La siccità che in queste settimane sta colpendo gran parte dell’emisfero settentrionale, e che in Italia sta assumendo proporzioni drammatiche, è l’ennesima prova dei danni provocati dai cambiamenti climatici causati dalle attività antropiche.
Sostenibilità sociale e ambientale
(per abitare la Terra)
di Vanna Iori
(pubblicato su huffingtonpost.it il 23 giugno 2022
La siccità che ha caratterizzato le ultime settimane sta colpendo gran parte dell’emisfero settentrionale, e che in Italia sta assumendo proporzioni drammatiche, è l’ennesima prova dei danni provocati dai cambiamenti climatici causati dalle attività antropiche. Purtroppo, le iniziative governative messe in campo negli ultimi anni per contrastare questa deriva e trovare soluzioni per salvare il pianeta sono state enormemente rallentate da crisi altrettanto gravi come la pandemia e la guerra in Ucraina. Perché se è vero che non è più rinviabile la definizione di nuovi modelli di sviluppo più sostenibili, lo è altrettanto la difficoltà di procedere spediti in un momento di crisi economica e sociale che sta impattando su miliardi di persone.
Quindi, tenere insieme sostenibilità sociale e ambientale diventa un esercizio di straordinario equilibrio che i governi sono chiamati a svolgere. Tuttavia, seppure -paradossalmente- non vi fosse la necessità di tutelare i più fragili, molti sarebbero tentati di far passare in secondo ordine il concetto di bene comune, di bene collettivo -quale è l’ambiente- per continuare la rincorsa alla produzione sfrenata.
Dobbiamo invece lasciar emergere una nuova visione che indichi chiaramente come le crisi drammatiche possono essere affrontate guardando al futuro e non richiudendoci nel recinto del passato. Questo significa fare un cambio di passo nelle scelte energetiche e, in particolare, sulle rinnovabili. Ebbene, nel nostro Paese quasi il 100% dei progetti di impianti eolici presentanti lo scorso anno è ancora senza autorizzazione.
C’è un collo di bottiglia che impedisce di sviluppare i progetti. Dobbiamo passare dalle parole ai fatti e far prevalere l’interesse nazionale agli egoismi. Nel Paese e in Europa, se vogliamo difendere la democrazia, il benessere, la libertà dobbiamo sapere che hanno un costo.
Oggi dobbiamo decidere se guardare al passato per difendere i nostri attuali stili di vita oppure accelerare nella direzione su cui abbiamo investito: quella di trans-ire, attraversare e andare oltre gli schemi mentali del passato. Produrre cioè una transizione in cui la decarbonizzazione e la riduzione delle disuguaglianze procedano insieme.
Non si tratta solo di una transizione al singolare, ma di una pluralità di transizioni. Solo così difenderemo il Pianeta e la vita stessa, tenendo davvero al riparo i più fragili. Serve quindi moltiplicare la capacità di produzione di fonti rinnovabili tenendo insieme sostenibilità giustizia ed equità sociale. Ma nel farlo deve essere chiaro che la transizione ecologica è la soluzione e non il problema.
Su queste questioni e a seconda delle scelte che si faranno, potrà essere per l’Europa l’inizio di una nuova stagione di coesione, solidarietà e rinascita economica sulla base di un paradigma di sviluppo equo e sostenibile o l’avvio di una fase di declino caratterizzata da una crisi economica e sociale ancora peggiore di quella che stiamo affrontando.
Sta a noi influenzare la direzione di marcia per potere continuare ad abitare la Terra. Se abbiamo consapevolezza della portata della sfida. Negli scorsi mesi è stata approvata dal Parlamento in ultima lettura la legge di revisione costituzionale che introduce la tutela dell’ambiente tra i diritti fondamentali riconosciuti dalla nostra Carta. Un segnale culturale molto forte per i giovani.
È stata, infatti introdotta all’articolo 9, tra i principi fondamentali della Costituzione, la difesa dell’ambiente con l’esplicita citazione delle generazioni future. La questione ambientale, con la lotta ai cambiamenti climatici, diventa la sfida del futuro, un impegno gravoso e non più rinviabile che investe Istituzioni e Governi e chiama in causa il futuro stesso dell’umanità per potere continuare ad “abitare la terra”. Si tratta del problema che richiede azioni sinergiche e, prima ancora, l’assunzione di una responsabilità collettiva.
Non è stato un caso che il presidente Mattarella, nel suo discorso di insediamento davanti ai grandi elettori, abbia ricordato l’importanza di tutelare e proteggere l’ambiente e le risorse naturali proprio in un’ottica di responsabilità e solidarietà nei confronti degli adulti di domani.
Quella descritta dal presidente è una Repubblica capace di riannodare un patto tra generazioni, ma anche consapevole della necessità di rilanciare l’economia all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione perché i tempi duri che abbiamo vissuto dicono che è urgente dotarsi “di strumenti nuovi per prevenire futuri possibili pericoli globali, per gestirne le conseguenze, per mettere in sicurezza i nostri concittadini”.
La rete di protezione va costruita oggi, accompagnando l’inclusione nella fase di transizione, in un’ottica di rinnovata convivenza democratica. I fatti drammatici delle ultime ore, con la sete della terra sempre più forte, ci dicono che non c’è davvero più tempo.
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Telegram | Effetti collaterali | oggi | 17:37
Marco è l’idea del rapido che impedisce di uscire dal pozzo nero.
Col rapido si stanno impegnando tutti e tutti in sostanza peggiorano.
Tranne chi crede che bastno pecette e rammendi per rimediare alle manchevolezze del capitalismo.
Col rapido si è arrivati a pensare solo alla poltrona a promettere di tutto e mantenere nulla a sovrapporre destra e sinistra.
Ripugno.
Voto per il crollo totale.
Va bene Lorenzo. Ma chiedevo: alternative reali, possibili, rapide?
Abbandono del capitalismo.
Antonio, hai ragione. Ma aggiungerei che non c’è mai una proposta reale. Basta petrolio e carbone? Perfetto. Poi però nessuno vuole l’eolico a casa sua perché disturba il paesaggio. Il fotovoltaico? Magari sul tetto della villetta, ma per una città da un milione di abitanti come si fa? parchi fotovoltaici? OK, e dove? Non è come cementificare? Nucleare? dio me ne scampi e liberi! E Allora? Come si fa? Questo non l’ho ancora capito…
In una realtà complessa come quella attuale i proclami generici e di principio sono come l’acqua che scivola sulla pelle quando si fa la doccia. Il momento della verità è quando le cose si prendono in mano in concreto ed è a quel punto che ci si rende conto dei limiti, soprattutto in un paese come il nostro dove da qualunque parte ti giri trovi un altro problema da risolvere. Perché magari se hai due/tre cose da mettere assieme riesci anche a trovare la quadra ma quando ne hai molte di più fai un po’ fatica. Territorio limitato e variegato, densità di popolazione elevata, insediamento sparso, bellezze naturali ed artistiche, scarsità di materie prime, ecc. ecc.. Un bel mix di cose che se vuoi gestire nel migliore dei modi fai fatica anche se sei un genio. Se poi non sei nemmeno quello auguri.
Descrivevo e mi relazionavo all’andazzo di questa cultura e di questa politica.
Bè Lorenzo, considerando che i termini da te aborriti nell’articolo appaiono sostenibilità 3 volte e innovazione 1, mentre politicamente corretto, non vedenti e diversamente abili non ci sono proprio, viene il sospetto che tu non stessi commentando, ma piuttosto reagendo a pelle.
Questo di solito avviene perché si ha già una posizione preconcetta e ostile, perciò inutile. Da cui sorge spontanea la domanda “e quindi”
Se tu avessi scritto che l’articolo era una sbrodolata di nulla fritto non ti avrei accomunato ai 2 commenti seguenti il tuo, a cui si applica perfettamente.
È il linguaggio, la comunicazion2e la catastrofe e la maschera.
Che cazzo c’entra chiedere “va bene così?”
eccerto, facciamo man bassa.
“tanto noi, beviamo l’acquamminnerale”
“Sostenibilità,,,repello”
“Per fortuna il ministero della cultura …Purtroppo i cosiddetti verdi…”
“Sviluppo sostenibile è un ossimoro, pura retorica “
E quindi? Va tutto bene così?
Sviluppo sostenibile è un ossimoro, pura retorica atta solo a rallentare la catastrofe. Marketing greenwasher. Cosmesi verde atta solo a rendere meno mostruoso il leviatano capitale.
Per fortuna il ministero della cultura con le soprintendenze alle belle arti sta bloccando la costruzione degli impianti eolici che vogliono devastare il paesaggio italiano. Purtroppo i cosiddetti verdi alla bellezza preferiscono il benessere materiale: la bótte piena e la moglie ubriaca.
Sostenibilità, innovazione, politicamente corretto, non vedenti, diversamente abili. Repello.