Sì al processo per la Tsanteleina

Ci si riferisce a quanto da noi già pubblicato a suo tempo, vedi https://gognablog.sherpa-gate.com/dopo-la-tragedia-della-valle-di-rhemes/ e https://gognablog.sherpa-gate.com/distacco-provocato-da-una-vittima/.

Sì al processo per la Tsanteleina
di Cristina Porta
(pubblicato su La stampa del 26 maggio 2025)

Quando escono dall’aula del primo piano del tribunale di Aosta, i parenti delle tre aspiranti guide alpine che il 13 aprile 2022 morirono sotto una valanga hanno gli occhi gonfi di lacrime. Non hanno voglia di parlare, solo un laconico «questo per noi è stato un momento molto duro». Il 26 maggio 2025 si è svolta l’udienza preliminare al termine della quale Matteo Giglio, 51 anni, istruttore delle guide e unico superstite, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio colposo plurimo. Il processo, davanti al giudice Marco Tornatore, inizierà il 24 ottobre 2025.

Il versante nord della Tsanteleina visto dal colle omonimo. In effetti il tracciato di discesa si svolge in territorio francese, anche se distante poche decine di metri.

Dove era avvenuto l’incidente
La valanga si era staccata a Punta Goletta, a 3250 metri di quota vicino al Col de la Tsanteleina nella zona della val di Rhêmes, ma già in territorio francese. Giglio e i suoi tre allievi del 41° corso, organizzato dalle guide alpine valdostane, stavano scendendo lungo un canalone quando sono stati travolti dalla valanga. Giglio era riuscito a galleggiare sulla neve, poi aveva da subito iniziato a cercare i compagni. Per loro non c’era stato nulla da fare nonostante tutti i tentativi del loro istruttore per salvarli. Giglio, con uno sci solo, era riuscito a scendere più in basso e a chiamare i soccorsi. Ma a causa del maltempo, i corpi delle tre vittime erano stati recuperati solo il giorno dopo.

Chi erano le vittime
A perdere la vita furono Lorenzo Holzknecht, 38 anni, campione di scialpinismo nato a Sondalo e cresciuto a Bormio; Sandro Dublanc, 43 anni, maestro di sci di Champorcher ed Elia Meta, 36 anni, originario del forlivese, appuntato del Soccorso alpino della Guardia di finanza di Entrèves.

«Fare il processo – dice al termine l’avvocato Mauro Anetrini, uno dei legali di parte civile – è nell’interesse di tutti. Nostro, ma anche dello stesso imputato. Noi da sempre sosteniamo che quel giorno e in quel punto non ci doveva andare». Durante il processo saranno 12 le parti civili in aula.

Di cosa è accusato l’istruttore
In base ai rilievi formulati dal perito nominato del giudice durante l’incidente probatorio, la procura ipotizza due profili di colpa: il mancato utilizzo di zaini con sistema airbag da valanga (non obbligatori nello scialpinismo) e la modalità di discesa nel canalone che avrebbe potuto essere più prudente. Ovvero avrebbero dovute scendere uno alla volta e senza fermarsi durante il percorso. La contestazione del mancato utilizzo di zaini con airbag, che permettono in caso di valanga di galleggiare sulla neve, è da equiparare alla mancata fornitura da parte del datore di lavoro di tutti gli strumenti necessari per garantire la sicurezza in caso di incidente.

Considerazioni
di Giuseppe Penotti

La vicenda è veramente complessa e al di là delle considerazioni emotive, la sentenza del processo, qualunque sia l’esito, sarà un precedente giurisprudenziale che peserà certamente su eventuali e simili futuri procedimenti penali.
Alcuni aspetti possono però essere valutati e discussi.

In una prima fase, la Procura aveva formulato una richiesta di archiviazione  senza imputare responsabilità penali. Solo successivamente, quanto l’archiviazione venne impugnata da alcuni parenti delle vittime, le indagini furono riaperte e   portarono alla  decisione del rinvio a giudizio per Matteo Giglio, anche in considerazione di una perizia disposta dal Gip nell’incidente probatorio. Non è possibile sapere, a meno di non voler presenziare al processo, chi sia il perito del Gip, anche se di norma le perizie su incidenti in montagna vengono affidate a una Guida Alpina.

Nella perizia, fra le cause per cui viene imputata una responsabilità penale a Matteo Giglio vi è la contestazione del mancato utilizzo dell’Air Bag che però al contrario del Kit Artva-pala-sonda, non è obbligatorio. Non si comprende pertanto come un dispositivo non obbligatorio sia discriminante in tal senso.

Altro punto di notevole incertezza e di difficile comprensione è come sia imputabile un profilo di responsabilità nel contesto specifico. Se per una Guida Alpina è effettivamente profilabile sempre una responsabilità civile e penale quando ha un rapporto contrattuale con uno o più clienti, qui siamo in un campo radicalmente diverso in quanto Matteo Giglio era istruttore in un discesa  propedeutica all’abilitazione come Guida che ovviamente non vai a fare su un percorso turistico classificato MS.

Le tre vittime erano certamente consapevoli del livello tecnico richiesto e il loro desiderio di avviarsi alla professione di Guida, con una piena consapevolezza dei rischi impliciti in questa attività e risulta improbabile che non abbiamo coinvolto emotivamente in questa scelta i loro familiari.

Ho avuto modo di incrociare e conoscere Matteo Giglio, stimandolo per le sue qualità umane e professionali. A titolo puramente personale, per quel che può valere, mi auguro che questa vicenda si possa concludere positivamente e senza strascichi.

Sì al processo per la Tsanteleina ultima modifica: 2025-06-06T05:49:00+02:00 da GognaBlog

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121 pensieri su “Sì al processo per la Tsanteleina”

  1. E allora concludiamo che il mio avvocato NON fa riferimento alla sbranarsi (fra giuristi, NdR), ma vuole far riferimento ai morsetti di ruotine quotidiana… 

  2. Scusa Carlo ,non sono pulci.
    In un aula ma d asilo mordere e mangiare è forse lo stesso.
    Mentre “grama” o povera non è certo l equvalente di cattiva (contesto lavorativo) ,il film doveva essere compreso da Aosta fino a Siracusa e lo possiamo comprendere nella scelta dei dialoghi  e termini dialettali.
    Prese così sono sottigliezze certo ma negli ambienti di lavoro (tutti)interferenze di appetito sono non solo malviste sono ragione di odio e rancore mentre i morsetti fanno parte della routine…RI-ciao.

  3. State a fare le pulci (letteralmente!) su scemenze tipo se sia più azzeccato “morde” o “mangia” fra i cani. Sono modi di dire… magari cambiano addirittura da persona a persona. Anche i proverbi popolari variano da luogo a luogo e da persona a persona. Per esempio nel famoso detto torinese io personalmente dico la grama lavandera, mentre nel film La donna della domenica dicono la cativa lavandera…. Il mio avvocato, che conosce da oltre 40 anni continuativi il mondo del diritto dall’interno, utilizza quel modo di dire… Embé? Avrà i suoi motivi per farlo. 

  4. 14 come non amare quel disco!
    15 se non riesci a cogliere la netta differenza ,pazienza. 
    16 👍
    E ora vado che il periodo consente poche soste da scaccolamento mentale, inoltre mi scuso per il fuori tema  su un argomento quello della giustizia( e non solo montana) che richiederebbe doti divine e paginate di post …
    p.s.Dopo 3 pastori tedeschi ,un Belga/Labrador 2 pulci d appartamento e un Lagorai posso dire che il tuo amico / avvocato conosce forse la legge degli umani ma non la dieta dei cani, ciao

  5. “ho riportato papale papale il commento che esprime il mio avvocato-amico…”
    “Tanto “se non è zuppa, è pan bagnato”…”
     
    Queste frasi definiscono esattamente il tuo modo di “ragionare” e di argomentare e quindi la validità dei tuoi interventi.
    Siccome l’ha detta un mio amico, riporto una palese cazzata (i cani non si mordono tra di loro), tanto è la stessa cosa e comunque ho ragione io.

  6. Accipicchia certo che siete proprio “speciali”! Se rispondo a tutti, spiegando punto per punto, ci sono molti che protestano per la mia eccessiva invadenza. Se lascio perdere per evitare l’invadenza che infastidisce alcuni, ci sono altri che mi rinfacciano che non rispondo! 
    Per quanto riguarda la frase “carde non morde cane”, ho riportato papale papale il commento che esprime il mio avvocato-amico quando ci confrontiamo informalmente sui temi di cui sotto. Che importanza ha se il detto più diffuso è invece “cane non mangia cane”? Si vede che al mio avvocato piace di più la versione che cita (“morde”)… Tanto “se non è zuppa, è pan bagnato”… le due versioni vogliono dire la stessa cosa.

  7. Crovella, nessuno ha mai chiesto di bannare nessun altro (se non tu tanto tempo fa…), ti sono stati fatti tanti rilievi a cui non hai mai risposto, ti si è detto che commetti errori marchiani, che pretendi conoscenze che non possiedi affatto, che le tue “opinioni” sono pura propaganda infondata, ma nessuno ha mai chiesto che ti sia tolta la parola.
    Con gli ultimi interventi hai confermato queste opinioni: praticamente hai scritto “potrei rispondere sul punto, ma non lo faccio perché con voi è inutile” e poi ti sei messo a frignare sull’altrui pregiudizio.
     
    A proposito del comportamento canino, un mio vecchio capoofficina diceva “i can se magnen minga tra de lor, però s’enculen!”

  8. E’ mia opinione che in questo caso, ed in altri simili, i Giudici centrino marginalmente poichè essendo gli incidenti in montagna molto tecnici, specialmente quelli da valanga, il ruolo del perito è centrale. A fronte di una relazione peritale pesante, il giudice affronta il processo estremamente condizionato. Detto che la perizie possono essere affidate solo a professionisti iscritti nell’apposito Albo, penso che in molti casi la perizia risenta di interessi, personalismi e localismi che spesso si ribaltano  poi contro le stesse categorie di appartenenza dei periti. Non sono avvocato ma la diversità di perizia in casi simili ( o quasi) in Italia o all’estero lascia perplessi. Interessante sotto questo punto di vista è la nuova istituzione da parte del CAI della commissione incidenti, composta da Guide, Istruttori  soccorritori che potrebbe dare giudizi più oggettivi.

  9. Antonio, hai ragione! All’inizio pure io avevo in testa “Cane non mangia cane”. Poi mi sono detto: “È meglio che controlli in rete, altrimenti se sbaglio Balsamo ci va a nozze”. E cosí ho fatto; però mi è uscito subito un “Cane non morde cane” e ho creduto che fosse il detto giusto. Agh!
    Tuttavia temo che siamo fuori tempo massimo: MG si è ritirato dal campo di battaglia, Matteo è intento ad affilare la spada ormai arrugginita dai tanti gloriosi duelli, Carlone sta scrivendo il commento n. 97/bis della giornata. E io vado a letto. Buonanotte.

  10. Conoscete sicuro più togati che cani …questi ultimi si mordono altroché. 
    Il detto corretto è” non mangia ”
    Non è proprio lo stesso!

  11. Sono perfettamente in grado di rispondere punto a punto su ogni rilievo. ma con alcuni di voi è fatica sprecata, tanto per voi gli interlocutori a voi “antipatici” sempre in vacca la buttano, a prescindere da quello che oggettivamente si scrive. Cmq, prima non l’ho assolutamente buttata in vacca perché ho risposto all’annotazione finale del 4 (104) e anche questo ultimissima valutazione conferma l’esistenza del pregiudizio aprioristico che ottenebra il vostre vedere: cioè che i dibattiti “seri” sono solo quelli cui NON partecipano gli interlocutori a voi antipatici (=quelli che li mandano in vacca) e vi stupite che Gogna non faccia censura nel merito

  12. E’ rassicurante constatare che non cambi mai: ad appunti precisi e critiche motivate no si risponde mai e la si buttandola in vacca, voialtri volete la censura, solo gli eletti possono discuterne, gli umili cittadini a cui è impedito esprimersi, buoni e cattivi.
     
    Deprimente magari, ma a suo modo rassicurante

  13. E chi vi impedisce di fare un bel dibattito serio e serioso? Gogna? Non mi pare proprio, anzi sarebbe felicissimo. E’ che per quelli fra voi che chiedono un dibattito “serio” (su questo come su mille altri temi), il dibattito risulta “serio” solo se Gogna assicura la censura. Però attenzione: non una censura generica, ma la censura delle idee che non piacciono a chi auspica il dibattito “serio”. Siamo alle solite: vorreste un Gogna Blog “schierato” e non aperto a ogni opinioni (come invece è desiderio del suo fondatore/amministratore), aperto al limite anche alle tesi più astruse e tecnicamente sbagliate. Se ci sono opinioni che disturbano “voi”, allora il dibattito scade da “serio” a chiacchiere da bar e il Gogna Blog da magazine di qualità si sputtana come un giornaletto da sala d’attese dei dentisti. Non mi stupisco, perché è lo stesso approccio che avete sul mondo del diritto: solo gli eletti possono disquisirne, sia mai che gli umili cittadini, condannati a strisciare come Fantozzi, abbiano la possibilità di esprimere le loro opinioni (ancorché tecnicamente imprecise) su quell’empireo riservato a pochi illuminati.

  14. Secondo la Costituzione, al Consiglio Superiore della Magistratura spettano i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati.
     
    Domanda: se il Consiglio Superiore della Magistratura agisce come le famose tre scimmiette o come i cani che non mordono gli altri cani, che si fa? Si guarda e non si favella?
    Il caso Palamara è stato enorme e mostruoso!

  15. P.S.: perché l’ho letto dopo essere intervenuto. Concordo comunque con Vittorio:
    “credo che anche dal suo punto di vista ci siano temi su cui lavorare nell’ambito del processo in alpinismo”
    e aggiungo, mica solo in alpinismo!
    Però è ben difficile farlo se in giro c’è chi vorrebbe sottomettere il potere giudiziario al controllo del potere politico: chiedere di toccare/rivedere/riformare qualcosa sarebbe aprire una porta alla valanga di bestialità che anche qui compaiono.

  16. @ Lega sono temi decisamente interessanti e calzanti ,  che  meriterebbero più di una riflessione anche su gruppi on line  e qualche convegno, scegliendo opportunamente i relatori affinché possa diffondersi una conoscenza trasversale anche fra gli addetti ai lavori ma, come vedi, hai scelto il luogo sbagliato.
     
    Peccato, perché Gogna potrebbe essere una voce autorevole ma il suo blog è diventato purtroppo da anni lo sfogatoio personale di chi non ha nulla da dire, mandando in malora qualunque tema,  ragione per cui ho smesso di parteciparvi attivamente.
    Il tema mi aveva colpito e interessato, ma riprenderò le sane abitudini.
    Buona giornata
    M

  17. “Allora si voleva preservarie l’autonomia della magistratura da ogni condizionamento proveniente in particolare dagli altri poteri dello Stato, ma estremizzando possiamo dire proveniente da chiunque. Col tempo, tale principio è stato utilizzato come un principio del poter fare tutto quello che si vuole, senza controllo e senza dover render conto. ecco le sentenze incomprensibili e strampalate sia nel linguaggio “da iniziati” sia nei contenuti spesso contrarissimi al buon senso, quello cui fanno riferimento i cittadini comuni.”
    Ma che cazzo scrivi, Crovella? Che il potere giudicante non debba subire alcun condizionamento è talmente ovvio che anche i bambini vogliono un arbitro o un testimone quando giocano o si sfidano.
    Che la magistratura ritenga di poter fare quello che vuole senza controllo è una tuo opinione (falsa, perché di sicuro la magistratura riconosce il potere superiori delle leggi); che alcuni magistrati vorrebbero essere senza controlli per fare (e lasciar fare) quello che vogliono è un fatto: il marcio c’è dovunque. Che i magistrati marci siano di sinistra è contraddetto dalla storia dal “porto delle nebbie” della procura di Roma, a Palamara e ai vari giudici collusi (ma forse erano tutti comunisti!).
     
    Quanto al “buonsenso dei comuni cittadini”, tu pensi di esserne un esempio ma sei la migliore rappresentazione del perché sia da tenere il più lontano possibile da qualunque possibilità decisionale.
     
    Il potere Giudiziario esiste proprio per evitare quello che Vittorio Lega auspica
    “risolvere le cose nel vecchio ambito famigliare/privato/assicurativo, dove il dramma è stato gestito in armonia”
    perché se posto come fondamento legale, ovviamente porta dritto dritto alla faida, alla legge del più forte e alla sopraffazione. Per un dramma gestito in armonia ce ne sarebbero cento gestiti dal rancore, dal vittimismo e dalla rivalsa. Esattamente come per un magistrato corrotto, maniaco egocentrico o incapace ce ne sono cento che cercano di fare il loro lavoro al meglio nelle pessime condizioni in cui li ha messi la politica e le falsità della propaganda giustizialista (ovviamente a senso unico) di cui questa destra e Crovella sono fieri portabandiera

  18. “amioccuggino mi ha detto che “cane non morde cane”.  ottimo, analisi azzeccata , approfondita e motivata (che in parte può essere vera ma andrebbe vista e contestualizzata e vale epr qualunque ambito professionale dall’alta emdicina all’alta ingneneria).”
     
    Per comprovare la validità in magistratura del detto “Cane non morde cane” è sufficiente ricordare l’immondo e criminale e sterminato caso Palamara?
    Lí però, in verità, un cane è stato morso: in lingua italiana si chiama “capro espiatorio”.
     
    P.S. A me, nel caso in questione, oltre ai cani sono venute alla mente anche tre famose scimmiette…

  19. Vabbè prima che vada tutto in vacca; capisco MG, di cui rispetto le argomentazioni. Ma credo che anche dal suo punto di vista ci siano temi su cui lavorare nell’ambito del processo in alpinismo: 1) conflitto di interessi nella nomina del CTU (es. Paolo Comune, mentre era CTU con noi, era impegnato nella campagna per concorrere a direttore del soccorso, dopo una precedente trombatura. Doveva mostrare il pugno duro e l’ha fatto. E poi, perché gli istruttori CAI non sono mai nominati come CTU?) 2) abuso dell’incidente probatorio, scelto solo per velocizzare il processo; 3) difficoltà ad ottenere la rinnovazione del dibattimento in Appello, che di fatto impedisce di incidere sulla granitica convinzione dei giudici.
     

    Concludo con le fonti, mai lette abbastanza. Montesquieu è il primo a essere molto turbato dalla formazione di una casta di Azzeccagarbugli: “Il potere giudiziario … dev’essere esercitato da persone tratte dal grosso del popolo, in dati tempi dell’anno … per formare un tribunale che duri soltanto quanto lo richiede la necessità. In tal modo il potere giudiziario, così terribile fra gli uomini, non essendo legato né a un certo stato né a una certa professione, diventa, per così dire, invisibile e nullo. Non si hanno continuamente dei giudici davanti agli occhi, e si teme la magistratura e non i magistrati. Bisogna inoltre che, nelle accuse gravi, il colpevole, d’accordo con le leggi, si scelga i giudici”. Charles de Montesquieu, Lo spirito delle leggi, XI, 6

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