alla striscia di ghiaccio che si vede in alto a sinistra, ma l’arrampicata richiese più tempo di quello che ci aspettavamo. Il sole raggiunse il ghiaccio prima di noi, e la cosa non ci fece piacere. Foto: Marko Prezelj.
Questa sottile cascata di ghiaccio ci aveva attratti fin dal primo momento. Prima di cominciare a salirla, ci vollero parecchi spaghetti più o meno lunghi per poter decidere chi sarebbe andato da primo lì sopra e poi continuare ancora un po’. Quando a Luka, il più giovane, capitò di prendere lo spaghetto più lungo, la prima lotto di quattro tiri di corda gli fu aggiudicato. Ero quasi invidioso, dato che andare da primi è molto più bello che andare da secondi. Ma la mia invidia non aveva ragione di essere. Le mie lunghezze si rivelarono molto impegnative su roccia ricoperta di ghiaccio, poi su ghiaccio verticale e strapiombante, dove non tardai a sfinirmi. Foto: Luka Lindic.
Luka alla ricerca dell’appiglio risolutore nella parte superiore della parete. La roccia era molto buona, e riuscimmo a fare tutto in libera meno una traversata a corda di 50 m proprio sotto a questo tratto. Foto: Marko Prezelj.

La parte più intensa di questa esperienza è stata destreggiarsi tra tutte le opzioni. È una bella sensazione vedere che hai preso le decisioni giuste e sei in grado di realizzare le tue idee nonostante molta incertezza. In questa spedizione la mia motivazione per l’arrampicata è stata molto rinvigorita e ho dimostrato a me stesso che non sono ancora pronto per la pensione, anche se in compagnia di giovani e forti climber. Ho provato la stessa gioia di quando ero molto più giovane e più ingenuo.

Rok e Luka come due corvacci al primo bivacco. Questa era la nostra terza via, e in questo bivacco c’era posto confortevole solo per due. Rok si accaparrò un posto ancor prima che facessimo cucina. Gli dissi scherzando che eravamo una cordata da tre. Mentre loro se ne stavano nel loro nido, io preparavo da mangiare e mettevo a posto il materiale. Dopo cena, salii una decina di metri più in alto a una cengia spiovente, dove ebbi a combattere con la forza di gravità per tutta la notte. Al mattino scesi in doppia da loro, solo per trovare una coppia in attesa della colazione… Foto: Marko Prezelj.
Nel pomeriggio salimmo la parte superiore della cresta sud-ovest (Ravaschietto-Sarchi, 1984): ci sorprese per la sua esposizione. Luka, da ultimo, era piegato dal peso del saccone da recupero. Dopo tre tiri trovammo un buon posto da bivacco. Il mattino dopo buttammo giù per la parete il saccone con tutto ciò che non ci serviva più. La gioia di questa azione era comunque frenata dal pensiero della continuazione e della lunga discesa. Dopo essere tornati al campo base andammo apposta alla base della parete per raccogliere il saccone. Mancava all’appellosolo una vite da ghiaccio… Foto: Marko Prezelj.
Sulla cima del Bhāgīrathī II. Da sinistra, Marko Prezelj, Rok Blagus e Luka Lindic. I sorrisi sono simili, ma la mia stempiatura rivela la differenza di età. E’ stato un privilegio poter stare con due ragazzi così, onesti ed entusiasti. In quegli occhi potevo chiaramente vedere perché a me piace così tanto l’alpinismo. Foto: Marko Prezelj.
Le nuove vie slovene sui fianchi sud-occidentali di (A) Bhāgīrathī II 6512 m; (B) Bhāgīrathī IV 6193 m; (C) Bhāgīrathī III 6454 m. Foto: Marko Prezelj.

Sommario
Zona: Garhwal Himalaya, India

Ascensioni: canale sud-ovest e cresta nord del Bhāgīrathī IV (1000 m, D+), 15 settembre 2009, forse la prima salita alla vetta. Gli alpinisti hanno disceso la stessa via con quattro doppie ma soprattutto disarrampicando. Nuova via sulla parete sud-ovest del Bhāgīrathī III (1300 m, ED 6b M5 WI5, due doppie), 21–22 settembre 2009. La via si trova tra la via scozzese del 1982 e la via ceca del 1993 e condivide alcuni tiri con la prima. Gli alpinisti sono scesi dalla cresta sud-est e dalla parete nord-est, con un altro bivacco lungo il percorso. Nuova via sulla parete sud-sud-ovest del Bhāgīrathī II (1300 m, ED+/ABO- 6b+ WI6+ M8, una traversata a corda), 29 settembre–1 ottobre 2009. Gli alpinisti sono scesi dalla parete est. Tutte le salite sono state compiute dagli sloveni Rok Blagus, Luka Lindic e Marko Prezelj.

Una nota sull’autore
Nato nel 1965, Marko Prezelj vive a Kamnik, in Slovenia. Famosa la sua prima salita del pilastro nord-ovest del Chomolhari, con Boris Lorencic.

Testo originale in inglese
Rejuvenation
An invigorating trio of new routes in India’s Bhagirathi group.
Marko Prezelj

After my expedition to Makalu in the fall of 2008, a big project that demanded lots of time and energy—and ultimately was frustrated by poor conditions—I felt the need to recharge my motivation. That winter I went to the Lofoten Islands of Norway, where we climbed lots of interesting ground in good company. In late spring I went to Alaska, where I met many motivated climbers. In the summer I guided in Europe and began to build a new house for my family. My life was intense from many perspectives, and I began to feel a fresh enthusiasm for climbing.

In the fall I joined forces with Rok Blagus and Luka Lindic, who belong to the young generation of Slovenian alpinists—the generation that is upgrading “old school” alpinism with a sport approach. Luka is just 22, a student, and Rok is 28, finishing a doctoral degree in statistics. I was 44, and last autumn I was surprised (again) by the fact that I could still push my limits. Once again I found that alpinism has the power to stop time and refresh one’s perspective.

Our original goal for the fall expedition was Rimo III, which borders the Siachen area in the eastern Karakoram. However, at the last minute, one month before our departure, the Indian army refused to give us permission to climb there—after we had made all the logistical arrangements and bought our plane tickets. We quickly shifted plans to visit the Bhagirathi group. We knew only a little about the Bhagirathis or what routes had been done. With this “onsight trip,” we didn’t have any specific expectations besides having fun climbing big mountains. The seeds of spontaneity were sown.

When we left home our idea was to attempt to free climb the Catalan route on Bhagirathi III’s west pillar. But after we set up base camp it snowed and rained for a week. We knew we’d have to be very patient and lucky to do any rock climbing. As a result, we looked for lines that were less technical and would be useful for acclimatization; for that reason, and not because of any greedy ambitions for an unclimbed summit, we chose the route on Bhagirathi IV. During the approach to that climb, we spotted a logical line on Bhagirathi II, but we knew we’d need very good acclimatization for that serious route. So, for our second climb, we chose Bhagirathi III, which we hoped would be climbable even though the rock was still snowy; we followed mixed ground at the beginning and just looked for the most logical line up wet rock in the middle. In general we just followed our intuition: “Look, that is a logical and interesting line. Let’s try to free climb it.”

The most intense part of this experience was juggling all the options. It’s a great feeling when you see that you’ve made the right decisions and you are able to realize your ideas despite a lot of uncertainty. On this expedition my motivation for climbing was fully reinvigorated, and I proved to myself that I’m not yet ready for retirement, even in the company of young, strong climbers. I felt the same joy as I had when I was much younger and more naïve.

Area: Garhwal Himalaya, India

Ascents: Southwest couloir and north ridge of Bhagirathi IV (1,000m, D+), September 15, 2009, possibly the first ascent of the peak. The climbers descended the same route with four rappels and downclimbing. New route on the southwest face of Bhagirathi III (1,300m, ED 6b M5 WI5, two rappels), September 21–22, 2009. The route lies between the 1982 Scottish Route and the 1993 Czech Route, and it shares a few pitches with the former. The climbers descended by the southeast ridge and northeast face, with another bivouac en route. New route on the south-southwest face of Bhagirathi II (1,300m, ED+/ ABO- 6b+ WI6+ M8, one tension traverse), September 29–October 1, 2009. The climbers descended by the east face. All ascents by Slovenian climbers Rok Blagus, Luka Lindic, and Marko Prezelj. See Climbs and Expeditions for more details and a route photo from Bhagirathi II.

A Note About the Author:

Born in 1965, Marko Prezelj lives in Kamnik, Slovenia. His first ascent of the northwest pillar of

Chomolhari, with Boris Lorencic, was featured in the 2007 American Alpine Journal.

6
Ringiovanimento ultima modifica: 2022-08-07T05:59:00+02:00 da GognaBlog
La lunghezza massima per i commenti è di 1500 caratteri.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.