Continua la protesta contro il progettato percorso di 3 km in Val di Mello: «troppo invasivo». L’assessore regionale Sertori: «Sbagliato il metodo: partiti i lavori senza che nessuno fosse avvisato». Ma è del 21 aprile 2021 la notizia che la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggi ha bloccato i lavori nella riserva naturale della Val di Mello imponendo lo stop ai lavori di consolidamento della sponda del torrente, in realtà propedeutici alla realizzazione del percorso per i disabili, e ha richiesto approfondimenti agli enti coinvolti circa gli interventi eseguiti..
Le ruspe della Val di Mello
L’inizio dei lavori per la creazione del sentiero accessibile, ideato da ERSAF, per permettere di percorrere la Val di Mello (SO) a disabili e anziani non è certo passato inosservato. Un avvio dei lavori inaspettato capace, dopo due anni di stallo, di riaccendere improvvisamente le braci delle polemiche, soprattutto sui social network.
È bastato l’arrivo di una ruspa per scatenare un putiferio in Val di Mello, dove i nervi di ambientalisti, scalatori e guide alpine sono sempre tesi nel timore che la riserva venga snaturata dalla costruzione di un sentiero per disabili. Contro il progetto era insorta praticamente l’intera valle. Erano state inutili anche le rassicurazioni di ERSAF, l’Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste, pronto a spendere 400mila euro per rendere l’anello percorribile dalle carrozzine. Secondo il Comitato per tutela della Val di Mello l’accesso ai portatori di handicap è il passe-partout per realizzare un anello di cemento nel piccolo paradiso della valle.
Nel 2019 anche i CAI della Valtellina e la Società Escursionisti Milanesi si erano pronunciati contro il sentiero e così, nel giro di poche settimane, una petizione promossa online raccolse oltre 60mila firme contro il progetto. Vedi anche https://gognablog.sherpa-gate.com/disabili-in-val-di-mello/. Alla fine, anche grazie alla mediazione di Regione Lombardia, si arrivò al compromesso di rifare lo studio ed elaborare un nuovo progetto di minore impatto, per rendere il percorso percorribile non dalle carrozzine ma dalle joëlette, che possono essere utilizzate dai diversamente abili per muoversi sui sentieri alpini a patto di garantire loro un passaggio largo almeno 1,2 metri. Tutto con la supervisione delle guide alpine della Val di Mello. Questo accadeva a metà 2019, poi è arrivato il CoViD-19 e il progetto del sentiero della discordia in Val di Mello sembrava dimenticato, almeno finché pochi giorni fa non ci ha pensato l’arrivo di una ruspa e degli operai a far dissotterrare l’ascia di guerra.
Nel giro di poche ore si è scatenato il tam tam sui network, accompagnato da centinaia di messaggi, alcuni delle quali spediti all’indirizzo dei vertici di Ersaf accusati di aver iniziato i lavori del sentiero alla chetichella. Regione e agenzia si difendono sostenendo che i lavori sono già finiti e non riguardavano il sentiero, il cui progetto è ancora da autorizzare, ma la pace in valle ormai è solo un ricordo. Tra i contrari al sentiero si era mobilitata anche Eleonora Lola Delnevo, alpinista in carrozzina che con la sola forza delle braccia alcuni anni fa scalò la parete di El Capitan in California. “Se voglio andare in una riserva naturale ma non lo posso fare con le mie gambe trovo il modo di farlo senza modificare l’ambiente che mi circonda – ha sempre sostenuto – Se le barriere venissero abbattute ci priveremmo del piacere di conquistare“.
Se da una parte si è criticato l’avvio in sordina dei lavori, dall’altra ha colpito in negativo come sono stati compiuti i primi interventi, con la realizzazione di due scogliere per riparare il sentiero delle piene del torrente Mello.
«Sarebbe dovuto essere una passerella di una decina di metri larga al massimo 80 cm per far passare le joëlette. L’impresa o temo ancor peggio, il progettista ha confuso una passerella per un argine…» ha commentato Jacopo Merizzi dopo un sopralluogo compiuto in Val di Mello.
«Peggio di un incubo, l’incubo passa, questo è un danno ambientale irreversibile, eterno, la firma dell’incapacità nella gestione di una Riserva Naturale, una flagranza di reato, i responsabili dovranno rispondere nelle sedi appropriate, se nessuno li ferma sono previsti altri nove interventi. Praticamente tutti contrari a questo tipo di lavori e loro con giochi di potere sperperano denaro pubblico e disintegrano una delle valli più belle del mondo nel bel mezzo di una pandemia epocale durante la quale la Val di Mello si è difesa da sola accogliendo con generosità un boom di presenze senza precedenti, questo significa che piace così com’è. Altre priorità altra politica servono alla Val Masino, troppo tardi il disastro si sta avverando anzi si è già avverato, incomprensibile quello che sta accadendo e fa male al cuore» ha scritto con disappunto un appassionato della valle retica.
«Una strada a tre corsie dove una strada c’è già e ampiamente percorribile da tutti e che porta nella stessa direzione…è una sconfitta per tutti coloro che amano il proprio territorio…» ha commentato un’amante della Val di Mello. E c’è chi già paventa ricorsi giudiziari.
Nemmeno l’assessore regionale alla Montagna, Massimo Sertori, assoluto mediatore tra le parti negli accesi scontri della primavera 2019, era a conoscenza degli interventi. «Dell’inizio dei lavori non sapevo nulla. Se mi avessero avvisato prima sarei potuto tornare di persona in Val di Mello per un sopralluogo» ha dichiarato lo stesso politico valtellinese.
«Se mi avessero avvisato avrei sicuramente contattato la guida alpina Jacopo Merizzi, persona straordinaria di cui mi fido. Con lui ed altre guide alpine, due anni fa siamo stati sul posto per definire come intervenire, percorrendo il percorso metro per metro. Allora il progetto sulla carta venne verificato e corrispondeva a quando avevamo stabilito congiuntamente durante il sopralluogo e dopo una serie di incontri con le associazioni dei disabili e degli anziani» ha aggiunto Sertori.
«Per quanto mi riguarda, non si deve uscire neanche di un millimetro rispetto a quanto concordato. Con Merizzi mi sono sentito ieri, gli ho chiesto di mandarmi un resoconto dei lavori iniziati per verificare cosa non sia stato rispettato del progetto. Ripeto, non cambio e non cambierò idea su quanto pattuito e il “garante” per me è Merizzi. C’è un progetto e deve essere rispettato» ha concluso l’assessore regionale.
Dal canto suo l’ERSAF ha dichiarato che: «I lavori del progetto, approvato dal Comune di Val Masino con il parere favorevole di tutti gli enti competenti, sono stati avviati nel mese di aprile 2021 con la realizzazione degli interventi affidati in appalto ad alcune imprese, mentre i lavori concernenti il tracciato del sentiero saranno attivati più avanti ed eseguiti in amministrazione diretta da parte di ERSAF».
Ha scritto su facebook (21 aprile 2021) Jacopo Merizzi: “Il vecchio sentiero sulla sponda sinistra della Val di Mello serpeggiava tra i massi di una antica frana passando in un arco formato da due grosse pietre… (si può osservare l’arco nella foto prima dell’intervento Ersaf). Per salvaguardare questo caratteristico e divertente passaggio non fattibile con le jolette, si era pensato, col minor impatto possibile, di costruire una passerella lunga una quindicina di metri e larga non più di 0,80 m aderente al profilo della montagna e alla stessa quota del sentiero esistente. Nella foto sottostante si vede come queste indicazioni sono state stupidamente (per non dire di peggio) interpretate dal progettista ERSAF. Il sentiero storico che si voleva salvaguardare risulta così schiacciato e avvilito dal nuovo argine che non ha nessuna funzione tecnica.
Con il suo consueto e garbato umorismo, Giuseppe Popi Miotti il 20 aprile ha scritto sul suo profilo facebook: “Mi è sorta un’idea. Volete bene alla Val di Mello? Amate la sua natura? Vi fanno arrabbiare i progetti in corso e quanto è stato fatto (o non fatto) in questi anni? Bene, secondo me l’unica risposta sensata che possiamo (potete) dare è di non andarci più. Climber, escursionisti, alpinisti, seppure a malincuore diamo un segnale concreto: no pasticci e pasticcini con questi politicanti anche un po’ ignoranti. Boicottaggio severo e basta. Il primo a dolermene sono io, ma a me pare l’unica soluzione seria. Scusate lo sfogo“.
In ogni caso, il recentissimo stop della Soprintendenza è notizia assai positiva. Seguiremo il caso con la necessaria attenzione.
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Andy61: Si e’ improbabile. Stanno cercando di farsi pagare i ripristini dall’assicurazione professionale del tecnico che magari e’ colluso ma magari e’ vittima di decisioni altrui che hanno cercato l’occasione per fare cio’ che in realta’ non era consentito dalla legislazione sui luoghi sottoposti a vincolo ambientale. Bisogna vedere le carte. E questo e’ possibile solo aprendo un fascicolo presso la Procura di Sondrio che nominera’ un Consulente Tecnico d’Ufficio che – si spera – sia persona tecnicamente competente e moralmente integerrimo.
Bisogna anche vedere se il progettista coincide o meno con il direttore dei lavori. In ogni caso se ci sono dei lavori in variante anche la variante va progettata e ci sono tariffe professionali da applicare per le opere pubbliche.
Ms
Veramente vogliamo credere che un Direttore Lavori, ovvero un professionista accreditato, ha sbagliato a leggere dei progetti, non ha capito cosa c’era scritto nel capitolato e ha litigato con mappe e teodolite ?
Fosse veramente così, ma chi è l’Ente che gli ha dato l’incarico ?
Non è che magari qualcuno ha pensato che “se la va, la ga i gamb” ?
Qualche volta vale la pena farsi sentire in modo civile ma fermo e deciso, magari usando i canali giusti di influenza sui decisori. Rimaniamo sintonizzati.
Val di Mello, dietro front di Ersaf: commessi errori, ci scusiamo – Il Giorno
https://www.ilgiorno.it/sondrio/cronaca/val-masino-ersaf-1.6277930
Siete a conoscenza dei risvolti (quale ente ha ordinato i lavori e perche’)? Su quali perizie geologiche? Oltre ad una raccolta firme con raccolta di fondi (vedi centraline in Val Vertova 15000 firme raccolte in pochi mesi) non vedo altra soluzione che presentare un esposto alla magistratura perche’ siano approfonditi i motivi delle opere e se del caso vengano formulate le ipotesi di reato ambientale chiedendo il ripristino dei luoghi. Vedrete che di fronte ad un esposto qualcosa si muove di sicuro e verra’ fuori cosa c’e’ dietro. Se invece nessuno si muove state pur certi che non si sapranno mai i retroscena.
Ms
Ma come si fa a fare un TROIAIO del genere!!!!
Ma chi l’ha voluto e permesso ci arriva a capire il danno irreparabile che è stato fatto?!?!
A proposito della foto di Paola e Giulia pubblicata nell’articolo. Sopra come era e sotto come è ora ridotto il luogo.
Complimenti all’intelligenza, al gusto del bello di chi ha pensato, progettato e realizzato il lavoro fatto che si vede nella foto sotto.
E meno male che siamo il paese del Rinascimento.
GIUSTIZIALISMO
Una ruspa è andata a far danni in val di Mello. Una porcata.
E’ documentato, ci sono foto. Ma è una non-notizia.
Le ruspe non si muovono da sole e non basta un manovratore.
Dietro ci sta chi ha ordinato, ha speso soldi pubblici, ha corrotto chi avrebbe dovuto vigilare. E dietro ci sta l’interesse a fare tutto ciò.
Non credo che l’interesse possa essere stato soltanto una tangente pagata dalla ditta che ha eseguito l’opera o dI quella che ha noleggiato la ruspa.
Dietro ci sarà un progetto criminale di “interventi di valorizzazione” a danno dell’ambiente e di noi che paghiamo e a vantaggio di chi lucra sugli appalti e lucrerà sul turismo organizzato.
Il progetto e la realizzazione sono causati da una associazione a delinquere, probabilmente di stampo mafioso visti gli appoggi istituzionali di cui gode e su cui conta per il futuro.
Che fare? Innanzitutto indagare per far emergere tutta la notizia.
Poi ci si deve porre il problema di una sacrosanta repressione di questi crimini.
I danni all’ambiente sono irreversibili, meritano pene irreversibili: se non di morte, di ergastolo vero.
Invece c’è chi sostiene che per i Recovery plan si deve abolire il codice degli appalti…
geri
Se gli alpinisti abbandonano la valle, quello che attuerebbero non sarebbe un severo boicottaggio ma solo il dare agli animali della modernità una mancanza di cui beneficiare per i loro progetti. Credo che gli alpinisti debbano restare e farsi vedere.
Lacrime per il Mello
Come voler muovere una pietra?
Come interrompere l’armonia?
Come dimenticare il dono?
Come tradire il padre, la madre?
Come ferire la perfezione?
Se non nel gorgo di un’idea
lontana terra dalla bellezza.
Come lasciarsi uccidere silenti?
Se non per arrogata democrazia.
Urca Matteo. Mi fai venire i brividi in fondo alla schiena….si fossi foco… Quasi una proustiana molotov. L’urlo delle pantere grigie (direi persino bianche). Ci sarà ancora l’eskimo in cantina rinchiuso nel baule delle reliquie insieme al manico di piccone o sarà stato sbrindellato dalla critica roditrice dei topi?
Scritto un po’ a minkia sull’onda dell’indignazione…era da leggersi
Un boicottaggio sicuramente avrebbe l’effetto opposto del desiderato: ora che sia possibile misurarne l’effetto i valorizzatori avrebbero già finito di valorizzare “a raso”!
Pronti a passare a qualcos’altro.
Un boicottaggio sicuramente avrebbe l’effetto opposto: ora sia possibile misurarne l’effetto in valorizzatori avrebbero finito di valorizzare “a raso”!
Io piuttosto cercherei di mettere a fuoco il problema…le ruspe, intendo.
capisco la CIVILE proposta di Miotti ma non avrà effetto in questo INCIVILE paese, dove il bello oramai è destinato ad essere distrutto sotto i colpi della miope valorizzazione
E i primi a portare avanti questa distruzione del bello, perchè è questo che si fa in Italia, sono le istituzioni.
A certi “personaggi” non si può rispondere con le buone, con l’astenersi, con un semplice boicottaggio, perchè sono pronti a pugnalarti alla schiena.
Emotivamente mi sento vicino alla proposta-provocazione di Popi Miotti, ma poi ci si rende conto che oltre ad essere inattuabile per le diverse sensibilità a causa del divari generazionali fra chi ha vissuto la Val di Mello negli anni 80 e chi si affaccia oggi, una sorta di boicottaggio da parte dei frequentatori delle terre alte – arrampicatori, alpinisti, sci alpinisti ed escursionisti – probabilmente otterrebbe l’effetto contrario, stante l’assenza di chi potrebbe e può vigilare contro questi abomini.
Non riesco a capire come il cervello di alcune persone possa funzionare così male…Probabilmente hanno viaggiato poco e pensano che la Val di Mello sia uguale a tante altre valli e non sanno che si stanno sbagliando alla grande perché invece è unica! I ghiacciai ed il rio Mello hanno impiegato millenni a scolpire questo capolavoro assoluto e noi lo possiamo rovinare in poche ore.
Quando poi tutti potranno raggiungere i fantastici prati non è che tutti vorranno andare anche in cima al Precipizio degli Asteroidi? In quel caso basterebbe costruire una fantastica funivia…progresso o regresso??
W la natura
Merlo. Effettivamente se Alessandro Gogna si desse fuoco sotto la veranda ormai tristemente abbandonata del Siro avrebbe un certo impatto sull’opinione pubblica. Poi il fuoco sui suoi capelli avrebbe una presa scenografica maggiore che non sulla testa attuale di Popi. Possiamo propoglierlo. Però poi chi gestisce con santa pazienza e cristiana sopportazione il blog, dove uno può parlare di cose serie e tristi, cercando di mantenere comunque un po’ di buon umore?
– fa male al cuore assistere all’ennesimo attacco di un luogo incontaminato mascherato dall’alea dell’accessibilità per tutti; ancora di più fa male sapere che l’ente locale “possessore del territorio”, il Comune, ha dato parere positivo ai lavori…in Val di Mello venivo quarant’anni fa, in treno da Genova, per conoscere i protagonisti di allora; conservo ancora una fotografia con Ivan Guerini, Vittorio Neri e altri. Per tornare ad oggi, tra le tante scelte di “opposizione” ai progetti di finta riqualificazione di un qualsiasi luogo di montagna trovo che solo la mobilitazione e la presenza fisica e mediatica siano validi amplificatori delle opinioni, sicuramente non una forma di boicottaggio attuata con la non frequentazione del luogo perchè equivale, a mio modesto avviso, ad una resa incondizionata…buone cose a tutti
Thích Quảng Đức si diede fuoco e altri uomini si sono immolati senza riuscire nel loro intento.
Ma forse il loro intento non era deviare la storia, era parlare a qualcuno, chissà dove, chissà quando. Senza pretese. Senza dispersione d’energie.
Con quella faccia un po’ così noi che abbiamo mangiato le salamelle dal Siro e abbiamo visto crescere i figli della Iris. Di nuovo ritorna il problema dell’invasione dei luoghi e dei cammini sacri dell’arrampicata. Come abbiamo visto attraverso il blog ci sono in campo quattro “linee politiche” : 1. La linea “Lotta dura senza paura” Resistere, resistere, resistere anche solo per testimoniare 2. La linea “proibizionista” perseguita da varie amministrazioni terrorizzate dalle responsabilità 3. La “linea malthusiana” basata sulla riduzione della frequenza perseguita smantellando le facilitazioni e rendendo gli accessi più difficili 4. La linea “keynesiana” basata sull’educazione delle “masse” e la messa in sicurezza dei luoghi, nella versione moderata e nella versione estremista securitaria. A queste si è aggiunta una quinta linea, suggerita da Popi Miotti. La linea “astensionistica”, basata sull’abbandono polemico e critico delle zone dove l’invasione viene perseguita per scopi commerciali. Che fare ? Si domandava anche Vladimir. Dove investire energia e speranza?
Senza nessun pudore con la scusa dei disabili eccoli i predoni di nuovo all’attacco. Con lo slogan ; la valle è di tutti, la montagna è di tutti, vogliono rovinare la delicata bellezza che la simbiosi tra la natura e alcuni uomini rispettosi e saggi crearono. Addio affascinante Val di Mello, son contento di averti vissuto e respirato in altri tempi, quando ancora gli Oracoli di Ulisse, il Precipizio degli Asteroidi, la Luna Nascente, gli arditi sentieri dei Melat evocavano miti e leggende. Adesso ti valorizzeranno e diventerai democraticamente fruibile a tutti come uno dei tanti luna park, uno dei tanti non luoghi, dove le orde turistiche da frittura da spiaggia con le infradito, potranno consumarti a loro piacimento e lordare il Bidè della Contessa.
Oltre alla joelette, ci sarebbero anche carrozzine a motore elettrico e cingolate.Dai filmati accessibili dal web:”carrozzine cingolate elettriche”
Sembra che possano avventurarsi su terreni disagiati, neve, sassi, sabbia e salite.. I costi di questi mezzi, tenuti disponibili da qualche onlus locale o azienda soggiorno , dovrebbero essere comparati con quelli di movimentazione ,noleggio ruspe e materiali necessari per una strada imponente.Un solo mezzo si aggira da 10 a 20 mila euro a seconda e ci sono pure dealers e concessionari in Italia di varie ditte , mi sa tanto che converrebbero mezzi cingolati su un terreno seminaturale tenuto sgombro da grossi ostacoli a suon di pala, piccone e carriola , accetta o motosega e niente piu’. Ad esempio questa onlus offre anche carrozzine elettriche a ruote “cross ”
https://www.sportabili.org/it/video/sportabili-la-montagna-accessibile. Se con il pretesto di aprire strada per disabili si scatenano i potenti mezzi di movimentazione e si cementa, un retro pensiero spunta spontaneo.
Ma c’e’ in altro problema, grosso! Sul sentiero che percorre la sinistra idrografica della valle dalla casa delle guide sopra Cataeggio ad un certo punto si attraversa uno sbarramento idroelettrico che a valle non lascia passare un filo d’acqua … Dmv, dove sei? Ho delle foto. Se volete le cerco e ve le mando. Risalgono a 3 anni fa.
Saluti.
Massimo Silvestri