La seconda tappa della Coppa del Mondo di Snowboard Cross arriverà ad imbiancare le vie storiche del borgo di Bergamo Alta: nel weekend del 23-24 gennaio 2021 si prevede che 90 tra i migliori snowboarder del mondo gareggeranno in una pista fuori dal comune: la Fara di Città Alta.
Legambiente Bergamo ha lanciato una petizione contro quella che, di questi tempi, sembra una vera idiozia ingigantita proprio dalle stesse vecchie mura dichiarate patrimonio UNESCO.
Ad imbiancare la strada che da Porta Dipinta scende alla Fara non sarà certo un’improbabile nevicata, ma camion di neve trasportata dalla Valmalenco. Tutto questo nonostante il Consiglio Comunale abbia dichiarato l’emergenza climatica.
Il folle progetto della Federazione Internazionale Sci (FIS), patrocinato dal Comune di Bergamo e dalla Regione, era stato reso noto già nella primavera 2020, ma si sperava che sarebbe stato abbandonato cogliendone l’insensatezza e l’inopportunità.
Organizzare una coppa del mondo di snowboard in un borgo medievale significa non aver capito nulla. Dell’emergenza climatica, della necessità di cambiare obiettivi, e di come promuovere il turismo tutelando e valorizzando i territori.
Legambiente Bergamo e i ragazzi dei Fridays For Future si schierano contro questa iniziativa: è fuori luogo, geograficamente ed eticamente.
Firma anche tu per dire NO al “primo (sconsiderato) tracciato cittadino in Italia”, al motto di #sisciadovenevica e #nevediversa.
Il luogo
Il monastero e l’annessa ex Chiesa di sant’Agostino non hanno mai cambiato destinazione: sono da sempre consacrati alla cultura.
Il complesso infatti, fondato intorno al 1290 dai padri Eremitani e passato nel 1407 agli Osservanti Regolari (entrambi appartenenti all’ordine monastico di S. Agostino), divenne presto la sede di un importante centro di studi, religiosi e culturali.
Nel 1647 iniziò a ospitare l’Accademia degli Eccitati e nel 1670 vi si aprirono scuole di filosofia e teologia. Oggi, la tradizione continua, il monastero è una delle sedi dell’Università di Bergamo e la ex Chiesa è stata da poco adibita ad Aula Magna.
I lavori hanno riportato a nuova vita questo antico gioiello di Città alta: da fuori si possono ammirare la facciata in stile gotico, a capanna e in arenaria, e il portale d’ingresso a tutto sesto in stile nordico. Entrando, si rimane impressionati dal maestoso soffitto a cassettoni in legno e dalle pareti con stralci di affreschi medievali inondate di luce dalle alte finestre.
Proprio di fronte alla ex Chiesa di sant’Agostino si estende il prato della Fara: appena inizia a spuntare un tiepido sole primaverile, questo spazio verde si riempie di gente che vuole fare un po’ di sport, rilassarsi con gli amici, passare tempo all’aria aperta e divertirsi.
Effettivamente quando si parla a un bergamasco del Prato della Fara la prima cosa che gli viene in mente sono le partite a calcio all’ombra di Sant’Agostino; oppure, a chi ha qualche anno in più, la Fara può ricordare le discese con la slitta lungo il pendio che scende da via Porta Dipinta.
Ma non è sempre stato così. Perché in precedenza il Prato della Fara non era un luogo affascinante, bensì uno dei più temuti della città poiché lì sorgeva il Fopù.
Il “Foppone” (traduzione italiana del termine bergamasco) era una scoscesa valletta che a partire da via Porta Dipinta scendeva sin al centro città, isolando così il convento di Sant’Agostino e obbligando i cittadini a transitare attraverso la porta detta “Sub Foppis”, unico accesso disponibile per poter raggiungere il borgo.
A cambiare la fisionomia del Foppone e renderlo protagonista fu sicuramente la costruzione delle Mura Veneziane, che tagliarono a metà la valletta creando una profonda spaccatura nel terreno.
Quel dirupo colpì particolarmente i primi fotografi ed alcuni artisti che, nel perfetto gusto romantico, ritraevano la pittoresca area con sullo sfondo quella che era all’epoca la Caserma Mille. I carri vi portavano pazientemente i detriti del lento risanamento di Città Alta avviata in tempo fascista; le carriole vi rovesciavano i rifiuti delle soffitte e delle cantine; le buone massaie, appena sceso il crepuscolo, vi buttavano furtivamente cocci di stoviglie e arnesi fuori uso. Era uno sprofondo enorme; lungo e largo – testimonia una cronaca degli Anni Trenta -. E non si colmava, lo si vedeva sempre vasto come una voragine, pauroso. Sembrava non riempirsi mai.
Con l’inizio degli Anni Cinquanta la voragine della Fara non esisteva ormai più, pronta a lasciare spazio all’attuale campetto da calcio, tuttavia il ricordo del “Fopù” rimane ancora vivo nella memoria dei bergamaschi.
La gara
Il progetto della tappa bergamasca della Coppa del Mondo FIS 2020-2021 arriva da lontano. In particolare, l’idea è nata dal grande sogno nel cassetto (ma che purtroppo sta per diventare realtà) di Michela Moioli, campionessa olimpica di Snowboard Cross, che da sempre desiderava gareggiare nella sua città natale, portando in Città Alta una gara importante come quella di Coppa del Mondo.
Infatti Franco Vismara, presidente dello Sci Club FAB Snow Eagle e AD del Valmalenco Bernina Ski Resort, assieme ad Antonio Noris (al timone dello Sci Club Goggi) hanno deciso di realizzare questo sogno, portando avanti con
convinzione e determinazione il progetto e scegliendo il prato della Fara di Città Alta, che, per questa speciale occasione, sarà imbiancato dalla neve portata direttamente dalla Valmalenco.
Le aziende e le istituzioni, come Regione Lombardia e Comune di Bergamo, quando si tratta di sostenere idee bislacche ma di facile presa sul pubblico più disattento, hanno creduto subito nell’importanza della “diffusione dei valori sportivi in città”.
Strutturata in due giornate, SBX World Cup vedrà sfidarsi i campioni di Snowboard Cross sia in campo maschile sia femminile (60 uomini e 30 donne): questi affronteranno una discesa con numerosi passaggi come gobbe e falsi
piani, su un tracciato di una ventina di secondi che partirà da Pozzo Bianco, nella piazzetta affacciata su via Porta Dipinta, sino ad arrivare alla Fara.
NO alla Coppa del Mondo di Snowboard Cross in Città Alta.
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Una Lombardia che non porta a con le gare pubbliche i vacini antinfluenzale per la salute dei loro cittadini, e sponsorizza gare con costi a dir poco demenziali .addizionale regionale pagata a ladri di futuro.
Iniziativa del tutto inaccettabile….
No assolutamente!
Sardinoidi monopattinari incarogniti dall”invidia. Obnubilati dai fumi e dalle sostanze presenti nei loro centri sociali. Amanti dei gulag siberiani e della miseria più nera. Ma pussa via!
Beh, ma se invece che con lo snowboard gareggiassero con lo skate?
Iniziativa a dir poco demenziale, da irresponsabili. Ma il soldo vince sempre in questa nostra società di arrivisti. Non se ne può veramente più!