La montagna invernale può essere una risorsa anche senza l’uso dello sci.
Negli ultimi tempi si è infittito il dibattito sul futuro della stazioni sciistiche. Il riscaldamento globale, con minori precipitazioni e temperature più elevate (che rendono complicato anche la produzione di neve artificiale) sta mettendo decisamente in crisi i comprensori sciistici. Le località turistiche cercano alternative per i mesi invernali: però non sarà facile riconvertire la domanda dei pistaioli. Occorre individuare le discipline da affiancare/sostituire allo sci di pista tradizionale, ma sarà necessaria una fine attività di comunicazione per incuriosire chi, fino a poco tempo fa, pensava alla montagna innevata solo in termini di skilift e seggiovie. Che il tema della ricerca di “alternative” fosse già intuito in tempi non sospetti (specie se confrontati con gli attuali) lo conferma questo articolo del gennaio 2000: se, fin da allora, l’intero mondo della montagna innevata si fosse mosso progressivamente in cerca di alternative allo sci di pista, probabilmente ora non ci troveremmo con l’acqua alla gola nel dover inventare, dalla sera alla mattina, qualcosa di ecosostenibile ma anche immediatamente accattivante per la platea degli sciatori tradizionali (Carlo Crovella)
Sentieri sulla neve
di Mauro Sonzini
(pubblicato sulla Rivista della Montagna n. 232, gennaio 2000)
Nel turismo invernale due sono i dati più eclatanti degli ultimi anni: l’inarrestabile riduzione del tempo trascorso dagli sciatori sulle piste e l’aumento dell’età media dei frequentatori di stazioni invernali, dovuto al generale invecchiamento della popolazione. Mentre da un lato, nonostante l’aggregazione delle stazioni in comprensori sempre più vasti, i bacini di piste battute non riescono più a soddisfare l’esigenza di contatto autentico con la montagna, spingendo sempre più gli appassionati verso le emozioni del fuoripista o delle nuove mode dello sci, dall’altro si assiste al bisogno di scoprire nuovi modi di fruire la montagna invernale, adatti a tutti e capaci di unire in sintesi natura e attività psicofisica, leisure e conoscenza. Ne risulta, per la montagna invernale, un’epoca prodiga di proposte e offerte, alcune delle quali, come telemark o ciaspole, paiono riproposizioni di attività praticate in passato, altre, come carving o arrampicata su ghiaccio e misto, risultano invece autentiche innovazioni. In questa movimentata situazione, notevole interesse rivestono i sentieri invernali, già discretamente sviluppati sotto il nome di wintewanderwege nei paesi di lingua tedesca, poco più che agli albori in terra di Francia col nome di sentiers piétons e pressoché ignoti nelle Alpi nord-occidentali e negli Appennini. Il winterwanderwege si afferma dal 1990 al 1995 tra Germania e Svizzera, come attività complementare allo sci, rivolta al crescente pubblico dei non sciatori che d’inverno nelle più note stazioni sfiora il 50% delle presenze.
Esso consiste in un percorso su neve, in genere basato su un analogo sentiero estivo, battuto da normali battipista e messo a disposizione di chiunque voglia percorrerlo a piedi, purché attrezzato con semplici scarponi da montagna. In tal modo il sentiero invernale, o passeggiata su neve, propone varie funzioni: può unire, come in gran parte dei sentiers piétons francesi, villaggi e paesi diversi, evitando ai pedoni i rischi delle strade, le cui carreggiate sono già ridotte dall’ingombro della neve. Inoltre può costituire l’occasione per tranquille e brevi passeggiate attorno al centro abitato, oppure rivelarsi strumento indispensabile per render raggiungibili, cioè vive, località altrimenti isolate e disabitate: può infine evolvere in escursioni capaci di inoltrarsi in luoghi di grande valore ambientale, storico o paesaggistico, o trasformarsi, superando sensibili dislivelli o distanze significative, in autentici test per appassionati di montagna. Il quadro che si evince dai paesi che offrono i sentieri su neve, è un successo non sensazionale ma continuo e concreto.
Lo dimostra con efficacia la Francia, partita in sordina solo un paio di anni fa: oggi quasi tutte le stazioni offrono sentiers piétons e, pur crescendo di stagione in stagione, l’offerta non riesce a stare al passo con la domanda, formata in gran parte da giovani coppie con bambini piccoli, donne e anziani, ma anche da gruppi di giovani tutt’altro che incapaci di sciare. I francesi stanno inoltre mettendoci del proprio, abili come sono a commercializzare ogni cosa: nascono sentiers panoramiques, sentiers à thème, sentiers découverte. Chamonix, Megève, Alpe d’Huez offrono così ognuna circa 30 chilometri di sentieri invernali. Parrebbero pochi rispetto agli 80 chilometri della svizzera Grindelwald o ai 120 della tedesca Berchtesgaden, eppure i fruitori dei sentiers piétons aumentano continuamente, tanto che nel Vercors qualcuno comincia a chiedersi se non si possa ricavarne qualcosa facendone pagare l’accesso…
La tracciatura
L’aspetto più complesso di un sentiero invernale è la fase di tracciatura, cioè quando occorre definire il percorso evitando accuratamente tratti soggetti a valanghe o a effetti di agenti atmosferici, affrontando armonicamente curve di livello e spuntoni rocciosi, ma anche toccando i punti più interessanti, spettacolari e panoramici. Singolare è il fatto che, grazie allo spessore creato
dal manto nevoso, il sentiero tracciato in inverno possa risultare più agevole del corrispondente estivo. Inoltre la manutenzione della passeggiata su neve non necessita di grandi mezzi: per tracciare i sentieri è sufficiente una fresa e, per controllare un paio di volte al giorno e mantenere le piste, una motoslitta equipaggiata con rullo, curando bene di controllare l’eventuale rischio di valanghe e la formazione di tratti ghiacciati.
Gli optional per rendere il sentiero invernale appetibile sono molti: si va dalla segnaletica (dove ci si trova, dove si arriva, quanto tempo occorre) all’eventuale illuminazione notturna, passando per innumerevoli varianti: le panchine per prendere il sole, i diorami panoramici e la cartellonistica esplicativa per renderlo tematico, le aree attrezzate con toilette, telefoni, ricoveri di fortuna e area barbecue, i pubblici esercizi raggiungibili lungo il percorso, l’animazione.
Ulteriori sviluppi possono stuzzicare interessi: si parla di tour guidati con accompagnatori-animatori, di sentieri al chiaro di luna, di sentieri illuminati, di ristoranti aperti e di baite noleggiabili perché raggiungibili lungo il sentiero. I sentieri su neve potrebbero dunque costituire un’autentica risorsa per l’economia invernale di tanti paesi montani che non beneficiano degli introiti derivanti dagli impianti di risalita. In realtà (lo conferma anche il resto d’Europa) il loro sviluppo deriva oggi quasi esclusivamente dall’imprenditorialità dei gestori di impianti di risalita, desiderosi di attirare nuovo pubblico sui loro impianti o, quantomeno, evitare che il tedio di chi non scia induca gli sciatori a ridurre i tempi di permanenza. Il resto della montagna, per ora, osserva diffidente la novità. Resta da chiarire, come per molte attività, il problema della responsabilità: in caso di incidente, dal più banale come una scivolata, al più malaugurato come, tanto per esser chiari, la valanga, è responsabile il comune, chi ha battuto il sentiero, il proprietario del terreno o il singolo escursionista, magari messo preventivamente al corrente del pur minimo rischio? Valgono le leggi vigenti per l’ordinaria viabilità, quelle per le piste di sci, o è bene studiare una nuova normativa? Un tavolo di analisi e confronto per tali interrogativi sarebbe assai utile.
Frattanto la gente cammina, ben lieta di poterlo fare, in mezzo agli straordinari paesaggi che la natura, sposata alla neve, riesce a creare. Basta pensare ad alcune escursioni tra le Dolomiti dell’Alta Badia, dove da Pedraces si sale al celebre ospizio di Santa Croce, per proseguire, tra i prati dell’Armentara, verso i masi incantati di La Val e giungere a Pederoa. Oppure partendo da San Cassiano si raggiunge l’Armentarola-Saré per salire sui prati dello Stores e, in quota, tra tante tipiche baite, a Pralongià, da dove si prosegue alla volta di Corvara o si torna, attraverso il Piz Sorega, a San Cassiano. Indimenticabili sono pure i panorami offerti dalle bernesi Grindelwald-Faulhorn, con cui si giunge in circa 3 ore a 2680 metri, a uno tra i più antichi hôtel di montagna, dal quale si scende a Grindelwald in slittino lungo un’interminabile pista, o la Kleine Scheidegg- Lauberhorn-Männlichen, formidabile sentiero a quota 2000 m, all’imponente cospetto della triade simbolo Eiger-Mönch-Jungfrau. Sensazionale infine, nella tedesca Berchtesgaden, è l’attraversamento del Konigsee, meraviglioso fiordo scandinavo capitato, chissà come, in terra bavarese. Naturalmente, per limitarci solo ai più noti.
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Dà grande piacere dopo vent’anni vedersi ripubblicato un proprio articolo. All’epoca a dire il vero non riscosse grande successo. Chissà, magari oggi andrà meglio. Il tema è sempre lo stesso: far conoscere e amare, da tutti e in sicurezza, quel nostro fenomenale tesoro chiamato montagna.
Grazie ancora . Mauro Sonzini
OOPSS, SBAGLIATO !.ORMAI CI VUOLE UN AVVOCATO PER CAPIRE LE NORME gia’in vigore ..o solo per tenersi aggiornati per sapere .se quelle annunciate sono poi entrate in vigore tra mille sottocommi e distinguo.. di libera interpretazione si da parte dicittadini che di controllori.SI SALVI CHI PUO'( gia si legge di fornitori di vaccino al mercato parallelo..a 1000 euro la doppia dose..ed i freezer dove saranno? sara’ un placebo??) Intanto riprende a nevicare per farci dispetto.I giornali si buttano sulle novita’ alternative..sci fondo, sciescursionismo, scialpinismo, racchette ..e slittino?Chi non possiede rilancia il mercato, ma anche le robe vecchie funzionano.
Attualmente possono andarvi i residenti nei comuni di pertinenza..agli altri non resta che tenersi in forma con attivita’ affini.
Albert ma cosa scrivi! È già tutto molto complicato, non è necessario che tu aggiunga norme inesistenti.
Visto un aggeggio: CROSSBLADES.
Misto tra ciaspole, scialpinismo, con pelle e soletta con lamine, , senza bisogno di scarponi appositi, svizzero. Una sola spesa. Sembra adatto ad imprese slow. Si vede uso sul web in filmati, volendo si acquista e-commerce, attacchi regolabili per un range di misure scaponi vari, noleggiabile o uno a turno per famiglia.
Anche le Prealpi Friulane e Trevigiane, se innevate abbastanza, per i sottostanti cittadini di pianura offrono opportunita’ di escursioni… con breve tratto di spostamento in mezzo motorizzato, proprio o di linea. Attualmente possono andarvi i residenti nei comuni di pertinenza..agli altri non resta che tenersi in forma con attivita’ affini.
DICEVA BUZZATI ALLA SUA GUIDA-AMICO, GABRIELE FRANCESCHINI.”NON DIVULGARE, TIENI TUTTO PER TE!”Cartelli e marketing dovrebbero trovare un giusto equilibrio, al limite basterebbero solo le cartine ed il passaparola.Certe gite su neve un tempo, solo 40 anni fa, erano ben frequentate dagli appassionati anche se le strade forestali avevano la prima sbarra abbassata e chiusa con lucchetto.Funzione preventiva anti motoslitte,antifurto legname, tanto di segnale divieto di transito ai mezzi non autorizzati.Per consentire le luganegate con polenta ad agritur e ristorantini che rifilavano il solito “tagliere di legno tipico”( non anticovid e neppure antiraffreddore), le sbarre hanno cominciato a rimanere sollevate in stagione invernale..con viavai di sciatori, ciaspolisti, camminatori che ostacolandosi tra loro, poi ..si dovevano fare da parte al passaggio di moto slittone con slitta portapersone o” tradizionali “a cavalli , adornate da orpelli e campanelli stile dottor Zivago.Fortuna che chi sa , ed ha il suo tempo, conosce anche i periodi di bassa stagione..e magari le nevicate sono anche piu’abbondanti che nei periodi previsti dai calendari dei pacchetti vacanza.Ormai pero’anche gli adepti postano filmatini, ed allora arriva la massa. Esempio:”Forca Rossa di Valfredda -Fuchiade”.
Sopra casa mia, in Valle dei Mocheni, c’è un anello di oltre 30 km di strade forestali, ad un’altitudine media di 1600/1700metri, che viene regolarmente battuto con appositi gatti delle nevi dai gestori di due chalet-ristoranti in quota, appositamente costruiti una ventina di anni fa per accogliere fondisti e scialpinisti. L’ambiente, ai limiti di grandi foreste di larici e pini, con panorami grandiosi che si estendono fino alle Dolomiti di Brenta, è a dir poco idilliaco. L’iniziativa, comprese le strade di accesso asfaltate, è stata interamente finanziata con denaro della Provincia Autonoma. Le strade su cui sono stati tracciati gli itinerari sono larghe e permetterebbero senza problemi di essere destinate sia al turismo a piedi che a queste forme di sci. Purtroppo una completa mancanza di buon senso e di cartelli invitanti gli escursionisti a piedi ed i ciaspolari ad accontentarsi di un’apposita parte o corsia fa di queste piste un tratturo insciabile pieno di buche a poche ore dalla battitura. Il risultato è che di fondisti e di sciatori escursionisti non se ne vedono più su questi itinerari e i centri sono diventati ristoranti con accesso stradale e con frequentazione ormai quasi esclusivamente locale. Chi scrive è uno che sulla neve ama sciare più che camminare ma anche uno che crede nel reciproco rispetto fra tutti i frequentatori “ by fair means” della montagna invernale. Rispettare le tracce degli sciatori e le piste a loro destinate, ovviamente dove lo spazio o il pendio lo permettono, non costerebbe nulla a chi ama camminare a piedi anche in inverno. Un’opera di sensibilizzazione al riguardo e qualche cartello dissuasore non guasterebbero. Ma forse è pretendere troppo!
@3: la tua conclusione è condivisibile, ma è proprio lì che ci gioca la partita. Occorre giungere ad una “nuova” linea di comunicazione che reclamizzi le attività invernali (alternative alla pista) come qualcosa di attraente, sottraendole all’attuale ombra di attività sfigate, sorelline povere della pista. Se si riuscirà in tale obiettivo (tutt’altro che facile, perché si pesteranno i piedi alle società degli impianti…) allora la gente non considererà più correre (con o senza sci stretti) in un bosco innevato come un sottoprodotto della pista. Dovrebbero intervenire esperti di comunicazione più capaci di me: io credo che la chiave di volta di un’ipotetica campagna promozionale del genere non sia tanto sul tema Covid (“se fate fondo potete anche andare in valle, nonostante gli impianti chiusi”), quanto su elementi legati alla visione green (che in inverno dovrebbe essere white). Concetti come: respirare aria pura, buttar fuori tossine, recuperare il vero contatto con la natura, immergersi in un mondo completamente diverso dallo stress cittadino ecc ecc ecc. Sono concetti già condivisi dalla comunità di scialpinisti/fondisti/ciaspolatori/runner invernali: la scommessa è saperli estendere ad una platea più ampia, sottraendo pari individui al carosello bianco. Filosofia green e slow, anche se detesto l’uso di termini inglesi. Però non cronometro e no ansia da prestazione, piuttosto fermarsi a fare un (sobrio) pic nic acon la famiglia fra gli abeti innevati. Oddio, non vorrei essermi sbilanciato troppo in tal senso, perché i boschi innevati sono belli e fiabeschi se permangono condizioni di equilibrio antropico. Se paradossalmente l’intera folla delle piste si dedicasse a tali attività, sarebbe un danno e non un plus. Ma conoscendo quanto siano “comodosi” gli italiani in media, da noi non succederà mai questo eccesso opposto. Un “giusto” equilibrio però potrebbe essere alla portata e rigenererebbe anche l’economia delle vallate, diversificandola rispetto al modello attuale “pistacentrico”. Ciao!
Quando leggo di queste iniziative, penso sempre al comprensorio di sci di fondo che era stato creato tra Bousson, la Val di Thures e i Monti della Luna, in alta Val Susa. Era uno dei posti più belli che conoscessi per andare a sciare, ed era un’alternativa sostenibile alle vicine piste della Via Lattea. Purtroppo l’esperimento è durato qualche anno, poi è saltato fuori che le strade militari su cui venivano tracciate le piste erano ancora del demanio militare che non ha più permesso il loro uso all’associazione che le gestiva e il comprensorio è stato chiuso. Non ho approfondito la questione, ma ma chiedo se si sarebbe arrivati allo stesso risultato con una frequentazione maggiore delle piste: di fronte al successo dell’iniziativa, anche in termini economici, le istituzioni si sarebbero rivelate altrettanto rigide? In altri termini, la mia riserva su queste iniziative, sul cui principio sono totalmente d’accordo, è che nonostante il successo iniziale, di fronte ad una domanda debole rischiano di non avere successo nel lungo periodo.
Altre idee: carrozzine bimbi con applicati pattini o sci alle ruote. Gia’in commercio o faidate. Pure mountain bike con copertoni chiodati o fat bike con catenelle…e volendo al traino i carrelli per bambini con pattini sostituibili alle ruote .Esistono e chi vuole modelli di design e produzione svedese ci lascia pure parecchi euro.Sul web idee alternative artigianali.I camminatori volendo si possono applicare alla schiena slitte speciali dette PULKA, anche queste con esborso o autoprodotte. Dentro pulka..abbigliamento, viveri, fornelletto e moka ecc. Dove esiste un laghetto…con spessore di ghiaccio controllato, pattinaggio indipendente da piastre di raffreddamento . Vedi Weissennsee, localita’ austriaca , che al momento opportuno richiama(-va,maledetto covid!) ) frotte di Olandesi.In Italia si puo’ ma e’poco pubblicizzata come alternativa.Sarebbe un’idea da proporre ai noleggiatori.. non solo sci, ma bikes e altro..tipo i carrellini con sci..Eventualmente, presso laghi, i pattini con attacco e scarpa uguali a quelli per sci fondo e bastoncini puntuti..In altre zone ..land art con..costruzione di cataste artistiche ..da erigere e demolire , per tenere impegnati i turisti deprivati dello sci industriale.
C’e’ pure il nordic walking su neve battuta, con ciaspole speciali che consentono la rullata del piede, dette Rak.Importante e’ tenere i percorsi separati dalle piste per sci di fondo..cosa che non sempre accade e che genera litigi.Se la zona e’ dotata di cartina apposita, si potrebbe abbinare ad un percorso orienteering con bussola e lanterne e punzoni. Se attorno a tali attivita’ iniziasse un giro di soldi, scommetterei su una disputa tra chi sarebbe autorizzato:Accompagnatori media montagna, Guide,Istruttori NW, Dipendenti di parco.., Guida naturalistica.. ecc.Fino a questa altitudine tu, poi da questa in su io.. assicurazioni, ingresso a tariffa giornaliera, mezza giornata, a punti , stagionale..