Sbatti l’orso in prima pagina

Nella sovrabbondante produzione di scritti sul tragico incidente di Andrea Papi abbiamo scelto altri due articoli che riteniamo più che degni di essere letti. Alpinismo Molotov si conferma osservatorio acuto e indipendente, Luigi Casanova dà voce all’aspetto politico della vicenda.

Sbatti l’orso in prima pagina
A cura della Redazione di Alpinismo Molotov
(pubblicato su Alpinismo Molotov il 28 aprile 2023)

Una colonna sonora
«La vita dell’orsa JJ4 non ci restituirà nostro figlio. Troppo comodo cercare di chiudere questa tragedia eliminando un animale, a cui non può essere imputata la volontà di uccidere. Non ci interessano i trofei della politica: noi pretendiamo che ad Andrea venga restituita dignità e riconosciuta giustizia. […] Le istituzioni non hanno fatto niente per spiegare alla gente come comportarsi con un numero così alto di orsi: cosa fare per prevenire incontri, quali zone non frequentare, come reagire a un attacco. […] Hanno lasciato tutti ignoranti e tranquilli, senza nemmeno installare i cassonetti anti-orso in tutti i paesi a rischio»

Così si è espresso Carlo Papi riguardo alla morte di suo figlio Andrea, ucciso dall’orsa JJ4 mentre transitava su una strada forestale del Monte Peller.

L’orso, una storia tra etimologia e immaginario
Abbiamo atteso affinché la tragedia occorsa potesse decantare. Ci siamo sforzati di farlo, nonostante l’enormità del dibattito che ne è scaturito.

Purtroppo nemmeno la forza delle parole dei familiari di Andrea Papi sono riuscite a sgombrare il campo dalle troppe distorsioni, a raddrizzare una discussione nata storta. Ora, dopo esserci costretti a strozzare il fiato nella speranza malriposta che potesse svilupparsi un discorso che prendesse le mosse dai dati di realtà, vorremmo provare a collocare a modo nostro i tempi, e lo spazio e gli esseri di – e in– questa storia. A intervenire con gli attrezzi che sappiamo maneggiare per provare a mettere a fuoco le prospettive, distanti dalle troppe tossicità che registriamo di continuo.

Quanto accaduto coinvolge chiunque, tanto chi in montagna ci vive quanto chi la vive per le più svariate ragioni e a noi pare che assumere la giusta distanza sia il modo, la prossemica imprescindibile per rapportarci con animali, selvatici o meno che siano. Che percepiamo come pericolosi oppure no. Una distanza – variabile da specie a specie, da esemplare a esemplare – emotiva ed analitica, resa difficile dal deflagrare sguaiato di retoriche contrastanti solo in apparenza, ma di fatto convergenti.

Il dibattito pubblico intorno alla questione orso cui da qualche giorno assistiamo è infatti intriso di frasi fatte: purtroppo come ogni altro dibattito della contemporaneità si esaurisce in una falsa alternativa, tra posizioni che paiono avere come scopo quello di contrapporsi, ma che non fanno altro, in realtà, che alimentarsi a vicenda avvitandosi su se stesse. Proviamo allora a riavvolgere il nastro, per poi trarre qualche considerazione a mente fredda.

I fatti, la natura (dentro e fuori)
La notizia di cui stavolta si è nutrito il tritacarne social-mediatico è quella di uno sportivo, Andrea Papi, aggredito e ucciso da un orso mentre attraversava un bosco [1].

Tutto questo a nostro avviso tende nervi che vanno molto al di là della paura degli animali selvatici e toccano argomenti molto vasti – che non approfondiremo ora – come rischio e sicurezza. Argomenti che associati alla montagna fanno tremare versanti e crollare seracchi. Negli ultimi decenni, con un’accelerazione ulteriore nel corso del periodo pandemico ci si è avvitati – rileviamo tra l’altro il riemergere del termine runner – intorno a una finta rincorsa al rischio zero in ogni ambito. O meglio: il sistema economico, sociale e politico in cui siamo immersi, che spinge quotidianamente il mondo per come lo conosciamo verso la catastrofe, ci dice che – allo stesso tempo – lavora per ridurre il fattore di rischio nella nostra vita. E lo fa attraverso una miscela di deresponsabilizzazione e colpevolizzazione individuali, in favore della definizione di regimi normativi accomunati dal dover essere profittevoli. Questo, associato a una visione del turismo sempre più aggressiva, ci fa stupire – e di converso lo stupore consente a chi legifera di reagire contro – in montagna e negli ambienti considerati “naturali” ogni qualvolta assistiamo a un incidente, a un alpinista che precipita, a un’aggressione da parte di animali selvatici, a una pietra che cade in testa a una persona su un sentiero e via discorrendo. Situazioni appunto “naturali”, (mettiamo la parola natura fra virgolette per segnalare che siamo in presenza di una costruzione culturale, nel momento in cui noi animali umani ci chiudiamo dentro i nostri confini – muri di casa, recinti, filo spinato – creiamo in modo automatico e ancestrale il fuori).

Chiamiamo “natura” ciò che consideriamo fuori ma noi non ne siamo estranei, siamo parte di questa “natura” che pretendiamo via via più addomesticata, finta. A prescindere dal fatto che l’animale sia oggetto di un progetto di introduzione per salvaguardarne la popolazione o che la pietra cada per il versante indebolito dai cambiamenti climatici o che l’alpinista sia un turista della domenica.

Queste situazioni sono “naturali”, nel senso che chi va in montagna, come chi va ovunque, sceglie di esporsi a potenziali situazioni di rischio. Non stiamo parlando di artefatti umani a cui sono stati tolti i dispositivi di sicurezza per aumentare la produzione, stiamo parlando di ciò che sta fuori i confini che abbiamo costruito e in cui ci pensiamo al sicuro. La condanna a morte degli animali che hanno infranto le regole del vivere civile (farebbe ridere se non fosse vero) evoca una volontà morale e sembra far percolare, al di là dell’umano, atteggiamenti di repressione e colpevolizzazione. Come nel caso del Casteller, una sorta di lager per fauna in ergastolo ostativo, stiamo assistendo impotenti all’estensione del 41bis oltre ogni limite, stiamo applicando la pena di morte mentre ci illudiamo di salvare il pianeta legiferando intorno al comportamento dei cinghiali. Ma ora parliamo di orsi.

Premessa: abbiamo scritto dell’orso “oggetto di un progetto di introduzione per salvaguardarne la popolazione decimata”, proprio per evitare un termine che consideriamo un tranello bell’e buono: “reintroduzione”.

Il termine “reintroduzione” è funzionale – e infatti vi si accompagna in maniera insistente – alla narrazione luna park per cui il plantigrado sterminato dalle sagge vecchie generazioni sarebbe stato re-inserito in un contesto in equilibrio fragile, incapace di accoglierlo e per giunta a mero uso turistico, come se il resto della montagna trentina non fosse anch’essa asservita al turismo.

Se è poi vero che alcuni orsi sono stati immessi attraverso un progetto europeo – Life Ursus, avente scopo di rimpinguarne l’estenuata popolazione nativa del Brenta – lo è altrettanto il fatto che la specie non era sparita dalle Alpi Centrali, così come continua a sconfinare dalle aree balcaniche sulle Alpi orientali.

Life Ursus
Life Ursus non è quindi etichettabile come progetto di reintroduzione tout court proprio perché, sottigliezza piccola solo in apparenza, non è tecnicamente possibile reintrodurre ciò che estinto non è. Ce n’erano pochi esemplari, vero, tre o quattro maschi superstiti in Brenta, come acclarato da progetti di monitoraggio dei primissimi anni ‘90. Ma, per quanto una popolazione non fertile sia senza futuro, non si può parlare (ancora) di una specie (Ursus Arctos) estinta.

E in assenza di estinzione parlare di reintroduzione prima ancora che prestarsi a fallacie logiche è scorretto, propedeutico alla creazione di immaginari distorti.

Immaginari come quello che pretende – a ricalco dei nazionalismi – orsi sloveni diversi dagli orsi nostrani, e che merita senza dubbio un accenno. Se è vero che ogni sottopopolazione è oggetto di “deriva genetica”, tanto maggiore quanto maggiore è il suo isolamento, immaginare che gli orsi trentini fossero diversi da quelli sloveni – una sottospecie univoca come l’orso marsicano – è una fandonia.

Da sempre la popolazione di orso è la stessa, che viva sulle Alpi Occitane così come in Grecia o nei boschi dinarico-balcanici. Inoltre l’orso, essendo un animale solitario, non acquisisce imprinting di gruppo diverso da quello dettato dall’istinto.

Il progetto Life Ursus ha dunque introdotto esemplari prima che la specie sparisse completamente dall’areale in questione, con l’obbiettivo dichiarato di non farne svanire la tenue memoria culturale presso le stesse popolazioni che abitano quei territori (in cui erano nel frattempo state costruite aree destinate alla tutela della fauna, plantigradi compresi, dei quali è dal 1939 è vietato l’abbattimento).

Il Parco Nazionale dello Stelvio dal 1935, quello Adamello-Brenta dal 1967, quello regionale dell’Adamello dal 1983, costituiscono assieme al Parco Nazionale Svizzero (1914) un unico sistema di protezione della fauna territorialmente contiguo che valica i confini statali. Dal 1976 inoltre la Provincia Autonoma di Trento si è dotata di una legge finalizzata a prevenire ed indennizzare i danni da orso.

La crescita di popolazione degli orsi ci consente di affermare che Life Ursus è stato un successo e avviene con una dinamica nota: a difesa delle fasi che vanno dalla gestazione allo svezzamento (facciamo notare che il tasso di mortalità dei cuccioli nel primo anno di vita è del 75%), la femmina stabilisce un’area nucleo che i cuccioli abbandoneranno soltanto quando saranno indipendenti. Le giovani femmine della cucciolata replicheranno poi il comportamento materno, stabilendo nuovi perimetri entro i quali va prestata ogni cautela onde evitare situazioni di pericolo.

Nota [1]. Si scoprirà poi che l’orso “colpevole” dell’aggressione è l’esemplare JJ4, catturata mediante trappola a tubo il 19 aprile assieme a due dei suoi tre cuccioli, subito liberati perché già potenzialmente autonomi.

Danza di Capodanno degli orsi a Comănești  (Romania)

Pseudo-conflitto fra narrazioni
La narrazione che vorrebbe l’assoluta intoccabilità delle specie – una convivenza pressoché mistica, regolata dal divino e percepita come appannaggio dei “cittadini” – si è solo in apparenza contrapposta all’altra, quella del montanaro pragmatico e depositario unico del sapere della montagna, padrone a casa sua.

In realtà a noi pare che le due “visioni” si sostengano a vicenda e che concorrano a un unico esito: banalizzare il dibattito trincerandosi a monte nelle rispettive certezze e mettendo la sordina ad analisi che scavino nel profondo, forti di dati reali e circostanziati. Argomentazioni che si autoalimentano traendo vicendevolmente linfa velenosa: sacralizzare da un lato “la Natura” e dall’altro “l’Uomo” impedisce infatti la problematizzazione della questione: la natura cessa di essere quel corpo vivo e in mutamento per farsi oggetto sacro, intoccabile. “L’uomo”, per contro, assurge a quell’idea suprema di forza e controllo, sempre e comunque. L’animale umano, che non solo si è autodefinito sapiens-sapiens e messo al vertice di una piramide in cui ha posizionato, via via più in basso, gli animali non umani che hanno meno in comune con lui, si considera superpartes sia quando predica l’intoccabilità del globo che quando ne teorizza lo stravolgimento. Ciò che viene a mancare è insomma la consapevolezza che permetterebbe all’umano di essere specie tra le specie, con il rispetto necessario nei confronti dell’ambiente in cui vive e la valorizzazione della sua capacità/peculiarità di raccogliere, accogliere e contemplare le varie angolature della questione, dopo averle fatte accuratamente decantare.

A proposito dei concetti appena espressi segnaliamo questo articolo che chiarisce sì i meccanismi mediatici in atto, quelli delle due narrazioni contrapposte, ma che a nostro avviso è monco: rappresenta una buona premessa polemica ma è lacunoso nella sua pars costruens, manca di profondità.

Il contesto
Se proviamo a inquadrare il contesto, uno dei sotto-temi ricorrenti è l’antropizzazione della provincia di Trento, fatta di paesi in espansione dove non ci sarebbe più spazio per gli orsi, discorso saldato al leitmotiv “se i nostri nonni li hanno sterminati ci sarà ben un motivo. A maggior ragione oggi, coi paesi in crescita, la convivenza è impossibile”. Tocca rilevare che il concetto di antropizzazione introdotto è distorcente. In provincia di Trento, come in tutti i luoghi montani, assistiamo a un pressoché costante spopolamento. Caldes, il paese dell’attacco dell’orsa JJ4, ha oggi due terzi circa degli abitanti rispetto a quelli degli anni venti del novecento. Rabbi, luogo di un precedente attacco in marzo da parte di MJ5 ai danni del fratello del Sindaco del paese, li ha addirittura dimezzati.

Censimenti della popolazione della provincia di Trento
Basta poi un veloce colpo d’occhio per notare che a crescere sono i comuni-divertimentificio, quelli degli impianti che è facile immaginare si spopoleranno a fine stagione.

Ma soprattutto a crescere sono da una parte la superficie boschiva per abbandono umano dello “scomodo” e, dall’altra l’urbanizzazione dei fondivalle anche nella forma della messa in produzione agricola, dello sfruttamento intensivo, della monocoltura, basti pensare a quella dei meleti.

Una montagna che poco ha a che vedere con quella dei tempi in cui ogni metro quadro era messo in produzione per il mero sostentamento, in cui lo sterminio dell’orso non era messo in atto da singoli montanari che prendevano il fucile, ma a colpi di taglie pagate a cacciatori professionisti che agivano a colpi di “lacci e trabocchetti”. Taglie guarda caso maggiori per esemplari femmine.

La (mala) gestione politica
Ma torniamo a Life Ursus. Scegliere di avviare un progetto del genere, farlo a partire da un territorio sfruttato e pieno di ostacoli antropici – industrie, infrastrutture, autostrade, colture – sarebbe quantomeno bizzarro se non fosse perché, appunto, in questo stesso territorio vivessero gli ultimi orsi delle alpi centrali.

È immaginabile ora che un progetto del genere possa convivere con l’opposizione della politica alla progettazione di corridoi faunistici che consentirebbero l’espansione dell’areale degli orsi, spalmandone la presenza, diluendone le criticità?

Si contestano Life Ursus e il PACOBACE che individuano puntualmente le azioni da effettuare per sostenere la presenza del plantigrado, ma si tace della pessima gestione trentina in generale, attaccando lontani e immaginari burocrati che avrebbero deciso di reinserire l’orso nel suo habitat a scapito della sicurezza e della salute dei locali. A questo proposito facciamo notare che le comunità interessate dall’arrivo di nuovi plantigradi sono state consultate, esprimendosi favorevolmente in larga misura (76%). Il progetto Life Ursus ha inoltre avuto una gestazione quasi decennale (1992-1999) e ha richiesto almeno tre passaggi fra Provincia Autonoma di Trento, Ministero dell’Ambiente, Stati e Regioni confinanti, dato che l’obbiettivo era non di ripopolare il Trentino ma tutte le Alpi Centrali.

Da un lato una politica che non governa i meccanismi di attuazione del progetto e infiamma gli animi della cittadinanza additando gli orsi, dall’altro la stessa che tace – evitando di affrontare problemi ben più preoccupanti e concreti – dei fitofarmaci impiegati nella tanto decantata coltura intensiva delle mele, marchio sacro e intoccabile quanto quello dei vitigni.

Accusare il progetto Life Ursus – una serie di intenzioni – confondendolo con la mala gestione politica dello stesso è colpevolmente sbagliato.

Sembra accertato infatti che i due attacchi recenti (2020 e quello mortale di pochi giorni fa) di JJ4 siano avvenuti nel suo proprio e da tempo noto areale. Spazio occupato dall’orsa, conosciuto dalla politica provinciale almeno dal 2021, anno in cui è stato pubblicato l’ultimo Rapporto Grandi Carnivori disponibile (pag. 17).

Stando alla ricostruzione di Alessandro Ghezzer, entrambi gli attacchi di JJ4 sono avvenuti entro il perimetro noto, da lei frequentato. Sappiamo inoltre che l’orsa ha dei cuccioli e che gli unici cartelli d’avviso sono piuttosto superficiali, sembrano generici pannelli turistici piuttosto che reali passi informativi, recanti pericoli e disposizioni ad hoc.

Alessandro Ghezzer – i 2 attacchi di JJ4 (i due asterischi rossi) nel suo perimetro vitale (la forma trapezoidale viola)
Cartelli ufficiali e non

Areale, ricostruzione di spostamenti, compilazione di mappe resi possibili perché a JJ4 è stato messo un radiocollare che però ha smesso di funzionare nell’agosto 2022.

Non si sono approntate misure, si è poco o per nulla informato, e ora si utilizza l’argomento “radiocollare” come ennesima giustificazione autoassolutoria. A quanto leggiamo, infatti, il suo funzionamento “non avrebbe evitato la morte di Andrea Papi”.

Quel che per noi è certo è che non siano state prese né misure preventive né tantomeno informative, nonostante l’acclarata potenziale pericolosità di orse con i cuccioli. Rammentiamo che anche solo tra le azioni di prevenzioni leggere associate al PACOBACE, è sempre prevista “l’intensificazione del monitoraggio” e “l’informazione ai possibili frequentatori dell’area”.

Quali di queste specifiche azioni ha attuato la provincia, a fronte di una situazione nota?

Non solo: nel 2020 il TAR di Trento impedì la soppressione di JJ4, disposta a causa dell’attacco ai danni di due cacciatori, perché era in compagnia di tre cuccioli. Stando al rapporto stilato all’epoca “si è trattato, con ogni probabilità, di un comportamento di attacco (con contatto fisico) per difendere i piccoli”.

In sostanza entrambi gli attacchi dell’orsa (2020 e 2023) sono avvenuti in presenza di cucciolate.

Lo troviamo un dato estremamente interessante, non tanto perché allora non fu abbattuta e stavolta il giudizio sia sospeso, ma proprio perché la relazione ci dice dell’etologia dell’orso e smonta la narrazione della “bestia feroce”.

L’orsa non ha mai attaccato perché confidente e fattasi violenta (comportamento che in burocratese si definirebbe tipico di un “orso problematico”, cioè un esemplare che ha perso la diffidenza con l’uomo): semplicemente, etologicamente, difendeva la prole. Etologicamente gli orsi non sono animali sociali: vivono in isolamento salvo la fase dello svezzamento. Ciò rende le madri orso particolarmente aggressive in caso di percezione di pericolo, perché è documentata la predazione/uccisione di cuccioli non propri da parte di orsi maschi.

Imbattersi a distanza ravvicinata in un’orsa con i cuccioli o su un orso/a intento a cibarsi di una carcassa (predata o meno) è sfortuna.

Nonostante sia l’ente tenuto a farsi carico della gestione del selvatico, la Provincia presieduta da Fugatti che ora olia gli schioppi e affila i coltelli (un tempo anche da cucina, a uso gastronomico) ha trascurato il fatto che l’orsa fosse in compagnia di cuccioli, non l’ha comunicato, mettendo a rischio i frequentatori del bosco, Papi in primis, che è morto.

Perché l’istituzione gestisce male la questione al punto da offrire come unica soluzione quella del tipo “L’orso attacca? Abbattiamolo”, in una spirale tanto folle da sembrare quasi un riflesso pavloviano?

Un’ istituzione che non informa e, pur autonoma, ricalca il perfetto gusto italiano per la perenne emergenza. Una provincia che non delega la gestione degli orsi a esperti – ai parchi, alla comunità scientifica, ecc. – ma preferisce affidarla a funzionari interni per poi sottrargliela in favore della Protezione Civile – caso unico al mondo, pare – in un crescendo di autoreferenzialità. Tutto ciò nonostante le reiterate richieste di gestione da parte del Parco Adamello Brenta, motore primo della ricomparsa degli orsi in Trentino.

La percezione del problema – i confini, i montanari, il ruolo umano
Un ulteriore dato di interesse, a nostro avviso, è il fatto che i gruppi montuosi dell’Adamello e del Brenta siano appiccicati – non a caso il parco nazionale è Adamello Brenta – e infatti, trovandosi sbarrati altri luoghi di sconfino, gli orsi “trentini” arrivano spesso nel bresciano, in Valle Camonica, in Val Sabbia e sul Garda.

Dato di interesse, dicevamo, perché rileviamo con curiosità che oltrepassato il confine – e cioè una convenzione umana – l’orso non ha mai creato problemi particolari, eccezion fatta per predazioni di alveari, roccoli ed allevamenti. E parliamo verosimilmente degli stessi identici esemplari, proprio quelli accusati d’essere violenti e assassini al di là di questa linea arbitraria.

Il parco regionale dell’Adamello (stesso gruppo e altro parco, stavolta camuno, perché in Italia non ci si fa mancare nulla) ha addirittura documentato il caso di un orso che quasi tutti i giorni di primavera-estate transitava sui monti della bassa Valle Camonica per scendere a fino al lago di Iseo a fare il bagno. Partenza di notte, tuffo all’alba e rientro. Essere che non ha mai sfiorato nessuno, e ci risulta davvero difficile credere che in una zona turistica e frequentata non si sia mai imbattuto, anche solo a distanza, con qualche umano.

Di certo in questione è oggi quindi il modo di chi abita quei luoghi e in quei luoghi ci vive, a prescindere probabilmente dal loro uso turistico. Sappiamo infatti che – altro dato da fissare nella memoria – in un’altra zona a alta frequentazione turistica, intensiva e spalmata lungo il corso di tutto l’anno quale il Trentino, la totalità degli attacchi è stata a danno dei residenti. Non si registra un singolo caso di criticità ai danni dei frequentatori per turismo. Alpinisti in trasferta, trekker, paesaggisti, fotografi, naturalisti, visitatori di malghe e alpeggi (…) non risultano essere mai stati toccati. Dato che pare confermato in astratto anche dallo studio MUSE sugli attacchi degli orsi nel mondo (fig. 3 nel quadro degli attacchi dei carnivori a livello mondiale), studio che dimostra inoltre che gli ursidi attaccano per difesa.

Per contro, quando si leggono ovunque, specie in questi giorni, affermazioni tanto generiche quanto vuote, come “il colpevole della morte di Andrea Papi non è certo l’orso, colpevole solo di essere un orso con la sua natura e i suoi istinti, ma come per tutte le degenerazioni ambientali il colpevole è l’uomo” ci si sta confrontando con qualcosa di vero ma parziale, monco. Perché dal discorso è epurato il dato storico culturale, e cioè quale sia il ruolo che ha giocato e tuttora gioca l’uomo, soprattutto quella porzione di società che pretende di possedere la cultura montanara e l’esperienza necessaria: l’abitante delle vallate. Che ruolo ha giocato e sta giocando il primo convivente con le cose della natura, in questo caso l’abitante delle valli trentine?

Verrebbe da rispondere che l’asserzione fattasi dominante in ambito locale – quella per cui i montanari che nel territorio ci vivono siano i soli depositari del sapere, che in Trentino il bosco sia letteralmente dietro casa e che così non si possa più vivere perché si è fatto rischioso spostarsi, uscire in cortile, andare a lavorare – si squagli di fronte a una piccola, altrove e altrimenti innocua, pratica: andare a correre dentro l’areale di un’orsa con cuccioli, farlo anche se questo areale lambisce il paese o se è il teatro delle nostre attività quotidiane, per giunta all’imbrunire.

In sostanza, e per tornare all’inizio di quanto abbiamo scritto, la retorica cittadino-ambientalista/montanaro-conoscitore si smonta da sé. Chi raramente rispetta le regole basilari di convivenza pare essere proprio il montanaro, non sappiamo se per arroganza, per incompetenza, per mancata comunicazione politica, resta il fatto che sia così.

Senza nessun intento di colpevolizzare Papi, sia ben chiaro, vittima certa di un attacco e soprattutto di una pessima gestione e informazione.

Lupo e orso – le consonanze di due dinamiche correlate
Chiudiamo introducendo un ulteriore argomento, solo in apparenza diverso, che però troviamo strettamente correlato, interconnesso: il lupo.

Abbiamo in passato scritto attorno Le conseguenze del ritorno, titolo di un saggio di Luca Giunti che si occupa della ricomparsa di quest’altro predatore nell’arco alpino, dopo che ha risalito la dorsale appenninica. Un ritorno diverso, non dovuto ad un rinfoltimento della popolazione a opera dell’uomo bensì a un suo fisiologico riappropriarsi di territori dall’uomo abbandonati. Se mediaticamente questo fenomeno è più sotto traccia rispetto alla vicenda dei plantigradi è solo perché, fino a ora, non ci sono stati incidenti importanti con umani.

Ma esistono comunque consonanze.

I lupi debbono nutrirsi, e spesso lo fanno – soprattutto gli esemplari giovani – con ovini al pascolo, il che fa molto arrabbiare gli allevatori.

In alcune aree, ad esempio la val Susa, stanno poi prendendo confidenza con l’uomo, non disdegnano di attraversare borgate e centri abitati a fondovalle e tendendo a non scappare anche se avvistano persone, probabilmente perché la penuria idrica – altro punto fondamentale nell’attuale contesto ambientale – li obbliga ad avvicinarsi agli abitati.

Che sia per sentimento atavico, per reale rischio, o per ragioni altre, una parte della popolazione locale si è polarizzata sul discorso “uccidiamoli tutti, sono assassini!”, un’altra parte su quello “amiamo i lupi, sono meglio degli umani”, riflessi pavloviani consonanti con la vicenda orso; si attribuiscono caratteristiche morali agli animali, in un ragionamento antropocentrico che, per quanto comprensibile, non è funzionale. Il rischio che noi in quanto umani corriamo è di definire le qualità degli animali non umani in base a ciò che pensiamo di noi stessi e di rafforzare così la piramide di cui scrivevamo sopra. Raccontare e raccontarci che gli animali sono simili a noi non gli rende giustizia. Siamo diversi e – come afferma il filosofo Felice Cimatti in questa lezione – “affinché un discorso sugli animali sia all’altezza dei problemi deve partire dall’idea che i viventi sono tanti e tutti diversi fra loro. E se c’è senso è a partire da questa diversità”.

Occorre, anche qui, provare a muoversi con raziocinio: accettare la presenza del lupo, anche dei danni che crea e creerà (Giunti nel suo scritto arriva a sostenere come plausibili anche futuri infanticidi), perché è corretto dal punto di vista etico, naturalistico e di diritto, nell’accezione più ampia del termine. Affinché quella con il selvatico possa essere una co-esistenza, però, sarà fondamentale la nostra capacità di stabilire e mantenere una sana distanza.

Bisognerebbe infine, e siamo consapevoli che la cosa è difficile, provare a porsi ad esempio dalla parte dell’orsa JJ4 e della sua visione del territorio, che è diversa dalla nostra che andiamo a passeggiare per boschi. Provare a comprendere perché la sua reazione a un possibile invasione del territorio abbia avuto le conseguenze che ha avuto e iniziare – di conseguenza – a costruire un rapporto diverso con gli animali non umani. Tenere conto della differenza fra gli animali, senza farla diventare gerarchia, è un esercizio che può fare paura ma è anche da lì che passa un movimento di liberazione del nostro essere animali.
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Saranno orsi e lupi a salvare Fugatti?
di Luigi Casanova
25 aprile 2023                           

Ci voleva l’orso e la morte del giovane Andrea Papi per offrire alla Lega su un piatto d’oro l’unico repertorio politico che dimostra di saper usare. Diffondere, alimentare paura e su questo nobile sentimento umano costruire il successo elettorale. Tempo fa era di moda l’immigrazione, si alimentava il razzismo (tema che nel profilo nazionale è ancora ben presente), oggi si scatena l’odio contro i grandi animali carnivori, siano questi orsi o lupi. La parte più grezza e quindi ignorante del corpo politico nella polemica vi ha inserito perfino il mite sciacallo dorato.

Il Presidente Fugatti era in difficoltà. Non solo perché sembra che Fratelli d’Italia in vista delle elezioni provinciali autunnali non rinunci alla candidatura della sorella Francesca Gerosa. Ma anche perché il governo della Provincia di questi cinque anni è risultato inadeguato, incompetente su tutti i temi. Anche nelle valli si percepiva la caduta verticale di consensi verso la Lega: troppe promesse non mantenute e troppa improvvisazione: ospedale di Fiemme, i rifiuti nel Primiero, la figuraccia sullo stadio olimpico di pattinaggio di velocità a Baselga di Pinè, le circonvallazioni della Valsugana, l’imposizione dell’autostrada A31 alla Vallarsa e Rovereto, la disastrosa e incoerente politica ambientale sostenuta dal vicepresidente Mario Tonina su gestione dei rifiuti e aree protette.

Non appena confermato che Andrea Papi era stato ucciso da un orso si è scatenato il partito dell’odio, della disinformazione, delle semplificazioni. Un partito ricco di attori: protagonisti i vertici che governano la nostra Provincia. Fugatti, Tonina, l’assessora Zanotelli e comparse valligiane minori. A queste figure si sono aggiunti presunti autorevoli commenti di antropologi, sociologi, narratori, un certo giornalismo urlato, perfino Reinhold Messner. Non si è trattato di un coro, ma di un urlo, carico di rabbia, di rancore.

Una sintesi delle sparate. Il progetto Life Ursus non doveva esserci. Non è stato gestito. Il tetto massimo era di 50 orsi. Si abbattano subito lupi e orsi. 70 esemplari subito trasferiti. Pieni poteri al Trentino e a Bolzano. I nostri allevatori costretti a abbandonare i pascoli, la montagna desertificata. Poveri allevatori, chiuderanno le malghe. Non si possono più frequentare i boschi. Allarme turismo, la montagna trentina avviata alla decadenza e allo spopolamento.

Ad alimentare confusione non poteva mancare l’autorevole parere di Lorenzo Dellai che ha aggiunto (imita Meloni e altri incapaci, gli errori si scaricano sempre su chi ha preceduto) che la responsabilità del progetto di reintroduzione degli orsi è del PATT (Carlo Andreotti presidente, 1998). Non una parola da Dellai del suo agire politico, la demolizione sistematica della struttura di governo dell’ambiente della Provincia, dell’umiliazione imposta al Parco Adamello-Brenta portandolo, nella sua sede ufficiale, a sostenere l’avvio del collegamento Pinzolo–Campiglio, della scomparsa dei guardaparco conclusa con il governo Rossi, e della caduta di autonomia dei servizi forestali e dell’APPA. A questo desolante panorama si aggiungono i sindaci e le dichiarazioni del presidente del Consiglio delle Autonomie, Paride Gianmoena. Invece di denunciare l’inadeguatezza (per quantità e formazione del personale) del Servizio Foreste, dell’incredibile presenza al vertice del servizio stesso di un ingegnere (Raffaele De Col), del dovere di rivedere da subito la pianificazione forestale di tutta la Provincia, riduce il ruolo dei custodi forestali a “geometri del bosco”. Anche i sindaci dell’Alto Adige, sostenuti dall’assessore Arnold Schuler, dall’onnipotente presidente della Camera di Commercio Michl Ebner e dal presidente Arno Kompatscher hanno ripreso le loro ritrite argomentazioni sul bisogno di eradicare questi animali, dichiarando esplicitamente che la provincia del Sudtirol non dovrà permettere la diffusione di un solo orso e dei lupi. Come del resto sta avvenendo in modo silenzioso da anni.

E’ dentro questo contesto che Fugatti sta recuperando consensi. E’ riuscito dove voleva. A spaccare il Trentino dividendolo fra valligiani e cittadini, definendo chi sostiene sensibilità verso gli animali, in modo dispregiativo “animalisti”, alimentando la frattura di ambientalisti – animalisti verso operatori agricoli e turistici, scaricando le responsabilità della sua inadeguatezza a governare sul TAR.

Ai margini di un insieme di presunte verità urlate, prive di ogni riferimento scientifico, rimangono pochi margini di riflessione. Le acute osservazioni di Duccio Canestrini, le riflessioni degli esperti che operano sul campo da decenni, Alessandro de Guelmi, Filippo Zibordi, Andrea Mustoni evaporano. E’ la scienza a uscirne umiliata. Il confronto è cancellato. Nella discussione non si trova traccia degli oltre 200 morti per incidenti di caccia dal 2011 al 2022, del fatto che ogni anno nel nostro paese vi siano oltre 70.000 aggressioni canine. Chi si è schierato emotivamente contro la presenza dei grandi carnivori si è assunto una incredibile dose di irresponsabilità morale e per chi ci governa, anche politica.

Non una parola è stata spesa sul fatto che la presenza dell’orso su un territorio indica qualità ambientale, ma anche culturale.

Non si dice che in provincia tutte le foreste primarie sono state cancellate. Che il territorio forestale, causa una gestione unicamente produttivistica e ingegneristica, continua a essere frammentato da uno sviluppo ormai incontrollato di strade e piste forestali, sempre più ampie, sempre più invasive, da piste di sci, percorsi ciclabili. Che si è evitata qualunque discussione sul tema dei corridoi faunistici, come si è evitata la diffusione di informazione scientifica e di formazione delle popolazioni e degli operatori economici nelle valli.

La montagna, a prescindere dalla presenza dei grandi predatori, va sempre affrontata conoscendola e in punta di piedi. L’uomo, da tempi ormai lunghi, ha rimosso il suo lato selvatico, la consapevolezza che gli animali, tutti, siano protagonisti anche nella nostra psiche. Ci siamo sentiti padroni della terra e di tutto quanto il pianeta ci ha offerto. Forti di questa rimozione abbiamo costruito la montagna artificiale. Il dirigente del Servizio Foreste e Fauna della Provincia Raffaele De Col, trovando forza nella sua specificità ingegneristica, definisce al meglio la sua visione di Trentino. Come difenderci dall’orso? Distribuendo nel Trentino tante isole e dentro queste isolarlo, “costruendo fra abitati e ambiente naturale aree cuscinetto sufficientemente ampie”. Ogni orso che scavalchi questo misero ambiente sia abbattuto, tuona il dirigente, e continua affermando che in tempi più che brevi si individuerà il numero massimo di esemplari compatibili con la Provincia e ognuno in più sarà abbattuto.

A questo ci siamo ridotti. A delimitare anche lo spazio vitale che può essere concesso alla natura. Mentre la Provincia consuma suoli liberi ovunque, anche sulle alte quote, permettendo agli impiantisti ampliamenti di aree sciabili fin dentro i parchi naturali, sostenendo ogni deroga alla trasformazione delle malghe in locali destinati all’ospitalità, triplicando, ovunque possibile, le volumetrie dei rifugi. Il Trentino è indirizzato a essere solo un Luna Park, a disposizione della monocultura turistica.

E’ in questo scenario che autorevoli antropologi, sociologi, editorialisti accusano animalisti e ambientalisti di aver ridotto l’orso a uno Yoghi. Non sembra proprio essere questa la realtà, è avvenuto l’esatto contrario. E’ l’intera politica provinciale degli ultimi trent’anni ad aver trasformato il Trentino in un divertimentificio, ad aver sostenuto la cancellazione della cultura naturalistica, della necessaria convivenza dell’uomo con la varietà e la complessità della natura. Come? Leggasi Fugatti. Alimentando paura, solo per costruire consenso elettorale, semplificando per recuperare voti, allontanando sempre più la necessaria alleanza fra chi vive nelle città e chi vive e coltiva le vallate. In prossimità del rinnovo del Consiglio provinciale (22 ottobre 2023) ci sarà almeno una coalizione capace di affidare la mediazione del conflitto apertosi al mondo della scienza?

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Sbatti l’orso in prima pagina ultima modifica: 2023-05-06T05:48:00+02:00 da GognaBlog

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238 pensieri su “Sbatti l’orso in prima pagina”

  1. Mi viene a dire che chi vuole abbattere gli orsi è favorevole a fugatti che li vuole abbattere mentre è contrario a chi non li ha abbattuti prima. Direi che sono coerenti, fortuna che le istituzioni nazionali dimostrano lungimiranza nel voler proteggere una specie così rara e preziosa

  2. Vorrei far notare sommessamente che la manifestazione contro gli orsi a Trento alla fine si è rivelata una manifestazione pro-Fugatti, assolto dalle sue inadempienze. Ma naturalmente i manifestanti hanno criticato le precedenti Amministrazioni per le loro inadempienze. Complimenti!

  3. Non è un assunto mio che le orse tendono a restare nel territorio dove nascono, ma i dati di fototrappolaggi, radiocollari e di quasi trenta anni di studi che il capo dell’avivauna del parco nazionale (dott Groff) porta nel suo power point alle conferenze. Nulla di ciò affermo sono frutto della mia fantasia ma semplice riporto di conoscenze qualificate altrui. Non è questione di credere o presumere ma di fibattere su dati certi e appurati

  4. Si vecchio mio, corretto. Pero’ devi vederti un po’ di video su quando parla dei fatti di attualita’ e li trasla sulle borse… Non è che ogni video lo dice. Poi non sono d’accordo con lui sulle Crypto perché per lui hanno ancora vita lunga, per me no perché a breve introdurranno la moneta digitale… vedasi anche sito BCE. Sono in fase di test e finisce a memoria nel 2023.
    In quanto agli insulti verso gli altri o toni non consoni.
    Se insulto è perché ne ho gia’ ricevuti (vedasi quell’altro che scrive oggi qui sotto). Al massimo do dell’ignorante sui temi di mia competenza. Ma ti raccomando la valanga di insulti  o parole che hanno cercato di sminuire quello che apporto… che ho ricevuto da Crovella (complottista… definire chi riporta studi universitari come mero complottista non mi da particolarmente gioia), Luciano, etc.
    Francamente si puo’ non concordare ma definire in pratica schifo quello che apporto… per lo meno attendi gli eventi poi ne parliamo.
    Se mi permetto di entrare in ambiti non miei (tipo l’ambiente) è perché attraverso la mia disciplina si studia come vengono generati i report scientifici, come vengono fatte le carriere accademiche, etc. Non tutto si muove secondo quello che ho studiato?… si vero.. pero’ vi è una gran fetta di accadimenti che avvengono come dico … e tant’è che avevo lincato anche un articolo del Folio che non gettava proprio una gran luce nel settore universitario…
    Cmq direi di far riprendere ai commenti la tematica dell’orso perchè siamo andati fuori tema oramai

  5. Ho scritto commenti, non post…  la media delle visualizzazione dei video è circa 3300 ciascuno. La presentaziowe del sito parla di come investire in cripovalute…

  6. Matteo continui con questo essere bambino dell’asilo…ovviamente è rivolto a Vegetti…
    Vegetti… coraggio capisco i tuoi problemi… vai sulla sua pagina you tube…in alto c’è la sezione video… prendi il mouse, cliccaci…click tasto sx con l’indice o con il dito che ti è piu’ consono… apparira’ MAGICAMENTE i video che ha postato… e noterai che sempre magicamente ne ha messo uno giusto ieri… e poi pochi giorni prima etc. 
    Un cognome ce l’ha e non è difficile trovarlo… cerca e trova… 
    il no comment diventera’ “aveva ragione…” vai tranqui… tempo al tempo… 
    i cetrioloni sono gia’ ben allineati sia verso te che quell’altro… basta lasciare scorrere il tempo che poi gli eventi che ho detto diventeranno realta’… 
    Io vi ho solo spiegato quello che accade perchè VOI possiate capirlo prima e adeguarvi, se poi non credete, se poi ve lo pigliate metaforicamente nel posteriore val ben il detto “chi è causa del suo mal pianga se stesso”. 
    Se poi IO sbaglio, perchè metto in preventivo anche quello, è ovvio che ho buttato via mesi anni di studi, di analisi, di comprensione delle cose per nulla ed era meglio che me la spassassi invece che perdere tempo davanti un pc o davanti ai libri. Oltre tutto queste considerazioni stanno influenzando anche la mia vita, perchè ho preso decisioni che in tempo normale non avrei preso e che in tempi normali si dimostrerebbero decisioni sbagliate…
     In termini tecnici in caso di errore si puo’ parlare di AUTENTICO FALLIMENTO, che mi fa passare purtroppo nella categoria dei cialtroni (dai mettiamo così.. cialtrone ma in buona fede 🙂  ). Come vedi non ho paura di fare autocritica. 
     

  7. stefano 228
    Che io venga trattato così, come una merda con accuse senza fondamento dopo tutto quello che a gratis vi ho apportato, proprio no.
    Ma sei ubriaco alla Corona Mauro o cosa? Rileggiti le belle parole che scrivi a chiunque non la pensi come te… 
    Vedo che il tuo “esperto” non scrive mai il suo cognome, esattamente come te che non ne fornisci di tutti i pochi che esistono. E che l ultimo commento sul suo criptovalute è di 4 mesi fa… 14.000 iscritti al canale, pochini per uno che vorrebbe insegnare come stare al mondo… E’ in montagna, c’è la neve e direi che è in Trentino… Sarà mica un tuo vicino di casa?  😀

  8. Sulla cinesizzazione ti ho scritto sotto… non so perchè me la richiedi. A me sembra un argomentare fluido… green pass … pass per accedere a servizi…in Cina richiedono anche per fare la benza il green pass (o pass) e il controllo facciale.
    Queste tipologie si espanderanno all’occidente (se la gente non si sveglia). 
    Basta non c’è altro da dire… 
     

  9. Niente la comprensione è cosa estranea alla tua sfera intellettiva. Ti ho detto che ho sempre parlato di occidente, e ti ho detto che i Brics corrispondono a tutto eccetto all’occidente leader del dopoguerra… certo che non ho detto la parola BRICS, ma se parlo di OCCIDENTE e se i Brics corrispondono a tutto eccetto l’occidente ci arrivi o no?… ma roba nemmeno da pupi dell’asilo… da feti che devono ancora nascere…
    Pazzesco
    Un esempio di trader che capisce cosa sta accadendo che ha un approccio corretto è questo
    https://www.youtube.com/c/ACCriptovalute
    sono pochi perché tutti sanno usare Elliot, tutti sanno usare i cicli ma difettano di analisi storica.
    Quindi TANTISSIMI che te volevi che ti dicessi sono in realta’ pochi. Perché come detto tantissimi trader anche improvvisati ma non capiscono DOVE SIAMO ORA… A che punto dello sviluppo siamo. E soprattutto il link che ti ho messo capisce che la narrazione è totalmente manipolata. Molti trader che conosco tiran righe, metton numerini e cifrette ma NON CONOSCONO L’IMPATTO CHE HANNO NELL’ARCO TEMPORALE DELLO SVILUPPO STORICO.
    Altri non te ne do che così impari a buttarmi merda a cazzum.
    E comunque fine delle comunicazioni. Che io venga trattato così, come una merda con accuse senza fondamento dopo tutto quello che a gratis vi ho apportato, proprio no.
    Tratterai tua sorella così, me no!.

  10. Ok Matteo, adesso vedo i link. Però..
     il cinghiale italiano è sopravvissuto solo nella regione costiera tirrenica dell’Italia centrale (denominata Maremma), in poche aree centro-meridionali della penisola, dove persisteva una popolazione isolata relitta all’interno di una ex tenuta di caccia reale che divenne presidenziale tenuta dal 1948 (Castelporziano), e nell’isola di Sardegna ( Ghigi, 1911 ).
     Ulteriori studi hanno confermato la presenza di variazioni genetiche native anche nelle regioni autosomiche, pur rilevando firme di mescolanza locale con ceppi non nativi 
    Tuttavia, tutti gli studi finora condotti su questa specie in Italia hanno riscontrato le stesse difficoltà nel districare gli effetti locali della manipolazione umana, compresa la commistione tra individui di molteplici fonti selvatiche e domestiche 
    Sulla base dei risultati di cui sopra e sulle informazioni storiche, abbiamo ipotizzato che WLig, WTos e WCal sembrassero simili pur divergendo da altre popolazioni italiane, perché portavano un assemblaggio genomico unico influenzato da una passata introgressione da pool genetici non italiani
    Tuttavia, le traslocazioni di animali selvatici e il rilascio di esemplari in cattività avvenute negli ultimi 60 anni, sono avvenute in modo disomogeneo su tutto il territorio nazionale e hanno determinato un flusso genico mediato dall’uomo che può essere responsabile di una variazione piuttosto elevata in alcuni zone, dove individui di origini diverse possono essersi mescolati.
    Le popolazioni italiane di WB più conservate sembrano essere localizzate lungo la costa tirrenica centrale della penisola
    Tratto tutto da Frontiersin. Mi pare, aldilà degli innumerevoli condizionali, che la razza nativa, a parte due eccezioni, non è proprio pura…  Grazie comunque, guarderò il video più tardi..

  11. OK, dimmi il numero del tuo post dove sta scritto BRICS. Se alludi e gli altri non capiscono forse sei tu a doverti spiegare meglio. Cosa c’entra cinesizzazione con green pass? chi sono questi pochissimi di cui evidentemente fai parte? Nomi e cognomi, così anche i poveretti come me si possono informare… PS – Sul monitoraggio delle comunicazioni, leggiti Snowden Tali tecniche sono solo di competenza di pochissimi e solitamente di gente specializzata con il TRADING DI ASSET FINANZIARI. 

  12. @Marco Vegetti, quello che alleghi è del 1995 il mio link
    https://www.youtube.com/watch?v=keBFSRqr3Y8
    (divulgativo, ma decisamente ben fatto) del 2022 fa riferimento al primo studio genetico del cinghiale italiano
    https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fevo.2022.833081/full
     
    Citando rapidamente dall’abstract:
    “l‘analisi multivariata e le procedure di assegnazione hanno indicato che le popolazioni italiane erano altamente differenziate da tutte le altre popolazioni di cinghiali europee analizzate. Complessivamente, nella popolazione italiana è stata riscontrata una minore eterozigosi rispetto alle altre regioni europee.
    …Al contrario, un’inaspettata somiglianza è stata riscontrata tra le popolazioni appenniniche, anche a grandi distanze.
    … i nostri risultati suggeriscono che una componente nativa della variazione genomica è predominante su quella esogena nella maggior parte delle popolazioni.”
     
    Detto in altre parole, quello che tutti (anche gli autori dello studio) davano per scontato (l’aumento dei cinghiali dovuto all’importazione e rilascio illegale) pare essere un falso, una leggenda (perché non c’è traccia di ibridazione e l’aumento è dovuto alla mancanza o diminuzione di predazione,compresa la caccia).
     
    Questo riguarda i cinghiali, che sono così diffusi da essere ormai diventati romani…immaginati che fondamento possano i ragionamenti su una specie decisamente meno diffusa e con assunti fantasiosi sul comportamento animale
    Mi ricorda un po’ le analisi e le conclusioni basate su “esempi numerici inventati” della cultura della montagna!

  13. Vegetti: allora mettiamo in chiaro una cosa. Io non prendo in giro nessuno e sono serissimo e chi mi conosce lo sa e a volte sono troppo serio. 
    Partiamo da un punto… ho detto e scritto che è L’OCCIDENTE CHE HA PROBLEMI SERI? HO DETTO CHE SONO I DEBITI OCCIDENTALI IN PARTICOLAR MODO CHE HANNO PROBLEMI? SI in enne interventi. Se mi dici di no sei una persona scorretta e meschina.
    Ora non hai notato una cosa leggerissima che si sta formando un blocco tra paesi prosperi occidentali (in decadenza ora e parliamo dei paesi G7 e paesi collegati ai G7… Canada, Australia, l’Europa occidentale, gli Usa quelli che hanno trainato l’economia del dopoguerra… il Messico ha trainato l’economia? no… e infatti vuole entrare nei Brics.. spero di non dover prendere l’elenco di tutte le nazioni del mondo e indicarti per filo e per segno chi decade e chi no… ) e il resto del mondo? non hai notato che il resto del mondo sta corrispondendo ai BRICS? …no? 
    Madonna santissima ma devo pure fare queste precisazioni da pupi?
    Passiamo alla cinesizzazione… ho detto 1000 volte che IL GREEN PASS NON CENTRA UN FICCO SECCO CON IL VIRUS E PERCHè SI CHIAMA G R E E N…? HO PARLATO DI TRACKING CO2 VIA GREEN PASS??? SIIIIIIIIIIII…
    Se mi contesti questo non sei in buona fede.
    Chi sta usando (o sta iniziando ad usare) lo smartphone per monitorare tutto quello che fai? usando anche il riconoscimento facciale??? chi sta implementando il CREDITO SOCIALE …?? LA C I N A…. chi vuole seguire l’esempio della Cina???? un po’ tutti… di certo i paesi occidentali, poi è da capire se questa cinesizzazione lasciera’ fuori qualche paese, questo non lo so… per esempio la Florida potrebbe restare intonsa di questa follia, ma è una mia supposizione. 
    Paesi politicamente forti sono per esempio la Russia…ma anche a Mosca iniziano con il riconoscimento facciale ed è una delle tante candidate a diventare SMART CITY.
    Questione ESPERTI. Chiariamo una volta per tutte. Non seguo gli esperti di economia (se noti uso tecniche totalmente diverse dai modelli di Keynes, Freedman, della curva di Philips, di Krugman). Uso tecniche CICLICHE E STORICHE. Tali tecniche sono solo di competenza di pochissimi e solitamente di gente specializzata con il TRADING DI ASSET FINANZIARI. 
    Ok? La dottrina economica, le universita’ non trattano di cicli e se li trattano sono 1 o 2 dissertazioni su miliardi di interventi che usano le equazioni differenziali, integrali, derivate, etc… 
    Lo studio ciclico non segue filastrocche tipo “se i tassi vanno su le borse vanno su” “se le borse vanno su allora l’economia tira e va su anche il petrolio”… “se c’è inflazione allora il miglior mezzo di copertura è l’oro”… sono tutte frasi per i polli, che non hanno fondamento CICLICO e quindi REALE ma al massimo azzeccano una CORRELAZIONE TEMPORANEA. 
    Per il resto seguo ti ho detto 1000 volte Pareto, Michels, Armstrong. 
    Ti ho detto 1000 volte che gli ESPERTI, LA SCIENZA (ambientale, medica, etc.) se la seguiamo ci manderanno in miseria. Ti ho detto che nei secoli passati siamo passati da considerare l’uomo il perno dell’esistenza a considerare l’uomo al pari degli animali…ovvero l’uomo ha diritti, anche gli animali…l’uomo ha una casa, anche gli animali ce l’hanno..
    E se questo sarebbe sotto certi punti di vista lodevole è in realta’ creato artificialmente per relativizzare il ruolo dell’uomo e delle persone al fine di poterle far soggiogare piu’ facilmente ai voleri delle elite (TI METTERANNO I LOCKDOWN CLIMATICI… quello che ha intuito Crovella fa parte di questi LOCKDOWN che saranno di vasta portata… non potrai usare l’auto per spostarti perchè inquini, etc.). 
    O vi svegliate o farete una vita da schiavi. 
    Ci siamo chiariti una volta per tutte? Spero di si, perchè sono paziente ma non sono Gesu’ Cristo. Buona giornata.

  14. Quello che alleghi è del 1995 il mio link
    https://www.youtube.com/watch?v=keBFSRqr3Y8
    (divulgativo, ma decisamente ben fatto) del 2022 fa riferimento al primo studio genetico del cinghiale italiano
    https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fevo.2022.833081/full
     
    Citando rapidamente dall’abstract:
    “l‘analisi multivariata e le procedure di assegnazione hanno indicato che le popolazioni italiane erano altamente differenziate da tutte le altre popolazioni di cinghiali europee analizzate. Complessivamente, nella popolazione italiana è stata riscontrata una minore eterozigosi rispetto alle altre regioni europee.
    …Al contrario, un’inaspettata somiglianza è stata riscontrata tra le popolazioni appenniniche, anche a grandi distanze.
    … i nostri risultati suggeriscono che una componente nativa della variazione genomica è predominante su quella esogena nella maggior parte delle popolazioni.”
     
    Detto in altre parole, quello che tutti (anche gli autori dello studio) davano per scontato (l’aumento dei cinghiali dovuto all’importazione e rilascio illegale) pare essere un falso, una leggenda (perché non c’è traccia di ibridazione e l’aumento è dovuto alla mancanza o diminuzione di predazione,compresa la caccia).
     
    Questo riguarda i cinghiali, che sono così diffusi da essere ormai diventati romani…immaginati che fondamento possano i ragionamenti su una specie decisamente meno diffusa e con assunti fantasiosi sul comportamento animale
    Mi ricorda un po’ le analisi e le conclusioni basate su “esempi numerici inventati” della cultura della montagna!

  15. Matteo: dove il link? Comunque ioo ho solo letto quello che dive parchilazio,it Il WWF dice la stessa cosa (Carpazi, non Balcani).ISPRA dice che la forma autoctona si è estinta prima di essere studiata. E dice anche che furono importati da Ungheria, Cecoslovacchia e Polonia.
    https://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/documenti-tecnici/6651_DOC_TEC_5.pdf
    A Stefano: in NESSUNO dei tuoi post appare BRICS. In NESSUNO dei tuoi posto appare la futura CINESIZZAZIONE. Per il resto, rispondi per favore: chi ha scritto tutti i saggi. interventi, profezie che dici? Persone comuni o esperti?
     

  16. @Marco Vegetti: ti ho linkato un video che contiene un riferimento a uno studio di due anni fa che riporta come non ci sia traccia genetica di ibridazione con cinghiali balcanici (se non nel nord-est dove arrivano da soli)
     
    @Carlo: se un’orsa non si sposta (assunto tuo) e risiede in un luogo, essendo animali territoriali, ogni cucciolo femmina è destinato a non poter risiedere in nessun posto finché la madre vive. Fai due conti e ti accorgi che il plateau del numero totale è presto raggiunto. In realtà (e abbastanza ovviamente) le orse si spostano esattamente come i maschi per trovare un territorio dove stanziarsi. Magari i maschi tendono a vagolare un po’ di più, ma di sicuro le femmine non possono certo stare ferme.

  17. Legga bene, il NON c’è…. è la terza cantonata che si prende, stia più attento altrimenti perde di credibilità. I recinti fatti bene, non il cane di heidi ma quelli da guardiania, avere greggi misti con anche capre e asino, lasciare le corna alle vacche. Sono alcuni esempi di dissuasione, può vederli applicati e funzionanti in alto piemonte, in abruzzo e nell’appennino tosco emiliano.
     
     
    il NON era riferito al 217 che mancava. Riesce ad esprimere diversamente la frase sul lupo perchè forse non l’ho capita. Non si preoccupi che non perdo di credibilita’. Il tempo la rafforzera’ semmai.

  18. Legga bene, il NON c’è…. è la terza cantonata che si prende, stia più attento altrimenti perde di credibilità. I recinti fatti bene, non il cane di heidi ma quelli da guardiania, avere greggi misti con anche capre e asino, lasciare le corna alle vacche. Sono alcuni esempi di dissuasione, può vederli applicati e funzionanti in alto piemonte, in abruzzo e nell’appennino tosco emiliano.

  19. 210 che la COLPA E’ DELL’ALLEVATORE… che vogliono attuare politiche di dissuasione
     
    ci va il NON vogliono attuare politiche di dissuasione… 

  20. Oggi ho appreso da Carlo 210 che la COLPA E’ DELL’ALLEVATORE… che vogliono attuare politiche di dissuasione…. quali di grazia…. i recinti elettrici conta un azz, i cagnolini di Heidi?… sempre vette piu’ alte e inesplorate mi raccomando….
     
    Concordo con Dm sulla chiosa finale
     
    209 Vegetti caro… tu leggi veramente MALE… ho sempre detto DEFAULT DEBITI OCCIDENTALI. Ho sempre detto che i capitali vanno dove c’è un basso saggio di profitto (natalita’ bassa, debiti alti) dove vi sono piu’ alti saggi di profitto (Asia, Brics (corretto)). Il futuro è ASIA e RUSSIA. E avremmo una CINESIZZAZIONE dell’occidente e del mondo perchè la Cina con il 2030-2035 diventera’ LEADER DEL MONDO come lo sono stati gli Usa per oltre 100 anni. 
    Spero di essermi chiarito. Leggi bene ed eventualmente anche piu’ volte :-). 

  21. Sono le orsr che tendenzialmente non lasciano il luogo natale. Nel progetto yrsus qualcuna si è spostata, stava cercando di tornare a casa. L’affermazione che questo mancato spostamento limiti il numero non ha fondamento….sono i maschi che si spostano.

  22. aggiungo:
    Il cinghiale autoctono italiano molto probabilmente non è più presente a causa dei ripopolamenti dissennati operati dall’uomo con razze estranee al tipo locale e all’ibridazione con i maiali domestici. Gli esemplari attualmente presenti nel nostro Paese risultano più grandi, molto più prolifici e più confidenti con l’uomo rispetto a quelli che, alla metà del secolo scorso, popolavano parte della penisola.

  23. I cinghiali dei Carpazi sono stati introdotti tra gli anni ’50 e ’60 per fini venatori. Si sono presto bene adattati. e incrociati ai nostri. Poi allevati in cattività e  rilasciati. Addirittura foraggiati, legalmente e no, per farli riprodurre…  Il sito parchilazio.it lo spiega bene. 

  24. Tassonomicamente il cinghiale sardo è una sottospecie differente (sus scrofa meridionalis) del cinghiale europeo.
    Quanto alle presunte introduzioni, non è stata trovata alcuna prova genetica.
     
    Se le orse effettivamente non potessero spostarsi da dove nascono, il numero totale degli individui sarebbe un’invariante entro pochi anni.

  25. Gli unici cinghiali italiani rimasti sono una sparuta popolazione che sopravvive in sardegna.
    Non esistono dicumentazioni storiche di aggressione di lupi sull’uomo.
    Le orse non si spostano dai territori dove sono nate.

  26. “I cinghiali che abbiamo ora sono stati importati per la caccia, balcanici e fatti accoppiare con i maiali”
    Carlo, questa affermazione è infondata, praticamente una leggenda metropolitana [per esempio cfr https://www.youtube.com/watch?v=keBFSRqr3Y8 in particolare dal min 4.11]
    “I lupi non sono così confidenti con l’uomo”
    “L’orso è di più difficile gestione, ma per sua natura non si sposta molto”
      E queste altre affermazioni etologicamente non vere.

  27. Non si può mettere cinghiali, irsi e lupi sullo stesso piano. I cinghiali che abbiamo ora sono stati importati per la caccia, balcanici e fatti accoppiare con i maiali per avere bestie più grandi e sapore migliore….introduzione perfettamente riuscita direi con ironia. I lupi non sono così confidenti con l’uomo, creano danno agli allevatori che non vogliono attuare politiche di dissuasione, spesso a mero fine politico od economico. L’orso è di più difficile gestione, ma per sua natura non si sposta molto e tenerlo dentro i confini del parco nazionale dello stelvio  potrebbe essere una soluzione

  28. 206, Stefano. Come ti ho già detto, tutti gli sudi ecc ecc che citi sono fatti da esperti, gli stessi che tu aborrisci ad ogni piè sospinto… Piccola contraddizione? Secondo: chi “sta andando giù”? Le economie del G7 di certo. Quella dei BRICS o dello SCO no di certo. Te l’ho già scritto: per la prima volta il PIL dei BRICS è superiore a quello del G7. Evidentemente è l’Occidente ad andare nelle pesti, anche se, vedremo se è vero, tra un po’ tutti molleranno gli elmetti americani e torneranno pian piano a guardare a Est…

  29. Non mi piace usare i termini del 207 ma sul concetto sono d’accordo con lui. I bocconi avvelenati sono sbagliati perchè non sono selettivi. MA chi non si può difendere trova le soluzioni che ha a portata di mano, se pur sbagliate. Ma non sono loro i veri colpevoli. I colpevoli sono coloro i quali si rifiutano di accettare la verità ovvero un territorio troppo antropizzato per le quantità di cinghiali, lupi e orsi che abbiamo.

  30. Non c’è nulla di più ignorante, criminale, malvagio che utilizzare bocconi avvelenati. Oltre a non essere assolutamente selettivi ma entrano nel circolo trofico. I responsabili andrebbero decapitati e lasciati marcire in strada

  31. E’ ovvio Vegetti che se non avessi teoria sociologica, antropologica, studi delle dinamiche delle masse, studi storici, studi di finanza e andamenti finanziari etc. che sostengono quelle che considerazioni che te sfotti non ci darei la minima attendibilita’ anche io. 
    Invece TUTTO corrisponde… fin ora. 
    Stiamo finendo un grande ciclo culminato con le democrazie e con un boom economico che non ha eguali nella storia… ora stiamo andando giu’… e chi non capisce che siamo in decadenza anche se non ha studi è veramente una talpa..
    Io vi ho avvisato, il risveglio sara’ molto molto molto traumatico, credimi. 

  32. Tanto prima dei sette anni arriverà il meteorite gigante, la piaga delle cavallette, l’acqua rossa, le orde barbariche, il terremoto scala 15, l’uragano fattore 9, un Papa nero e africano, l’invasione aliena. Tutti eventi confortati da studi ed esperti (dai retta agli esperti del WEF?) e riportati tra breve da Milano Oggi. Quel giornale che scrive Mark invece che Musk,,, 

  33. Non so come siete messi Matteo e Vegetti… se siete multimiliardari o se abitate giusto alle pendici delle montagne… se non fosse così… salutate con la manina le montagne… perchè quelle REGOLE COMUNI … vi impediranno di andarci o vi limiteranno parecchio… (Crovella docet)….
    Si così… un bel saluto… ecco.

  34. https://twitter.com/madforfree/status/1659064195072000003/photo/1
    iniziate a vedere lo stato totalitario che avanza..? no vero…?… una volta si chiamava comunismo, ora ecologismo… 
    Ogni epoca storica è un intervallarsi di razionalita’ (quando c’è crescita) e ideologie (quando c’è il declino)… negli anni venti in poi del secolo scorso era dominato dalle ideologie, poi è venuta la razionalita’ e ora ritornano le ideologie che portano morte e miseria. 
    E’ tutto ciclico, tutto è ciclico.

  35. Va bene (ricordo di aver letto un trattato sulla tassazione estera e vi garantisco che era fatto molto bene e di grande competenza…) certo ogni cosa che non sta nella vostra view è fake…tanto entro 7 anni frignerete come bambini… 
     

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