Sleddog a Castelmagno
È celebre la storia – raccontata anche dal cartone animato Balto – della muta di Siberian Husky che nell’inverno del 1925 a Nome, in Alaska, divenne leggenda. Era scoppiata una terribile epidemia di difterite e il clima gelido non consentiva di raggiungere la città: fu quindi organizzata una staffetta di slitte, trainate da molti Siberian Husky, che riuscirono a far giungere in tempo il siero anti-difterico, diventando degli eroi. Da bambini ci nutrivamo anche del coraggio e della tenacia dei cani da slitta: l’indimenticabile Zanna Bianca di Jack London.
Lo sleddog è dunque nato per la necessità di spostarsi sui gelidi e innevati territori artici e subartici, ma oggi è anche uno sport, sia per competizione che per diletto, una tra le più curiose attività da provare quando la montagna è innevata.
Sciare infatti non è l’unico modo di vivere una vacanza (o anche solo una giornata) sulla neve: ci sono molte alternative, tutte affascinanti, ma il correre nei boschi e nelle radure trainati da una muta di cani è un’esperienza potenzialmente più completa, l’unione con la montagna mediata dall’animale.
Lo sleddog è la corsa con i cani da slitta, normalmente Siberian Husky (ma anche Alaskan Malamute, Samoiedo e Groenlandese), che trainano il musher (il conduttore, colui che ha il compito e l’obbligo di accudire i cani, aiutarli nelle salite e nei tratti più impervi) in luoghi che per essere visitati o percorsi a piedi (ma anche con le ciaspole o gli sci) richiederebbero troppo tempo.
Per ciò che riguarda l’aspetto competitivo, il CIS, Club Italiano Sleddog, è l’associazione di rilevanza nazionale nata nel 1991 che promuove e svolge le corse con i cani nordici da slitta, venute alla ribalta del grande pubblico italiano alla fine degli anni Ottanta, sull’onda del successo riscosso a quell’epoca dai cani di razza Siberian Husky. Il CIS raccoglie tra i suoi iscritti tutti coloro che hanno saputo trasformare quella che prima era solo un’attività fuori dal comune in uno sport vero e proprio, agonistico ma anche ricco d’amore per la montagna, per la natura e per i cani da slitta. Il CIS ha saputo creare una realtà con un fitto calendario di manifestazioni.
In genere il cane da corsa dà il meglio di sé per un certo numero di anni, poi deve necessariamente cedere il posto a esemplari più giovani. Lo sleddog turistico offre quindi al cane la possibilità di una seconda vita dignitosa, nel proprio elemento naturale e a ritmi meno infernali.
In Italia ci sono parecchie località montane in cui è possibile provare o praticare questa disciplina. Senza voler essere esaustivi, citiamo Sestrière (TO), Pila, Cervinia e Courmayeur (AO), Arnoga (SO), Pontedilegno e Passo del Tonale (BS), Madonna di Campiglio, Alpe Cimbra, Passo Coe-Folgaria e Millegrobbe-Lavarone (TN), Selva di Val Gardena (BZ), San Vito di Cadore (BL), Fusine di Tarvisio (UD). In Appennino, a Ventasso (RE), Monte Terminillo (RI) e Parco del Pollino (CS).
Una delle ultime località ad offrire sleddog è stata Castelmagno, in alta Valle Grana, in provincia di Cuneo. Ed è a questa che faremo riferimento in questo breve scritto di presentazione a questa piccola/grande avventura sulla neve.
A Castelmagno c’è una montagna semplice, appartata, che favorisce il contatto di adulti e bambini con la natura e con gli amici a quattro zampe. Grazie a guide esperte e a cani ben addestrati, svolgiamo la nostra esperienza in sicurezza. Dopo aver ricevuto le nozioni teoriche necessarie dai nostri istruttori, impariamo non solo a condurre e a frenare, ma anche le regole che deve rispettare un buon musher in modo da poter governare noi stessi la slitta conducendo al meglio gli animali, con una muta che va da un minimo di due ad un massimo di quattro cani. Ai 1700 metri di questa valle occitana, sembrerà quasi di volare, un sogno in perfetta sintonia con la natura e con gli animali con cui fare squadra: questi sono impazienti di scattare sulla pista di neve battuta.
Ovviamente c’è la possibilità dimodificare su misura il programma dell’escursione, con specifiche altre attività outdoor o visite.
A Castelmagno, chi desidera avvicinarsi a questa disciplina tutta da scoprire può servirsi delle offerte esposte presso Freedome, il portale dell’outdoor. Gli interessati possono iscriversi a escursioni di tre ore, divisi in gruppi da uno a nove partecipanti. Si va da dicembre ad aprile compatibilmente con l’innevamento e le condizioni meteo (sicurezza di tutti e benessere dei cani sono prioritari). Lo stesso portale offre sleddog pure a Courmayeur.
Per guidare la slitta occorre essere in buona condizione fisica e avere almeno 8 anni di età. Dagli 8 ai 12 anni sono impiegate apposite slitte di dimensioni ridotte. I bimbi da 4 a 7 anni possono partecipare, viaggiando sulla slitta insieme a un istruttore. Chi non se la sente di guidare la slitta in autonomia, o preferisce farsi trasportare, potrà viaggiare insieme alla guida.
Le tre ore si intendono in totale, quindi comprensive di accoglienza, preparazione dei cani, briefing tecnico e tour.
Il ritrovo è a Castelmagno, nella tenuta dove gli husky vivono liberamente. Dopo il benvenuto con un caffè e una bella fetta di torta, la guida condurrà il briefing per conoscere i compagni d’avventura a 4 zampe, preparare la muta e imparare a rapportarsi correttamente con gli husky, anche per dar loro istruzioni durante la corsa. Circa un’ora a disposizione permetterà di compiere diversi giri lungo una pista di 3 km tra i boschi ammantati di neve, con salite e discese, tra scorci panoramici sulle montagne.
Tra un giro e l’altro, sono previste soste per far riposare i cani, in modo da poter gustare appieno l’esperienza fino all’ultimo momento, facendo il pieno anche di fotografie e coccole!
Occorre indossare vestiario pesante ma non troppo imbottito per poter avere un’adeguata libertà di movimento. Necessari so anche i guanti e le calzature da trekking.
In tempo di CoViD-19, per contrastare la diffusione della pandemia:
– L’attività si svolge nel completo rispetto della normativa vigente;
– Attrezzature e superfici a contatto con i partecipanti vengono igienizzate di frequente;
– È obbligatorio, quando richiesto, sottoporsi al controllo della temperatura e indossare la mascherina protettiva.
Castelmagno è famosa per il suo Santuario, situato a 1761 m e dedicato al culto di San Magno martire. La cappella originale venne costruita nel 1475, ed ampliata nei secoli successivi, fino a giungere nel 1716 alla struttura attuale.
E’ composto da una chiesa con un’unica navata che dà accesso alla vecchia cappella affrescata, e ad una cappella di culto. All’esterno un porticato circonda tutto l’edificio. Nella parte posteriore del santuario si trova il vecchio cimitero.
All’ingresso della chiesa le pareti sono adornate da parecchie tavole di ex voto. D’agosto vi si svolge la tradizionale festa patronale che richiama gran numero di pellegrini e turisti.
Il significato profondo dello sleddog
Il senso di questa disciplina, oltre che nel contatto con la natura, è nella relazione con il cane. Come anche in altri sport, come l’equitazione (dove prima di tutto conta il rapporto tra cavaliere e cavallo) o la vela (dove ci si lascia guidare dal vento). Non occorre alcun allenamento! Quando si sale su una slitta bisogna avere voglia di provare e di giocarsela con gli husky, entrare in empatia. Occorre fidarsi dei cani e loro si devono fidare di noi: bisogna assecondarli, andare al loro ritmo, senza spingere troppo. Lo sleddog non è come andare in motoslitta!
SAPIENS?
Forse non c’entra, o forse può interessare.
Diversi anni fa, un mio amico aveva un cane, Enea, un bellissimo pastore tedesco nero. Si volevano molto bene.
Il mio amico Carlo praticava amatorialmente sci di fondo. Se portava con sè Enea si creavano problemi con altri fondisti, così risolse facendosi costruire una imbragatura per Enea che correva felice davanti a lui che con gli sci gli copriva immediatamente le impronte, così nessuno poteva protestare che si danneggiava la pista.
Fu quasi aggredito da pseudoanimalisti scemi che lo insultavano sostenendo che lui maltrattava Enea.
Risultato: mise da parte sci, imbragatura, cinghia e rinunciò a sciare con Enea, che forse ne soffrì più di lui.
E poi ci chiamano sapiens !
Geri
Ricordo assai lontano di sled dog in pianura:un mutilato alle gambe causa 2^ guerra mondiale, aveva un suo percorso fisso tra le case di paese..con “slitta “a ruote e traino a cani. Sempre ben accolto e rifornito con quel poco che si aveva..prima del booom..nessuno sapeva il significato di DOG..Poi si rivide con carrozzina a motore.
Intendiamoci: nulla da obiettare che esistano i professionisti che, a vario titolo, lavorano in montagna e di montagna. Ne conosco a vagonate e con molti (non solo guide in senso stretto) intrattengo rapporti di conoscenza/amicizia da svariati decenni. Ben vengano inoltre le iniziative che differenziano l’attività turistica in montagna verso forme “slow” e “green”. Ho già detto: meglio mille slitte in più che un solo impianto di risalita in più!
Tuttavia, almeno per la mia mentalità “vecchia”, quello che disturba di tutte queste iniziative è lo specchietto delle allodole di natura commerciale: la “scossa di adrenalina una tantum”. Si vende qualcosa che non è l’incamminamento verso una passione profonda, progressiva, sistematica, ma si tende a vendere solo “una botta e via”.
Trattasi di una caratteristica trasversale a molte di quelle iniziative che io definisco “moderne” e, anzi, lo sleddog è probabilmente fra le più naturali rispetto ad altre che mi appaiono decisamente più “forzate” (es lo snowkite, visto che c’è stato un recentissimo articolo).
In ogni caso, è una criticità ideologica che non ha nulla a che fare con le caratteristiche tecniche delle singole discipline se analizzate come tali.
E’ invece la specifica impostazione commerciale della serie “vieni, paghi, godi e te ne vai, avanti il prossimo”…
E’ un’impostazione che può anche caratterizzare l’attività di una guida alpina o di un maestro di sci, ma lì dipende dalle scelte individuali del singolo professionista. Nelle attività in questione, invece, mi pare una condizione di fondo di tutte le proposte commerciali, sia invernali che estive. Nulla di illegale, per carità, dico solo che per la mia mentalità molto tradizionale, questo modello è stridente sul piano ideologico. Ciao!
Se in una zona di montagna in cui si pratica molto mountain bike normale o estrema, si e’ capaci di cambiare i raggi rotti o equilibrare le ruote con tiraraggi e apposito centraruote.. penso che il lavoro in certi momenti, non questo, ci sarebbe.Sempre si augura a Guide e a qualsiasi altro professionista di fare cio’ che piu’ motiva ed aggrada e su cui si e’investito tanto in formazione ed aggiornamento.
“Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono.»:PrimoLevi -Le chiavi a stella.Levi di professione era chimico industriale esperto in vernicie e come hobby ( e che hobby) scrittore!
Ha da passa’a’nuttata e poi buon lavoro a tutti!
Albert, se mia moglie avesse un rifugio io non lavorerei.
Merde di cane è il titolo di una canzone che ho scritto all’inizio della prima quarantena primaverile.
Alla fine è tutto un cerchio in cui siamo i raggi. Alcuni dritti, alcuni storti e rotti. Come nelle biciclette.
Anche scalare le montagne solo per il gusto della scalata un tempo sembrava strano, al massimo salite per caccia o funghi, legna o erbe medicinali.
Un professionista o amplia la gamma delle attivita’ tradizionali o si tiene seconde ..terze attivita’ di riserva:allevamento, scultura legno, agricoltura , meccanico bici.. fotografo , aiuto cuoco nel ristorante o rifugio della moglie..ecc. o se ne inventa o importa di nuove.
Ben venga quindi il traino con cani, purche’poi non si intersechi con pista sci fondo( ma magari si scopre che la cacca e’ sciolina di tenuta naturale gratis) e pista tracciato per motoslitte( succede..succede..)
Grazie Jerome@
Ora ho capito meglio.
Si tratta sempre di offerta-richiesta del mercato. Fare la guida alpina è la stessa cosa. Ti capita di portare in giro la famiglia annoiata a fare un giro sui prati, tanto come chi vuol fare la nord delle Jorasses. Vivendo di ciò, dico che menomale che ogni tanto si vs per prati, perché farsi le Jorasses ogni giorno sarebbe impossibile. Poi finché le proposte sono rispettose della natura non ci vedo nulla di male. Sono occasioni che si offrono a persone non di certo esperte e smaliziate, per provare un qualcosa che magari li appassionerà, facendogli imparare cose utili e provare sensazioni piacevoli. Sinceramente non ci vedo nulla di male, anzi.
Dobbiamo considerare che l’umanità è composta da una schiera molto variegata di personalità e non solo da persone come noi e con le stesse passioni, esigenze, gusti e ideali. Per eventualmente migliorarsi servono occasioni e possibilità (a pagamento e gratuite purché sempre di libera scelta) e questa descritta può costituirne una.
@Paolo,
attenzione, probabilmente scrivo male e non mi si capisce ma io non giudico chi fa questo genere di scelte, cercando di vivere della propria passione. Tra l’altro io fatto scelte per certi versi simili. La mia è più un’amara constatazione. La “colpa” è della società che prima ha illuso queste persone che il sogno fosse alla portata di tutti, poi le ha messe di fronte alla realtà del loro fallimento, e infine gli ha concesso la possibilità di rientrare a patto di partecipare allo svilimento commerciale dei loro ideali.
Preciso. E’ giusto che chi gestisce questa attività cerchi di trarne un utile, ci mancherebbe. Mi ponevo una riflessione generale.
Jerome@ …mi sembri un po’ eccessivo nei giudizi verso chi ha fatto scelte di vita diverse.
Concordo con Balsamo.
Anche io ho un amico che per anni ha svolto in proprio tale attività con i suoi cani che vivevano con lui tutto l’anno e con i quali condivideva tale esperienza per le poche settimane in cui poteva farlo.
Penso che come per tutte le cose, prima di arrivare a saperle fare in autonomia si debba passare da un apprendistato. Non tutti hanno la fortuna di avere amici o famiglie che sono in grado di insegnarti…quindi si deve necessariamente passare da una scuola (naturalmente e giustamente a pagamento) che ti insegni.
Molti, se non la maggior parte, degli sciatori che poi fanno scialpinismo in autonomia sono prima passati da maestri di sci e impianti.
Non conosco la realtà descritta nell’articolo e proprio per questo non ho motivo di pensare che lo spirito che la muove sia esclusivamente quello di far cassa. Spero invece che sia quello di portare avanti una propria passione, cercando di diffonderla ed al contempo riuscendo a “camparci”.
Carlo,
è sempre lo stesso discorso che facevamo per lo snowkite, infatti.
Queste attività esistono perchè esistono appassionati, che le praticano a un livello semi-professionistico per un certo numero di anni, poi non possono più continuare, solitamente per motivi economici, magari nel frattempo gli è nato un figlio, e avendo dedicato i loro anni giovani a questo, non si sono costruiti una carriera e una vita normale in una società urbana. Quindi possono solo cercare di vivere della loro passione che è tutto ciò che conoscono, cercando di commercializzarla, e il proliferare di queste attività da luna park della montagna ne è la conseguenza.
Io continuo a sostenere che nelle attività outdoor è l’offerta di servizi a precedere e in larga parte creare la domanda, proprio a causa dell’esistenza di un’intera vasta categoria di spostati che non sanno fare niente a parte il loro sport/passione. Si tratta principalmente di quelle generazioni di nati negli anni ’80 e ’90, che fin dall’infanzia sono stati illusi, dai genitori ex-sessantottini e da un certo tipo di cinema e televisione, che i soldi non contassero, il successo sociale non andasse perseguito, e che fosse lecito e anzi ammirevole rifuggire le responsabilità di un adulto per perseguire i propri sogni. Chris McCandless è stato forse la prima vittima illustre.Sono andato un po’ fuori tema, comunque lo sleddog non è male, tra le tante attività da lunapark. In Francia mi pare sia molto più diffuso, ogni località sciistica di importanza anche solo locale lo offre tra le sue proposte. I bambini ovviamente si divertono un sacco e dall’interazione con i cani possono imparare molto anche molti adulti. L’unico problema è che in posti un po’ sovraffollati dove si incrociano piste da discesa, fondo e racchette, difficilmente c’è posto per percorsi dedicati allo sleddog e fondisti e ciaspolari si trovano quindi a dover fare lo slalom tra le merde di cane
Il senso, come evidenzia l’articolo, è nel rapporto empatico personale che si instaura (o dovrebbe instaurarsi) con i cani.
Un mio collega praticava questa attività in (lontana) gioventù. Nulla di sportivo, solo divertimento per i cani e per sè stesso.
Aveva i propri cani di cui ancora ricorda i nomi e le caratteristiche peculiari del carattere di ognuno.
Mi ha raccontato diversi episodi divertenti (fra cui alcune avventure che è meglio non riferire 🙂 risolte per il meglio grazie proprio ai cani).
Compreso il fatto che, se in salita non fornisci anche tu il tuo contributo …muscolare, i cani si fermano e ti guardano come per dire: “e quindi ? Guarda che non siamo mica qui per trainare pesi morti come te!”.
Poi, se questo (come qualunque altra cosa) va a finire nel grande frullatore del consumismo, alla fine non può che uscirne poltiglia.
Ma non so se sia il caso delle realtà di cui parla l’articolo. Tutto dipende, secondo me, dall’approccio con cui viengono proposte e fatte vivere queste esperienze.
Mah… premetto che io sono un “vecchio scarpone” e come tale ragiono, ma l’impressione che mi danno tutte queste cose organizzate “commercialmente” della serie “vieni, affitti, paghi e provi una scossa di adrenalina”… ‘am piasu pa’ vaire come diciamo in piemontese stretto…(non mi piacciono mica tanto, lo si pronuincia storcendo il naso). Ho già espresso queste opinioni circa altri fenomeni confrontabili, sotto il profilo che indico io: fat bike, snowkite, rafting e carovanate di e-bike (questi ultimi d’estate, ovviamente). Vedo un po’ tutte queste cose rientranti nella concezione usa e getta della montagna come luna park, come Circo Barnum. Nulla di profondo, nulla di ricerca dell’avventura, nulla di viaggio esistenziale, di acculturamento e di crescita esistenziale (tutte cose che io lego al concetto di “andar in montagna”), ma solo una scossa di adrenalina a pagamento. Ho già espresso il concetto del “famolo strano“… per cui non lo ripeto (vedere post su snowkite). Ovviamente questi concetti sono riferiti al “cliente” che arriva, paga, prova la scossa di adrenalina e poi salòuta e se ne va… (discorso forse diverso per chi si appassiona a queste attività e le pratica sistematicamente a titolo personale).
Mi domando cosa ci sia da ricercare in queste esperienze “alternative” che non ti può dare (gratis) una semplice escursione nei boschi innevati o, d’estate, per valloni solitari e dimenticati… Camminare è la cosa più naturale del mondo, ma contemporaneamente è anche la più “profonda” e introspettiva.
Tutto ciò premesso, meglio mille slitte in più che un solo impiantio di risalita aggiuntivo! Buona giornata a tutti!
Da quello che vedo in giro, un’ora circa di attività, diciamo per due adulti e un bambino, si aggira intorno ai 200 euro.
Qual è il senso reale, trasmissibile, di una esperienza come questa? Esattamente di cosa stiamo parlando?
esiste anche lo:
https://www.dogsportal.it/sciare-con-il-cane-si-puo-si-chiama-skijoring/
e pure con i pattini in linea ( ma praticarlo in Italia dove tutto e’ vietatino ..sarebbe un problema.. forse su piste ciclabili)
https://www.youtube.com/watch?v=p602x3Y_kk4