Sotto al Tanaro

Sotto al Tanaro
di Massimo Sciandra, Raffaella Zerbetto e Attilio Eusebio
(già pubblicato su Alpidoc n. 92, per gentile concessione)

 

Speleo Club Tanaro: ultime novità dal sottosuolo
di Massimo Sciandra e Raffaella Zerbetto
L’anno 2015 per la speleologia tanarese verrà sicuramente ricordato come prodigo di buoni risultati. Dopo l’abituale abbuffata sciistico-nevosa e gli ormai consueti appuntamenti (corso, esami per istruttori, eccetera), la stagione speleologica si apre a inizio giugno con una tre giorni organizzata in ambito AGSP (Associazione Gruppi Speleologici Piemontesi) a Trappa, frazione di Garessio ubicata allo sbocco della Valdinferno, all’insegna dell’interazione fra i gruppi speleo, convinti che mettere le proprie esperienze e nozioni al servizio della causa esplorativa comune sia un’ottima base da cui partire. Così speleo di varia estrazione si sono incontrati, confrontati e divertiti nel cercar di dipanare i segreti degli acquiferi carsici, a partire da quello della Valdinferno, con battute esterne, nuove scoperte, rilievi e soprattutto con la colorazione delle acque al Garbo dell’Omo Inferiore. Nella Grotta della Mottera (Val Corsaglia, Ormea), che impegna da oltre trent’anni il nostro gruppo, sono slate fatte alcune punte esplorative, portando il conosciuto ad oltre 20 chilomelri. Gran parte del campo estivo è stato, invece, dedicato alle parti soprastanti del Sistema della Mottera e in particolare all’Abisso Mario Angeloni, cavità aperta nel 2014 nei pressi di Cima Verzera.

Verzera, forra finale a -300. Foto: Raffaella Zerbetto
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Inseguendo un’interessante galleria freatica, ricca di concrezioni, e dopo un estenuante scavo confortalo da una fortissima corrente d’aria, si è aperta una nuova via esplorativa. Pozzi, meandri e gallerie varie si spingono alla profondità di -315 metri (con uno sviluppo totale di 1415 metri) e lambiscono il sogno, mai sopito, di congiungersi con zone molto distanti dalla sottostante Mottera. Nell’ormai lontano 1994 scoprimmo, sotto le pareti dell’Alpe di Perabruna (Val Casotto, Garessio), una cavità che battezzammo Rem del Ghiaccio, in quanto al suo interno celava un ghiacciaio fossile che ne riempiva completamente la parte finale. Nel luglio 2015, con un gruppo di esperti glaciologi e con l’intento di svelare informazioni custodite negli strati di ghiaccio, siamo tornati per prelevarne un campione per le analisi del caso.

Verzera, galleria a -130. Foto: Raffaella Zerbetto
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A malincuore, abbiamo dovuto constatare come anche in grotta si facciano pesantemente sentire le conseguenze dei cambiamenti climatici in corso, condannando inesorabilmente il ghiacciaio allo scioglimento. Non tutto il male viene per nuocere ed ecco giungere le grida eccitate di Raffa che farnetica di un grosso passaggio alla base del ghiacciaio. Tutto vero ed eccoci, ancora increduli, sfilare lungo il fianco del ghiacciaio verso un ambiente sconosciuto, sovrastato da grandi pozzi, e oltre, procedendo fra effimere concrezioni di ghiaccio, giungere a un’enorme sala. L’obiettivo di oggi è però recuperare il campione, fuori ci aspettano i 21 gradi della torrida estate e un lungo cammino, per cui tocca sbollire gli ardori esplorativi.

Rem del Ghiaccio, il ghiacciaio ipogeo. Foto: Raffaella Zerbetto
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Torneremo in buona compagnia con amici cuneesi, biellesi, torinesi e genovesi, scoprendo incredibili e antichissimi meandri e gallerie percorsi da una gelida corrente d’aria (0,8 °C). Rem del Ghiaccio è passata dai 130 metri di sviluppo agli attuali 660 metri, ancora in corso di esplorazione e fermi, per mancanza di materiale, su un’allettante prosecuzione. Approfittando delle favorevoli condizioni create da un autunno particolarmente siccitoso e da un inverno mai veramente arrivato, siamo tornati all’Abisso Luna d’Ottobre, importante cavità nel Vallone di Borello, in Val Corsaglia. Alla profondità di 550 metri, la scoperta di un esteso groviglio di rami risveglia le speranze di trovare il tanto agognato collettore che raccoglie le acque provenienti dalle creste di Cima Ciuaiera e Alpe degli Zottazzi, come già provato dai tracciamenti con la fluoresceina. L’esplorazione di questa grotta è impegnativa, oltre che per le distanze (3362 metri di sviluppo per 636 metri di profondità), anche per le difficoltà nell’approntare un campo interno più confortevole dell’attuale, ma certamente, viste le premesse, non sarà questo a fermare il nostro entusiasmo.

Rem del Ghiaccio, discesa nella Galleria Cardioshock. Foto: Meo Vigna
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A novembre si torna al Ventazzo, buco scoperto ed esplorato nel campo 2013, caratterizzato da una fortissima corrente d’aria a 3,2 °C e appartenente al Sistema di Borello. Ben presto diventa abisso, scendendo con due fondi distinti alla massima quota di -210 metri, con ben poche speranze di prosecuzione. Le danze si riaprono sbirciando al di là di un instabile masso (il Killer), dietro il quale si infila l’aria e, ben presto, anche noi.

La realtà supera la fantasia e un grande spazio buio si apre sotto i nostri piedi… Carichi di emozione, ma poveri di corde, ci arrestiamo. In due punte successive torneremo con amici biellesi e liguri e, in un susseguirsi di splendide verticali, giungeremo a un interessantissimo livello freatico, incrocio di condotte e meandri, tutti portatori di forti flussi d’aria che convergono alla sommità di un grande pozzo ancora inesplorato.

La misteriosa via verso il cuore profondo del sistema è finalmente tracciata? La grotta si farà beffe di noi facendoci perdere fra angusti ringiovanimenti e inespugnabili frane o ci concederà di alzare il velo sulla complessità della sua storia? Sta a noi cercare al di là delle nostre conoscenze, non fermandoci alle comode certezze. Ai posteri le ardue sentenze!

Ventazzo, rilevando a -170. Foto: Roberto Chiesa
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Nuove esplorazioni alla Grotta della Dragonera
di Attilio Eusebio
Lo spartiacque tra Entracque e Roaschia, in Valle Gesso, presenta estesi sistemi carsici che hanno la loro principale risorgenza nel Vallone di Fontanafredda.

Si tratta della Grotta-Sorgente della Dragonera, posta a circa 200 metri dall’abitato di Roaschia. La suggestiva sorgente pare derivare il suo nome da un’antica leggenda secondo la quale un drago femmina si sarebbe rifugiato nell’omonima grotta.

Giorgio Graglia in esplorazione nella Dragonera. Foto: Attilio Eusebio.
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La grotta-sorgente è stata meta di esplorazioni dell’inizio degli anni Sessanta a opera dei gruppi speleosubacquei di Cuneo, Torino e Milano. Nel 1968, durante le ultime esplorazioni, fu teatro di un incidente nel quale due speleosub furono bloccati nell’oltresifone e riuscirono a riemergere solamente il giorno successivo, dopo una notte in cui tutti avevano pensato al peggio. In seguito a questo episodio la grotta fu chiusa e solo raramente si riescono ad avere i permessi per accedervi. Una quindicina di anni fa la cavità fu riesplorata con cura e rivista tutta la parte terminale, che presenta un labirinto di cunicoli di ridotte dimensioni.

Nonostante l’impegno profuso non si riuscì a ritrovare la via seguita dai due speleosub e l’oltresifone rimase un mistero. Mistero che ora, in seguito a un accordo di collaborazione per la valorizzazione del sito con il Comune di Roaschia, è stato finalmente svelato con il ritrovamento, nell’ottobre 2015, del cunicolo “giusto” e il raggiungimento della saletta oltresifone, dopo 47 anni dallo storico incidente. Hanno partecipato alla recente esplorazione Gherardo Biella, Giorgio Graglia, Roberto Jarre e Attilio Eusebio.

Giorgio Graglia in esplorazione nella Dragonera. Foto: Attilio Eusebio.
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Sotto al Tanaro ultima modifica: 2016-07-24T05:19:04+02:00 da GognaBlog

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