Storia dell’alpinismo nella Drôme

Storia dell’alpinismo nella Drôme
di Manu Ibarra
(pubblicato su http://www.manu-ibarra-alpineguide.com/2015/10/alpinisme-dans-la-drome-une-belle-histoire.html il 7 ottobre 2015)
(Il dipartimento della Drôme (in italiano desueto Droma) è un dipartimento francese della regione Alvernia-Rodano-Alpi, NdR)

Lettura
: spessore-weight*, impegno-effort**, disimpegno-entertainment**

Le montagne della Drôme non propongono alte cime ricoperte di neve; ma la loro continua presenza nel paesaggio ha reso montanari gli abitanti di questo dipartimento, sia per necessità (caccia, legname, produzione di carbone, transumanza) che per il proprio piacere.

Nessuna vetta della Drôme è inaccessibile all’escursionista, dunque il periodo delle conquiste eroiche in alpinismo non riguarda questo dipartimento. Occorrerà infatti attendere il successivo periodo dell’alpinismo sportivo per poter registrare un’intensa attività alpinistica.

La storia dell’alpinismo ci insegna che il primo atto di conquista fine a se stesso di una cima fu quello del Mont Aiguille. Sebbene questa montagna sia situata nel vicino dipartimento dell’Isère, la sua storia coinvolge come protagonisti alcuni nativi della Drôme.

La prima ascensione della Dent de Die

Il re Carlo XIII incarica Antoine de Ville, capitano di Montélimar e di Saou, di salire il “monte inaccessibile”, che più tardi sarà chiamato Mont Aiguille. Ordine che fu eseguito sotto il controllo di un ufficiale giudiziario il 26 giugno 1492. Antoine de Ville è assistito da una squadra di specialisti d’assalto alle fortezze e da alcuni nativi della Drôme: Cathelin Servet, maestro tagliatore di pietra della chiesa di Sainte Croix di Montélimar, Pierre Arnaud, mastro carpentiere di Montélimar, e Jean Lobret, abitante di Die.

Nel 1889 nasce la sezione di Valence dans la Drôme del Club Alpin Français, la prima in Francia dopo la nascita a Parigi del CAF (1874). Molto tempo dopo la creazione dell’Alpine Club a Londra del 1857, assodato che l’alpinismo all’inizio fu soprattutto inglese.

La prima realizzazione alpinistica nella Drôme fu senza alcun dubbio la prima ascensione della Dent de Die il 18 agosto 1912 per merito di due abitanti di Die (A. Viageat e A. Carton), il cui exploit fu registrato su lastra fotografica.

Negli anni Trenta inizia l’attività sciistica nel Vercors. Allora non c’era alcun impianto di risalita, gli sciatori salivano con pelli di foca i pendii del plateau de Beurre. Non si faceva differenza tra sci-alpino, sci di fondo e scialpinismo. Il primo impianto di risalita, al Col du Rousset, è una “teleslitta” del 1938. I club allora in attività erano il CAF di Valence e Les Ours del Glandasse, un club di Die fondato nel 1927 su spinta dell’industriale locale Henri Audra.

Sulle Arêtes du St Julien la traversata si fa da sinistra a destra

Se il Vercors presenta le più impressionanti pareti rocciose, fu sulle Arêtes du St Julien che sovrastano di un buon centinaio di metri il borgo di Buis en Baronnies che si effettuò il primo itinerario roccioso di rilievo nel dipartimento.

Nel 1932 un americano, Paul Leroy Edwards, e la sua guida Alfred Couttet, della prestigiosa Compagnia delle Guide di Chamonix, si lanciano all’avventura, senza però riuscire ad arrivare in vetta. Couttet tornerà altre due volte per tentare il successo, senza però riuscirci. In particolare lo fa con il portatore Demarchi: ma saranno costretti a lasciare un messaggio in bottiglia a un certo punto della traversata, prima della vetta. Succede solo il 31 marzo 1946 che la traversata integrale riesca, dopo tre tentativi, alla cordata di Auguste Ferrière e Maurice Donjon, entrambi di Valence.

Però Couttet non molla l’osso, torna a terminare il suo progetto il 24 agosto 1946 con un socio della sezione del CAF di Chamonix.

Come si può ben vedere era da prima della guerra che le falesie della Drôme erano già nei sogni non solo della più famosa compagnia di guide dell’epoca (assieme a quella di Zermatt), ma anche di alpinisti di varie nazioni.

Salire le grandi pareti del nostro dipartimento (Trois Becs, Archiane, Glandasse) a quel tempo sembrava del tutto impossibile. Bisogna attendere gli anni Sessanta/Settanta perché i grandi nomi di quel tempo si entusiasmino per quei progetti.

La Paroi de la Glandasse

Il 29 aprile 1951 una cordata molto forte, composta da Jean Couzy, Georges Fraissinet e André Vialatte, socchiude la porta tracciando la Voie Initiale, la prima via del Vercors (se non consideriamo il Mont Aiguille) sulla parete del Jardin du Roi, che s’innalza per più di 400 metri nel Crque d’Archiane. Via che fu poi ripetuta nel 1954 da M. Begou degli Ours du Glandasse.

Bisogna attendere ancora qualche anno prima che un “locale”, Jean-Louis Bernezat, giovane alpinista di Valence e futura grande guida specializzata nelle scalate nel massiccio dell’Hoggar (Algeria), nel 1957 apra con R. Guinot un’altra Voie Initiale, questa volta sulla Glandasse, altra parete di 400 metri.

E’ il tempo in cui il mondo dell’alpinismo francese scopre le grandi pareti rocciose. L’eldorado dell’epoca si chiamava “Dolomiti”: ma queste erano proprio lontane per i francesi. Ecco che gli sguardi dei migliori arrampicatori si rivolgono alla valle della Drôme e alle sue alte pareti: Glandasse, Archiane, Trois Becs, chiamate anche piccole “Dolomiti francesi”.

Per più diventi anni luoghi come l’abbazia di Valcroissant, il villaggio d’Archiane e la fattoria di Monsieur Brun alla Chaudière diventano inevitabile luogo d’incontro dei maggiori protagonisti di quel tempo che cercavano bel tempo, salite d’allenamento e naturalmente prime ascensioni.

I pretendenti erano divisi in gruppetti, a seconda della loro provenienza geografica.

I marsigliesi, capitanati dal loro “guascone” leader Georges Livanos, tracciano grandi itinerari ancora oggi attuali: il Pilier Livanos al Jardin du Roi all’Archiane (in due riprese, parte inferiore 16-17 maggio 1959, parte superiore 31 maggio 1959: compagni di Livanos sono Sonia Livanos, Robert Lepage, Marc Vaucher, NdR), via Livanos alla Glandasse (gli stessi senza Sonia Livanos, 2-3 aprile 1961, NdR), ai Rochers des Heures (G. Livanos-R. Lepage-M. Vaucher, in due tempi: 13-14 maggio e 21 maggio 1961, NdR), all’Arête SE del Signal ai Trois Becs (gli stessi con l’aggiunta di Sonia Livanos e P. Alex, 3-4 giugno 1967, NdR), alla Tête du Jardin all’Archiane (G. e S. Livanos, R. Lepage, M. Vaucher, in due tempi: 30 aprile e 14 maggio 1967, NdR)…

Jean-Pierre Frésafond e Live Sanzoz, di recente ai piedi dell’Archiane

I lionesi trascinati da Dominique Leprince-Ringuet, scalatore eccezionale, in compagnia il più spesso di Jean-Pierre Frésafond, aprono soprattutto in Glandasse: le vie de la Pentecôte (Leprince-Ringuet con Michel Bastien, P. Lemaistre e R. Sennelier, pentecoste 1963, NdR) e de l’Arche Romane (Leprince-Ringuet con Frésafond e F. Valençot, 13 ottobre 1963, NdR), de la Cheminée Centrale (Leprince-Ringuet con Jean Fréhel, 2-3 maggio 1964, NdR), la Voie du Pilier de Droite (Leprince-Ringuet con Frésafond, 19-20-21 maggio 1966, NdR); e sull’Archiane aprono la voie Sans Issue (Leprince-Ringuet con Frésafond, 20-21 settembre 1964, NdR) seguita dalla famosa via de la Paroi Rouge (gli stessi con B. Conod, 24-25-26 aprile 1965, NdR).

I ginevrini Christian Dalphin e Bernard Voltolini con lunga scalata artificiale riescono nella prima ascensione del famoso Pestel du Glandasse (11-12-13 maggio 1962, NdR).

I parigini non sono così pronti a intervenire, però puntano alla vergine parete de la Pelle ai Trois Becs. La parete è così verticale e liscia che perfino Livanos ne aveva dichiarato l’impossibilità senza il ricorso a massicci mezzi artificiali (qui l’autore specifica che “l’arrampicata è libera se i chiodi e gli altri punti di collegamento della corda con la roccia sono utilizzati solamente per l’assicurazione ed è invece artificiale quando questi punti servono per la progressione. La scalata artificiale è molto più lenta di quella libera”, NdR).

La sfida fu raccolta da Robert Paragot e Lucien Bérardini, reduci dalla vittoria sulla parete sud dell’Aconcagua nel 1953. Paragot era destinato pure a diventare il presidente del GHM (Groupe de haute Montagne) e della Fédération Français de la Montagne et de l’Escalade. Con loro erano Christophe Gicquel ed Émile Troksiar, il famoso Zatopek: l’1 e 2 luglio 1961 su la Pelle aprirono la Voie des Parisiens, un vero e proprio capolavoro del quale nel giugno 2011 si è celebrato il cinquantenario a Saillans.

Robert Paragot in apertura della 3a lunghezza della Voie des Parisiens a la Pelle. Calzature rigide, corda in vita…

Anche i lionesi F. Rubin, P. Alex e J. Annequin sono della partita, principalmente ai Trois Becs: voie du Pin alla Roche Rousse (Rubin con G. Douzet, ottobre 1966, NdR), Facette S (Alex, Annequin, J.-P. Clère, Rubin, 6 marzo 1966, NdR), face SE al Veyou (Alex, Annequin, 10 marzo 1968, NdR), voie de l’Églantier a la Pelle (Alex, Annequin, 26-27 marzo 1967, NdR)…

I locali non restano a guardare: Bernezat detto Bernouze apre ai Trois Becs e all’Archiane (Pilier Inachevé, 20 giugno 1968, con Odette Bernezat e P. de Galbert, NdR); Jean-Pierre Dupuy (famoso alpinista del gruppo Ours du Glandasse) esplora con compagni diversi le Rochers des Heures e la Roche Carré.

Nello stesso periodo va forte l’esplorazione scialpinistica, specie per merito del CAF di Valence. Sono qui nelle nostre montagne dei piccoli gioielli come il Mont Jocou, la Combe de Veyranche alla Glandasse, il Mont Barral, la Montagne d’Angel, il roc de Toulau, la Montagne de Couspeau, la Montagnette… che ogni inverno fanno la felicità di tanti scialpinisti.

Scialpinismo a la Montagnette, Valon de Combeau

Gli anni Settanta/Ottanta saranno più calmi, ci saranno alter pareti sotto altri cieli, per esempio il famoso Verdon. Ma malgrado queste altre mete tentatrici, altri famosi nomi di quel tempo lasciano traccia del loro passaggio sulle falesie del Diois: Yannick Seigneur apre grandi cantieri di scalata artificiale con Jean-Pierre Paris: voie du Pilier Diagonal (1 maggio 1964, NdR) e voie du Bouclier (i due assieme a J. Martin e Claude Jager, 1 giugno 1967, dopo preparazione, NdR) ma anche in seguito, accompagnato da Jean-Pierre Dupuy, la voie Rêves d’Ours alla Glandasse e la voie Diagonale ai Trois Becs.

In vetta a la Pelle dopo la 1a ascensione della Voie des Parisiens: da sinistra, Lucien Bérardini, ÉmileTroskiar, Robert Paragot, Christophe Giquel

Jean-Claude Marmier (che diventerà fondatore del Groupe Militaire de Haute Montagne, nonché presidente della Fédération Français de la Montagne et de l’Escalade) e Robert Flematti aprono degli orrori su chiodi schifosi e roccia marcia all’Archiane. Marc Batard apre vie ai Trois Becs e all’Archiane. Pierre Béghin arriva per sperimentare le sue salite in solitaria, come quella del Pestel du Glandasse, di cui raggiunge la base in bici partendo da Clermont-Ferrand.

Yannick Seigneur in apertura nel Vercors

Quanto a Jean-Claude Droyer diventa il dio dell’arrampicata libera in Francia dopo la sua apertura della ben reputata voie de la Révélation all’Archiane (1969); torna da queste parti per delle salite solitarie come quella alla Voie des Parisiens ai Trois Becs.

Solo un gruppetto di giovani irriducibili lionesi, con spirito gagliardo e sotto la guida di Bruno Fara dai baffi biondi, continua a esplorare tanto alla Glandasse (voie de l’Occitanie) quanto all’Archiane (vie Kicoup, Kitouch, Ulysse, Pilier des Tuyas. Ulisse era il nome di uno dei nativi più folcloristici del villagggio d’Archiane).

Denis Benoît in apertura ai Trois Becs

Gli anni Ottanta vedono l’arrivo di una nuova generazione con tecniche e ambizioni nuove. Terminata la ricerca degli itinerari determinati dalla logica delle fessure che permettevano l’uso dei chiodi, la ricerca si dirige sulla bellezza del movimento e della roccia. Così nuove palestrine di roccia di poca altezza e grande comodità di accesso fioriscono, nella valle della Drôme e nelle Baronnies sotto l’impulso di un gruppetto del CAF di Valence che gira attorno alla figura di Alain Robert (in seguito famoso con il nomignolo di Spiderman per le sue salite ai grattacieli), e a Saou grazie a Jean-Marc Belle e compagni.

Con questo allenamento sportivo e con l’utilizzo di un particolare spit auto-perforante (anche lui della Drôme), le prime cordate vanno all’attacco di placche fino ad allora non tentate perché recalcitranti all’uso del chiodo classico. Nascono così nuovi itinerari: Opium du Peuple ao Trois Becs (1984) e Quoi de Neuf Docteur all’Archiane (1985), create da una cordata d’innovatori di Grenoble: Jacques Carles e François Petiot.

L’Arête des Bougnats Volants, vera salita di cresta nel Diois!

Pipeline, una classica su roccia arenaria, non frequente in questa regione

Gli anni ‘90/’00 sono appannaggio soprattutto locale. Citiamo subito Denis Benoît, poi sindaco di Aouste, e i suoi compagni della stessa regione, che armati di perforatore esplorano le grandi placconate vertiginose de la Pelle ai Trois Becs, aprendo una notevole serie di vie: Parfum d’Opale, L’île aux Enfants, le Pilier des Coccinelles, voie de la Résistance, tutte in generale di livello 6 e 7. Sono presto seguiti dal club Densité Escalade Valence, del quale Christophe Raillon e Manu Ibarra sono i “leader”. Questo club traccia più di 15 itinerari nuovi tanto ai Trois Becs quanto nel circo dell’Archiane, ma anche su pareti rocciose decentrate, come quelle delle Gorges des Gats, e della Vallée de la Roanne.

Una cordata sulla 4a lunghezza di Lou Monstraou, una cascata di ghiaccio molto famosa

In apertura dell’ultima lunghezza di La Grande Motte, scalata mista su erba gelata al Roc de Toulau

La roccia non è la sola attrazione per costoro, che vanno forte anche su terreno glaciale, aprendo una ventina di belle cascate nelle sperdute valli dell’Haut Diois: Nonnières, Gorges des Gats, Cirque de Toussière, con la famosa Lou Monstraou. Senza dimenticare la decina di vie create sulla parete nord del Roc de Toulau, proprio sopra alla strada del Col de la Bataille: vero laboratorio di scalata invernale mista (roccia e ghiaccio) ispirato alle pratiche scozzesi. Cyrille Copier, di Die, oltre a qualche bella linea glaciale a Toussière e a Combeaux, crea anche con compagni diversi ambiziose e difficili scalate prevalentemente artificiali al Jardin du Roi all’Archiane.

Citiamo la bella discesa di sci estremo sul Ravin de la Grande Cheneau (Glandasse) di Fred Bernard. Nella sua breve relazione si legge: «La parte sciabile del couloir è di 450 metri di dislivello, di pendenza variabile tra i 35° e 50°, con un risalto più ripido che richiede o un salto sul lato destro o l’uso della corda. Attenzione, questa discesa è molto esposta, pietre appena nascoste, affioramenti di ghiaccio dovuti a risorgenze d’acqua nel calcare, neve molto eterogenea per la scarsa altitudine e per il clima locale».

Apertura di Hélix nelle Gorges des Gats

Dopo il 2010, il protagonista di queste montagne è Philippe Mussatto. Questo savoiardo, già atleta d’alto livello nelle competizioni, ha aperto dal basso una decina di itinerari di altissimo livello (fino all’8a) sulle grandi pareti della Glandasse e di Archiane (qui l’autore spiega che “ci sono due soluzioni per disporre i chiodi necessari all’assicurazione di chi scala: o dal basso, cioè in modo tradizionale man mano che si sale, oppure dall’alto scendendo a corda doppia per preparare la futura salita” e che “l’apertura dal basso costituisce il modo di procedere più etico e nobile”, NdR).

Il nostro dipartimento è terra d’alpinismo nel senso più profondo del termine, perché adatta e favorevole alle avventure in montagna, dove ciascuno sa che deve essere autonomo e garante della propria sicurezza.

Fred Bernard nella sezione meno ripida di la Grande Cheneau

L’opera di François Labande, Grandes courses, edita da Arthaud nel 1980, non sbaglia a mettere, proprio in mezzo alle 104 grandi salite (tra le quali i Dru, la Nord delle Grandes, la Nord della Meije, il Pilier du Frêney e l’Integrale della Cresta di Peuterey), la Voie des Parisiens ai Trois Becs, il Pilier Leprince-Ringuet alla Glandasse e la Voie du Levant all’Archiane.

E infatti non è certo raro che gli stages di formazione per il diploma di guida d’alta montagna vengano organizzati proprio sulle belle pareti della Drôme, come pure succede che i partecipanti alle spedizioni artiche vengano a testare il proprio materiale proprio sugli alti plateau del Vercors.

Bibliografia
Dominique Duhaut, Manu Ibarra, Escalade dans le Diois, Promo grimpe, Grenoble 2012.
Georges Livanos, Au-delà de la verticale, Edition Arthaud, Paris 1958. 

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Storia dell’alpinismo nella Drôme ultima modifica: 2018-02-11T05:56:08+01:00 da GognaBlog

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