Sadpara

Sadpara è un viaggio attraverso il cuore delle montagne pakistane, percorso inseguendo le radici di un nome che si fa popolo. Esplorando il legame che lo unisce con le terre alte, emerge la quotidianità essenziale di una piccola comunità dal carattere limpido e forte, a cui fa da sfondo l’immensità del Karakorum.

Sadpara
di Gabriele Canu
(pubblicato sul suo profilo facebook il 4 ottobre 2024)

Quando misi la parola fine a Finale ’68, promisi e giurai più volte a me stesso: mai più! Mi proposi di prendermi a schiaffi da solo o demandare a dei professionisti dei ceffoni, se mai avessi pensato a un altro documentario in vita mia. Ma ormai lì era tardi: lo selezionarono al Festival di Trento e mi invitarono per presentarlo. Tenni un profilo talmente basso che penso qualcuno mi abbia scambiato per un impiegato comunale che andava cercando le difformità del manto stradale. Insomma, un pesce neanche fuor d’acqua, direttamente impanato nella sabbia del deserto e pronto a saltare in padella.

Tornai a casa convintissimo di quella promessa a me stesso. Sicuro. Irremovibile. Fedele alla linea. Ma poi la linea a cui essere fedeli la si crea nel tempo, la si modella, non esiste di per sé. E quella linea, la mia, mi ha portato per la seconda volta in Karakorum. Forse ero più maturo, forse quei luoghi e quelle persone mi avevano proprio stregato, forse sentivo di avere di nuovo energie da buttare in un’altra roba un po’ folle. Poche velleità, solo un’idea, un po’ di passione per le cose che “sento”. Le promesse non le ho mantenute, Sadpara era il mio nuovo lavoro: lontano dall’alpinismo, lontano dall’adrenalina, vicino a un ritmo lento e a misura d’uomo. Corriamo tutti, sempre, ma a volte penso che la maggior parte di noi lo faccia perché vede tutti gli altri farlo. Perché qualcuno ha deciso che bisogna far così, mica perché la sente davvero dentro, quell’urgenza.

Dopo essere tornato al Trento Film Festival pochi mesi fa e dopo aver vinto il premio per il miglior film nella categoria cultura di montagna al New Zealand Mountain Festival e al MHFF, tre settimane fa ricevo una mail da tal Natasha. Incerto se gettarla direttamente nello spam (pensavo a una richiesta di soldi per un parente lontano o a una fantomatica lotteria online in cui avrei vinto, fortunello, la solita milionata di dollari), alla fine decido di darle una chance: “Hi Gabriele, I’m happy to confirm that Sadpara has been selected as a finalist for this year’s Banff Centre Mountain Film Festival!”.

Il festival di Banff… non il world tour, quell’evento che fanno ogni anno e che porta in giro per l’europa una selezione di film a tema sport&adrenalina. Ma proprio il festival, quello vero, quello in Canada! Insomma, mi sono emozionato come la prima volta, come ogni prima volta.

Il pensiero di essere arrivato proprio lì, con un lavoro autoprodotto e curato interamente da me, dalla regia all’editing, dalla fotografia alle riprese (salvo l’imprescindibile lavoro al suono di Paolo Piccardo, la preziosa color di Alexander Dolovov, l’ascetica pazienza di Agnese Blasetti), è una cosa della quale sono orgoglioso e felice. Non credo saranno molti (per usare un eufemismo) i lavori al festival realizzati da un team così ristretto.

È costato fatica e centinaia e centinaia di ore e imprecazioni trasformare tante istantanee di un viaggio in questo racconto di un popolo, un elogio alla semplicità che stiamo perdendo. Ma saperlo in concorso ad uno dei più prestigiosi festival di cinema di montagna del mondo mi fa pensare che, al di là di tutto, ne sia valsa la pena. E mi ha ricordato che il cuore oltre l’ostacolo bisogna buttarlo, un po’ sempre.

Insomma in conclusione, quella mail dall’altra parte del mondo mi ha regalato una bella emozione. Al punto che settimana scorsa ne ho girato una parte sul conto in banca di Condor, la compagnia aerea che per un po’ di spiccioli tra un paio di settimane mi trascinerà a Vancouver, per poi attraversare i parchi canadesi ed arrivare al festival (26 ottobre – 3 novembre 2024).

Dove sarò sempre me stesso, direi. Con una giacca più pesante (e qualche consapevolezza in più), sarà mia cura mettermi nel mio angolino a cercare le difformità degli asfalti canadesi!

Gabriele Canu
Regista, alpinista ed esploratore, attraverso il suo lavoro documenta ed approfondisce le connessioni tra gli uomini e i territori. Cura personalmente l’intero processo creativo dei suoi progetti, dalla regia alla fotografia, dalle riprese al montaggio. Ha prodotto e diretto due lungometraggi: Finale ’68 (2018) e Sadpara (2024)

Sadpara ultima modifica: 2024-10-24T05:12:00+02:00 da GognaBlog

Scopri di più da GognaBlog

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

4 pensieri su “Sadpara”

  1. Assolutamente consigliato per le sezioni CAI o altre istituzioni che programmano cicli di video e di conferenze nell’ambito della cultura e delle civiltà legate alla montagna.

  2. Dev’essere proprio un magnifico documentario!

    Spero verrà presentato in tanti luoghi e occasioni.

  3. Ciao, innanzitutto complimenti per il blog! Ho trovato questo articolo molto interessante e pieno di spunti di riflessione. Grazie per aver condiviso queste informazioni!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.