Sovvertire il sapere

Sovvertire il sapere
di Giuliano Balestreri
(già pubblicato il 16 maggio 2018 su businessinsider.com)

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Philippe Van Parijs.

Un reddito di base universale, incondizionato e individuale. “È l’unica strada per uscire dalla trappola della dipendenza” spiega Philippe Van Parijs economista e filosofo belga, classe 1951, ospite al Bergamo Festival – Fare la Pace che poi aggiunge: “Per ricostruire la fiducia e la speranza nel futuro delle nostre società e del nostro mondo dobbiamo sovvertire il sapere consolidato, liberarci dei nostri pregiudizi e abbracciare nuove idee. Una di queste, semplice ma cruciale, è quella di un reddito di base incondizionato: una somma di denaro pagata regolarmente a tutti, su base individuale, indipendentemente dalla condizione economica e senza contropartite lavorative”.

Philippe Van Parijs.

Un pensiero rivoluzionario e dibattuto, lontano anni luce dal reddito di cittadinanza immaginato dal Movimento 5 Stelle, ma anche dal reddito di inclusione varato dal governo Gentiloni. “Loro, in realtà – spiega il professore belga – parlano di sostegno sociale, io di reddito universale. Mi rendo conto che costerebbe di più, ma sarebbe una misura sicuramente più sostenibile. Trent’anni fa ero isolato, oggi sono tanti i pensatori allineati sul tema”.

Chi avrebbe diritto al reddito universale?

Tutti gli adulti residenti fiscalmente in un Paese. Le quote sono individuali, quindi non esiste alcun coefficiente di famiglia. Mi spiego meglio: una coppia con due figli avrebbe diritto allo stesso assegno di una coppia senza prole. E un genitore single percepirebbe solo un assegno. Parlo di reddito incondizionato perché ne avrebbero diritto disoccupati volontari e involontari, ma anche gli occupati a tempo pieno. E dico indipendente perché non vincolato a redditi da altre fonti: mi rendo conto che sia difficile da capire, ma ne avrebbero diritto i ricchi come i poveri.

Philippe Van Parijs.

Perché dare un sussidio ai ricchi?

Mi rendo conto che non sia facile da capire, ma non si tratta di una rete di sicurezza. E’ piuttosto un punto di partenza uguale per tutti, una base. Dare ai ricchi è meglio anche per i poveri. Se un povero riceve un sussidio tradizionale e prova a uscire dalla sua condizione accettando un lavoro part time o sottopagato, la società gli riduce l’assegno: in questo modo si disincentiva la ricerca di lavoro: è la trappola della dipendenza. Accettare un lavoro ha anche altri costi nascosti, come doversi comprare vestiti migliori e se durerà solo un mese, poi bisognerà richiedere un altro sussidio. Se il reddito è universale, invece, tutte queste complicazioni spariscono.

Philippe Van Parijs.

In questo modo i ricchi sarebbero più ricchi. Non si alimentano le diseguaglianze?

In realtà solo se il reddito di base viene erogato a prescindere da quanto guadagni, con chi vivi, che lavoro fai o non fai, allora i meno abbienti sono davvero liberi di costruire la loro vita. Il basic income crea un incentivo più grande al lavoro rispetto al sistema attuale di assistenza sociale. E la sua universalità non rende i ricchi più ricchi, ma i poveri meno vulnerabili. Anche perché i ricchi non guadagnerebbero di più.

Philippe Van Parijs.

Perché?

Perché il reddito universale deve essere finanziato, a cominciare proprio dalle esenzioni. In questo modo, il taglio delle esenzioni per i bassi salari sarebbe più che compensato dal reddito universale, mentre accadrebbe il contrario con i salari più elevati.

Philippe Van Parijs.

Basterebbe a finanziarlo un’operazione del genere?

In buona parte sì, perché il reddito di base si integrerebbe agli altri ammortizzatori sociali, senza aggiungersi. Faccio un esempio: nell’ipotesi di un reddito di base di 250 euro, chi già percepiva una indennità di disoccupazione di 800 euro continuerebbe a ricevere 550 euro condizionati allo status di disoccupato involontario, ai quali si aggiungerebbero 250 euro di basic income, liquidati in qualsiasi circostanza.

A quanto potrebbe ammontare il reddito universale in Italia?

Penso si possa iniziare con 200 o 300 euro al mese. Credo che una buona base di partenza si aggiri intorno al 15% del Pil pro capite.

Philippe Van Parijs.

Un reddito incondizionato, anche per i disoccupati volontari che rifiutano ogni tipo di impiego, apre un dibattito etico sull’equità della proposta.

Lo so, è un aspetto importante. Ma questo è anche uno strumento di libertà. Senza dimenticare che ci sono una serie di lavori che a loro volta non sono poi così dignitosi o etici, come chi cerca di convincere altri a comprare oggetti inutili o chi aiuta i miliardari a eludere il fisco attraverso complicate operazioni finanziarie. Il reddito di base permetterebbe ai cittadini di essere liberi di scegliersi l’impiego che davvero vogliono. È uno strumento che migliora il lavoro, non certo che lo elimina. Se le persone non sono più obbligate a vendere la loro forza lavoro per sopravvivere, smettono di essere merci.

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Sovvertire il sapere ultima modifica: 2018-11-30T04:05:12+01:00 da Totem&Tabù

1 commento su “Sovvertire il sapere”

  1. Bello. Ma chi produce il valore? E non parlo di denaro, ma proprio di beni, di valori tangibili.

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